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SUPERSAGGIO
Napoli stecca la "settima"
Frenato dalla Fiorentina

Il primo anticipo del 20° turno finisce 0-0. Gara equilibrata: meglio i viola nel primo tempo, emergono gli azzurri nella ripresa. I ragazzi di Mazzarri mancano la settima vittoria consecutiva al San Paolo tra Europa League e campionato. Infortunio a Grava

MILANO, 15 gennaio 2011 - Arrivò il settimo, e il Napoli dovette accontentarsi di un brodino. Per gli apostoli del miracolo azzurro è un turno da dimenticare in fretta: per Cavani, c'è l'astinenza; per Grava, il dolore di un infortunio; per Lavezzi, il sacrificio; per Sosa, l'amarezza di una bocciatura. Al Napoli non riesce l'apoteosi. Non arriva la settima vittoria consecutiva al San Paolo (dopo le sei tra campionato ed Europa League), Nella cornice dei 50.000 a Fuorigrotta il -1 virtuale dal Milan resta un miraggio. Ma giusto così: la Fiorentina è più bella nel primo, il Napoli più muscolare nella ripresa.


STADIO FELICE — Sembra lo stadio del calcio felice: il San Paolo è una cartolina a colori che coccola i sogni dei cinquantamila, accompagnati in un'avventura incredibile dai nuovi eroi del Napoli del Duemila. Napoli-Fiorentina apre il ventesimo turno del campionato, è la porta dei desideri dei tifosi azzurri che nel cannocchiale hanno impostato le coordinate verso Milano, verso quella testa della classifica che, dietro l'iceberg viola, non è poi così lontana. Ma i sogni si infrangeranno in un pomeriggio complicato.


SOSA: TUTTO QUI ? — Il clima è elettrico, l'atmosfera entusiasmante. Il Napoli di Mazzarri si fa piacevolmente coinvolgere. Almeno nei primi minuti: lì davanti, dove tutto puo' accadere in un soffio, c'è l'evangelico spietato, Cavani, con la dinamo alle spalle fornita da Lavezzi. Si sfiorano subito, e sono pronti ad eplodere. Tra i due pero', s'inserisce Sosa, chiamato a sostituire Hamsik nella giornata in cui è squalificato. Ma è l'unico segno degno di nota di Sosa, quando (al 3') disegna un assist per Cavani: la bomba dell'uruguaiano muore altissima sulla traversa. Il contagio d'entusiasmo del pubblico sulla pelle del Napoli è pero' un tatuaggio che si cancella in fretta. Al quarto d'ora la Fiorentina batte colpo, e approfitta del centrocampo azzurro dove si fuma senza filtro. Al 25' s'infortuna Grava (distorsione al ginocchio sinistro), ma al 31’ Santana spreca, sotto porta, il colpo dell'1-0. La gara è equilibrata, e in pareggio, in fretta, vanno anche le occasioni da rete: tocca a Cannavaro riequilibrare i conti. Storia del 36' quando, quasi incredulo, fallisce, a pochi passi da Boruc su cross di Lavezzi. Fuori il primo tempo: 0-0. Mazzarri in panchina sembra il più sudato di tutti.


ZONA NAPOLI — Voleva la grinta del San Paolo. Mazzarri sembra, pero', tarantolato nell'accompagnare nei primi della ripresa un Napoli senza la forza delle altre domeniche. La prima mossa del tecnico sa di bocciatura: fuori Sosa, dentro Yebda. Poi, riecco le maniche di camicia. Il Napoli, caso strano ma vero, si scuote, prende coraggio e - alla vecchia maniera (percussioni laterali e ripartenze con gli assi sudamericani) - si ancora nella metà campo dei viola. Mihajlovic deve sostituire Montolivo (infortunatosi) con Marchionni, poi toglie Gilardino (dentro Babacar). La gara viaggia sui binari dell'equilibrio, senza grandi emozioni (solo un brivido quando Donadel spara verso De Sanctis, al 21': palla sul fondo). Il Napoli pero' non vuole smentire il copione di una stagione. E mentre i minuti scorrono, sale la pressione azzurra. Ma è una pressione che non ha la forza di sfondamento dei precedenti. Mazzarri nel finale sbilancia il suo Napoli con Dumitru per Pazienza, ma non c'è verso e non c'è storia. Provatela a giocare per altri 45', Napoli-Fiorentina finirà ancora 0-0.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
15/01/2011 23:40
 
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L'Inter travolge il Bologna 4-1
Torna Milito, poi tanto Eto'o

Quarta vittoria su 4 con Leonardo in panchina: apre le marcature Stankovic, del Principeo il raddoppio, poi il camerunense va a segno con una doppietta nella ripresa. Di Gimenez il gol della bandiera. Ovazione per Zanetti, alla presenza in A n. 519

MILANO, 15 gennaio 2011 - Adesso li fa anche rientrare in ritardo dagli spogliatoi, dopo l’intervallo. Manca un gesto delle manette e poi la trasformazione di Leonardo in Mourinho sarà completa. Leo non pare il tipo da certi eccessi, ma la cosa importante è che la sua Inter corre come quella di Mou: 4-1 al Bologna, terza vittoria di fila in campionato, come non succedeva da inizio campionato (dalla 2ª alla 4ª giornata), operazione rimonta che può continuare (temporaneo -8 dal Milan). E poi gara come ai tempi belli, con squadra abile a raccogliersi per coprire e letale nel ripartire in verticale. Stankovic fa le veci di Sneijder, Milito torna a segnare alla sua maniera, Eto’o fa 23 in stagione, Maicon domina. Chissà cosa starà pensando Benitez, vedendo l’esterno brasiliano scorrazzare, crossare e tirare come non hai mai fatto durante la sua gestione...


I GOL — Ci pensa Mudingayi: Bastano cinque minuti per capire che l’Inter è scesa in campo col piede buono. Il palo di Milito, il tiro-cross di Maicon sono avvisaglie, ma a mandare in vantaggio i nerazzurri ci pensa Mudingayi. Passaggio a dir poco sbagliato a centrocampo, Eto’o lanciato in contropiede: Samu resiste a una carica e poi trova l’assist per l’inserimento di Stankovic, in area: deviazione da due passi e 1-0, ma il serbo ha un piede oltre la linea del fuorigioco. Azione verticale, come quella del 2-0: filtrante col contagiri di Motta per Milito, che sbilancia con una finta Portanova e batte di sinistro: Viviano non è perfetto, è 2-0. Nel secondo tempo si mischiano i fattori, e il risultato cambia ancora: stavolta è Milito a fare l’assist, con un tacco che chiude un triangolo, ed Eto’o infila sul palo lontano (3-0 al 18’). Per la par condicio, Samu centrerà anche l’angolo alto e vicino, con una punizione doc per il 4-0. Il gol di Gimenez, su confusa azione d’angolo, vale per le statistiche e poco altro.

ROMBO CONVINCENTE — L’unica variante proposta da Leonardo rispetto alla gara di Catania la posizione delle punte: si parte con Eto’o sul centro-destra e Milito sul centro-sinistra, ma in realtà i due si scambieranno spesso. Per il resto si rivede un rombo più convincente che nelle ultime uscite per quel che riguarda la fase difensiva: Motta garantisce il solito palleggio, Cambiasso ordine e raddoppi.


SFIDA PORTIERI — Si giocava anche una sfida a distanza, quella fra Castellazzi, promosso titolare per l’infortunio di Julio Cesar, e Viviano, indicato come prossimo sostituto del brasiliano fra i pali dell’Inter. Il "vecchio" Castellazzi si toglie le sue soddisfazioni, surclassando il collega: se il rossoblù sbaglia sul 2-0 di Milito, l’interista è decisivo due volte nel primo tempo, sempre su Di Vaio (tiro secco dopo gran controllo in corsa e punizione).

