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SUPERSAGGIO
Milan pazzo, pari col Bari
Ibra rosso, derby a rischio?

I rossoneri fanno 1-1 a San Siro e salgono a +5 sull'Inter. Rete di Rudolf, pari di Cassano, due reti annullate, espulso lo svedese per una manata a Rossi

MILANO, 13 marzo 2011 - Sì il Milan è pazzo. Allegri aveva allertato i suoi dopo il pari dell'Inter: "Se falliamo siamo matti". Così, in un pomeriggio grigio e arruginito, si fa imbrigliare dal Bari concedendo un pareggio ottenuto tra l'altro in inferiorità numerica dopo, udite udite, l'espulsione di Ibrahimovic per un colpo proibito a Rossi; rosso che mette a rischio la sua partecipazione al derby. Dopo il gol nel primo tempo di Rudolf, i rossoneri dominano la ripresa, ma colgono l'1-1 dopo il rosso a Zlatan, grazie a una prodezza di Cassano che contro i suoi ex non festeggia. Macchinoso e poco lucido, il Milan perde la grande occasione di staccare i nerazzurri, ma soprattutto sottolinea il momento no di Ibra che oltre a sbagliare sottoporta conferma stanchezza e una buona doese di nervosismo.


PATO E IBRA — Per dimenticare Londra serve la vittoria. Allegri non rinuncia a Pato che oltre a fare cose determinanti garantisce più movimento di Cassano. Senza Boateng, sulla sinistra del centrocampo schiera Merkel che può contare sul raddoppio di Antonini. Sulla mediana si affida alla solidità di Van Bommel e Gattuso, perché non bisogna sottovalutare l'avversario anche quando è dietro di 45 punti. Bortolo Mutti, infatti, ha voglia di fare uno scherzo alla prima della classe con un aggressivo 4-4-2 dove le punte sono Ghezzal e Rudolf.


RUDOLF NON SBAGLIA — Ma per quasi tutto il primo tempo, il Bari preferisce giocare di copertura, rintandandosi davanti a Gillet e concedendosi di tanto in tanto il contropiede. Di fronte ha però un Milan sdentato e senza cuore. Il pressing è costante, ma le occasioni latitano. I biancorossi si chiudono bene e non concedono il minimo spazio con una fase difensiva apprezzabile. A dare una mano ai pugliesi sono comunque i rossoneri che corrono poco e non fanno prevalare la loro superiorità tecnica. Il pressing del Milan si sintetizza tutto nella punizione terrificante di Ibra al 27', respinta non si sa come da Gillet e dal mancato aggancio dello svedese sul delizioso lancio di Thiago Silva al limite. Zlatan è lento come tutta la squadra che soccombe quando meno se lo aspetta. Proprio perché snobba la posizione di Rudolf al 39' sulla punizione di Almiron. Il tocco sulla destra dell'argentino è perfetto come il diagonale imparabile dell'ungherese.


CI PENSA CASSANO — Servirebbe più cattiveria per ribaltare il risultato. Allegri corregge all'inizio della ripresa inserendo Emanuelson per Merkel. L'olandese apre spazi, Robinho segna subito, ma in fuorigioco, il Milan spinge con rabbia, ma il gol non arriva. La foga è deleteria e proprio il brasiliano cede il passo a Cassano all'11'. Il barese contro il suo passato esibisce talento, ma viene subito accerchiato. Segna anche Ibra, ma tocca con la mano, mentre il Bari, modificato da Mutti con gli inserimenti di Rinaldi, Husekleep e Kopunek (fuori Masiello, Alvarez e Rudolf), resiste eroicamente con grande organizzazione. Al 27' Ibra conferma di attraversare un brutto momento allargando troppo un facile diagonale per poi vedersi sventolare il cartellino rosso per un colpo proibito su Rossi. L'inferiorità numerica permette al Bari di scatenare pericolosi contropiede, ma allo stesso tempo caricano il Milan che, come contro il Catania, assedia l'avversario. Allegri toglie Gattuso per Seedorf con lo scopo di regalare più ordine nel finale di gara e subito arriva il pareggio. Emanuelson trova il varco a sinistra per Antonini che coglie in mezzo all'area Cassano; destro di controbalzo del fantasista che batte Gillet. Il gol è benzina e scatena i rossoneri che mancano il 2-1 con Thiago Silva, Pato, Emanuelson e Seedorf. Non bastano però i 240 secondi di recupero per il miracolo. L'Inter tira un sospiro di sollievo: la sfida continua.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
13/03/2011 18:20
 
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SUPERSAGGIO
Il derby di Totti, festa Roma!
Lazio al tappeto: finisce 2-0

Il capitano giallorosso decide la stracittadina con una punizione bomba al 70' e un rigore nel recupero. Partita non bellissima e abbastanza nervosa: espulsi Radu e Ledesma tra i biancocelesti

ROMA, 13 marzo 2011 - Il settimo sigillo di Francesco Totti, e poi l’ottavo su rigore a partita finita, regala alla Roma la quinta vittoria consecutiva nel derby e rilancia le speranze giallorosse in chiave Champions, anche se il caterpillar Udinese, che segna a raffica e passa pure a Cagliari, ammutolisce l’intero Olimpico nella corsa all’Europa di prima classe. Il capitano festeggia col dito in bocca e in tribuna Ilary alza al cielo il piccolo Christian felice nel vedere il papà a braccia alzate. La giustizia invocata alla vigilia da Edy Reja – sconfitto quattro volte su quattro nelle stracittadine – non c’è. Ma c’è poco della sua Lazio - troppo timorosa di perdere e contratta nel gioco - che nel finale perde la testa con Matuzalem da prova tv (odiosa e pericolosissima tacchettata in faccia a Totti già per terra) e Radu che rifila un’assurda capocciata a Simplicio a gioco fermo, prima del rigore conclusivo, quando vede il rosso pure Ledesma. Vince il suo primo derby da allenatore Vincenzo Montella e del resto non poteva essere differentemente guardando alla storia dei derby nelle idi di marzo: 9 anni fa, da giocatore segnò 4 gol (unico nella sfida romana) per un clamoroso 5-1 il 10 di marzo.


RISCHIO MENEZ — Reja parte con la formazione preparata in settimana, mentre Montella presenta una Roma più offensiva con Menez insieme a Totti e Vucinic. Ma è soprattutto Pizarro a mettere un pizzico di peperoncino in un primo tempo con più passaggi sbagliati, che giocate efficaci. Perché se il primo tiro in porta è di Matuzalem, che dal limite cerca la precisione, Doni è però attento nonostante una foresta di gambe davanti. È il cileno un minuto dopo a scuotere il derby e la traversa con un gran tiro dai 25 metri che supera Muslera ma rimbalza sul legno. La Lazio, dopo quattro derby consecutivi persi, è più guardinga e prova a non concedere spazi. Ma sono gli errori e i falli brutti a far discutere. Come una punizione da discreta punizione che Vucinic tira sull’arbitro, che non può essere il mago Silvan.


