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SUPERSAGGIO
Frenatina Udinese
Brescia, è un buon pari

I friulani, senza Sanchez, non vanno oltre lo 0-0 contro gli uomini di Iachini. Poche chances per i bianconeri, a parte un palo di Denis. Bergonzi concede un rigore ai padroni di casa, ma torna sulla sua decisione e ammette l'errore

UDINE, 20 febbraio 2011 - Il dubbio è lecito, anche non può rappresentare una giustificazione: quanto vale l'Udinese senza Alexis Sanchez? A giudicare dalla partita di oggi, proprio pochino. Contro un Brescia ordinato i friulani, privi, appunto del cileno, non vanno oltre un pallidissimo 0-0. Poche occasioni, gioco farraginoso e scarsa lucidità: un caso? Eppure questo risultato può star bene a tutti; all'Udinese, che rinforza il quinto posto, e al Brescia stesso, che passa indenne sul campo di una delle squadre più in forma del campionato.

FISICO E VELOCITÀ — German Denis non è Sanchez, eppure è l'uomo più pericoloso dei suoi. Certo, l'argentino è un centravanti classico, che dovrebbe aprire spazi col fisico: ma l'Udinese è abituata a giocare in velocità. Contro una difesa di corazzieri come quella bresciana "El Tanque" fa a sportellate con Zebina e Zoboli e ne esce pure vincitore: ma non basta. E' comunque lui a creare l'occasione più chiara, costringendo Arcari a una respinta e a un salvataggio sulla linea; in più sulla respinta prende anche il palo.

SACRIFICIO — In generale, però, l'Udinese non gira. Perché il Brescia mette 5 centrocampisti a pareggiare il conto in mediana: Filippini non dà respiro a Inler e Zambelli costringe Armero a guardarsi più le spalle rispetto al solito. Anche Diamanti deve sacrificarsi, così lo schieramento ospite diventa più un 4-5-1: Caracciolo soffre, là davanti da solo, ma non sfigura. Anzi, la migliore occasione capita proprio su un'iniziativa firmata dall'Airone e da Filippini, che calcia a lato da ottima posizione dopo triangolo con il centravanti.


RIGORE, ANZI NO — A testa bassa, ci provano i friulani a vincere la partita; ma il fortino bresciano non barcolla. Nemmeno quando, a inizio ripresa, Bergonzi concede un rigore per un presunto fallo di mano di Bega su missile di Di Natale. Scattano le proteste, ma l'arbitro frena e ritorna sulla sua decisione: ammette l'errore (in effetti il difensore era stato centrato al volto) e chiude lì il discorso. Bravo, il direttore di gara: è raro vedere situazioni come questa. E le squadre lo aiutano, non perdendo la testa.

PROSPETTIVE — Lo 0-0, così, è certificato al fischio finale. Ovviamente i friulani (che comunque non perdono da 2 mesi in campionato) devono riflettere sulla loro pochezza odierna, ma Sanchez tornerà a disposizione, salvo infortuni, già dalla prossima partita. Iachini, di contro, può sorridere per aver strappato un punto pesante su un campo ostico: il suo Brescia sta acquisendo una buona identità da quando è tornato in panchina, ma bisognerà vincere domenica prossima in casa contro il Lecce per provare a dare una bella scossa nella lotta per la salvezza.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
20/02/2011 18:54
 
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SUPERSAGGIO
Fiorentina senza idee
La Samp resiste: 0-0

Brutta gara e poche emozioni al Franchi: si chiude fra i fischi. I viola attaccano di più, ma concludono solo con tiri da fuori e azioni da calcio da fermo. La Sampdoria resiste e mette fine a una serie di cinque sconfitte fuori casa. Punto importante per Di Carlo, Mihajlovic ritrova Vargas

MILANO, 20 febbraio 2011 - Fiorentina e Sampdoria sono espressioni della middle class del nostro campionato. Il loro confronto non è un grande spot per la borghesia calcistica italiana. Fra viola e blucerchiati nasce uno 0-0 povero di emozioni e di gioco, in cui si tira solo da fuori area o si conclude su azioni da calcio da fermo. Poche idee, nessuna concessione allo spettacolo.

FISCHI AL FRANCHI — Nonostante nel secondo tempo attacchi solo la Fiorentina, le colpe maggiori della partitaccia ricadono proprio sui viola, visto che la Samp arrivava a questa partita con l'acqua alla gola. Il punticino rimediato con le barricate interrompe una serie aperta di cinque sconfitte di fila in trasferta, tutte senza gol. E dà un po' di respiro a Domenico Di Carlo, la cui panchina iniziava a traballare. Più deluso Mihajlovic, che non festeggia i 42 anni compiuti oggi con il cambio di marcia che si aspettava dai suoi. Nemmeno il Franchi apprezza, visto che al 90' piovono fischi.


FIORENTINA, POCHE IDEE — La Fiorentina ha cambiato abitudini: era quasi infallibile in casa, ma pessima in trasferta. Nell'ultima settimana ha vinto fuori e perso al Franchi, contro la Samp presenta una via di mezzo che non soddisfa nessuno. L'assetto con due suggeritori stretti dietro a Gilardino non convince: Mutu e Marchionni finiscono per sbattere sempre contro i centrali avversari, mentre il dialogo con Gilardino è ridotto al minimo. Non va molto meglio nemmeno con Ljajic, che però se non altro ci prova (perché parte sempre fuori?). Creano poco i viola, e il migliore risulta essere Behrami, che almeno lotta a tutto campo e prova a inserirsi spesso da centrocampo. Gilardino ha due palle buone di testa, le conclusioni sono difficili e non decisive, ma non è un bel vivere, per un centravanti. L'unica notizia davvero positiva, in fin dei conti, è il ritorno dopo due mesi e mezzo di assenza di Vargas.


SAMP, OK LA TENUTA DIFENSIVA — La Samp ferita dalla sconfitta nel derby si presenta a Firenze con un nuovo modulo, un 4-4-1-1 con Guberti a supporto di Maccarone, mentre Volta fa il terzino destro d'emergenza. L'assetto finisce col lasciare troppo solo Big Mac, che deve retrocedere spesso per cercare palloni giocabili (chiuderà sfiancato). Così, nonostante le discese di Mannini a destra, la squadra di Di Carlo si rende pericolosa solo con i tiri da fuori: il più bello è quello di Ziegler, di sinistro da lontano. Boruc è ancora più bravo a togliere la palla dal sette. Nella ripresa le sortite sono ridotte al minimo (Biabiany spreca l'unico contropiede buono), mentre in cima alle barricate si erge Martinez Vidal, che le prende tutte e mette una buona parte di firma sul punticino di Firenze.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
20/02/2011 18:58
 
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SUPERSAGGIO
Palladino è il salva-Marino?
Cesena sfiora l'impresa

Lo scontro salvezza del Tardini finisce 2-2. Cesena due volte in vantaggio, con Rosina e Sammarco, sfruttando una papera di Mirante e il pasticcio di Morrone. Per il Parma Crespo su rigore, nel finale l'ex juventino. Panchina di Marino a rischio

MILANO, 20 febbraio 2011 - Senza il graffio dello Scugnizzo, sarebbe stato legittimo parlare di ammutinamento. Storia di una domenica in cui la panchina di Marino, già in bilico alla vigilia, è messa a rischio da due errori clamorosi dei suoi uomini: prima la papera di Mirante, poi il pasticcio di Morrone. Rosina e Sammarco ringraziano, e con il passare dei minuti sembra inutile il ruggito, nel mezzo, di Crespo su rigore. Meno male che Palladino c'è e che trova il 2-2 (salva Marino?). Lo scontro salvezza tra Cesena e Parma si chiude con un punto a testa. A chi servirà ?


