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SUPERSAGGIO
Samp, l'incubo continua
Zaccardo fa respirare il Parma

I blucerchiati perdono in casa contro gli emiliani, che li scavalcano in classifica. Decide un gol del difensore nella ripresa. Maccarone ha l'occasione per pareggiare ma spreca un calcio di rigore. Grazie alle sconfitte di Lecce e Brescia, la Samp resta a +3 sulla terzultima

GENOVA, 20 marzo 2011 - Il Parma tira un enorme sospiro di sollievo. Per la Samp l'incubo retrocessione continua. Gli emiliani battono i blucerchiati a Marassi, li scavalcano in classifica e lasciano gli avversari in una situazione difficilissima: la squadra di Cavasin, senza mordente e capace anche di sprecare un'enorme opportunità per pareggiare (calcio di rigore alto di Maccarone), perde la quarta partita casalinga consecutiva e continua la sua caduta libera. Le sconfitte di Lecce e Brescia sono solo una magra consolazione per la Samp, che sembra non avere gli uomini e la forza mentale per reagire a questa situazione.


IN CAMPO — Senza capitan Palombo, gli infortunati di lungo corso Pozzi e Semioli e lo squalificato Tissone, Cavasin fa il suo debutto a Marassi tornando all'antico e riproponendo la difesa a quattro, con Zauri e Martinez esterni, Volta e Gastaldello centrali, mentre Lucchini, da poco recuperato, va in panchina. La novità è l'avanzamento di Ziegler a centrocampo, con Mannini a destra e la coppia Poli-Dessena al centro. In attacco Guberti alle spalle di Maccarone. Assente Lucarelli per squalifica, Marino punta in difesa su Zaccardo-Paletta-Pisano, con Paci a sopresa in panchina. A centrocampo non c'è Galloppa, che dovrà scontare tre turni di squalifica: in campo vanno Valiani, Dzemaili, Morrone e Gobbi. In attacco Palladino vince il ballottaggio con Candreva (che va in panchina) e gioca trequartista insieme a Giovinco e alle spalle di Amauri.


CHE PAURA — La Sampdoria arriva da tre sconfitte casalinghe consecutive e da cinque partite nelle quali ha raccolto solo un punto; il Parma da otto match nei quali ha racimolato quattro punti. Con una posizione di classifica traballante, si capisce perché la partita nei primi 45 minuti sia pressoché inguardabile. In palio c'è tantissimo, un'eventuale sconfitta complicherebbe di molto la lotta salvezza, la paura è quasi palpabile. Il primo tempo è tutto falli, nervosismo, lanci lunghi quasi sempre inutili. La Samp non ha prime punte e Maccarone, che è quello che dovrebbe fare gol, svaria su tutto il fronte offensivo. Il Parma una punta vera ce l'ha, Amauri, ma l'ex juventino non riceve palloni giocabili. A questa pochezza si aggiungono gli infortuni di Guberti (botta alla schiena) e Palladino (sospetta distorsione al ginocchio), costretti a uscire rispettivamente al 20' e 36', rimpiazzati da Macheda e Candreva. La prima "emozione" arriva al 26': Giovinco mette al centro su punizione, Amauri gira bene di testa e manda di poco a lato. La Samp si fa vedere dalle parti di Mirante al 35' con un tiro da fuori di Mannini che sorvola la traversa. Un minuto dopo Curci effettua la sua prima parata: lancio in profondità per Gobbi che stoppa in area e calcia al volo di sinistro, il portiere blucerchiato si distende sulla sinistra e respinge. Nel finale i genovesi crescono e al 42' sfiorano il vantaggio: Maccarone e Macheda scambiano bene sulla trequarti, Big Mac libera il compagno in area ma l'ex Manchester United davanti alla porta tentenna e si fa anticipare dal recupero di Gobbi.


ZACCARDO COLPISCE — Nella ripresa la Samp sembra tornare in campo con un pizzico di convinzione in più: alla prima azione Poli con un sinistro da fuori area sfiora la traversa. Ma è solo un fuoco di paglia. Ben presto la partita si perde nel tran-tran del primo tempo: palla lunga e pedalare, falli sistematici a centrocampo, pochissimi inserimenti dei centrocampisti per paura di scoprirsi troppo. Il Parma ha qualcosa in più, è più squadra, e al 15' ha una buona opportunità: Candreva mette al centro dalla sinistra, Amauri si coordina male e colpisce con la faccia, mandando il pallone sopra la traversa. Due minuti dopo Zaccardo sporca di testa un cross di Mannini e per poco non beffa il proprio portiere, ma il pallone esce di poco sulla sinistra di Mirante. L'equilibrio regnante si spezza a sorpresa al 20': cross di Gobbi dalla sinistra, Martinez scivola e Zaccardo con un colpo di testa da centravanti vero batte Curci. Colpita in un momento delicatissimon del match, la Samp ha il merito di non affondare. Cavasin prova ad alzare il baricentro inserendo Biabiany al posto di Poli e subito i blucerchiati mettono in difficoltà il Parma. Al 26' Mannini prova il destro da fuori area, Mirante non si fa sorprendere e smanaccia in corner. Sul calcio d'angolo Dessena tocca sottoporta e il portiere del Parma si supera con una gran parata d'istinto. Sul seguente corner Volta entra in contatto con Gobbi e l'arbitro assegna ai blucerchiati un generosissimo calcio di rigore. Maccarone, nonostante l'esperienza, va sul dischetto con le gambe che tremano e sbaglia, calciando alle stelle. Lo stesso Big Mac esce al 35' per far posto a Koman. Sostituzione punitiva? Dopo il cambio la Samp diventa una struttura strana con Ziegler nell'inedito ruolo di centrale e il tandem Biabiany-Macheda davanti. Marino risponde rafforzando il centrocampo con Modesto al posto di Giovinco. Una mossa più che sufficiente a fermare i blucerchiati, che nel finale fanno tanta confusione e non vanno oltre un paio di buone ma imprecise conclusioni di Ziegler. Il Parma, che chiude in dieci per l'espulsione (doppia ammonizione) di Dzemaili, porta a casa serenamente i tre punti, scavalca la Samp e respira: ora la zona B è a +4. Per la squadra di Cavasin c'è la magra consolazione delle sconfitte di Brescia e Lecce, che lasciano i blucerchiati a +3 sulla terzultima. Ma avanti di questo passo, il risicato margine è destinato a ridursi.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
20/03/2011 19:35
 
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Dainelli agguanta Di Vaio
Bologna-Genoa pari in tutto

L'1-1 del Dall'Ara non fa una piega. Emiliani in vantaggio con il capitano che commette un fallo di mano in occasione del gol, replica il difensore alla fine del primo tempo

BOLOGNA, 20 marzo 2011 - Un gol a testa, un punto ciascuno. Bologna-Genoa finisce negli archivi dei pareggi scontati. Il vantaggio degli emiliani è viziato da un controllo irregolare con il braccio di Di Vaio, ci pensa Dainelli a riequilibrare l'incontro.


