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SUPERSAGGIO
Di Vaio show nel recupero
Il Bologna batte il Chievo

Il capitano rossoblù al 93' firma il 2-1 della truppa di Malesani sui veneti. Nel primo tempo aveva segnato Britos, ad inizio ripresa il momentaneo pari di Cesar

BOLOGNA, 8 dicembre 2010 - Marco Di Vaio non molla mai. Nemmeno quando è stanco, nemmeno quando un problema alla gamba sinistra a metà ripresa aveva fatto temere che non fosse in grado di terminare la gara. Il 34enne highlander regala al Bologna la terza vittoria casalinga consecutiva al terzo minuto di recupero della ripresa, quando inventa un gran triangolo con Moras che vale alla squadra di Malesani il 2-1 nel replay della gara contro il Chievo non giocata per neve lo scorso 28 novembre. L'uomo che ha segnato 9 dei 16 gol stagionali dei rossoblù sale in vetta alla classifica dei cannonieri assieme a Eto'o, Cavani e Di Natale, i gialloblù veneti invece incassano la prima sconfitta dopo quattro risultati utili in una gara che, nella ripresa, avrebbero anche potuto vincere.

BRITOS COLPISCE — Di Vaio mette lo zampino anche sulla rete che sblocca il risultato, l'1-0 firmato da Britos. Il difensore uruguaiano segna il suo secondo gol consecutivo (terzo della stagione) al 39' del primo tempo, riprendendo una corta respinta di Sorrentino su una punizione-bomba del capitano del Bologna. Il gol rossoblu è una delle poche emozioni di un primo tempo con poca fantasia, complice il doppio 4-3-1-2 scelto dai due tecnici. Malesani manda Ekdal a fare da rifinitore alle spalle di Di Vaio e Gimenez, Pioli sceglie Constant per supportare Pellissier e Moscardelli, ma nella prima mezz'ora mancano del tutto i tiri in porta (nonostante Gimenez metta i brividi a Sorrentino con un gran diagonale poco dopo il quarto d’ora). Non mancano invece gli infortuni: si ferma prima Constant, toccato duro da Perez e rimpiazzato da Bogliacino; poi lo stesso mastino del Bologna, costretto allo stop da un problema muscolare alla gamba destra e sostituito da Casarini.


CHIEVO IN RIMONTA — La ripresa si apre nel segno di Cesar, il difensore sloveno che in Chievo-Inter si era preso una testata nel petto da Eto'o. Al 4' della ripresa il numero 12 gialloblù si avvita in area su corner di Marcolini e infila Viviano, che al Dall’Ara non subiva gol da tre partite e mezza. Il Bologna accusa il colpo, complice l'uscita per infortunio di Mudingayi, l'attacco del Chievo trova nuova forza con Granoche, entrato al 18' al posto dello spento Moscardelli e i gialloblù diventano pericolosi. Viviano deve superarsi per negare il gol a Granoche, al tiro da distanza ravvicinata al 27'; Casarini poco dopo deve salire in cielo per togliere a Marcolini la possibilità di spedire in porta un cross morbido di Pellissier.


APOTEOSI DI VAIO — Il Bologna si riprende e con le poche energie rimaste si ripresenta dalle parti di Sorrentino. Di Vaio, sempre lui, al 41' pesca Casarini in area per il gol del 2-1, ma l'arbitro annulla per fuorigioco. Il capitano rossoblù allora decide di provarci in prima persona, quando manca solo il recupero al triplice fischio dell'arbitro. Prima Marcolini gli nega il gol con un salvataggio alla disperata. Poi, al terzo minuto extra, il capitano chiede il triangolo a Moras, ricevendone in cambio un pallone fantastico che lo smarca in area: per uno come lui infilare Sorrentino è un gioco da ragazzi. Il Dall'Ara esplode, il Bologna vola in classifica a quota 19 punti (uno è già stato tolto per la penalizzazione): navigherebbe in acque tranquille, con 8 punti di margine sulla zona retrocessione, ma è in arrivo una nuova penalizzazione che rimetterà nei guai la truppa di Malesani. Ma con Di Vaio in forma smagliante e il Dall'Ara (dove il Bologna non perde da aprile) come alleato, nemmeno l'arrivo domenica del Milan capolista spaventa tanto i rossoblù.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
08/12/2010 22:05
 
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SUPERSAGGIO
SERIE A 2010/2011 15ª Giornata (15ª Andata)

Anticipo del 03/12/2010
Lazio - Inter 3-1
Anticipi del 04/12/2010
Chievo - Roma 2-2
Milan - Brescia 3-0
Incontri del 05/12/2010
Cesena - Bologna 0-2
Fiorentina - Cagliari 1-0
Lecce - Genoa 1-3
Parma - Udinese 2-1
Sampdoria - Bari 3-0
Catania - Juventus 1-3
Postcipo del 06/12/2010
Napoli - Palermo 1-0

Classifica
1) Milan punti 33;
2) Lazio punti 30;
3) Juventus e Napoli punti 27;
5) Inter, Palermo, Roma e Sampdoria punti 23;
9) Genoa punti 21;
10) Chievo e Udinese punti 20;
12) Bologna(*) e Fiorentina punti 19;
14) Catania e Parma punti 18;
16) Cagliari punti 17;
17) Brescia, Cesena e Lecce punti 12;
20) Bari punti 10.

