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SUPERSAGGIO
Juve, la rimonta è servita
Piegato il Cesena in dieci

La squadra di Ficcadenti va in vantaggio con Jimenez, poi Pellegrini causa un rigore trasformato da Del Piero e poi si fa cacciare prima della fine del primo tempo. Quagliarella ribalta il risultato, Iaquinta chiude il match nel finale. Sesto risultato utile consectivo per Delneri, ottenuto in emergenza

MILANO, 7 novembre 2010 - In pochi minuti si passa dalle stelle del passato a Sorensen e Grosso, dai campioni che furono alle soluzioni d'emergenza. Ce n'è abbastanza per uno choc, e infatti il Cesena va in vantaggio. Ma la Juve di Delneri sta acquistando solidità: così arriva la rimonta, il 3-1 finale (più sofferto di quanto dicano i numeri) e il sesto risultato utile consecutivo. Arriva anche una classifica più corta: ora è -4 dalla Lazio, -1 dall'Inter. Per essere più un'infermeria che una squadra, quella bianconera funziona. In gol Del Piero, Quagliarella e Iaquinta: l'attacco, quest'anno, è mancato raramente.


I GOL E IL ROSSO — La partita era cominciata male per i bianconeri, che lasciavano inizialmente le redini al Cesena: gli ospiti le sfruttavano eccome, Giaccherini era molto mobile e pericoloso, su un suo cambio di gioco, con un cross a pescare Schelotto sul secondo palo, nasceva il vantaggio. L'esterno faceva la sponda di testa, con difesa bianconera immobile, e Jimenez a porta vuota infilava per l'1-0. Per qualche minuto la squadra di Delneri vede l'abisso, poi è Alessandro Del Piero a segnalare la via della risalita: qualche dribbling riuscito, qualche punizione recuperata fino al gol del pareggio, su rigore, per fallo di Pellegrino su Bonucci. E' il 31', Pellegrino e Bonucci si trattengono a vicenda, la trattenuta più vistosa e definitiva è quella del difensore del Cesena. L'arbitro fischia, Del Piero spiazza Antonioli. Ma sarà proprio Pellegrino e lanciare definitivamente la Juve: fallo su Pepe lanciato in contropiede, secondo giallo e superiorità numerica per i bianconeri per oltre un tempo. Bastano due minuti e Quagliarella segna il suo terzo gol di testa stagionale: cross di Marchisio e l'ex Napoli sfrutta il momentaneo buco difensivo per colpire in tuffo per il 2-1. A quel punto sembra tutta discesa, invece la Juve dovrà aspettare l'88' per chiudere la gara, in contropiede, con Iaquinta che sfrutta un cross di Salihadmidzic.


IL GIOVANE E IL RISPOLVERATO — Nell'emergenza totale, come previsto, Delneri lancia il danese Sorensen e rispolvera "l'emarginato" Grosso. Un ragazzino e un veterano: come se la cavano? Il danesino, già indicato come nuovo Kjaer, parte inevitabilmente contratto. Alla prima palla toccata azzecca l'anticipo ma poi la butta in fallo laterale, qualche minuto dopo si fa saltare netto da Giaccherini. Pian piano, però, Bonuccci prova a telecomandarlo e non incappa più in errori visibili. Non una prestazione da predestinato, ma troppe tappe sono state bruciate per esigenze immediate. In confronto, poi, fa più danni Grosso: l'esterno si dimentica un paio di volte Schelotto, compresa quella che costa il gol dell'1-0. Delneri corre ai ripari piazzandogli davanti Pepe, con il compito di aiutarlo un po'. La mossa funziona, tanto che Grosso si permetterà anche qualche sortita offensiva, crescendo in difesa.


AQUILANI IN REGIA — Per il resto al Juve, oltre ai tre punti, trova i due gol della sua originale coppia d'attacco, rivede Iaquinta fra i marcatori dopo l'infortunio, e si gode Aquilani. Il centrocampista conferma di avere idee, tempi e piedi da regista vero, quello cercato inutilmente negli ultimi anni dalla dirigenza bianconera. Con lui Sissoko, lanciato titolare al posto di Melo (affaticamento muscolare che gli causerà una ricaduta quando entrerà a gara in corso), può limitarsi a fare quel che gli riesce meglio, grandi tackle e chiusure difensive. Mercoledì a Brescia sarà ancora emergenza, ma a Delneri non può che fare un passo alla volta.


CESENA SEMPRE ULTIMO — Non fa passi avanti in classifica il Cesena, che dopo la partenza di campionato da "rivelazione" resta inchiodata all'ultimo posto, con otto punti. Se Ficcadenti aveva incassato la fiducia del presidente prima di questo turno, a maggior ragione dovrebbe averla ora. Contro la Juve funziona l'assetto con due rifinitori (ritrovato Jimenez su alti livelli), per oltre 20' sono i romagnoli a fare la partita. Senza le "Pellegrinate", magari questa gara sarebbe andata in maniera diversa. Anche in dieci la squadra cerca il pareggio. Bisognerà recuperare Schelotto, furioso per il cambio, e registrare un po' la difesa. Ficcadenti è anche sfortunato: non fa in tempo a far entrare Benalouane, dopo il rosso a Pellegrino, e così si apre una voragine in mezzo, sfrutta da Quagliarella.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
07/11/2010 20:43
 
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SUPERSAGGIO
Al Napoli basta Cavani
Parma sempre più giù

Doppietta dell'attaccante uruguayano, che con un gol per tempo piega la resistenza del Parma. La squadra di Mazzarri resta in zona Champions, quella di Marino non riesce ad affrancarsi dall'ultimo posto in classifica

NAPOLI, 7 novembre 2010 - Mazzarri stravolge tutto e dà ampio spazio al turnover dopo la faticaccia e la cocente delusione di Liverpool. A risolvere tutto, ci pensa però uno dei pochi che contro i Reds c'era e aveva pure giocato 90'. Ma Cavani non sa cosa sia la stanchezza, mette il mantello da super-eroe e abbatte quasi da solo il Parma. Un gol nel primo tempo dopo un coast to coast dalla sua area di rigore e doppietta nella ripresa con una conclusione che trova un pertugio praticamente invisibile, se non con la vista bionica. Nel mezzo, anche tanto sacrificio e un recupero che nega a Zaccardo il gol dell'1 a 1. E' vero che gli allenatori spesso sostengono che non è mai un solo giocatore a vincere le partite, ma oggi per Mazzarri sarà davvero difficile sostenere questa tesi.


MAZZARRI REVOLUTION — Il Napoli che scende in campo al San Paolo è molto diverso da quello che, nel finale di Anfield, è crollato sotto i colpi di Gerrard. Sono solo cinque i confermati dalla trasferta di Europa League (De Sanctis, Campagnaro, Pazienza, Hamsik e Cavani), spazio alle seconde linee: opportunità di mettersi in mostra soprattutto per i "nuovi" Sosa e Yebda. Marino sorprende tutti schierando un Parma in versione "mignon": non c'è una prima punta di ruolo, ma ben tre giocatori offensivi di movimento. Giovinco, Marques e Candreva hanno il compito di far girare la testa alla difesa napoletana e, magari, anche quello di allargarla, visto lo schieramento a tre, affondando sulle fasce.


