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SUPERSAGGIO
Okaka subito decisivo
E il Bari passa a Lecce

Un gol dell'attaccante, giunto in prestito dalla Roma, regala la vittoria nel derby pugliese alla squadra di Ventura, sempre ultima ma a -1 proprio dai leccesi e dal Brescia

LECCE, 6 gennaio 2011 - Ci vuole Stefano Okaka per stravolgere il Bari. L’attaccante arrivato in prestito dalla Roma subentra dalla panchina, segna una gran rete e regala al Bari la prima vittoria stagionale in trasferta, tre punti preziosissimi e impone uno stop a un Lecce che comunque non demerita. E’ una partita del tutto speciale per un sacco di motivi: c’è una rivalità per essere diversamente pugliesi, per la classifica al buio pesto di tutte e due le squadre, per aver scomodato i piani alti a decidere se le porte dovessero essere aperte o meno. I tifosi, che aspettavano il derby del tacco da dieci anni, sono stati accontentati ( o scontentati, per via delle limitazioni comunque imposte dalla tessera del tifoso) e hanno riempito, solo parzialmente a essere onesti, il Via del Mare. I presupposti sono quelli della partita della disperazione: da una parte il Lecce, con un buon ruolino di marcia in casa, che conta quattro vittorie, due pareggi e appena due sconfitte, ma con una difesa colabrodo, con 34 reti incassate nei 17 turni precedenti il derby, dall’altra il Bari, ultimo a 11 miseri punticini, con soli 11 gol messi a segno, figli di un attacco spuntato.

NUOVI ARRIVI — De Canio, in tribuna per la squalifica rimediata col Napoli, è sostituito dal vice Rizzo che manda subito in campo il neoacquisto Tomovic a fare il centrale di difesa, mentre davanti l’attacco è affidato al duo Ofere-Chevanton. L’uruguaiano scalpita e ha una voglia matta di dimostrare il suo valore, offuscato dalla casella delle reti ancora vuota e soprattutto fuori da quattro turni per la reazione rabbiosa con la Sampdoria. Il Bari, dalla sua, fa debuttare immediatamente in mezzo alla linea difensiva Glik, polacco prelevato dal Palermo, mentre Stefano Okaka si accomoda in panchina.

EQUILIBRIO — Nella prima porzione di gara sono i salentini a tentare di mettere pressione agli ospiti, che faticano a ripartire. L’occasione più limpida capita a Fabiano, che spizza di testa su angolo, ma Gillet è prontissimo, con i pugni e con l’istinto. Dopo il primo quarto d’ora il Bari si riprende e tenta di spaventare Rosati con Kutuzov, debole di testa. Il contropiede fallito da Chevanton, che sbaglia l’impatto col pallone, lascia inalterato il risultato e l’equilibrio si mantiene sino al 45’, con il numero di occasioni pulite troppo esiguo e incapace di tradurre la grande mole di gioco prodotta. Nella ripresa le squadre si allungano e il Lecce tiene il pallino del gioco. E’ di nuovo Fabiano di testa a spaventare i baresi al 6’, mentre Giacomazzi si danna a fare il lavoro sporco.

OKAKA DECIDE — Nessuna delle due pugliesi, però, riesce a incidere, perciò le panchine buttano dentro forze fresche, tutte targate vivaio Roma: Corvia entra per i salentini, mentre Okaka debutta con i galletti. E’ proprio il nuovo attaccante del Bari a ribaltare la partita: al 33’ raccoglie un suggerimento delizioso di Gazzi stoppando di petto, si gira, si porta la palla sul sinistro e infila Rosati sul primo palo. Gol numero uno per l’attaccante, gol numero mille in serie A per il Bari e vittoria pesantissima che arriva dopo un digiuno prolungato che risale al lontanissimo 2 a 1 di Bari-Brescia del 26 settembre scorso. Il Lecce cerca di riacciuffare almeno il pareggio, che in effetti sarebbe il risultato più giusto, ma la squadra di De Canio, seppur volenterosa non riesce a essere concreta, e il finale in dieci per l’espulsione di Giacomazzi racconta tutta la frustrazione dei salentini.

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
06/01/2011 23:46
 
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SUPERSAGGIO
Ecco la cura Leonardo
L'Inter ne fa tre al Napoli

C'è la mano del nuovo tecnico nel successo nerazzurro: doppietta di Thiago Motta e segna Cambiasso: finisce 3-1. Inutile il pareggio di Pazienza nel primo tempo. Ora il Milan è distante 13 punti con due partite da recuperare

MILANO, 6 gennaio 2011 - I cinque trofei del 2010 esposti a bordo campo prima della partita non erano solo un regalo dell’Inter ai tifosi: nelle intenzioni di Leonardo erano lì anche a ricordare ai giocatori il loro rango di pluricampioni. E la scossa sì, c’è stata, almeno sul piano della voglia e dell’entusiasmo: quando anche la concentrazione e il gioco torneranno quelli di prima dell’estate, allora bissare quei trofei sarà un obiettivo concreto. Del resto stasera dall’altra parte c’era un Napoli caricato al massimo da Mazzarri, che nel pirmo tempo ha messo l’Inter in serie difficoltà, arrendendosi solo dopo il terzo gol.


SUBITO IN DISCESA — Pronti via e la partita si mette subito in discesa per l’Inter: da Pandev a Thiago Motta, triangolo stretto con Stankovic e splendida conclusione al volo di sinistro dal limite, imparabile per De Sanctis. La risposta è da Napoli, cioè rapidissima, con Cavani che schiaccia in rete da un metro: il problema è che Dossena, autore del cross, è chiaramente in fuorigioco e l’arbitro giustamente annulla.

SVARIONI — A quel punto l’Inter prova a prendere il controllo della partita. Ma lo fa con qualche svarione di troppo: si vedano un paio di rinvii svirgolati in angolo da Cordoba e Cambiasso e anche un pallone perso scivolando malamente da Zanetti, che a terra non trova di meglio che smanacciare beccandosi un giallo. Il Napoli capisce l’antifona e insiste, vedendosi premiato a metà tempo: su un corner di Lavezzi, Pazienza può colpire di testa indisturbato (mezza difesa interista è ferma) mettendo dentro da pochi passi. E a quel punto i nerazzurri si disuniscono, perdendo compattezza. Così gli uomini di Mazzarri insistono e solo la clemenza di Maggio, che spreca in area da ottima posizione, evita lo svantaggio al 33’. Nel frattempo l’imprecisione nerazzurra si sposta anche davanti, con Milito che in scivolata spara alto da pochi passi. Per risollevare le sorti interiste serve un episodio: arriva al 37’ quando Maicon, tra i più tonici, va via sulla destra e mette in mezzo un cross che trova la testa di Cambiasso per il raddoppio. Poi però per l’Inter è ancora sofferenza, col Napoli che inanella corner e gli uomini di Leonardo con l’occhio al cronometro in attesa del fischio dell’intervallo.