(*)-1 punti di penalità

La classifica tiene conto del recupero della partita della 14° di Andata
sospesa per neve Bologna - Chievo 2-1 del 08/12/2010.
[Modificato da binariomorto 08/12/2010 22:07]
11/12/2010 22:25
 
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Palermo, vittoria in rimonta
Il Parma si arrende a Pinilla

La squadra di Rossi vince 3-1 al Barbera. Emiliani (senza Marino colpito da un lutto) in vantaggio con Lucarelli nel primo tempo. Poi il ribaltone: a segno l'attaccante cileno, entrato al posto di uno spento Pastore, Miccoli e Zaccardo (autogol)

PALERMO, 11 dicembre 2010 - Un Palermo "double face" si libera dell'insidia Parma e conquista tre punti dopo un avvio molto stentato. Sotto di un gol al 45', Delio Rossi rivede i fantasmi di Napoli, decide di togliere Pastore e i suoi si rianimano. Segna subito Pinilla (entrato proprio al posto del fantasista argentino), e poco dopo raddoppia Miccoli. Il Parma non crolla ma trova sulla sua strada un grande Sirigu. Nel finale l'autogol di Zaccardo (un ex) gela definitivamente gli ospiti. I siciliani salgono così a quota 26, lasciandosi momentaneamente dietro Inter, Roma e Samp.


LUTTO — Il Parma è in lutto per la scomparsa della madre di Pasquale Marino. Il tecnico non è in panchina, sostituito da Massimo Mezzini. In campo c'è Pisano al posto di Gobbi, che non ce l'ha fatta a recuperare; davanti Giovinco e Angelo allargano il gioco e Crespo fa la stella dell'albero di Natale; in mezzo confermato il trio Dzemaili-Morrone-Candreva. Nel Palermo Bovo gioca da terzino destro al posto dello squalificato Cassani; non c'è neanche Migliaccio ed esordisce Rigoni; davanti spazio al trio fantasia Pastore-Ilicic-Miccoli, con il recuperato Pinilla che si siede in panchina.


DOCCIA FREDDA — Si parte e dopo sette minuti il Parma è già in vantaggio: corner di Giovinco dalla sinistra e Alessandro Lucarelli, lasciato completamente solo, trova il colpo di testa vincente. L'episodio non è causale: il Palermo tiene di più la palla, ma non riesce ad alzare il ritmo e viene imbrigliato dalla mediana muscolare degli emiliani. Sembra mancare anche un po' di cattiveria: Pastore tocca molti palloni, ma non è ispirato; Ilicic è la brutta copia del giocatore che ha segnato già 6 gol; Miccoli si perde tra Paletta e Lucarelli e non trova mai la porta; Bovo è in grande difficoltà sulla fascia. E il Parma nel frattempo rischia di raddoppiare quando Crespo dà un gran pallone ad Angelo, il cui destro incrociato finisce a lato di poco.

RIBALTONE — Quando si torna in campo dopo l'intervallo, Delio Rossi soprende tutti: fuori Pastore, sicuramente in ombra rispetto al solito ma non certo il peggiore dei suoi, e dentro Pinilla. I fatti danno ragione al tecnico romagnolo. Minuto 7: gran giocata sull'asse Nocerino-Ilicic, risposta di Mirante proprio sui piedi del cileno che non poteva chiedere di più al suo rientro. L'episodio è un elettroshock che risveglia i siciliani. Passano pochi minuti e Miccoli trova il raddoppio, con un destro da fuori sulla sponda di Pinilla. Le squadre si allungano, cresce la stanchezza e ne guadagna lo spettacolo: il finale è apertissimo. Sirigu si supera su una deviazione ravvicinata di Crespo e poi su un destro violento di Candreva. Dall'altra parte è Kasami a impegnare Mirante, mentre Ilicic centra la traversa con un bel sinistro a giro. Ma a chiudere i giochi ci pensa Zaccardo, con un autogol di testa nel tentativo di anticipare Kasami (che avrebbe meritato il gol personale).

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
11/12/2010 22:30
 
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Papere, mani e poi Di Natale
L'Udinese gela la Fiorentina

Un regalo di Handanovic apre la strada a Santana per l'1-0. Nella ripresa, il pari di Armero e poi il colpo da tre punti firmato dal capocannoniere. Rigore negato all'Udinese, sullo 0-1, per un tocco di mano di Gamberini

UDINE, 11 dicembre 2010 - L’istinto è un ingrediente del talento. Leggi, e rivedi il gol di Armero (18’ s.t.): pensiero zero, azione a mille. La bomba finisce all’incrocio e pareggia il vantaggio di Santana (con regalo di Handanovic, al 31’ p.t.). Ma il talento puro è soprattutto cura spasmodica dei dettagli. Il fuoriclasse si chiama Toto’ Di Natale, e l’assist da farmacista di Denis lo manda in orbita. Un dettaglio, un elogio della precisione. L’Udinese vince 2-1, nonostante la serata-no di Handanovic e dell’arbitro De Marco, che non vede il “muro” (sì, proprio così: muro a mano aperta) di Gamberini su girata di Di Natale (al 45’ p.t.).


IL CILENO E IL REGALO — Imprendibile, nello scatto. Delizioso, nell’assist. Geniale, nella giocata. Sanchez è il capotreno di quel Freccia Argento chiamato Udinese, che in apertura è una rotativa sul corpo fiacco della Fiorentina. Non è solo un attimo. Il primo atto del Friuli è per 40’ un monologo della squadra di Guidolin. I viola si accontentano di 300 secondi, dopo la mezz’ora. Da quando Handanovic si addormenta, per risvegliarsi con la sberla di Santana, confezionando il regalo di giornata. Tradotto, significa Fiorentina avanti 1-0. Nonostante il talento cristallino del cileno, nonostante la grinta di Di Natale, nonostante che in mezzo al campo Isla, Pinzi ed Asamoah entrano ed escano a piacimento nella diga a formato Emmenthal di D’Agostino e Donadel. Il cileno è l’uomo in più quando firma assist (al 5’ per Di Natale), quando crea il panico nella difesa viola (intorno al 25’: giallo a Mutu, Vargas e Donadel), quando ci prova da solo (al 30’: diagonale da brivido, di poco a lato). Un aiuto, consistente, arriva anche da Di Natale e da Benatia (al 7’ prende la traversa), ma il regalo di Handanovic è una strada da quale non si torna indietro.