GOMITATA — C’è anche una gomitata di Menez in testa a Ledesma, non vista. Alla mezz’ora i romanisti chiedono il rigore: contropiede avviato di tacco da Totti, Vucinic per Menez, contrastato da Matuzalem nei dintorni della riga del limite area: Tagliavento vede e lascia giocare. Mette il naso fuori la Lazio, con Hernanes che scaglia un tiro-cross di sinistro, che passa vicino al palo più lontano. Ma la Roma è più efficace e in finale di tempo sfiora il gol. Su un bell’assist di De Rossi, Totti perde l’attimo buono per il tiro e allarga per Menez: dal fondo cross basso che Juan gira a botta sicura, ma Ledesma – il migliore della Lazio – “para” con una bella scivolata.


RIPRESA VIVACE — Riparte meglio la Roma. Si sveglia anche la Lazio che nella stessa azione effettua due cross pericolosi dal fondo con Sculli. Continua a piovere forte, le squadre si allungano e quantomeno ne guadagna lo spettacolo perché gli spazi si allargano. Menez – abbastanza deludente e svogliato – viene sostituito da Montella, che gli preferisce Taddei: il francese si toglie la maglia e la butta sulla panchina, ennesimo segnale di nervosismo in casa Roma. Una punizione di Ledesma sfiora l’incrocio dei pali. Grande occasione per Floccari, quando Hernanes gli cuce in testa un cross che il centravanti angola un po’ troppo e la palla sfila fuori. È l’ultimo guizzo della Lazio, che scompare dalla sfida per restare presente solo a nervi scoperti. Da una punizione dal limite, Totti scocca il tiro avvelenato che sguscia sotto il corpo di Muslera. Per il portiere uruguaiano – infastidito da un laser puntato in faccia – quella porta sotto la sud è maledetta: nell’aprile scorso prese due gol di cui uno sempre su punizione di Vucinic. Mentre nel novembre passato, andata di campionato, il rigore calciato malamente da Borriello gli passò sotto il corpo.

LUCIDITÀ — La Roma a questo punto mantiene la lucidità per gestire il finale convulso, con due espulsi (e potrebbero essere di più per la Lazio, leggi Matuzalem). Una spinta di Biava a Simplicio provoca l’ennesimo rigore del derby e Totti non si fa sfuggire l’occasione per una doppietta da incorniciare. Finisce con la sud in festa e la curva nord che se la prende con Lotito e Reja. Intanto al quarto posto sale però l’Udinese.

Maurizio Nicita

Fonte: gazzetta
13/03/2011 18:24
 
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Udinese, la corsa continua
Quattro gol al Cagliari

Apre Benatia, perla di Sanchez, poi doppietta del solito Di Natale: la squadra di Guidolin ora e temporaneamente terza, superando la Lazio e agganciando il Napoli. Friulani letali in contropiede, organizzati in difesa, quasi perfetti a centrocampo: quinta vittoria di fila in trasferta

MILANO, 13 marzo 2011 - In una serie A in cui le prime hanno incominciato ad andare piano, c'è una squadra che continua a sfrecciare come un treno in corsa: è l'Udinese, che dopo aver spazzato via anche il Cagliari si ritrova (almeno temporaneamente) al terzo posto in classifica, alla pari col Napoli. La squadra di Guidolin non perde dal 19 dicembre, non prende gol dal 2 febbraio, ha una serie aperta di nove vittorie e tre pareggi, infila la quinta vittoria consecutiva in trasferta. Nel girone di ritorno, sarebbe prima per distacco e avvicina l'Inter come miglior attacco della Serie A. Ne segna quattro al Cagliari, che pure era una delle squadre più in forma del campionato.


SANCHEZ DRITTO ALLA META — L'immagine dell'Udinese attuale, impegnata in una corsa che pare inarrestabile, corrisponde a quella di Alexis Sanchez in occasione del secondo gol. Il cileno parte dalla sua metà campo, fa sedere Astori con un doppio passo, salta Agazzi e segna a porta vuota. Il bello, se guardate bene, è che praticamente non cambia mai direzione, correndo dritto per dritto e saltando i difensori con le finte: dritto alla meta, come l'Udinese. I bianconeri dopo un paio di parate di Agazzi avevano aperto le danze con un colpo di testa di Benatia, su calcio d'angolo. L'impressione è che, una volta in vantaggio, i friulani siano difficilmente arginabili: appena concedi loro spazi, affondano con facilità.


MACCHINA PERFETTA — Lo fanno a inizio ripresa, quando Sanchez con due assist fornisce a Di Natale il gol numero 200 e 201 da professionista: sul primo Totò apre e chiude il triangolo, trovando una deviazione sul tiro che inganna Agazzi, sul secondo ancora triangolo, e poi deve solo spingere dentro di piatto. Ventiquattro le reti in campionato, con conferma del titolo di capocannoniere prenotata. Ma dietro alla coppia d'oro c'è una squadra intera che si muove in maniera quasi perfetta: il 3-5-2 ha interpreti adattissimi sulle fasce, con Isla e Armero (un po' nervoso) a loro agio su entrambi i fronti, tre centrali difensivi sempre attenti, gente che sa giocare la palla in mezzo. Perché se l'Udinese è letale in contropiede, quando vuole sa anche rallentare e fare possesso palla.

CAGLIARI, 40' DI RESISTENZA — Il Cagliari non può quindi che arrendersi: resiste una quarantina di minuti, prova ad accorciare sul 2-0 con una acrobazia di Ragatzu, lanciato titolare per l'assenza di Nené. Poi affonda: sempre piuttosto inconsistente Acquafresca, condizionato dal giallo dopo 3' Conti, in giornata-no Astori. Se ne riparla domenica prossima: non capita tutte le settimane di doversi opporre a un treno in corsa.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
13/03/2011 18:32
 
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Fiorentina, riecco Vargas
Il Chievo non vince più

Una punizione del peruviano dà la vittoria ai viola, al settimo risultato utile in fila. I veronesi reagiscono tardi e ormai la striscia negativa dura da un mese e mezzo

VERONA, 13 marzo 2011 - Lo aspettavano da mesi, Juan Manuel Vargas. Lui e il suo piede sinistro, che tanto aveva impressionato negli ultimi anni e che stentava a ritrovarsi con la gestione Mihajlovic. Punizione vincente, alla prima da titolare dopo il lungo infortunio; l'acquisto migliore della Fiorentina in vista del finale di stagione? Staremo a vedere. L'1-0 con cui i viola passano a Verona è la conferma dell'ottimo periodo di forma dei toscani. Tutto il contrario del Chievo, che non vince da un mese e mezzo.


QUELLA SERA... — Il 2 febbraio di quest'anno è la data spartiacque per entrambe le squadre. In quel turno infrasettimanale di campionato il Chievo aveva battuto il Napoli, e da allora i veronesi sono rimasti al palo: due pareggi e quattro sconfitte. Troppa rilassatezza, a salvezza mezza acquisita? Di contro, sempre quella sera, la Fiorentina ha iniziato una marcia di sette risultati utili, compreso quello di oggi: 1-0 al Genoa e la stagione, che sembrava persa nell'anonimato, ora ha tutto un altro sapore. Ottavo posto a braccetto con il Palermo, seppur a distanza di nove punti dalla zona Europa.

VITTORIA GIUSTA — Dunque, Vargas. Il gol della vittoria è suo, con una punizione dal limite su cui la barriera del Chievo si apre malamente, ma il risultato poteva essere più ampio. Due pali, uno di Santana e uno di Mutu (seppur in fuorigioco), certificano il predominio viola al Bentegodi: e Sorrentino compie almeno due parate super. Una supremazia figlia della miglior disposizione in campo dei viola, soprattutto sulle fasce: soprattutto a sinistra, dove Pasqual sforna cross al bacio e Vargas, appunto, timbra il gol e dà profondità.