IL BRACCIO DI DI VAIO — Rossoblu totale. Quasi speculare al Dall'Ara. Sfida di mezza classifica senza incubi da retrocessione. Sfida aperta in cui a partire meglio è il Genoa di Ballardini, costretto tra l'altro a rinunciare subito per infortunio a Veloso, sostituito da Rafinha. I liguri hanno dalla loro una prestanza fisica invidiabile, gli emiliani la capacità di ripartire con una manovra veloce che ha come punto di riferimento il sommo Di Vaio. Nel grifone Floro Flores è particolarmente ispirato; da solo fa reparto e si porta dietro due avversari. A conti fatti la partita la tiene in mano il Genoa, ma basta una proiezione offensiva al 28' dell'ottimo Della Rocca che dalla sinistra serve a Di Vaio una splendida palla. Stop di petto al limite del bomber che prima di calciare a rete il diagonale controlla in area con il braccio sinistro. Proteste inutili: Doveri dice che è gol. Ma ci fossero più Di Vaio in circolazione. L'attacccante è un autentico totem della squadra. Implacabile in attacco, ma pronto a sacrificarsi in difesa. Perché davanti a Viviano c'è bisogno di una mano. Il capitano mette la sua impronta mentre il Genoa tira su la testa e torna a spingere, fino a raddrizzare giustamente la partita. La firma è di Dainelli, su punizione di Milanetto al 43'. Viviano respinge il primo tentativo ma deve arrendersi sul secondo.


EMOZIONI NEL FINALE — Non cambia il tema nella ripresa. Bologna e Genoa si affrontano a viso aperto, ma come nel primo tempo sono i liguri a spingere di più sfruttando le fasce. Ballardini inserisce Antonelli per Konko, Malesani Cherubin e Paponi per Rubin e Moras. Cambi che allungano le squadre, in mano ormai alle prodezze dei singoli. Come Di Vaio che alla Maradona cerca di sorprendere Eduardo da distanza siderale o Casarini che obbliga il portiere del Genoa alla grande respinta. Soluzioni velleitarie che non sembrano cambiare la sostanza della partita avviata verso il logico pareggio. Ma l'occasione clamorosa capitata a Moretti al 38', colpo di testa ravvicinato che sfiora il palo, scuote il Bologna che si getta all'attacco. Fino al reclamo di un rigore per un presunto fallo di Criscito su Perez in area, ignorato da Doveri. Il pari alla fine è d'obbligo.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
20/03/2011 19:38
 
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Chievo, tre punti d'oro
Il Bari si fa male da solo

Al San Nicola i veneti passano per 2-1: vantaggio di Pellissier, pari di Ghezzal su rigore e gol decisivo di Moscardelli. Pesano gli errori dei pugliesi, che per lunghi tratti giocano meglio

BARI, 20 marzo 2011 - Ci voleva il Bari per far ritornare il sorriso al Chievo. Dopo sei gare senza vittorie, la squadra di Pioli (espulso nel finale per proteste), conquista tre punti importanti in chiave salvezza, staccando le sconfitte Catania e Samp. Il Bari gioca meglio nel primo tempo, ma sbaglia diverse occasioni e regala due gol con errori non tollerabili (il primo confezionato da Rossi e Codrea; il secondo da Almiron e lo stesso Codrea). Inutile il momentaneo pareggio di Ghezzal su calcio di rigore. A questo punto per la salvezza ci vorrebbe solo un miracolo.

PIOLI SCEGLIE CONSTANT — Rispetto agli undici annunciati, l 'unica variante, nel Chievo, è la presenza di Constant in mezzo al campo con Marcolini in panchina. Davanti confermata la coppia Pellissier-Moscardelli. Bari molto offensivo, con il tridente Huseklepp-Ghezzal-Rudolf, supportati dagli inseriementi di Almiron e Bentivoglio.


PARTENZA SPRINT — A dispetto della situazione non proprio felice delle due squadre, ne viene fuori un match divertente. I pugliesi partono meglio. Almiron è l'uomo del cambio di passo in mediana, e dopo nemmeno 20 minuti fa ammonire due avversari (Guana e Fernandes) costretti ad atterrarlo. L'argentino crea anche la prima-gol dell'incontro, con un colpo di testa debole, ma ben angolato su cui vola Sorrentino. Poi è Bentivoglio ad avere la palla buona su un lancio preciso di Codrea, ma il suo sinistro in allungo termina alto. Ci prova anche Belmonte, con un destro improvviso da 40 metri, di poco a lato.


BOTTA E RISPOSTA — In avvio si vede solo il Bari, a cui però manca concretezza. Rudolf e Huseklepp hanno buoni spunti, ma manca la zampata nei metri finali. Concetto ben esemplificato dal norvegese al 38', quando mette a sedere in area Mandelli e poi si fa ipnotizzare da Sorrentino. Manco a dirlo, sul ribaltamento di fronte passa il Chievo con Pellissier, che nell'occasione tocca uno dei suoi primi palloni: rimpalli in serie al limite, dormita generale dei pugliesi (in primis Rossi e Codrea) e per l'attaccante è un gioco da ragazzi battere un Gillet in uscita disperata e trovare il decimo gol stagionale. La squadra di Mutti reagisce subito e due minuti dopo trova il pari. Con Ghezzal, su rigore, dopo il fallo di Fernandes (che, già ammonito, viene graziato da Gervasoni) su Bentivoglio. Poi il Bari fallisce un comodo contropiede e si va al riposo sull'1-1.

MOSCARDELLI DECISIVO — Si riparte e dopo nemmeno cinque minuti il Bari confeziona il secondo, decisivo, regalo di giornata: passaggio dissennato di Almiron per Codrea, che sbaglia lo stop, e dà il via libera al raddoppio di Moscardelli, bravo a superare Gillet con un "cucchiaio" preciso. L'episodio taglia le gambe ai pugliesi. Mutti prova a cambiare tutto (dentro Okaka, Alvarez e Castillo per Huseklepp, Rudolf e Codrea), ma i risultati non cambiano. E col passare dei minuti viene meno anche la buona volontà. Nelle tribune non basta la sconfitta del Lecce per far felici i tifosi, che mettono in scena una "pañolada" in stile iberico per contenstare la società. Il Chievo nel finale sfiora anche il raddoppio con Uribe e Constant, ma finisce così.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
21/03/2011 14:27
 
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Un tempo da Napoli vero
2-1 al Cagliari, il Milan è lì

La squadra di Donadoni entra in campo decisa e mette in difficoltà gli uomini di Mazzarri per tutto il primo tempo. Poi la doppietta di Cavani nella ripresa, intevallata dal gol di Acquafresca. Quindi il palo di Mascara e il forcing finale del Cagliari. Ora il Milan è a 3 punti, l'Inter a 1

NAPOLI, 20 marzo 2011 - La voglia dell'ex Donadoni si è vista tutta, nell'atteggiamento del Cagliari. E di conseguenza nelle difficoltà del Napoli per tutto il primo tempo del posticipo della 30ª giornata. Ma come spesso accade lo scossone di Mazzari nell'intervallo fa crollare anche i muri avversari, e infatti nella ripresa si è visto il vero Napoli. Quello che ora è a soli 3 punti dal Milan e a 1 dall'Inter.