LA MANO DI GAMBERINI — Ferita nell’orgoglio, colpita a tradimento, l’Udinese si getta all’assalto nel finale di frazione. Nulla da fare: il primo atto si chiude senza gloria, senza il gol del pari (meritato) e tra le polemiche contro le decisioni di De Marco. Passi di sorvolare sull’atterramento di Inler da parte di Kroldrup (al 43’), ma due minuti dopo il Friuli esplode. Gamberini stoppa di mano (braccio staccato dal corpo, seppure non volontario) sulla girata di Di Natale. Niente rigore, solo giallo per Sanchez. Pioggia di fischi: tutti per De Marco.


LA BOMBA DEL COLOMBIANO — Quando si riparte, prevale la rabbia alla precisione. I cecchini di casa hanno il navigatore con le coordinate sballate, e non inquadrano la porta. Di Natale incrocia (al 7’) sul fondo, Inler (al 12’) spara sui cartelloni. L’aveva fatta pero’ ancora più grossa Musolino, l’assistente di De Marco, che, a 2’ dal ritorno in campo, prima alza e poi abbassa la bandierina su Di Natale. Un gioco di ombre, che ferma tutti in campo. Primo o secondo atto, non cambia nulla: la Fiorentina è in balia della foga dell’Udinese. E dalle ombre del Friuli, spunta un colombiano: la botta è secca, la mira da James Bond. Il gol di Armero è un capolavoro di arte e precisione.

E POI ... TOTO' — Il pari non basta. Non è una giusta ricompensa per lo sforzo. L’orgoglio di Udine è più forte della fatica. E allora, a chi affidarsi ? Sicuramente a lui: al capitano. Che, nel primo tempo, è rimasto in campo, nonostante la fitta al flessore della gamba destra. Al rallenty il film del 2-1 è un ballo della precisione: l’assist di Denis è chirurgico, Di Natale è millimetrico. Se quindi il talento è questione di precisione, al Friuli se ne trova una distesa.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
11/12/2010 23:00
 
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Hamsik! Napoli al 2° posto
Colpaccio in casa Genoa

Un colpo di testa dello slovacco regala ai partenopei l'aggancio alla Lazio, nonostante l'espulsione di Pazienza nel finale. E' il quinto successo stagionale in trasferta. Rossoblù in partita solo nella ripresa, con gli innesti di Rudolf e Mesto

GENOVA, 11 DICEMBRE 2010 - Premiata ditta Hamsik-Gargano, per matrimoni e gol pesanti. Come quello di Genova, dove i partenopei non vincevano dal 2002 (in serie B): il quinto successo esterno stagionale lancia il Napoli al 2° posto in classifica, al pari della Lazio che domani affronta la Juventus. L'entusiasmo è alle stelle, i piedi per terra. Anche senza Lavezzi, Mazzarri ha trovato l'equilibrio della grande squadra, contro un Genoa che stavolta non è bello - in stile Ballardini - né vincente. E quando non arrivano i punti, piovono i fischi. Quelli destinati a Mazzarri, l'ex tecnico della Samp non li sente: qui a Marassi, quest'anno, s'è già preso 6 punti.


UN TEMPO IN REGALO — E' davvero troppo regalare un tempo a questo Napoli. Eppure il Genoa nei primi 45' ci riesce, con un approccio molle alla gara, giocatori che non girano - Veloso e Palladino su tutti - la difesa che affonda alla prima ondata partenopea: l'ingenuo fallo di Milanetto su Maggio permette a Gargano di pennellare una punizione perfetta sul primo palo, che Hamsik trasforma in gol con facilità. Veloso, in marcatura, non salta neanche. La reazione dei rossoblu è in un'azione prepotente di Toni, che si libera di Cannavaro e cross nell'area piccola. Solo Dossena evita il pari. Ma sono più le colpe di Palladino, schierato seconda punta come piace a lui, sempre in ritardo sulle sponde del compagno di reparto, mai un tiro e mai un recupero.


RUDOLF NON BASTA — Ballardini lascia negli spogliatoi l'aplomb inglese, Palladino e Veloso e si ripresenta in campo con la rabbia della coppia Mesto-Rudolf. E' una scossa: già al 1' il Genoa recrimina per un mani in area di Maggio che non sembra tanto involontario. Clamoroso, addirittura, quanto succede 2' più tardi, con Ranocchia, Dainelli e Toni che si ostacolano in area nella più chiara occasione da rete concessa dal Napoli. Quando va così, la serata è stregata: Mesto scambia con Rudolf e calcia al volo il pallone di ritorno. Fuori. Va più o meno così fino al 94', nonostante l'espulsione (generosa) di Pazienza per doppia ammonizione.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
12/12/2010 19:23
 
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Ancora Boateng-Robinho-Ibra
Il Milan non si ferma più

I rossoneri vincono 3-0 replicando la vittoria sul Brescia; in gol il ghanese, il brasiliano e lo svedese che ci mette anche l'assist. E Abbiati para un rigore a Di Vaio

BOLOGNA, 12 dicembre 2010 - Chi li ferma più? Dopo il 3-0 al Brescia ecco quello al Bologna. Praticamente la fotocopia, perché le reti del Milan le firmano con lo stesso ordine di una settimana fa Boateng, Robinho e Ibrahimovic, quest'ultimo autore dell'assist (il settimo) per il ghanese. Gloria anche per Abbiati che al 78' para un rigore a Di Vaio. Il Milan mantiene così il passo, pronto a lanciare la grande fuga.