LA RIPRESA — Si riparte e la musica sembra la stessa: c’è subito un guizzo di Cavani sulla destra con palla in mezzo per Hamsik e tocco di esterno al volo fuori di poco. Dall’altra parte ci si affida soprattutto alle scorribande di potenza di Maicon, Zanetti e Thiago Motta, che però spesso non trovano sintonia col tridente d’attacco. Milito si mantiene opaco, Stankovic non è sempre preciso e Pandev sembra aver perso il dinamismo iniziale. E allora non resta che affidarsi a quelli dietro: è ancora Thiago Motta al 10’ a piombare di testa su un corner di Pandev, e poi a prendersi l’abbraccio di un Leonardo quasi "giocatore" nella circostanza. E il Napoli? Il terzo gol taglia le gambe. Mazzarri suona la carica e mette mano ai cambi, ma ora l’Inter controlla con autorevolezza e potrebbe dilagare. Zanetti fa tutto da solo a metà tempo sulla destra e inventa un diagonale velenoso che sfiora il secondo palo. Poi Milito, nel finale, sbaglia un’altra palla facile: anche ritrovare il vero Milito è uno dei compiti che svolgerà Leonardo nelle prossime settimane.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
07/01/2011 14:27
 
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SERIE A 2010/2011 18ª Giornata (18ª Andata)

Anticipi del 06/01/2011
Juventus - Parma 1-4
Bologna - Fiorentina 1-1
Brescia - Cesena 1-2
Cagliari - Milan 0-1
Genoa - Lazio 0-0
Lecce - Bari 0-1
Palermo - Sampdoria 3-0
Roma - Catania 4-2
Udinese - Chievo 2-0
Inter - Napoli 3-1

Classifica
1) Milan punti 39;
2) Lazio punti 34;
3) Napoli punti 33;
4) Roma 32 punti;
5) Juventus punti 31;
6) Palermo punti 30;
7) Inter(**) e Udinese punti 26;
9) Sampdoria(*) punti 23;
10) Genoa(*) e Parma punti 22;
12) Bologna(-1), Catania e Chievo punti 21;
15) Cagliari e Fiorentina(*) punti 20;
17) Cesena(*) punti 18;
18) Brescia e Lecce punti 15;
20) Bari punti 14.

(-1) punti di penalità
(*) una partita in meno
(**) due partite in meno

Inter-Cesena sarà recuperata il 19 Gennaio 2011
Fiorentina-Inter sarà recuperata il 16 Febbraio 2011
Sampdoria-Genoa sarà recuperata in data da definire
09/01/2011 14:46
 
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Cuore Samp, disastro Roma
Pozzi-Guberti firmano il 2-1

In vantaggio con Vucinic, i giallorossi si fanno rimontare prima su rigore da Pozzi e poi da Guberti. Decisivi gli errori di Juan. Nel finale la sostituzione di Ranieri che fa infuriare il capitano, in panchina per 90'

GENOVA, 9 gennaio 2011 - Il fortino Marassi respinge l'ennesimo attacco, stavolta della Roma. solo una sconfitta nelle ultime 37 uscite casalinghe per la Sampdoria, che contro i giallorossi completa un'esaltante rimonta. Vucinic porta in vantaggio gli uomini di Ranieri, ma nella ripresa prima Pozzi su rigore e poi Guberti - sfruttando il doppio errore di Juan - regalano a Di Carlo i tre punti nel giorno dell'esordio di 'Kiko' Macheda. Il finale della Roma è ad alta tensione: Ranieri chiama Totti per l'ultimo cambio a disposizione quando scocca il 90'. Il numero 10 giallorosso, che non si era scaldato, risponde stizzito: "Ma è finita la partita...". Poi una volta in campo, sgambetta Palombo rischiando il cartellino rosso, che Rocchi non estrae dopo averne già sventolati tre. Ieri Totti aveva detto che a Trigoria si vedono molti musi lunghi. Il suo, di sicuro.


TOTTI? NO, VUCINIC — La terza panchina consecutiva in trasferta per il capitano giallorosso difficilmente sarà l'ultima. Quando Ranieri sceglie il tridente lontano dall'Olimpico, infatti, ha bisogno di attaccanti "elastici" sulle fasce, che diano una mano in difesa con la stessa intensità della fase offensiva. A Marassi, si comincia con Menez a destra e Vucinic a sinistra, ma ben presto i due si scambiano con il montenegrino che va a frenare l'asse Ziegler-Guberti (più Poli) strabordante dalla parte di Cassetti. E' il grande inizio della Samp, la solita di sempre sulle corsie laterali ma troppo "morbida" in mezzo con Marilungo e Pozzi. Il numero 9, scelto al posto del febbricitante Pazzini, trova il varco all'8' ma Burdisso - preferito a Juan - lo ferma con le cattive. Due minuti più tardi calcia al volo sul cross di Guberti ma il tiro è tanto bello quanto largo. Orgoglio blucerchiato.

COAST TO COAST — E allora ci pensa Vucinic: palla nei piedi nella propria metà campo, al 17' il montenegrino s'invola sulla destra, aggira Lucchini in velocità e fulmina Curci con un diagonale potente. Sono sessanta metri più gol, il 6° in campionato. Una prodezza che rianima la Roma, più alta e sicura da qui alla fine del primo tempo. Julio Sergio fa una parata soltanto su Marilungo allo scadere (erroraccio dell'attaccante), Curci invece si deve esibire nel doppio intervento di classe: al 36' sul diagonale rasoterra di Borriello che chiude una grande giocata di Menez, e poi al 44' sul francese e sull'altro palo.


DISASTRO JUAN — Mexes abbandona la nave per un risentimento muscolare, al suo posto Juan. E la barca giallorossa affonda. L'errore del brasiliano al 13' è di quelli clamorosi che può costare una stagione: sul pressing di Palombo, il difensore tocca debolmente indietro per Julio Sergio che, anticipato, stende il capitano blucerchiato. Rigore e rosso diretto: pareggia Pozzi. Ora è la Samp a fare la partita con rabbia, mentre Juan si picchia in testa nel tentativo di dimenticare l'errore. L'effetto prodotto è il contrario, perché al 39' serve l'assist del raddoppio per l'ex Guberti, che festeggia alla Tardelli. La rimonta è meritata e premia il coraggio di Di Carlo, che al posto di uno spento Marilungo aveva inserito Pazzini e poi Macheda - alla prima in serie A e con la Samp - per Pozzi. Il il 41 del 19enne è lo stesso dell'esordio con gol al Manchester United. Anche stavolta ha la palla buona per far venire giù Marassi, ma non la sfrutta. 'Kiko', però, porta fortuna.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
09/01/2011 18:22
 
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Milan-Udinese, folle 4-4
Ibra salva tutto al 93'

I rossoneri raddrizzano la partita tre volte, dopo essere stati sotto anche 3-1 e 4-3, a due minuti dalla fine. Doppiette di Pato e Di Natale, ma è dello svedese il gol risolutore a tempo scaduto. Cassano entra dalla panchina e dà due assist

MILANO, 9 gennaio 2011 - Pomeriggio pazzo a San Siro. Per tre volte il Milan rimonta una bella ma sprovveduta Udinese: prima con Pato dopo la rete iniziale di Di Natale, poi con un autogol di Benatia e ancora con il Papero (dopo il 3-1 firmato da Sanchez e ancora il Totò capocannoniere). All'89' Denis riporta in vantaggio i friulani, ma il solito Ibra inventa al 93' il 4-4 che alla fine fa davvero comodo. Decisivo l'ingresso di Cassano, abile a dare uno scossone alla squadra, a servire due assist e tenere in corsa la squadra rossonera.


