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SUPERSAGGIO
Colpo Juve a Genova
Krasic è uno spettacolo

I bianconeri superano il Genoa 2-0 grazie a un'autorete di Eduardo e a un gol del serbo nel primo tempo. Ripresa in sofferenza per la squadra di Delneri, che sbaglia il colpo del k.o. e rischia il ritorno dei rossoblù. Traverse di Criscito e Kharja

GENOVA, 21 dicembre 2010 - La lieta sorpresa per la Juve a Marassi non è solo il recupero di Krasic, ma anche il ritorno alla vittoria, dopo due pari consecutivi (ma 11 gare senza sconfitte). Il 2-0 contro il Genoa nasce nel primo tempo da un'autorete di Eduardo al 18' e da un gran gol dello stesso Krasic al 23'. Nella ripresa è invece il Genoa, rianimato dagli innesti di Kharja e Destro, a farla da padrone, ma la Juve soffre resiste e alla fine vince. Con Ballardini al primo k.o. sulla panca rossoblù.


KRASIC C'E' — Delneri in extremis si decide a rischiare Krasic, fra i probabili infortunati fino a ieri e oggi protagonista assoluto in campo, con Lanzafame in panca insieme a Del Piero, perché in attacco c'è la coppia di friulana memoria Quagliarella-Iaquinta (con Pepe squalificato e la solita mezza dozzina di indisponibili in infermeria). Anche Ballardini, alla terza gara sulla panchina del Genoa, si ritrova fra le mani un Kharja quasi imprevisto dopo l'infortunio con la nazionale marocchina, e lo fa accomodare in panca. In campo manda invece Kaladze a dar man forte a Criscito sulla sinistra, là dove impazza furia Krasic. Veloso in avanti completa il reparto con Toni e Mesto. La prima occasione è proprio per l'ex azzurro, lanciato a rete ma fermato da Storari. Ma la prima nota di cronaca degna di nota è l'ammonizione a Criscito, arrivata per un'entrataccia su Krasic al 14'. Al 18' la Juventus spezza gli equilibri: Marchisio batte a rete, Dainelli tocca senza riuscire a deviare lontano dallo specchio, il pallone innesca una carambola fra Eduardo e il palo finché l'ultimo tocco del portiere fa finire il pallone oltre la linea. Grottesco ma vero, e la Juve è in vantaggio. La blanda reazione del Genoa non basta, i bianconeri trovano il raddoppio, al 23'. Stavolta è Krasic stesso a fare tutto da sé: penetrazione da destra, Criscito - condizionato dalla precedente ammonizione - lascia fare e lascia passare, il serbo non si perde in ringraziamenti, supera anche Veloso e batte a rete di destro. Eduardo ancora tocca ma non devia, e il pallone finisce in rete. Per Krasic è il quarto gol.


TRAVERSE PER CRISCITO E KHARJA — Il Genoa si scatena, e al 27' sfiora il gol con Criscito, fra i più attivi in avanti: il suo sinistro al volo si stampa sulla traversa e sul rimbalzo Toni manda alto. Identico destino tocca alla successiva occasione genoana, che capita sulla testa del centravanti (su cross del solito Criscito). Al 32' i padroni di casa trovano anche il gol, ma il tocco di Toni è con la mano, e dunque l'attaccante viene pure ammonito. La Juve si rifà viva al 38', con Krasic che mette Iaquinta in condizione di chiudere il match, ma l'attaccante manda fuori la più facile delle deviazioni. Il primo tempo si chiude con Storari che a fatica chiude su Mesto. E' il preludio di quel che accadrà nella ripresa. Ballardini innesta forze fresche, mandando in campo Destro e Kharja al posto di Mesto e Ranocchia. La Juve è chiusa all'angolo, il Genoa dà l'impressione di poter dimezzare lo svantaggio da un momento all'altro, con una raffica di quasi gol, salvataggi (bianconeri) in extremis, errori di mira millimetrici. E invece la Juve resiste nel suo bunker (Sorensen prenderà il posto di Motta), dal quale esce poco (e male). Al 17' Sissoko prende il posto di un Krasic affaticato, e la Juve perde spinta. Chiellini continua a fare gli straordinari, Iaquinta sbaglia ancora la palla del k.o., Delneri sta per mandare in campo Del Piero ma Aquilani chiede il cambio e dunque il prescelto è Salihamidzic. Intanto si moltiplica la raffica di occasioni rossoblù, Kharja colpisce ancora la traversa, ma finisce con la prima sconfitta di Ballardini al cospetto di Delneri e il (momentaneo?) terzo posto in classifica della Juve.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
21/11/2010 19:08
 
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SUPERSAGGIO
Crespo frena la Lazio
che ora è a -3 dal Milan

L'ex di turno porta in vantaggio gli emiliani con un colpo di testa doc, ma nel recupero del primo tempo Floccari trova il pari, complice una deviazione di Antonelli nella propria porta

PARMA, 21 novembre 2010 - La Lazio esce dal Tardini con un punto che la allontana dal Milan, adesso a +3. Una partita di grande intensità, giocata a gran ritmo con il Parma per 95 minuti. I gol nel primo tempo: quello dell'ex Crespo e la rete di Floccari con la deviazione decisiva di Antonelli. Poi una ripresa in cui la squadra di Reja crea molto senza trovare però il guizzo vincente. Tutto sommato il risultato più giusto.


CARO VECCHIO CRESPO — Reja ha l'idea Matuzalem, Marino stuzzica la Lazio schierandogli contro Bojinov. Un tridente mica da ridere contro la seconda della classe. Il peggior attacco della serie A che vuole l'impresa. Le indicazioni ai gialloblù sono chiare: pressate ogni angolo del campo e non permettete ai portatori di palla di ragionare. L'affollamento a centrocampo condiziona un po' il gioco, anche se la Lazio appare più incisiva e più portata alla conclusione in porta. Ma sempre con tiri dalla distanza. Piovono palle da Hernanes, ma spesso poco calibrate. Zarate è una furia incontenibile, ma esagera un filo e genera confusione. Più pratico il Parma che perde Morrone al 20' e trova in Angelo un ottimo sostituto. Al 23' gli emiliani passano. Radu lascia tempo e spazio a Crespo che alla sua maniera nell'area piccola taglia sul secondo palo di testa cogliendo l'angolino; un po' troppo per Muslera.


PARI NEL RECUPERO — La reazione laziale c'è, ma la difesa di casa oppone una buona resistenza. Lucarelli è un muro, di lì non si passa e sia Zarate che Floccari devono fare i conti con la sua splendida giornata. Al 39' potrebbe arrivare anche il raddoppio del Parma. Grande discesa di Angelo sulla destra e cross teso per il piattone al volo di Crespo che sfiora la traversa. La risposta è di Zarate che raccoglie una corta respinta di Mirante sul tiro di Hernanes ma trova sulla linea di porta Antonelli. In pieno recupero arriva il pareggio. Su un cross dalla bandierina devia di testa Floccari con la collaborazione di Antonelli: Mirante non può fare nulla.