DINAMISMO ROSSONERO — Alberto Malesani non pensa alla messa in mora. Anzi, sulla scia delle due vittorie consecutive carica la squadra e chiede un nuovo miracolo. Affronta il Milan con coraggio e mette il talento di Ramirez al servizio di Di Vaio. Allegri vuole dinamismo e solo Boateng gli garantisce velocità alle spalle di Robinho e Ibra. Così dirotta ancora Seedorf in panchina in compagnia di Ronaldinho. Tocca invece a Bonera sostituire Thiago Silva in mezzo alla difesa. Senza dimenticare l'ennesimo esperimento di Allegri, con Ambrosini più arretrato in mezzo al centrocampo e Pirlo leggermente avanzato.


IBRA E BOATENG — Il Bologna davanti all'Everest non si lascia intimorire e dopo una breve fase di studio avvisa il Milan. Al 4', infatti, Ramirez fa vedere di che pasta è fatto: evita Gattuso e da distanza siderale mira il sette, ma Abbiati vola e toglie la palla dalla porta. E' il picco rossoblù del primo tempo, perché a parte qualche sortita del bravo Morleo sulla sinistra, da quel momento esiste solo il Milan. I rossoneri fanno circolare la palla e innescano all'improvviso ripartenze micidiali sull'asse Ibra-Boateng-Robinho, a conferma che quella di Allegri è una grande idea. Il Bologna non ha ovviamente nessuna colpa e forse Malesani sbaglia a non concedere a Di Vaio una vera punta. Il capitano fa reparto da solo, ma non può fare nulla con l'organizzazione difensiva del Milan che al 9' passa. Come con il Brescia, Ibrahimovic inventa dalla sinistra un assist portentoso: Boateng si avventa sulla palla e con una zampata di esterno destro fulmina Viviano.

I SOLITI SOLISTI — Un gol che nella boxe avrebbe la stessa potenza di un gancio. Il Bologna cerca di mettere insieme i pezzi, ma subisce il pressing a tratti feroce dei rossoneri. Il Milan è spettacolare e al 35' ottiene il raddoppio sempre grazie al suo tridente. La genesi è identica: Ibra lancia Boateng che invita a nozze Robinho al limite: irruzione in area e rasoterra imparabile. Subito dopo Viviano dice di no a Ibra e allo scadere è invece la traversa a fermare Zambrotta. Così non può andare e Malesani all'inizio della ripresa lascia negli spogliatoi Della Rocca e Buscé e inserisce Meggiorini ed Ekdal. Un Bologna più offensivo per provare a scardinare la difesa aversaria. Aggressiva la reazione degli emiliani, anche se è il Milan a sfiorare il 3-0 con Ibra al 6'.


C'È ANCHE IBRA — Allegri all'8' toglie Gattuso per Strasser; mossa che preserva il centrocampista in vista della Roma. Poi tocca a Zambrotta lasciare il posto ad Antonini, poco dopo l'erroraccio di Abbiati che esce dall'area e poi contrastato da Ramirez perde palla, ma l'uruguaiano spreca la grande occasione concludendo sull'esterno della rete. E' un Bologna che unisce il carattere alla passione, ma che ha di fronte un avversario troppo forte. Il 3-0 di Ibra al 15' è un mix di strapotere tecnico e potenza fisica. Come la verticalizzazione di Pirlo per lo svedese che stoppa in corsa al limite e anticipa Viviano con il destro. Il marchio di Zlatan è così prorompente che Allegri decide di non sostituirlo, nonostante la sua diffida, nonostante alcuni screzi con Britos. Entra invece Seedorf per Boateng, appena in tempo per commettere fallo in area su Di Vaio. Rocchi indica il dischetto del rigore, ma Abbiati, che vuole partecipare alla festa, con un grande intervento toglie la soddisfazione al capitano del Bologna. Il resto è pura accademia: i rossoneri volano.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
12/12/2010 22:27
 
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Roma, col Bari basta Juan
E Menez delizia l'Olimpico

All'Olimpico i giallorossi superano 1-0 i pugliesi, privi di 10 giocatori, grazie a una rete del brasiliano al 30'. Totti sbaglia un rigore, poi Gillet frena lo scatenato francese, il migliore

ROMA, 12 dicembre 2010 - Tre punti dovevano essere. E tre punti sono arrivati. La Roma batte 1-0 un Bari troppo rimaneggiato per essere vero e dopo la rimonta-shock subìta a Verona mantiene la zona Champions a portata di mano. Risultato che va stretto alla Roma, anche dopo una partita non particolarmente brillante da parte dei giallorossi.

VENTURA A LOURDES — Davvero difficile giudicare i pugliesi. Che hanno fatto anche più di quanto era lecito aspettarsi. All'appello mancano nove giocatori. In ordine d'importanza Barreto, Almiron, Alvarez, Salvatore Masiello, Ghezzal, Parisi, Kutuzov, Castillo e Belmonte. E c'è pure Rossi squalificato. La situazione tra l'altro si trascina da diverse domeniche. I pugliesi, che hanno l'organico per salvarsi, hanno assoluto bisogno di svuotare l'infermeria. Più del mercato di gennaio. All'Olimpico Ventura ha dovuto lanciare gente come Rinaldi, Galasso, Strambelli (bravino), oltre al già proposto Caputo. Qualche bella trama a centrocampo si è vista. Ma tirare in porta senza una punta all'altezza della categoria è una chimera. L'unica vera conclusione è arrivata nel recupero con la punizione di Andrea Masiello. Troppo poco.