URUGUAY-ARGENTINA 1-0 — Il Napoli rivoluzionato da Mazzarri fatica inevitabilmente a prendere le misure e ad assestarsi in campo. Il Parma controlla abbastanza agevolmente l'inizio di partita, tenendo bassi i ritmi e cercando di sfondare soprattutto a sinistra, dalla parte di Zuniga, allargando Giovinco. Al 19', però, i ragazzi di Marino pasticciano su un calcio d'angolo a loro favore: Marques temporeggia, si fa soffiare il pallone all'altezza della bandierina (lamentando un fallo) e lancia il contropiede del duo Zuniga-Cavani, l'attaccante conclude l'azione superando Mirante dopo una corsa iniziata nella propria area di rigore. Il Parma accusa evidentemente il colpo e non riesce a riorganizzarsi, anche perché deve cambiare ben presto il tema tattico: Giovinco, infatti, accusa un problema fisico ed è costretto a chiedere la sostituzione, stravolgendo così i piani di Marino, che inserisce Crespo. L'argentino non è quel giocatore di movimento in grado di non dare punti di riferimento agli avversari, ma di certo in area di rigore si fa sentire: al 37' infatti, il suo anticipo sul primo palo è di quelli perfetti, ma De Sanctis è in evidente stato di grazia e respinge compiendo un miracolo.

TRIPLO CAMBIO — Ad inizio ripresa il Napoli si presenta pronto a chiudere i giochi: il Parma vede spiovere traversoni in area e si salva con affanno. Se la pressione si allenta dopo 10' di passione, il Parma non dà quasi mai la sensazione di riuscire ad alzare il baricentro. La squadra di Mazzarri controlla abbastanza agevolmente e si permette anche il lusso di un ulteriore turnover: Gargano e Lavezzi, due degli esclusi DOC, rilevano Hamsik e Sosa. Dall'altra parte, anche Marino cerca un po' d'energia e la chiede in particolare a Bojinov, che entra al posto di Morrone. Se non altro, la mossa ha l'effetto di scuotere gli emiliani dal torpore, ma gli attaccanti continuano a difettare in precisione: Bojinov e Candreva pasticciano sottoporta, Crespo è sistematicamente anticipato da Campagnaro, specialista in diagonali.


EL MATADOR — L'ultimo pressing del Parma è decisamente di nervi, col cuore più che con la testa, ma il Napoli - pur stanco e poco lucido - si chiude e soffre il minimo sindacale. Anche perché per il finale di partita, Marino deve anche rinunciare ai centimetri e alla qualità di Crespo, in campo per onor di firma ma infortunato. Dall'altra parte, invece, Mazzarri può contare su un Cavani indemoniato che impegna tutta la difesa avversaria e, poi, rientra anche nella sua area ad anticipare Zaccardo ad un passo dal pareggio. Infine, per non farsi mancare nulla, s'inventa da solo il pareggio: diagonale da posizione defilata che sorprende Mirante sul primo palo e chiude definitivamente la partita.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
07/11/2010 20:47
 
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SUPERSAGGIO
La Samp non segna più
Il Catania strappa lo 0-0

I blucerchiati, ancora orfani di Cassano, non riescono a segnare ad Andujar. Buone oaccasioni per Pazzini e Koman, gol annullato a Marilungo. I siciliani si difendono e rispondono con Gomez agli assalti della Sampdoria

GENOVA, 7 novembre 2010 - La terza partita della Sampdoria senza Cassano finisce 0-0. I blucerchiati confermano una cronica difficoltà a fare gol senza il barese. Una rete nel finale a Cesena, nessuna contro il Metalist in Europa League, nessuna oggi contro il Catania. I siciliani hanno cercato con grinta questo punto, che mancava in trasferta dall'1-1 di San Siro contro il Milan il 18 settembre.


QUEI CROSS SBAGLIATI — Solito 4-4-2 per Di Carlo, con Pazzini e Marilungo in attacco, Koman e Guberti sugli esterni, in assenza di Semioli. Giampaolo ammucchia giocatori a centrocampo e riesce a imbrigliare il gioco della Sampdoria, che nei primi 45 minuti deve affidarsi ai lanci lunghi di Palombo per Pazzini. Il Catania pressa i difensori con Izco e Mascara e mette in difficoltà i padroni di casa con l'aggressività di Carboni in mediana. E quando riparte fa male, soprattutto con la velocità di Gomez che al 34' si presenta davanti a Curci, ma viene "murato" da un intervento in scivolata di Zauri. Volenteroso Marilungo, ma è un colpo di testa di Pazzini dopo dieci minuti a mettere i brividi alla difesa rossoazzurra. Poi un paio di tiri di Koman e un colpo di testa di Bellusci sugli sviluppi di un calcio d'angolo. Solo in area il centrale di Giampaolo spreca mandando alto di testa. Tantissimi i cross sbagliati da Koman, Ziegler e Guberti.


STANCHEZZA SAMP — La Samp arrembante della ripresa dura solo quindici minuti. Un paio di azioni in stile rugbystico di Marilungo mettono in difficoltà la difesa catanese, che dopo un po' prende le misure. Le fatiche di Europa League si fanno sentire e non serve il doppio cambio di Di Carlo che inserisce Poli e Mannini per i deludenti Tissone e Guberti. La partita scivola via con i blucerchiati che continuano a non pungere sulle fasce e le due difese che hanno gioco facile a mettersi in mostra. Ultimo sussulto una punizione di Ziegler, deviata da Andujar in angolo. E i tifosi chiedono a Garrone il perdono di Cassano.

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
07/11/2010 20:51
 
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Udinese e Cagliari senza vinti
Conti chiama, Floro risponde

Al Friuli finisce 1-1 tra la squadra di Guidolin e il Cagliari: alla prodezza del figlio di Bruno in avvio replica il centravanti in chiusura di primo tempo

UDINE, 7 novembre 2010 - Un punto per uno non fa male a nessuno. Anzi, fa bene a tutti. Il pareggio per 1-1 tra Udinese e Cagliari porta un altro mattoncino a tutte e due le squadre che consolidano il loro momento positivo: i bianconeri allungano la loro striscia positiva, con due pareggi e quattro vittorie nelle ultime sei partite, mentre i sardi strappano il quinto pari in dieci turni e dimostrano di aver finalmente trovato la quadratura del cerchio.

GRAN GOL — Parte bene l’Udinese con le folate di Floro Flores, Di Natale e Inler, cui Agazzi si oppone in modo piuttosto goffo. I padroni di casa sono attivi e cercano di fare la partita, ma il Cagliari non si lascia intimorire, si produce in una serie di ripartenze e va vicino al gol con una botta del belga Nainggolan, neutralizzata da Handanovic. E’ solo questione di minuti per gli ospiti, però, che trafiggono il portiere sloveno con Daniele Conti al 12’. Il capitano del Cagliari tira fuori dal cilindro uno strepitoso destro al volo e si fa un regalo speciale per la sua presenza numero 300, tra serie A e B. L’Udinese accusa il colpo e anche se prova a portarsi avanti non combina moltissimo: gli attaccanti bianconeri si accentrano molto e non ci sono gli spazi necessari per affondare. Ci prova allora Pasquale dalla distanza al 19’, ma il tiro scheggia la traversa. E’ allora il Sanchez a prendere l’iniziativa: il Niño Maravilla salta tre uomini con una velocità impressionante, serve il connazionale Isla che d’esterno spreca l’invito delizioso del compagno.