CAGLIARI ASFISSIANTE — Si parte, e il Cagliari mostra subito le sue intenzioni. Pressing alto per non dire asfissiante e grande aggressività. La stessa scelta dell'ultim'ora di Donadoni di schierare Missiroli invece che Lazzari sembra cercare maggiore fisicità in attacco. Così nella prima metà del primo tempo il Napoli soffre non poco l'avversario. Prova ne sia l'occasione più ghiotta del periodo: un diagonale secco di Acquafresca che finisce fuori per pochi centimetri. Però la veemenza dei rossoblù (al San Paolo solo rossi) ha inevitabilmente delle pause: succede dopo il 20', quando gli uomini di Mazzarri iniziano ad alzare il baricentro. E puntualmente ecco l'occasione da gol: la costruiscono alla mezzora Cavani e Pazienza, la conclude Lavezzi sfiorando il palo. Ma la partita non passa di mano, perché il Cagliari si rianima, ritrova l'aggressività iniziale e manda nuovamente Acquafresca a mettere i brividi al San Paolo: nuovo diagonale, nuova palla fuori di un niente.


UN ALTRO NAPOLI — Quello che torna in campo nella ripresa è però un altro Napoli, che mette subito in campo lo stesso piglio agonistico mostrato dal Cagliari nel primo tempo. I piedi, però sono quelli noti, e infatti nel giro di tre minuti Ariaudo si trova costretto a fare fallo in area su Lavezzi;: rigore che Cavani trasforma. E qui si vede il Napoli che ci ha abituato al gioco spumeggiante e spettacolare di una squadra sicura di sé. Sicura fin troppo, forse, perché nel suo momento migliore si fa infilare all'11' da Acquafresca, che in area nell'occasione fa quello che vuole: colpisce di testa sbagliando completamente,. va tranquillamente a riprendersi il pallone e lo mette dentro. Ma è un incidente di percorso, perché 5 minuti dopo Hamsik indovina l'assist giusto per mandare in gol Cavani, sul filo del fuorigioco. Poi è ancora Napoli vero, anche contro un Cagliari che ci prova caparbiamente fino all'ultimo: e potrebbe starci il terzo gol se un palo non respingesse un bel colpo di testa di Mascara.

p.l.t.

Fonte: gazzetta
24/03/2011 15:01
 
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SERIE A 2010/2011 30ª Giornata (11ª Ritorno)

Anticipo del 19/03/2011
Lazio - Cesena 1-0
Palermo - Milan 1-0
Incontri del 20/03/2011
Fiorentina - Roma 2-2
Bari - Chievo 1-2
Bologna - Genoa 1-1
Inter - Lecce 1-0
Juventus - Brescia 2-1
Sampdoria - Parma 0-1
Udinese - Catania 2-0
Napoli - Cagliari 2-1

Classifica
1) Milan punti 62;
2) Inter punti 60;
3) Napoli punti 59;
4) Udinese punti 56;
5) Lazio punti 54;
6) Roma punti 50;
7) Juventus punti 45;
8) Palermo punti 43;
9) Fiorentina punti 41;
10) Bologna(-3) punti 40;
11) Cagliari e Genoa punti 39;
13) Chievo punti 35;
14) Catania e Parma punti 32;
16) Sampdoria punti 31;
17) Cesena punti 29;
18) Lecce punti 28;
19) Brescia punti 26;
20) Bari punti 17.

(-3) punti di penalità.
02/04/2011 23:04
 
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Brescia, 3 gol per la salvezza
Il Bologna si sveglia tardi

Di Hetemaj e Zoboli il 2-0 dopo 9', poi Caracciolo risponde a Di Vaio: finisce 3-1. La vittoria delle Rondinelle mancava da sei turni. In classifica ripreso il Cesena. Tra gli ospiti grande gara di Viviano

BRESCIA, 2 aprile 2011 - Al 9' del primo tempo è già 2-0, Hetemaj e Zoboli. L'approccio del Bologna, a pensar male, da ufficio indagini della Federcalcio. Poi Malesani al 25' toglie il rientrante (e contrariato) Ekdal per Paponi e si capisce subito che il problema, i problemi sono altri. Comincia la partita vera. Accorcia Di Vaio (gol numero 19 in campionato), ma non basta. Vince lo stesso il Brescia, meritatamente, agganciando il Cesena a quota 29, quella del galleggiamento tra la salvezza e la retrocessione. I tre punti mancavano da 6 turni, ora serve continuità. La stessa che faticano a ritrovare gli uomini di Malesani dopo aver raggiunto con largo anticipo i 40 punti della tranquillità. Giocarle tutte così da qui alla fine, però...


LA FIRMA DELL'AIRONE — Il terzo gol delle Rondinelle porta la firma di Caracciolo, capitano e bandiera di questo Brescia tutto orgoglio e corsa anche in una giornata molto calda come quella di oggi al Rigamonti. L' 'Airone' trasforma il rigore conquistato da Accardi (fallo di Britos) a metà ripresa e regala ai suoi il coraggio per portare in fondo il successo più importante, per la classifica e per il morale. Serviva la scossa, probabilmente, come quella dell' "Alzati e lotta fino alla fine o t'ammazzo" di Iachini al suo attaccante quando il match volge al termine. Ma il sangue negli occhi ce l'hanno in molti, Hetemaj che segna e recupera un'infinità di palloni, Zanetti che sembra tornato quello di Roma e Firenze, Eder infaticabile (più che lucido nell'area avversaria), Accardi imprendibile a sinistra.


CHE VIVIANO — Se il Brescia non dilaga, soprattutto nei primi 45', è merito di Viviano, numero uno e non solo sulla schiena: i suoi interventi su Zoboli, Hetemaj, Caracciolo ed Eder sono istinto e classe. La stessa di Marco Di Vaio, al 19° gol stagionale su una delle poche ripartenze in verticale del Bologna. Male, invece, Ekdal piazzato dietro alle punte, male Ramirez troppo molle per un'avversaria con il coltello tra i denti e male Portanova, sorpreso a più riprese nel cuore dell'area, dove spesso i palloni sono suoi. Che abbia influito il "No" ufficiale di Cazzola, rispetto alla possibilità di entrare in società da amministratore delegato? Dopo un inizio di stagione molto più travagliato, sarebbe davvero un paradosso.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
03/04/2011 01:54
 
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Pato è il re del derby
Crac Inter: torna a -5

Il Milan vince 3-0 a San Siro grazie a una doppietta del brasiliano e al rigore di Cassano. Nel primo tempo Van Bommel colpisce una traversa, Eto'o si divora un gol a un metro dalla porta. La ripresa si apre con l'espulsione di Chivu ed è dominio rossonero fino alla fine

MILANO, 2 aprile 2011 - Amarissimo il boccone riservato al "Giuda" Leonardo nell'Ultima cena srotolata dalla Curva rososnera. L'Inter fallisce l'operazione sorpasso contro un Milan arrabbiato che vince 3-0 e stacca i cugini di 5 punti in classifica. Eroe della serata Pato che infila una storica doppietta, con la ciliegina finale di Cassano che chiude i conti su rigore, per poi farsi espellere clamorosamente nel recupero per un doppio giallo. Ma tutti i rossoneri si esaltano nella serata più importante della stagione impedendo all'Inter di fare la partita; penalizzata poi per l'espulsione di Chivu nella ripresa per un fallo da ultimo uomo.