ZERO FANTASIA — Vittoria meritata, dunque, anche perché il Chievo si sveglia tardi. Troppo rinunciatari, gli uomini di Pioli, specie nel primo tempo. Con un centrocampo a cinque, che in realtà vuol rinforzare la difesa (Sardo e Jokic sono terzini), il tecnico dei veronesi vorrebbe soffocare le fonti di gioco della Fiorentina, ma resta col cerino in mano. Nessuno costruisce, Constant sta 90' in panca e Bogliacino va addirittura in tribuna: fantasia, insomma, zero, o quasi. Certo, mancava Fernandes: ma basta come giustificazione?

URIBE CI PROVA — Le uniche occasioni le crea, quasi di rabbia, il colombiano Uribe, che entra a metà secondo tempo. Boruc deve finalmente impegnarsi per sventare qualche pericolo: l'ultimo brivido arriva da un corner su cui si avventa addirittura Sorrentino, ma il portiere polacco è attento. Nella giornata della resurrezione di Vargas segnaliamo il rientro, con nuovo problema fisico, di Luciano, il vero "premio sfiga 2011": il brasiliano, dopo 6 mesi di assenza per guai e ricadute muscolari rivede il campo, ma viene sostituito. Ecco, sia lui che il Chievo non devono lasciarsi abbattere, perché la terz'ultima (il Lecce) è ancora a quattro punti.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
13/03/2011 18:36
 
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SUPERSAGGIO
E' Bologna formato Europa
Il Lecce e Di Canio crollano

Basta un gol di Ramirez e una gara attenta alla squadra di Malesani per espugnare il Via del Mare. Brutta battuta d'arresto per i giallorossi, che restano terz'ultimi in classifica.

LECCE, 13 marzo 2011 - Era un Lecce che doveva riscattare la sconfitta interna contro la Roma, invece la squadra di De Canio è costretta da un Bologna ordinato e cinico a registrare il secondo stop interno consecutivo. Ma quello che preoccupa di più i tifosi salentini, al di là di una sconfitta che comunque fa molto male e complica la corsa alla salvezza (il Lecce resta terz'ultimo ma viene superato anche dal Cesena), è il nervosismo di un gruppo che fatica a ritrovarsi. La vittoria contro la Juve, insomma, è un lontano ricordo, così come quel gioco spumeggiante e l'unità di intenti mostrata non più di qualche settimana fa. Oggi, viceversa, c'è solo tanto nervosismo (sintomatica l'ennesima lite tra De Canio e Chevanton) e un ambiente per nulla sereno. Tutt'altra atmosfera, ovviamente, in casa Bologna: i ragazzi di Malesani arrivano a 39 punti, che sarebbero 42 senza penalizzazioni. Gli stessi della Juve: dunque, perché non sognare in grande?


IO VAGABONDO — Casarini finisce il suo tour del campo e assaggia anche il sapore del ruolo di laterale basso: è sua la fascia destra in sostituzione di Garics e Moras. Davanti Malesani si affida all'estro discontinuo ma scintillante di Ramirez, che affianca il capitano Di Vaio; Della Rocca confermato nela posizione di trequartista atipico. De Canio dà una rinfrescata: Tomovic rientra a destra, Brivio confermato a sinistra, davanti ci si affida al duo tutto pepe Corvia-Jeda; ad Olivera e Munari il compito di innescarlo dalle linee laterali.


GASTONE FORTUNATO — Il Lecce comincia decisamente meglio, grazie soprattutto a Corvia che prima svetta e impegna Viviano e, poi, sempre di testa, costringe Della Rocca all'affannosa respinta sulla linea. Lo sprint della squadra di De Canio, però, dura una decina di minuti, nei quali il Bologna arretra ma non si scompone, tanto che dopo la sfuriata iniziale, i ragazzi di Malesani abbassano i ritmi e controllano la gara. Fino al 33', quando alla prima occasione, passano: Ramirez raccoglie un pallone vagante in area e, in diagonale, trova l'unico spazio utile per battere Rosati.


IL GIALLO — La partita, che si era spenta, si rianima: Corvia (favorito da un assist di mano di Olivera) sfonda centralmente e supera Viviano, la palla sbatte sulla parte bassa della traversa e poi a cavallo della linea di porta. In presa diretta si ha la sensazione del gol, ma neanche i replay chiariscono, anche perché difficile stabilire se la sfera superi interamente la linea. Ma il Lecce non riesce neanche a perdersi in proteste, perché Ramirez approfitta della confusione per involarsi verso Rosati, l'estremo difensore giallorosso, però, si supera e gli nega la doppietta.

GIGI ALLA MOU — De Canio all'intervallo si prende tutto il tempo (e forse anche di più) per cercare di scuotere i suoi, ma poiché nei primi minuti della ripresa la reazione tanto attesa non si vede, ecco anche altre mosse in salsa portoghese: doppio cambio, fuori Jeda e Brivio, dentro Chevanton e Mesbah, nella speranza che i nuovi innesti possano dare la scossa ad una squadra parsa provata dallo svantaggio. In realtà, il Bologna continua a tenere bassi i ritmi, senza soffire più di tanto sulla (timida) pressione avversaria. Mesbah, tuttavia, ha solo bisogno di carburare, ma quando il motore è caldo, comincia a scaldare la fascia sinistra: qualche buon traversone e una bella conclusione che sfiora l'incrocio.


STORIE TESE — Oltre alla buona volonta dell'algerino, però, ci sono davvero poche note liete per Di Canio, anche perché quando Corvia riesce a trovare la via della rete, Peruzzo annulla giustamente per fallo di Vives su Viviano, costretto al cambio per probabile rottura del setto nasale. Il tecnico giallorosso, infine, conclude lo show richiamando il neo entrato Chevanton per dare spazio a Piatti: l'uruguaiano esce attonito. Lo stesso atteggiamento dei tifosi di casa, che assistono inermi ad un finale decisamente troppo dimesso per una squadra che vuole salvarsi.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
13/03/2011 18:41
 
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Genoa, sboccia Floro Flores
Il Palermo non si rialza

L'attaccante napoletano decide l'incontro a un quarto d'ora dalla fine. Risultato giusto, i liguri sprecano diverse occasioni. Nel finale Pinilla sfiora il pari

GENOVA, 13 marzo 2011 - Floro Flores torna a far sorridere il Genoa. L'attaccante decide un gran bel match a un quarto d'ora dalla fine, e porta i suoi a quota 38 (-2 dai rosanero). Risultato giusto, alla luce del miglior gioco espresso dalla squadra di Ballardini, che torna a vincere dopo due sconfitte di fila. Sprofonda invece il Palermo, alla quinta sconfitta consecutiva (quattro senza andare in gol). Il simbolo della crisi è Javier Pastore, in ombra per gran parte del match.


AVVIO — Alla sua seconda uscita, Cosmi cambia ancora il volto dei rosanero. Dopo il 3-5-2 visto contro la Lazio, passa a un 3-4-1-2 con Pastore trequartista e l'inserimento di Hernandez accanto a Miccoli. Nel primo tempo il modulo non dà i frutti sperati. Cosmi si sbraccia chiedendo di cercare il talento argentino, che tocca pochi palloni e li sbaglia quasi tutti. Dopo sette minuti perde uno degli esterni alti, Cassani, sostituito da Darmian. Meglio il Genoa (4-4-2) in avvio, con Konko preferito a Rafinha sull'out destro, il tandem Palacio-Floro Flores davanti e la coppia Kucka-Veloso a fare un gran lavoro in mediana.

