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SUPERSAGGIO
Chievo, colpo grosso a Genova
Rimonta, 6 punti e primo posto

La squadra di Pioli va sotto in apertura per un gol del giovane Destro, pareggia Moscardelli a fine primo tempo, poi Marcolini su assist di Luciano e Pellissier fissano il 3-1 finale. Il Genoa parte bene ma poi si perde: difesa da rivedere quando esce Ranocchia

GENOVA, 12 settembre 2010 - Le parole Chievo e favola da anni non stanno più insieme. La squadra di Verona è una realtà tanto solida quanto il suo capitano, l'aostano Pellissier. Oggi però i "mussi" tornano a volare, e si ritrovano da soli in testa alla classifica. Vittoria a Genova 3-1, in rimonta, dopo aver passato una ventina di minuti a guardar giocare i rossoblù. Due vittorie su due, sei punti, secondo gol per Moscardelli, secondo per Pellissier e primo per Marcolini, altre due anime della squadra. Insieme all'Infinito Luciano e al sicuro Sorrentino, ben protetto da Andreolli e Cesar, due novità. Si arrende il Genoa che, senza Toni, viene illuso da Destro, ma poi scopre di essere molto più indietro del Chievo nella costruzione della squadra. E quando esce Ranocchia la difesa torna quella dell'anno scorso, battutissima.


DESTRO E MOSCARDELLI — Destro e Moscardelli: il primo tempo unisce nel tabellino marcatori due giocatori parecchio distanti. Mattia Destro era al debutto con la maglia del Genoa. La società di Preziosi ha scelto di credere ai giovani e puntare come vice-Toni su un attaccante classe 1991. Lui ci mette sei minuti a ritrovarsi sotto la curva dei suoi tifosi: servito da un gran assist di Palacio, la stoppa e batte il portiere. Davide Moscardelli è alla seconda partita in serie A, ma la numero 300 da professionista: il trentenne ha già segnato al debutto, oggi si ripete in chiusura di primo tempo: cross da destra, sponda involontaria di un difensore, tiro secco di sinistro e deviazione decisiva di Dainelli.

GENOA, BUONA PARTENZA — Il Chievo rimette in piedi così una partita che aveva iniziato malissimo, correndo dietro alle geometrie del Genoa, ma trovando raramente il pallone. Del resto ci sarà un motivo se Preziosi continua a comprare centrocampisti, ma alla fine giocano sempre Marco Rossi e Milanetto. Soprattutto quest'ultimo fa girare i suoi a memoria. Un lancio qua, un lancio là e parte la manovra. Qualcosa cambia però dopo 25 minuti, quando Palacio e Sculli smettono di scappare, e Luciano e compagnia suonano la carica. Si rivede Pellissier, si scoprono le doti ma anche le uscite spericolate di Eduardo. Così, dopo una occasione sprecata di Sculli su assist di Palacio, Moscardelli sale di tono, recupera palloni e poi segna pure.


RIMONTONA — Nella ripresa il Genoa parte convinto, ma Bentivoglio fa qualche passo indietro, aiuta Rigoni e toglie spazi a Milanetto, che col passare dei minuti vede scendere la lucidità (fino alla sostituzione con Veloso). La mossa di Pioli funziona, Destro scompare dal gioco, mentre Luciano ritrova uno spunto dei tempi che furono e Pellissier sale ai suoi soliti livelli: all'11' Luciano salta netto Marco Rossi, spostato dietro con l'uscita di Ranocchia e crossa per la testa di Marcolini. Palo interno e gol per il sorpasso. Il Genoa si "smonta", il Chievo in contropiede mette insieme tre nitide palle gol (compreso un palo di Granoche che sostituisce Moscardelli) prima del 3-1 di Pellissier, che punisce un errore di Veloso. Tanti saluti al Genoa e fuga in classifica. Ok, stiamo esagerando, ma Campedelli può legittimamente esultare, in tribuna.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
12/09/2010 20:29
 
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SUPERSAGGIO
Juve-Samp pirotecnica: 3-3
Bianconeri ancora in rodaggio

All'Olimpico di Torino succede di tutto: reti di Pozzi e Marchisio nel primo tempo, poi di Pepe, Cassano, Quagliarella e ancora Pozzi nella ripresa. Gara spettacolare, con difese però parecchio distratte. Proteste blucerchiate per due reti su cui c'è l'ombra del fuorigioco. Juve con un solo punto dopo due partite.

TORINO, 12 settembre 2010 - La Juventus fa progressi rispetto alla disfatta di Bari, ma ancora non convince. I bianconeri si fanno bloccare in casa dalla Sampdoria - in una sfida al passato recente di Marotta e Delneri - addirittura sul 3-3, rimontati due volte. Segna prima Pozzi, risponde Marchisio, quindi vanno a bersaglio Pepe, Cassano, Quagliarella e infine ancora Pozzi, sostituito di giornata di un sogno rimasto proibito per la Juve, Pazzini. La sfida tra futuri papà Del Piero-Cassano si conclude senza vincitori, anche se il barese il gol lo trova, mentre il capitano della Juve lo sfiora soltanto, a 17 anni esatti dal debutto in serie A.


JUVE IN RODAGGIO — Sarà che la squadra è stata stravolta dal calciomercato, sarà che a settembre le gambe non possono ancora girare a mille, ma il cartello "lavori in corso" è in bella mostra in casa Juve: stavolta l'attacco, dopo 40' di inceppamento, si sblocca, e alla grande, con i gol dei nuovi acquisti, ma è la difesa a imbarcare acqua, facendo riapparire fantasmi della scorsa stagione. La Samp si conferma realtà importante: ha in Cassano un valore aggiunto, ma ci sono anche le geometrie di Palombo e tanta forza di carattere. La gara è stata spettacolare: la Juve può recriminare per qualche occasione mancata nel finale, ma deve prendersela soprattutto con se stessa, per una quadratura del cerchio che ancora non c'è. Certo quel punticino in classifica dopo due gare stride con le ambizioni del club come le unghie da Vecchia Signora su una lavagna, quella dietro la quale è rimandata la squadra di Delneri.

SAMP CON I FIOCCHI — I primi 36' sono tutti della Sampdoria. Senza paure, con Pozzi a fare la controfigura di Pazzini - fermato dalla lombalgia -, Cassano pronto a convergere al centro e ad inventare da sinistra, e Koman, mezzapunta sempre in movimento. I blucerchiati aspettano la Juve e pungono nelle ripartenze. Cassano è strepitoso in rifinitura quanto sciagurato sottoporta quando manca la deviazione sulla sponda di Dessena e poi colpisce con una debole puntata davanti a Storari. Pozzi prima si fa ipnotizzare dal portiere bianconero, ex ispirato, poi lo trafigge, appunto al 36', con un destro preciso da fuori area, su pallone gli arriva da sinistra, manco a dirlo da Cassano. La Juventus, dopo la batosta di Bari, è ancora sotto. Surclassata nel gioco e nell'atteggiamento.