BOLOGNA TRAVOLTO — Il Bologna subisce l’impeto dell’Inter da subito: solo sotto 2-0 proverà a mettere la testa fuori, e a quel punto esagererà. La difesa a volte si alza un po’ troppo, lasciando spazi alle rispolverate ripartenze nerazzurre. Ekdal fatica a collegare centrocampo e punte, Ramirez prova qualche azione personale confermando buona tecnica, ma passare Zanetti è dura. Gli esterni difensivi non possono permettersi di salire, Portanova non è all’altezza di Britos e, fatta eccezione per Di Vaio, nessuno è davvero pericoloso.


ZANETTI DA RECORD — Chiusura d’obbligo per capitan Javier Zanetti: raggiunge Beppe Bergomi a quota 519 gare, si gode le ovazioni di San Siro e riassume parte delle sue infinite doti con un paio di chiusure su Ramirez: quando dopo averlo fermato evita l’angolo, con uno scatto dei suoi, i decibel allo stadio raggiungono livelli da gol segnato. Chiude saltellando sotto la curva: si sta ancora giocando, ma non importa a nessuno.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
16/01/2011 15:04
 
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Il Cagliari stende il Palermo
Pastore non brilla, Matri a quota 9

Sardi in vantaggio con un gol in fuorigioco, ma è Biondini a risolvere rispondendo a Pastore che aveva riaperto la gara. Troppo remissivi i rosanero: solo un'occasione oltre alla rete del momentaneo 2-1

CAGLIARI, 16 gennaio 2011 - Nell'aperitivo della ventesima giornata il Cagliari supera 3-1 il Palermo e ne frena le velleità d'Europa. Resta ferma a quota 31 la squadra di Rossi, si porta a 26 il Cagliari, che oggi ha meritato i tre punti per la grande personalità messa in mostra, soprattutto quando il Palermo ha riaperto la gara portandosi sul 2-1 a inizio ripresa.


PRESENTI&ASSENTI — Tante le assenze sia da una parte che dall'altra: i padroni di casa devono rinunciare allo squalificato Cossu oltre agli infortunati Lazzari e Pinardi, i rosanero rispondono con un Miccoli febbricitante, la squalifica di Bovo e i forfait di Pinilla, Hernandez e Goian. Così Donadoni scegli un tridente con Nenè dietro a Matri e Acquafresca, mentre Rossi opta per Maccarone a far da unico terminale offensivo davanti a Pastore-Ilicic. E sloveno è l'asse portante della squadra: oltre a Ilicic, ci sono anche Bacinovic in mezzo e Andelkovic dietro (esordio in campionato per lui, e dei tre risulterà il migliore). E assai sottotono è anche Pastore, che mai riesce ad accendere la luce.

UN GOL E POCHE OCCASIONI — L'inizio è di marca rosanero: il Palermo è più continuo nella pressione offensiva, e va anche vicino al gol con Maccarone, servito in profondità da Ilicic. Ma Agazzi dice di no. Tre ammonizioni in 13' minuti fanno capire quanto le due squadre tengano al match: finiscono sul taccuino di Tagliavento Conti, Ilicic e Bacinovic. Poi la gara si fa meno nervosa e più avvincente, anche perché alla prima iniziativa offensiva di un certo spessore il Cagliari passa: al 23' Nenè (liberato in evidente fuorigioco) colpisce la base del palo alla sinistra di Sirigu, irrompe Matri che di destro insacca il facile tap in. Per l'attaccante lombardo è il nono gol stagionale, il 33° con la maglia del Cagliari, anche se la polemica esultanza dell'attaccante racconta un momento non facile con i tifosi, che ne temono l'addio alla Sardegna dopo le lusinghe di molte big (Milan in testa). Ora la gara è aperta ed equilibrata, ma nessuna delle due contendenti riesce più a farsi pericolosa.

FUOCHI D'ARTIFICIO — La ripresa si apre invece col botto: dopo 2' Conti tocca in area, scattano in contemporanea Acquafresca e Nocerino, il tocco decisivo è del palermitano, che manda alle spalle di Sirigu. Neanche il tempo di esultare per il Cagliari, e Pastore gela gli entusiasmi dei padroni di casa: un suo destro in corsa perentorio riporta il match sul 2-1, al 5'. Il match ritrova ritmo e suspence, il Cagliari non vuol farsi sfuggire di mano la gara. E così al 9' ci pensa Biondini, con un destro al volo su corta respinta di Balzaretti, a tenere a distanza il Palermo (3-1). Le squadre si allungano, a guadagnarci è lo spettacolo: il Cagliari non lesina azioni offensive e conclusioni verso Sirigu, il Palermo è meno intraprendente ma resta in partita, alla ricerca di spazi che però i padroni di casa non concedono. Tanto che la squadra di Rossi non colleziona alcuna occasione oltre all'incursione di Maccarone nel primo tempo. Fra i rosanero debutta Joao Pedro, nel Cagliari Ragatzu dà il cambio ad Acquafresca. Ma la gara ha ormai dato il meglio, col Palermo che alla fine non ha più la forza di reagire con un forcing da tutto per tutto, e il Cagliari che riesce a nascondere il pallone agli avversari e a intascare tre punti preziosi.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
16/01/2011 19:52
 
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Kozak fa volare la Lazio
Di testa affonda la Samp

Un colpo di testa del neoentrato centravanti ceco Kozak piega le resistenze dei doriani. La squadra di Reja raggiunge il Napoli al secondo posto a quota 37 punti. Gol nel finale, in sospetto fuorigioco, dopo una gara molto bloccata: la Sampdoria avrebbe probabilmente meritato il pareggio

MILANO, 16 gennaio 2011 - Le cronache quotidiane di mercato parlano di una Lazio alla costante ricerca di un rinforzo in attacco, di un centravanti vero da affiancare a Floccari, non proprio prolifico in questo periodo. Ma a domare la Sampdoria e riportare la Lazio al secondo posto ci pensa un ariete che Lotito si ritrova già in casa: è Libor Kozak, attaccante ceco classe 1989 che ha parecchie richieste, specie in serie B. E' suo il colpo di testa decisivo al 39' della ripresa, su una punizione di Ledesma, che prima finta e forse fa saltare così la trappola del fuorigioco dei doriani. In realtà resta più di qualche dubbio sulla posizione del match-winner laziale, che comunque colpisce tutto solo al centro dell'area e batte Curci. La Lazio porta così a casa una gara piuttosto bloccata, in cui crea poco e rischia altrettanto poco. Per quello che si era visto, probabilmente lo 0-0 era fotografia esatta del match, ma nelle stagioni buone i punti si fanno anche così. E questa rischia di essere davvero una stagione buona per i biancocelesti.


LAZIO POCO PUNGENTE — Non passerà alla storia come la miglior gara stagionale dei biancocelesti, ma conta poco. Reja si ritrova senza Biava e Radu, e lancia Diakité e Scaloni, all’esordio dal primo minuto quest’anno: la difesa nonostante i cambi forzati si dimostra l'arma in più, quadrata intorno al solito ottimo Dias. Davanti il tecnico prova a riportare Zarate più vicino a Floccari, con Mauri ad ispirare e Hernanes un po’ lontano dal centro del gioco, sulla destra. Nonostante il nuovo modulo, restano i problemi offensivi per la Lazio, che raramente si rende pericolosa, se non dopo azioni personali di Zarate o tiri estemporanei di Hernanes. Risulteranno decisivi i cambi nel finale. Va bene anche così: riscatto immediato dopo il k.o. col Lecce.