PALACIO — L'ex Boca Juniors è il più pimpante. Dopo nemmeno un minuto si trova un buon pallone sul lancio dalle retrovie di Kaladze, ma è bravo Munoz e salvare. L'occasione migliore gli capita però al 12', quando scatta sul filo del fuorigioco e si fa ipnotizzare dall'uscita di Sirigu. Il primo tempo è vivace, con repentini cambi di fronte e folate da una e dall'altra parte. Bovo rischia un autogol dopo una bella giocata sull'asse Konko-Floro Flores; l'attaccante napoletano manda a lato di testa un buon pallone capitatogli sul secondo palo; Kucka, Balzaretti e Darmian ci provano da fuori. Manca solo il gol e un bel primo tempo si chiude sullo 0-0.


RIPRESA — Il secondo tempo riprende senza variazioni e con la stessa intensità. Il Palermo cerca subito il colpo a sopresa e quasi lo trova, con un bel sinistro di Hernandez di poco a lato. Ma è sempre il Genoa a mostrarsi più solido, supportato dalla corsa degli infaticabili Rossi e Kucka, dalla regia del ritrovato Veloso e dal movimento costante di Palacio. Dall'altra parte, Pastore continua a sorprendere in negativo, sbagliando tocchi decisivi e perdendosi in giocate futili. L'intesa con Miccoli non va e Cosmi inserisce Ilicic, avanzando l'argentino. Al 19' Genoa vicinissimo al gol: cross di Veloso, testa di Konko (che sfiora appena) e gran parata di Sirigu. E' la prima avvisaglia. Dieci minuti dopo Darmian sfiora l'autogol centrando la traversa su un corner. E un minuto più tardi arriva il doppio urlo di Marassi (l'altro è per il gol del Catania alla Samp): Sirigu respinge un destro di Palacio e Floro Flores appoggia a porta vuota. Nel finale viene fuori l'orgoglio palermitano. Pastore inventa una giocata straordinaria per Pinilla che, appena entrato, spara alto a tu per tu con Eduardo. Finisce 1-0, ed è giusto così.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
13/03/2011 18:45
 
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Llama rilancia il Catania
La Samp ora trema

Un gran gol del centrocampista a 15 minuti dal termine regala i tre punti alla squadra di Simeone. Cavasin non fa il miracolo: i blucerchiati, in dieci dal 23' del primo tempo per l'espulsione di Tissone, restano a +3 sulla terzultima

CATANIA, 13 marzo 2011 - Il Catania batte la Sampdoria in una sfida cruciale in chiave salvezza, scavalca in classifica i blucerchiati e li inguaia. Decide un gran sinistro di Llama a dieci minuti dal termine. L'arrivo di Cavasin non inverte la rotta in casa Samp: i blucerchiati, in dieci dal 23' del primo tempo per l'ingenua espulsione di Tissone, puntano tutto sul pareggio e quando vanno sotto non hanno più le forze per reagire.

CATANIA AVANTI TUTTA — Simeone deve fare a meno degli infortunati Martinho, Biagianti, Bellusci, Sciacca e Capuano. In campo una squadra spregiudicata: l'unico interditore a centrocampo è Carboni, al suo fianco c'è Lodi; in avanti Gomez, Ricchiuti e Bergessio alle spalle di Maxi Lopez; in difesa, davanti ad Andujar, giocano Alvarez, Silvestre, Spolli e Marchese; Schelotto parte dalla panchina. Senza il capitano Palombo, infortunato, e lo squalificato Gastaldello, Cavasin recupera in extremis Maccarone ma perde Lucchini. Davanti a Curci difesa inedita con Zauri, Volta e Martinez; tante novità anche a centrocampo dove Mannini e Laczko (preferito a Ziegler) giocano sulle fasce, con Tissone in regia supportato da Dessena e Poli; in attacco Guberti alle spalle di Maccarone, mentre Macheda non va neanche in panchina.


TISSONE INGENUO — Come da copione è il Catania a fare la partita. La squadra di Simeone vuole il sorpasso proprio ai danni della Sampdoria e parte con piglio, prendendo subito in mano le redini della partita. Ma su un terreno fradicio a causa della pioggia caduta sulla Sicilia nelle ultime ore giocare a calcio non è facilissimo. La fascia destra del Catania sembra l'habitat naturale di Tania Cagnotto e anche dall'altra parte ci sono zone in cui il pallone si impantana che è un piacere. E allora via con i lanci lunghi a cercare le punte: all'8' Spolli interviene male su un pallone in profondità e lascia via libera a Maccarone, l'attaccante entra in area dalla destra ma spreca tutto sbagliando il destro in diagonale. Il Catania, al di là di una evidente supremazia territoriale, si rende pericoloso solo al 22' con un sinistro da fuori area di Ricchiuti che sorvola la traversa. Un minuto dopo la partita potrebbe svoltare: Tissone, già ammonito, commette una grave ingenuità trattenendo Gomez in fase di ripartenza ma comunque ancora nella propria metà campo, l'arbitro Rizzoli è costretto ad estrarre per la seconda volta il cartellino giallo e mandare il centrocampista blucerchiato negli spogliatoi. In superiorià numerica, il Catania aumenta la spinta e nel finale di primo tempo crea alcune buone palle-gol: al 33' Lodi su punizione libera in area Maxi Lopez, che però tocca con una mano; un minuto dopo Carboni prova il sinistro da fuori sbagliando di poco la mira; nel recupero un traversone dalla destra di Lodi smarca Marchese che prova un gran sinistro al volo con il pallone che sorvola di poco la traversa.


CAPOLAVORO DI LLAMA — Si riparte subito con tre cambi: Simeone toglie Gomez e Alvarez per inserire Schelotto e Llama, Cavasin lascia negli spogliatoi Guberti, positivo ma troppo nervoso nel primo tempo, e manda in campo Ziegler. Il tema della partita non cambia: il Catania prova ad attaccare, ma anche in dieci la Samp non soffre. I blucerchiati commettono però l'errore di abbassarsi troppo. Cavasin urla ai suoi di stare più alti, invano. Al 25' Ricchiuti stuzzica Curci con un sinistro da fuori di poco a lato. Poi al 30' la Samp alza bandiera bianca: calcio d'angolo, Lodi manda il pallone al limite dell'area sul secondo palo da dove Llama fa partire un gran sinistro al volo che s'infila nel sette, imprendibile per Curci. Sotto di un gol, il nuovo tecnico blucerchiato prova la carta Biabiany, in campo al posto di Poli. Ma una punta in più o in meno non fa differenza in una squadra che non è in grado di reagire. Bergessio al 41' fallisce il match-point, quando tutto solo davanti a Curci non riesce a scavalcarlo, mentre i blucerchiati vagano per il campo incapaci di reagire. Finisce con il Catania in festa per tre punti fondamentali in chiave salvezza, mentre la Samp ora si giocherà molto domenica prossima nella partita casalinga contro il Parma.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
14/03/2011 11:49
 