REAZIONE JUVE — Stavolta però i bianconeri hanno il merito di reagire. Del Piero, da buon capitano, dà l'esempio, mettendo appena a lato una punizione splendida. Poi la Juve il pari lo trova per davvero. Con Marchisio, il quale alla vigilia, reduce da un acciacco che gli aveva fatto disertare il doppio impegno della Nazionale, era in ballottaggio con Aquilani. Il centrocampista torinese trova l'1-1 con un destro violento, su sponda aerea di Krasic. Non è un caso che il guizzo vincente per la squadra di Delneri arrivi dal centrocampista di maggiore qualità tecnica, nonchè il più abile negli inserimenti, in un reparto nel suo complesso poderoso, ma poco brillante, con Krasic ancora un po' fuori dagli schemi, in fase di carburazione, e Felipe Melo che fa allargare le braccia quando con una scivolata e la conseguente palla persa manda in porta Pozzi, neanche fosse il regista blucerchiato. 1-1 all'intervallo.


LA PRIMA VOLTA DI PEPE — L'esterno bianconero segna il suo primo gol in bianconero a inizio ripresa, sfruttando un bel cross di Krasic sul quale Gastaldello rischia l'autorete: Curci si salva, ma non può nulla sul tap in vincente dell'ex Udinese, che, in fuorigioco, ma difficile da ravvisare per la natura estemporanea dell'azione, anticipa anche Quagliarella. La Juve finalmente si distende, più rilassata, meno lenta e macchinosa. Si scalda anche il motore diesel di Krasic, che comincia a mettere in moto le lunghe leve, scatenando la progressione: Curci lo ferma, ma i bianconeri finalmente convincono.

GOL A RAFFICA — La gara è divertente. Probabilmente fin troppo, se chiedete a Delneri e Di Carlo. Merito infatti degli attacchi, ma anche colpa di difese quantomeno un po' distratte. Come quella della Juve, che si dimentica Cassano: Fantantonio elude il fuorigioco su intuizione di Palombo e timbra il 2-2. Immediata la replica bianconera: Quagliarella segna pure lui la prima rete con la nuova maglia, proprio raccogliendo dal palo - in posizione più che sospetta - la carambola sul tiro di Pepe: 3-2 Juve. Ma non è ancora finita. Pozzi raccoglie di testa - scordato da Bonucci - un bel cross del nuovo entrato Mariungo: 3-3. Iaquinta e Melo - nervoso nei minuti conclusivi - nel finale sfiorano soltanto il 4-3. Finisce in parità. E sorride soprattutto la Samp.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
12/09/2010 20:42
 
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SUPERSAGGIO
Rocchi sveglia la Lazio
Il Bologna di Malesani k.o.

All'Olimpico 3-1 per i biancocelesti, a segno anche Mauri e Hernanes su rigore. Di Mudingayi la rete dei rossoblù, chiusi in difesa e mai pericolosi in attacco. Padroni di casa dai due volti, male nel primo tempo con Zarate, meglio nella ripresa

ROMA, 12 settembre 2010 - Speriamo che sia il caldo, oggi quasi insopportabile all'Olimpico. Perché Lazio e Bologna non hanno brillato, anzi. Confermati i limiti della prima giornata, i biancocelesti vincono grazie all'orgoglio dei suoi uomini più rappresentativi, Rocchi e Mauri, entrambi a segno. Il più atteso gioiellino Hernanes si sblocca solo nel recupero e su rigore, per mettere al sicuro il punteggio dopo il 2-1 di Mudingayi. Il risultato finale è un passivo troppo pesante per il Bologna, che comunque ha fatto poco o niente per vincere all'Olimpico.


SENATORI E CONFERME — Reja accantona gli esperimenti della 1ª giornata e consegna le chiavi della Lazio ai tre senatori biancocelesti Brocchi, Mauri e Rocchi. Un passo indietro per guardare avanti e sbloccare lo zero in classifica. Dall'altra parte Malesani all'esordio ricalca le scelte di Magnani, inserendo un'unica novità - l'uruguaiano Diego Perez - nell'undici che ha fermato l'Inter. Il risultato ottenuto è lo stesso: difesa che gira e tiene, attacco inesistente o quasi. La Lazio punge solo quando ci prova da lontano, ma Viviano è attento.

FISCHI LAZIALI — Accade al 37', unica azione degna di nota dei padroni di casa nel primo tempo: il brasiliano Hernanes prende la mira da 25 metri e scarica potente, ma il portiere della Nazionale è ben piazzato e blocca in due tempi. Il Bologna si era visto 15' prima, sbavatura di Muslera e Casarini che in semirovesciata manda fuori. Succede altre volte: quando un pallone scotta, il 21enne promettentissimo centrocampista dei rossoblù dimostra i suoi limiti. Non c'è molto altro nella prima frazione, e lo dimostra la scelta di Reja di sostituire tra i fischi dei tifosi un impalpabile Zarate con il ceco Kozak.


LAMPO MAURI — La scelta dei senatori, però, paga: costruisce Ledesma per Rocchi, il cross a centro area è millimetrico e Mauri non può sbagliare. Al 23' della ripresa la Lazio è in vantaggio, un'azione proposta in verticale, l'unico modo per stanare il Bologna. Che ora soffre l'impeto dei biancocelesti, improvvisamente ritrovati: lancio lungo per Rocchi, il pallonetto è perfetto e vale il raddoppio. Per il capitano è il gol numero 94 con la maglia della Lazio. Sembra finita, invece l'ex (che non esulta) Mudingayi trova un incredibile sinistro imprendibile per Muslera. Tre gol in quarto d'ora, e tanto deve passare prima che i padroni di casa possano festeggiare il successo.

HERNANES — Siligardi, Meggiorini, Paponi: Malesani le prova tutte ma in panchina ha più impegno che qualità. Il massimo che arriva dalle sostituzioni è un colpo di testa alto sulla traversa. Dall'altra parte Hernanes muore dalla voglia di bagnare il proprio esordio all'Olimpico con un gol. Quando prova un dribbling di troppo ricorda Zarate, ma ci pensa Giannoccaro a regalargli l'occasione per sbloccarsi: contatto Portanova-Kozak in area e rigore (generoso) in pieno recupero. Il brasiliano spiazza Viviano e festeggia coi 16 mila dell'Olimpico, pochissimi in questo inizio di stagione.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
12/09/2010 20:46
 
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SUPERSAGGIO
Di Michele lancia il Lecce
La Fiorentina si lamenta

I giallorossi vincono 1-0 grazie a una rete del 34enne attaccante dopo 9'. Kroldrup nella ripresa realizza il possibile pareggio ma l'arbitro annulla per un fuorigioco che non c'è