RIPRESA A GRAN RITMO — L'1-1 è giusto e diventa stretto alla Lazio quando all'inizio della ripresa, nel giro di cinque minuti, sfiora il gol a ripetizione. Floccari, Hernanes e Zarate fanno saltare le coronarie al Tardini e solo Lucarelli, Paci e Mirante limitano i danni. Marino toglie Bojinov per Marques chiedendo al nuovo entrato più fluidità nella manovra. Ma la Lazio chiude bene, sfrutta le sue fasce sfruttando gli spazi regalati dal Parma che si scopre a caccia della vittoria. Ma proprio questo atteggiamento dei ragazzi di Marino rende piacevole la partita. Non si accontenta nemmeno Reja che sostituisce Hernanes con Ledesma. Finisce la partita, per problemi muscolari, anche Biava; tocca a Diakite. Reja tenta quindi il tutto e per tutto inserendo Rocchi e rinunciando a Zarate, prova di grande cuore, ma fine a se stessa. Con il 4-4-2 e il baricentro molto alto, la Lazio assedia il Parma a caccia del colpo decisivo. Ma non c'è la lucidità necessaria per colpire al cuore. Da una parte e dall'altra.

Gaetano De Stefano

Forte: gazzetta
21/11/2010 19:15
 
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Disastro Inter col Chievo

La squadra di Benitez crolla a Verona sotto i colpi di Pellissier e Moscardelli. Il camerunese accorcia nel finale, ma prima aveva dato una testata a Cesar non vista dalla terna: ora rischia una lunga squalifica. Quarta partita di fila in campionato senza vittorie per i nerazzurri, ora a -9 dal Milan

MILANO, 21 novembre 2010 - "Benitez resta anche se dovesse perdere a Verona". L'Inter perde 2-1 a Verona, contro il Chievo. A giudicare dalle parole di Moratti di ieri, Benitez comunque resta. Restano anche, però, i nuvoloni neri sulla squadra nerazzurra e sul suo tecnico, restano i dubbi sul futuro di questa squadra. E restano nove i punti di distacco dal Milan, che aveva allungato ieri. Considerato l'andazzo e considerato che la squadtra di Benitez rinvierà due gare per il Mondiale per club, l'Inter rischia di trovarsi a gennaio a distanze siderali dalla vetta. Anche a Verona, contro un Chievo molto in palla e ben posizionata in campo, la squadra di Benitez conferma di essere messa in piedi con i cerotti, con giocatori visibilmente fuori forma e con soluzioni obbligate dalla catena di infortuni. Biabiany, dopo aver fallito tante occasioni in questi mesi, altrimenti non sarebbe titolare. L'Inter cede sotto i colpi di Pellissier e Moscardelli, trova il gol solo nel finale con Eto'o. Gran rete, ma sulla partita del camerunese pesa l'attimo di follia "alla Zidane", che ora potrebbe costargli turni di squalifica.


ETO'O COME ZIDANE — Piove sull'Inter, e potrebbe continuare a piovere anche in settimana. La squadra di Benitez si "regala" anche un caso da prova televisiva, problema finora assente in una stagione costellata da infortuni. E rischia di perdere Eto'o, perché il camerunese si concede un raptus alla Zidane: è il 38' Cesar commette fallo su Samu e ci agginge una manata sul collo. Poi se ne va. Quando Eto'o si rialza, si dirige verso di lui e gli piazza una testata in pieno petto. Dinamica simile a quella Zizou-Materazzi, anche se molto meno violenta. L'attaccante ride quando lo vede cadere, intendendo che lo sloveno sta simulando, ma le immagini lo condannano. La terna infatti non vede nulla, il giudice sportivo agirà: rischia dalle due alle quattro giornate.


I GOL — Il gol arriva nel momento migliore delll'Inter, quando la squadra di Benitez ha iniziato a credere di poter mettere sotto il Chievo. Nulla di più sbagliato, al 29' Thereau se ne va a destra, scarica per l'accorrente Frey che piazza un bel cross sul secondo palo. Qui Sergio Pellissier si lancia in un terzo tempo da Nba, salta in testa a Santon (che non fa nulla per prendere la palla o contrastare l'attaccante) e colpisce perfettamente di testa per l'1-0. Il vantaggio regge a lungo, nonostante i nerazzurri mettano isnieme alcune occasioni. ma anche il Chievo può colpire ripetutamente in contropiede: lo fa al 37' della ripresa, quando Rigoni piazza un cross che Moscardelli devia in rete. Poi c'è lo slalom di Eto'o, per il nono gol in campionato: una azine solitaria di uno dei pochi (due, con Lucio), uomini in forma di questa squadra.


CHIEVO, GRAN PRESTAZIONE — Moscardelli era subentrato a Pellissier, rientrante e forse di nuovo infortunato, ma comunque decisivo col quinto gol in campionato e col quinto all'Inter in carriera. Pellissier era mancato quattro partite, e il Chievo non aveva mai segnato. Oggi torna alla vittoria e arriva a -1 in classifica dall'Inter, lontana dalle zone calde. Zone pericolanti che, a giudicare dalle prestazioni di Rigoni e di Constant, non merita affatto. Gran partita dei due centrocampisti, come quella di Thereau, ottima spalla di Pellissier, capace di svariare sulle fasce, di suggerire per i compagni, di cercare il tiro. A garantire la vittoria poi ci pensa Sorrentino, autore di almeno due parate decisive, su Stankovic e Eto'o.


BARATRO INTER — L'Inter infila così la quarta partita di fila senza vittorie in campionato, la seconda sconfitta consecutiva, la terza in campionato. Campionato che non guarda più dall'alto, ma da un sesto posto in coabitazione col Palermo. Benitez traballa, ma sta oggettivamente passando da una serie di "sventure" calcistiche difficilmente pronosticabili. Anche a Verona le sue scelte sono ridottissime, e quando prova a cambiare deve lanciare due ragazzini come Nwanko e Alibec. Cambiasso gioca un'ora decisamente sotto la sufficienza, Sneijder appare svuotato ed è sempre anticipato, Pandev manda sul palo una chiara occasione sullo 0-0, Stankovic sbaglia qualche appoggio di troppo, Biabiany è fuori luogo, Lucio deve mettere mille pezze in difesa. Risalire sarà duro, ma difficile ipotizzare che l'Inter possa scendere più in basso.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
21/11/2010 19:22
 
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Miccoli fa volare il Palermo
Cesena, Bogdani non basta

I rosanero vincono in trasferta 2-1 grazie a uno stupendo gol del loro campione. I romagnoli avevano pareggiato con l'attaccante il vantaggio di Ilicic. Per i siciliani buone prestazioni di Pastore e Sirigu che ha blindato la porta

CESENA, 21 novembre 2010 - Una vittoria sofferta ma meritata. Il Palermo conquista 3 preziosi punti sul difficile campo di Cesena e sale a quota 20 in classifica, alla pari della derelitta ma pur sempre scudettata Inter. Una vittoria collettiva in cui svetta il nome di Fabrizio Miccoli, autore del 2-1 decisivo all’inizio del secondo tempo. L’attaccante ha anche avviato l’azione del momentaneo 1-0 dei rosanero, cui forse è mancata un po’ di continuità. Un problema che il Cesena ha evidenziato in modo netto trovando però solo una volta il pareggio. Alla fine ha prevalso il maggior tasso tecnico dei ragazzi di Delio Rossi.


DIFFERENZA — Dopo 20 minuti del primo tempo, in effetti, la differenza è stata chiara. I rosanero sono entrati in campo con l’atteggiamento giusto e per il Cesena è stato tutto difficile. Ilicic, Pastore e Miccoli non hanno mai dato punti di riferimento ai difensori e le occasioni non sono mancate. All’11’ il vantaggio: palla filtrante di Miccoli per Balzaretti, eccellente cross di prima dalla sinistra e acrobazia vincente di Ilicic solo davanti ad Antonioli.