CAMBIO FORZATO — Quando il cileno, poi, accusa problemi fisici, Guidolin è costretto a cambiare: dentro Pinzi, fuori Sanchez e l’Udinese è da ridisegnare. Il Cagliari, nel frattempo, controlla le iniziative dei bianconeri con lucidità e ordine, per ripartire in velocità. Con il fantasista dei padroni di casa out, uno dei più vivaci fino a quel momento, si passa a un 3-5-2- e paradossalmente viene fuori il gol del pareggio proprio quando vengono meno le perle del trequartista. Il merito va a Floro Flores, pronto a sfruttare una palla spizzata da Inler e a infilare di testa Agazzi al 44’.

EQUILIBRIO — Nel secondo tempo l’Udinese sembra entrare in campo con la mentalità giusta per imporre il proprio gioco, ma un Cagliari quadrato non concede grosse chance per il raddoppio. Le squadre si sfilacciano un po’, si lotta, ma non ci sono sussulti per una buona porzione della ripresa. Inizia la girandola dei cambi, con Bisoli e Guidolin che provano a mettere forze fresche in campo: dentro Pinardi per Cossu, Acquafresca per Matri e Laner per Conti tra i sardi, mentre Denis rileva l’autore del gol bianconero Floro Flores e Armero sostituisce Pasquale. Anche con le carte rimescolate, le squadre rimangono lunghe e le occasioni più limpide arrivano nel finale, con una bella botta dalla sinistra di Armero e una traversa del solito Di Natale che tenta di beffare Agazzi. E’ proprio il capitano dell’Udinese che in pieno recupero avrebbe la palla per il possibile vantaggio su punizione. Totò stavolta non centra la porta e il risultato resta fissato su un 1 a 1 che può accontentare tutti.

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
07/11/2010 23:20
 
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Tanto Palermo, un solo gol
Genoa, Toni e poco più

Primo tempo con occasioni a grappoli per i rosanero grazie a un Pinilla scatenato, che segna e colpisce due pali. Genoa incerto in difesa e in attacco affidato solo su Toni, peraltro in buona serata ma troppo isolato

PALERMO, 7 novembre 2010 - E' un Palermo più bello dell'1-0 che porta a casa, e che comunque interrompe una serie di due sconfitte consecutive. In realtà nel primo tempo i rosanero hanno collezionato occasioni a grappoli grazie a uno scatenato Pinilla, che ha segnato il gol decisivo e colpito anche due pali. E nel secondo tempo hanno controllato un Genoa che non ha fatto vedere molto più di un Toni in buona serata.


PINILLA INDOMABILE — Il Genoa comincia spavaldo cercando subito l'area avversaria. Ma a parte una conclusione sbilenca di Toni che diventa pericolosa per una deviazione di un difensore, Sirigu ha poco lavoro. Discorso diverso per Eduardo, che rischia puntualmente quando il Palermo, più concreto, viene avanti. E' soprattutto Pinilla a farlo disperare: prima prende un palo con una girata al volo, poi si presenta a tu per tu col portiere che in uscita fa il miracolo, quindi, su cross di Pastore, schiaccia di testa ancora sul palo. Il tutto nella prima metà del primo tempo. Il Genoa prova a reagire, ma lascia autentiche autostrade alle ripartenze dei rosanero, spesso in parità o superiorità numerica. Solo verso la mezzora si vedono le prime occasioni rossoblù, quando Toni prima va via sulla destra e conclude fuori di poco; e poi impegna Sirigu di testa angolatissimo e poi con un tocco al volo sempre cercando l'angolo. E dando comunque l'impressione di fare reparto da solo. E', insomma, un Genoa da rivedere tatticamente, viste le difficoltà in difesa come in attacco. Tant'è vero che a fine tempo il Palermo entra nell'area avversaria come nel burro: Balzaretti va via a sinistra, palla a Pastore, delizioso corridoio di tacco per Pinilla che controlla e stavolta segna imparabilmente, portando la sua squadra al riposo meritatamente in vantaggio.


LA RIPRESA — Gasperini riparte con Veloso per Rudolf, alla ricerca di più fosforo nella manovra genoana: in questo modo, però, Toni è ancora più solo davanti. Il Palermo sembra invece giocare a memoria, con il treno di sinistra, quello formato dal Balzaretti e Nocerino, a trainare la manovra prima di affidarla per la rifinitura a Pastore e Ilicic. Così il tecnico rossoblù gioca le altre due carte che ha a disposizione, entrano Boakye e Destro e il Genoa si fa più veloce e intraprendente, con Toni, Veloso e Destro particolarmente attivi. La contromossa di Rossi parla da sola: il difensore Goian per il trequartista Ilicic. Poi però, complice la stanchezza di uno scatenato Pinilla, inserisce Miccoli, di nuovo in campo in campionato dopo 5 mesi. Ormai tuttavia la squadra di Rossi ha dato quasi tutto ed è decisamente meno lucida rispetto al primo tempo: l'importante è contenere il Genoa, compito peraltro abbordabile visto che il calo fisico non risparmia nemmeno i rossoblù.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
08/11/2010 15:22
 
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SUPERSAGGIO
SERIE A 2010/2011 10ª Giornata (10ª Andata)

Anticipi del 06/11/2010
Bologna - Lecce 2-0
Inter - Brescia 1-1
Incontri del 07/11/2010
Fiorentina - Chievo 1-0
Bari - Milan 2-3
Juventus - Cesena 3-1
Lazio - Roma 0-2
Napoli - Parma 2-0
Sampdoria - Catania 0-0
Udinese - Cagliari 1-1
Palermo - Genoa 1-0

Classifica
1) Lazio punti 22;
2) Milan punti 20;
3) Inter punti 19;
4) Juventus e Napoli punti 18;
6) Roma e Sampdoria punti 15;
8) Chievo, Palermo e Udinese punti 14;
11) Fiorentina punti 12;
12) Bologna, Cagliari, Catania, Genoa e Lecce punti 11;
17) Brescia punti 10;
18) Bari, Cesena e Parma punti 8.
10/11/2010 23:26
 
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Pato-Ibra-Robinho!
Festa Milan: è primo

I rossoneri battono 3-1 il Palermo e scavalcano la Lazio in testa alla classifica. Apre Pato (che poi si fa male), replica Bacinovic; nel finale sale in cattedra lo svedese che segna il 2-1 su rigore e regala all'ex City l'assist della terza rete che chiude la partita

MILANO, 10 novembre 2010 - L’aveva definita la partita più importante dall’inizio della stagione. Ha chiesto ai suoi di sputare sudore e sangue: accontentato. Il Milan batte 3-1 il Palermo e balza al comando della classifica sorpassando la Lazio sconfitta a Cesena. Mai noiosa la gara, resa piacevole proprio dall’atteggiamento dei rosanero che se la giocano fino in fondo. E’ Pato ad aprire le danze; pareggia Bacinovic, allunga Ibra su rigore e chiude il conto Robinho, subentrato a Inzaghi che a sua volta aveva sostituito Pato.