SAMP, EMOZIONE MACHEDA — Più pesante ancora l'emergenza difensiva della Sampdoria, che si presenta all'Olimpico senza i due centrali Lucchini e Gastaldello, squalificati, a cui si aggiunge il forfait di Zauri: Volta e Accardi costituiscono la improvvisata coppia centrale, Dessena viene retrocesso in difesa, sulla destra. Tutto sommato, il reparto se la cava bene fino al gol di Kozak. Ok, ogni tanto si soffre un po' l'uno contro uno di Zarate, ma chi non lo soffre? In attacco Pazzini non è in una delle sue giornate migliori: ha pochi palloni giocabili, si fa vedere poco e soprattutto si mangia l’unica occasione (enorme) che gli capita a inizio ripresa, quando Palombo lo pesca in area: il suo tiro di controbalzo è altissimo. Il più pericoloso e attivo alla fine risulterà l'ungherese Koman, che più di una volta mette in crisi Scaloni. A metà ripresa al posto di Pozzi entra Macheda, un passato nelle giovanili della Lazio, e decisamente emozionato per il suo esordio all'Olimpico. Sarà la tensione, ma non si vede mai. La Samp punta su di lui per far dimenticare Cassano: il ragazzo è giovane, ed è appena arrivato. Avrà altre occasioni, ma per ora non basta.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
16/01/2011 19:56
 
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Juve, vittoria a denti stretti
Che fatica, ma 2-1 al Bari

I bianconeri superano gli ultimi in classifica e si riscattano dopo due sconfitte di fila in campionato grazie ai gol di Del Piero su punizione e di Aquilani. Pugliesi che ribattono colpo su colpo ma non riescono a tenere il momentaneo pari firmato dal nuovo acquisto Rudolf

MILANO, 16 gennaio 2011 - I tre punti arrivano, per il gioco, ripassare. La Juventus piega il Bari ultimo in classifica per 2-1, in casa, facendo le fatiche di Ercole, ringraziando due prodezze individuali di Del Piero prima e Aquilani poi, e anche la poca lucidità degli avanti biancorossi che dopo l'1-1 del nuovo aquisto Rudolf, non hanno sfruttato gli ampi spazi in contropiede. I tre punti arrivano, e dunque non è tempo di sofismi sulle modalità di incasso, in casa bianconera. Non dopo due sconfitte di fila, e rovinose, in campionato, non con un'infermeria piena, sintomo di una dilagante epidemia di sfortuna. La squadra di Delneri resta attaccata con le unghie all'ultimo vagone del treno Champions, mentre il Bari vede la stazione salvezza ancora molto distante, nonostante una prova più che decorosa.

LE FORMAZIONI — Juventus e Bari sono decimate dagli infortuni. I bianconeri schierano addirittura in attacco GIannetti, da Siena, classe 1991, al debutto in serie A. In assenza di Toni, Amauri, Iaquinta e Quagliarella è lui a far compagnia a Del Piero. In mezzo si rivede Sissoko, dopo le polemiche con il club, sostituisce lo squalificato Melo. In porta c'è Buffon, Storari si accomoda in panca. Ventura, sempre senza i lungodegenti Almiron e Barreto, schiera dal 1' il nuovo acquisto Rudolf, e durante il riscaldamente perde anche di Rivas, acciaccato. Al suo posto gioca Romero.


STENTI JUVE, RIMEDIA ALE — I bianconeri faticano a produrre gioco. Spuntati, senza un attaccante che apra spazi e distribuisca sponde, non incidono. Ventura è bravo a raddoppiare sugli esterni, e così la manovra si arena sulla trequarti. Dal grigiore generale emerge la voglia matta di Sissoko, che evidentemente smaniava dalla voglia di tornare ad essere protagonista: fa e disfa, ma è dappertutto, sembra che si voglia mangiare pallone e avversari. Per sbloccare una gara così, con il Bari che non osa svegliare il can che dorme, e si limita a difendersi, ordinato, serve la prodezza di un singolo, magari su calcio piazzato. Non si accettano neanche scommesse, sul nome: Ale Del Piero, e chi sennò? Il capitano ha a disposizione due tentativi in 5', grazie a due punizioni quasi dal limite, la seconda assegnata dall'arbitro con manica larga, più che lunga, di stagione. Il primo tiro si rivela in realtà un tiraccio, ma la seconda conclusione, al 43', è il solito gioiello del capitano: palla tagliata che spezza l'equilibrio. 1-0 Juve. Per gli amanti delle statistiche è il settimo gol stagionale del numero 10, in 29 partite, lui che è il più impiegato da Delneri. Il centro numero 280 in maglia bianconera, in 661 presenze.

PARI RUDOLF, LA GARA SI APRE — Dopo altri 10' di noia, la gara si riapre, e si incendia, al 12'. Quando segna il Bari. Alvarez mette il turbo e semina il compassato Sorensen, uno scontro impari in velocità, poi indovina l'assist per Rudolf, che, inspiegabilmente solo sul passaggio da sinistra, ha il tempo di prendere la mira e infilare Buffon. Ora la Juve si getta tutta in avanti, per forza. E il Bari si ritrova praterie in contropiede, per forza. La gara è finalmente divertente, con le squadre lunghe e continui rovesciamenti di campo. È in bilico: pronta per essere carpita da chi la vuole di più, e da chi ha la migliore condizione fisica. E un gran tiro al volo di Aquilani premia il desiderio di riscatto della Juve, che dà seguito al successo in Coppa Italia sul Catania e porta a casa tre punti fondamentali per le ambizioni da Europa che conta.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
16/01/2011 19:59
 
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Roma, tre punti d'oro al 90'
Pellegrino condanna il Cesena

L'autogol dell'argentino, provocato da Simplicio dopo una gran giocata del nuovo entrato Borriello, lancia i giallorossi, apparsi brillanti solo a tratti. I romagnoli non demeritano, ma serve un centravanti di peso

CESENA, 16 gennaio 2010 - A 2' dalla fine sembrava già pronta una nuova udienza del processo a Ranieri e alla Roma. Ma i giallorossi trovano il gol all 89', sbancano il campo del Cesena e trovano qualche giorno di serenità in vista del derby di Coppa Italia con la Lazio. Decide un clamoroso autogol di Pellegrino dopo un'azione avviata da Borriello e proseguita da Adriano. Con un dubbio sulla posizione del brasiliano. Guarda caso i due cambi decisi da Ranieri al 36' della ripresa.


I PROBLEMI RESTANO — La Roma stavolta tiene in difesa, non prende gol dal secondo peggior attacco del campionato. Ma le perplessità restano. La prestazione è brillante solo a tratti. I giocatori sono molto nervosi (guardate Menez e Vucinic al momento della sostituzione) e neanche troppo brillanti fisicamente.

INTENSITA' — Il Cesena, che ha in Budan il terminale offensivo davanti a Giaccherini e Jimenez, vuole subito aggredire la Roma al fischio d'inizio. Parolo, Colucci e Caserta sono maestri nel pressing. Davanti la vivacità di Giaccherini crea problemi alla Roma. Doni salva sull'ex pavese in avvio, poi la Roma sale di tono. Perrotta non trova il secondo palo al 10' e i giallorossi iniziano a fare un possesso palla più incisivo.

EQUILIBRIO — Il primo tempo prosegue equilibrato. La Roma, vista la gara non brillante di Totti, si affida alla classe di Menez e Vucinic, mentre il Cesena, ben messo in campo, paga la mancanza di una punta brava a dare profondità. Sul finire di tempo la Roma rischia di far male ai romagnoli. Prima Totti, servito da Vucinic, si fa chiudere da Antonioli in uscita bassa, poi lo stesso montenegrino con un bel diagonale di sinistro sfiora il palo.