LECCE, 12 settembre 2010 - Tre punti pesanti, targati David Di Michele. Il Lecce ringrazia il suo attaccante 34enne per l’1-0 casalingo sulla Fiorentina che vale ai giallorossi di De Canio la prima vittoria stagionale. Ma per i viola, comunque spenti e con poche idee, oltre al danno c’è la beffa: il possibile gol dell’1-1 firmato nella ripresa da Per Kroldrup annullato per un fuorigioco davvero sospetto. I meriti del Lecce sono comunque tanti: una difesa solidissima, lontana parente da quella timorosa che ha incassato 4 gol dal Milan al debutto, un centrocampo orchestrato alla perfezione da Giacomazzi e la voglia di Di Michele davanti. Mihajlovic invece deve riflettere sui limiti della sua Fiorentina attuale: D’Agostino trequartista perde molto del suo potenziale, e quando per recuperare lo svantaggio il tecnico serbo riporta l’ex Udinese sulla linea degli interni con Montolivo, i viola hanno più fosforo, proprio quello di cui avrebbero bisogno per sfondare

SUBITO DI MICHELE — De Canio cambia volto al Lecce timoroso che ne ha prese 4 dal Milan a San Siro: Corvia è l’unica punta con Di Michele e Munari a supporto, Giacomazzi è il cervello a centrocampo, Vives arretra terzino destro. Mihajlovic non ha gli squalificati Gamberini e Vargas: nel trio alle spalle di Gilardino c’è spazio dal primo minuto per Cerci, con Marchionni dirottato a sinistra e D’Agostino sempre trequartista. I viola fanno possesso palla nei primi minuti, ma al primo affondo il Lecce passa: punizione di Giacomazzi dai 25 metri, palla deviata che inganna Montolivo, appostato al vertice dell’area piccola, e il rapace Di Michele ne approfitta per scaricare un missile alle spalle di Frey. La Fiorentina è intontita e ci mette molto a riprendersi: i terzini salgono poco, Cerci a destra si fa vedere molto ma combina pochissimo, D’Agostino è spaesato nel ruolo di trequartista e i palloni per Gilardino si contano sulle dita di una mano. Rosati prende paura solo in due occasioni: in una ipnotizza Gilardino, arrivatogli davanti, nell’altra ringrazia la scivolata di Cerci che spedisce a lato un tiro-cross di D’Agostino.

PROTESTE — Mihajlovic dopo 11 minuti di niente nella ripresa capisce che è il momento di cambiare: fuori Zanetti, dentro il 19enne Ljajic, con D’Agostino che arretra sulla linea con Montolivo. I viola cambiano marcia e al 13’, sugli sviluppi di un corner, vanno in gol con Kroldrup, che in tuffo di testa fredda Rosati. A spegnere la festa ci pensa l’arbitro, che non convalida a causa di un fuorigioco che le immagini tv sembrano smentire: al centro dell’area c’è Felipe, nettamente oltre l’ultimo difensore di casa, ma si disinteressa dell’azione con Kroldrup che sembra partire in posizione regolare. Nell’azione successiva il danese stoppa Corvia mentre sta per battere davanti a Frey poco dopo il quarto d’ora Ljajic si mangia l’1-1 sparando a lato di testa dall’altezza del dischetto. De Canio si copre con Coppola ma le geometrie di D’Agostino accendono la Fiorentina: Cerci fallendo l’aggancio al limite dell’area spreca una grande invenzione dell'ex Udinese, poi Gilardino e lo stesso ex romanista non agganciano a due passi da Frey un cross di Pasqual. La Fiorentina si sgonfia col passare dei minuti e il Lecce riprende il controllo della partita, addormentandola fino al 90’. Per i giallorossi sono i primi tre punti, per i viola una sconfitta che fa male, anche per quel gol di Kroldrup che va fare il paio col gol fantasma subito nella prima giornata.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
12/09/2010 20:49
 
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SUPERSAGGIO
Catania: uno-due dal dischetto
Quanti rimpianti per il Parma

Finisce 2-1 per i siciliani: Mascara apre al 12' su rigore, Antenucci chiude a 9 minuti dalla fine ancora dagli undici metri. Nel finale gol emiliano con Giovinco su punizione

CATANIA, 12 settembre 2010 - Non ditelo a chi preferisce il bel gioco al risultato. Il Parma gioca (e anche bene), ma il Catania vince 2-1. Il bunker etneo regge, Andujar ipnotizza il tridente gialloblu, e il Catania mette i primi tre punti di stagione in classifica nonostante lo spavento con il gol-gioiello di Giovinco nel finale. Due rigori, va detto, decidono al Massimino, firmati Mascara e Antenucci. Tra le proteste degli ospiti: espulsi il tecnico Marino e Lucarelli nel finale.


DOMENICA LUNATICA — L’occhio vola subito alla panchina. Latitudine Parma, dove siede un ospite gradito al Massimino. Pasquale Marino torna, da avversario, e si apre, per un attimo, l’album dei ricordi: alla guida del Catania in due stagioni, protagonista della promozione in A. Alla lavagna tattica, si affrontano due tra i tecnici emergenti della scuola italiana. Coach anni Sessanta, si direbbe: il nuovo che parte dalla provincia, Giampaolo e Marino. Filosofie offensive a confronto. Sogni da tre punti per il Catania nella fantasia di Ricchiuti, alle spalle della coppia con Maxi Lopez e Mascara; il Parma cala sul biliardo del Massimino il tridente Marques, Bojinov e Giovinco. I 30 gradi di Catania non sono una sorpresa per gli etnei: e quando sale la temperatura, aumenta anche la pressione del Catania. Al primo affondo, la squadra di Giampaolo trova il jolly di giornata: è il 12’, Spolli cade in area dagli sviluppi di un calcio d’angolo, per Tommasi è rigore. L’architetto della balistica, Giuseppe Mascara, non perdona. L’avvio sprint del Catania è una valanga che non si arresta, nemmeno dopo l’1-0. 20’: Ricchiuti, il più piccolo del gruppo, incorna di testa e la palla è a un soffio dal palo. Il copione cambia di colpo a metà del primo tempo: inizia la domenica lunatica del Catania. Gli etnei scompaiono, e offrono la regia del match al Parma. Le incursioni di Zaccardo e Antonelli sono puntuali, ma è il tridente a non pungere. Parma dal fiato lungo e dal volto aggressivo, ma i colpi non arrivano al volto dell’avversario e non fanno male: ci provano due volte Zaccardo, poi Paci nel finale, e sempre dagli sviluppi di calci da fermo. Per Andujar è una domenica da straordinari.