IN PUGNO — Scialba la reazione dei padroni di casa, in difficoltà. Al 23’ Antonioli ha salvato il risultato con un’uscita disperata su Pastore. Appena il tempo di pensare che il Palermo ha la partita in pugno ed ecco il pareggio dei bianconeri. Merito di un bellissimo scambio Giaccherini-Nagatomo sulla destra: il giapponese tocca basso per l’accorrente Bogdani che fa valere il fisico e sul primo palo devia alle spalle di Sirigu. Poi quasi più niente fino al termine del primo tempo: da registrare la scarsa lucidità di Appiah. Il centrocampista prima sbaglia davanti a Sirigu, poi si fa ammonire per inutile fallo su Pastore. Diffidato, salterà la prossima sfida a Bari. Il Palermo ci ha provato da corner e da punizioni dal limite, ma non ha più avuto grandi occasioni per ripassare in vantaggio.

AL VOLO — Delio Rossi ha però probabilmente usato i toni giusti in spogliatoio perché dopo 6 minuti dall’inizio della ripresa il Palermo è ripassato in vantaggio. Stupenda palla di Cassani da destra per Miccoli e destro al volo potentissimo che non lascia scampo ad Antonioli. Il Palermo non ha però chiuso il match e il Cesena ha premuto con generosità, rischiando di portare a casa il pari in più occasioni. In particolare al 17’ quando Giaccherini (il più attivo dei suoi), circondato da tre difensori ha servito l’accorrente Parolo: Sirigu è uscito a valanga e ha salvato il risultato.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
21/11/2010 19:25
 
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Samp, Pazzini show
Il Lecce si arrende

Una tripletta dell'attaccante regala i tre punti alla squadra di Di Carlo. I pugliesi si arrendono alla fine dopo una grande rimonta in 10 uomini (rosso diretto a Chevanton nel primo tempo)

LECCE, 21 novembre 2010 - Cassano? No, Pazzini. Alla Samp basta lui per espugnare Lecce (che in casa non aveva mai perso) e volare a quota 19 (sorpassate Genoa e Udinese), con una doppietta nel primo tempo, agevolata dalla sciocca espulsione di Chevanton, e un gol nel finale quando si era concretizzata la clamorosa rimonta dei pugliesi. Lecce sorpassato dal Cagliari, rimane a +1 dalla zona retrocessione.

SCHACCHIERE — De Canio prova a svoltare dopo il pesante k.o. di Udine e rilancia Chevanton, supportato da Di Michele e Jeda. In mezzo spazio a Grossmuller e Bertolucci. Di Carlo risponde con il solito 4-4-2 quadrato: Poli fa il vice Palombo in coppia con Tissone, e davanti Marilungo vince il ballottaggio con Pozzi.


PRONTI VIA — Si parte con un buon ritmo e rapidi capovolgimenti di fronte. Su uno di questi la Samp trova subito il vantaggio. Minuto 8: Ziegler si fa trovare libero a sinistra e mette dentro un pallone su cui pasticciano Fabiano e Rosati, Pazzini è un falco e appoggia in rete senza farsi pregare. Il colpo a freddo sveglia i padroni di casa, che per diversi minuti si riversano in avanti. Al 13' Chevanton si libera bene al limite e scarica un bel destro incrociato, alto di poco. Ma la palla migliore capita a Bertolacci, che trova un bel destro dal limite su cui si supera Curci.


ROSSO E RADDOPPIO — La Samp gioca una gara intelligente, senza scoprirsi e sfruttando le ripartenze con Marilungo, Guberti e Pazzini. Dietro, Lucchini e Gastaldello non sbagliano niente. Al contrario la difesa del Lecce, la più battuta del campionato, non dà mai garanzie di sicurezza. Al 38' la gara prende la svolta decisiva. Chevanton in area chiede un rigore per un fallo di mano, protesta con Gava, e poi si lancia in una rincorsa di oltre 50 metri conclusa con un inutile calcio a Ziegler. Rosso diretto, con tanto di maglia lanciata contro l'arbitro e proteste ripetute prima di lasciare il campo. Come se non bastasse, dopo un minuto Gava concede un rigore alla Samp per fallo su Marilungo. Calcia Pazzini, Rosati intuisce ma non ci arriva e il primo tempo finisce con il doppio vantaggio doriano.

RIPRESA — In dieci e sotto di due gol, il Lecce rientra con altro piglio. Al 16' ci prova Di Michele con un sinistro ravvicinato su cui risponde Curci. Poi il portiere dei liguri rischia la frittata su un colpo di testa innocuo di Fabiano e si riscatta di nuovo su una punizione di Mesbah. La Samp si chiude troppo, abbassa il baricentro e lascia l'iniziativa al Lecce. Che prima della mezzora accorcia le distanze, con un gran gol di Di Michele: tacco al volo a eludere Gastaldello e destro imprendibile. Il gol dà ulteriore vivacità alla squadra di De Canio, che sulla sua strada trova un grande Curci, fino al (meritato) pari firmato Diamoutente (colpo di testa su invito di Fabiano). Il finale è apertissimo. Il Lecce ha speso molto e crolla. E al 43' Pazzini trova il 2-3 definitivo sulla verticalizzazione di Mannini e il velo intelligente di Dessena.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
21/11/2010 19:30
 
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Donadoni "spinge" Iachini
Il Cagliari batte in 3' il Brescia

L'esordio dell'ex c.t. azzurro mette in crisi il collega bresciano, confermato però da Corioni. Lombardi in vantaggio con rigore di Caracciolo e controllano la partita. Nel secondo tempo, però, i sardi ribaltano il risultato con Matri e Conti. Su un campo molto pesante, la squadra di Iachini (che ora rischia) non ha più la forza di reagire

BRESCIA, 21 novembre 2010 - Come 3' possono cambiarti una stagione: il Brescia va in vantaggio nel primo tempo grazie ad un rigore procurato e realizzato da Caracciolo, poi tutto sommato controlla agevolmente la timida reazione del Cagliari. La squadra di Donadoni rischia più volte di capitolare nuovamente ed è sorretta dai miracoli di Agazzi: quando tutti si aspettano il raddoppio dei padroni di casa, un contropiede (partito addirittura da azione di calcio d'angolo a favore del Brescia) libera Matri davanti a Sereni (18' del secondo tempo). L'attaccante non fallisce e ribalta la partita, ma forse anche la stagione del Cagliari. Il Brescia, infatti, non fa in tempo a metabolizzare la sorpresa di trovarsi in parità, che va addirittura sotto al 21' della ripresa: Conti batte praticamente dal cerchio di centrocampo una punizione a due, Sereni "ammira" il pallone adagiarsi in rete e "segna" forse anche il destino di Iachini (7 sconfitte e 2 pari nelle ultime 9 gare). A "spingerlo" il collega Roberto Donadoni, al suo esordio sulla panchina sarda. Anche se a fine gara il presidente Corioni conferma la fiducia "a tempo" dell'allenatore.


ALL'ARREMBAGGIO — Da due squadre costrette a vincere, ci si poteva attendere un po' di prudenza, invece il primo tempo è da fuochi d'artificio. Emozioni dall'una e dall'altra parte e numerosi "gialli" in area rendono la gara a dir poco elettrizzante: il Brescia ha il predominio del gioco e delle occasioni, anche se in avvio e in coda il Cagliari si fa rispettare. Nel mezzo, però, la difesa di Donadoni lascia a dir poco a desiderare, concedendo ad Eder e Caracciolo troppe occasioni per una squadra alla disperata ricerca di punti salvezza.