BRILLANTE — Stesso copione nella ripresa. La partenza del Cesena sorprende la Roma. Giaccherini segna con la mano e Giannoccaro, non perfetto nella gestione dei cartellini, annulla giustamente. Parolo e Colucci spaventano Doni da fuori area. Il ritmo del Cesena, forsennato in questa fase, non può essere costante fino al 90'. E la Roma, che ha più qualità, prende campo alla distanza. Niente di che, perchè di gioco corale se ne vede pochino. Sono i soliti Menez e Vucinic a provare con spunti individuali, ma Antonioli non deve fare granché.

CAMBI TARDIVI MA DECISIVI — Allora Ranieri decide di cambiare qualcosa. Dentro Borriello e Adriano per Menez e Vucinic. Pensi subito che sarebbe dovuto uscire Totti. Anche se dopo le polemiche di Genova forse Ranieri ha preferito evitare di sollecitare ulteriormente i nervi del suo capitano. E che Borriello sarebbe dovuto entrare prima. Però il centravanti ex Milan anche in 10' riesce ad essere decisivo. Di fatto è la sua gran giocata a provocare l'autogol di Pellegrino. Il mancino trova una gran traversa dopo un controllo da grande centravanti. Poi Antonioli salva da campione su Adriano, in posizione di sospetto fuorigioco. Sembra passato il pericolo per il Cesena, ma Pellegrino mette il successivo cross di Simplicio nella propria porta. Molto goffamente. Più colpevole che sfortunato l'argentino. E così il Cesena perde altri punti preziosi nei minuti finali. Sperando di non pentirsene a maggio e in attesa di trovare un centravanti che segni almeno 10 gol.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
16/01/2011 20:04
 
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Udinese, un altro show
Il Genoa lotta ma cede 4-2

I bianconeri di Guidolin conquistano tre preziosi punti grazie alla vittoria di Marassi propiziata da Armero, Di Natale (erroraccio di Eduardo), Sanchez e Denis. I rossoblu rimontano solo due volte con Milanetto e Destro

GENOVA, 16 gennaio 2010 - Giocare contro l’Udinese di questo periodo non è augurabile nemmeno al Barcellona. Quattro gol al Milan domenica scorsa, altri quattro oggi al Genoa, in entrambi i casi in trasferta. Stavolta però, rispetto a Milano, la difesa dei friulani si è fatta bucare solo 2 volte e così è arrivata una preziosa vittoria. Sarà curioso vedere domenica prossima al Friuli il test contro la lanciatissima Inter. Ma certo è che questa squadra sembra aver trovato una quadratura perfetta.


FOLATE — Quando riesce a sprigionare il palleggio in velocità riesce a portare i suoi uomini soli davanti ai portieri avversari. Il Milan e questo Genoa, squadra di lottatori, ne hanno evidenziato i limiti caratteriali: non appena i ragazzi di Guidolin si addormentano possono prendere sempre gol. Ma se i bianconeri restano concentrati, in questo momento possono creare problemi a chiunque. E giocano un calcio davvero divertente. I rossoblu di Ballardini non hanno letto benissimo la situazione: sono riusciti a raddrizzare due volte la partita ma hanno continuato a testa bassa esponendosi alle folate offensive di gente come Sanchez, Isla e Di Natale. Spiace dirlo ma la punizione avrebbe potuto essere anche più severa.

GIOCO VELOCE — Partita molto tattica ma non noiosa nel primo tempo. Il gioco è fluito molto veloce anche se di occasioni pulitissime, oltre ai gol, non se ne sono viste molte. I duelli di centrocampo sono stati feroci, palloni semplici per le punte non ne sono praticamente filtrati. Il migliore lo ha avuto Di Natale all’8’, su cross basso di Pinzi: l’attaccante non ha però trovato la sfera per la più comoda delle deviazioni. Il Genoa ha cercato di creare di più ma il centrocampo a 5 dei friulani è stato spesso difficile da aggirare. Il grosso del gioco è nato sull’asse Milanetto-Rossi-Criscito-Destro sul lato sinistro dell’attacco genoano.


REAZIONE — Ma a passare per prima è stata la squadra ospite, sempre temibile quando si è messa a palleggiare con precisione. Il gol è arrivato da un lancio lungo per Armero che in velocità ha travolto Chico e battuto Eduardo in uscita con un pregevolissimo pallonetto. La reazione rossoblu è stata caparbia anche se un po’ confusa. Jankovic ha fatto spazientire Marassi spedendo alto un sinistro con palla vagante in area in uno dei pochi momenti di disattenzione friulana. Al 46’, però, il pari è arrivato per grosso merito di Sculli, un altro che non molla mai. L’attaccante ha inseguito una palla che stava solo per finire sul fondo, l’ha tenuta dentro e servito di esterno destro al limite dell’area l’accorrente Milanetto: il centrocampista ha esploso il sinistro e Handanovic è rimasto pietrificato. Tutto sommato corretto l’1-1 del primo tempo.


ERRORACCIO — Nella ripresa l’Udinese-show è ispirato da Eduardo. Il portiere di casa liscia clamorosamente un pallone e Di Natale, apparso oggi meno brillante, non deve far altro che appoggiare in rete il 2-1. Sul capovolgimento di fronte il Genoa pareggia ancora: colpo di testa di Destro, palo e tocco vincente dello stesso attaccante. Sembra essere un segno del destino, ma in realtà è una trappola. Il Genoa, infatti, ci crede troppo e si espone al micidiale contropiede avversario. Ne viene fuori una strage: prima segna Sanchez messo solo davanti alla rete da un magico triangolo Di Natale-Isla. Poi segna Denis smarcato dall’ottimo Armero. Poi Pasquale e Sanchez si mangiano letteralmente altri due gol a legittimare il 4-2 finale. Il pubblico di Genova ha fischiato duramente, probabilmente più contro la società.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
16/01/2011 20:09
 
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Il Brescia stavolta respira
Bega-Diamanti: Parma k.o.

Il difensore, che non segnava in A da cinque anni, e il fantasista danno tre punti fondamentali ai lombardi, che avvicinano la zona salvezza. Per i gialloblù una partita a inseguire, compresa l'espulsione di Paci alla mezz'ora per un fallaccio su Eder

BRESCIA, 16 gennaio 2011 - Storia, agli antipodi, di due difensori centrali: uno che fa gol in campionato dopo 5 anni di astinenza, e l'altro che si fa espellere lasciando in dieci la propria squadra per oltre un'ora. Francesco Bega e Massimo Paci, di mestiere stopper, hanno deciso nel bene e nel male la partita. Il primo segnando nel recupero, già scaduto, del primo tempo; il secondo quando, al 28', ha azzoppato (letteralmente) Eder, lanciato a rete, con un fallaccio, meritandosi il rosso. Episodi che, aggiunti alla perla di Diamanti nel finale, hanno dato al Brescia una fondamentale vittoria sul Parma per 2-0.

PACI SPEZZA L'EQUILIBRIO — Non che i lombardi abbiano demeritato, quando parliamo solo di episodi: tutt'altro. Certo, la superiorità numerica dei padroni di casa è stata un fattore. Fino all'espulsione di Paci, infatti, la gara era stata equilibrata, oltre che divertente: due punte e mezzo da una parte, idem dall'altra. Buone occasioni, attacchi spuntati. Eder, che provoca il rosso al difensore, in precedenza si era divorato l'1-0 sbagliando un tocco facile da dentro l'area: uscito lui, con Lanzafame si è visto un Brescia migliore, con l'ex juventino e Diamanti bravi a ripiegare e, contemporaneamente, ad assistere Caracciolo.