LARGO AI PICCOLI — In mezzo ai giganti, spuntano i folletti. Il talento tascabile di Giovinco e di Rosina prova ad illuminare il grigio pomeriggio del Tardini. La Formica Atomica è l'anima della squadra di Marino. I suoi 45 minuti sono una difesa ad oltranza della panchina di un Marino contestato. Le prova tutte: su punizione, da fermo, con assist e con assoli. Ma se al 12' c'è l'esperienza e la bravura del quarantenne Antonioli a dirgli di no (su una splendida punizione), otto minuti più tardi la corrente su un assist delizioso per Candreva salta per una segnalazione sbagliata di fuorigioco. In mezzo, un diagonale di Modesto (17') fuori bersaglio. Il Parma prova a fare la partita, mentre il Cesena sembra ghiacciato dalle folate di Candreva e di Giovinco: così Rosina, il fantasista in prestito dallo Zenit di San Pietroburgo (preferito a Giaccherini), riscalda il piede (e siamo al 31') con il primo (e unico) tiro in porta del Cesena. Mirante sbaglia clamorosamente e la beffa ha un sapore amaro. A Rosina non resta che festeggiare il gol del vantaggio: il Cesena rompe il digiuno di gol in campionato che durava dal 2 febbraio. A nulla serve un finale nervoso, Parma sotto dopo 45'.


CONGIURA CONTRO MARINO — Più di un dubbio sulla decisione di Ficcadenti, quando cambia Rosina con Giaccherini (minuto 17). Forze fresche e fantasia, vero, ma perché togliere il migliore e lasciare vagare per il campo il fantasma di Jimenez? Il dubbio non resta solo, è accompagnato dall'episodio che potrebbe cambiare la partita. Un minuto dopo Felipe 'placca' Amauri, il rigore assegnato da Tagliavento non fa una piega. Dal dischetto Crespo fa il giustiziere e la bilancia della sfida torna in parità. Il Parma trova il pari nel momento migliore dei romagnoli, che pero' hanno il merito di non mollare l'osso. Mirante deve farsi perdonare la papera su Rosina: e c'è sulla percussione alla mezz'ora di Bogdani. Il mistero del Tardini è tutto nella domanda di come siano possibili tanti errori nella partita più delicata della stagione, in uno scontro diretto. Vedere per credere quello che accade al 34': Morrone pasticcia in copertura a ridosso della propria area, Ceccarini fa l'assist e Sammarco raddoppia. Non è pero' ancora finita. Palladino è l'ultimo ad entrare, ma l'ultimo ad arrendersi. Trova lo spunto giusto e segna il 2-2 di una partita infinita.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
21/02/2011 00:53
 
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SUPERSAGGIO
Zuniga tiene su il Napoli
Azzurri sempre secondi

Finisce 1-0. Il Catania si chiude ma poi mette in difficoltà la squadra di Mazzarri. Cavani sbaglia un rigore. Poi il gol decisivo dell'esterno, al primo gol in serie A. Nella ripresa i ragazzi di Simeone assediano la porta di De Sanctis che però la chiude a chiave

NAPOLI, 20 febbraio 2011 - I Catania visti stasera sono due: quello del primo tempo, tattico e chiuso, e quello arrembante della ripresa. Il Napoli li ha sofferti entrambi, dimostrandosi meno abile di altre volte ad aprire le difese (complice l'assenza di Lavezzi) e andando in affanno a tratti nella ripresa, che ha esaltato soprattutto il suo portiere De Sanctis il quale, con Zuniga, mette la firma su tre punti pesanti. E per il colombiano si tratta del primo gol in serie A, dopo una stagione a Siena e 2 a Napoli. Una prestazione matura, quella del gruppo di Mazzarri, che fra turn over e assenze riesce a mantenere il secondo posto e si presenterà lunedì prossimo al Meazza contro il Milan, con la possibilità di poterlo pure agganciare in testa. Del resto fra le prime due, sinora la differenza in classifica la fa lo scontro diretto, vinto dai rossoneri all'andata al San Paolo.


PRIMO TEMPO NERVOSO — Si comincia con il grande calore del pubblico napoletano che evita accuratamente contestazioni sulla vicenda Lavezzi. Un settore esibisce invece stemmi borbonici. In campo il Napoli prende subito il controllo del centrocampo, ma il Catania si chiude bene e va via in velocità in contropiede appena può, cogliendo spesso di sorpresa la difesa napoletana. In una di queste folate c'è un intervento dubbio in area di Sosa su Ledesma che l'arbitro non sanziona, poi un colpo di testa di Schelotto su corner di Lodi, l'uomo dei calci piazzati: palo pieno. Un avvio, insomma, tutt'altro che facile che il Napoli potrebbe mettere su binari più tranquilli quando l'arbitro dà stavolta rigore per trattenuta di Potenza ai danni di Sosa, ma Cavani batte sul palo esterno. Dovrà sgobbare un altro quarto d'ora, la squadra di Mazzarri, faticando a trovare spazi nell'assetto tattico difensivo molto accorto allestito da Simeone. Poi ecco il gol, propiziato da un tiro di Cavani: la deviazione della difesa diventa un assist per Zuniga, che da pochi passi non perdona. In realtà ll'azione del gol era scaturita da una rimessa laterale che spettava al Catania: l'ultimo a toccare era stato Maggio, ma le proteste fruttano al Catania solo l'ammonizione di Andujar. Così la partita si innervosisce, iniziano a fioccare i cartellini e i batibecchi, poi arriva il riposo.


IL CATANIA NON MOLLA — Il Napoli riparte forte deciso a chiuderla, e c'è subito un gran tiro di Hamsik dalla distanza su cui Andujar deve volare. Il Catania sembra meno coperto, mentre come nel primo tempo punta molto sulle ripartenze veloci. Col passare dei minuti la squadra di Simeone però guadagna campo, e dai calci piazzati di Lodi arriva più di un pericolo, soprattutto grazie agli inserimenti di centrocampisti e difensori come Schelotto e Spolli. Dall'altra parte Cavani va a terra un paio di volte in area, l'arbitro valuta giustamente lasciando giocare ma ciò basta per infiammare nuovamente gli animi, anche sugli spalti. Simeone comunque ci crede e inizia a pompare nuove energie in attacco: dopo Morimoto, dentro da fine primo tempo per l'infortunato Martinho, entrano Maxi Lopez e Ricchiuti. Dal canto suo, Mazzarri rinforza gli argini con Gargano e Dossena, ma alla fine è un vero assedio alla porta di De Sanctis: vanno vicini al gol Maxi Lopez, Bergessio e Morimoto, ma il Napoli regge grazie soprattutto al suoi portiere. E porta a casa tre punti che saranno molto utili quantomeno nella volata Champions, cui gli azzurri partecipano a pieno titolo.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
23/02/2011 23:46
 
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SUPERSAGGIO
SERIE A 2010/2011 26ª Giornata (7ª Ritorno)

Anticipo del 19/02/2011
Bologna - Palermo 1-0
Inter - Cagliari 1-0
Incontri del 20/02/2011
Lecce - Juventus 2-0
Chievo - Milan 1-2
Fiorentina - Sampdoria 0-0
Genoa - Roma 4-3
Lazio - Bari 1-0
Parma - Cesena 2-2
Udinese - Brescia 0-0
Napoli - Catania 1-0

Classifica
1) Milan punti 55;
2) Napoli punti 52;
3) Inter punti 50;
4) Lazio punti 48;
5) Udinese punti 44;
6) Roma(*) punti 42;
7) Juventus punti 41;
8) Palermo punti 40;
9) Cagliari e Genoa punti 35;
11) Fiorentina punti 33;
12) Bologna(-3)(*) punti 32;
13) Chievo e Sampdoria punti 31;
15) Lecce e Parma punti 27;
17) Catania punti 26;
18) Brescia punti 23;
19) Cesena punti 22;
20) Bari punti 15.