MARE RIGAMONTI — A Brescia piove a dirotto da giorni e il campo è inzuppato: in queste condizioni, le scivolate e i contrasti abbondano, anche in area di rigore; così, dopo una bella parata di Sereni col piedone sul diagonale di Matri, Caracciolo viene prima steso da Astori in area, ma Celi fa proseguire, poi cade su un contrasto di Biondini, e questa volta l'arbitro di Campobasso assegna il rigore. E' il 20' e l'Airone ci mette tutta la potenza del suo destro, e la rabbia di un periodo no per la sua squadra, per battere Agazzi. Poco prima, Eder aveva fallito una clamorosa occasione a porta vuota addirittura di coscia e Acquafresca l'aveva imitato quando, al volo dal limite dell'area piccola, aveva sprecato un ottimo assist di Cossu.


BALLO SARDO — Con lo svantaggio, la squadra di Donadoni perde anche le misure e comincia a regalare opportunità agli attaccanti bresciani: Agazzi si supera due volte su Eder e Koné, salvando i suoi dal baratro. Col passare dei minuti il Cagliari ritrova sicurezza e finisce il primo tempo in crescendo, anche se Sereni, di fatto, non rischia nulla. Fin dall'avvio del secondo tempo, però, i sardi danno la sensazione di essere quanto meno più propositivi e infatti in 3' ribaltano il risultato: prima Matri in contropiede al 18', poi Conti su punizione a due dalla lunghissima distanza al 21', sorprendono e abbattono un Sereni discutibile nei piazzamenti e il Brescia.

RABBIA IACHINI — La situazione in casa lombarda si fa veramente difficile, l'aria è quella dell'ultima spiaggia e dunque il tecnico dei padroni di casa non può esimersi da buttare nella mischia anche il suo giocatore con più talento: Diamanti entra, si danna, guadagna anche qualche punizione, ma finisce per predicare nel deserto, perché i compagni, oltre che con la sfiducia, cominciano a dover fare i conti con la stanchezza. Negli ultimi minuti, infatti, nonostante l'ingresso anche di Possanzini, ai padroni di casa non riuscirà neanche il forcing finale di nervi e il Cagliari mette in cassaforte tre punti che valgono oro.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
21/11/2010 19:34
 
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Terlizzi ci ha preso gusto
Il Catania affossa il Bari

Il secondo gol consecutivo del difensore a dieci minuti dal termine dà i tre punti agli etnei, che da poco erano rimasti in 10 per l'espulsione a Maxi Lopez. Tre punti che allontanano i rossazzurri dalla zona calda, mentre i pugliesi, ultra-rimaneggiati, hanno poco da recriminare

CATANIA, 21 novembre 2010 - A essere cattivi si può dire che questo Bari non riuscirebbe a vincere nemmeno giocando in undici contro dieci. Ma non è giusto infierire su una squadra che nel finale ha proposto come tridente quello composto da Rana, Caputo e D'Alessandro (e in precedenza Alvarez). Un po' poco non tanto per affrontare il Catania, ma addirittura per la A, in generale. Così al Massimino i padroni di casa, con il minimo sindacale (un gol di Terlizzi, al secondo centro consecutivo), portano a casa tre punti d'oro e si allontanano dalla zona calda.

MAXI BUCO NERO — Ci vuole Terlizzi, insomma, a dare ossigeno al Catania. Perché l'attacco è un buco nero. Emblematica l'involuzione di Maxi Lopez: l'anno scorso, un califfo da doppia cifra di gol in metà campionato, ma da agosto un altro giocatore. Sbaglia gol e tocchi facili, si innervosice, protesta e viene espulso. Non sarà mica che con i capelli corti abbia perso le forze, per paragonarlo a Sansone? Scherzi a parte, è da ritrovare.

LLAMA VELLUTATO — La rete decisiva arriva due minuti dopo il rosso a Lopez. Punizione conquistata e calciata da Llama da sinistra: mancino vellutato, quello dell'argentino, che plana in area sulla testa di Terlizzi. Gillet non può farci niente, dopo che in precedenza si era esibito in almeno due quasi-miracoli, e il fortino del Bari, fin lì ordinato, crolla d'un botto. E il tempo a disposizione, oltre che il materiale umano, non è sufficiente a raddrizzare la situazione.


BUONI CAMBI — Giampaolo respira (quanto li avrebbe rimpianti, i due punti persi in caso di pareggio?) e porta il Catania fuori dalla bolgia della zona-retrocessione. Bravo l'allenatore anche nei cambi, quando toglie Mascara e Izco per Llama e Ledesma. Gioco allargato, più tonicità in mezzo, e 1-0 giusto. Certo, quattro gol nelle ultime sette partite, di cui due di Terlizzi, devono far riflettere l'ex allenatore dell'Ascoli e del Siena.

EMERGENZA — Il povero Bari incassa la settima sconfitta in otto uscite. La raffica di infortuni costringe Ventura a imbottire la squadra titolare di Primavera (Crimi) e gente ripescata dopo essere finita fuori rosa (Galasso, nel finale anche Strambelli): un po' troppo per sperare anche solo qualcosa. Il mercato di gennaio è ancora lontano, quindi il futuro dei pugliesi, già non floridissimo, promette proprio poco.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
21/11/2010 23:30
 
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Il Napoli ne segna 4
a un Bologna vero

Nonostante la crisi societaria, Malesani ottiene dai suoi carattere, ma gli azzurri sbloccano subito il risultato con Maggio e poi continuano con una doppietta di Hamsik e il sigillo finale di Cavani che riaggancia Eto'o in classifica marcatori. Ora il secondo posto della Lazio è a due punti

NAPOLI, 21 novembre 2010 - A prima vista si potrebbe dire: bella forza, con un Bologna conciato in questo modo... In realtà sul campo non si è vista la crisi societaria degli emiliani, ma la prova di carattere che Alberto Malesani chiedeva. E nel secondo tempo, dopo gli aggiustamenti tattici del tecnico, si è visto anche il gioco. Così il 4-1 inflittogli dal Napoli acquista ancora maggior valore, e il balzo in avanti in classifica pure.


VANTAGGIO LAMPO — Si comincia con un minuto di silenzio in omaggio a Dino De Laurentiis, zio di Aurelio e grande produttore cinematografico, deceduto nei giorni scorsi. In tribuna anche il presidente del Coni Gianni Petrucci. Poi si gioca, e il Napoli impiega soli 4 minuti per passare in vantaggio. Fa tutto Maggio, che prima procura un corner, poi va a centro aerea a staccare più in alto di tutto per schiacciare di testa sul palo lungo. Quindi non esulta, probabilmente in polemica per le critiche ricevute in seguito al suo avvio di stagione non brillantissimo. Il Bologna ha il merito di non perdersi d'animo (il gruppo si era caricato con un "hurra" collettivo con panchina e tecnici prima dell'inizio) e anzi col passare dei minuti acquisisce un certo predominio territoriale. Dal canto suo, il Napoli lascia fare, pronto a ripartire con i suoi turbo, Lavezzi in primis. Il Pocho cerca spesso la conclusione personale, anche quando sarebbe magari più proficuo affidarla a un compagno. Il volume di gioco del Bologna, comunque, non produce lavoro per De Sanctis. Ne produce invece per Viviano, perché dopo la mezzora la difesa bolognese serve due assist nel giro di altrettanti minuti agli attaccanti napoletani (nell'ordine Cavani e Lavezzi) che non ne approfittano. I due però si fanno perdonare di lì a poco confezionando il contropiede che sarà concluso da Hamsik: sinistro secco e deviazione di un difensore che spiazza il portiere. Il Bologna riprova ad abbozzare una reazione, ma Mazzarri ha approntato una gabbia di difensori per un Di Vaio che diffilmente trova qualche compagno che glieli porti via: così, anche quanto a occasioni, il 2-0 con cui si va all'intervallo ci sta tutto.