SUBITO PATO — Quarantasei secondi per scaricare la tensione; nemmeno lo straccio di un minuto, e la partenza da cani rabbiosi si materializza nel gol di Pato. Sbattuto alle spalle di Julio Cesar dopo un rocambolesco rimpallo tra Julio Cesar e Robinho. Lo accusa il colpo l'Inter, presentato da Leonardo con l'annunciato 4-2 e fantasia; con Sneijder dietro al tridente Pandev-Pazzini-Eto'o. Il Milan, con Van Bommel vertice basso del rombo e Seedorf regista, gioca molto alto e imprime un pressing che i nerazzurri impiegano una ventina di minuti a metabolizzare. Al 9' Maicon respinge in area con le mani il bolide ravvicinato di Seedorf; Rizzoli lo considera involontario. Lo scampato pericolo compatta però l'Inter che al 19' spreca la prima grande occasione della serata nerazzurra: Pazzini conquista una grande palla in area, ma si fa ipnotizzare e tira in bocca ad Abbiati. Il guizzo dell'attaccante scuote la formazione di Leonardo, inevitabilmente sbilanciata e a rischio contropiede. Ma nelle frequenti ripartenze rossonere, manca il passo decisivo. Pato è il punto inequivocabile di riferimento. Ed è straordinario il duello con Zanetti che, nonostante i suoi 37 anni, regge alla grande il confronto con recuperi da ventenne. Al 37' Van Bommel scarica dalla lunga distanza e la palla colpisce la traversa complice la deviazione di Chivu. Ma è l'Inter a spingere di più allargando il gioco sulle fasce, preferendo il corridoio di Maicon.


ABBIATI ED ETO'O — La difesa rossonera chiude bene gli spazi, ma deve sudare sette camicie perché l'Inter gioca bene e sfiora il pareggio. Al 38' Abbiati con un colpo di reni pazzesco respinge il colpo di testa ravvicinato di Thiago Motta; i nerazzurri gridano al gol, ma l'assistente Calcagno dice di no. La sensazione è che la palla non oltrepassi interamente la linea. Non è tutto. Al 43', in un batti e ribatti confuso, Eto'o sbaglia la più facile delle conclusioni a un metro dalla porta tiracchiando a lato. Errore pazzesco che nella filosofia di Leonardo è un dettaglio su cui costruire una grande ripresa.

PATO BIS — Vera bagarre. Ma al 5' del secondo tempo il derby perde Gattuso, vittima di uno stiramento. Allegri lo sostituisce con Flamini. Il secondo forfait è invece nerazzurro. Quando al 9' Pato vola via centralmente e costringe Chivu a stenderlo al limite: rosso inevitabile. Leo toglie Pandev per Cordoba. La punizione concessa per il fallo del romeno esalta le doti di Julio Cesar che respinge con bravura il potente bolide di Van Bommel. Ma l'inferiorità numerica, con il gol di vantaggio, fa il gioco del Milan che sfrutta gli spazi a caccia del raddoppio. Servito su un vassoio d'argento da Abate al 17' con un assist forse un po' fortuito, con un messaggio per Pato: colpo di piena fronte e 2-0. E' un Milan straripante che sfiora a ripetizione il 3-0. Al 21' Julio Cesar lo nega a Robinho; al 22' Ranocchia si immola su Seedorf. A centrocampo non c'è partita e Leonardo decide di sostituire Cambiasso con Stankovic, poco prima del salvataggio di Cordoba che nega ancora il gol allo scatenato Robinho. Ma l'attaccante brasiliano se le cerca, perché riesce a farsi respingere dal suo amico Julio Cesar anche la conclusione ravvicinata al 33'. Robinho lascia il posto a Cassano, giusto in tempo per procurarsi il rigore per il fallo di Zanetti sul barese che infila dal dischetto, si toglie la maglia, si fa ammonire per poi beccarsi il rosso per uno stupido fallo. Ma accade nel recupero. Il Milan trionfa e vola.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
03/04/2011 16:02
 
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Cavani fa impazzire Napoli
Continua il sogno scudetto

Splendida partita al San Paolo: Lazio battuta 4-3 in rimonta. L'uruguaiano segna una tripletta: la squadra di Mazzarri scavalca l'Inter e sale al secondo posto solitario in classifica a -3 dal Milan capolista

NAPOLI, 3 aprile 2011 - Campionato 1989-90, la vittoria assegnava 2 punti. Gli stessi che il Napoli, a 7 turni dalla fine, doveva recuperare al Milan. A fine torneo Napoli 51, Milan 49. C'era Maradona, oggi c'è Cavani. I turni alla fine sono ancora 7, i punti di distacco 3, tanti quanti ne assegna la vittoria. Non può essere una coincidenza, gli anti-rossoneri abitano al San Paolo e lo hanno dimostrato oggi, soccombendo e risorgendo almeno due volte contro la Lazio, prima 0-2 e poi 2-3 a metà ripresa. Impossibile stabilire dove inizino i meriti degli azzurri e finiscano le colpe dei biancocelesti: una partita così non si spiega, si applaude come una piéce di De Filippo.

EL MATADOR — Il protagonista ancora una volta è lui, Edinson Cavani. La tripletta dell'uruguaiano di Salto è un mix perfetto di intelligenza, furbizia e classe, un'ancora a cui si aggancia tutto il Napoli prossimo ad affondare sotto i colpi della Lazio. Ventidue reti con la maglia del Napoli in A le aveva segnate Antonio Vojak nel 1932-33, venticinque nessuno prima d'ora. Un record strapazzato in mezz'ora, altro che statuetta nel presepe. Non è bastato l'attento Dias e nemmeno l'arcigno Biava, costretto al fallo da ultimo uomo con cartellino rosso pur di fermare "El Matador". Ma niente da fare: colpo di testa, rigore e pallonetto al suo amico-connazionale Muslera. Come da tradizione, il pallone della partita alla fine è suo.


HARAKIRI LAZIO — Ad accorciare, per primo, era stato Dossena. Fin lì Lazio perfetta, inespugnabile dietro e pericolosa davanti, con le incursioni dei centrocampisti e uno Zarate guerriero. Splendido il vantaggio di Mauri al 29': serpentina tra due uomini e tocco di sinistro ad anticipare il ritorno di Cannavaro, imprendibile per De Sanctis. Le verticali Lavezzi-Cavani e Hamsik-Cavani non filtrano, mentre Mauri imbeccato da Brocchi spreca l'agile raddoppio. I biancocelesti ripartono in scioltezza anche nella ripresa, Dias è il più lesto a girare in porta la punizione di Garrido. Sembra finita, invece l'ex Liverpool sfrutta una spizzata di Sculli su punizione di Lavezzi e segna l'1-2.

SOLO DUE MINUTI — In centoventi secondi succede quello che non è successo in un'ora: dopo Dossena, pareggia Cavani, ancora di testa, ancora su una sponda, stavolta di Maggio. La bolgia del San Paolo vuol spingere il match verso l'impresa, Mascara si divora il vantaggio, poi Brocchi raffredda gli animi con un tiro che si stampa sulla traversa e rimbalza dentro la porta. Banti non vede, ma 30'' più tardi deve convalidare l'incredibile autorete di Aronica che riporta avanti i biancocelesti. Mazzarri che fa? Si piega sulle ginocchia e comincia a strappare l'erba dalla rabbia. Dentro anche Lucarelli, finale a cinque punte. Accade il miracolo: è di san Cavani.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
03/04/2011 19:31
 
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Festa Catania nel derby
Palermo spazzato via: 4-0

La squadra di Simeone dilaga nel secondo tempo: apre un autogol di Balzaretti, poi le reti di Bergessio, Ledesma e Pesce. Simeone si rilancia nella lotta salvezza, nuovo crollo per i rosanero di Cosmi

CATANIA, 3 aprile 2011 - Spazzati via nel derby. La stagione da ottovolante del Palermo aggiunge un nuovo punto basso (più numerosi degli alti, ormai) col 4-0 del Catania al Massimino. A occhio, fa più male delle "sette pappine" prese dall'Udinese. Il Catania invece trova una vittoria fondamentale anche per la classifica, e per la rincorsa alla salvezza. Un primo tempo senza occasioni, un secondo giocato da una sola squadra. Quarta vittoria di fila nel derby al Massimino per i catanesi, che festeggiano in uno stadio che, per la prima volta dal 2007, vede la presenza anche di tifosi ospiti. La prima volta dopo l'omicidio Raciti, e la vedova è in tribuna.