(-3) punti di penalità
(*) una partita in meno

Bologna - Roma sospesa al 16' del p.t. sul risultato di 0-0, sarà recuperata il 23 Febbraio 2011
23/02/2011 23:51
 
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SUPERSAGGIO
Prima gioia per Montella
De Rossi abbatte il Bologna

Finisce 0-1 con un tiro del centrocampista giallorosso deviato da Cherubin. Proteste rossoblù per la mancata espulsione dell'autore del gol dopo un fallo di mano. Roma sesta: scavalca Juve e Palermo. Mentre Mexes perde un dente

BOLOGNA, 23 febbraio 2011 - Un'altra Roma. Lo psicologo Montella fa miracoli e conquista tre punti fondamentali dopo tre sconfitte pesantissime in campionato: 1-0 sul campo del Bologna nel recupero dellla 22ª giornata, gol di De Rossi. Il più giovane allenatore di serie A azzecca la prima. E non sembra un caso. Questa Roma pare avere già qualcosa di suo. Tante infatti le novità di questo strano mercoledì di campionato, cominciato al 17' da un calcio d'angolo. Si rivede Pizarro, che non giocava dal 28 novembre. E che sembra già in perfetta forma. In porta c'è Doni e in panchina, accanto a Julio Sergio, c'è Francesco Totti. Montella gli preferisce Borriello, in un 4-2-3-1 molto offensivo, squadra cortissima, difesa alta e pressing a tutto campo. Altra grinta, altra determinazione. E altri risultati. I giallorossi scavalcano così Palermo e Juventus e salgono al sesto posto, a 6 punti dalla zona Champions.

CI PENSA DE ROSSI — La Roma nel primo tempo, che dura meno di mezzora, gira come una volta. La spinta è costante anche se il Bologna, nonostante i tanti assenti, trova presto il modo di limitare i danni. Un'occasione per parte: al 25' De Rossi serve Simplicio (in fuorigioco) che dal limite dell'area conclude: bravo Viviano a respingere. Al 35' è Meggiorini a mettere alla prova i riflessi del rientrante Doni, con un tiro al volo. Riise al 38' rischia un altro erroraccio dopo quello contro lo Shakhtar perdendo palla in area e favorendo Ramirez, ma Burdisso ci mette una pezza. Tre minuti dopo il Bologna protesta per un fallo di mano di De Rossi, già ammonito. Per Banti non è da giallo, solo calcio di punizione. Proteste che si infiammano dopo il gol: al 45' Vucinic approfitta di un errore di Casarini, recupera il pallone e serve proprio De Rossi che indisturbato realizza l'1-0, dopo una deviazione di Cherubin.

MEXES PERDE UN DENTE — Nella ripresa la storia non cambia. La Roma continua a pressare, il Bologna sembra tenere meglio il ritmo di gioco ma non ci sono occasioni chiare. Da segnalare solo l'episodio che ha coinvolto Mexes: in un contatto con Della Rocca il francese perde un dente. Non proprio piacevole. Poi per dieci minuti, dal 20' al 30', i rossoblù di Malesani si fanno pericolosi: prima un cross di Rubin, quindi la pressione di Di Vaio e del neo entrato Paponi. Montella manda dentro Totti al posto di Borriello, che continuava a commettere falli in attacco. Il capitano regala due palle deliziose a Vucinic e Brighi (entrato al posto di Simplicio), ma la difesa del Bologna è puntualissima nel lasciare gli avversari in fuorigioco. Dentro anche Menez per Vucinic. La Roma protegge il vantaggio, soprattutto dai cross di Siligardi (in campo per Mutarelli) e dai colpi di testa di Paponi, ma Montella continua ininterrottamente alla squadra di tenersi corta. Una bella giocata di Menez libera Brighi che tenta la rovesciata. Ma la chiusura è soprattutto del Bologna, che mette alla prova la retroguardia giallorossa, guidata da un Mexes in gran forma. L'anomalia è che stavolta, dopo i 14 gol subiti nelle ultime 4 partite, la difesa regge. Qualcosa sta cambiando.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
27/02/2011 10:32
 
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Di Vaio imbarazza la Juve
Doppietta e 2-0 Bologna

L'attaccante dei rossoblù segna nella ripresa le due reti che affondano a Torino i bianconeri, che non vanno oltre un palo di Iaquinta e le occasioni non capitalizzate da Bonucci e Toni. Fischi dei tifosi di casa dell'Olimpico

MILANO, 26 febbraio 2011 - La Juventus è in ginocchio. Se la batosta di Lecce era stata pesante, lo 0-2 casalingo con il Bologna è una mazzata che sa di pugno del k.o. sulle ambizioni di una stagione che ricorda in maniera sinistra quella fallimentare appena passata. Dopo la prematura uscita dalle coppe, internazionali e nazionali, ora anche il quarto posto che vale la qualificazione alla prossima Champions sembra un puntino lontano lontano in classifica, lassù. Perché la Juve viene schienata da un Di Vaio, antico ex, in versione intramontabile, quella che veste da quando gioca, e segna sempre, a Bologna. Doppietta d'autore che vale tre punti d'oro, per una squadra che sta facendo un campionato fantastico, considerando l'organico e le disavventure societarie. Tutto il contrario di una Juve arruffona nel gioco e tremolante nel carattere, irrisa persino dai suoi tifosi, finora indulgenti in questa stagione, che finiscono cantando "Vinceremo il tricolor".

JUVE COSI COSI — Quella del primo tempo. Più attenta, meno farfallona di quella inguardabile vista a Lecce, ma il gioco lascia parecchio a desiderare comunque. C'è più attenzione, soprattutto dietro, ma l'assenza di un playmaker che sappia far girar palla come Aquilani, pur non al meglio di questi tempi, si fa sentire. Con l'ex Liverpool infortunato la Juve imposta la manovra con il comitato Felipe Melo-Marchisio, con risultati alterni. Il brasiliano ci prova con un destro dalla distanza, Viviano è attento. Ma il Bologna in realtà rischia pochissimo. Se ne sta coperto dietro, e quando può riparte con Della Rocca camuffato tra le linee avversarie, randellato spesso da Bonucci. Malesani perde Esposito per infortunio, dentro Mutarelli, ma trema solo quando Iaquinta in mischia trova una buona girata di sinistro, che finisce sul palo. Alla Juve non gira neanche bene di questi tempi. Ma l'assenza di fantasia è palese, mancano piedi buoni e spinta sulle fasce, i problemi della Juve delle ultime stagioni, mai risolti, con Martinez che fa rimpiangere Pepe, che non è Nani, ma perlomeno fa sostanza, tenuto in panchina da Delneri, come Del Piero, pronto a firmare in bianco il rinnovo, e Toni. È emblematico il fatto che una punizione dal limite venga battuta da Bonucci, senza che ci siano come alternative specialisti qualificati tra centrocampo e attacco.