TOTTI SPRECA — La Roma parte subito con una discreta intensità. Senza ammazzarsi, ma fa capire di aver voglia di chiuderla presto. Ranieri sceglie Greco e Simplicio a centrocampo. Pizarro si siede ancora in panchina. Pure in assenza dello squalificato De Rossi. La prima occasione è per Totti al 20', dopo che Borriello si strattona in area con Rinaldi e l'arbitro decide di fischiare il rigore. Il capitano calcia male e consente a Gillet di parare il tiro dal dischetto. Il gol-partita arriva 10' dopo, con la difesa pugliese che si fa un sonno profondo sulla punizione dello stesso Totti, perdendosi Juan, che di destro anticipa Gillet e firma il suo primo gol stagionale. Tra l'altro il brasiliano per pochi centimetri parte in posizione irregolare e il gol sarebbe da annullare, anche se la chiamata era davvero complicata per il guardalinee.


MENEZ SI SCATENA — Ventura si gira verso la sua panchina, sconsolato. Vede solo ragazzini. Nessuna possibilità di creare pericoli. La partita, già di suo non particolarmente bella, nella ripresa vive sul duello tra uno scatenato Menez e Gillet. Il francese ha una progressione palla al piede devastante. Inarrestabile. Parliamo di un potenziale fuoriclasse. Gillet compie almeno quattro parate sul francese. Ed è anche fortunato quando Cassetti di testa colpisce il palo e Romeo annulla il raddoppio a Borriello per un controllo al limite, forse con il braccio. Il 2-0 sarebbe stato giusto. Ma un Bari comunque coraggioso esce dall'Olimpico con l'onore delle armi. E un solo gol al passivo. Sperando che i suoi medici siano ispirati.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
12/12/2010 22:33
 
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Nenè fa grande il Cagliari
Sorpasso sul Catania

Una tripletta del brasiliano lancia i rossoblù a quota 20, siciliani mai in partita e in 9 per le espulsioni di Martinho e Morimoto. Con Donadoni bilancio dei sardi da big: 9 punti in 4 gare. Giampaolo sorpreso dalla mossa Cossu a sinistra

CAGLIARI, 12 dicembre 2010 - Matri? No, Nenè. Per tre volte, per tre punti che significano sorpasso sul Catania, battuto e umiliato. Troppo Cagliari per Giampaolo e i suoi, mai in partita per atteggiamento tattico e caratteriale. Di contro Donadoni sa quello che vuole, è alla terza vittoria in quattro gare e viaggia da big con giocatori rigenerati come il brasiliano autore di una tripletta, Nainggolan o Perico. Sono lontanissimi i fischi d'inizio stagione, ora i sardi sognano una salvezza tranquilla e pure qualcosa di più. Il Catania, invece, non può essere quello visto oggi, troppo simile al suo giocatore più forte, quel Maxi Lopez sostituito alla fine del primo tempo perché inguardabile, isolato, rassegnato.

LEZIONE DI DONADONI — la mossa vincente di Donadoni ha un nome e una posizione: Cossu largo a sinistra. Potenza è costretto a contenere il fantasista sardo, Carboni lo cerca al centro e gira a vuoto, Agostini si sovrappone spesso e volentieri: è suo l'assist per il secondo gol di Nenè, sue molte avanzate non sfruttate da Matri, oggi meno preciso del solito. In generale tutto il Cagliari appare corto, ordinato, contro un Catania molle fin dal primo minuto, incapace di affondare sull'asse Gomez-Morimoto, per un Maxi Lopez che gira al largo. Il risultato è deprimente: zero tiri nello specchio in 90' e due espulsioni (Martinho e Morimoto) che rendono ancora più fallimentare la trasferta di Cagliari.


UNO, DUE, TRE: NENE' — Le tre reti di Nenè hanno un minimo comune denominatore: la difesa dei siciliani, immobile. Il brasiliano è bravissimo all'11' quando ribatte al volo il colpo di testa di Matri respinto dalla traversa; lo stesso al 27', sul cross di Agostini girato in rete con un grande stacco e nella ripresa, sull'angolo di Lazzari (altro giocatore recuperato da Donadoni). Ma in tutte e tre le occasioni, nessun difensore del Catania oppone resistenza: non Silvestre, né Capuano, né Terlizzi. Un sogno per Nenè, che in questa stagione aveva messo a segno soltanto 1 gol in 15 presenze. Ora, a quota 4, è già a metà dell'opera per eguagliare le 8 reti della passata stagione. Ammonito, salterà la prossima per squalifica. Al suo posto, scalpita Acquafresca, un altro cavallo di razza.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
12/12/2010 22:37
 
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Beretta, esordio con vittoria
Ma è Curci a tradire la Samp

Il tecnico milanese interrompe la striscia di 11 partite senza vittoria del Brescia grazie a una punizione di Cordova che il portiere della Samp ha valutato male. Doriani in difficoltà e pericolosi nel secondo tempo solo una volta con Pazzini

BRESCIA, 12 dicembre 2010 - Si interrompe contro la Sampdoria la striscia senza vittorie del Brescia. Dopo 11 risultati negativi, l’esonero di Iachini e l’arrivo di Mario Beretta hanno dato la scossa che il presidente Corioni cercava. L’1-0 con cui i lombardi hanno ritrovato i tre punti non risolve certo i problemi, ma è un buon tonico per il morale del gruppo. Certo ci si è messo anche Curci ad aiutare Beretta: sul gol decisivo del match la sua complicità è al limite del favoreggiamento. Ma non è il caso di essere schizzinosi. Il Brescia ha meritato la vittoria mostrando tanta voglia di fare, e nel complesso non ha rubato nulla.