QUEL CHE RESTA DEL MILAN — Questa infatti è emergenza vera. Dopo Cagliari, Allegri aggiunge alla lista Abbiati e lo squalificato Ambrosini. Il tecnico, noto ottimista, digerisce il rospo, al contrario della Curva Sud a cui è rimasto sul groppo l'avvento di Leonardo all'Inter; sentimento chiaramente spiegato con uno striscione offensivo ("Leonardo uomo di m...). C'è Robinho alle spalle del rientrante Ibra, che è indispensabile come il pane, e Pato. In difesa Bonera è confermato al centro, mentre tra i pali c'è Amelia. Strasser si divide il centrocampo con Seedorf e Gattuso. Insomma, tutto il resto del Milan contro un'Udinese agguerrita e dal primo minuto con il coltello fra i denti.

CAMBI DI FRONTE — Guidolin lo aveva detto alla vigilia. E' una finale di Champions League da giocare senza timori riverenziali. A ritmo alto, pressando l'uomo. Detto e fatto. I primi dieci minuti sono bianconeri. Il Milan attende e rallenta il ritmo e si ritaglia occasionalmente momenti di bel gioco. All'11 grande intuizione di Pato che mette dentro per Ibra anticipato in angolo; tiro dalla bandierina che genera poi il sinistro potente del brasiliano che sfiora la traversa. Al 17' tocca a Ibra con un colpo di tacco smarcare in area Robinho; destro e palla fuori di poco. Al 18' si rivede l'Udinese: Seedorf anticipa Benatia pronto al tap-in, mentre è Amelia a respingere un traversone pericoloso di Di Natale.


PRIMA TOTÒ POI PATO — Come dice Allegri, guai ad abbassare la guardia. Sono infatti i friulani in pressing costante a comandare e a mettere insieme ben sei corner in 23'. Il Milan è in evidente difficoltà. Guidolin intuisce e invita i suoi a schiacciare i rossoneri, quasi ne sentisse prossimo il tracollo. Allegri fa alzare la squadra ma senza trovare soluzioni logiche; Seedorf, che deve sacrificarsi anche in difesa, non riesce a tenere in mano la bacchetta della regia. E' anzi l'Udinese a non farsi ingabbiare grazie ai suoi uomini di movimento. Una manovra così lucida e semplice che porta dritto al gol. Al 35' Totò Di Natale è bravo a spingere in rete una palla ribattuta dal palo colpito da Inler con un tiro dal limite. Sono momenti duri, ma come in altri frangenti, i rossoneri dimostrano ancora una volta di avere attributi adeguati. Dopo essere scivolato nell'area piccola al momento del tiro, Ibra al 46' trasforma un tiro sporco in assist per Pato, che da due passi non può sbagliare.


CHE UDINESE — La ripresa inizia con Cassano che si scalda a bordocampo; il Milan comincia con una grande azione al limite e un tiro al volo di Pato deviato in angolo. Al 5' Handanovic fa il miracolo alzando oltre la traversa un gran destro di Robinho, defilato a destra. E' il miglior momento del Milan che cerca di cavalcare l'onda. Ma l'Udinese esce dalla morsa e torna in vantaggio. L'assist è di Isla, la prodezza è di Sanchez che di testa in tuffo gabba un distratto Bonera. La reazione del Milan c'è ma è molle. Il momento ideale per L'Udinese per cercare il colpo da k.o.. Un errore di Seedorf scatena Inler che allunga Di Natale. Totò fugge via e dopo cinquanta metri di corsa, supera con dribbling a rientrare Bonera e infila il 3-1 alla sinistra di Amelia

ECCO ANTONIO — Cassano entra per Seedorf al 24'. Il barese ci prova subito servendo Robinho. L'idea è giusta, ma Domizzi si immola per la causa e lascia il posto a Coda. Il Milan ci prova e si gioca il tutto per tutto. Handanovic con un volo magico dice no a Strasser, ma nulla può sulla parabola di Thiago Silva deviata nella sua rete da Benatia. Gol da capitalizzare e far maturare in banca. Pressing totale. Al 37' Cassano alza la testa e come a Cagliari tocca dolcemente. Per Pato che evita un avversario e infila nell'angolo. Ma la festa dura poco. Al 44' Denis, entrato al posto di Di Natale, si mangia Bonera, che commette l'ennesimo errore. Ma guai a non fare i conti con Ibra: al 48' estrae il coniglio dal cilindro. E chiude il pomeriggio pazzo. Per il Milan, adesso, è un punto guadagnato.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
09/01/2011 18:25
 
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La Lazio si rovina la festa
All'Olimpico rinasce il Lecce

I pugliesi vincono 2-1 e staccano il Brescia nel giorno dei 111 del club biancoceleste: Mauri rimedia all'autogol di Muslera, poi Grossmuller decide in contropiede. Troppo discontinua la squadra di Reja: da salvare solo l'inizio di secondo tempo

ROMA, 9 gennaio 2011 - Clamorosa sorpresa all'Olimpico. Per una volta consentiteci l'iperbole. Sì, perchè il Lecce vince 2-1 in casa della Lazio. E meno male che era la festa per 111 anni della società biancoceleste. Avete capito bene. Lo stesso Lecce che ha la peggior difesa della serie A e che fin qui fuori casa aveva fatto solo un punto (2-2 a Palermo) e che quasi tuti gli addetti ai lavori indicano come una delle tre destinate alla retrocessione. Tranquilli, il risultato è giusto. I giallorossi (colore sempre indigesto in casa Lazio) dominano nel primo tempo, sbandano a inizio ripresa, ma poi segnano di nuovo e legittimano il risultato.

SUPREMAZIA E CARAMBOLA — Reja va sul sicuro. Stendardo per lo squalificato Dias in difesa e la formazione tipo, visto che Matuzalem starà fuori un mese. Il Lecce, che schiera il baby Bertolacci (classe 1991) sulla trequarti, parte da subito con il piglio giusto. I pugliesi non buttano mai via la palla, giocando semplice e pulito. I 7 corner conquistati nei primi 15' evidenziano la supremazia della squadra di De Canio. Muslera è attento su Munari. Sono i suoi compagni a non esserci. Hernanes è molto lontano da Floccari e incide poco, Mauri si fa notare solo per un sinistro e Zarate azzecca un paio di giocate, ma piuttosto inutili. Quindi il gol del Lecce non deve stupire. Al 39' Stendardo sbaglia il disimpegno, Jeda calcia di destro e centra il palo. La palla sbatte sulla schiena di Muslera e finisce in porta per il più classico degli autogol che coinvolgono i portieri.

ALTRA PARTITA — Nell'intervallo non è difficile immaginare una sfuriata di Reja degna del suo amico Capello. E anche la mossa di Mauri trequartista con Hernanes più largo a sinistra è azzeccata. Alla ripresa infatti c'è un altra reattività. Il gol del pari, che arriva subito su palla inattiva, è un'ulteriore iniezione di fiducia. Sulla punizione di Ledesma, una carambola libera Mauri. Il mancino stoppa e segna con freddezza di destro. Il Lecce vede i fantasmi: Zarate dialoga con Mauri al limite dell'area ma a tu per tu con Rosati lo grazia. Bisognava segnare. L'argentino se vuole salire un gradino deve imparare a non sbagliare certi gol.