DELNERI CAMBIA — Dopo l'intervallo non rientrano in campo Iaquinta e Martinez, sostituiti da Toni e Del Piero. La Juve ora gioca col 4-2-3-1, con Matri e Krasic estrerni alti, il capitano trequartista e Toni centravanti.


MELO SBAGLIA, DI VAIO RINGRAZIA — Al 4' arriva la svolta della partita. Felipe Melo perde palla davanti alla difesa, e non è una novità, palla in profondità per Di Vaio, che fa secco sullo scatto Barzagli, resiste al ritorno fisico di Chiellini e giustizia Storari in uscita. Bologna in vantaggio. Di Vaio favoloso, al 15° gol in questo campionato.

DI VAIO FA IL BIS — Bonucci non trova il pari sottoporta, ad un passo da Viviano, nell'ennesima mischia creata dalla Juventus. Gol mancato, gol subìto. Come spesso accade. Sale in cattedra ancora il professor Di Vaio, specializzato in gol. Ne segna un altro, saltando in dribbling Bonucci e Grygera e fulminando Storari sul suo palo. 2-0 Bologna e Juve in ginocchio, ora contestata anche dai suoi sostenitori. Nel finale arrivano anche un paio di occasioni, con Bonucci e Toni, ma la porta del Bologna resta stregata. La Juve si arrende e capitola per l'ottava volta in campionato, l'Europa si allontana almeno quanto si avvicina la salvezza di un Bologna oltre ogni aspettativa.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
27/02/2011 16:04
 
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Il Catania rimonta il Genoa
e ringrazia il portiere Andujar

Nel primo tempo Floro Flores segna in sospetto fuorigioco e Rossi manca il 2-0. Nella ripresa in rete Maxi Lopez e Bergessio, poi Veloso si fa parare il possibile 2-2. Quattro espulsi

CATANIA, 27 febbraio 2011 - Il carattere e la voglia di vincere lanciano il Catania che batte in rimonta il Genoa 2-1. Dopo il gol in probabile off-side di Floro Flores nel primo tempo, nella ripresa succede di tutto. Maxi Lopex pareggia, Bergessio porta in vantaggio i rossoazzurri. Poi, dopo una lunga serie di ammonizioni, a salire in cattedra è l'insufficiente Giannoccaro. Il fischietto prima espelle Criscito per fallo su Lodi lanciato a rete, poi Floro Flores che protesta dalla panchina e Ballardini; infine il rosso da Augustyn, punito per lo stesso fallo di Criscito, con rigore che Veloso si fa parare. Per la squadra siciliana tre punti da sballo in un periodo di magra; per il Genoa un ridimensionamento dopo la grande rimonta con la Roma.

OFFENSIVI — Diego Pablo Simeone ha il volto di chi non può più sbagliare. Assediato da infortuni e squalifiche, punta su un Catania offensivo, con Gomez alle spalle di Maxi Lopez e Bergessio. Stessi problemi per Davide Ballardini, anche se il suo Genoa viaggia a mille e gode di una classifica agiata. Il problema, per i catanesi, è psicologico. I rossoazzurri attaccano, corrono, ma si perdono negli ultimi venti metri, dove, tra l'altro, il Genoa fa buona guardia con una manovra difensiva impeccabile. I liguri carburano lentamente e prese le misure fanno valere la loro prestanza fisica, a dir poco devastante se confrontata con quella del Catania.


ROSSI NON CHIUDE — I rossoblù sfoderano possesso palla e profondità. Veloso e Palacio, soprattutto quest'ultimo, fanno la differenza. Palacio fa, è il caso di dirlo, quello che vuole. Da una sua idea nasce anche il gol del vantaggio. Cross dalla destra ribattuto che finisce a Kucka il cui bolide non viene trattenuto da Andujar. Il più lesto a recuperare è Floro Flores che in probabile fuorigioco infila. Difficile digerire l'ingiustizia, ma è anche il caso di sottolineare che il Catania pur spingendo convince poco, per poi subire il micidiale contropiede del Genoa che si avvale di raddoppi illuminanti. E che potrebbe segnare il 2-0. Al 36', Marco Rossi spreca infatti due volte: prima colpendo la traversa con una potente inzuccata, poi tirando addosso al portiere sulla respinta. Insomma, dopo i primi 45 minuti, il vantaggio è ineccepibile, mentre resta incomprensibile l'atteggiamento del Catania: confuso, senza un'idea ben precisa di gioco


CATANIA IN RIMONTA — Simeone negli spogliatoi ridisegna la squadra. Inserisce Schelotto per Potenza e Ricchiuti per Ledesma. Squadra offensiva per ribaltare il risultato. L'effetto è quello desiderato: con un baricentro più alto il Catania parte bene e al 6' coglie il pareggio. Il gol è frutto di una palla inattiva, una punizione di Lodi che genera un gran mischione davanti a Eduardo; nel batti e ribatti raccoglie Maxi Lopez che segna l'1-1. La rete alimenta entusiasmo il raddoppio, grazie a un tiro di Bergessio deviato da Criscito sul pirmo palo di Eduardo. Ballardini corre subito ai ripari: dentro Paloschi per Cucka. Ma non è più il Genoa del primo tempo. I rossoblù subiscono il Catania e perdono la testa. Al 22' Criscito si fa espellere per fallo su Lodi lanciato a rete. Si fa espellere anche Floro Flores che dopo la sostituzione con Jankovic protesta con il quarto uomo; con lui anche Ballardini che gli dà ragione. Senza schemi, confuso e impacciato, il Genoa riesce a mettere insieme i pezzi e al 30' ritrova la parità numerica con l'espulsione di Augustyn che commette fallo su Paloschi con conseguente rigore. Ma Veloso lo batte senza convinzione; Andujar ringrazia e devia in angolo. Carico e sicuro, il Catania tiene e sfiora anche il 3-1 con Maxi Lopez. Ma basta e avanza. Simeone raccoglie la sua seconda vittoria; il Genoa deve ricominciare da capo.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
27/02/2011 19:22
 
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SUPERSAGGIO
L'Udinese è un carro armato
Palermo stritolato con 7 gol

Impressionante dimostrazione di forza dei bianconeri che vincono al Barbera con 4 gol di Sanchez e una tripletta di Di Natale. Rosanero mai in partita e pure con due espulsi, Bacinovic e Darmian. Rossi rischia l'esonero

PALERMO, 27 febbraio 2011 - Servirebbe un decreto legge per consentire all’Udinese di rappresentarci in Champions League, probabilmente tanti giudizi sul calcio italiano cambierebbero… È una provocazione, certo, ma quanto visto oggi al Barbera va ben oltre i demeriti del povero Palermo, seppellito sotto una grandinata di gol. Lo 0-7 con cui i ragazzi di Guidolin hanno travolto i rosanero è stato il trionfo dell’organizzazione e della classe di una squadra che oggi ha massacrato i rivali come un carro armato farebbe contro un esercito a cavallo. Un meccanismo perfetto che non ha avuto alcuna pietà degli uomini di Delio Rossi, probabilmente arrivato al capolinea della sua avventura sulla panchina dei rosanero.