SPENTA — La Samp sembra invece un po’ spenta. Quello che ha colpito è stata la difficoltà a creare gioco offensivo, sia pure contro avversari molto attenti in fase difensiva. Ma una squadra come questa non può certo regalare un Cassano ogni domenica senza risentirne sul lungo periodo. E adesso sembra proprio che i sintomi si stiano aggravando.


TRAIETTORIA — E dire che i ragazzi di Di Carlo erano sembrati partire meglio, sicuramente più aggressivi dei padroni di casa. Marilungo il protagonista principale con un tiro cross e un colpo di testa che lasciavano pensare a una supremazia ligure. Invece il Brescia si è assestato e ha avuto anche una certa buona dose di fortuna nel trovare il vantaggio. Al 13’, infatti, da punizione centralissima di Cordova, Curci valuta male la traiettoria della palla e quando si rende conto che il pallone è perfettamente centrale è ormai troppo tardi: cerca disperatamente di intervenire col piede ma rimedia solo una figuraccia.

MACCHINOSA — È il classico 1-0 che dà tranquillità a chi va in vantaggio e toglie sicurezza a chi lo subisce. La manovra dei doriani è infatti lenta, macchinosa. Sulle fasce l’affondo è praticamente inesistente e così le opzioni offensive per rifornire di palloni bomber Pazzini scarseggiano. I doriani ci provano un paio di volte con Palombo ma la palla è sempre alta. Lo stesso Pazzini scarica fuori un destro al volo e Marilungo non fa meglio svirgolando un tentativo di rovesciata. Da parte sua il Brescia si è limitato a controllare la situazione tentando qualche offensiva.


ATTERRAMENTO — Nella ripresa ci si aspetta la reazione Samp ma il gioco dei blucerchiati non decolla. Gli ingressi di Accardi, Pozzi e Koman non cambiano praticamente nulla. Gli unici sussulti sono una bella girata di destro di Pazzini al 26’ (bravissimo Sereni in tuffo) e un atterramento di Zambelli su Palombo che ha fatto gridare al rigore gli ospiti. Per il resto tanto gioco a centrocampo e palloni scodellati in area alla disperata ricerca del varco che la difesa del Brescia non ha mai concesso.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
12/12/2010 22:42
 
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Lecce, sono Piatti d'oro
Il Chievo si sveglia tardi

L'argentino protagonista con una doppietta: i salentini vincono 3-2 sui gialloblù e respirano in zona salvezza. Ospiti mai davvero in partita, forse stanchi per la terza fatica in una settimana

LECCE, 12 dicembre 2010 - Era dal 24 ottobre che il Lecce non vinceva una partita di campionato (2-1 al Brescia). Stavolta al Via del Mare cade il Chievo, svegliatosi tardi dopo un primo tempo al limite del disastroso. Veronesi spettatori del trionfo giallorosso e dello show di Ignacio Piatti, l'argentino che fino ad oggi raramente aveva mostrato il suo talento: l'ex Independiente segna due gol, il 2-0 e il 3-1, e fornisce giocate spettacolari. Di Ofere, Bogliacino e Mandelli le altre reti.

TURNOVER CHE NON PAGA — Bravo il Lecce, quindi, ma pollice verso per il Chievo, perché il 3-2 è un risultato bugiardo. I veronesi, forse disabituati alle tre gare settimanali, scendono in campo spenti e non si accendono mai, salvo rarissime occasioni. Il mini-turnover di Pioli non paga: anzi, è deleterio. La fascia sinistra, ad esempio, formata per l'occasione da Jokic e Bogliacino (più il rientrante Constant), è un pianto: Donati e Munari, infatti, piallano regolarmente gli avversari. E non che dalle altre parti del campo vada meglio per i veronesi.

VELOCITÀ — Per una volta al Lecce va tutto bene. In fondo, la qualità ai salentini non manca; e quando può sprigionarsi fa male. Olivera, Piatti, Di Michele e Ofere rendono i giallorossi a trazione stra-anteriore. In velocità il quartetto di De Canio fa malissimo; non sempre il resto della squadra lo segue, ma tanto basta ad ammutolire il Chievo. L'1-0 di Ofere è emblematico: lo svedese parte da centrocampo in progressione, si scrolla di dosso Granoche e dal limite calcia nell'angolino. Sorrentino si butta tardi e il gol è inevitabile.


SCHEGGIA DI MICHELE — Di Michele è il grimaldello. Ogni volta che ingrana le marce alte né il pachidermico Cesar né Andreolli riescono a contenerlo. Il raddoppio di Piatti nasce da un'azione dell'ex Torino, che apre per Munari il cui cross è ribadito in rete dall'argentino con un destro al volo. Ma la tranquillità non è di casa a Lecce, perché il gioco arioso che sullo 0-0 andava benissimo sul 2-0 è quantomeno discutibile: troppo slegati, i reparti dei salentini, e il Chievo, pur dormiente, ne approfitta. Buco al limite in cui si inserisce Constant, Giacomazzi lo abbatte ed è punizione. Il sinistro di Bogliacino fa il resto. Partita riaperta e padroni di casa in affanno.