I GOL — E' Balzaretti a dare il via alla festa del Catania: a inizio secondo tempo il difensore, lasciato in campo nonostante zoppichi dai primi minuti (problema alla caviglia), su un cross di Maxi Lopez decide di passarla al portiere di petto. Andujar è più lontano, in mezzo si infila Lodi: il centrocampista non la tocca, ma la palla finisce in porta per l'1-0. Lodi esulta, anche se non ha fatto nulla, ma farà eccome più avanti: il secondo e il terzo gol nascono dai suoi piedi. Al 16' riceve palla spalle alla porta a centrocampo, la gira alla grande per Bergessio che in velocità entra in area e batte con destro a giro Sirigu. E' il 2-0, e il Palermo già dà pochi segni di reazione. Al 22' ci pensa Ledesma a chiudere il discorso: appena entrato fa 3-0 sottomisura dopo uno scambio con Maxi Lopez. Azione innescata da una grande apertura di Lodi. Il Palermo scompare, appare Pesce (un altro subentrante), che lanciato sulla sinistra trova il pallonetto vincente per il 4-0 e per il suo primo gol in serie A.


CATANIA COL 4-2-3-1 — E' Ricchiuti l'uomo in più della squadra di Simeone: il Cholo presenta un Catania con il 4-2-3-1. A destra è molto attivo Schelotto, a sinistra si vede molto meno Bergessio (ma il lampo nella ripresa sarà decisivo per il fedelissimo di Simeone), in mezzo Ricchiuti si sdoppia fra fase d'attacco e alcune provvidenziali chiusure in difesa quando il Palermo parte in contropiede. Il Catania inizia subito a fare la partita, e quando si sblocca non si ferma più. Carboni protegge la difesa, dietro si rischia pochissimo, Maxi Lopez si conferma punto di riferimento fondamentale in attacco per la capacità di difendere palloni e far salire i suoi.


PALERMO, UN ALTRO CROLLO — Cosmi aveva annunciato scelte dolorose, che si concretano nella rinuncia non solo a Miccoli, ma anche a Javier Pastore. Presenta così un Palermo "made in Cosmi", ossia col 3-5-2 classico, con Hernandez e Pinilla di punta. In realtà però la squadra è molto chiusa dietro, Cassani resta molto sulle sue e si vedono pochi palloni per le punte: in tutto il primo tempo la squadra ci Cosmi mette insieme qualche tiro da fuori di Bacinovic e una conclusione pericolosa in contropiede di Hernandez. Nella ripresa poi si sfalda definitivamente: Pastore quando entra non ha troppa voglia di cambiare la gara, la difesa pare voler dimostrare che non era tutta colpa di Delio Rossi se si prendevano gol da chiunque. Il futuro di Cosmi è già in bilico: "Il derby sarà decisivo", aveva detto Zamparini. Auguri.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
03/04/2011 19:35
 
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Bertolacci rilancia il Lecce
L'Udinese perde il treno

Grazie alla prima doppietta in A del giovane centrocampista la squadra di De Canio batte 2-0 meritatamente i bianconeri e sale al quart'ultimo posto, mentre i friulani, imbattuti da dicembre e reduci da 5 vittorie esterne, restano quarti

LECCE, 3 aprile 2011 - Il Lecce chiude l'imbattibilità dell'Udinese che durava dal 2 febbraio, 703 minuti per l'esattezza, ma soprattutto supera in un colpo solo Brescia e Cesena, portandosi al quart'ultimo posto in graduatoria (a un punto da Parma e Samp). Insomma, il 2-0 sull'Udinese, reduce da 5 vittorie esterne consecutive e imbattuta dallo scorso 19 dicembre, vale davvero più dei canonici tre punti. Eroe della giornata è Bertolacci, 20 anni, che realizza una doppietta (sinistro-destro) grazie agli assist di un ritrovato Di Michele (ottimo il suo rientro) e Jeda, che si vede anche respingere sulla linea un gol fatto. Non basta l'esterno del palo colpito da Abdì (il sostituto dello squalificato Pinzi) a salvare l'Udinese, arrivata al Via del Mare con grandi numeri e credenziali, da un giudizio complessivamente negativo, anche se la squadra di Guidolin resta quarta e con un vantaggio di 2 punti sulla quinta.

RETI INVIOLATE NEI PRIMI 45' — Primo tempo sorprendente: fra la squadra che al fischio d'inizio ha la peggior difesa (52 reti al passivo) e quella che può vantare il miglior attacco insieme all'Inter (56) i ruoli sembrano infatti invertiti. Sono i padroni di casa infatti ad essere più vivaci e intraprendenti in avanti, e pure ad andare più vicini al gol. Buona parte del merito va a Di Michele, oggi al rientro, che scarica in campo tutta la voglia repressa nelle ultime settimane. Ma è tutta la squadra di De Canio a girare a mille, tanto da apparire in costante superiorità numerica rispetto a un avversario meno veloce e tonico. Gran ritmo, senso delle geometrie, organizzazione: così il Lecce incatena l'avvio promettente dell'Udinese (friulana la prima occasione della gara al 6' con Rosati che anticipa in extremis Di Natale sotto rete). E allora arriva anche l'occasione migliore dei primi 45' (al 12' Handanovic, alla duecentesima gara in Italia, dice di no a Bertolacci), poi Di Michele sfiora l'incrocio dei pali con un gran sinistro (24'). Le difficoltà dell'Udinese sono confermate dai tre cartellini gialli che colpiscono Benatia, Domizzi e Armero in 13 minuti (alla fine gli ammoniti saranno 5). Ai friulani mancano sprint e cuore, il Lecce attacca in ogni modo, ora impostando l'azione, ora innescando il contropiede in risposta a qualche avanzata (prevedibile e quasi mai pericolosa) degli avversari. Il primo tempo si chiude a reti inviolate, con il Lecce che avrebbe meritato il vantaggio. Trasparente invece Di Natale, raggiunto oggi da Cavani in vetta alla classifica dei marcatori (25), un po' più vivace Sanchez, ma entrambi sembravano la controfigura della coppia che ha fin qui realizzato 37 reti dall'inizio del campionato.