SUPER ATTACCO — Meravigliosi solisti di questa orchestra perfetta sono stati, manco a dirlo, Totò Di Natale, che con 3 gol si è preso la testa della classifica cannonieri, e Alexis Sanchez, autore degli altri 4 che probabilmente stanno già facendo la felicità del presidente Pozzo, pronto a piazzarlo sul mercato di giugno come fosse Leo Messi. Per il Palermo è stata una bruttissima giornata. Ma una nota di merito viene dal suo pubblico che, malgrado la partita abbia avuto uno svolgimento così amaro, non ha mai fischiato, anzi incoraggiato Delio Rossi. Che difficilmente però si salverà dalla furia del presidente Zamparini, negli ultimi tempi assai poco comprensivo col suo allenatore.

PIROTECNICO — Impressionante era già stato l’esito dei primi 45 minuti: non ci era mai capitato di assistere a uno 0-5 con 11 tiri in porta degli ospiti e uno solo (centrale) dei padroni di casa. Ma tant’è. C’era già chi cominciava a notare che in assenza di Sanchez l’Udinese aveva cominciato a incepparsi (vedi gli ultimi due pareggi). E non era un dato del tutto sbagliato: non appena il campione cileno è rientrato in formazione è andato in onda uno show pirotecnico. Ne ha fatto le spese un Palermo che non è proprio riuscito a entrare in partita, ubriacato dai perfetti movimenti degli avversari e poi tramortito da 7 giocate delle due punte bianconere.


IN MISCHIA — Già dalle prime battute si è capito che l’Udinese era davvero in forma. Da due azioni di corner Sirigu si è trovato a dover sventare due colpi di testa avversari. Poi al terzo tentativo, ed era solo il decimo minuto, nulla ha potuto sull’angolatissima zuccata di Di Natale che ha sfruttato il perfetto cross di Armero dalla sinistra. Doveva essere il gol della sveglia per i padroni di casa. Non è stato così. L’Udinese ha continuato a macinare gioco e ancora da azione d’angolo ha messo a segno il 2-0, merito di Sanchez che ha risolto una mischia in cui comunque i difensori del Palermo avrebbero dovuto essere più cattivi.

COME RONALDO — Il Palermo non è proprio riuscito a capire come trovare spazi in avanti. Il primo tiro in porta lo ha sferrato Pastore da lontano ed era addirittura il 25’. Due minuti dopo il capolavoro degli ospiti: passaggio senza guardare di Di Natale per Sanchez che da solo si è presentato davanti a Sirigu e lo ha messo a sedere con due finte che hanno ricordato il gol di Ronaldo con l’Inter alla Lazio nella finale di Coppa Uefa di Parigi del 1998. Il Palermo si è squagliato. Bacinovic si è fatto ammonire e poi espellere in 10 minuti. Così al 41’ Di Natale ha infierito sfruttando un mancato intervento di Sirigu che non ha trattenuto un sinistro di Asamoah. Un minuto dopo ancora Sanchez è scappato sulla sinistra, è entrato in area e ha battuto di destro per il clamoroso 5-0.


APPLAUSO — La ripresa è cominciata con l’inserimento di Munoz per il frastornato Andelkovic ma la musica non è cambiata. Prima incursione dell’Udinese e gol già al 3’: merito di Sanchez lasciato inspiegabilmente colpire Sirigu dalla linea di fondocampo. Guidolin a quel punto ha deciso di “placare” il cileno inserendo al suo posto Denis: bello l’applauso del pubblico siciliano all’attaccante rivale sostituito. Al 15’ il colpo di grazia bianconero: lancio in area per Armero atterrato da Darmian, espulso per evidente fallo da ultimo uomo. Di Natale ha realizzato il rigore del 7-0 finale. L’Udinese non ha più infierito, il Palermo ha cercato il gol della bandiera e lo ha sfiorato con Nocerino. Poi tutti a casa. Le ambizioni Champions del Palermo probabilmente si spengono definitivamente qui. L’Udinese continua a sognare: e in ogni caso a fine stagione il bilancio riderà ancora di più grazie a qualche ricca, ricchissima cessione.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
27/02/2011 19:29
 
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La Roma si sgonfia ancora
E Amauri l'acciuffa: 2-2

I giallorossi rimontati come a Genova, stavolta dal 2-0 dopo le reti di Totti (600 presenze in giallorosso) su rigore e di Juan, ma si fanno raggiungere dalla doppietta dell'italobrasiliano nell'ultimo quarto d'ora. Espulso Paci per doppia ammonizione, infortunio per Pizarro

MILANO, 27 febbraio 2011 - L'esordio di Montella alll'Olimpico da allenatore della Roma si rivela un'incompiuta. I giallorossi, avanti 2-0 con il Parma alla mezz'ora della ripresa grazie ai gol di Totti, su rigore, e Juan, si fanno riacciuffare per colpa di 5' di follia, che consentono ad Amauri di perfezionare la doppietta che vale il 2-2- finale.

PARTITA PAZZA — A 15' dalla fine si poteva parlare di vittoria in carrozza di una Roma cinica che aveva concretizzato le prime due occasionei da rete create, sempre su calcio piazzato, mettendo così la partita in discesa. Non forzando mai il ritmo di gioco, ma non concedendo nulla dietro, anche per gli evidenti demeriti di un Parma inspiegabilmente rinunciatario.La vittoria poteva essere l'occasione per rinconciliarsi con il pubblico dell'Olimpico ferito dal tracollo di rendimento che ha poi portato alle dimissioni di Ranieri. Poi è successo che Amauri si è svegliato, sottoporta, segnando due gol, il primo meraviglioso, sfruttando le magagne di una difesa giallorossa improvvisamente di nuovo da film dell'orrore. E nel finale Dzemaili prima e Giovinco poi hanno sfiorato addirittura il colpaccio. E così è finita con i fischi di un Olimpico tradito da un'altra prestazione sconcertante, parente poi non troppo alla lontana di quella di Marassi contro il Genoa. Che complica la rincorsa ad un posto Champions, mentre il Parma fa un passo verso la salvezza.


TOTTI FESTEGGIA LA 600ª — Nel primo tempo la Roma si trova avanti 2-0 dopo aver fatto il minimo sindacale. Il Parma infatti se ne sta rintanato in trincea, nonostante schieri due mezzepunte, Candreva e Giovinco, e un centravanti, Amauri. E allora i giallorossi - schierati con il 4-2-3-1 di spallettiana memoria, con Pizarro a fare il metronomo di centrocampo - prendono in mano anche solo per inerzia le redini del gioco. I ritmi sono blandi, ma i gol arrivano lo stesso: su calcio piazzato. Prima su rigore. Decretato per un intervento di Lucarelli su Taddei, dopo che Totti ne aveva richiesto invano uno in precedenza per un tocco sospetto su di lui di Paletta. Rigore realizzato proprio da Totti, con un destro violento. Il capitano giallorosso festeggia così le 600 partite con la Roma. Il Parma non si scompone più di tanto, nonostante lo svantaggio. E capitola di nuovo. Il raddoppio è di Juan, sostituto di giornata dello squalificato Mexes, che segna sottomisura su azione d'angolo. Il brasiliano raccoglie nell'area piccola la corta respinta di Mirante sul colpo di testa di De Rossi e segna la seconda rete del suo campionato. All'intervallo è 2-0. Doni non ha toccato palla. La mazzata per la Roma arriva, comunque, nel recupero: si fa male Pizarro al ginocchio destro, esce in barella.