CORSI E RICORSI — Di fatto l'episodio della cacciata di Paci si riverbera anche sul gol di Bega, perché vengono dati 4' di recupero nel primo tempo. Certo, il tiro del difensore parte quando è già in corso il 50° minuto, ma l'azione da cui si genera è avvolgente e continuata; quindi non interromperla non era stato scandaloso. Poi il jolly resta tale, perché Bega non segnava in Serie A dal 14 dicembre 2005; da un Palermo-Cagliari 2-2 in cui l'attuale difensore del Brescia aveva raddrizzato una partita sbloccata, guarda un po', dal suo attuale compagno di squadra, Caracciolo. Che allora giocava tra i rosanero siciliani.


PAURA BRESCIA — La tranquillità, comunque, non è di casa a Brescia. La gestione del risultato, insegna la storia recente, non è tra le caratteristiche principali dell'undici di Beretta; giusto una settimana fa la Fiorentina aveva rimontato due gol ai lombardi, vincendo al Franchi. Così, anche stavolta, nonostante la superiorità numerica, la paura dilaga. Il Parma, senza strafare (e senza tirare mai in porta), costringe il Brescia sulla difensiva. Senza la boa Crespo, sacrificata per riordinare la difesa con Paletta, prevale l'agilità di Palladino e Giovinco. Ma, come detto, di tiri in porta manco l'ombra.

DIAMANTI TUTTOFARE — Il massimo sforzo dei gialloblù serve solo a provarne il fisico. Per almeno un quarto d'ora nella ripresa, però, dalle parti di Arcari (sostituto dell'infortunato Sereni), oltre ai palloni volano le streghe. Togliendo anche Caracciolo, Beretta rinuncia a un uomo che sappia tenere palla; cosa che non è Possanzini. Per fortuna del Brescia c'è un Diamanti tuttofare: il toscano torna in copertura e quando può esplode il suo sinistro. Dopo un paio di tentativi a salve, arriva il colpo vincente, a cinque minuti dal fischio finale. Il 2-0 tranquillizza tutti e vista la sconfitta del Cesena al Rigamonti si può tornare a sperare.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
16/01/2011 20:13
 
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Pellissier risponde a Maxi
Catania-Chievo finisce 1-1

Siciliani avanti con un rigore dell'argentino nel primo tempo (fallo di Mantovani su Ledesma). Nella ripresa cresce la squadra di Pioli, che trova il pari con un bel destro di Pellissier

CATANIA, 16 gennaio 2011 - Catania e Chievo, di fronte con l'identico obiettivo di allontanare il terzultimo posto, si dividono la posta in palio con un gol per tempo. Apre le danze Maxi Lopez su rigore dopo una buona intuizione di Gomez; chiude i conti, trovando un pari utile e importante, Sergio Pellissier, con un bel destro nella ripresa. Al 90' il bicchiere del Chievo è più pieno, visto che evita di farsi scavalcare dai siciliani e aggancia il Genoa, guadagnando anche un punto su Parma e Cesena.


ASSENZE — Giampaolo deve fare i conti con le consuete defezioni (su tutti Biagianti, Morimoto, Potenza, Izco e Alvarez) e decide di non rischiare Mascara. Al suo posto c'è Llama a rinforzare la linea mediana, con maggiori libertà concesse a Gomez. Davanti c'è Maxi, mentre dietro rientra Spolli a far coppia con Silvestre. Pioli dal canto suo non ha a disposizione Luciano e punta sul tandem Pellissier-Thereau, con Bogliacino a supporto.

RITMI ELEVATI — Si parte a ritmi molto elevati, con due squadre ordinate dietro e molto muscolari in mezzo. Spolli fa da subito a sportellate con Pellissier, cercando di tenerlo il più possibile al largo dell'area dei siciliani. Thereau si muove molto, e il Chievo manovra bene, ma mancano gli inserimenti dei centrocampisti per provare a scardinare la difesa di casa. Sull'altro fronte, il Catania mostra un po' più di fantasia, grazie soprattutto agli spunti del 'Papu' Gomez e di Ledesma, coperti dal lavoro sporco di Carboni.


EPISODI — Non è un caso che sia proprio una giocata dei due centrocampisti argentini a sbloccare una gara vivace, ma bloccata. E' il 29': Gomez si smarca al limite e vede il corridoio per Ledesma, che si lancia nello spazio e cade sulla trattenuta di Mantovani. Rigore giusto e giallo per il difensore. Dagli undici metri Maxi Lopez non fallisce il destro, spiazzando Sorrentino. Per il Chievo, che fin lì aveva ben tenuto il campo, è una secchiata d'acqua fredda che ridà vigore. La reazione c'è, ma prima Spolli chiude in area su Thereau e poi Andujar si supera deviando in corner un bolide mancino di Bogliacino da buona posizione che avrebbe meritato miglior sorte.

AGGANCIO — Il forcing scaligero prosegue a inizio ripresa e, dopo una serie di cross che non impensieriscono Andujar, si concretizza nel pari. Firmato, ovviamente, Pellissier, che trova un bel destro incrociato su assist tagliato di Frey; stavolta il portiere argentino non può nulla. Il match si ravviva. Si gioca su continui ribaltamenti di fronte, anche se le occasioni non sono molte. Giampaolo manda in campo Mascara, Pioli risponde con Granoche, ma l'occasione migliore capita (dopo un'uscita di Sorrentino su una buona giocata di Maxi) nel finale ad Augusyn, che non riesce ad angolare il colpo di testa, a tu per tu con il portiere. Risultato giusto e fischi, forse un po' ingenerosi, del Massimino alla squadra di casa.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
16/01/2011 23:58
 
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Olivera risponde a Ibra
Il Milan frena a Lecce

Al Via del Mare finisce 1-1. I rossoneri faticano contro i salentini e passano nella ripresa con un gol splendido dello svedese. Ma a 8' dalla fine arriva lo splendido pareggio dell'uruguaiano. Ora le inseguitrici sono a 4 punti e anche l'Inter si avvicina

LECCE, 16 gennaio 2011 - Il Milan frena a Lecce. Al capolavoro di Ibrahinmovic risponde Olivera con altrettanta maestria. Per i salentini un punto da sballo. Per i rossoneri il secondo pari consecutivo che fa sorridere gli inseguitori e conferma una flessione nel gioco del Milan che concede agli avversari l'unica occasione da gol della partita. Cassano, inserito negli ultimi venti minuti, questa volta non decide; ancora di più Pato che dopo la doppietta all'Udinese finisce la sua gara nell'anonimato.


NESTA AL SUO POSTO — Se batti la Lazio non è un caso. Gigi De Canio lo sa, anche se mantiene il profilo basso evitando proclami, ma sogna di replicare con il Milan. All'ultimo momento fa due cambi: a centrocampo rinuncia a Giacomazzi e schiera Olivera, mentre in attacco accanto a Jeda, opportunamente ritirato dal mercato, propone un marpione dell'area di rigore come Di Michele. Allegri ritrova il monumento Nesta, ma non rinuncia a Bonera che sposta a sinistra lasciando fuori Antonini. A centrocampo ritrova Ambrosini e recupera Flamini. Consegna a Seedorf la bacchetta della regia e si affida in attacco a Pato e Ibrahimovic. Cassano è pronto in panchina, mentre Robinho è vittima dell'influenza.