GOL SBAGLIATO GOL SUBITO — La ripresa si apre però nel segno della squadra di Guidolin: pronti via Sanchez impegna Rosati con un destro in corsa. Ma il Lecce non ci sta: al 3' Di Michele affonda la falcata, salta quattro avversari nello stretto, e l'ultimo rimpallo diventa un assist per Bertolacci, che di sinistro batte Handanovic. L'Udinese si scuote e reagisce con aggressività, colpendo anche l'esterno del palo con Abdì (complice una deviazione di Rosati), poi Guidolin gioca la carta Denis (al posto di Abdì). Ma per il Lecce non cambia nulla, e non arretra di un metro. Di Michele e C. continuano a macinare gioco offensivo senza dare tregua ai friulani, con Jeda che sfiora il gol con un pallonetto al 18': Handanovic è battuto, ma Zapata ci arriva e con una rovesciata sulla linea salva i suoi dal 2-0. Ma il raddoppio del Lecce è rimandato di poco: al 20' Jeda arriva quasi sulla linea di fondo e serve Bertolacci in mezzo: il suo destro si insacca sotto la traversa. Poi non succede più nulla di importante: il Lecce non perde serenità e non rinuncia ad attaccare, l'Udinese, oggi davvero deludente, non riesce a farsi mai pericolosa. Ed ora lotta salvezza e rush per la Champions appaiono capitoli più aperti che mai.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
03/04/2011 19:49
 
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La Fiorentina sogna il colpo
Il Cesena la gela nel finale

La sfida del Manuzzi finisce 2-2. Dopo il vantaggio di Jimenez, la squadra di Mihajlovic recupera con Gilardino e passa in vantaggio con Montolivo. Sembra fatta ma un tiro di Caserta trova la deviazione di Gamberini. E nel recupero Boruc salva il pari su Bogdani

CESENA, 3 aprile 2011 - Hanno dato vita a una bella partita, ma il 2-2 finale non serve a nessuna delle due. La sfida della giornata è capire chi tra Ficcadenti (Cesena) e Mihajlovic (Fiorentina) sia più infuriato per l’esito di questa sfida. Perché entrambi hanno avuto la concreta possibilità di vincere il match ed entrambi se lo sono visto scappare per dettagli. Piccoli ma decisivi. La Fiorentina quando ha gestito male il vantaggio per 2-1 facendosi raggiungere nel finale da una beffarda autorete di Gamberini su tiro non irresistibile di Caserta. Il Cesena quando sul 2-2 ha visto Bogdani solo davanti alla porta con la palla perfetta sulla testa: situazione in cui 95 volte su 100 in carriera ha segnato. Oggi si è invece fatto respingere la palla da Boruc. Dettagli. Ma è con quelli che nel calcio spesso si fa la differenza.


PRESSIONE BIANCONERA — Sugli spalti non ci si è affatto annoiati. Il Cesena ha aggredito subito la Fiorentina puntando molto sull’assistenza dalla sinistra di Santon ai mobilissimi Giaccherini e Parolo. I viola inizialmente hanno un po’ patito e solo grazie alle ripartenze di Vargas sono saltuariamente riusciti ad alleggerire la pressione bianconera, non sempre precisa, peraltro. Il piano di Ficcadenti, però, per lunghi tratti della partita è parso funzionare. La viola è stata costretta all’indietro e al 18’ la pressione è fruttata il gol. Parolo ha guadagnato una punizione dal limite dell’area e Jimenez l’ha trasformata beffando Boruc, confuso dalle mille gambe che gli sono passate davanti al momento del tiro. Il classico gol dell’ex.

PERICOLI — La Fiorentina ha sbandato ma non ha ceduto. Progressivamente ha alzato il baricentro e i pericoli sono arrivati. In particolare per merito di Vargas e dei suoi palloni arrotati a centro area, autentici pericoli per Antonioli. Il portiere del Cesena è stato prodigioso al 25’ su Natali, deviando il colpo di testa sul palo. Poi Boruc ha dovuto respingere un destro potente da posizione defilata di Giaccherini. E al 35’ il pari: cross dalla sinistra di Vargas e ottimo stacco di testa di Gilardino che è stato bravo a infilarsi tra i due centrali romagnoli e battere sotto le gambe Antonioli.


LEONI — Un pareggio meritato e nella ripresa Mihajlovic manda in campo 11 leoni. Lo si capisce subito perché in 2 minuti si assiste a una parata capolavoro di Antonioli su punizione di Mutu (ammonito e diffidato salterà la sfida col Milan) e a una traversa di Natali dal successivo calcio d’angolo. Il Cesena è volenteroso ma molto meno efficace del primo tempo, i viola si fanno più intraprendenti. E al 24’ trovano la giocata da campione: palla perfetta di Santana per Montolivo che dal limite dell’area di piatto destro trova l’angolino lontano dove Antonioli non può arrivare.

JOLLY — E’ il momento delle sostituzioni a raffica: Ficcadenti mette dentro Caserta e Bogdani, Mihajlovic toglie Santana e mette Marchionni. Il problema per i toscani è che sarebbe il momento di approfittare della situazione e cercare il contropiede. Non accade e alla fine il Cesena, anche un po’ fortunosamente, pesca il jolly. Merito proprio di Caserta che, come detto, si fa “aiutare” da Gamberini. Il pari è però giustissimo, pienamente legittimato pochi minuti dopo dalla super parata di Boruc che salva il pareggio in pieno recupero. Ma il dubbio resta: chi sarà più incazzato tra Ficcadenti e Mihajlovic? Forse è un pareggio anche da questo punto di vista.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
03/04/2011 19:51
 
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Acquafresca non perdona
Il Cagliari piega il Genoa

L'attaccante decide la gara nel primo tempo con un gran colpo di testa. Irriconoscibile la squadra di Ballardini che cerca il pari solo con Palacio e subisce il bel gioco dei sardi

GENOVA, 3 aprile 2011 - Il rossoblù sardo convince di più del rossobù ligure. Merito di una prestazione eccellente del Cagliari che annienta il Genoa alla sua sesta sconfitta in casa. A decidere è Robert Acquafresca in un primo tempo in cui non c'è partita. Solo nella ripresa i padroni di casa cercano il pari, per poi rischiare il tracollo nel contropiede degli avversari.


SOLO CAGLIARI — Pur senza il totem Conti, il Cagliari addomestica infatti il primo tempo di Marassi con autorità e facilità impressionanti. Colpevole l'assoluta assenza mentale e fisica del Genoa che entra in partita solo alla fine dei primi 45 minuti. Roberto Donadoni azzecca tutto: Nainggolan gioca davanti alla linea difensiva, Cossu parte largo potendo contare sui piedi buoni di Biondi, Lazzari e Missiroli, alla ricerca costante del terminale Acquafresca. Il Cagliari gioca a memoria impedendo ogni sorta di manovra ai genoani. Bravo a tenere il profilo alto e a far girare la palla, ma sempre ad alto ritmo. Il Genoa soffre il raddoppio su Milanetto, fonte del gioco, e Rossi è costretto ad accentrarsi per dare una mano, lasciando però scoperta la fascia sinistra.

ACQUAFRESCA NON PERDONA — Ma servirebbe ben altro per spaventare la banda cagliaritana. Così compatta e organizzata da passare al 16'. Il gol nasce da un assist di Biondini. Bravo Acquafresca che si fa trovare pronto a battere Eduardo con un colpo di testa imparabile. Insomma, c'è solo il Cagliari che gioca un gran calcio e sfiora il raddoppio con Perico e due volte con Acquafresca. La variazione sul tema non cambia e senza anima e cuore il Genoa cerca di limitare i danni. Al 32' Missiroli con un colpo di testa colpisce la traversa e solo al 34' il Genoa mette a referto la sua prima azione da gol con il gran tiro di Palacio e la strepitosa deviazione in angolo di Agazzi. Ma è l'unico lampo. Il Cagliari riconquista i suoi spazi e va al riposo con il rammarico di non avere trovato il raddoppio.