PASSATA LA TEMPESTA... — Superati dieci minuti complicati, il Lecce riprende coraggio. La Lazio attacca, ma senza quell'incisività di inizio ripresa. Floccari combina poco, Hernanes ancora meno fino alla sostituzione, Zarate ha dei lampi da campione (vedi la traversa colpita direttamente su corner) ma poi si prende lunghe pause. I pugliesi hanno spazio quando ripartono: Grossmuller prima stuzzica Muslera, poi con lo stesso tipo di inserimento segna il 2-1, liberato anche da un liscio involontario di Corvia sul primo palo.

REAZIONE CONFUSA — I biancocelesti provano a reagire. Reja butta dentro Kozak e Foggia. Ma non c'è grande lucidità. Rosati resta quasi disoccupato, mentre è il Lecce a sciupare in maniera clamorosa il gol della sicurezza, tirando fuori da un 3 contro 1 solo una traversa di Grossmuller e un salvataggio di Biava sulla linea. Ma per De Canio si apre un nuovo campionato. Con prestazioni così arriveranno altri punti lontano dal Salento. Preoccupa invece la Lazio, la cui curva di rendimento pare pericolosamente puntata verso il basso. Lo stesso Reja non ha mai creduto nello scudetto, ma giocando così tutte le posizioni nobili resteranno un'utopia.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
09/01/2011 18:30
 
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Ribaltone Cambiasso
L'Inter rimonta e ci crede

A Catania va sotto per un gol di Gomez, gioca male per oltre un'ora, poi ribalta tutto in cinque minuti: decisivo con una doppietta l'argentino, servito prima da un filtrante di Stankovic, poi da un cross d'esterno di Maicon. Meno undici dal Milan con due partite in meno

MILANO, 9 gennaio 2010 - Quando l'Inter si trova sotto 1-0 col Catania, Leonardo trova l'arma giusta per motivare i suoi nuovi giocatori. A chiunque passi dalla sua zona comunica il risultato di San Siro: a quel punto l'Udinese è in vantaggio 3-1 sul Milan. Forse è un caso, ma la notizia ha un effetto dirompente: l'Inter ribalta in cinque minuti (otto dal vantaggio di Gomez) la partita di Catania, giocata fino a quel punto maluccio. Cambiasso è il killer, Stankovic e Maicon gli armano piede e testa, Giampaolo che già pregustava la vittoria è sconsolato. Due a uno per l'Inter, due vittorie in tre giorni per il nuovo allenatore nerazzurro, altri due gol da un centrocampista. La sconfitta è immeritata per i siciliani, ma la rincorsa dell'Inter dopo vittorie come questa risulta più credibile, più possibile.


RIBALTONE — Dopo un primo tempo da pisolino post pranzo, con le due squadre che non impegnano mai i portieri avversari, la ripresa parte con un altro ritmo: è comunque il Catania a far vedere le cose migliori, con Maxi Lopez che ripetutamente testa i riflessi di Castellazzi. Il portiere supera l'esame fino al 26' della ripresa, quando proprio il biondo argentino ricicla una palla in area e la trasforma in un tiro che supera il portiere, ma non Stankovic, che respinge sula linea. la palla però finisce sui piedi di Alejandro "Papu" Gomez, che la scaraventa in porta. Il gol sembra l'attesa mazzata per un'Inter che soffre i siciliani, invece funziona da sveglia. Al resto ci pensa Cambiasso, autore di una doppietta, ma anche del suo terzo gol nelle due partite di Leonardo. Tutto in cinque minuti: al 29' Stankovic lo pesca bene con un filtrante, lui controlla e di destro batte Andujar, poi al 35' uno splendido cross di esterno destro di Maicon lo trova puntuale alla deviazione di testa sul secondo palo. Due a uno, gara ribaltata.


CENTROCAMPISTI IN GOL — La "seconda" di Leonardo parte con la stessa idea di base del debutto (4-3-1-2, con Stankovic dietro alle due punte) e un Eto'o in più nel motore. Samuel gioca spesso largo sulla sinistra, con Milito lasciato solo in mezzo all'area. Sull'altra fascia scende con costanza Maicon: la gestione Leo ha rispolverato la collaborazione in fascia fra Zanetti e il brasiliano, con il capitano nerazzurro che copre le discese di Maicon, come succedeva l'anno scorso. A centrocampo stavolta non sembrano funzionare troppo gli inserimenti di Stankovic e Thiago Motta, anche per la presenza di Carboni davanti alla difesa. Per oltre un’ora la squadra non costruisce praticamente nulla, poi i due lampi di Cambiasso,e un paio di conclusioni di Milito, dimostrano che l'Inter sa ancora offendere. Prima dei gol Leonardo prova a inserire Pandev e riproporre una sorta di 4-2-3-1: va meglio davanti, anche perché Milito trova qualcuno di più vicino con cui dialogare. La doppietta di Cambiasso, poi, porta a cinque i gol dei centrocampisti nelle due partite col nuovo allenatore: con Benitez per mesi si era atteso, invano, un gol da centrocampo. Segnali positivi, come i tre punti raccolti in una gara giocata solo così così.


RIMPIANTI CATANIA — L'altra faccia delle medaglia è il Massimino ammutolito: il Catania non meritava di perdere, dopo il gol di Gomez assaporava la vittoria, prima aveva contenuto con puntualità gli avversari, peccando solo in fase conclusiva. Maxi Lopez è stato tanto bravo a costruirsi i tiri quanto preciso nel centrare il portiere, i centrocampisti avevano troppa fretta di concludere. Fino all'uno-due di Cambiasso la difesa era da applausi: bene Alvarez a contenere Eto'o, puntuali Silvestre (salvo che sull'1-1) e Bellusci. Alejandro Gomez veniva premiato col gol per una grande prestazione nelle due fasi, con ripiegamenti e ripartenze in dribbling. Zero punti, tanti rimpianti, e l'impressione di aver incontrato l'Inter nel momento sbagliato.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
09/01/2011 18:46
 
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Fiorentina rimonta con rabbia
Al Brescia non basta lo 0-2

Contestati e fischiati, negli ultimi 18' i viola vincono incredibilmente 3-2, grazie a Gilardino, Santana e Ljajic. La squadra di Beretta chiude il primo tempo in vantaggio di due reti: bellissimo quella di Diamanti, ma i lombardi non riescono a chiudere la gara

FIRENZE, 9 gennaio 2011 - Al Brescia non bastano due gol di vantaggio alla fine del primo tempo per spezzare la serie delle sconfitte esterne (ora sono 5), una Fiorentina tutta cuore e disperazione segna tre gol negli ultimi 18 minuti e infila la quinta vittoria di fila in casa. Ora i lombardi sono penultimi, la Fiorentina tira un sospiro di sollievo a quota 23, dopo essere stata pure fischiata durante il match.

ASSENZE PESANTI — Quella che al fischio d'inizio sfila sotto gli occhi di Andrea Della Valle è una Fiorentina apprezzabile per l'impegno ma deludente sotto il profilo del rendimento e del gioco. Camporese fa il vice Kroldrup (squalificato), ma a pesare sono anche le assenze di Jovetic e Frey, e magari pure quella di Mutu, fresco di rottura col club, con riflessi sugli umori dello spogliatoio viola, nonostante i proclami della vigilia di Mihajlovic. Il Brescia, pur minato dalle assenze soprattutto in difesa (Martinez, Mareco, De Maio e Bega), ripropone Zoboli al rientro dopo oltre tre mesi, ma soprattutto Diamanti, che vince il ballottaggio della vigilia con Lanzafame e scende in campo dal 1'.