AMAURI CAMBIA TUTTO — Montella inserisce Simplicio per Pizarro. La Roma giochicchia, tiene il pallino del gioco. Allora Marino manda in campo Crespo per Morrone, l'argentino va a fare compagnia davanti ad Amauri. C'è qualche guizzo di Totti, in buona condizione, poca roba. Ma alla mezz'ora la partita si riapre. Grazie a uno splendido gol di Amauri, che segna solo gol difficili: dopo la rovesciata con cui ha realizzato la prima rete per gli emiliani arriva uno spettacolare centro di tacco, deviando un cross teso dalla destra. La Roma torna quella distratta vista di recente con Ranieri e improvvisamente una retroguardia che non aveva concesso niente frana rovinosamente: Burdisso pasticcia in mischia e un rimpallo su di lui spalanca la porta ancora ad Amauri, che con una zampata di sinistro trova il 2-2. Partita riaperta in 5'. Dal nulla. Il Parma segna sfruttando i primi tiri in porta.

ARREMBAGGIO E CONTROPIEDE — La partita diventa spettacolare. La Roma si riversa in avanti, guadagna l'espulsione per doppia ammonizione di Paci, e prova a ritornare avanti con i nuovi ingressi di Menez e Borriello. Le emozioni si susseguono, da una parte e dall'altra. Dzemaili fa effettuare il primo tuffo a Doni, e sfiora il gol del colpaccio, come Giovinco con un pallonetto bellissimo, largo. Una partita pazza, bruttina per 70' e divertentissima nel finale si chiude 2-2. Che per il Parma sembra quasi una vittoria e per la Roma quasi una sconfitta: lo dicono i fischi finali di un pubblico dell'Olimpico inferocito.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
27/02/2011 19:32
 
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SUPERSAGGIO
Dias combina un pasticcio
Il Cagliari stoppa la Lazio

Il brasiliano devia nella propria porta una conclusione di Acquafresca al 40', i ragazzi di Reja non reagiscono e incassano una brutta sconfitta

CAGLIARI, 27 febbraio 2011 - Il Cagliari va in vantaggio dopo 40' di difficoltà, in cui la Lazio si era fatta preferire. Nel secondo tempo, però, quando ti aspetti la reazione biancoceleste, i ragazzi di Donadoni controllano e, quando possibile, cercano il gol più di quanto non facciano quelli di Reja. Finisce 1-0 per i sardi che, con un secondo tempo ordinato e pulito, legittimano la vittoria. Anche perché la Lazio ha fatto decisamente troppo poco per evitare una meritata sconfitta.

FIDUCIA CECA — Nonostante alla vigilia si fosse ampiamente parlato del rientro di Floccari, Reja conferma Kozak al centro dell'attacco; la formazione biancoceleste è quella vittoriosa in casa contro il Lecce nell'ultima uscita, incluso Berni per Muslera, ancora fermo ai box. Anche il Cagliari punta sulla continuità: rispetto alla trasferta di Milano contro l'Inter, l'unica novità è Perico esterno basso a destra al posto di Pisano; Nainggolan si accomoda nuovamente in panchina, Donadoni insiste su Lazzari a centrocampo.


La protesta del Sant'Elia. Lapresse
PANOLADA SPAGNOLA — Le due squadre fanno il loro ingresso in campo tra lo sventolio di fazzoletti bianchi dei tifosi di casa, arrabbiati per le recenti decisioni arbitrali a sfavore dei rossoblù (in particolare si contesta ancora il gol di Ranocchia decisivo nella sconfitta di Milano contro l'Inter). Forse la manifestazione del pubblico distoglie l'attenzione dei padroni di casa, di certo è la Lazio a cominciare con maggiore personalità, pur non forzando i ritmi. Non che le emozioni abbondino, ma se non altro l'ordine della squadra di Reja si fa preferire, anche se Hernanes gioca a nascondino e sembra il cugino di quello ammirato domenica scorsa all'Olimpico.


FRITTATA BRASILIANA — Ma proprio quando si attende solo l'affondo laziale, al primo fremito il Cagliari passa: Acquafresca scatta sul filo del fuorigioco al 40' e si presenta a tu per tu con Berni, il portiere gli devia la conclusione a colpo sicuro, Dias nel tentativo di recuperare incespica sul pallone e lo appoggia nella propria porta. L'errore dell'esperto difensore verdeoro ha dell'incredibile e premia oltre i propri meriti un Cagliari in evidente difficoltà nel primo tempo, decisamente lontano da quello visto a Milano. La Lazio rientra negli spogliatoi sotto nel punteggio e, probabilmente, non si è ancora resa conto di come sia potuto accadere.

ORGOGLIO SARDO — In realtà, però, i ragazzi di Donadoni legittimano il vantaggio con un avvio di secondo tempo a buoni ritmi. La pressione cagliaritana non sortisce effetti e si esaurisce in un quarto d'ora di buone manovre, ma che non producono particolari pericoli dalle parti di Berni. Non che la Lazio faccia molto di più (al 13' una conclusione dal limite di Ledesma respinta da Agazzi, con Kozak che non riesce a ribadire in rete e poco, pochissimo altro), ma se non altro i ragazzi di Reja tornano a provarci. Anche il tecnico friulano tenta di dare il suo contributo: dentro Floccari per uno spento Sculli.


BOCCIATURA ARGENTINA — La mossa ha l'effetto di creare qualche grattacapo in più alla difesa di casa (un'ammonizione a Canini per fallo proprio al limite e proprio su Floccari), ma decisamente troppo poco per sperare nel pareggio. A Reja, dunque, non resta che giocarsi anche la carta Zarate, al quale concede solo 15', nei quali però - come spesso gli capita ultimamente - non riesce ad esprimere il suo talento. Il Cagliari controlla fino al 95' e - giustamente - festeggia l'ottava vittoria dell'era Donadoni su quattordici gare. Un ritmo da Champions, quello perso quest'oggi dalla Lazio.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
27/02/2011 19:37
 
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Jimenez tiene vivo il Cesena
Chievo, la beffa arriva al 90'

La squadra di Ficcadenti supera 1-0 i veronesi grazie a un calcio di rigore trasformato dal cileno nel finale e continua a sperare nella salvezza. Poco prima del gol, Antonioli aveva salvato la porta su tiro a botta sicura di Fernandes

CESENA (Fc), 27 febbraio 2011 - Con un rigore trasformato da Luis Jimenez al 90' il Cesena batte il Chievo (alla terza sconfitta consecutiva), centra una vittoria che mancava da nove giornate e continua a sperare in una salvezza che, in caso di pareggio, sarebbe stata quasi compromessa. Tre punti arrivati quando ormai in pochi ci credevano: solo tre minuti prima, infatti, il Chievo aveva sfiorato il gol-vittoria con Fernandes, fermato da una straordinaria parata di Antonioli.