LA RIPRESA — Si riparte e la squadra sotto di due gol sembra il Napoli, che aggredisce subito e trova nuovamente un gol dopo pochi minuti, sempre su azione di corner. Stavolta l'esecuzione è rasoterra, due tocchi a prolungare e ancora Hamsik si ritrova un invitante pallone da pochi passi: appoggio di piatto ed è 3-0. Il Bologna però non è quello del primo tempo, perché Malesani ha pompato forze fresche in attacco inserendo Siligardi e Meggiorini, che si danno subito da fare: arrivano finalmente le occasioni e per De Santis c'è lavoro, anche non facile. Il portiere salva due o tre pericoli ma non può nulla sul colpo di testa di Meggiorini, ben imbeccato da Rubin, a metà tempo. Seguono alcuni minuti in cui il Bologna sembra credere nel miracolo, ma il Napoli ha gli uomini e i piedi per rimettere le cose a posto: basta una combinazione Lavezzi-Sosa sulla sinistra conclusa da un bell'assist in mezzo del secondo, ed ecco Cavani che mette dentro preciso sul secondo palo, chiudendo la partita (e tenendo il passo di Eto'o in classifica marcatori a quota 9 gol).

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
22/11/2010 22:06
 
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SERIE A 2010/2011 13ª Giornata (13ª Andata)

Anticipi del 20/11/2010
Roma - Udinese 2-0
Milan - Fiorentina 1-0
Incontri del 21/11/2010
Genoa - Juventus 0-2
Brescia - Cagliari 1-2
Catania - Bari 1-0
Cesena - Palermo 1-2
Chievo - Inter 2-1
Lecce - Sampdoria 2-3
Parma - Lazio 1-1
Napoli - Bologna 4-1

Classifica
1) Milan punti 29;
2) Lazio punti 26;
3) Napoli punti 24;
4) Juventus punti 23;
5) Roma punti 22;
6) Inter e Palermo punti 20;
8) Chievo e Sampdoria punti 19;
10) Catania, Genoa e Udinese punti 17;
13) Fiorentina e Parma punti 15;
15) Bologna e Cagliari punti 14;
17) Lecce punti 12;
18) Brescia e Cesena punti 11;
20) Bari punti 9.
27/11/2010 21:42
 
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Pazzini tra il Milan e la fuga
Rossoneri bloccati dalla Samp

Finisce 1-1 a Marassi tra la squadra di Di Carlo e i rossoneri. In vantaggio in chiusura di primo tempo con l'ottimo Robinho, la capolista si fa riprendere dal centravanti toscano. Nel finale occasioni per Pozzi, Seedorf e ancora Binho

GENOVA, 27 novembre 2010 - Raramente scoppole sonore sono così salutari. Era il 19 ottobre e il Milan uscì massacrato dal confronto al Bernabeu con il Real Madrid. Da allora è nata una nuova squadra. Una squadra che però con l'1-1 sul campo della Sampdoria rallenta dopo 5 vittorie consecutive tra serie A e Champions. Ma il punto non è disprezzabile in assoluto. Nel finale Seedorf e Robinho hanno avuto le occasioni per il 2-1. Certo, una vittoria sarebbe stata assai preoccupante per la concorrenza, ma ad Allegri restano la prestazione, piuttosto convincente, la consapevolezza di aver chiuso un periodo durissimo con un bilancio più che positivo e la ragionevole certezza di aver trovato l'assetto che potrà dargli nuove soddisfazioni in futuro.


LA SVOLTA — Dicevamo della sconfitta di Madrid. Lì Allegri si è convinto che Pirlo, Seedorf, Dinho, Pato e Ibra non potevano giocare insieme. Da allora si sono infortunati Pato e Inzaghi. E' stato fuori Pirlo. E' stato accantonato Ronaldinho, a Marassi alla sesta panchina consecutiva. Il brasiliano è entrato solo per i 4' di recupero. Scelta tanto chiara quanto preoccupante per lui. Anche perchè Robinho sembra sempre più dentro a questo Milan. Gioca Seedorf dietro a Binho e Ibra. Con tre mastini a centrocampo. Risultato? Milan un po'meno bello da vedere. Ma più efficace. La squadra pressa. E' meno vulnerabile dietro, pur tenendo un po' meno palla.

LA SAMP — Solo applausi per la Samp e per Mimmo Di Carlo. Che tira fuori un punto da una squadra incompleta dopo la rottura con Cassano. Sfruttando le doti dei suoi e allestendo una fase difensiva che concede relativamente poco a una squadra di campioni. Vincere a Marassi sarà dura per tutti, Fantantonio o meno. Certo, se poi a gennaio arrivasse una spalla per Pazzini...


LA PARTITA — Allegri sceglie l'adattato Bonera in difesa a sinistra. Ma da quella parte Mannini non combinerà nulla. In mezzo Boateng fa rifiatare Flamini. Di Carlo, che oggettivamente può scegliere poco, mette il piede nobile e la lentezza di Tissone insieme al rientrante Palombo in mezzo, con l'acerbo ma generoso Marilungo accanto a Pazzini. Guberti, talento lanciato da Sonetti ad Ascoli, è l'uomo delegato al cambio di passo a sinistra. Il Milan parte con intensità. Difesa alta. Tre maestri della pressione. Un trequartista (Seedorf) al di sotto dei suoi livelli, ma soprattutto un Robinho che gioca la sua miglior partita da quando è arrivato. Tre suoi tiri da fuori stuzzicano Curci. Ma è soprattutto il suo movimento a mettere a disagio la Samp. Normale che il gol arrivi da lui, bravo a farsi pescare in area da Ibra e a battere Curci. La Samp? Tutta in un controllo sbagliato da Pazzini dopo l'errore di Nesta. Perdonateci la banalità, ma senza Cassano è proprio dura far male.

OCCASIONE COLTA — Ma i doriani anche senza Fantantonio hanno delle qualità. Sono sempre compatti. Non mollano mai. E, se è vero che faticano a creare gioco, sono insidiosi sulle palle inattive. Detto fatto. Gastaldello svetta sul corner di Ziegler, provocato da un rinvio errato di Abbiati, e serve Pazzini. Da due passi il Pazzo non li sbaglia certi gol. E fanno quattro in sei giorni dopo la tripletta di Lecce. 1-1 non del tutto meritato. Ma legittimato in seguito. Perchè, dopo gli innesti di Koman e Pozzi per Guberti e Marilungo, Abbiati sventa il 2-1 proprio di Pozzi, che si presenta col gran colpo di testa.