LECCE ORGANIZZATO — Con l'obbligo di tornare alla base con tre punti, il canovaccio dei rossoneri è scontato, ma sin dall'inizio il Lecce fa capire quanto la vita sia dura al Via del Mare. La tattica di De Canio è evidente: quattro difensori supportati da quattro centrocampisti e due punte in attesa di aggiornamenti. Il tecnico lucano chiede organizzazione e prega i suoi di giocarsela con molta calma. Il Milan dal canto suo fatica a velocizzare la manovra, mentre il Lecce fa della profondità la sua arma migliore. Ne risulta così una partita poco gradevole dove l'impotenza dei rossoneri appare evidente. Ingabbiati dai salentini, i primi della classe non riescono a decollare, e imbastire manove offensive è maledettamente complicato. Il gioco non è fluido e gli uomini simbolo non incidono. Merito del Lecce che però alla mezzora rallenta e retrocede di parecchi metri, soffrendo di più il pressing rossonero.

IBRA ISOLATO MA SEMPRE PRONTO — Il Milan cerca di cavalcare l'onda, ma è costretto a cercare la conclusione dalla distanza. Arruginito e poco lucido, si fa inchiodare e fa imbestialire Allegri. Il tecnico perde la pazienza e chiede a gran voce maggiore profondità. Ma servirebbe un Seedorf più preciso e continuo e un Ibra meno isolato in avanti. Ma quando allo svedese capita la la palla buona sono dolori. Al 43', infatti, Zlatan irrompe in area e al momento del tiro, che parrebbe trasformarsi in gol, a salvare la patria ci pensa Tomovic con una grande deviazione. E' l'unica azione degna di nota di un primo tempo che non passerà alla storia, come il Milan che va dritto negli spogliatoi carico di perplessità.


IBRACADABRA — La partenza nella ripresa fa capire chiaramente che Allegri negli spogliatoi non le ha mandate a dire. Più ritmo e soprattutto più convinzione che al 4' si trasformano nel gol capolavoro di Ibrahimovic. Lo svedesone recupera palla e da 25 metri tra due avversari vede Rosati fuori dalla porta e lo infila sotto la traversa. De Canio corre subito ai ripari: dentro Giacomazzi fuori Grossmuller. Seedorf in un eccesso di altruismo invece di infilare il 2-0 lascia allo stralunato Pato che viene anticipato e nel contropiede per poco Giacomazzi non pareggia. Confusione nell'area rossonera e palla morbida dell'uruguaiano che Amelia smanaccia evitando il gol.


REPLICA OLIVERA — La reazione del Lecce è veemente. Mette sotto il MIlan sfruttando la sua velocità. Il Milan si difende con le unghie e si scatena in contropiede. I giallorossi ci provano anche con Corvia che prende il posto di Jeda, mentre Allegri risponde con Cassano, il cui processo di recupero prevede per ora una ventina di minuti a partita. Il barese sostituisce l'evanescente Pato, innescando immediatamente un dialogo con Ibra. Ma è il Lecce, con un Piatti in più (fuori Vives) a impressionare con una manovra costante, che esalta il lato operaio del carattere rossonero. Il calcio però è strano, perché l'errore decisivo lo commette chi dovrebbe garantire più sicurezza, tra l'altro nell'unica vera occasione capitata ai padroni di casa. Accade a Nesta che prima devia un tiro di Di Michele sul palo e poi si dimentica di Oliveira (Allegri parlerà di errore di Gattuso e di squadra): di collo pieno infila l'1-1. Il Milan annichilito cerca il guizzo nel recupero e Cassano per due volte innesca Ibra, ma non c'è il bis della magia. E ora chi insegue spera.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
18/01/2011 23:46
 
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SERIE A 2010/2011 20ª Giornata (1ª Ritorno)

Anticipi del 15/01/2011
Napoli - Fiorentina 0-0
Inter - Bologna 4-1
Incontri del 16/01/2011
Cagliari - Palermo 3-1
Brescia - Parma 2-0
Catania - Chievo 1-1
Cesena - Roma 0-1
Genoa - Udinese 2-4
Juventus - Bari 2-1
Lazio - Sampdoria 1-0
Lecce - Milan 1-1

Classifica
1) Milan punti 41;
2) Lazio e Napoli punti 37;
4) Roma 35 punti;
5) Juventus punti 34;
6) Inter(**) punti 32;
7) Palermo punti 31;
8) Udinese punti 30;
9) Cagliari e Sampdoria(*) punti 26;
11) Fiorentina(*) punti 24;
12) Chievo e Genoa(*) punti 23;
14) Bologna(-3), Catania e Parma punti 22;
17) Cesena(*) e Lecce punti 19;
19) Brescia punti 18;
20) Bari punti 14.

(-3) punti di penalità
(*) una partita in meno
(**) due partite in meno

Inter-Cesena sarà recuperata il 19 Gennaio 2011
Fiorentina-Inter sarà recuperata il 16 Febbraio 2011
Sampdoria-Genoa sarà recuperata in data da definire
20/01/2011 14:20
 
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Super Eto'o stende il Cesena
Inter a -6: parte la "remuntada"?

I nerazzurri superano a fatica i romagnoli nel recupero della sedicesima giornata. Eto'o e Leonardo portano subito la squadra di Leonardo sul 2-0, il Cesena rimonta con Bogdani e Giaccherini, poi Chivu realizza il 3-2

MILANO, 19 gennaio 2011 - Si potrà parlare di "remuntada"? A Piqué e compagni non portò benissimo, ma per l’Inter resta un bel ricordo. In attesa di dirimere il dubbio scaramantico, la sostanza è che l’Inter va come un treno. Un treno che risale la classifica, trainato dalla locomotiva Eto’o. Il 3-2 sul Cesena vale la quinta vittoria su cinque della gestione Leonardo, la quarta di fila in campionato e il -6 (con una gara in meno) dal Milan. Un Eto’o straordinario e straripante indirizza la partita, il maggiore tasso tecnico e la maggiore voglia la decidono. La partita col Cesena non è stata una passeggiata, non tutto è perfetto, nel finale i nerazzurri rischiano, ma conta il ritmo, da corsa, con cui procede la risalita. La paura, semmai, è per la ricomparsa degli infortuni: si ferma Milito, ma è presto per valutare se sia ricaduta o precauzione.

TUTTO FACILE, ANZI NO — Un quarto d’ora di Eto’o, un quarto d’ora di buoni contropiede del Cesena (con dormite difensive interiste) e si riparte da capo, dal 2-2. Con un Eto’o così, si rischia di iniziare sempre 2-0: Samu segna il suo 24° gol stagionale e dopo un minuto dà il via all’azione del gol di Milito. Si parte sempre da sinistra, prima Eto’o si accentra, scambia con Milito e spostandosi a destra azzecca il diagonale, poi pesca Pandev (tenuto in gioco) in area: assist per Milito per il facile 2-0.


PAREGGIO, ANZI NO — Sembra già tutto finito al 15’, invece finisce solo la partita di Milito, che poco più tardi per un risentimento muscolare (adduttori) lascia il posto a Biabiany. Non è proprio la stessa cosa, come si è già visto nei mesi passati. La manovra fino a quel punto spettacolare si inceppa, il Cesena fino a lì tremolante prende fiducia. Al 23’ Ceccarelli crossa dalla trequarti, Bogdani in area ha tempo di stoppare e girare nell’angolino basso: 2-1. Altri sei minuti, altro lancio dalla trequarti, stavolta di Gimenez, in verticale: Maicon tiene in gioco Giaccherini che non si fa pregare per battere di controbalzo per il 2-2. Altro che finita, l’Inter deve ricominciare. Ma il Cesena non riuscirà ad andare negli spogliatoi con un pari: al 46’ Chivu fa 3-2: poco prima Colucci sulla linea gli aveva tolto il gol, ora Maicon gli crossa sul caschetto una palla da spingere dentro: 3-2. Basterà.