UN DIAMANTI E' PER SEMPRE — La mossa di Beretta viene premiata: sarà proprio il toscano di Prato a sbloccare la gara al 30' del primo tempo, con un gol splendido per intuizione ed esecuzione: Kone lo vede decentrato sulla destra e lo serve, l'attaccante colpisce di sinistro e realizza da posizione impossibile, portando in vantaggio il Brescia, ma soprattutto sbriciolando la residua capacità di resistenza viola. La squadra di Mihajlovic, che fin lì aveva fatto la gara complice un Brescia troppo timido, una volta subito il gol svapora infatti dal campo, senza più riuscire a connettere calcio offensivo e rischiando anche nelle retrovie. Eppure per la prima mezz'ora la Fiorentina aveva dimostrato buona personalità, sfiorando anche il gol al 17' con un colpo di testa di Gilardino sventato da Sereni. Il portiere, a causa di un pestone del compagno di squadra Berardi, gioca con il polso destro fasciato per gran parte della gara, ma resiste al suo posto. Trovato il gol, il Brescia trova anche coraggio e intraprendenza, mentre la Fiorentina immalinconisce all'ombra di quel che poteva essere e non è stato. Così sono i lombardi a spingere con maggior continuità ed efficacia, e ad arrivare al raddoppio a tempo scaduto. Il gol porta la firma di Cordova, che realizza di destro su punizione.

CARICA VIOLA — La Fiorentina nella ripresa riparte da uno 0-2 che richiede massicce dosi di energia, convinzione nei propri mezzi e coraggio, per essere ribaltato. E mentre il pubblico comincia a contestare, per qualche minuto i viola illudono il Franchi: dopo 4' Zoboli salva sulla linea una conclusione di Gilardino. Ma la fiammata iniziale dura poco, almeno con un'intensità capace di mettere in difficoltà il Brescia. Poi resta una Fiorentina vivace ed attiva in avanti, ma non anche in grado di ingabbiare un Brescia comunque consapevole dell'occasione d'oro che si sta costruendo. Così Mihajlovic, perso Cerci per infortunio nel primo tempo, rinuncia anche a un compassato Donadel e punta sulla fantasia di Ljajic, mentre Beretta si cautela inserendo Baiocco al posto di Caracciolo. Le intenzioni dei due sono chiare: la Fiorentina deve giocarsi il tutto per tutto, al Brescia può bastare una gara di contenimento senza rinunce offensive per evitare rischi e tener comunque sulla corda i viola. Risultato: la Fiorentina col passar del tempo fa sempre più fatica a pungere, i lombardi sembrano poter condurre il risultato in porto con una certa scioltezza. Ma le partite durano 90 minuti, e ora la squadra di Beretta manderà a memoria la lezione. Perché il Brescia perde concentazione, subisce il gol del 2-1 (al 27'), con Gilardino che ritorna al gol dopo quasi due mesi, ma soprattutto restituisce ai suoi la speranza nella rimonta. La Fiorentina ora carica, il Brescia non molla, anzi sfiora ancora il gol, ma gli sono fatali gli ultimi minuti: al 41' Santana, che nella ripresa si era caricato la squadra sulle spalle, infila il quarto gol nelle ultime 4 gare e al 43' Ljajic firma l'impresa, realizzando il definitivo 3-2.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
09/01/2011 18:50
 
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Acquafresca è tornato
Il Cagliari passa a Parma

Una doppietta dell'attaccante, all'asciutto da quattro mesi, regala i tre punti ai sardi. Nella ripresa Giovinco accorcia le distanze. Arbitraggio disastroso: negati tre rigori

PARMA, 9 gennaio 2011 - Una doppietta di Acquafresca, che non segnava da quattro mesi, regala al Cagliari la vittoria a Parma. L'attaccante porta in vantaggio la squadra di Donadoni al 22' e raddoppia al 31'. In avvio di ripresa Giovinco accorcia le distanze poi solo show: quello delle due squadre, che danno vita a un'ultima mezz'ora incandescente, e quello (negativo) dell'arbitro Candussio, che nega tre rigori, due al Cagliari e uno al Parma.

FORMAZIONI — Marino rinuncia al trio meraviglia Palladino-Crespo-Giovinco: il sacrificato è il primo, in panchina per far posto a Valiani, mentre Bojinov va in tribuna come giovedì. Davanti a Mirante la difesa a quattro è composta da Zaccardo-Paletta-Lucarelli-Gobbi, a centrocampo ci sono Morrone, Dzemaili e Candreva. Nel Cagliari Donadoni non può contare su Lazzari, che ha una caviglia in disordine, e su Matri, in panchina perché non al meglio. In attacco si rivede quindi Acquafresca, al fianco di Nenè con Cossu alle loro spalle. In difesa, davanti ad Agazzi, ci sono Pisano, Canini, Astori e Agostini, Biondini-Conti-Nainggolan nel centrocampo a tre. Tra i convocati da Donadoni non c'è Pinardi, ormai vicinissimo al Sassuolo.


ACQUAFRESCA BUM BUM — Parte meglio il Parma, con Giovinco che sulla sinistra fa impazzire Pisano e Canini. Da una sua iniziativa al 9' nasce la prima azione pericolosa: la piccola mezza punta trova spazio per il cross in un fazzoletto, Candreva è bravo a inserirsi in mezzo all'area ma di testa non ci arriva. Immediata la risposta del Cagliari: lancio in profondità per Cossu che in buona posizione colpisce male di piatto e mette fuori. La squadra di Marino ha una maggiore propensione offensiva, ma il Cagliari si difende con ordine. Alla prima vera occasione buona gli ospiti colpiscono: al 22' Acquafresca approfitta di una corta respinta della difesa, prende palla ai 20 metri dalla porta di Mirante e con un gran sinistro fulmina il portiere del Parma. Non passano neanche dieci minuti e Acquafresca, che in campionato non segnava dall'11 settembre dell'anno scorso, raddoppia: Cossu lo pesca bene in profondità, l'attaccante con un diagonale sinistro batte Mirante e firma lo 0-2. La reazione del Parma arriva solo nel finale di primo tempo: prima Giovinco si infila in area anticipando Agostini, ma Agazzi è bravo ad uscirgli sui piedi e a fermarlo; al 45' il Cagliari sbaglia il fuorigioco e Zaccardo si ritrova tutto solo in area, ma sulla conclusione del difensore Agazzi d'istinto devia in corner.