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Torna Lavezzi, riecco il Napoli
Il Parma cede ma si infuria

La squadra di Marino in vantaggio conPalladino, poi nella ripresa il gol di Hamsik in fuorigioco: dura reazione della società emiliana. Quindi gli uomini di Mazzarri tornano quelli dei tempi migliori: segnano Lavezzi e Maggio. Ancora a secco un impreciso Cavani

PARMA, 13 marzo 2011 - A volte per rompere un sortilegio non serve la bacchetta magica: basta un colpo furbo e fortunato. Ed è ciò che confezionano Lavezzi e Hamsik a Parma a inizio ripresa, mettendo a segno un gol delizioso ma irregolare. Un gol che peraltro scatena il vero Napoli, quello veloce e spettacolare, quello in grado di puntare alla più prestigiosa competizione europea di vincere in casa di uno dei migliori Parma della stagione


PARMA ARREMBANTE — L'avvio è tutto di un Parma che sembra caricato a molla da Marino. E' Palladino, in particolare, ad andare vicino al gol due volte attorno al minuto 3: prima da destra sfiora il secondo palo con un bel diagonale dal limite, poi costringe De Sanctis alla prodezza dalla fascia opposta. E' questione di minuti, comunque, perché passata la sfuriata iniziale il Napoli inizia a guadagnare campo molto presto, e tra l'8' e il 10' Cavani prima e Pazienza poi inventano brividi per la porta di Mirante. Partita dunque addomesticata per gli uomini di Mazzarri? Assolutamente no, perché se è vero che la manovra del Napoli è corroborata dal rientro di Lavezzi - sempre in grado di portarsi dietro i difensori avversari aprendo spazi per Hamsik e Cavani come per gli esterni - è altrettanto vero che il Parma risponde colpo su colpo. Quello iniziale di Palladino, in particolare, non è un fuoco di paglia ma un biglietto da visita, perché l'ex juventino continua a imperversare: e quando, alla mezzora, gli arriva il rimpallo giusto in area, non esita a metterlo dentro angolatissimo con una bella girata al volo. Ed è ancora l'attaccante del Parma a smorzare, con l'apprensione che è in grado di creare, la reazione dei napoletani - che c'è stata, per carità - fino al riposo.

ECCO IL POCHO — Quando si riprende, c'è il puntuale arrembaggio del Napoli che però, paradossalmente, riforza l'impressione che il Parma possa farcela, perché gli uomini di Marino appaiono tatticamente disciplinati e pressano stretto. Al 7', però, arriva l'episodio della svolta:, quando Lavezzi mette in scena un'incursione delle sue in area e serve ad Hamsik un pallone invitante in area: lo slovacco è in netto fuorigioco ma nessuno se ne accorge, ed è inevitabilmente gol. Da quel momento il Parma non è più lui, mentre per il Napoli, appunto, si rompe l'incantesimo e si rivede la squadra dei tempi migliori di questo campionato. In rapida successione arrivano prima il gol di Lavezzi, mandato in porta attraverso un delizioso corridoio indovinato da Hamsik; poi l'espulsione di Galloppa per fallaccio proprio sullo slovacco. Così il canovaccio della partita diventa come da manuale: Parma che attacca, Napoli che risponde in contropiede. E sono proprio le ripartenze del Napoli a uscire invece dal manuale per velocità e creatività. Le firmano i vari Hamsik e Lavezzi, Zuniga e Cavani (ancora a secco di gol e con una mira incredibilmente da aggiustare). Fino al gol nel finale di Maggio, indemoniato per tutta la partita e deciso a dimostrare che, anche non al meglio, meritava un posto in questo Napoli che riparte col turbo per l'Europa più prestigiosa.

LO SFOGO — "Sono stato zitto per tutto questo periodo, ma ora sono stanco. Dopo nove calci di rigore, dopo la terza partita di fila dove rimaniamo sempre in 10 e dopo aver subìto altri errori arbitrali, a cominciare dal gol in fuorigioco di Hamsikl questa sera, il Parma dice basta". È lo sfogo di Pietro Leonardi, amministratore delegato gialloblù. "Siccome parlano tutti anche per episodi minimi, adesso diciamo basta. Se merita, il Parma va giù e noi ci assumiamo le nostre responsabilità, ma ora basta", aggiunge ai microfoni di Sky Sport..

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
16/03/2011 15:19
 
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SERIE A 2010/2011 29ª Giornata (10ª Ritorno)

Anticipo del 11/03/2011
Brescia - Inter 1-1
Anticipo del 12/03/2011
Cesena - Juventus 2-2
Incontri del 13/03/2011
Milan - Bari 1-1
Cagliari - Udinese 0-4
Catania - Sampdoria 1-0
Chievo - Fiorentina 0-1
Genoa - Palermo 1-0
Lecce - Bologna 0-1
Roma - Lazio 2-0
Parma - Napoli 1-3

Classifica
1) Milan punti 62;
2) Inter punti 57;
3) Napoli punti 56;
4) Udinese punti 53;
5) Lazio punti 51;
6) Roma punti 49;
7) Juventus punti 42;
8) Fiorentina e Palermo punti 40;
10) Bologna(-3) e Cagliari punti 39;
12) Genoa punti 38;
13) Catania e Chievo punti 32;
15) Sampdoria punti 31;
16) Cesena e Parma punti 29;
18) Lecce punti 28;
19) Brescia punti 26;
20) Bari punti 17.

(-3) punti di penalità.
19/03/2011 23:05
 
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Lazio, basta Zarate
Cesena piegato 1-0

I biancolesti segnano subito con l'argentino - nell'anticipo della 30ª giornata di serie A -, poi amministrano il vantaggio senza rischiare quasi nulla. Palo di Sculli, ospiti spuntati in avanti: attaccano, ma non impensieriscono Muslera. Colpo di Matuzalem a Jimenez non visto dall'arbitro

MILANO, 19 marzo 2011 - La Lazio si rialza. Reagisce alla sconfitta patita nel derby battendo all'Olimpico il Cesena, reduce da quattro risultati utili consecutivi. Decide il gol di uno Zarate in crescita, autore di una partita confortante, nobilitata dalla rete partita. La squadra di Reja ha sofferto, senza brillare, ma ha stretto i denti e concesso pochissimo ai romagnoli, che per acciuffare la salvezza dovranno inventarsi qualcosa di più in avanti, dove c'è tanta buona volontà, ma non sempre altrettanta qualità. La Lazio invece può continuare a sognare la prossima Champions League.


NEL SEGNO DI ZARATE — Il primo tempo è giocato a ritmo blando. Alla Lazio, per chiuderlo in vantaggio, basta un guizzo di Zarate. L'attaccante argentino segna il suo quinto gol in questo campionato con un destro in allungo sul cross dalla sinistra di Mauri. La partita si mette bene per la squadra di Reja, che ora può chiudere tutti gli spazi e ripartire in contropiede con lo stesso Zarate, molto volitivo, e Sculli, che non danno punti di riferimento alla difesa bianconera. I romagnoli faticano a costruire gioco: l'assenza di Rosina, acciaccato, si fa sentire. JImenez e Malonga non incidono, Bogdani là davanti è troppo solo e a corto di rifornimenti. L'albanese si fa notare in un'occasione: quando va a terra in area di rigore avversaria, a contatto con Dias. Lui chiede il rigore, l'arbitro Giannoccaro gli risponde di no. Alla fine del primo tempo, dunque, è 1-0.