PALACIO NON BASTA — Scatta la ripresa, ma la musica è sempre la stessa. Il Genoa attacca senza lucidità, mentre il Cagliari ribatte con estrema tranquillità, allungandosi in attacco fino a sfiorare il raddoppio. Prima con Lazzari che sfiora la traversa dopo uno scambio spettacolare con Acquafresca, quindi al 13' quando ci deve pensare Milanetto a ribattere sulla linea il colpo di testa di Missiroli dopo una fantozziana uscita a vuoto di Eduardo. Probabilmente nemmeno Ballardini riesce a capacitarsi di una simile prestazione e l'innesto di Antonelli per Konko è solo il tentativo di dare più brio alla manovra genoana. Il tecnico ci prova anche con Paloschi per Milanetto. Sostituzione che coincide con il calo fisico (scontato) del Cagliari che rischia al 26' quando Palacio manca il gol, allargando troppo il diagonale sul passaggio di Dainelli. Al 30' Floro Flores va in gol, ma Giacomelli annulla per fuorigioco. Ma è Palacio l'uomo da cercare. L'argentino ci mette cuore e tecnica e solo lui fa reparto. Il Cagliari con Laner e Ragatzu in più (fuori Lazzari e Acquafresca) limita i danni con la consueta organizzazione difensiva, allungandosi in contropiede e mancando in pieno recupero il gol con Cossu. Ma basta e avanza il gioiello di Acquafresca: la Donadoni-band sale a 42 punti.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 03/04/2011 19:52]
03/04/2011 19:59
 
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Chievo-Samp, pari e noia
A Verona portieri in vacanza

Noioso 0-0 al Bentegodi, l'unico tiro nello specchio della porta arriva al 33' della ripresa con una punizione di Palombo. Per la squadra di Pioli una buona occasione per Uribe. Il Chievo fa un altro passo verso la salvezza, la Samp muove la classifica dopo 4 k.o. consecutivi

VERONA, 3 aprile 2011 - Alla fine hanno avuto ragione le agenzie di scommesse, che già da qualche giorno avevano sospeso le giocate su Chievo-Sampdoria per uno strano eccesso di puntate sullo 0-0. E zero a zero è stato (l'ottavo per i veronesi in campionato), con pochissime occasioni da gol e un solo tiro nello specchio della porta, per giunta su calcio di punizione. Un pareggio che fa compiere al Chievo un altro piccolo passo verso la salvezza, mentre la Samp esce da una spirale di quattro sconfitte consecutive, anche se la squadra di Cavasin ora scende a +2 sulla terzultima.

FORMAZIONI — Pioli preferisce Moscardelli a Thereau al fianco dell'intoccabile Pellissier, con Bogliacino alle loro spalle. In difesa, davanti a Sorrentino, Mandelli parte titolare al posto di Cesar, Andreolli è l'altro centrale mentre Sardo e Jokic (preferito a Mantovani) giocano sulle fasce. A centrocampo ci sono Guana, Rigoni e Constant. Cavasin ritrova in un colpo solo l'asse centrale della squadra: Lucchini, Palombo e Pozzi. Squadra impostata con il solito 3-5-2 con Curci tra i pali; Volta, Gastadello e Lucchini in difesa; a centrocampo Palombo in regia affiancato da Dessena e Poli, con Mannini e Ziegler esterni; in attacco Biabiany fa spazio a Pozzi, in campo al fianco di Maccarone.


ZERO TIRI IN PORTA — Il Chievo è in buona posizione ma non è ancora salvo, la Sampdoria è alla disperata ricerca di punti dopo quattro k.o. di fila. Naturale che l'atteggiamento delle due squadre sia molto prudente. Forse troppo, dato che il primo tempo è pressochè inguardabile. La posta in palio è alta e allora non si va tanto per il sottile: spazi molto chiusi, esterni che puntano più a contenere che a spingere, tanti palloni spazzati, lanci lunghi per mettere in azione le punte senza scoprire troppo la difesa. Se si aggiungono anche il primo grande caldo, che mette in difficoltà i 22 in campo fin dall'inizio, e un terreno piuttosto scivoloso, si spiegano gli zero tiri in porta nei primi 45 minuti. Al 22' ci prova Gastaldello, che colpisce di testa su calcio d'angolo di Palombo, ma la mira è sbagliata. Moscardelli è l'unico che cerca di metterci un po' di vivacità e al 35' con un difficilissimo sinistro in allungo scavalca Curci ma non trova la porta. Sei minuti dopo Pellissier, su cross di Constant, schiaccia di testa ma il pallone è sul fondo.


POCHI SUSSULTI — Nella ripresa la Samp riparte con Biabiany al posto di Pozzi, che al ritorno in campo dopo due mesi e mezzo non è ancora al meglio. Un cambio anche nel Chievo: fuori Jokic e dentro Cesar, che si piazza nella posizione di terzino sinistro, non proprio il suo pane. Con l'ingresso di Cesar la squadra di Pioli passa alla difesa a tre, con Sardo che avanza sulla linea dei centrocampisti andando a comporre un 3-4-1-2. L'ingresso di Biabiany dovrebbe dare maggiore velocità a vivacità all'attacco blucerchiato, ma così non è. Le due squadre restano inchiodate come nel primo tempo. Pioli prova allora a inserire un uomo d'ordine come Marcolini al posto di Rigoni, poi a rafforzare l'attacco con Uribe per Bogliacino, con lo spostamento di Moscardelli nel ruolo di trequartista. Al 19' la Samp ha una buona occasione: Palombo su punizione mette al centro, Biabiany gira bene di testa e il pallone sfiora il palo. Dopo la mezz'ora la partita si accende: al 33' il capitano blucerchiato su calcio di punizione dalla lunga distanza impegna Sorrentino costringendolo alla deviazione in angolo (primo tiro in porta della partita!). Un minuto dopo Constant imbecca Uribe che dal limite con il sinistro calcia di poco sopra la traversa. Ma la fiammata dura un paio di minuti, poi la partita si trascina lentamente verso uno straziante 0-0.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
03/04/2011 20:04
 
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Il Bari inguaia il Parma
E Marino viene esonerato

Finisce 2-1 per i pugliesi al Tardini: subito dopo la partita licenziato l'allenatore degli emiliani. Decide un gol di Alvarez nel recupero dopo le reti di Parisi su punizione e di Amauri. Parma più che mai coinvolto nella lotta per non retrocedere

PARMA, 3 aprile 2011 - A fine stagione, esistono due tipi di squadre già condannate alla B. Quelle che mollano, fanno esordire qualche giovane e pensano già a ricostruire. E quelle che, come il Bari di Mutti, non si vogliono arrendere all'evidenza e fino alla fine non regalano un punto. Ne sa qualcosa il Parma, battuto 2-1 al Tardini e che, con i suoi 32 punti ripiomba in pieno nella lotta per evitare la serie B. I pugliesi non hanno rubato nulla, anche se è Gillet con alcune parate decisive a guadagnarsi la palma del migliore in campo.

OCCASIONE PERSA — Dopo la vittoria di 15 giorni fa a Genova, il Parma aveva l'occasione di incamerare altri tre punti. E la salvezza sarebbe stata più vicina. E invece, la squadra si ritrova anche con un morale non particolarmente alto e con un allenatore che non sembra godere della fiducia dei tifosi, che alla fine lo contestano apertamente. Vedremo che faranno Ghirardi e Leonardi, anche se cambiare a sette giornate dalla fine è sempre un rischio.