FIATO CORTO — Ma il Milan ha uno spirito e una forza in parte sconosciuti in passato. I rossoneri hanno giocato in Champions. Vengono da un periodo molto intenso. E i giocatori da ruotare, complici gli infortuni, non sono stati poi moltissimi. Eppure il finale è tutto rossonero, nonostante un Ibra lontano dai suoi livelli. Ambrosini e Gattuso coi loro infiniti polmoni ripigliano il controllo della mediana. E la Samp chiude sbuffando, graziata da Seedorf che calcia su Curci dopo l'assist di Ambrosini e aiutata dalla deviazione di Accardi nel recupero che priva Binho della doppietta. Finisce 1-1. Il pari dei rimpianti. Ma anche della consapevolezza.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
28/11/2010 13:59
 
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La Juve si salva nel finale
Con la Fiorentina è 1-1

I bianconeri in rimonta trovano il pareggio contro i viola: subito in vantaggio gli ospiti su autogol di Motta, poi nella ripresa cresce la squadra di Delneri. Boruc para due volte, poi sbaglia sulla punizione di Pepe. La Juve resta a -6 dal Milan

MILANO, 27 novembre 2010 - Dodici risultati utili di fila, ma vetta che resterà a sei punti di distanza. La Juventus non può esultare. Gara di sostanza in trasferta, vantaggio, ma vittoria che non arriva, classifica che resta piuttosto magra e il rischio di aver perso per qualche settimana Gilardino. Nemmeno la Fiorentina può far festa. A Torino finisce 1-1, viola avanti a partita appena cominciata, con un cross teso di Vargas deviato nella propria porta da Motta, Juve che rimonta con una punizione di Pepe che probabilmebnte voleva essere un cross: Boruc ha fatto un passo in avanti di troppo, è scavalcato, la frittata è fatta. In mezzo un primo tempo in cui domina Vargas e una ripresa in cui la Juve prende possesso del campo, più di forza e di nervi che con idee e gioco. Passi indietro, per la squadra di Delneri, sul piano del gioco, ma il collettivo è solido e non crolla più alla prima avversità. La squadra di Mihajlovic dimostra di essere più dura di quanto non dica il risultato, ma si fa prendere un po' dal panico quando i bianconeri crescono.


SFIDA SULLA FASCIA — Lo si sospettava già alla vigilia: Juventus-Fiorentina poteva decidersi su una fascia, quella dove si incrociavano Krasic e Vargas, con il supporto di Pasqual e Motta. Vince il peruviano e non solo perché segna (o meglio provoca) il gol del vantaggio: Vargas è in palla, mette in croce Motta, sfrutta le sovrapposizioni di Pasqual, tira al volo e piazza cross. Insomma, tutto il repertorio, mentre il serbo fatica a saltare l'uomo, stasera. Così ci penserà un altro esterno, Pepe, a riequilibrare la gara: prima del gol aveva sbagliato qualche cross di troppo, dopo si ricicla anche terzino.

JUVE, MANCA AQUILANI — C'era Aquilani al centro della Juve che ha cambiato marcia, qualche tempo fa. C'è anche stasera, Aquilani, ma sarà per il freddo, sarà per il problema alla coscia destra, il centrocampista non è il faro delle ultime uscite. Arriva in ritardo su alcuni palloni, limita scatti e contrasti, non trova aperture e lanci. Così i bianconeri faticano a creare gioco, anche perché Del Piero, preferito a un acciaccato Iaquinta, raramente entra nel vivo dell'azione. Infatti questi due sono i primi ad uscire e a lasciare il posto a Iaquinta (che farà da riferimento centrale) e Pepe. La difesa conferma di avere uno scarso feeling con l'Olimpico: undicesimo gol subito in casa, contro soli tre in trasferta. A soffrire è soprattutto Motta, peraltro poco protetto da Krasic. ma è soprattutto il gioco che non decolla: poche idee, tanti cross dalla trequarti che fanno la felicità di Boruc e compagni. Alla fine si va con azioni di sfondamento, Iaquinta e Chiellini vengono fermati da mezzi miracoli di Boruc, poi il gol di Pepe.


FIORENTINA, GILA SI FERMA — Fra i viola Gilardino prende molto presto una botta alla testa: torna in campo ma raramente riceve palloni giocabili. Non fa mancare, però, il solito lavoro spalle alla porta, a far salire la squadra, finché non si deve fermare per un infortunio muscolare alla coscia sinistra. Un problema, per Mihajlovic. D'Agostino e Donadel sono bravi a creare una prima linea difensiva, poi dietro ci pensa spesso un sicuro Camporese: il centrale classe 1992 era alla prima gara da titolare, ma dopo il debutto contro Ibrahimovic tutto deve sembrargli facile. Giustamente il difensore è sconsolato quando deve uscire per crampi: stava facendo bene, rischiava di ritagliarsi un posto. Mihajlovic ridisegna la squadra col 4-1-4-1: finisce che la squadra si rintana troppo dietro, che Boruc la salva in due occasioni, prima di sbagliare sulla punizione di Pepe. Poi si farà cacciare anche Felipe, creando problemi di formazione per la prossima gara a Mihajlovic.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
28/11/2010 15:28
 
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Super Stankovic: tripletta
Cinquina dell'Inter sul Parma

Gli uomini di Benitez vincono 5-2. Sotto per un gol di Crespo, rimontano nel giro di 5' con due tiri deviati del serbo e il 3-1 di Cambiasso. Crespo accorcia ancora, nella ripresa i gol del rientrante Thiago Motta e ancora di Stankovic. I nerazzurri recuperano due punti sul Milan: -7

MILANO, 28 novembre 2010 - Gol, gol e ancora gol. Senza Milito, senza Eto'o, si svegliano i centrocampisti. L'Inter infila la seconda vittoria di fila, dopo quella col Twente, ritrova i tre punti a San Siro (mancavano da oltre due mesi, 22 settembre) e recupera due punticini al Milan (ora è a -7). Batte 5-2 il Parma con una tripletta di Stankovic e reti di Cambiasso (già decisivo con gli olandesi) e di Thiago Motta. Il brasiliano rientra e va subito a segno: un'altra notizia positiva per Benitez. Sneijder esce infortunato, ma pare solo una botta. La gara a ora di pranzo si trasforma in una abbuffata di gol ed emozioni. Crespo riesce a risultare indigesto ai difensori centrali, ma la maggior fame di punti dei nerazzurri alla fine è premiata. Finora in campionato avevano segnato solo quattro giocatori: in 90' l'Inter quasi raddoppia. Vista la paura presa sul primo gol di Crespo, e subito dopo, potrebbero essere segnali di svolta.


CINQUE GOL IN 36' — Il primo tempo è pirotecnico, fra deviazioni sfortunate, centravanti che mettono in crisi i difensori, centrocampisti liberi in area. L'Inter entra spenta in campo, e subisce subito il gol di Crespo, che già dopo 2' è libero di colpire in area. Non trova la porta, ma al 5' è bravo sul suo solito taglio sul primo palo ad anticipare Castellazzi e Materazzi sul cross di Angelo e toccare per l'1-0. Il Parma convince in questa fase, ma a svegliare l'Inter ci pensano Biabiany e Stankovic: il francese è decisamente in palla, prova sempre i dribbling e gli riescono, il secondo trova due conclusioni deviate che nel giro di due minuti ribaltano la partita. Al 18' tira da fuori, centra la schiena di Lucarelli e trova l'1-1. Poco dopo, appena finito di festeggiare, raccoglie un assist di Biabiany e dal limite tira ancora: altra deviazione, stavolta di Antonelli, e Mirante ancora battuto. Non è finita, perché Biabiany bissa l'assist. Stavolta, al 23', lo fornisce di testa, prolungando un corner di Sneijder: sul secondo palo c'è Cambiasso libero di colpire di esterno per il 3-1. Parma alle corde? Non proprio, perché un rimpallo, stavolta fra Materazzi e Gobbi, al 36' premia gli ospiti: la palla finisce al limite a Crespo che di destro non sbaglia: 3-2. L'ex colpisce ancora, dopo il gol alla Lazio.