RIPRESA INCANDESCENTE — In avvio di ripresa Marino cerca di dare più vivacità all'attacco del Parma inserendo Palladino al posto di Dzemaili: Valiani si porta sulla linea dei centrocampisti, al fianco di Morrone e Candreva, e Giovinco va a fare il trequartista alle spalle di Crespo e del nuovo entrato. Il Cagliari riparte alla grande e fallisce due volte il colpo del 3-0: al 2' Mirante devia in corner un violento destro di Conti su calcio di punizione, poi sul calcio d'angolo Astori sbuca davanti al portiere del Parma mettendo però a lato da ottima posizione. Ma il cambio di Marino a inizio ripresa funziona e il Parma si trasforma assediando la porta del Cagliari. Al 9' i padroni di casa trovano il gol: Giovinco affonda al centro, si porta il pallone sul sinistro evitando i due centrali e da fuori area batte Agazzi. Il Parma insiste e mette alle corde gli ospiti: al 14' sinistro di Gobbi da fuori area deviato in corner con il piede da Canini. Quattro minuti dopo Giovinco pesca Crespo in profondità, Agazzi esce bene e l'argentino non può far altro che calciare addosso al portiere del Cagliari. La partita s'accende, cresce d'intensità e il direttore di gara combina la prima: al 24' Matri entra in area ma viene fermato da dietro da Lucarelli, il rigore sembra evidente. Sei minuti dopo ancora un episodio dubbio nell'area del Parma: Agostini mette al centro, Nenè sottoporta si mangia un gol già fatto, arriva Matri che ancora una volta viene trattenuto da dietro da Lucarelli al momento del tiro, ma anche in questo caso Candussio fa correre. Al 33' è il Parma a vedersi negare un rigore: Canini stende Palladino in area, ma l'arbitro non fischia neanche questo. Finale incandescente con occasioni da una parte e dall'altra: al 39' gran destro di Nenè da fuori, Mirante devia in corner. Al 41' pallone in profondità per Palladino che calcia a botta sicura, supera Agazzi ma non Astori che sulla linea respinge. In pieno recupero Matri si mangia il gol del 3-1 calciando addosso a Mirante da ottima posizione, poi prima del triplice fischio una pericolosissima mischia nell'area ospite fa correre l'ultimo brivido ad Agazzi.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
09/01/2011 18:53
 
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Chievo-Palermo, giusto pari
Tante occasioni, ma è 0-0

Bella partita tra veronesi e siciliani, ritmo alto e diverse opportunità per il gol di entrambe: protagonisti Pastore (poi uscito dolorante alla caviglia) e Sirigu, autore di belle parate su Pellissier e Thereau

VERONA, 9 gennaio 2011 - Il Palermo si deve accontentare ma alla fine un po’ di rammarico resta, specie guardando la classifica. I passi falsi di Milan, Lazio e Roma avrebbero potuto rendere la trasferta di Verona esaltante. Alla fine ne è venuto fuori uno 0-0 che strozza un po’ gli entusiasmi dei siciliani anche se rende merito a entrambe. I gialloblu di Pioli e i rosanero hanno provato a vincere. E’ mancata la materia prima, il gol. Però tra due squadre in salute il pari è sempre dietro l’angolo.

OCCASIONI — Ben giocato da entrambe il primo tempo, frazione in cui non sono mancate le occasioni da gol. Il Chievo è partito meglio anche se è sembrato molto aiutato dall’atteggiamento un po’ troppo morbido degli ospiti, non entrati in campo molto decisi. Tanto che Sirigu ha tremato all’8’ e al 16’ prima per un destro di Thereau, poi per un erroraccio di Bovo che ha lasciato libera la punta che ha servito Pellissier: per fortuna del portiere il tiro è centrale.

SVEGLIE — Due sveglie che hanno convinto il Palermo ad alzare il baricentro. E la classe di Pastore ha bucato la nebbia del Bentegodi in tre occasioni. Prima al 19’ quando ha liberato magnificamente Maccarone, anticipato però da Cesar. Poi al 22’ con tanti dribbling spargi-panico e corner guadagnato. Infine al 34’, con un super assist per Ilicic che ha però sbagliato il tentativo di pallonetto. Qualche istante prima era stato Bovo a scheggiare il palo su punizione. Insomma, un bel primo tempo con le due difese messe spesso sotto pressione.

COPIONE — Nella ripresa copione invariato ma squadre un po’ più stanche. Al 6’ è Pellissier a volare sulla destra: cross centrale per Costant, palla per Rigoni e tiro deviato fuori di pochissimo. Al 10’ è però ancora Pastore a terrorizzare il Chievo: favoloso assist di tacco di Ilicic, pallonetto dell’argentino su Rigoni che lo atterra: il rigore ci sarebbe anche potuto stare. L’arbitro ha lasciato correre e la partita si è un po’ incattivita. I due allenatori hanno iniziato la raffica delle sostituzioni e tra gli esclusi c’è anche Pastore, dolorante alla caviglia. È la sostituzione che di fatto spegne un po’ la gara. L’uscita del giocatore di maggior talento in campo trasforma il match in una gara fisica con tanti errori e scontri da ambo le parti. Non succede più niente, meglio non rischiare di farsi del male e portare a casa un punticino prezioso.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
09/01/2011 18:57
 
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Ekdal apre, Di Vaio chiude
Il Bari crolla: è tutto da rifare

Un super Bologna espugna il san Nicola: Ekdal prima, e Di Vaio dopo (gol numero 124 in serie A) affondano il Bari di Ventura, al quale non riesce di dare continuità dopo la vittoria nel derby di Lecce

MILANO, 9 gennaio 2011 - Palla a lui, e problema risolto. Lui è Marco Di Vaio, l'uomo che nell'era moderna potete anche ribattezzare Wiki-Vaio. Spara il colpo nella ripresa, e quando fuma la porta di Gillet capisci che per il Bologna è il settimo punto nelle ultime tre trasferte. O se volete, il quattordicesimo negli ultimi otto appuntamenti di campionato. Troppo poco Bari al san Nicola, steso 2-0 dal Bologna, nonostante il grande entusiasmo dopo la vittoria di Lecce. Tanto Bologna, ed anche tanta fantasia sull'asse-prodigio (per credere, guardare la carta d'identità) Ekdal-Ramirez. Il primo gol è dello svedese, su assist da genio dell'uruguaiano.


OKAKA DA MORIRE — Il conquistatore del Salento è l'uomo più atteso di Bari. Stefano Okaka ha ridato vittoria, sorrisi ed entusiasmo al popolo barese dopo il derby di Lecce. Il san Nicola è una navicella pronta a decollare dall’ultima piazza della classifica, confidando nel remake dell’italo-nigeriano. L’uomo della provvidenza ci metterà anche voglia ed entusiasmo, ma dimentica la precisione nella borsa della domenica. Il destino alle volte è beffardo, ed a Bari ecco la controprova (al 17’): il volto della speranza dei tifosi baresi si colora presto con la smorfia della delusione, quando Okaka spreca, tutto solo, davanti a Viviano, l’assist al bacio di Rivas. Strano, questo Bari. Nonostante il carico di entusiasmo, eredità della vittoria nel derby di Puglia, Ventura si affida alla più classica scuola italiana: tutti dietro, rintanati davanti a Gillet, pronti a ripartire sulle ali sfruttando la velocità di Alvarez e il dinamismo di Rivas. Ma è poca roba, il bunker spesso scricchiola, e il Bologna capisce in fretta che a Bari può continuare la striscia positiva in trasferta (4 punti nelle ultime due gite a Parma e Cesena).