IN CAMPO — Nel Cesena Santon va ancora in panchina, Ficcadenti gli preferisce Ceccarelli sulla destra della difesa, con Lauro a sinistra e la coppia Von Bergen-Felipe al centro a coprire la porta difesa da Antonioli. Centrocampo canonico con Caserta, Colucci e Parolo. Davanti Giaccherini finisce in panchina e Budan è ancora k.o.: giocano Rosina e Jimenez alle spalle di Bogdani. Nel Chievo, che deve fare a meno degli squalificati Rigoni e Cesar, Pioli schiera il quartetto Frey-Andreolli-Mandelli-Mantovani davanti ad Antonioli; in mezzo Fernandes, Guana e Constant, con Bogliacino alle spalle del tandem d'attacco composto da Pellissier e Thereau, preferito a Moscardelli.


POCHE EMOZIONI — Al 28' Caserta ha spazio davanti a sè e prova il destro dai venti metri, il pallone arriva debolmente fino alla porta dove Sorrentino, in totale serenità, blocca a terra. E' il primo tiro della partita, che vive una prima mezz'ora davvero orribile. Il derby dei Campedelli (il cognome di entrambi i presidenti) è troppo importante: dopo la vittoria del Catania nella partita-brunch delle 12.30 che ha alzato l'asticella della zona salvezza, il Cesena deve vincere per continuare a sperare nella salvezza, mentre il Chievo dopo due sconfitte consecutive vuole mettersi al più presto al sicuro. Ne vien fuori una partita ostica, rognosa, avara di emozioni: tanto pressing a centrocampo, pochissimi spazi, lanci lunghi a cercare le punte, costantemente anticipate da due difese ben registrate. Il campo appesantito dalla pioggia complica le cose. Dopo il tiro abbozzato da Caserta, al 30' arriva la più ghiotta palla-gol del primo tempo: Parolo da sinistra mette al centro un pallone invitante, Rosina anticipa tutti e di testa sfiora il palo alla destra di Sorrentino. Il Chievo si fa vedere con una bella azione tutta di prima, conclusa da uno spettacolare colpo di tacco di Thereau a cercare Pellissier, di pochissimo in fuorigioco. Nell'ultimo quarto d'ora la squadra di Ficcadenti cresce, alza il ritmo, ma Sorrentino non corre pericoli.


JIMENEZ NON PERDONA — La ripresa si apre come si era chiusa, con il Cesena all'attacco: al 3' Jimenez prova il tiro da fuori, Sorrentino respinge con i pugni. Un minuto dopo su calcio di punizione Parolo trapassa la barriera, il pallone viene leggermente deviato da un difensore e Sorrentino, spiazzato, è costretto a respingere con i piedi. Il Chievo fa capolino in avanti al 9': Bogliacino prova il sinistro da fuori area, ma Antonioli blocca a terra. Pioli prova a dare maggiore incisività in attacco inserendo Moscardelli al posto di Thereau. Il Cesena risponde con Malonga, dentro al posto di Rosina, uno dei migliori: Ficcadenti mette più centimetri in attacco e si prende i fischi dei tifosi. Il Chievo fatica un po' in mezzo e allora Pioli irrobustisce il centrocampo inserendo Sardo sulla destra con Bogliacino che si accomoda un panchina. I veronesi non riescono ad arrivare dalle parti di Antonioli e allora ci prova con i tiri da lontano: quello di Fernandes al 29' è fiacco e non crea problemi al 41enne portiere brianzolo. Negli ultimi dieci minuti i due tecnici provano a scuotere le rispettive squadre non gli inserimenti di Giaccherini (per Caserta) e Granoche (per Constant). Al 41' il Cesena rischia di capitolare: contropiede del Chievo, il pallone finisce a Fernandes che tutto solo in area calcia da due passi, Antonioli esce con grande tempismo, gli chiude lo specchio e riesce a respingere. Negli ultimi minuti succede di tutto: al 44' Jimenez prova il destro da fuori area, Sorrentino vola sulla sinistra e devia in corner. Sul calcio d'angolo si accende una mischia in area, Mandelli e Bogdani entrano in contatto e finiscono giù, non sembrano esserci particolari scorrettezze ma l'arbitro non ha dubbi: è calcio di rigore per il Cesena. Dal dischetto Jimenez non perdona. Il Chievo è beffato, il Cesena continua a sperare.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
27/02/2011 19:42
 
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Fiorentina, c'è solo Gilardino
Bari, il pareggio serve a poco

Finisce 1-1 al San Nicola, dopo una partita brutta, in cui i pugliesi giocano meglio. Male i viola, raggiunti nel finale dal nuovo entrato Ghezzal. Ma la serie B è sempre più vicina per Mutti

BARI, 27 febbraio 2011 - E non finisce qui. Lo diceva il grande Corrado. E il motto, purtroppo, vale anche per un Bari ormai praticamente retrocesso, che però deve ancora giocare 11 partite di campionato. Il pari interno (1-1) con una Fiorentina comunque deludente, di fatto vuol dire serie B. Recuperare 12 punti in 11 turni è molto complicato. Per non dire che una salvezza, più che mai eventuale, sarebbe un miracolo.

INASPETTATA — Nessuno avrebbe indicato i pugliesi tra le retrocesse la scorsa estate, nonostante le partenze di Bonucci e Ranocchia. Una serie impressionante di infortuni (Barreto su tutti, ma in certi momenti ce ne erano 10 fuori) è stata decisiva. Unita anche al calo di giocatori che l'hanno scorso avevano fatto benissimo. I vari Alvarez, Almiron, Rivas, e Donati non si sono ripetuti. Condannando all'impotenza prima Ventura e poi Mutti.

ADDORMENTATA — La Fiorentina sfrutta il gol (bello) di Gilardino al 23' del primo tempo. Un diagonale di sinistro sul secondo palo da vero centravanti. E poi si addormenta. Produce una prestazione modesta. In cui lascia il pallino della partita a un Bari che fatica a fare male. Che non sfonda sugli esterni. Che non ha qualità in mezzo. Che viene duramente contestato nonostante l'impegno, da non mettere in discussione. Il povero Castillo non può toccar palla che viene giù lo stadio. Idem Donati e altri. E in tutto questo i viola non combinano nulla. Ma proprio nulla. Anche certe scelte di Mihajlovic (D'Agostino fuori per 90') convincono poco.

PARI SACROSANTO — Sì, anche se gli unici pericoli per Boruc, prima del gioiello di Ghezzal, arrivano dalla... Fiorentina. Prima un rinvio del portiere polacco che viene intercettato da Donati (palla beffarda che sfiora la traversa), poi un cross di Parisi deviato da Comotto che per poco non fa autogol. Ma gli dei del calcio, delusi dalla viola, fanno estrarre dal cilindro del nuovo entrato Ghezzal un grandissimo gol sotto forma di un esterno destro da fuori area all'87'. Giusto così.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
27/02/2011 19:47
 
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Il Brescia fa harakiri
Lecce pari in rimonta

Sotto di due reti, i giallorossi pugliesi strappano un 2-2 in casa della squadra di Iachini. Caracciolo e Zoboli firmano il momentaneo 2-0, poi Corvia lancia il riscatto ospite completato da Munari. Annullata nel finale un'altra rete a Caracciolo per fuorigioco

BRESCIA, 27 febbraio 2011 - Avevano detto che era una partita da sei punti e alla fine salta fuori un punto per parte. Non può essere di certo contento il Brescia, scivolato al penultimo posto a quota 24. Il Lecce, invece, recupera sotto di due reti, si conferma una difesa colabrodo, ma esce dal Rigamonti col minimo indispensabile per tenere ancora lontana la zona retrocessione.