ASSENZE E PARTITA — Marino deve fare i conti con quattro squalificati (Dzemaili, Giovinco, Valiani e Galloppa) oltre che con l'assenza dell'infortunato Palladino. Candreva gioca alle spalle di Amauri e Crespo, con Angelo a destra e Gobbi centrale. Mutti, che è stato bravissimo nel dare dignità ai suoi, risponde con il solito 4-3-2-1. E se la gioca, perchè la qualità non manca e la classifica non rispecchia il valore del Bari. Il primo tempo è abbastanza equilibrato, anche se è il bravissimo Gillet (signori ds, non fatelo scendere in serie B) dice no per tre volte a un Crespo non ancora pronto per la pensione.

BOTTA E RISPOSTA — E' una punizione di Parisi al 19' della ripresa a sbloccare la gara, subito dopo l'ingresso del vivacissimo Alvarez per Huseklepp e altri due interventi decisivi di Gillet, uno con la collaborazione di Candreva, che gol del genere non può permettersi di sbagliarli. Il Parma reagisce con rabbia e tre prime punte in campo (Amauri, Crespo e Bojinov). Dopo un contrpiede buttato alle ortiche da Alvarez, Bojinov pesca Amauri che di testa fa 1-1 al 35'.

SUICIDIO — Risultato che non è certo quello sperato alla vigilia. Anche se a volte anche un punto può far comodo. E invece gli emiliani si fanno infilare in contropiede dallo scatto da centometrista di Alvarez. Bentivoglio serve sulla corsa l'honduregno, che per una volta resta freddo davanti a Mirante e lo batte di destro. Il cronometro dice 47'. La classifica invece indica pericolosamente la serie B. Che per il Bari resta certa, ma da oggi è più probabile anche per un Parma che conunque ha dalla sua l'organico per non retrocedere.

ESONERO — E un'ora e mezza dopo la fine della partita è arrivata la notizia che era nell'aria: Il Parma ha esonerato Marino. È stato il dg Leonardi ad annunciarlo: nelle prossime ore verrà annunciato il sostituto.

Gasport

Fonte: gazzetta
04/04/2011 00:14
 
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Storari para, poi Krasic e Matri
Impresa Juve: 2-0 alla Roma

I bianconeri si salvano grazie alle parate del portiere - in campo perchè Buffon era influenzato - nel primo tempo, poi nella ripresa passano con un tiro al volo del serbo e un contropiede dell'attaccante della Nazionale. Traversa di Menez

ROMA, 3 aprile 2011 - Era l’ultimo tram chiamato desiderio (di Champions League). Le sconfitte pomeridiane di Udinese e Lazio (quarta e quinta) autorizzavano a sperare in questa sfida che spesso ha deciso lo scudetto, ma stavolta conta molto meno. Il tram lo prende la Juventus. Con Delneri che si ritrova “costretto” alla scelta vincente: inserire Marco Storari, visto che Buffon è febbricitante. E il portiere gran riserva sfodera una prova eccezionale salvando quattro volte la sua porta, così stimolando il contropiede juventino, che si rivelerà micidiale. Un incubo per i romanisti che grazie alle sue parate (allora con la Samp) nell’aprile scorso videro svanire il sogno scudetto, a un passo. Ora i bianconeri sono a 8 punti dalla quarta posizione, tanti, ma l’entusiamo di questa vittoria può dare una spinta. Come previsto non c’è il nuovo patron (in pectore), l’americano Thomas R. DiBenedetto, ripartito già per Boston. Ci sarà molto da lavorare per ristrutturare una squadra che resta forte tecnicamente, ma troppo spesso appare statica e prevedibile.


STORARI INCUBO ROMANISTA — Al 9’ già Storari non fa rimpiangere Buffon con un grande intervento su Vucinic che salta come un birillo Bonucci e scaglia un sinistro potente a botta sicura, sul quale il portiere salva a mani aperte. Ancora Bonucci viene scavalcato da un lancio di De Rossi per Totti, che non aggancia bene e favorisce l’uscita di Storari, che sventa un’altra occasione. Ma è alla mezz’ora che Storari – che in passato ha dichiarato di essere romanista – si supera. Lancio di Vucinic per Totti, gran destro a volo del capitano e Marco che ci mette la mano destra miracolosa. E poi altro volo su gran tiro di De Rossi dalla distanza, quasi allo scadere.

JUVE IN CODA — Fatica in fase difensiva e anche – inizialmente - a ripartire negli spazi, la Juve, nonostante la velocità di Krasic e un Matri che di fatto fa reparto da solo. Un diagonale fuori di poco in partenza di Pepe, poi tutto nel finale di tempo. Con Matri che mette i brividi ai romanisti, quando vicino all’area piccola salta con una finta Burdisso che poi si salva con mestiere per evitare una conclusione con ottime possibilità di gol. Nel frattempo Delneri ha già rivisto il suo 4-3-3 spostando Krasic centrale dietro Matri, passando a un 4-4-1-1 meglio equilibrato. E nel rapido contropiede in chiusura di tempo già sfiora il vantaggio, con Grosso e Marchisio abili a verticalizzare per Matri che di destro impegna Doni, disoccupato fino a quel momento.


GROSSOASSIST — I cambi per infortunio, a cavallo dell’intervallo, di Motta e Mexes non cambiano gli assetti tattici delle squadre. Con Montella che sposta Burdisso centrale, e sulla destra reinserisce il recuperato esterno Cassetti. Ma i segnali di ripresa della Juve sono tangibili ed ecco il numero di Fabio Grosso a sbloccare la gara. L’eroe di Berlino, che la Juve in estate aveva scaricato, dopo un buon primo tempo s’inventa al quarto d’ora uno slalom a sinistra fino alla riga di fondo, poi alza la testa e vede Krasic smarcato: cross pennellato e Milos non sbaglia con un destro perentorio. Roma in bambola, e al 20’ Pepe, servito da Matri, avrebbe la palla per il colpo del k.o., ma tira su Doni.


ANCORA STORARI — Roma in difficoltà, che trova un guizzo (fra i pochi) di Totti: assist per Menez e gran destro del francese che sfiora le mani protese di Storari e incoccia sull’incrocio dei pali. Giallorossi che si sbilanciano, ed ecco il più classico dei contropiede. E’ ancora Grosso, con un rilancio di 50 metri perfetto, a trovare nello spazio Matri, solo nella prateria, e il centravanti conclude la sua settimana magica: dopo il primo gol in Nazionale, il sigillo su questa sfida. Scompare la Roma e cresce la Juve, anche con un Aquilani – fischiatissimo – che passato un tempo di emozioni, nella ripresa diventa protagonista in mediana.

FESTA AMARA — Quella per Totti, festeggiato per i 201 gol e per “18 anni di amore”, come recita lo striscione. Stasera Francesco è stato più un problema tattico che una soluzione tecnica per la Roma. E questo sarà un problema serio sul quale riflettere per il futuro. I giallorossi incassano la prima sconfitta di Montella in campionato e rimangono a 6 punti dalla zona Champions, ma sabato prossimo dovranno far visita proprio a quell’Udinese che il quarto posto vuol tenerselo stretto.

Maurizio NIcita

Fonte: gazzetta
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