TORNA THIAGO MOTTA — E' giornata da gol: le occasioni continuano anche nella ripresa, il Parma si ferma contro pali e Castellazzi, l'Inter trova altri due gol. Il più festeggiato è quello di Thiago Motta che, appena entrato, risolve una mischia in area parmense con un destro sotto la traversa. Poi, al 30', Stankovic chiude la sua giornata di gloria con un rasoterra all'angolino per il 5-2.

INTER, LA GIORNATA DEI CENTROCAMPISTI — In casa Inter c'era apprensione per l'attacco, per la prima volta privo non solo di Milito, ma anche di Eto'o. Pandev fa il centravanti, prova a liberarsi al tiro, finisce spesso in fuorigico: non sempre convince, si mangia il gol del 6-2 ma i gol arriveranno per altre vie. Santon resterà alto per poco: poi torna a fare il terzino, con Zanetti avanzato a centrocampo, prima di arrendersi a problemi di stomaco, lanciando Natalino. Paradossalmente, però, è in difesa che l'Inter soffre di più: anche in quel settore mancano tre titolari, ma i sostituiti parevano più rodati. Invece Materazzi e Cordoba (messo in croce da Angelo) pasticciano spesso, E Crespo si inserisce in facilità fra i due difensori centrali. Alla fine di due migliori in campo saranno, insieme a Biabiany, i centrocampisti centrali: Stankovic e Cambiasso. E non solo per i gol: i due hanno ricominciato a cucire e ricucire per tenere insieme la squadra, supportando l'attacco, ma anche la difesa. Fondamentali.


PARMA, ANCHE RIMPIANTI — Nonostante i cinque gol incassati, il Parma può legittimamente disperarsi: nella partita senza esclusione di colpi e senza tatticismi mette insieme quasi lo stesso numero di occasioni dei nerazzurri, fallendo più volte il 2-0 e centrando due legni con Angelo e Crespo nella ripresa. Hernan fa praticamente tutto quello che vuole per tutta la gara, l'esterno si dimostra spesso pericoloso a destra, piazzando cross e tiri. Bene anche Candreva, mentre la difesa degli emiliani viene infilata ogni volta che l'Inter prova a spingere. Si interrompe così la serie positiva che durava da tre giornate. Domenica con l'Udinese l'immediata possibilità di ripartire.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
28/11/2010 19:30
 
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Di Natale, super tripletta
L'Udinese stende il Napoli

I bianconeri vincono 3-1 grazie a tre reti del loro attaccante. I partenopei traditi da Hamsik che regala il 3-0 con un brutto errore, segna subito ma poi si fa parare un rigore da Handanovic. Tra i friulani eccezionale prova di Sanchez, Isla e Inler

UDINE, 28 novembre 2010 - Se si ha un attaccante che alla seconda partita consecutiva in casa mette a segno un’altra tripletta dopo quella al Lecce, tutto diventa più facile. Ma non c’è solo tanto Totò Di Natale nella vittoria per 3-1 con cui l’Udinese ha steso il Napoli. C’è il lavoro di una squadra che oggi ha trovato in Sanchez, Isla, Inler e Handanovic tanti protagonisti positivi, ha capitalizzato tutte le occasioni avute e ha fatto complessivamente meglio degli avversari.


AMBIZIONI — Walter Mazzarri deve mandar giù una sconfitta che certamente ridimensiona un po’ le ambizioni dei partenopei, se non altro a livello mentale. Il primo tempo regalato ai pur bravi avversari senza trovare contromisure non deve aver fatto piacere ai tifosi napoletani. L’ottima reazione nella ripresa è stata solo la conferma che qualcosa va rivisto a livello di atteggiamento. Gli errori di Hamsik e Cavani hanno poi fatto il resto, condannando la squadra alla sconfitta. Il potenziale resta alto, il salto di qualità è però ancora lontano, specie alla luce del fatto che questa è la seconda sconfitta esterna consecutiva.


PICCOLETTI — E dire che gli ospiti erano partiti decisamente meglio dell’Udinese. La posizione di Hamsik e Maggio sulla destra ha mandato un po’ in crisi la difesa bianconera e situazioni pericolose si sono viste. Hamsik e Cavani, però, hanno solo prodotto conclusioni da lontano alte o nella bocca di Handanovic. L’Udinese ha decisamente sofferto ma poi al quarto d’ora il piano tattico di Guidolin, Pinzi dietro a Di Natale e Sanchez col supporto dei corridori Isla e Armero ai lati, ha cominciato a dare i suoi frutti. È bastato che la diga Asamoah-Inler recuperasse un pallone sulla trequarti per vedere sprigionarsi tutta la pericolosità dei micidiali piccoletti bianconeri. Palla per Armero sulla sinistra, verticalizzazione perfetta per Sanchez e atterramento di De Sanctis per l’inevitabile calcio di rigore. Di Natale ha completato l’opera portando in vantaggio i suoi con un destro imparabile.


LIMITI TATTICI — Un 1-0 più pesante di quanto si possa immaginare. Perché ha messo in difficoltà il Napoli, ne ha evidenziato alcuni limiti tattici ed esaltato lo schieramento dei padroni di casa, perfettamente predisposti per aspettare gli azzurri e colpirli poi in velocità. Mazzarri deve averlo capito ma non è parso trovare grande disponibilità dei suoi giocatori a cambiare le cose. In particolare ha chiesto a Lavezzi di aiutare di più i vari Gargano e Pazienza, quasi sempre tagliati fuori dal gioco sulle fasce, dove sono apparsi davvero scatenati Armero e Isla. L’Udinese ha rischiato poco e poi affondato molto ai lati, il Napoli ha girato a vuoto. E al 45’ ha pure preso il 2-0. Palla di Asamoah per Di Natale e Totò dai 25 metri lascia partire una folgore a giro che ha trovato l’incrocio dei pali. Botta tremenda per gli avversari.

GLI ERRORI DI MAREK — Nella ripresa tantissime emozioni. Il Napoli parte forte e prende il comando del gioco, anche aiutato dall’ingresso di Vitale. Ma al 7’ Hamsik si mangia il gol del 2-1 ben servito da Cavani. Il primo segnale che la sua partita è stregata. Perché al 12’ Di Natale batte un corner e lo slovacco, invece che proteggere il primo palo, salta forse pensando di colpire più forte il pallone. Che invece gli passa clamorosamente sotto i piedi per il più beffardo dei gol. Due errori da pianto che Marek cerca di mitigare esattamente un minuto dopo. Riceve palla ai 28 metri e spara un missile che Handanovic non può proprio vedere. Il Napoli ci crede, l’Udinese comincia a pagare l’enorme sforzo atletico ed ecco l’occasione per riaprire tutto. Ce l’ha ancora Hamsik su rigore procurato da Cavani. Il destro è forte ma stavolta Handanovic accende il radar, si tuffa dalla parte giusta e con la mano destra è strepitoso nel riflesso. Al 28’ tocca poi a Cavani a sbagliare in tuffo il 3-2, ben servito da Lavezzi, l'ultimo ad arrendersi. Finisce 3-1 per l’Udinese, con Guidolin che si sgola per cercare di convincere Isla a non attaccare più.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
28/11/2010 19:37
 
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Il Cagliari di Donadoni va:
il Lecce si ferma sul 3-2

Funziona la cura del tecnico subentrato a Bisoli, salentini travolti nel primo tempo da una doppietta di Matri e un colpo di testa di Canini. Inutile la reazione ospite nella ripresa. Il futuro di De Canio sempre più in bilico, con la lunga squalifica di Chevanton e il caso Corvia

CAGLIARI, 28 novembre 2010 - Due su due. Dopo Brescia, Donadoni si prende i tre punti anche al Sant'Elia e porta il Cagliari a quota 17, sinonimo di tranquillità. Quella che i rossoblù mettono in campo fin dal 1' col Lecce, trovando in appena 45' tre gol, un palo e tanta sostanza. Troppo "morbidi" i salentini per capire se la riscossa sarda è davvero cominciata, certo è che in 15 giorni sono arrivate le stesse vittorie conquistate da Bisoli nelle prime 12 giornate. Se Semeraro ha preso appunti, è probabile che il dopo-De Canio sia già iniziato: i 28 gol subiti (22 in trasferta) spiegano meglio di qualsiasi altro dato quale sia il primo, irrisolto problema dei giallorossi. Al di là della terza sconfitta consecutiva.