LE SCELTE — Iachini sceglie di confermare gli uomini che hanno strappato un punto prezioso con l’Udinese, con le defezioni di Filippini e Bega, sostituiti rispettivamente da Hetemaj e Mareco. De Canio, fuori per il secondo turno di squalifica, lascia la panchina a Rizzo e si trova costretto a ridisegnare il cuore del centrocampo, con Giacomazzi e Vives fuori contemporaneamente per la prima volta. Dentro quindi il baby Bertolacci, a battesimo col gol nello scorso turno con la Juve, e Grossmuller, reduce da un attacco influenzale.

SUBITO BRESCIA — E’ un Brescia che scende in campo con la giusta mentalità e con la giusta intensità, quella di uno spareggio salvezza. La squadra di Iachini inizia subito a mettere pressione al Lecce, che si rintana nella propria metà campo, tutto dietro alla linea della palla. La difesa salentina, non a caso la più perforata del campionato con 48 reti, si mostra del tutto vulnerabile, sia sulle marcature che sul gioco aereo. La prima stilettata arriva dall’Airone Caracciolo che, tutto solo, raccoglie un assist al bacio di Zambelli e insacca di testa alle spalle di Rosati al 17’. Passa un minuto e mezzo e il Brescia raddoppia: pennellata di Diamanti per Zoboli che si inserisce perfettamente nella difesa giallorossa e fa il 2-0, sempre di testa. E’ tosta la squadra di Iachini, si vede che sente l’odore della posta in palio e non può mollare neppure un centimetro all’avversario. Ci prova quindi Koné a mettere il colpo del k.o., ma il destro sfila via, vicinissimo al secondo palo.


RISCATTO LECCE — Il Lecce, non pervenuto fino a quel momento, cambia le carte in tavola, obbligato a rischiare: fuori Grossmuller, dentro Corvia. Passano appena sette minuti ed è proprio l’ex romanista a riaprire i giochi su una dormita della difesa bresciana. Nella ripresa il Lecce cambia volto, entra con maggiore determinazione perché sa di dover rimettere in piedi un primo tempo abulico. Per questo si decide di irrobustire il gioco offensivo con Piatti, che entra per Bertolacci, mentre tra i padroni di casa l’assetto resta il solito, con Diamanti fuori per il brasiliano Eder. La mossa dei salentini paga perché la pressione aumenta e al 25’ Munari riesce infilare il gol del pareggio, su un’apparente innocua rimessa laterale. 2-2 e tutto da rifare per il Brescia. Caracciolo e compagni accusano la botta, ma tentano di reagire e proprio in extremis l’Airone trova la rete del 3-2, complice un tocco di Munari. Annullata. La bagarre in area leccese inganna Morganti e il suo assistente Alessandroni che decidono di non convalidare la rete per un fuorigioco, che non è tale perché al centravanti arriva un passaggio avversario di Olivera. Il punticino alla fine ci sta: dopo la ferocia del primo tempo, il Brescia non riesce metterci la cattiveria per chiudere, mentre il Lecce ritrova il bandolo della matassa.

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
28/02/2011 13:33
 
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SUPERSAGGIO
Sneijder-Eto'o: killer della Samp
L'Inter passa, ora è a -2

A Genova la squadra di Leonardo soffre ma sfata il tabù Marassi: una gran punizione di Sneijder piega le resistenze dei doriani, nel recupero Eto'o fissa il 2-0. Leonardo ora aspetta il risultato di Milan-Napoli

MILANO, 27 febbraio 2011 - L'importanza di avere Sneijder. E pure Eto'o. L'Inter passa 2-0 a Genova in una serata in cui fa una fatica terribile a creare occasioni da gol, e in cui soffre, almeno per un tempo, i contropiede di una buona Sampdoria. La formazione nerazzurra passa con una punizione quasi perfetta del suo numero 10 olandese e con un lampo finale di Eto'o, che così si sblocca dopo un digiuno di quattro partite (ere geologiche per un bomber come lui, al 16° centro stagionale in campionato). Passa e si porta a -2 dal Milan, passa e sorpassa il Napoli: domani Moratti e suoi ragazzi si piazzeranno sul divano e guarderanno la sfida scudetto di San Siro, tifando probabilmente per un pareggio.


INTER, OK IL RISULTATO — L'importante, comunque, è che il divano sia comodo. L'Inter ha bisogno di riposarsi, perché anche nella trasferta a Marassi dimostra di avere le pile quasi scariche: specie in uomini chiave, come quelli che alla fine decideranno la partita. Sneijder a lungo fatica a trovare la posizione e palloni giocabili, Eto'o pare intristirsi sulla fascia e lontano dalla porta. Ma i due sono fuoriclasse, e ne usciranno come i fuoriclasse sanno fare. Qualcosa poi è da rivedere anche sul piano del gioco, perché Pazzini non può passare 80' (poi sostituito) senza avere un solo pallone giocabile, e perché senza Maicon la manovra pare amputata. Detto ciò, Leonardo riesce dove Mourinho aveva fallito (mai battuta la Samp in due anni di campionato) ed è vicinissimo a coronare la rimonta. Discorso opposto per Di Carlo, che per un oltre un tempo applaude una prestazioone dei suoi oltre ogni previsione, ma va a casa con uno 0-2 sul groppone.


SAMP, 45' QUASI PERFETTI — La Samp ripropone il modulo varato con la Fiorentina: tre centrali, centrocampo folto, Guberti libero di svariare e Maccarone unico riferimento davanti. La scelta di Di Carlo a Firenze era stata frutto della volontà di portare a casa almeno un punto: la cosa riuscì, a costo di barricate. Contro l'Inter, nonostante il risultato, va molto meglio, perché i doriani riescono anche a costruire azioni offensive. Merito di un Maccarone che si batte (anche se Ranocchia gli lascia pochi spazi), di un Guberti che è sempre pericoloso (ma calerà alla distanza), di un Poli tornato ai livelli che lo avevano portato a essere indicato come il centrocampista del futuro (clamoroso il suo palo nel primo tempo). In difesa, poi almeno per 45' si rischia poco: raddoppi costanti su Pazzini, con Gastaldello sempre puntuale e Volta prezioso nelle diagonali, almeno fino a quando non si deve occupare in prima persona di Eto'o.


LA FATICA NERAZZURRA — Quando poi Eto'o riesce a liberarsi, e succede almeno un paio di volte già prima dell'intervallo, è lo stesso camerunese a graziare i doriani. Samu non è letale come al solito al tiro, trovando, nei 90' regolamentari, solo conclusioni deboli. Senza il solito grimaldello, l'Inter fatica, soprattutto a creare occasioni. Nel recupero ritroverà il suo solito Eto'o, che converge e punisce su un lancio intelligente di Stankovic. Fatto sta che prima del gol di Sneijder Pazzini vede pochi palloni giocabili, manca la solita "soluzione Maicon", Nagatomo prova a spingere, ma non trovando mai il cross buono. A centrocampo i nerazzurri sono in costante inferiorità e subiscono il pressing. Per fortuna di Leonardo, Ranocchia è "resuscitato": senza le sue sontuose chiusure l'Inter sarebbe probabilmente andata sotto nel primo tempo. E senza la magia di Sneijder difficilmente sarebbe saltato il fortino Samp: la sua punizione aggira una barriera su cui si scatenano le ire di Curci, decisivo in un altro paio di occasioni.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
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