DINHO E MICCOLI IN PANCHINA — Per la sfida di San Siro Allegri fa i conti con il derby. Fa rifiatare Nesta per confermare Yepes che questa volta gioca al fianco di Thiago Silva. Pirlo è affaticato e va in tribuna. Con Gattuso squalificato, la linea dei centrocampisti è in mano a Flamini, Ambrosini e Boateng. Poi il fronte offensivo di Bari: Seedorf dietro a Pato e Ibra. Ronaldinho deve attendere in panchina. Non parte dal primo minuto nemmeno Miccoli. Pastore gioca al fianco di Ilicic, alle spalle di Pinilla. Delio Rossi schiera un 4-3-2-1 molto elastico, pronto a compattarsi in fase difensiva.

GRAN RITMO — Il Milan ha piedi buoni, i rosanero non sono da meno. Le due squadre giocano a fronte alta e a gran ritmo. Più spettacolari i rossoneri che fanno un sontuoso possesso palla e ripartono sulle ali di un centrocampo molto equilibrato. Il Palermo si adegua, rischiando però in fase di copertura. Al 5’ Pato scalda le polveri partendo da metà campo, ma si scontra al limite con Munoz. Bella l’idea di Seedorf al 7’, con un cross per il solitario Ibra che però controlla male. All’8’ primo segnale del Palermo; gran contropiede e tiro di Pinilla che viene deviato in angolo. Ma la prima vera occasione della gara è del Milan. All’11’ Flamini libera in area Ibra che in girata conclude di poco a lato alla destra di Sirigu. Al 12’ tocca invece a Boateng, con una sventola dalla distanza mancare di poco il bersaglio. Cassani lo imita quattro minuti più tardi; sinistro da fuori area che Abbiati manda in corner.


PATO CROCE E DELIZIA — Fronti aperti e rischi per tutti. Il Milan pressa e fa girare la palla, ma concede qualcosa al Palermo che cerca di sfruttare ogni spazio. Al 17’ la squadra di Rossi protesta per un contatto dubbio tra Thiago Silva e Pinella; Banti sorvola. E nella logica del calcio è subito il Milan ad approfittarne con ripartenze veloci. Al 19’ i rossoneri passano. Corner di Seedorf; Pato sovrasta Bacinovic e con un potente colpo di testa infila alla sinistra di Sirigu. Così è Pato. Micidiale e killer. Ma anche presuntuoso come al 22’, quando fa l’accademico e non passa la palla. Ma occorre ammettere che è un bel Milan con Flamini liberissimo lì accanto. Dispersivo forse nel rimirarsi allo specchio, ma anche pronto ad arrotolarsi le maniche e sacrificarsi nella fase difensiva. A conti fatti aspettarsi qualcosa di più dal Palermo è lecito, ma chi deve fare la differenza – Pastore – gioca a intermittenza.

ENTRA MICCOLI — Proprio l’argentino svirgola troppo la palla dal limite dopo solo un minuto della ripresa, servito da Ilicic che non riesce a passare Thiago Silva. Al 3’ Abbiati vola per deviare oltre la traversa la punizione di Bovo. E’ il pressing ordinato da Rossi; coordinato dagli uomini di fascia, proprio perché il talento è assente. Il tecnico, infatti, al 7’ toglie Pastore per Miccoli, confidando nei numeri del salentino che al Milan ha dato parecchi dispiaceri. La mossa è evidente: tarpare le ali ai portatori di palla rossoneri e chiudere ogni spazio. Infatti Miccoli prende subito l'iniziativa su punizione, che viene deviata dal braccio di Boateng in barriera; sarebbe rigore, l'arbitro lascia correre. E' comunque l'anticamera del pareggio, al 18’, con un innocuo tiro da fuori area di Bacinovic che raccoglie una corta respinta di Yepes e beffa Abbiati. Dietrofront e Pato va a sbattere in piena area su Munoz; Banti dice che non è rigore, ma il brasiliano si fa male e deve lasciare il posto a Inzaghi.


SPUNTA ROBINHO — La reazione rossonera c’è ed è incredibile il palo colpito dal Seedorf al 24’ con un destro di controbalzo al limite dell’area piccola. Ma Rossi questa partita la vuole vincere. Così toglie anche Pinilla per fare spazio a Maccarone. Ma anche il Milan punta forte. Inzaghi, guarda un po’, carica la squadra e innesca il nuovo vantaggio. La palla va ad Ambrosini che viene steso da Sirigu. Rigore. Che Ibrahimovic infila alla destra del portiere della Nazionale. Ma nel frattempo si è fatto male anche Pippo e al 35’ tocca a Robinho. Carico e gonfio di rabbia, fa capire subito di essere in partita e al 38’ confeziona un gol da favola con la collaborazione di Ibra. Contropiede dello svedese che irrompe in area e tocca per il sudamericano: palla in rete e 3-1. Che potrebbero essere quattro se Robinho non sbagliasse il più facile degli assist per Ibra solo davanti a Sirigu.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
10/11/2010 23:30
 
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SUPERSAGGIO
Il Cesena punisce la Lazio
Segna Parolo, addio primato

La squadra di Ficcadenti aggredisce e pressa, gli uomini di Reja lasciano fare e non riescono a colpire. Sembra gara da 0-0, ma nel finale il gol capolavoro del centrocampista: biancocelesti fermi a 22 punti e sorpassati dal Milan

CESENA, 10 novembre 2010 - Quando la Lazio imparerà a far sfogare l'avversario per poi colpirlo cinicamente a freddo, allora sarà una capolista vera. Per adesso manca la seconda parte: a Cesena i ragazzi di Reja hanno sì sostenuto la sfuriata dei padroni di casa, ma poi non hanno saputo colpire, e anzi hanno subìto il gol che vale la perdita del primato in classifica a favore del Milan. Certo, pesa l'assenza di Hernanes e Mauri, ma forse conta di più la mentalità.


CESENA D'ASSALTO — La partenza del Cesena è da coltello tra i denti: pressing, aggressività, occhio sempre alla porta. Per una ventina di minuti Giaccherini, Parolo e compagni martellano l'area avversaria e costringono anche Muslera a due o tre interventi affannosi. Per di più, gli uomini di Ficcadenti "conquistano" l'ammonizione di Diakite dopo pochi minuti, e trovano quindi nella fascia sinistra un punto debole nella retroguardia laziale, dove il francese è frenato dal rischio doppio giallo. Solo verso metà tempo la Lazio inizia ad affacciarsi nella metà campo avversaria, complice un rallentamento fisico dei romagnoli, ma non va al di là di qualche sporadico tentativo personale di Zarate. Gli spazi creati dai laziali sono invece invitanti per il Cesena, che insiste. Solo nel finale arriva la prima e unica occasione del tempo per gli uomini di Reja. E che occasione: si vede finalmente Foggia che sfodera un piatto di precisione, ed è traversa a portiere battuto. Come dire che la Lazio "potrebbe fare ma non fa", mentre le redini del gioco restano nelle mani del Cesena fino all'intervallo.