RAMIREZ DA AMARE — I migliori anni della loro vita. Ekdal ne ha 21; Ramirez segna 20 all’anagrafe da poco più di un mese. L’urlo del Bologna è un inno alla gioventù, lanciato dalla ruota panoramica che guarda al Nord, e si riscalda con il vento caldo del Sudamerica. La coppia d’oro del Bologna è una sintesi di futuro: in due, non fanno nemmeno mezzo secolo. Ma la carta d’identità non fa il verso con talento e fantasia. Gaston Ramirez, uruguaiano cresciuto nel Peñarol, fa il Giotto quando disegna una traiettoria che lascia l’impronta su un primo tempo che, per gli emiliani, rischiava di passare come bello ma incompiuto. Al 38’ accende quel genio, nascosto, che di colpo strozza l’entusiasmo del san Nicola. Quando la pistola dell’uruguaiano fuma, lo svedese si fa trovare nel box buono al poligono di tiro. Ekdal è così l’uomo giusto nel momento giusto: all’assist raffinato di Ramirez, risponde con un tocco delizioso. Un gioiello nel primo tempo tattico e muscolare. Ma si tratta di un gioiello che non è per sempre: perché ci sono da giocare altri 45’.


WIKI-VAIO — Quando hai un dubbio, la regola è semplice: dai la palla a lui, e il problema è risolto. Marco Di Vaio è come Wikipedia. O forse, in questo campionato, è anche di più. Nel Bologna del secondo atto del san Nicola, Di Vaio diventa Wiki-Vaio. Così, quando il Bari prova a risollevare morale, punteggio e classifica, il capitano emerge dalle nubi (già, perché fino a quel punto si era visto davvero poco). L'incursione (al 24') nella retroguardia del Bari è di potenza, classe e prepotenza. Non una volta, ma ci prova due volte. E al secondo tentativo, la porta di Gillet, sotto i colpi del Capitano, fuma e al "Gatto" di Bari non resta altro che alzare bandiera bianca. Per Di Vaio è il gol numero 11 in campionato, il 124° in serie A in carriera. Il Bari sfiora il gol della bandiera, con Okaka (al 31'): l'arrivo è in ritardo ed inutile. La festa è tutta per il Bologna.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
09/01/2011 19:00
 
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A Cesena vince la noia
Finisce 0-0 con il Genoa

Nessun tiro in porta in 90 minuti e pochissime emozioni. Bicchiere mezzo pieno per i romagnoli che ottengono il settimo punto in tre partite

CESENA, 9 gennaio 2011 - Al Dino Manuzzi forse si sarebbe potuto giocare anche senza portieri: Cesena e Genoa giocano a non farsi male e non regalano un grande spettacolo al pubblico. Pochissimi tiri in porta, nessuna parata degna di nota e un punto a testa che accontenta soprattutto la squadra di casa. Sette punti in tre match sono un buon bottino in chiave salvezza, con due buone notizie (le sconfitta di Brescia e Bari) alternate a una meno buona (il successo a sorpresa del Lecce): Cesena a quota 19, a +1 dalla linea rossa. Genoa a digiuno da gol da tre partite.


SI RIVEDE SCULLI — Dopo il tormentone Mutu, Ficcandeti torna a pensare al campo e sceglie Budan al posto di Bogdani. Jimenez stringe i denti e gioca sulla stessa linea di Giaccherini. In mezzo Sammarco è preferito a Caserta, mentre il neo-arrivato Dellafiore va in panchina. Stessa sorte dall'altra parte per Sculli, che rientra dopo il lungo stop e si siede accanto a Ballardini. Rispetto a quanto annunciato il tecnico romagnolo manda in campo Kharja a supporto di Destro, con Rafinha e Jankovic sulle corsie alte.

SCARSE EMOZIONI — Di fronte ci sono due degli attacchi meno prolifici del campionato (peggio ha fatto solo il Bari), e si vede. Da una parte Destro è del tutto isolato. Ballardini cerca di allargare il gioco e ci riesce nei primi minuti, con alcune sortite di Criscito e Rossi che finiscono in un nulla di fatto. Il Cesena si chiude bene nei primi minuti e cresce a vista d'occhio con il passare dei minuti. Jimenez e Giaccherini sono vivaci, ma manca sempre qualcosa nei metri finali. Di grosse occasioni non se ne registrano. La migliore capita sui piedi di Sammarco allo scadere del tempo, ma l'ex centrocampista della Samp non riesce a dare il giusto giro al sinistro potente. Nel finale del tempo un infortunio per Eduardo, che però stringe i denti e rimane in campo.

ANDAMENTO LENTO — Nella ripresa, giocata per larghi tratti nella nebbia, lo spettacolo non migliora. Ficcadenti cerca di cambiare qualcosa, inserendo Caserta e Bogdani per Parolo e Budan, ma non ottiene grossi risultati. Dall'altra parte c'è il rientro di Sculli (per uno spento Jankovic), ma l'esterno non ha ancora il ritmo nelle gambe. Il Genoa cerca di riprendere in mano la gara, e a momenti ci riesce, rendendosi pericoloso con un paio di palloni su cui Destro non riesce a trovare la porta. Da sottolineare la grande voglia dell'attaccante cresciutio nell'Inter, poco supportato però dalla squadra, Kharja in primis. Nel finale, un buono spunto di Giaccherini si perde sul fondo, in quello che è l'ultimo tentativo dei padroni di casa. All'ultimo minuto, per la cronaca, la prima e unica ammonizione della giornata, poprio per Destro, reo di un gomito alto su Von Bergen.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
09/01/2011 23:28
 
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Cavani è la favola Napoli
Tris e 2° posto, Juve a picco

Una tripletta del centravanti uruguaiano, capocannoniere del campionato, affossa i bianconeri 3-0 al San Paolo. La squadra di Mazzarri è ora seconda in classifica a 4 punti dal Milan, quella di Delneri, irriconoscibile, ha raccolto un solo punto nelle ultime 3 uscite, subendo 7 gol tra Parma e Napoli. Annullato un gol a Toni

NAPOLI, 9 gennaio 2011 - Cavani segna, Napoli sogna. In grande, come è grande, rotondo, il punteggio, 3-0, con cui la squadra di Mazzarri, trascinata dalla tripletta del capocannoniere del campionato, mette al tappeto una Juventus da 1 punto nelle ultime 3 partite, da 7 reti subite nelle ultime due. Cavani raggiunge quota 13 - i gol in questa serie A -, il Napoli raggiunge quota 36, i punti in classifica, meno soltanto del Milan capolista, lontano 4 punti. Il Napoli vince e convince, il passo falso di tre giorni fa con l'Inter è un lontano ricordo. L'attacco si conferma un valore aggiunto, ma stavolta convince la coralità: De Sanctis è bravo su Amauri e Toni, la difesa raddoppia diligente su Krasic, le fasce sono terra di conquista. E Cavani è un marziano: non avrà la fisicità di Ibrahimovic, ma con il suo incessante movimento e quel vizietto sottoporta è risposta adeguata allo svedese. E la Juve? Ha meno punti dello scorso anno dopo 19 giornate di campionato, al giro di boa del campionato. Allora erano 33, adesso sono 31. Avvertenze: quella scorsa è stata una delle stagioni più disgraziate della storia della Vecchia Signora. Che peraltro non va meglio in Europa: è stata cacciata fuori dall'Europa League dal Lech Poznan.