RANOCCHIA, ANZI NO — Leonardo aveva dovuto cambiare formazione all’ultimo, perché scoppia il caso Ranocchia. In extremis a qualcuno viene il dubbio che il difensore, che ha già disputato la 16ª giornata con il Genoa, non possa giocare il recupero. L’Inter avrebbe chiesto lumi alla Lega, non ottenendo risposte troppo rassicuranti (sul momento non si trovano regole precise né precedenti). Così, per non rischiare ricorsi, l’acquisto invernale resta ai box, Materazzi è promosso titolare al fianco di Lucio. La rinuncia non sarà indolore, perché Matrix fatica e la difesa interista balbetta parecchio, incassando due gol evitabili per vie centrali. In compenso gli esterni collaborano eccome alla fase offensiva, e il gol del 3-2 (cross di Maicon, testa di Chivu) lo testimonia.


ZANETTI 520 — In fase offensiva il rombo iniziale, con Pandev suggeritore, funziona bene finché Milito resta in campo. Dopo i tre attaccanti cercano invano una posizione logica, trovandola raramente. Pandev si becca gli urlacci del pubblico, mentre Biabiany incassa una sostituzione per Obi. Nonostante questo, e nonostante qualche passaggio sbagliato di troppo a centrocampo, il quarto gol potrebbe arrivare grazie a Eto’o, che scuote la traversa, e a Maicon (triangolo con Pandev, tiro parato). In mezzo Zanetti si gode il primato solitario (520 gare con la maglia dell’Inter) con la solita prestazione fatta di chiusure e ripartenze.

CESENA, ANCHE UN ROSSO — Il Cesena esce da San Siro senza punti e con un rosso a Giaccherini che gli farà saltare la prossima. L’esterno si becca un secondo giallo stupido calciando a gioco fermo: brutto finale per una gara in cui aveva confermato le sue doti. E se Budan ha sulla coscienza due palle per il possibile 3-3, Bogdani mostra una gran forma al servizio della squadra. Ceccarelli se ne va col mal di testa per aver marcato Eto’o: si consoli, non gliene capiteranno tanti altri, di avversari così.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
22/01/2011 22:53
 
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Palermo e un Bovo in coda
La punizione per il Brescia

Palermo-Brescia 1-0, decide un calcio piazzato del difensore rosanero. Grande fatica, ma vittoria meritata sul catenaccio lombardo. La squadra di Beretta tutta in una traversa colpita (sullo 0-0) da Caracciolo

MILANO, 22 gennaio 2011 - Delio Rossi twitta: “Non ne sbagliamo mai due di seguito”. Mario Beretta bluffa: tre attaccanti nello spremavversari del Barbera. Il messaggio in bottiglia conteneva indizi chiari: la sindrome da vittima, di solito, è una carica di adrenalina, più che una pillola demotivante. Aggiungi, poi: l’ottimo momento di Miccoli, il feeling con il gol del Palermo, il genio di Pastore. Sarebbe stato facile immaginare un Palermo garibaldino. E infatti la camicia rossa gli uomini di Delio Rossi la indossano, ma i suoi granatieri hanno le polveri bagnate. Il Brescia è in balia. esprime un catenaccio nemmeno solido; il Palermo spreca l'impossibile. Poi, nel finale, Bovo trova la punizione da tre punti. Fa il Miccoli. Palermo sogna l'Europa dei Grandi.


EFFETTO DOSSIER — Le ombre dei torti arbitrali inseguono questo Palermo-Brescia. D'altronde, forse, era inevitabile. La denuncia di Zamparini sui torti arbitrali è la punta di veleno, prima di sedersi al tavolo del Barbera. Il pubblico dimostra subito di stare dalla parte del presidente: fischi, cori e striscioni contro Lega Calcio e classe arbitrale. Gli effetti collaterali si risentono anche in campo. E quando Pastore va a terra (al 36'), tra Filippini e Berardi, gli animi si scaldano, la tensione in campo è già alle stelle. Partita difficile per Gervasoni.

IO SONO PASTORE — Il figlio dell’Argentina sembra dirlo sottovoce prima di iniziare. “Io, sono Pastore”. E allora un’infiammazione ad una caviglia non puo’ fermarlo. Le promesse si rispettano; Pastore non si tira indietro. E’ lui l’anima di un Palermo aggressivo, compatto, tutto a trazione anteriore. I numeri non servono solo alle statistiche: se il Palermo è reduce da cinque vittorie casalinghe, e nelle ultime quattro ha sempre realizzato quattro reti, il motivo c’è e si vede. Benvenuti, quindi, nella macchina spremaavversari del Barbera.


PECCATO, MUNOZ — Pastore recita il doppio ruolo: guida spirituale e cecchino dalla potenza devastante (al 4’, venti metri palla al piede, poi gran bomba sulla quale Arcari si salva coi pugni). Ilicic è l’uomo che entra ed esce dalla partita; Miccoli è il solito indomabile: un’altalena tra il talento puro ed incontrollabile (al 6’ si gira al volo in area, su assist di Cassani: palla altissima) e l’imprevedibilità (al 40’ e al 46’, Miccoli dalla distanza, sempre Arcari coi pugni). Palermo, rock. E’ il manifesto di un primo atto dominato dai ragazzi di Delio Rossi. E al primo di recupero, la traversa trema sulla testata di Munoz.

SUPER ARCARI — L’illusione dell’Airone dura un momento. Il tempo di un volo, intorno al 7’: Caracciolo trova la pista giusta, ottima la coordinazione, potente la conclusione: sulla sua strada c’è il duro della traversa. Il Brescia è tutto in questo spunto; il resto, è solo catenaccio. La scenografia della ripresa è un replay del primo atto. Uguali i protagonisti: Pastore, Miccoli, Ilicic, Munoz, più la spinta di Cassani. Arcari recita la parte dell’antagonista, e l’interpretazione è da Oscar. Il portiere è pazzesco, quando dice no ad un colpo di testa di Migliaccio. A Palermo, nessuno vuole il tramonto del sogno Champions. Si parte da dietro: con Cassani che corre come un matto e (al 23’) sfiora l’1-0: diagonale potente ma impreciso. Miccoli è l’ultimo ad arrendersi (al 24’ punizione di poco sulla traversa); Munoz è il difensore con il vizio del blitz in area (al 26’, Cordova salva sul suo colpo di testa in area); Ilicic spreca (al 32’) a porta vuota.


CON UN BOVO IN GOLA — Il finale è storia di un arrembaggio. E di una porta che sembra maledetta. Stregata. Tutta Palermo sembra spingere i ragazzi di Delio Rossi. Miccoli e Pastore non si arrendono, ma c'è ancora sulla loro strada Arcari e un Brescia in dieci nella propria area. Da queste parti sono abituati a vincere con tanti gol, e in largo anticipo. E allora quando Bovo a 4' dalla fine fa esplodere la punizione che vale l'1-0, il Barbera esplode. Con il cuore in gola, e stremato dall'emozione, festeggia la vittoria. Meritata. Già, ma provante. Perché al Barbera non sono allenati alle sensazioni forti del 90'. Forse, è più bello così.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
22/01/2011 22:53
 
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Prodezza di Giovinco
Simeone k.o. all'esordio

Parma-Catania finisce 2-0, sblocca Candreva poi la prodezza della Formica Atomica. Inutile l'assetto offensivo dei siciliani, troppo imprecisi sottoporta. Per gli emiliani ritorno al successo dopo due sconfitte consecutive

PARMA, 22 gennaio 2011 - Fischi prima, applausi dopo per il Parma di Marino, vittorioso per 2-0 sul Catania dell'esordiente Simeone. A scaldare il Tardini ci pensano Candreva e soprattutto Giovinco (prodezza su punizione) dopo un primo tempo gelido, con qualche spunto dei singoli ma deludente se si guarda alle squadre. I tre punti arrivano nella ripresa e dopo due sconfitte consecutive, mentre i siciliani - Giampaolo o no - confermano il mal di trasferta: il 7 febbraio sarà un anno senza successi. E la classifica piange: se gli emiliani si portano a quota 25, il Catania femo a 22 rischia di essere risucchiato nelle sabbie mobili della zona retrocessione.

