MotoGp: Stoner è campione iridato
A Motegi vince Capirossi,Rossi solo 13°
Casey Stoner riporta il titolo iridato della classe regina in Italia dopo 33 anni di astinenza. L'australiano della Ducati approfitta di una gara roccambolesca per chiudere i conti a Motegi, accontentandosi del sesto posto e sfruttando l'ennesima domenica storta di Valentino Rossi e della Yamaha. Dopo un inizio positivo, il pesarese viene abbandonato dalla moto. In Giappone vince Capirossi, per il terzo anno di fila.
Una mano piccola, da bambino curioso e spaesato; un polso da fenomeno, da chi riesce a snodare l'articolazione come pochi. Casey Stoner ha usato quella manina e, con un sorriso misto a lacrime di gioia e incredulità, si è appoggiato sul capo una corona che brilla in modo accecante e in quel brillio si scopre pesante. Un Mondiale ai tempi di Valentino Rossi sembrava una sorta di miraggio, degno di un profugo nel deserto, di un sognatore di professione. Poi, un texano venuto dal nulla e presto rituffatosi nell'anonimato ha sfatato il tabù, complice qualche svarione del professore delle due ruote e scivoloni in serie di una Yamaha tornata incerta, quasi rilassata dai due titoli rossiniani. Sembrava un incidente di percorso, qualcosa da togliere dall'album dei ricordi senza che questo rischiasse di perdere troppe pagine. Invece, undici mesi più tardi, un'altra Valencia. Stavolta la pista della resa è quella di Motegi, il regno della Honda, e l'avversario a cui fare sinceri complimenti quel ragazzino australiano che, nove anni dopo Doohan, si scopre erede dell'idolo di sempre.
La gara giapponese è stata difficile e particolarmente agitata dalle condizioni dell'asfalto. Cambi di configurazioni e di moto, con la pista ad asciugarsi pian piano dopo l'acquazzone mattutino. Valentino parte male, poi recupera e domina, quindi prende a pugni la sua 'ragazza' gommata e impreca contro la mala sorte, ancora. Stoner rischia, si vede sverniciare dal rivale, scuote il capo, ma poi festeggia e si accontenta di un dolcissimo sesto posto. L'apoteosi di Casey, ma anche della Ducati. Trentatre anni dopo la MV Agusta del 1974, la 'Rossa' di Borgo Panigale riporta il titolo più importante delle due ruote in Italia. Lo fa nel giorno in cui Loris Capirossi, all'atto d'addio, regala anche il successo di giornata, completando una festa che, proprio perché in casa Honda, suona ancor più come una rivincita totale del made in Italy. Un'affermazione del tricolore, anche se fuori dal balcone rosso campeggia la bandiera australiana e si intravede quella mano piccola piccola che accenna un saluto, degno di un Re.
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