SCHIERAMENTI — Mazzarri preferisce Grava ad Aronica e mette Campagnaro sulle piste di Krasic, pericolo pubblico numero uno. Delneri rivoluziona la Juve impallinata dal Parma: dietro giocano Grygera e Traore, Marchisio scala centrale, con Melo squalificato, Pepe guadagna una maglia da titolare a sinistra, davanti debutta Toni, con accanto a sorpresa Amauri.

CROSS E CAVANI — Il Napoli gioca bene, dopo un avvio nervoso in cui deve smaltire le scorie della sconfitta di San Siro con l'Inter. Poi prende il controllo delle fasce con Maggio e Dossena, che sembrano Maicon e Bale, anche per merito di Grygera e Traore, che vanno in bambola. Poi a centroarea c'è Cavani, a far pagare un conto salato ad una Juve a corto di attenzione. Il Matador segna due gol allo specchio: prima di testa raccogliendo un cross dalla destra di Maggio, poi incorna il traversone di Dossena da sinistra. Difesa della Juve che guarda il panorama del San Paolo gremito: 2-0 Napoli. I bianconeri, che dopo un avvio intenso, perdono campo e fluidità di manovra, hanno un paio di occasioni, con Amauri (sinistro parato da De Sanctis) e Toni, che segna di testa su angolo commettendo però fallo sul portiere degli azzurri. Ma il gioco non c'è: la Juve si affida ai lanci lunghi per le torri, il gioco palla a terra è sconosciuto e il Napoli deve preoccuparsi solo per qualche sgroppata di Krasic, sempre ben raddoppiato. La qualità, magari, di Del Piero, tenuto in panca, manca tanto: Toni da seconda punta è non solo un inedito, ma anche un'aberrazione tecnica. Storari tiene acceso un lumicino di speranza quando para su Lavezzi e soprattutto Dossena, ma il doppio vantaggio è l'stantanea fedele dei primi 45'.


CAVANI SUPERSTAR — Delneri cambia: Grosso per Traore. La Juve riparte forte, ma è solo un'illusione: colpo di testa di Toni, volenteroso, bravissimo De Sanctis. Niente da fare. Allora Delneri cambia ancora: dentro Del Piero per Amauri. Ma è il Napoli a passare con un'azione orchestrata dai tre tenori: costruisce Lavezzi - diventato incontenbile negli spazi larghi - rifinisce Hamsik, finalizza Cavani, che martirizza il malcapitato Grygera. 3-0 e gara chiusa. Il Napoli ha ancora il tempo e il modo di regalare spettacolo ai suoi tifosi, dilapidare occasioni in contropiede e assaporare il conto alla rovescia verso il 90'. Verso l'ufficializzazione di una grande prestazione, di una serata magica. Più che di impresa - perchè batttere questa Juve non può essere considerata un'impresa - si tratta di un'altra pagina d un libro di una favola che adesso significa secondo posto in classifica. A -4 dal Milan e dal Paradiso.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
12/01/2011 15:39
 
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SERIE A 2010/2011 19ª Giornata (19ª Andata)

Partite del 09/01/2011
Sampdoria - Roma 2-1
Bari - Bologna 0-2
Catania - Inter 1-2
Cesena - Genoa 0-0
Chievo - Palermo 0-0
Fiorentina - Brescia 3-2
Lazio - Lecce 1-2
Milan - Udinese 4-4
Parma - Cagliari 1-2
Napoli - Juventus 3-0

Classifica
1) Milan punti 40;
2) Napoli punti 36;
3) Lazio punti 34;
4) Roma 32 punti;
5) Juventus e Palermo punti 31;
7) Inter(**) punti 29;
8) Udinese punti 27;
9) Sampdoria(*) punti 26;
10) Bologna(-1) punti 24;
11) Cagliari, Fiorentina(*) e Genoa(*) punti 23;
14) Chievo e Parma punti 22;
16) Catania punti 21;
17) Cesena(*) punti 19;
18) Lecce punti 18;
19) Brescia punti 15;
20) Bari punti 14.

(-1) punti di penalità
(*) una partita in meno
(**) due partite in meno

Inter-Cesena sarà recuperata il 19 Gennaio 2011
Fiorentina-Inter sarà recuperata il 16 Febbraio 2011
Sampdoria-Genoa sarà recuperata in data da definire
14/01/2011 14:12
 
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MODERATORE

SUPERSAGGIO
Bologna, botta annunciata
Altri 2 punti di penalizzazione

I rossoblù scivolano in classifica a 22 punti. La Disciplinare ha punito i mancati pagamenti di stipendi e contributi nel primo trimestre di questa stagione, non accettando la richiesta della difesa di una semplice sanzione pecuniaria. Nonostante il cambio di proprietà, vale la responsabilità diretta

BOLOGNA, 13 gennaio 2011 - Si è chiusa in maniera negativa una lunga giornata per il Bologna: penalizzazione di due punti in classifica diramata da una sentenza della Disciplinare, legata ai problemi creatisi sotto la gestione Porcedda. La squadra di Malesani scivola così a quota 22 in classifica, alle spalle di Fiorentina, Genoa e Cagliari e alla pari con Parma e Chievo. La giornata era iniziata alle 11 questa mattina a Roma, quando presso la Commissione Disciplinare è andata in scena l'udienza del processo sportivo a carico del Bologna, dell'ex presidente Sergio Porcedda e dell'ex ad Silvino Marras. L'oggetto del processo riguardava i mancati pagamenti degli stipendi e dei contributi del primo trimestre di questa stagione (luglio-settembre 2010) entro il termine consentito.


LA DIFESA — Il Bologna è stato rappresentato dall'avvocato Diana e rappresentato dall'ad Luca Baraldi, e i due avevano chiesto soltanto una sanzione pecuniaria, mentre la Procura Federale aveva pronti due punti di penalizzazione e sei mesi di squalifica per Porcedda (che non si è neppure presentato all'udienza) e una squalifica di due mesi e venti giorni per Marras (patteggiamento): situazione confermata attorno alle 19.30 dalla Disciplinare. Il Bologna paga la penalizzazione per responsabilità diretta (sebbene la violazione sia stata fatta dalla precedente gestione) dalla quale la nuova proprietà ha preso le distanze.

IN TUTTO FANNO -3 — Nello scorso dicembre il Bologna aveva già subìto un punto di penalizzazione causa il mancato pagamento dell'Irpef del periodo maggio-giugno 2010, situazione capitata sempre sotto la presidenza di Sergio Porcedda che allora rimediò sei mesi di inibizione dalla Figc; medesima pena per l'ad Silvino Marras. Il consulente di mercato rossoblù Carmine Longo ha commentato così la sentenza: "La Commissione Disciplinare non poteva che prendere atto dell'infrazione, è come lasciare la macchina in divieto di sosta, non si poteva pretendere un'interpretazione della norma alla luce della nuova proprietà, non è competenza della Commissione".

SPOIL SYSTEM — Intanto la nuova gestione del presidente Zanetti e dei suoi soci porta ai primi cambiamenti nello staff dirigenziale: oggi infatti lo stesso Silvino Marras, direttore amministrativo e Pier Giovanni Ricci attuale direttore gestionale hanno ricevuto la comunicazione che non faranno più parte del club, primo di un cambiamento che coinvolgerà a breve altre figure che attualmente ricoprono cariche all'interno del club rossoblù.

Michael John Lazzari

Fonte: gazzetta
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