LA RIPRESA — Il Cesena concede il bis dell'avvio arrembante del primo tempo, ma stavolta il copione è molto più breve, perché la Lazio risponde da subito per le rime. Ci provano Nagatomo da una parte e Zarate dall'altfra, ma sono gli ospiti, col passare dei minuti, a prendere il sopravvento, complice lo stesso Ficcadenti: la sostituzione di un interditore come Appiah con un uomo molto più offensivo quale è Schelotto lascia ampi vuoti a centrocampo. Infatti i trequartisti laziali, soprattutto Bresciano e Foggia, iniziano a manovrare con maggiore velocità ed efficacia; quanto a Zarate, individualista e a tratti anche pasticcione, viene sostituito da Gonzalez. Tuttavia le occasioni vere si fanno attendere, perché gli stessi laziali calano atleticamente. E così eccola, la partita avviata stancamente verso lo 0-0 ma che invece viene decisa da un episodio: al 40 Parolo sfodera dal cilindro un gran destro dalla distanza che si insacca angolatissimo all'incrocio dei pali. Reja tenta il tutto per tutto inserendo Rocchi, ma è decisamente troppo tardi.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
10/11/2010 23:33
 
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Il Napoli passa in extremis
Lavezzi regala il terzo posto

Al Sant'Elia la gara si stava consegnando a un opaco 0-0 quando un assist di Cavani innesca il Pocho, che in contropiede infila Agazzi a tempo scaduto: grazie all'1-0 la squadra di Mazzarri conquista il podio, e domenica incontra la Lazio (seconda forza)

CAGLIARI, 10 novembre 2010 - Al Sant'Elia stavano già archiviando la gara come una noiosetta attesa del 90° cui consegnare uno 0-0 senza infamia e senza lode, quando un lampo ha squarciato il cielo: assist di Cavani, contropiede di Lavezzi, destro che uccide, Agazzi è battuto, al 49' della ripresa, e il Napoli può festeggiare il terzo posto in classifica. In attesa del match di domenica contro la Lazio, attuale seconda forza alle spalle del Milan. Il Napoli si conferma anche squadra da trasferta: al Sant'Elia conquista la quarta vittoria esterna (oltre a 2 pareggi), mentre al Cagliari non resta che recriminare su un presunto fallo di mano in area di Aronica al 33' della ripresa.

MOSSE E CONTROMOSSE — Bisoli sceglie Laner al posto del nuovo idolo rossoblù Nainggolan, Mazzarri conferma invece i rientri dal 1' di Aronica, Maggio, Dossena e Lavezzi, affiancando Sosa ad Hamsik sulla trequarti e lasciando in panchina Cavani. Il primo tempo del Sant'Elia è combattuto ma non un granché spettacolare. I padroni di casa spingono con buona continuità, gli ospiti ribattono colpo su colpo, con Lavezzi e Sosa che più di una volta provano a triongolare nello stretto. Ma il Cagliari dimostra di aver trovato le contromosse, e dunque alla fine è l'equilibrio a farla da padrone. Nessuna delle due contedenti trova dunque il colpo d'ala: il primo tiro in porta arriva dopo 11', con un destro di Gargano respinto da Agazzi. La replica cagliaritana arriva al 26': punizione di Nené, con De Sanctis che respinge in tuffo il suo destro. L'occasione più limpida è però quella di Lavezzi: al 31' Hamsik calibra un cross che chiede solo di essere spinto in rete, il colpo di testa dell'argentino finisce fuori di poco. Nel finale Dossena chiede il cambio (al suo posto Zuniga), mentre Bisoli ci ripensa, e toglie Laner per restituire Nainggolan all'abbraccio della curva.


ARRIVA CAVANI — La ripresa parte lenta e compassata, poi mostra qualche guizzo, ma insomma non è serata da grandi numeri, e si vede. Mazzarri cala allora la briscola, e all'11' inserisce Cavani al posto di un inconcludente Sosa. Ma nemmeno col suo miglior tridente il Napoli riesce a mettere la freccia, ed anzi la gara non decolla proprio. Entrano anche Pinardi e Acquafresca, il Cagliari gioca con verve e convinzione, il Napoli invece appare più appannato e lento rispetto al primo tempo. Tanto che la ripresa si chiude praticamente senza un tiro in porta, salvo il lampo finale sull'asse Cavani-Lavezzi, con l'argentino che realizza il gol vittoria (il quarto nelle ultime 4 gare) al 49', quando ormai il Napoli gioca in 9 perché Campagnaro e Aronica sono in campo solo per onor di firma. Piccoli segnali ma molto significativi per un Napoli che ora sogna davvero in grande.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
10/11/2010 23:41
 
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Inter, un altro pareggio
Olivera risponde a Milito

Il Lecce resta imbatttuto in casa: al 31' il Principe sfrutta un assist di Eto'o, dopo 3 minuti risponde Olivera lasciato solo uin area. la squadra di benitez si presenta al derby con tre punti di ritardo dal Milan e poche certezze

MILANO, 10 novembre 2010 - Al derby da meno tre. Tre punti dietro al Milan: e se è vero che si possono recuperare in un colpo solo, in casa nerazzurra quelli di Lecce sono due punti persi. Uno a uno, secondo pareggio consecutivo per l'Inter, il terzo nelle ultime quattro in campionato. Ok, il Lecce in casa è ancora imbattuto (3 vittorie e 2 pari). Ok, mancavano tanti uomini. Ok, Eto'o e compagni hanno tirato molto. Ma una grande, in vantaggio al 31', di solito non si fa raggiungere. E una grande non vive lunghi momenti di pausa in cui passa la palla lateralmente o lancia avanti a casaccio. Sul fronte Lecce, invece, cresce la consapevolezza che nello stadio di casa si potrà costruire la salvezza.


I GOL — Solo tre minuti: è quanto dura il vantaggio dell'Inter, che per 180 secondi assapora la terza vittoria consecutiva di fila. E' Olivera, al primo gol in maglia giallorossa, a rispondere a Milito, al terzo centro in campionato. Non è un caso che proprio il Principe si infuri dopo il gol del pareggio, beccandosi anche un giallo di frustrazione. Milito sperava che il suo tocco di destro al 31' della ripresa, seguito da dedica a Samuel, potesse essere decisivo. Decisivo quanto Eto'o, che aveva piazzato l'assist dopo un dribbling prolungato in mezzo a tre da applausi. Meno applausi per la difesa nerazzurra tre minuti dopo, quando su un corner da destra Olivera è lasciato libero di dal limite dell'area piccola, per l'1-1.

I RITORNI DI MILITO E SANTON — La politica dei piccoli passi non può premiare, ma conoscendo le abitudini di Benitez, che tende a guardare il bicchiere mezzo pieno, ecco i segnali positivi da Milito e Santon. Oltre al gol, due azioni del Principe fanno pensare che il "centravanti perfetto" della scorsa stagione abbia preso la via del ritorno. Una difesa della palla spalle alla porta, con assist per l'inserimento di Stankovic, e un tiro da fermo dopo un gran stop in area, che finisce sul palo, sono cosa da "vecchio Milito". Poi però nel finale manca il possibile 2-1 in area. Sulla destra gara convincente di Santon, tornato a alti livelli e pienamente recuperato: non è Maicon, ma forse è meglio dell'ultimo Maicon.