QUANTI REGALI — Per l'esordio casalingo, Donadoni conferma lo stesso undici vittorioso una settimana fa con l'unica eccezione Nenè al posto di Acquafresca. Risponde il Lecce in formato albero di Natale, con la difesa a quattro inedita formata da Vives, Diamoutene, Fabiano e Mesbah, più Munari e Di Michele in avanti, alle spalle di Jeda. Il Cagliari ringrazia e sfonda sulle fasce, soprattutto a destra con Perico. Al 5' la prima, doppia occasione: cross del laterale destro e Matri conclude timido, esaltando il riflesso di Rosati. La palla finisce a Nenè che d'esterno manda sul palo. Il tempo di passare al 4-4-2 che il Lecce è già sotto: Matri punta Diamoutene e Munari, dribbling e tiro in diagonale imparabile. La reazione? Non c'è e Matri raddoppia indisturbato 10' più tardi sul cross di Biondini. Il primo tempo diventa un allenamento, quelli di De Canio non pressano e Giacomazzi, che dovrebbe costruire, si nota solo per un colpo di testa parato da Agazzi.


CANINI E BLACK OUT — Segna anche Canini, dimenticato a centro area sull'angolo di Cossu, prima che le squadre vadano al riposo tra il sorriso di Donadoni e il silenzio dei salentini. Cosa accada negli spogliatoi non è dato saperlo, di certo i rossoblù sembrano restarci molto più del quarto d'ora canonico. Tra un rimpallo e un diagonale sporco, Olivera trova subito il gol del 3-1 che dà coraggio al Lecce, insieme a quel Donati inserito per puntellare la difesa. Se per mezz'ora si gioca in una sola metà campo (quella del Cagliari) la colpa è perlopiù dei rossoblù, come paralizzati di fronte a un avversario appena più tonico e meno pasticcione che nel primo tempo .

PAURA FINALE — Il 3-2 di Di Michele arriva al 36' sulla dormita della retroguardia sarda. E' il preludio all'assalto finale che sembra far parte di quel copione che solo una settimana fa aveva condotto il Lecce a rimontare da 3-0 a 3-2 contro la Sampdoria. Va così anche con il Cagliari, la rete del pari - nonostante i tentativi di Munari, Giacomazzi e Ofere - non arriva e anzi è Donati, con un intervento prodigioso da ultimo uomo, a evitare la tripletta di Matri. Cos'è mancato? Forse quel Corvia che in settimana aveva chiesto più spazio e per questo è stato lasciato a casa. Con la maxi-squalifica di Chevanton, le alternativa là davanti sono poche e vanno sfruttate tutte. Per i rossoblù, invece, è già tempo di pensare alla trasferta di Firenze, match di tutt'altra sostanza: con un Matri salito a 8 reti nella classifica marcatori (miglior italiano) e il recupero di Lazzari (più che un sostituto di Cossu), tutto improvvisamente diventa possibile.

DE CANIO AL CAPOLINEA? — In serata si è sparsa la voce delle dimissioni presentate dal tecnico del Lecce, Luigi De Canio. Pier Andrea Semeraro, presidente della squadra pugliese, ha risposto così al nostro inviato Luca Curino: "L'allenatore a fine partita si è domandato se il problema fosse lui, ma questi sono temi troppo delicati per parlarne a caldo. C'è chiaramente un problema psicologico, come dimostra l'approccio da vittima sacrificale che abbiamo con le partite. Ma ne parleremo domani".

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
28/11/2010 19:40
 
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SUPERSAGGIO
Nel pantano zero gol
per Brescia e Genoa

Finisce 0-0 al Rigamonti in una gara condizionata da una forte nevicata, anche se le due squadre disputano un bel primo tempo ricco di emozioni e lottano fino al 94'

BRESCIA, 28 novembre 2010 - Nevica fitto a Brescia, ma ciò non impedisce alla squadra di Iachini e al Genoa di condurre in porto uno 0-0 mai noioso e giusto. Risultato però che non cambia lo stato delle cose per entrambe. Per il Brescia che ottiene il terzo punto nelle ultime 10 partite; per il Genoa che non riesce a decollare.


MESTO DICE NO A CARACCIOLO — Le due contendenti chiudono la prima frazione senza gol, ma regalano agli spettatori del Rigamonti un'ottima prestazione. La partenza della gara è tutta rossoblù. La squadra di Ballardini attacca con personalità e già nei primi due minuti mette in condizione Toni di andare a rete. Il Brescia va subito in affanno e fatica a contenere il pressing dei liguri. Iachini fa alzare la squadra per placare il furore dei rossoblù e la grande occasione-gol dell'11' cambia completamente l'assetto della gara. Il colpo di testa di Caracciolo nell'area piccola viene fermato sulla linea da Mesto, con l'aiuto del palo. La replica è di Toni al 15'; una conclusione al volo dell'ex di turno che esce di pochissimo. Due miracoli di abilità su un campo che comincia a cedere sotto i fiocchi. Banti ne approfitta per fermare l'incontro e far ridisegnare le linee del campo cancellate dalla nevicata.

BERARDI SPINA NEL FIANCO — Dopo sei minuti di sospensione, il Brescia mette a referto un'altra occasione netta. Berardi, in assoluto una spina nel fianco a sinistra e tra i migliori in campo, servito da Zebina conclude a lato in scivolata a due passi da Eduardo. La fluidità di Berardi sulla fascia e la grande visione del gioco di Diamanti sono una costante che obbligano il Genoa a fare gli straordnari, senza poi dimenticare Eder che in bilico sui tacchetti cerca la porta e va anche in gol, anche se in netto fuorigioco. La neve cade, ma Brescia e Genoa resistono stoicamente, con i lombardi che mantengono il pallino del gioco e i liguri pronti a ribattere e ripartire.


PATTINAGGIO AL RIGAMONTI — Non ci sono cambi all'inizio della ripresa, ma sicuramente c'è un altro Genoa, più disinvolto e più a suo agio su un campo disastrato. E' solo questione di dettagli; probabilmente di zolle, ma Sereni e la difesa mettono una pezza tra i rossoblù e il gol. Ballardini vuole vincere e inserisce Palladino per Palacio; Iachini non ci sta proprio e toglie Eder per Possanzini, ma le condizioni ambientali e il terreno di gioco oltre a dilatare la stanchezza dei giocatori, impedisce il più semplice dei passaggi. Entra anche Dallamano per Berardi; mossa che si propone di regalare più muscoli nella fascia dove il Genoa spinge di più. Esce Diamanti per Kone, mentre Moretti prende il posto di Milanetto. Ma la grande occasione in pieno recupero è per i padroni di casa: un cross tagliato di Dallamano viene deviato da Eduardo che con un prodigio mette fuori tempo Caracciolo.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
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