SOFFERENZA ETNEA — Il Parma ci crede. Marino in avvio non cambia niente, e dà ordine di assaltare il fortino etneo. Nella ripresa la sofferenza della squadra di Giampaolo continua: sembra un pugile suonato macinato dal ritmo gialloblu. Zaccardo conferma il trand: è lui l’attaccante aggiunto, e continua la sfida personale con Marques (6’). Poi Giovinco si ricorda di avere un piede di velluto e al 13’ prende il palo pieno. Nulla da fare. Il Parma non passa. Marino pesca dalla panchina Candreva e Crespo, e sbilancia l’asse della squadra. Si apre la caccia al pari, ma la spinta del Parma si esaurisce a metà ripresa. Belli gli ospiti, ma vince il Catania. E i titoli di coda calano quando Antenucci si conquista il secondo rigore di giornata (al 37’: sgambetto di Paci). Rincorsa e gol dagli undici metri. Marino si fa espellere per proteste (nel finale rosso anche per Lucarelli); c’è ancora tempo per il 2-1 di Giovinco su punizione. Poi il Catania festeggia. Così è, se vi pare.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
12/09/2010 23:37
 
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SUPERSAGGIO
Napoli e Bari sono pari
E' 2-2, giusto così

Confronto avvincente: ospiti in vantaggio con Barreto e poi a lunghi tratti in controllo della gara, anche dopo il pareggio di Cavani. All'41' della ripresa Napoli di nuovo avanti con Cannavaro ma nel giro di due minuti arriva il pareggio di Castillo

NAPOLI, 12 settembre 2010 - Spettacolo, almeno a tratti. E anche emozioni. Con la sensazione che questo Bari non è solo privo di timori reverenziali, ma sa anche adattare bene la sua condotta di gara alle situazioni. Mentre il Napoli, proprio su fronte della mentalità, ha ancora un po' di strada da fare nel suo percorso verso lo status di grande squadra. Così il 2-2 è il risultato più giusto in una gara che ha avuto anche fasi rocambolesche.

POCHO ISPIRATO — Il Bari detta subito le sue condizioni: punta a tenere palla a costo di addormentare il gioco, pur di imbrigliare la fantasia del tridente Hamisk-Lavezzi-Cavani. Il tutto però dura poco, perché un Lavezzi ispirato imperversa sulla sinistra: prima libera bene sul fronte opposto Maggio, poi ci prova lui personalmente. Così i ragazzi di Ventura capiscono che non basta imbrigliare il Napoli, bisogna cercare il colpaccio. E l’occasione arriva presto, prima del quarto d’ora, su assist dello stesso Napoli che di fronte a un angolo per gli ospiti fa trovare la sua difesa messa da cani: per Barreto è facile mettere dentro al volo da due passi. La prima reazione dei padroni di casa è rabbiosa ma poco concludente, di quelle che lasciano autostrade a dipsosizione dei contropiede avversari: e infatti è ancora Barreto, vera spina del fianco sulla sinsitra dell’assetto difensivo napoletano a mettere paure che solo il palo riesce a sventare a metà tempo. E’ lì che si accende l’allarme rosso per il Napoli, che finalmente inizia a unire fosforo all’aggressività: il Pocho insiste, Cavani sale in cattedra nella manovra e in finalizzazione e Hamsik si ricorda di quanto è in grado di fare. E’ infatti lui a firmare il tocco di esterno che mette sul piede dell’uruguaiano la palla da non sbagliare. E’ la mezzora, e nell’ultimo terzo di tempo, spinti se non altro dagli strali di Mazzarri, i giocatori del Napoli legittimano il pari.

LA RIPRESA — Si riprende con gli stessi ritmi e la stessa combattività del primo tempo, con la supremazia che passa a intervalli regolari da una parte all’altra. Da una parte Almiron arriva a tu per tu con De Sanctis che sventa da par suo; dall’altra Cavani conferma la sua bella serata con un tacco su calcio d’angolo che diventa un brivido per la difesa barese. Col passare dei minuti il Napoli prova a prendere in mano la partita, Mazzarri inserisce Zuniga per Dossena mentre il Bari verso metà ripresa denuncia un calo fisico. Ma è solo momentaneo, perché non appena anche dall'altra parte si colgono segnali di stanchezza, ecco di nuovo le folate degli uomini di Ventura. Castillo, entrato nella ripresa al posto dell'acciaccato Barreto, non è da meno, e la squadra lo accompagna mettendo apprensione in area napoletana. Ma proprio nel momento migliore del Bari, nel finale di ripresa, ecco spuntare dal nulla in area barese Cannavaro, che su azione condotta da Lavezzi trrova il rimpallo giusto da mettere dentro. Un po' troppo per i baresi, che tra le altre qualità hanno anche carattere: l'irruzione di Almiron in area arriva solo due minuti dopo, e dà a Castillo la palla buona per ristabilire l'equilibrio della gara anche nel risultato.

p.l.t.

Fonte: gazzetta
13/09/2010 21:18
 
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14/09/2010 14:32
 
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SERIE A 2010/2011 2ª Giornata (2ª Andata)

Anticipi del 11/09/2010
Inter - Udinese 2-1
Cagliari - Roma 5-1
Cesena - Milan 2-0
Incontri del 29/08/2010
Brescia - Palermo 3-2
Catania - Parma 2-1
Genoa - Chievo 1-3
Juventus - Sampdoria 3-3
Lazio - Bologna 3-1
Lecce - Fiorentina 1-0
Napoli - Bari 2-2

Classifica
1) Chievo punti 6;
2) Bari, Cagliari, Cesena, Inter e Sampdoria punti 4;
7) Brescia, Catania, Genoa, Lazio, Lecce, Milan e Parma punti 3;
14) Napoli punti 2;
15) Bologna, Fiorentina, Juventus, Palermo e Roma punti 1;
20) Udinese punti 0.
18/09/2010 23:20
 
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Lazio, colpo a Firenze
Viola battuti e fischiati

Nell'anticipo la squadra di Reja passa 2-1 con gol decisivo del ceco, appena entrato, al 22' della ripresa. Nel primo tempo viola in vantaggio con Ljajic su rigore e ripresi da Ledesma. Lazio con buon palleggio e personalità, Fiorentina molto in ombra

FIRENZE, 18 settembre 2010 - Nell'anticipo della terza giornata la Lazio espugna il campo della Fiorentina per 2-1 e ringrazia Kozak, il centravanti ceco che, da poco entrato al posto di Rocchi, ha realizzato a metà ripresa il gol decisivo. Nel primo tempo reti di Ljajic su rigore al 19', al suo primo gol in serie A, e pareggio di Ledesma al 32'. Bene l'avvio dei viola, poi la Lazio reagisce allo svantaggio, va spesso alla conclusione e trova il meritato pari. Nella ripresa i ritmi calano e la Lazio, che ha mostrato qualità e personalità, approfitta della pochezza di una Fiorentina piuttosto molle, per il colpo da tre punti. Alla fine, pioggia di fischi sui viola.

BOTTA E RISPOSTA — La Fiorentina parte a mille, utilizzando molto le fasce è affacciandosi spesso dalla parti di Muslera. È la coppia Cerci-Montolivo che produce i primi squilli, scambiandosi i ruoli. A parti alterne si vestono da rifinitore e finalizzatore, ma prima, al 6’, Cerci è rimpallato, poi, al 12’, Montolivo tira alto da ottima posizione in area. Al 18’ la Fiorentina fa breccia: Cerci in area si gira contrastato da Ledesma: la trattenuta dell’argentino sul fianco c’è, ma la caduta è accentuata. Tanto basta per convincere Damato a fischiare il rigore, che Ljajic realizza, segnando il suo primo gol in serie A. La Lazio è come un felino ferito e reagisce. Un paio di ruggiti spaventano Frey: Bresciano dopo un bel triangolo Hernanes-Mauri-Hernanes tira alto da ottima posizione (22’), poi è De Silvestri a salvare sulla linea, a Frey battuto, la conclusione dello stesso Mauri (25’). Dopo due attacchi graffianti, la squadra di Reja morde: è Ledesma a affondare i denti nella difesa viola, con il gol dell’1-1 al 32’, in area, su assist dalla sinistra di Mauri e deviazione di Pasqual che spiazza Frey. La sensazione è che anche senza il tocco del difensore, la palla sarebbe entrata. Dopo il pari, Gilardino trova il gol ma è annullato per fuorigioco e Bresciano e Rocchi vanno ancora al tiro, senza centrare la porta.