RITORNO AL 4-2-3-1 — Per il resto Benitez ritorna al 4-2-3-1, piazza Obi insieme a Zanetti davanti alla difesa e il 19enne gli darà una risposta importante. Corre per due, come i suoi compagni facevano l'anno scorso, effettua qualche chiusura importante e riparte per rilanciare le punte. Con Milito inizialmente in panca, tocchrebbe e Coutinho, Biabiany e pandev innescare Eto'o: ci riescono raramente, e Samu per tutto il primo tempo calcia verso la porta solo palloni "sporchi". Il francese però, sfruttando una delle rare praterie concesse dal Lecce, servirebbe a pandev la palla del facile 1-0: Goran calcia a botta sicura, Rosati si supera. Gran parata, ma qualche responsabilità anche del macedone, solo in mezzo all'area. Non è questo, però, il motivo per cui toccherà a lui lasciare il posto a Milito: entrambi rientrano da infortuni, Benitez sceglie una staffetta per evitare ricadute. Non ci saranno nuovi stop muscolari, e solo un po' di timore per Lucio: di questi tempi, è un evento da segnalare.

IL LECCE NON SI SNATURA — Il Lecce non si snatura contro i campioni d'Italia: De Canio lo schiera comunque col 4-3-3, in cui Jeda fa il centravanti atipico, rientrando spesso a centrocampo, e Di Michele e Mesbah stanno larghi. Specie quest'ultimo, sulla sinistra, in terpreta bene il ruolo, costringendo Lucio a uscite fuori zona per contrastarlo. A Destra si propone invece spesso Rispoli, per il resto i giallorossi restano piuttosto compatti. Non rischia tantissimo il Lecce, salvo quando Eto'o decide di nascondergli la palla e farla ricomparire sui piedi di Milito. Il gol di Olivera premia gli sforzi collettivi della squadra di De Canio e le parate di Rosati: il punto è anche suo.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
10/11/2010 23:46
 
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Juve frenata dal Brescia
Diamanti riprende Quagliarella

I bianconeri non vanno oltre l'1-1 al Rigamonti: i padroni di casa giocano meglio nel primo tempo (traversa di Eder) ma vanno sotto nella ripresa per mano dell'ex attaccante del Napoli. Poi il mancino, migliore in campo, firma un gran gol

BRESCIA, 10 novembre 2010 - Nessuna delle due avrebbe meritato di perdere. Tra Brescia e Juve è 1-1. Giusto così. perchè i padroni di casa mettono sotto la Juve per diversi tratti della partita e complessivamente hanno più occasioni. Ma la Juve di Delneri "ha due palle così" come urlò Buffon alla curva a Cagliari in occasione della vittoria in Sardegna del settembre 2007. E nonostante la lista degli indisponibili sia infinita, non perde la sua identità. E nel finale potrebbe pure vincere, se Quagliarella trovasse il gran gol nel recupero.

SOLO CHIELLO — Delneri, rispetto alle sfide con Salisburgo e Cesena, ritrova Giorgio Chiellini in difesa. Iaquinta e Lanzafame vanno in panchina. Per il resto tutti gli infortunati restano ai box, compreso Felipe Melo, recuperato ma risparmiato per la Roma. Ancora titolare Momo Sissoko. E ancora una volta il maliano resta lontano dai livelli che lo avevano reso un mediano dirompente ed insostituibile.

QUALITA' BRESCIA — Iachini imposta la partita ideale per il tipo di squadra che ha. Centrocampo con due corridori (il pimpante Hetemaj e l'eterno Baiocco) con un metronomo (il cileno Cordova) per la verità un po' fuori giri. Difesa in linea dove non sfigurano i baby-terzini Berardi e Daprelà. Ma soprattutto grande qualità davanti. Con un centravanti vecchio stampo (Caracciolo), e due guastatori di classe come Eder e Diamanti. Soprattuto il secondo si conferma giocatore di classe sopraffina. Intelligenza calcistica. Spirito di sacrficio. E soprattuto un sinistro che canta. Delizioso. Imbeccate per i compagni. Missili da fuori area. Non gli manca nulla. Speriamo che a 27 anni non sia perso per il grande calcio.


PRIMO TEMPO — Inizia la partita. La Juve vuole sfruttare l'ampiezza del campo per i cross. Grosso ha spazio a sinistra perchè Marchisio, inevitabilmente, tende ad accentarsi. Motta e Pepe combinano bene a destra. Ma tutti i traversoni restano sostanzialmente non sfrutatti. Tranne quello della mezz'ora di Pepe per Quagliarella, con Arcari che neutralizza il colpo di testa del napoletano. Sarà l'unica occasione Juve. In mezzo a tre occasioni nitide per il Brescia. Eder spreca l'invito di Diamanti, poi il mancino toscano batte con furbizia una punizione che smarca Caracciolo in piena area. Orrendo lo spreco dell'Airone, che doveva segnare. Nella circostanza male motta, che si conferma più bravo ad attaccare che a difendere. Il Brescia ha una marcia in più: del neri, schierando sempre gli stessi uominin, non può avere grand ebrillantezza. Hetemaj invita Eder alla conclusione, l'ex empolese colpisce la traversa. Si va al riposo sullo 0-0. E a Delneri non dispiace.

PIU' ALTI — Si riparte. La Juve alza la difesa e il baricentro. L'iniizo di ripresa bianconero è promettente. iaquinta rileva un esausto Del Piero. Sempre in campo a 36 anni. Tanto di cappello anche se a Brescia non ha fatto male. Iachini replica con Konè per Eder. I padroni di casa concedono qualcosa sulle fasce. Pepe è un motorino impreciso ma inesauribile. Ma è così che la Juve può far male. E nel giro di 1' crea le due palle gol più nitide. Prima Quagliarella colpisce il palo sull'invito da destra di Iaquinta, poi lo stesso napoletano punise Arcari sfruttando sul primo palo il cross da sinistra di Grosso. Gol regolare: l'ex napoletano è dietro al pallone e comunque il piede di Berardi lo tiene in gioco.


MERITATO — Ma la Juve non ha neppure il tempo di esultare. Perchè i bianconeri si distraggono un attimo su un corner. Fatale. Perchè Diamanti entra in area e tira fuori un sinistro dei suoi. Palla dove Storari non può proprio arrivare. Gran gol. Segnato dal migliore in campo.

IN RISERVA — Il pari ha l'effetto del bromuro. Le squadre avrebbero ancora voglia di farsi male. Ma vince la stanchezza. Lo si vede anche da certe entrate. Non cattive, ma in ritardo. Nemmeno i cambi finali cambiano molto. C'è spazio solo per l'ultimo brivido, firmato Quagliarella. Ma la girata di sinistro finisce alta. E il Brescia dopo l'Inter ferma un'altra grande. La Juve, in attesa di altri preziosi rientri, resta in alto. E tutto sommato va bene così a entrambe.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
10/11/2010 23:49
 
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La Roma si esalta all'Olimpico
Fiorentina superata 3-2

I giallorossi vincono ancora grazie alle reti di Simplicio, Borriello e Perrotta (con papera di Boruc) e ad un grande Menez. Ai viola non bastano i gol di Gilardino e la magia su punizione di D'Agostino

ROMA, 10 novembre 2010 - La Roma si esalta e vince ancora: 4 successi e un pari negli ultimi cinque turni di campionato. Stavolta a farne le spese è la Fiorentina. Finisce 3-2, reti di Simplicio, Borriello, Gilardino, Perrotta e D'Agostino. E i giorni della crisi, complice anche il derby vinto, sembrano già lontanissimi. Ranieri punta su Menez trequartista puro alle spalle di Totti e Borriello e il francese non gli fa rimpiangere la scelta: è di sicuro uno dei migliori in campo. Spazio anche a Greco, al debutto da titolare. Vucinic invece se ne resta in panchina: la Juventus è tra soli tre giorni. Mihajlovic ha poco da scegliere, gli infortuni sono troppi, ma punta su Santana a far coppia con Donadel a centrocampo e l'argentino, nonostante il risultato, non delude.