CAMBI TATTICI — Dopo l'intervallo non rientra in campo Bogdani, sostituito da Ceccarelli, un esterno destro, Malonga diventa così centravanti. La mossa tattica di Ficcadenti funziona, perchè, con Santon che scala sulla fascia sinistra, Ceccarelli rende arioso il gioco quando si impossessa alla grande della corsia di destra, diventando un pendolino infaticabile, capace di creare pericoli in proprio, ma soprattutto da uomo assist. La gara si apre in assoluto, comunque, ed era l'ora, perchè gli spazi si allargano. Il Cesena stringe i tempi, la Lazio ha praterie a disposizione in contropiede. L'occasione più grossa ce l'ha di testa Sculli, a dir la verità su azione manovrata, bravissimo Antonioli a salvarsi con la gentile collaborazione del palo alla sua destra. La gara si incattivisce: Matuzalem, già ammonito, rifila una gomitata a Jimenez. Non vista, graziato. Poi Ficcadenti fa debuttare in serie A il giovane attaccante finlandese Riski, Reja invece di rischi non ne vuole prendere, visto che sostituisce uno spento Hernanes con i muscoli di Brocchi. Il Cesena chiude in avanti, con generosità, ma poche idee. La Lazio infatti tiene senza troppi affanni. La sconfitta con la Roma è già passato remoto.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
19/03/2011 23:17
 
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Il Palermo inguaia il Milan
K.o. e campionato riaperto

I rossoneri, sconfitti 1-0 al Barbera con un gol di Goian dopo soli dieci minuti, adesso rischiano la rimonta di Inter e Napoli. Prestazione corale dei rosanero dopo 5 sconfitte consecutive. Cosmi è salvo; infortunati Pato e Jankulovski

PALERMO, 19 marzo 2011 - Adesso il gioco si fa davvero duro. Con una prova senza personalità, il Milan viene sopraffatto dalla voglia di vincere del Palermo che interrompe la striscia negativa di cinque sconfitte consecutive e inguaia i rossoneri, incappati in una serata no e in partita solo nella ripresa. Tre punti che salvano il futuro di Cosmi ed esaltano la rincorsa di Inter e Napoli che hanno ora la possibilità di portarsi a due e tre punti dai rossoneri.


DA NON CREDERCI — Fatale, con il senno di poi, l'assenza per squalifica di Ibra. In campo dal primo minuto Antonio Cassano che parte insieme a Pato con Seedorf a supporto. Serse Cosmi, rinuncia invece al suo pupillo Miccoli (che al Milan in passato aveva già segnato 5 reti) e punta su Ilicic, schierato al fianco di Pastore con Pinilla punta unica. Schema dunque ridisegnato che passa dal 3-4-1-2 al 3-4-2-1. Mancano Bovo e Cassani, assenze non da poco. Il tecnico li rimpiazza con Goian e Darmian e confida nella voglia di riscatto della squadra. E sono sufficienti i primi minuti per tastare con mano la voglia di spaccare il mondo dei rosanero. Con un pressing alto e ordinato, il Palermo riesce a capitalizzare già al 10' grazie alla dabbenaggine della difesa milanista. Incredibile l'azione del gol, scaturita da un tiro dalla bandierina che esalta l'immobilità dei rossoneri; quasi non ci crede nemmeno Goian nel vedere quella palla rimbalzare nell'area piccola pronta da recuperare e spingere in rete mentre Nesta e compagni alzano il braccio alla ricerca di un inesistente fuorigioco.


LENTEZZA — La reazione del Milan è tanto superficiale quanto anemica. Squadra scollegata che non riesce a comunicare. Seedorf, che ci mette classe e cuore, non riesce a trovare il dialogo, mentre Cassano e Pato non incidono partendo dalla trequarti per poi infrangersi sul muro rosanero. Perso Jankulovski per una distorsione al ginocchio sinistro (dentro Antonini), il Milan arranca e non riesce a dare continuità alla pressione. Ecco allungarsi l'ombra di Ibra. La sua assenza pesa eccome, perché lo svedese oltre a creare panico tra gli avversari, allarga il gioco e regala più penetrazione alla squadra. Così il Palermo gongola limitandosi a difendersi e ripartire lungo l'asse Pinilla-Pastore-Ilicic. I rossoneri sembrano avere attimi di risveglio, ma la lentezza della manovra è così esasperata da renderla prevedibile e permettere così ai ragazzi di Cosmi di chiudere tutti gli spazi per scatenarsi poi in pericolosi contropiede.

ANCHE PATO K.O. — Allegri all'inizio della ripresa fa ripartire il Milan con la stessa formazione e come nel primo tempo la musica non subisce variazioni sul tema. Rossoneri in attacco e ripartenze micidiali del Palermo pronto a colpire. Solo nei primi quattro minuti ci provano Ilicic e Pinilla, quasi a voler sottolineare quanto sia facile bucare i primi della classe. Lo capisce anche Allegri che finalmente all'8' toglie il confusionario Van Bommel per Boateng. Come se nulla fosse. Il bel Palermo sfugge ai rossoneri nelle consuete ripartenze che getta al vento per troppa euforia. Le difficoltà del Milan aumentano quando al 19' perde Pato per un colpo duro alla caviglia sinistra; tocca a Robinho. L'ex City è una ventata d'aria fresca e già un minuto dopo consegna a Flamini la palla da spingere in rete, ma il destro al volo del francese viene respinto con bravura da Sirigu.


CUORE PALERMO — Cosmi intuisce il pericolo e inserisce Miccoli per Pastore, confidando nelle capacità penetrative del suo pupillo. Ma il Palermo preferisce proteggere il vantaggio, rischiando a più riprese, ma difendendo con il cuore il prezioso gol di Goian. Ci prova anche Gattuso con un colpo di testa strepitoso respinto ancora da Sirigu. Entrano anche Acquah e Hernandez per Bacinovic e Pinilla, utili per dare più copertura e penetrazione. Proprio Hernandez potrebbe raddoppiare, ma può bastare: il Palermo risorge, Cosmi salva il posto, il Milan rischia la rimonta dell'Inter proprio ai confini del derby. Allegri e i suoi ragazzi avranno due settimane per riflettere.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
20/03/2011 15:05
 
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Totti-bis salva la Roma
Due traverse per i viola

Seconda doppietta di fila per il capitano giallorosso, che mai aveva segnato al Franchi: per lui 201 gol in A. La Fiorentina, due volte in vantaggio, si arrende al 2-2, con Mutu e Vargas che rimpiangono i due legni colpiti

FIRENZE, 20 marzo 2011 - Totti abbatte il tabù del Franchi e segna prima il 200°, poi persino il 201° gol in A, nonché la seconda doppietta consecutiva dopo quella realizzata nel derby. Insomma contro la Fiorentina finisce 2-2, ma per la Roma è festa grande, anche perché i giallorossi si sono trovati per due volte in svantaggio, e per altre due volte sono stati graziati da Mutu e Vargas, che hanno spedito sulla traversa due conclusioni a botta sicura. Per la Roma è il terzo risultato utile consecutivo nelle ultime tre trasferte, la Fiorentina deve accontentarsi di un punto dopo i 6 conquistati negli ultimi due match. E continua la serie positiva di Montella, che conserva l'imbattibilità da quando siede sulla panchina giallorossa: per lui tre vittorie e due pareggi.