LA RIPRESA — Nella ripresa cambi sulle fasce, con Brocchi per Bresciano e Marchionni per Cerci, e ritmi più compassati. Al 13’ Vargas scuote i suoi con un bel diagonale che finisce sull’esterno della rete, ma è solo una fiammata. La Lazio capisce che con le gambe dei viola che non girano a dovere, può osare di più e con Kozak, da poco entrato al posto di Rocchi, trova il vantaggio. Decisiva un’incursione di Mauri da sinistra che manda alla conclusione Hernanes: sulla repinta di Frey, il ceco, da pochi passi realizza il tap-in vincente. Da qui in poi, di viola si vede poco, giusto un tiro di Babacar, al 27’, da pochi passi, bloccato da Muslera, e un paio di mischie. I tre punti vanno a una Lazio che ha avuto carattere nel reagire allo svantaggio e, trascinata da un ottimo Mauri, anche la personalità di andarsi a prendere, con buone doti di palleggio, un risultato importante, fiutando la difficoltà dell’avversario. Per Mihajlovic - un punto in tre gare- si prospetta una settimana difficile.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
18/09/2010 23:28
 
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SUPERSAGGIO
Il Catania stoppa il Milan
Lo salva il solito Inzaghi

Splendida la prestazione dei siciliani nel primo tempo; Capuano li porta in vantaggio, ma ci pensa SuperPippo a riequilibrare il risultato. Nella ripresa dominio rossonero, ma poche occasioni

MILANO, 18 settembre 2010 - Quattro punti su 9; una miseria. Dopo i fulmini contro il Lecce e il flop di Cesena, il Milan deve rincorrere il Catania e accontentarsi di un pareggio che descrive perfettamente lo stato attuale dei rossoneri. Suonati come un pugile fino allo scadere del primo tempo, quando Inzaghi annulla il gol di Capuano, fanno la partita nella ripresa, senza la lucidità necessaria per colpire al cuore gli ospiti. Dinho, l'ispiratore, e Boateng, diga del centrocampo, fanno la differenza, ma onore al Catania che con grande organizzazione porta a casa un punto d'oro.

TOCCA A PIPPO — Schierare Inzaghi è nella norma. Allegri lo ha sempre detto e con Robinho in tribuna e Pato infortunato, diventa la logica e valida alternativa, ricambiata con gol d'autore. E poiché Superpippo ha bisogno di vivere sul filo del rasoio, lo piazza in mezzo al tridente, dove Ronaldinho gioca a sinistra e Ibra a destra. In difesa Thiago Silva riprende il suo posto, mentre Bonera si sposta a destra. A centrocampo, ecco l'altra novità, Boateng viene preferito a Gattuso. Quella del ghanese è una scelta che regala equilibrio e forza, anche perché di fronte c'è una squadra ostica come il Catania. Giampaolo l'ha studiata tutta la settimana questa sfida. Nei suoi intenti ci sono due regole da seguire: pressing a centrocampo e velocità nelle ripartenze. Mica l'acqua calda. Ma sono le armi migliori per fermare i rossoneri. Antidoti che puntualmente funzionano.

SUPER CATANIA — La conferma è immediata. Se non fosse per quel gol pazzesco gettato al vento da Inzaghi al 14' - un piattone indecente solo davanti ad Andujar su passaggio di Ibra - potremmo definire il primo tempo una sinfonia dei ragazzi di Giampaolo che sanno giocare a pallone e non hanno alcun timore dell'avversario. Il problema è sempre lo stesso: il contropiede o, chiamiamola anche, mancanza di equilibrio. Se il Catania passa al 27', non lo deve al gesto di Capuano che trasforma con un sinistro dai 35 metri, bensì dalla consistenza del suo gioco che prevede una costruzione elementare, ma con i muscoli e le ali ai piedi. E il Milan puntualmente ci casca. E' accaduto a Cesena; poteva accadere con l'Auxerre.


E PIPPO NON PERDONA — I siciliani sfiorano la rete anche con Ricchiuti e Izco, magistralmente diretti da Mascara e dal ritrovato Maxi Lopez. Insomma, un sontuoso Catania che fa a fettine il Mlan, che solo nel finale del primo tempo combina qualcosa di buono, ritagliandosi qualche spazio nella difesa monumentale del Catania. Boateng lotta come un leone ed è l'unico che è in grado di saltare l'uomo. Sua la spinta maggiore; quasi una sirena che scuote i rossoneri. A salite in cattedra è ancora una volta Ronaldinho. Il brasiliano corre, si danna e trova al 45' l'assist perfetto per quel falco di nome Inzaghi che al secondo tentativo la mette dentro. Il passaggio è al limite dell'area piccola; il piatto sul filo del solito fuorigioco: zona Superpippo.

DINHO NON BASTA — Un gol salutare che permette al Milan di scattare nella ripresa a testa bassa e mancare subito il gol. Dopo 34 secondi Seedorf sfiora il 2-1 sul mirabile colpo di tacco di Ibrahimovic. Ma è il gioco dei rossoneri a decollare: pressing, tecnica, gioco di prima e sacrificio; tutti pronti a difendere quando il Catania si libera dalla morsa. Mica facile però mantenere lo stesso ritmo contro un avversario che approfitta della minima sbavatura. Allegri ordina ai suoi di svariare molto in fase offensiva, potendo contare su Boateng che chiude gli spazi e fa ripartitre l'azione. Il Catania rallenta e attende per non rischiare; il Milan non frena perdendo però molta energia. Gli input arrivano dallo strapotere tecnico di Ronaldinho che sforma palle una dopo l'altra. Giampaolo, annusando il pericolo, inserisce forze fresche: Ledesma per Ricchiuti e Delvecchio per Carboni. Mosse audaci, in realtà, perché conferiscono un volto più offensivo al Catania. Ma conviene far girare la palla e rallentare il ritmo. Il Milan gioca sulle fasce, ma non trova il guizzo. Al 40' Allegri gioca l'ultima mossa: Oduamadi al posto dello sfinito Inzaghi: troppo poco per gabbare il Catania che torna a casa con una mezza vittoria. AI rossoneri non resta che meditare. Per Allegri la strada è quella giusta, ma di certo sarà lunga e tortuosa.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
19/09/2010 15:07
 
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L'antipasto non va giù
Bari-Cagliari finisce 0-0

Nell'anticipo di mezzogiorno assenza di spettacolo e reti: il caldo e l'orario fermano le due squadre che non brillano e mantengono la loro imbattibilità. Almiron e Ghezzal nel finale regalano gli unici brividi

BARI, 19 settembre 2010 - Sarà stato il gran caldo del San Nicola, e la scarsa abitudine all'orario di inizio, fatto sta che la portata di mezzogiorno della terza giornata del campionato di serie A, fra Bari e Cagliari, resta indigesta. E la nausea che Acquafresca patisce al 16’ del primo tempo, e che lo costringe al cambio nell’intervallo, forse è simbolica. Uno 0-0 scialbo, un brodino, che sazia lo stomaco, ma non può appagare il palato di chi, da una partita di calcio vuole, se non gol e spettacolo, almeno emozioni e corsa. Qualche brivido, grazie al Bari, solo negli ultimi 5’ di partita, con Almiron e Ghezzal vicini al gol, ma non basta per salvare il bilancio di una partita inguardabile.