RIECCO SIMEONE — Il "Cholo" non è cambiato: capello corto, curato, profilo da lottatore, onesto: ai tanti argentini del Catania parla in italiano, per non creare spaccature nello spogliatoio. Il primo 11 disegnato è un coraggioso 4-2-3-1, con il redivivo Ricchiuti assieme a Mascara e Gomez alle spalle di Maxi Lopez. Un bell'arsenale. Dopo 50' a viso aperto, giocati meglio, arriva il gol di Candreva a scombussolargli i piani. Il raddoppio di Giovinco è la condanna definitiva. Lo aveva detto l'amico-ex compagno Crespo, "Simeone non ha la bacchetta magica", e Marino lo punisce.


RABBIA PARMA — E' un Parma nervoso, slegato quello che scende in campo al Tardini, perfettamente riassunto nella prestazione di Candreva, uno dei suoi uomini di punta: inizio nervoso, un calcione a Gomez in barriera che poteva costargli il rosso, poi l'orgoglio di spingere dentro il pallone del vantaggio e la chiusura a testa alta. E' stato lui a rivolgersi alla curva chiedendo silenzio (non applausi) al posto dei fischi: gli emiliani erano bloccati di testa dopo le due sconfitte consecutive e la contestazione rischiava di peggiorare le cose. I tre punti, invece, sono ossigeno e rilanciano le ambizioni di una squadra costruita per qualcosa di più che la salvezza. Con il rientro di Galloppa dopo un lungo stop che vale più d'un sorriso.

MAXI IMPEGNO — Il primo tempo scivola via come una partita a scacchi con poche mosse e tanto studio: un destro di Maxi Lopez bloccato da Mirante, un sinistro di Gomez strozzato fuori e un contropiede di Candreva, bravo a saltare Andujar, meno nel concludere a lato. Ai punti, meglio il Catania. Simeone trova risposte confortanti dalla difesa e dal centrocampo, meno dal 3+1 d'attacco, con Ricchiuti e Gomez troppo spesso a pestarsi i piedi. Serve una giocata e per poco Maxi Lopez non la trova a inizio ripresa: controllo spalle alla porta e palla sul sinistro per un diagonale che sfiora il palo e si spegne sul fondo. Il solito Gomez, poi, impegna Mirante con un tiro potente alzato sopra la traversa.


UNO, DUE LETALE — Nel momento migliore del Catania, passa il Parma: Angelo stacca su Sciacca e colpisce la traversa, la palla rimbalza sulla linea e Candreva è il più lesto (12') a ribattere in rete. L'adrenalina, adesso, viaggia sui canali giusti: punizione dal limite dell'area, Giovinco si sistema la palla e la mette dove Andujar non può arrivare, sopra la barriera all'incrocio dei pali. Sono i due colpi del k.o. in 4', gli etnei hanno la forza per rialzarsi dal tappeto ma di colpi non se ne vedono più fino al fischio finale. L'assetto offensivo non è bastato, il lavoro di Simeone riparte da qui. Il Parma, invece, ha bisogno di velocità e il ritorno di Marques (in panchina) più Palladino potrebbe segnare la svolta.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
22/01/2011 23:24
 
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Roma, tre schiaffi al Cagliari
E per una notte è seconda

I giallorossi battono 3-0 la squadra di Donadoni che non meritava un passivo così pesante: in gol Totti su rigore, Perrotta e Menez

ROMA, 22 gennaio 2011 - La Roma vince ancora e per una notte si gode il secondo posto in classifica a tre punti dal Milan. La squadra di Ranieri, che lascia ancora fuori dall'undici titolare Menez e Vucinic, supera 3-0 un Cagliari che non ha comunque mai mollato e che nei primi 20 minuti della ripresa non ha fatto vedere palla ai giallorossi, salvati da un Mexes in stato di grazia e dalla scarsa concretezza degli ospiti. In gol Totti su rigore, Perrotta e Menez.


DE ROSSI OVUNQUE — Primo tempo a ritmi altissimi. La palla viaggia freneticamente da una parte all'altra del campo, azioni e capovolgimenti di fronte continui. Segnale evidente che nessuno vuole perdere e che nessuno ha paura di vincere. La Roma stavolta funziona anche senza Vucinic e Menez. Merito soprattutto di un grande Daniele De Rossi. De Rossi è ovunque: gestisce e imposta il gioco, si ritrova in due occasioni (al 30' e al 45') a fare il difensore aggiunto sull'inserimento e il cross di Agostini, si spinge in avanti favorendo una conclusione di Borriello (al 40') su cui si supera Agazzi e soprattutto conquista il rigore del vantaggio romanista. È lì De Rossi, in mezzo all'area, quando al 22' Totti fa partire dalla sinistra il suo cross. Canini lo trattiene, lui cade, Gava fischia e Totti dal dischetto trasforma. Buono anche il primo tempo del capitano giallorosso, che torna al gol e realizza il suo 13° centro al Cagliari. I rossoblù non sono comunque mai rimasti a guardare, mettendo spesso in difficoltà i giallorossi, soprattutto grazie a Cossu. Una furia nella prima metà dell'incontro. Cross, punizioni, tiri a girare: il trequartista cagliaritano riesce spesso a superare la difesa della Roma, impegnando (soprattutto con la botta al 6') Julio Sergio.

SUPER MEXES — Nella ripresa ci si aspetta l'inserimento di Matri, lasciato a sorpresa in panchina per fare spazio a Nenè. Ma Donadoni conferma l'undici titolare. E l'inizio del secondo tempo gli dà assolutamente ragione. È un assedio dei rossoblù, trascinati dal solito Cossu. Il numero 7 del Cagliari ha un'occasione d'oro al 2' su cui è provvidenziale l'intervento di Mexes. Piovono le palle gol per gli ospiti: Acquafresca, Nainggolan, Astori, Conti e ancora Cossu. La difesa della Roma in qualche modo se la cava, soprattutto grazie agli interventi di Mexes, sicuramente tra i migliori in campo, e qualche buona parata di Julio Sergio. Ma è assolutamente il Cagliari a fare la partita nei primi venti minuti. Donadoni manda dentro Matri, mentre Ranieri inserisce la coppia Vucinic-Menez per Borriello-Taddei. Passano un paio di minuti e De Rossi, sempre lui, fa partire una botta dal limite: Agazzi si allunga e manda in angolo. Al 25' Totti calcia dalla bandierina, Juan salta e colpisce forte di testa: il portiere del Cagliari commette il primo vero errore della gara, non trattiene il pallone e Perrotta trova il tap in vincente: 2-0. La Roma prova ad affondare ancora con Totti ma stavolta è bravo Agazzi. Poi è Matri al 36' a sfiorare il gol, il suo destro è potente ma impreciso. Il Cagliari ci prova fino alla fine ed è un grande Mexes a frenare la rimonta. Ed è ancora il francese a mancare al 46' il gol di testa. Gol che comunque arriva un minuto dopo grazie ad una grande azione dell'altro francese della Roma, Jeremy Menez, che raccoglie il pallone di Vucinic sul filo del fuorigioco, salta un uomo, dribbla il portiere e realizza il 3-0 finale. Sotto gli occhi divertiti di Platini.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
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