LA ZAMPATA DI SIMPLICIO — Il 4-3-1-2, pensato dal tecnico giallorosso per la mancanza di esterni di ruolo, funziona ancora. E funziona bene anche l'asse Cicinho-Borriello: il brasiliano crossa e l'attaccante ci mette la testa. Al 21' arriva così la prima azione veramente pericolosa della gara: Boruc si fa trovare pronto e promette di non far rimpiangere Frey. Promessa vana... La Roma gestisce bene il gioco anche se la Fiorentina è compatta e attenta in difesa e nelle ripartenze riesce comunque a creare problemi ai padroni di casa. Succede prima con Marchionni (al 24') che con un sinistro sporco chiama in causa Julio Sergio, poi (al 27') con un tiro da quaranta metri di Santana: all'Olimpico piove, la palla deviata con i piedi dal portiere giallorosso prende una strana traiettoria, provvidenziale l'intervento di Burdisso che evita il gol. Ed è un colpo di tacco dello stesso Santana (al 38') a liberare Mutu in area che manca il gol per un soffio. Tre minuti prima Boruc aveva compiuto un mezzo miracolo su Fabio Simplicio che al volo aveva provato a sfruttare al meglio una palla di Totti, rimasto anche stavolta a secco di gol. Ma il portiere polacco non può nulla al 45', quando un tiro da fuori di Riise attraversa tutta l'area finendo sui piedi dell'opportunista Simplicio che non sbaglia. Si va negli spogliatoi con la Roma in vantaggio.


SUPER MENEZ — Per il raddoppio non serve aspettare molto. I giallorossi tornano in campo mostrando grinta e determinazione e al 6' una magia di Menez vale il 2-0: il francese conquista palla, salta Pasqual senza fare troppi complimenti e serve Borriello, lasciato solo in mezzo all'area. Per l'attaccante napoletano è fin troppo facile realizzare il quinto gol in maglia giallorossa in campionato, quindi corre a festeggiare con chi gli ha concesso questo lusso. La Roma inizia a gestire il gioco, ma senza rilassarsi: al 10' è determinante l'intervento di Mexes su Mutu, anche se la Fiorentina sembra stordita dal raddoppio. Esce Vargas, entra Ljajic. Ed è proprio su un suo cross, dopo un'occasione fallita da Borriello di testa, che al 24' arriva il 2-1, frutto soprattutto di una prodezza di Gilardino che al volo di ginocchio piazza la palla nell'angolino. La Fiorentina prende coraggio ma i giallorossi controllano bene. Al 29' Greco, poco abituato a giocare a certi ritmi, chiede il cambio per crampi. Entra Perrotta ed è lui al 32' ad approfittare del primo, enorme, errore di Boruc che in uscita su un lancio di Mexes manca il pallone: a Perrotta non resta che appoggiare in porta. E' 3-1. Nel finale, al 44', i viola trovano ancora la rete grazie ad una magnifica punizione di D'Agostino: sinistro a girare su cui non può nulla Julio Sergio. Ma non basta alla Fiorentina, la vittoria è giallorossa.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
10/11/2010 23:54
 
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Ballardini, buona la prima
Il Genoa supera il Bologna

Un gol di Milanetto al 36' della ripresa regala il successo al tecnico che lunedì ha sostituito Gasperini. Meglio i Grifoni per tutta la partita, emiliani rinunciatari e pericolosi solo con Di Vaio. Viviano super su Rudolf, traversa di Veloso su punizione

GENOVA, 10 novembre 2010 - Un 1-0 per cominciare. Parte bene l'avventura di Davide Ballardini sulla panchina del Genoa, l'unica vera, grande novità di questa 11ª giornata giocata al Ferraris. "Gasperson" (lo striscione) è sempre lì, ma sulla panchina dei Grifoni c'è l'ex Lazio, Palermo e Cagliari, una Supercoppa italiana in bacheca e un curriculum da rinfrescare dopo il passaggio a vuoto nella Capitale. A dargli una mano ci pensa subito Milanetto, con un tiro a 15' dal termine che stende il Bologna di Malesani, l'unico altro subentrato (a Colomba) in questa stagione. Brutti gli emiliani visti sotto la Lanterna.


SPINTA RUDOLF — La difesa a quattro è l'unico marchio di fabbrica del nuovo tecnico, che per il resto si affida al tridente del suo predecessore, con Mesto a destra, Rudolf a sinistra e Toni al centro. Malesani gli piazza addosso Portanova, Britos per i raddoppi, Garics e Rubin sulle corsie esterne. In avanti, ancora Di Vaio largo a sinistra con Meggiorini punta centrale di movimento e Buscè sulla fascia opposta. In mezzo, Milanetto ed Ekdal a battagliare. Parte meglio il Genoa, più deciso a sfondare, soprattutto sulla sinistra. Rudolf è il primo a saggiare i riflessi di Viviano: quella del portiere emiliano all'8' è una parata che vale un gol. L'ungherese alla fine risulta il migliore in campo, ma è nel primo tempo che fa la differenza, saltando costantemente Garics.


ATTACCO VS DIFESA — Britos impegna Eduardo al 18', poi solo Genoa o quasi. L'unico del Bologna che ci prova sempre è Di Vaio, ma è troppo isolato per colpire. Meggiorini si fa in due nei ripiegamenti, ma non vede mai la porta. La squadra di Ballardini, invece, dimostra quanto sia realistico il dato delle 8 reti segnate fin qui, pochissime rispetto alla mole di gioco offensivo sviluppata. Mesto crossa dalla trequarti, Rudolf alterna affondi a inserimenti ma il muro a quattro degli emiliani resiste bene, e quando fa un crepa ci pensa Viviano.