IL PRIMO TEMPO — Bari e Cagliari nei primi 45' offrono pochissimo: squadre ordinate, tatticamente composte e votate a restare coperte per poi ripartire. L’inizio è di marca cagliaritana, con una maggiore spinta che costringe il Bari ad arretrare nella sua metà campo, spesso con tutto l’organico dietro la linea della palla. Il palleggio cagliaritano produce però solo due occasioni, con Pinardi, che all’11’ e 34’ calcia male da buona posizione. Occasioni, non proprio nitide palle gol, con la sfera che finisce abbondantemente a lato. L’altro fronte non è che offra di più: dal 20’ il Bari guadagna metri di campo e porta Kutuzov al diagonale, a lato, dopo una lunga manovra di accerchiamento. Raggi, di testa, in anticipo su corner, poi, sfiora il vantaggio al 42’, con una conclusione alta di poco.


LA RIPRESA — Nella ripresa le squadre si allungano un po’ e le maglie più larghe aiutano a far vedere qualche lancio in verticale verso le punte e ad alzare il ritmo. Ne beneficia soprattutto il Bari che al 19’ con una bella incursione di Parisi, sfiora il gol con un diagonale fuori di poco. Al 38’ Almiron brucia la difesa del Cagliari e confeziona la migliore palla gol della gara, ma il suo tocco si spegne sul fondo. E poco dopo Ghezzal da pochi passi spara in curva di forza invece di appoggiare di piatto: sarebbe stato il gol partita. Caldo e stanchezza hanno avuto la meglio: così le due squadre possono proseguire a braccetto in classifica, appaiate a 5 punti, con l’identico ruolino di marcia di una vittoria e due pareggi. Ma per lo spettacolo, bisogna ripassare.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
19/09/2010 20:47
 
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Inter, Eto'o non si ferma più
Rimonta a Palermo e primo posto

Bella partita al Barbera: rosanero in vantaggio nel primo tempo con un gol di Ilicic, poi la doppietta del camerunese, che prima fa tutto da solo, poi conclude una grande azione. Continua il digiuno di Milito, ma la squadra di Benitez mette in mostra un bel gioco e carattere

MILANO, 19 settembre 2010 - "Che importa prendere un gol, se ne segnamo di più?". Rafa Benitez aveva spiegato così la nuova filosofia dopo le prime uscite stagionali interiste. A Palermo i campioni d'Italia confermano questa tendenza: l'Inter rimonta 2-1, dopo aver rischiato di andar sotto 2-0, e grazie anche al Palermo mette insieme una partita spettacolare. Gran gioco per i primi 25', paura quando si ritrova sotto, poi due grandi reti del solito Eto'o. E' il primo colpo esterno della stagione, su un campo difficilissimo e, tanto per riprendere l'abitudine degli scorsi anni, vale il primo posto in classifica.


IL NUOVO: ILICIC — Il gol del Palermo nasce grazie a un lampo di Ilicic, sloveno classe 1988 che rischia di essere l'ennesimo colpo di mercato di Zamparini. Ma è anche un dazio che l'Inter paga al nuovo atteggiamento tattico. La difesa è alta, altissima, si prendono rischi che qualche mese erano inimmaginabili: in una di queste occasioni (28') Ilicic ha spazio a centrocampo, ci mette del suo tagliando fuori due giocatori con un solo movimento e serve Pastore. Il tiro del Flaco è respinto da Julio Cesar, ma lo stesso Ilicic arriva sulla ribattuta, per l'1-0.


IL SOLITO: ETO'O — I due gol di Eto'o sono sì prodezze del camerunese e dei compagni, ma sono anche frutto di una azzeccata mossa tattica: a inizio ripresa Benitez sposta il numero 9 dietro a Milito, in posizione centrale, liberandolo dai compiti di fascia. Zanetti fa l'ala, Stankovic si sposta in mediana davanti alla difesa. Fatto sta che appena si avvicina alla zona calda Samu la mette dentro: Milito lo pesca in area, lui si libera prima con una finta di corpo, poi con una magia su Munoz: il rasoterra è la degna conclusione. Il 2-1 è una azione "barcellonesca", con Maicon che premia un inserimento di Stankovic, e il serbo che chiude un triangolo di prima: l'ultimo vertice è Eto'o, piattone e 2-1.


LE OCCASIONI E MILITO — Perché se la difesa a volte è scoperta, l'altra faccia della medaglia nerazzurra è costituita da gioco e possesso palla: nei primi 25' si vede un'Inter arrembante, che sballotta la difesa del Palermo di qua e di là. E per tutti i 90' il dato del possesso palla è clamorosamente sbilanciato. Maicon ritorna a salire con costanza, Stankovic sostituisce Sneijder garantendo dinamismo e ripartenze veloci, Pandev conferma di essere pienamente recuperato gestendo palloni e riciclandoli verso le punte. Tutto bello, tranne per il fatto che a lungo il gol non arriva: Stankovic prende una traversa, Eto'o arriva su un cross di Milito con un secondo di ritardo, il Principe (e siamo già sull'1-0) ha la palla buona in contropiede ma si fa stregare da Sirigu. Poi ci pensa il camerunese, mentre continua l'astinenza di Milito. Il digiuno che arriva a sei partite è forse l'unica vera nota negativa della giornata: il Principe ha sei occasioni, di cui almeno tre nitide, di quelle che l'anno scorso si sarebbero trasformate in esultanze. Alla fine viene sostituito e se la prende, a dimostrazione di un nervosismo visibile.