ROSATI GOFFO — Ma il Chievo, come detto, dorme. Piatti, allora, si riprende il proscenio. Ruba palla sulla trequarti veronese e va a concludere con un destro incrociato rasoterra per la sua doppietta. Già in precedenza Sorrentino si era superato ancora sull'argentino, servito a 5-6 metri dalla porta dal solito Di Michele, esagerato in contropiede. Il 3-1 non chiude la partita perché Mandelli in pieno recupero riprende una goffa respinta di Rosati su punizione ancora di Bogliacino. Troppo tardi, però. I tre punti restano a Lecce.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
12/12/2010 23:53
 
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Juve, ci pensa ancora Krasic
Lazio battuta e raggiunta

Subito botta e risposta: segna Chiellini, risponde Zarate. Poi una lunga pressione bianconera con la Lazio che si difende in modo organizzato. Alla fine, nel recupero, il gol del serbo per un errore di Muslera, che poco prima aveva salvato il risultato su Del Piero

TORINO, 12 dicembre 2010 - Se stasera c'era da designare l'anti-Milan, allora il risultato depone a favore della Juventus. L'andamento della partita, tuttavia, ha visto la squadra di Reja difendersi con organizzazione e ripartire con efficacia, mentre gli uomini di Delneri hanno sciorinato impegno e agonismo, ma ancora troppe difficoltà in fase conclusiva, dove resta una sostanziale dipendenza dai colpi di testa di Chiellini e da Krasic. La vera anti-Milan dovrà avere un attaccante che la mette dentro con continuità. Ma per intanto i tifosi bianconeri possono gioire con la loro squadra che sale al secondo posto a sei lunghezze dal Milan, in coabitazione con Lazio e Napoli


DUE GOL-BLITZ — Si gioca ed è subito vantaggio Juve. Dopo due minuti Iaquinta conquista un corner, Aquilani lo va a battere da sinistra e mette il pallone preciso a centro area per l'inserimento di Chiellini che di testa mette dentro angolato sul primo palo. Sembra insomma che la partita assuma subito una fisionomia precisa, con la Juve che ne diventa padrona e la Lazio che sbanda: passano pochi minuti e Quagliarella potrebbe raddoppiare quando Krasic, dopo una bella azione personale, gli serve una deliziosa palla che l'attaccante napoletano devia prontamente al volo: alto di poco. E' la classica situazione in cui solo un episodio può fa cambiare il vento. E l'episodio arriva ben presto, precisamente al 13': c'è un corner su cui la difesa bianconera è messa male, nel batti e ribatti la spuntano i laziali con palla che arriva a Zarate e poi finisce in rete. E da quel momento è parità non solo nel punteggio, ma anche nella velocità, nel grande agonismo, nel pressing e pure nella tendenza a qualche pasticcio difensivo e a un gioco non sempre lucido. Alla lunga, però, la Juve riprende il sopravvento e cerca la porta con più insistenza rispetto agli avversari. Aquilani è ispirato, smista molti palloni e va anche pericolosamente alla conclusione (trovando pure la parte superiore della traversa), preferibilmente dalla distanza. In area, invece, la Lazio sembra aver preso le misure: anche quando, nel finale, Iaquinta ha la palla buona, è Biava ancora prima di Muslera a respingere in spaccata. Così a conti fatti il pari con cui si va al riposo è il risultato giusto.


LA RIPRESA — Si riprende con lo stesso copione: pressione Juve, Lazio che si difende con ordine. Un forcing che col passare dei minuti cresce di intensità ma che, nonostante le ripetute sgroppate di Krasic sulla sinistra con cross finale, non produce vere e proprie occasioni. Delneri capisce che è necessario intervenire e lo fa spinto anche da un problema muscolare di Marchisio: entra Pepe. Tutto tecnico invece il cambio di Quagliarella, che ha all'attivo solo l'occasione del primo tempo: a metà ripresa tocca a Del Piero. Le acque si smuovono, ci sono un paio di conclusioni di Pepe su cui Muslera è bravo ma la Lazio non si disunisce e tiene palla appena può. Così la partita si trascina fino all'assalto finale nel recupero ma la Lazio sembra poter resistere, grazie ancora a Muslera che vola a respingere una bella punizione di Del Piero. Ma proprio Muslera capitola all'ultimo minuto di recuopero sull'ennesima scorribanda a destra di Krasic, che arriva sul fondo e prova a mettere nell'area piccola: ed è proprio il portiere a deviare nella sua porta. Quella che gli attaccanti bianconeri invece non avevano trovato.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
15/12/2010 15:39
 
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SERIE A 2010/2011 16ª Giornata (16ª Andata)

Anticipi del 11/12/2010
Palermo - Parma 3-1
Udinese - Fiorentina 2-1
Genoa - Napoli 0-1
Incontri del 12/12/2010
Bologna - Milan 0-3
Brescia - Sampdoria 1-0
Cagliari - Catania 3-0
Inter - Cesena rinv
Lecce - Chievo 2-1
Roma - Bari 1-0
Juventus - Lazio 2-1

Classifica
1) Milan punti 36;
2) Juventus, Lazio e Napoli punti 30;
5) Palermo e Roma punti 25;
7) Inter (**), Sampdoria e Udinese punti 23;
10) Genoa punti 21;
11) Cagliari e Chievo punti 20;
13) Bologna(*) e Fiorentina punti 19;
15) Catania e Parma punti 18;
17) Brescia e Lecce punti 15;
19) Cesena(**) punti 12;
20) Bari punti 10.