45': VIOLA IN VANTAGGIO — L'ex laziale Mihajlovic sente aria di derby, la Fiorentina non vuol perdere l'ultimo treno per inseguire l'Europa League, la Roma quello che le consente di sognare la Champions. E in effetti, in una giornata di vento fortissimo, scendono in campo al Franchi due squadre motivate e attente: parte meglio la squadra di casa, intraprendente e vivace fin dai primi minuti. Montella suona la carica e ordina alla difesa di salire, il match si riequilibra. Ma la Fiorentina vuol tornare a vincere contro una big, e finalmente passa: al 21' Mutu realizza il suo quarto gol stagionale, il quinto in 15 gare contro la Roma, e porta in vantaggio i viola con un'azione personale in cui supera in velocità Juan e fa passare il pallone in mezzo alle gambe di Doni. I viola insistono, anzi danno l'impressione di poter prendere il largo. Una manciata di minuti dopo Gilardino con un destro al volo sfiora il raddoppio. Gol sbagliato, gol subito: al 27' Riise viene toccato da un piede di Comotto e cade in area, stretto dalla parte opposta da Behrami: rigore e duecentesimo gol in A di Totti, che dal dischetto realizza di destro. Per la Fiorentina un'autentica doccia fredda, per la Roma un'iniezione di fiducia. Poi il copione si ripete: nell'arco di un minuto Menez va a un soffio dal raddoppio, con Boruc bravo a sventare la minaccia giallorossa, e Gamberini, al quinto gol in A, che invece non sbaglia, su assist di testa di Mutu. E' il minuto 34, la Fiorentina passa in vantaggio per 2-1. Il difensore aveva realizzato il suo ultimo gol quattro anni fa, proprio contro la Roma, stavolta punita con un destro ravvicinato. L'ultimo brivido è firmato Mutu: al 38' colpisce la traversa con un colpo di testa.


TOTTI, SONO 201 — La ripresa ricomincia da dove erano finiti i primi 45': dopo 5' Vargas centra la traversa con un splendido sinistro al volo. Ed è il preludio al gol, ma ancora una volta a favore dell'avversario: al 7' Totti ha il tempo di aggiustarsi un pallone in area e colpirlo con un destro che fulmina Boruc. Per il capitano giallorosso è la seconda seconda consecutiva dopo quella realizzata nel derby. E ovviamente la rete n. 201 in A, che lo proietta a soli quattro centri da Roby Baggio. L'acciaccato Taddei lascia il posto a Rosi, la Fiorentina accusa il colpo della seconda rimonta giallorossa. Anche perché Totti non dà segni di sentirsi appagato dalla nuova impresa, anzi. I viola non riescono più a connettere calcio offensivo con la lucidità e l'efficacia viste in precedenza nonostante continuino a spingere con insistenza e generosità, la Roma è pronta a partire in contropiede non appena avvista un varco utile. La gara perde intensità, anche il ritmo cala col passare dei minuti, anche perché le due squadre hanno speso molto. Mihajlovic e Montella, ex compagni di squadra nella Samp, operano qualche cambio, ma la gara non riprende quota. L'allenatore serbo esce furioso dal campo, ma ad entrambe le squadre in fondo può stare bene così.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
20/03/2011 19:17
 
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Pazzini spegne il Lecce
E l'Inter è a -2 dal Milan

Vittoria sofferta (1-0) dei nerazzurri contro i pugliesi, che resistono per oltre un tempo: risolve il "Pazzo" nella ripresa dopo che in precedenza si era mangiato una grossa occasione. Brutta notizia per il derby: Lucio, ammonito, era diffidato e salterà il match

MILANO, 20 marzo 2011 - A portata di morso, di zampata, di balzo. La lunga rincorsa alla preda Milan continua, e dà i suoi frutti. La gazzella rossonera è stanca, rallenta, il predatore si avvicina, è pronto a spiccare il balzo decisivo. Ora fermo immagine. Per vedere se l’attacco darà i suoi frutti bisognerà aspettare 13 giorni. Se avevate dubbi, sabato 2 aprile sarà derby scudetto, sarà resa dei conti. L’Inter si presenterà al big match a due punti di distanza, a portata di sorpasso. Grazie al Palermo, e grazie a Giampaolo Pazzini.

DECIDE IL PAZZO — Il Pazzo a Monaco aveva fatto gruppo, contro il Lecce fa gol, da tre punti. La rete che decide una partita difficile e giocata a bassi giri arriva al 7’ della ripresa: poco prima aveva testato i riflessi di Rosati con un colpo di testa (prova superata alla grande), poi riceve da Thiago Motta, si porta avanti la palla di petto e la gira nell’angolino lontano con un preciso diagonale. Uno a zero e tutti a casa, perché Julio Cesar ha voglia di riscatto, e al 40’ dice di no a Bertolacci, in una rara sortita offensiva degli ospiti.

INTER LENTA, LUCIO GIALLO — Tre punti pesanti, centrati come fanno le grandi squadre nelle giornate non proprio di gloria. Dopo imprese come quella di Monaco succede di prendere fiato, ma se rincorri una preda non te lo puoi permettere. In tutto il primo tempo l’Inter mette insieme due tiri di Sneijder (che pareggiano due mezze occasioni di Corvia), uno centrale in apertura e uno appena fuori sul primo palo su punizione. La formula con Eto’o e Pandev larghi non sfonda, anche perché Samu, spesso accerchiato, cerca qualche dribbling di troppo mentre il centrocampo sbaglia parecchi appoggi. Maicon, poi, è tornato quello dei tempi di Benitez, che non saliva mai oltre la metà campo e faticava a saltare l’uomo. Serve la fiammata del Pazzo, quindi, per la vittoria pesante. Pesante come il giallo a Lucio, per un fallo di mano stupido sulla trequarti: salterà il derby. Torneranno Ranocchia e Cordoba, ma anche Chivu ha dimostrato di essere un’opzione credibile (meglio lì che in fascia, in fondo è il suo ruolo).

LECCE COPERTO — Il Lecce è arrivato a Milano senza Di Michele e Chevanton, e con il chiaro proposito di non prenderle, o almeno ritardare il più possibile il momento di raccogliere la palla in fondo alla rete. Corvia così è lasciato solo in attacco, davanti a Rosati ecco due linee compatte di quattro e cinque uomini, con rare licenze di sortite (ci prova sulla destra Tomovic). Sulla trequarti difensiva c’è densità, per tutto il primo tempo passa poco o nulla. Non cambierà molto nemmeno nella ripresa, ma De Canio torna in Salento a mani vuote. In fondo se lo aspettava, come se lo aspettavano tutti, dopo ieri sera. Ora tutti a fissare il fermo immagine, fra due settimane il momento clou.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
20/03/2011 19:20
 
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L'Udinese non perde un colpo
2-0 al Catania: Guidolin è terzo

Al Friuli segnano Inler e Di Natale su rigore: i friulani, un po' meno belli del solito, restano in piena zona Champions e si portano a -6 dal Milan

UDINE, 20 marzo 2011 - Difficile vincere tuttte le partite dominando in Serie A. Quando si è in lotta per un obiettivo importante come la Champions League sono preziosissimi anche risultati come il 2-0 dell'Udinese sul Catania. Che significa terzo posto in classifica. Ma non solo. Vuol dire che Guidolin ha una squadra solida mentalmente, in grado di reggere fino a fine corsa e di agguantare la Champions.