PALERMO, METAMORFOSI E PROTESTE — Il Palermo trova il gol dell'ex Maribor quando già si scaldava Kasami (per sostituirlo?): all'inizio la fase d'attacco non funziona, perché Hernandez è costantemente bloccato da un ottimo Samuel, mentre i due rifinitori hanno pochi palloni giocabili. Il gol è un lampo che accende i rosanero. Da lì in poi sembra funzionare tutto, compresi contropiede che spezzano in due la squadra interista. Ai tre davanti si aggiungono le costanti sovrapposizioni di Cassani, che cresce dopo i dubbi iniziali su Eto'o. In mezzo Bacinovic recupera palloni (ma si mangerà il 2-0 a inizio ripresa), Migliaccio si schiaccia spesso sulla linea dei difensori e si fa valere di testa. Dietro si fa mucchio, occupando spazi: l'Inter arriva comunque al tiro, ma ci pensa Sirigu. Fino a quando Eto'o non apre la scatola: la doppia mazzata e i postumi dell'Europa League affossano la squadra di Delio Rossi, che protesta per quattro contatti in area: tre sono trascurabili, sul primo di Cassani la trattenuta è vicendevole, ma il guardalinee segnala quella del rosanero. Moviola a parte, nemmeno Zamparini potrà protestare troppo con la sua squadra: con un Pastore così, e con un collettivo che ha i mezzi per supportarlo, i risultati arriveranno.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
19/09/2010 20:51
 
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La Roma si illude
Di Vaio la sveglia

Dopo un buon primo tempo, la squadra di Ranieri si porta sul 2-0 al 14' s.t. Poi cala, il Bologna decolla e riagguanta il pari con una doppietta dell'attaccante, a segno al 32' e al 45'. Traversa di Totti, pali di Paponi e Guillermo Burdisso, interventi decisivi di Julio Sergio

ROMA, 19 settembre 2010 - La Roma trova il primo gol di Borriello, chiude il primo tempo avanti di un gol ma col rimorso per non aver incrementato il vantaggio, acquisisce comunque il raddoppio nella ripresa. Poi, nell'ultima mezz'ora, cala, si allunga, si sfrangia. Mentre il Bologna, che era rientrato in campo bello carico, cresce, trascinato da un Di Vaio in gran forma e autore della doppietta che regala ai suoi un 2-2 in rimonta che sa di impresa vera.

MODULI DIVERSI — Roma e Bologna sono divise dai diversi obiettivi ma accomunate da un identico avvio al rallentatore: un punto ciascuno nelle prime due gare, i giallorossi hanno anche l'aggravante della sconfitta di Monaco nell'esordio stagionale in Champions. Ranieri e Malesani, animati da una gran voglia di riscossa, cambiano: il primo manda in campo Mexes per lo squalificato Nicolas Burdisso e Rosi al posto dell'infortunato Riise, ma soprattutto torna al 4-3-1-2; il tecnico degli emiliani opta per un 4-1-4-1 con Radovanovic davanti alla difesa e Di Vaio punta unica. Ne nasce uno scontro impari, fra una Roma padrona del campo nei primi 45' e un Bologna che, a parte un palo a tempo scaduto, non ha lasciato traccia di sé nonostante qualche generoso tentativo di ripartire. La Roma è apparsa invece in grande ripresa dopo le due sconfitte consecutive, con un'intesa Totti-Borriello in promettente progresso. Con buona pace di Adriano, in panchina insieme a Vucinic.

BORRIELLO ROMPE IL GHIACCIO — Primo tempo dunque a senso unico, con la Roma che trova il gol dopo 7 minuti: Mexes lancia lunghissimo dalla sua zona, Borriello scatta sul filo del fuorigioco, aggancia splendidamente in corsa, fa ancora un passo e scaglia un sinistro imprendibile per Viviano. E sul primo gol da centravanti giallorosso la Roma campa (bene) tutto il primo tempo, in una serie ininterrotta di azioni offensive che portano i giallorossi più volte a un passo dal raddoppio. Comincia la serie Totti, che al 9' colpisce la traversa con un destro da 25 metri: Viviano resta immobile. Il Bologna si fa vivo al 16' con Di Vaio e al 23' con Perez. Al 31' Juan va in gol ma Peruzzo non convalida per fuorigioco. Due minuti più tardi arriva la prima delle sostituzioni giallorosse a causa di infortuni: Cassetti lamenta un problema ai flessori della coscia destra e viene sostituito da Guillermo Burdisso. Ma la Roma non si placa: al 36' Borriello, con un sinistro in corsa, sfiora il raddoppio. Al 44' il Bologna terrorizza i padroni di casa: Paponi prima si fa respingere una conclusione da Julio Sergio, poi colpisce il palo alla destra del portiere. Nella stessa azione Mexes tocca il pallone con un braccio, ma Peruzzo lascia correre. La prima frazione si chiude con l'uscita in barella di Paponi, che era rimasto a terra dopo un contrasto col difensore francese. Al suo posto Gimenez.


DI VAIO BUM BUM — La ripresa vede un Bologna più aggressivo ed efficace: nei primi 10 minuti Di Vaio e Perez non trovano (di poco) lo specchio, mentre la Roma perde De Rossi per una contusione alla coscia sinistra, al suo posto entra Brighi. Al 14' la Roma trova il raddoppio che le era sfuggito nel primo tempo: l'azione parte da una punizione di Totti, Borriello tocca di testa in area, Rubin per anticipare il nuovo entrato devia alle spalle di Viviano. I giallorossi fanno ancora in tempo a centrare un palo con Burdisso (19'), poi arretrano troppo il baricentro e lasciano campo all'azione emiliana. Così Julio Sergio è decisivo in due azioni consecutive di Di Vaio, al 21' e 22'. Simplicio fa registrare il suo esordio in giallorosso al 24', entrando al posto di Menez, quindi Di Vaio prosegue da dove si era interrotto: lanciato da Siligardi, si fionda in avanti e lascia partire un sinistro che va di poco alto da ottima posizione. Per il Bologna è il momento del massimo sforzo offensivo, Malesani l'asseconda inserendo una terza punta, Meggiorini, al posto di Siligardi. E un attimo dopo gli emiliani dimezzano lo svantaggio: al 32' Di Vaio supera Rosi e anche Julio Sergio, con un sinistro angolato. Ma ancora non è finita: al 33' Julio Sergio anticipa Di Vaio dopo un affondo di Meggiorini, ma nulla può fare al 45': cross basso di Meggiorini, Di Vaio appoggia in rete di destro il pallone del 2-2 finale.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
19/09/2010 20:55
 
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Cesena, che vertigini!
Col Lecce decide Bogdani

Una rete dell'attaccante albanese lancia i romagnoli in vetta. Espulso Colucci per un clamoroso errore di Rocchi, poi la reazione con le frecce Giaccherini e Schelotto. In superiorità, i salentini non si vedono mai. Nel finale rosso anche a Munari

CESENA, 19 settembre 2010 - Una settimana fa, al Dino Manuzzi, si era lamentato il Milan. Addirittura Berlusconi, evocando 'sinistri' fantasmi tra la classe arbitrale. Figuriamoci cosa dovrebbe dire oggi il Cesena, in dieci contro undici per quasi un'ora senza motivo. Rocchi sbaglia due volte: prima ad ammonire Colucci (già ammonito) per un fallo che non ha commesso, poi a non dare retta a Nagatomo che si autoaccusa per quello stesso fallo su Munari al limite dell'area. E' il 38', da lì la partita prende un'altra piega: il Cesena mette in campo il cuore e vince 1-0. Ora dopo tre giornate - assieme all'Inter - guarda tutte le avversarie dall'alto.