PER IL PAREGGIO — L'indirizzo del match non cambia nemmeno nella ripresa, senza tiri per il Bologna, a testa bassa per i Grifoni che però inizialmente non sfondano. Bravo Viviano su Toni, Marassi grida al gol quando la punizione di Veloso al 17' si stampa sulla traversa, ma lo stesso attaccante non arriva sulla respinta. Il gol arriva poco più tardi, con l'unica incursione della partita di Milanetto: Toni lavora bene spalle alla porta e serve sulla corsa il centrocampista che in un fazzolletto di campo controlla e batte Viviano. Un tiro da tre punti che fa felice Preziosi e ricaccia il Bologna nei suoi incubi, tre giorni dopo il successo sul Lecce. Gimenez in panchina azzerra la fantasia degli emiliani.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
10/11/2010 23:59
 
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Riecco Maxi Lopez
Il Catania sorride

La squadra di Giampaolo torna al successo con un gol del centravanti argentino nella ripresa: 1-0 all'Udinese pericolosa solo nel finale. Espulsi Ledesma, Pasquale e Guidolin

CATANIA, 10 novembre 2010 - Massimo risultato al Massimino, con il minimo sforzo. Il Catania torna al successo dopo sei giornate e agguanta proprio l'Udinese a quota 14. Sono tre punti d'oro firmati Maxi Lopez, che segna l'unico gol del match su un calcio d'angolo di Mascara al quarto d'ora della ripresa. Match non bello e serata no per l'Udinese, che paga l'assenza di Di Natale e la scarsa vena dei suoi giocatori offensivi.


TURN OVER — Il turno infrasettimanale impone qualche cambio anche alle "piccole" ed è così che nel Catania si vede Antenucci davanti a far coppia con Maxi Lopez, e Mascara rifinitore. In mezzo riposa Carboni, spazio a Ledesma. Dietro è emergenza per le assenze di Spolli, Capuano e Potenza. L'Udinese deve fare a meno di Di Natale, rimasto a Udine per problemi fisici, e si affida a un 3-5-2 con Denis-Sanchez in avanti e Armero-Isla sulle corsie.

BUIO PESTO — Il primo tempo finisce 0-0: specchio fedele di quanto visto in campo. Un dato su tutti: i due centravanti, Denis e Maxi Lopez, non tirano mai in porta. Meglio le difese, con Domizzi sempre attento sul biondo argentino e la coppia Silvestre-Bellusci efficace nel contrastare il "tanque". Un po' meglio Sanchez, che parte da dietro in velocità e cerca l'assist decisivo, ma negli ultimi metri viene sempre murato. E in fin dei conti, nei primi 45' l'unica mezza occasione è un tiro da fuori di Biagianti, a lato di poco. Da segnalare anche un altro infortunio tra i difensori catanesi: guaio muscolare per Bellusci, che lascia spazio a Terlizzi.


MAXI GOL — Si riparte senza cambi e nei primi minuti il copione è il medesimo: ritmi alti, ma poca precisione in avanti. Solo un episoldio isolato sembra poter sbloccare il match, e puntuale arriva al quarto d'ora: corner da sinistra, Maxi Lopez anticipa tutti sul primo palo e di testa batte Handanovic. Uno a zero tutto sommato casuale. Guidolin cerca di svegliare i suoi e manda dentro Floro Flores, che si fa subito vedere con un tiro da fuori, deviato in angolo. Dentro anche Corradi per Denis, ma le occasioni per i friulani non sono pulite. Guidolin e Pasquale perdono la pazienza e De Marco li caccia dalla panchina. Rosso anche per Ledesma, per doppia ammonizione. Nei minuti finali l'Udinese in superiorità numerica si riversa in avanti e sfiora anche il pari con Cuadrado, che spara alto da pochi metri. Finisce 1-0 e Giampaolo si gode i tre punti.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
11/11/2010 00:02
 
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Chievo-Bari, vince la noia
Un pareggio da sbadigli

Su un campo in pessime condizioni, le squadre di Pioli e Ventura non trovano la via del gol e vanno al tiro col contagocce. I pugliesi, che vanno a punto dopo 5 sconfitte consecutive, perdono per infortunio anche Kutuzov e Gazzi

VERONA, 10 novembre 2010 - Zero gol, zero tiri in porta, zero emozioni. Chievo e Bari giocano male e non pungono, complice anche un terreno di gioco in pessime condizioni. Sabato al Bentegodi ci sarà Italia-Argentina di rugby. Ma dallo stato del campo sembra che il test match si sia disputato oggi pomeriggio. Zolle che fanno impazzire il pallone, solchi che si aprono all'improvviso. Difficile, in queste condizioni, giocare un buon calcio.

BARI INCEROTTATO — Con Pellisser ancora fermo ai box, oltre a Luciano bloccato da settembre, il Chievo è in campo con la novità Sardo sulla destra della difesa; in attacco Granoche e Moscardelli con alle spalle Bogliacino. Fuori Nicolas Frey e Bentivoglio. Il Bari è in piena emergenza: la lista degli indisponibili comprende Ghezzal, Salvatore Masiello, Castillo, Rivas, Raggi; a loro si è aggiunto Almiron, che da domenica accusa stanchezza e conati di vomito. Scelte obbligate per Ventura, che ha una panchina infarcita di primavera.

ALVAREZ IN SERATA — Incerottato ma coraggioso, il Bari parte meglio e nei primi venti minuti chiude il Chievo nella propria metà campo, pur senza creare problemi a Sorrentino. Ma la prima palla-gol è per i padroni di casa: al 22' Granoche mette a sedere Parisi, affonda sulla destra e mette al centro dove Bogliacino di testa manda alto. La risposta del Bari arriva dopo solo un minuto: Alvarez, finalmente in partita dopo un avvio di stagione deludente, va via in velocità a Sardo, si accentra e spara un destro dal limite ma Sorrentino non si fa sorprendere e devia in angolo. Al 25' il Chievo perde Andreolli per un problema alla caviglia: Pioli manda in campo al suo posto Mandelli. Sei minuti dopo anche gli ospiti, già in emergenza, sono costretti al cambio: Kutuzov si procura una distorsione alla caviglia e Ventura deve sostituirlo con Caputo. Nel finale di primo tempo il gol sembra nell'aria, ma non arriva: al 39' Bogliacino crossa al centro, Cesar colpisce di testa ma sbaglia la mira. Alvarez ancora protagonista al 43': Barreto in dribbling stretto attira su di sè mezza difesa del Chievo poi di tacco smarca Alvarez, sul destro a giro dell'honduregno Sorrentino vede il pallone all'ultimo momento ma è bravo a deviare in corner. Al 45' occasionr per il Chievo: corner di Bogliacino, la difesa barese si dimentica Moscardelli in mezzo all'area, ma l'attaccante di testa non centra il bersaglio.

RIPRESA SONNOLENTA — Il buon ritmo e le occasioni del finale di primo tempo diventano un lontano ricordo in avvio di ripresa. Chievo e Bari ripartono al piccolo trotto: senza idee, tanta imprecisione, un sacco di traffico in mezzo al campo e nessuno sbocco offensivo. Il terreno di gioco, che peggiora anche solo guardandolo, non aiuta i calciatori. Pioli prova a dare vitalità in attacco inserendo il brasiliano De Paula al posto di Moscardelli. Al 21' Barreto scalda le mani a Barreto con un destro da fuori area che il portiere del Chievo controlla in due tempi. Per vedere ancora in azione un portiere occorre attendere un quarto d'ora: al 35' Marcolini prova il destro dalla lunga distanza, Gillet para a terra. L'ultima emozione arriva agli sgoccioli: al 4' minuto di recupero Cesar e Parisi entrano in contatto nell'area del Bari, ma l'arbitro giudica regolare l'intervento del difensore ospite. Il Chievo protesta, il Bari si tiene stretto questo pareggio che ha il solo pregio di regalare ai pugliesi un punto che mancava da 5 partite.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
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