PRESTAZIONE NORMALE — Il risultato è giusto, non c'è dubbio. Ma arriva dopo una prestazione non scintillante da parte della squadra che nell'ultimo periodo ha fatto vedere il miglior calcio della Serie A. Una prova da 6.5, non da 9 come quella di Cagliari, ad esempio. Il Catania prima spaventa i friulani, poi va sotto e non smette di giocarsela, anche se Bergessio (sostituto, almeno all'inizio, del diffidato Maxi Lopez) è un po' troppo tenero là davanti. Gente come Gomez, Lodi e Schelotto, fin quando resta in campo, sa far male. Anche se, fuori dal Massimino, la squadra di Simeone tende un po' a disunirsi e la salvezza, ampiamente alla portata, andrà costruita tra le mura amiche.

GRAN TIRO — Un bel sinistro al volo su respinta della difesa. Quello di Gokhan Inler, che al 22' sblocca la gara dopo le occasioni di Bergessio e Lodi. Che distende un po' l'Udinese. Mai brillante in assoluto. Ma che gestisce bene il vantaggio. Sanchez, giocatore meraviglioso, si accende solo a strappi. Di Natale non è nella sua giornata migliore. La spinta di Isla e Armero sulle fasce è continua, anche se non sempre efficace. Il Cholo nella ripresa ci prova con Maxi Lopez, ma Handanovic dorme sempre sonni tranquilli. L'accelerazione di Sanchez provoca il rigore del 2-0 alla mezz'ora, firmato Di Natale. E l'Udinese chiude in scioltezza.

SCENARI — Friulani a -6 dal Milan. Avete capito bene. Dopo aver perso le prime quattro in campionato. E Guidolin in questo momento gioca meglio di Milan, Inter, Napoli e Lazio. Sarà difficile andare avanti così fino alla fine. Ma la Champions sarebbe il giusto premio per l'unica squadra che pesca talenti ovunque nel mondo e qualche volta dà l'illusione a chi segue la Serie A di avere un piccolo Barcellona.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
20/03/2011 19:27
 
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Del Piero salvagente Juve
Perla per il 2-1 al Brescia

Il capitano regala il successo ai bianconeri con un gol capolavoro, un sinistro tagliato che culmina un'azione personale partita poco dopo la metà campo. Krasic aveva portato in vantaggio la squadra di Delneri - contestato dai tifosi - poi Eder, scatenato, aveva trovato il pari. Espulso Mareco per doppia ammonizione nel finale

MILANO, 20 marzo 2011 - Del Piero salva la Juventus. L'abbiamo scritto tante volte, ma è vero più che mai. Il capitano bianconero firma un gol meraviglioso, quello che vale il 2-1 interno sul Brescia, partita nella quale la Juve ha fatto una volta di più tanta, troppa fatica, per portare a casa tre punti che tengono acceso almeno un lumicino di speranza in prospettiva Europa. I bianconeri hanno patito le pene dell'inferno contro un Eder scatenato, capace di rispondere al gol iniziale di un Krasic in crescita atletica, e poi di sfiorare il vantaggio in un clima, quello dell'Olimpico, quantomeno complicato per i padroni di casa. Fischiati dai tifosi, che hanno contestato duramente soprattutto Delneri. Per battere il Brescia - che comunque in questa stagione ha pareggiato due volte con l'Inter e dimostra di essere abbastanza in salute da giocarsi con fiducia le carte salvezza -, è dunque servito un capolavoro del capitano, al 5° gol in campionato, il 7° stagionale, il 281° in maglia Juve. Del Piero l'ha festeggiato con un'esultanza smodata: non sarà una finale di Champions, ma per la Juve in questo momento era di un'importanza vitale. Ci sarebbe poi da discutere sul perché a Del Piero nel 2011 sia stato preferito spesso e volentieri Toni - non un giovane di prospettiva - come partner d'attacco di Matri, ma questa è un'altra storia. Quella di oggi è quella dell'ennesimo ritorno sul proscenio del numero 10 bianconero, nel giorno in cui anche Totti l'ha fatta da padrone. Certi campioni non hanno età.


IL TUONO DI KRASIC — Si parte in un clima di contestazione. I tifosi bianconeri hanno perso la pazienza, per la catena di risultati deludenti che ha contrassegnato il 2011 della Vecchia Signora. Del Piero, da capitano, prova a dare l'esempio: ci mette l'anima, ma la Juve è più volenterosa che lucida, il gioco continua ad essere ai minimi termini, nonostante un Krasic in crescita e un Marchisio che si fa in quattro a metà campo. Il Brescia gioca discretamente, per nulla intimorito dal prestigio dei padroni di casa. Manca Caracciolo, e allora Iachini punta sull'estro e la velocità di Diamanti ed Eder. Nei primi minuti subito un episodio sospetto: contatto Chiellini-Konè al limite dell'area, il difensore della Nazionale si aiuta con le cattive, ma per l'arbitro Celi non c'è fallo (nè quindi il conseguente provvedimento disciplinare, quantomeno un cartellino giallo). Cordova fa venire i brividi a Buffon su punizione, ma è la Juve a trovare il vantaggio. Firmato Krasic. A segno con un destro al volo potente, su suggerimento di Matri, che approfitta di uno svarione difensivo di Cordova. Certo, un episodio estemporaneo, non figlio della manovra o di un'idea, ma la Juve non può permettersi di sottilizzare, con quella classifica. Va benissimo segnare anche così.


LA TESTA DI EDER — Il suo problema (uno dei tanti) è che in casa - dove ha subito 23 reti - non sa amministrare il vantaggio. E non è un caso che arrivi allora il pareggio, di testa, di Eder, al 4° gol in questo campionato, che devia un cross di Vass e trafigge Buffon, uscito male. Svarione della difesa bianconera: l'attaccante brasiliano, che "scivola" alle spalle di Chiellini, era solissimo, nonostante la difesa fosse schierata sugli sviluppi di una rimessa laterale. All'intervallo il punteggio è 1-1: pari che ci sta tutto.


PERLA DEL PIERO — La Juve riparte a testa bassa, ma la qualità resta non pervenuta. Ci prova ancora Krasic, con un bel taglio, ispirato da uno splendido lancio lungo di Pepe, ma solo davanti al portiere il serbo colpisce malissimo. Il Brescia replica subito. Gran tiro di Eder - uno spauracchio per la difesa di casa - di collo esterno, la palla esce di pochissimo. Ma il momento chiave della partita arriva al minuto 23 della ripresa. Del Piero si impossessa del pallone poco oltre la metà campo, guadagna metri in verticale, indisturbato, salta di slancio un paio di avversari e poi trova il sinistro angolato che trafigge Arcari. Gol favoloso. Pesante come un macigno. Che almeno per un attimo placa la rabbia dei tifosi, inferociti con tutti, soprattutto con Delneri, ma che per il capitano fanno un'eccezione: solo applausi. Meritati. La Juve sfiorerà poi il vantaggio con Toni e sarà costretta a patire sino al 95', nonostante l'espulsione di Mareco le regali la superiorità numerica. Ma porterà a casa un successo. Di questi tempi, è una notizia. Non lo è l'ennesima resurrezione sportiva di Del Piero. Lui è senza tempo.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
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