SFIDA SALVEZZA — Un anno fa, in serie B, Cesena-Lecce era finita 3-1. Poi entrambe in serie A e sorpresa di questo inizio campionato, con le vittorie su Milan e Fiorentina. Festa sì, ma niente sbornia perché gli scontri salvezza valgono di più, e quello di oggi lo era. Bellissimo l'avvio, con una manciata d'occasioni per parte: al 3' gran palla di Schelotto per Bogdani che salta Rosati e calcia verso la porta. Ferrario in ripiegamento salva sulla linea. Rispondono i salentini con Chevanton e Olivera, tre ripartenze e tre occasioni sciupate per un tocco di troppo dentro l'area prima del tiro. Ritmi più blandi fino al 35', quando Piatti innesca Grossmuller: solo un prodigioso recupero di Colucci impedisce al centrocampista di puntare Antonioli.

CHE ERRORE ROCCHI — Poi l'abbaglio di Rocchi, da dividere per tre con gli assistenti Liberti e Viazzi: non si può confondere Nagatomo con Colucci. Gli ultimi minuti del primo tempo sono ad altissima tensione, volano altri due gialli e lo stesso Rocchi, dopo aver indicato 4' di recupero, manda tutti negli spogliatoi al 46', prima che il match gli sfugga di mano.


SEGNA BOGDANI — In dieci contro undici, il Cesena si ritrova. Giaccherini e Schelotto, che nel primo tempo si erano limitati a presidiare le fasce, cominciano ad affondare pericolosamente. Il Lecce, invece, si smarrisce, dimostrando più d'un limite quando c'è da fare la partita. Si fa vedere subito Chevanton (tiro comodo calciato addosso ad Antonioli), poi più niente. O meglio, solo Cesena. Al 6' 'Giaccherinho', come lo chiamano da queste parti, salta Vives e scarica il sinistro: Rosati si supera e mette in angolo. Passano 4' e passa il Cesena: Bogdani controlla sulla sinistra, prende la mira e di piatto la mette dove Rosati non può arrivare. Dopo quello segnato al Milan, un altro gol pesantissimo.

PICCOLA GRANDE — Ti aspetti la reazione del Lecce, invece a parte quella di De Canio che passa al 4-2-4, sono i romagnoli a schiacciare sull'acceleratore. Naturalmente loro, Giaccherini e Schelotto, entrambi più veloci di Vives e Giuliatto. Il c.t. azzurro Prandelli prenderà nota. Un po' per rimediare alla topica, AL 35' della ripresa Rocchi espelle anche Munari per una reazione impercettibile su Nagatomo. Altro diavolo, il giapponese: pressing asfissiante, copertura e ripartenze. Pazzesco quello che fa a 1' dal termine (!) quando costringe Rosati ad alzare sopra la traversa un sinistro potentissimo. Corre il Cesena, e non soffre di vertigini.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
19/09/2010 21:01
 
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Il Brescia abbatte il Chievo
Diamanti superstar

Un gol su punizione del fantasista del Brescia nel primo tempo indirizza la gara. La squadra di Pioli sembra patire la pressione da "alta classifica" e non riesce a reagire

VERONA, 19 settembre 2010 - Il Chievo di Pioli soffre di vertigini e, dopo una settimana in orbita, torna sulla terra. Il merito, però, è anche di un ottimo Brescia e di un Diamanti, lui sì, stellare. I lombardi vanno in vantaggio nel primo tempo grazie ad una splendida punizione del loro fantasista e controllano agevolemente la reazione clivense.


SQUADRA CHE VINCE... — Le formazioni sono quelle dell'ultima gara: Pioli conferma la squadra vittoriosa a Genova, Iachini quella che ha superato il Palermo in casa. Anche il modulo è identico: disposizione a specchio con un 4-3-1-2; Bentivoglio e Diamanti sono chiamati ad innestare rispettivamente Moscardelli-Pellissier e Caracciolo-Eder.

DIAMANTI PREZIOSO — Dopo un inizio incoraggiante del Chievo, è il Brescia a prendere il controllo della partita: la squadra di Iachini si difende con ordine e riparte pericolosamente in contropiede, grazie alle doti tecnico-tattiche di Diamanti, che gestisce i ritmi con personalità: il fantasista alterna lanci illuminanti ad una difesa di palla che consente ai compagni di salire e respirare. Il Chievo perde la bussola, probabilmente anche a causa dell'uscita dal campo del faro Luciano, sostituito da Fernandes al 15' per problemi fisici: lo svizzero, poi, fatica ad entrare in partita e la manovra dei veneti ne patisce.


BRESCIA SHOW — Così, il primo tempo diventa semplicemente una passerella per la squadra di Iachini, con Diamanti che imperversa: prima un assist delizioso per Caracciolo - la cui conclusione al volo d'antologia è deviata da Sorrentino in angolo - poi una punizione alla Baggio che porta in vantaggio i suoi e, per finire, un pallonetto da metà campo alla Beckham che sorvola la traversa di centimetri. Se Diamanti costruisce, Bentivoglio dall'altra parte è assente ingiustificato e, quando compare, finisce addirittura per distruggere: Moscardelli lotta come un leone in area e gli fornisce un assist dolce al limite dell'area piccola, l'ex bianconero alza la conclusione (anche perché Bega gli mette pressione immolandosi in scivolata). L'1 a 0 con cui le squadre vanno all'intervallo sta addirittura stretto ad un Brescia davvero ottimo.

CARTA BOGLIACINO — In avvio di ripresa, Pioli non tentenna e si gioca subito il secondo cambio: dentro Bogliacino nel tentativo di accendere la luce sulla trequarti, Bentivoglio arretra in regia. Tuttavia, l'interruttore della gara è sempre il Brescia, che la accende e la spegne a piacimento. Al 2' della ripresa, in realtà, sulla partita potrebbero già passare i titoli di coda, ma Gava giudica regolare un intervento di Cesar su Eder a pochi passi da Sorrentino. Restano i dubbi. Pochi minuti dopo, invece, è ancora Diamanti su punizione ad impegnare l'estremo difensore clivense, che devia impercettibilmente il pallone e poi concede il corner non visto dalla terna.

MAL DI PANCIA BENTIVOGLIO — Ma il Brescia sembra giocare a memoria, mentre il Chievo è semplicemente la brutta copia di quello ammirato finora, tanto che gli ospiti vanno ancora vicini al 2 a 0: Caracciolo scarta anche Sorrentino ma Andreolli salva sulla linea. I padroni di casa, forse, hanno anche la sfortuna che le occasioni migliori, quest'oggi, capitino tutte a Bentivoglio, chiaramente non in giornata: il centrocampista, ottimamente servito da Bogliacino, spreca la palla del pareggio allargando di sinistro a tu per tu con Sereni. E' l'ultima - e forse unica - opportunità per la squadra di Pioli in un secondo tempo giocato più di pancia che di testa. Il Brescia controlla senza sudare e conquista tre punti tutto sommato meritati.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
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