(*)-1 punti di penalità
(**) Inter e Cesena una partita in meno (l' incontro Inter-Cesena sarà
recuperato il 19 Gennaio 2011).
18/12/2010 23:04
 
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Jimenez si veste da Matador
Un colpo: Cagliari non si rialza

Il Cesena respira vincendo il primo anticipo della 17a giornata: decide una giocata-gioiello di Jimenez. E' salva la panchina di Ficcadenti: la sua squadra non vinceva dal 10 novembre. La squadra di Donadoni è tutta in una traversa di Acquafresca

CESENA, 18 dicembre 2010 - Adesso, avanti il prossimo. Ah, no: invertiamo la rotta; adesso, arriva la sosta. E allora fermi tutti. Ma peccato: perché questo Cesena ha riscoperto il carattere, ricacciato dalla cantina il talento di Jimenez e di Giaccherini, riassaporato il gusto dei tre punti, e volentieri tornerebbe presto in campo. Ma il copione impone di procedere un passo alla volta. Ecco: la prima notizia è che c’è un Cesena che vince. Un mese e mezzo dopo l’ultima volta, storia del 10 novembre, in casa con la Lazio. Un Cesena che batte prima di tutto le sue paure, e dopo stende un Cagliari di Donadoni troppo timido per tornare a casa con qualche punto dalla tana del Manuzzi. Ficcadenti bacia il talento di Jimenez, rivede la furia di Giaccherini, si specchia nella solidità di una difesa che regge anche all'assalto finale dei sardi: metti tutto insieme, e significa che la sua panchina è salva. Una cartolina dolce per Cesena prima del Natale. Un menu' indigesto per Donadoni: il suo Cagliari è una bella addormentata nel bosco.


SOGNANDO EL MATADOR — Quando nel gennaio del 2007, Jimenez arrivo’ alla Lazio mise subito le cose in chiaro: “Sono qui per il mito di Salas”. Tre anni dopo quella frase è un ricordo che riaffiora d’improvviso. Un flash spuntato dal passato. Nella mente di Jimenez è tutto chiaro: eccolo, al 18’, in versione Matador. L’onda d’urto è quella di una furia: panico nella difesa sarda, e palla nel sacco. Una volta nella vita puoi anche sognare di somigliare al mito di un’infanzia: di suonarle come lui, di muoverti come lui. Tutto questo, nel gelo di Cesena, significa essere decisivo e letale come El Matador.


INCUBO CAGLIARI — Se Jimenez sogna, Donadoni ha gli incubi. Dove sarà finito il suo Cagliari? Forse a specchiarsi su YouTube riguardando il 3-0 al Catania; o ancora, a coccolarsi con i complimenti per il filotto di tre vittorie nelle ultime quattro gare. Il Cagliari del primo atto del Manuzzi è figlio (forse) dei troppi complimenti; irrigidito (forse, bis) dal freddo polare; stupito (altra ipotesi) dal vantaggio in avvio del Cesena. I ragazzi di Ficcadenti partono con la testa tra le nuvole (grigie) dei cattivi pensieri, ma si sciolgono dopo l'urlo di Jimenez. Il resto è controllare senza soffrire, senza patire affanni. “Finalmente, tu”, sembra sussurrare Donadoni, quando il Cagliari ruggisce con rabbia. Al 21’: destro violentissimo di Conti. Al 44’: traversa colpita da Acquafresca e Conti ribatte sparando altissimo in corsa. Pochino.


MI RITORNI IN MENTE — Lo vedi in campo, e ti ritorna in mente il Giaccherini d’inizio campionato. Quello che stese il Milan nelle prime giornate, scomodando i giornalisti di mezza Europa per scoprire questo sconosciuto arrivato dalla provincia. Storia di un film che va in replica, a mesi di distanza: violento, ma non impossibile (al 6’), con Agazzi che si salva d'istinto. Bello, ma non irresistibile (al 18’). Non è giornata per questo Cagliari sperso nel freddo della Romagna. Caserta sfiora ancora il 2-0 (al 19’), e Giaccherini pasticcia nel finale. Il Cesena morde l'osso, che non offre altro: il 2-0 non arrivo, ma i rogmagnoli chiudono con il sorriso un 2010 da sogno.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
18/12/2010 23:53
 
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Milan, lo scherzo dell'ex
Borriello esalta la Roma

La Roma vince a San Siro e si porta a -7 dai rossoneri. Decisivo il gol nella ripresa dell'attaccante dopo un rimpallo con Abate. Pesano gli errori sottoporta di Ibrahimovic

MILANO, 18 dicembre 2010 – Nella sua terza serata più no della stagione (vedi Cesena e Madrid) il Milan si concede alla Roma che sbanca a San Siro grazie all’ex Borriello. Tre Punti d’oro per i giallorossi che riducono il gap che li divide dai rossoneri (da 10 a 7), si rimettono in gioco e fermano la fuga di Ibra e compagni. Contraddittoria la prova del Milan che perde dopo venti minuti Pirlo e gioco e non riesce mai a convincere. Grande colpo dei romani, abili a sfruttare il primo errore per poi proteggere la vittoria


SORPRESA ADRIANO — Innamorato com’è del suo Milan, Massimiliano Allegri non cambia; contro la Roma conferma tutto. Compreso il miracoloso recupero di Gattuso che sembrava tre giorni fa fuori dai giochi. Boateng è inamovibile alle spalle di Ibra e Robinho e indifesa tocca ancora a Bonera affiancare Nesta. Le sorprese le riserva invece Claudio Ranieri che rivolta come un calzino centrocampo e attacco. Spedisce Totti e Taddei in panchina; schiera Brighi e Simplicio sulla linea del centrocampo, con De Rossi ai margini della difesa. Poi Menez alle spalle di un coppa d’attacco pesante: Borriello e, udite udite, Adriano.

FORFAIT PIRLO — Come a Bologna Allegri dà il via libera a Pirlo che svaria a tutto campo, mentre Ambrosini ha il compito di proteggere la difesa. Ed è proprio Pirlo, al 4’, a scuotere la partita con una magia: un tocco morbido per Boateng che manca l’aggancio davanti a Doni: Al 5’ Robinho mette una “x” sulla colonna delle occasioni mancate. Splendido il suo inserimento in area e il destro delicato da posizione defilata che sfiora il lato opposto. Il gol lo sbaglia anche Gattuso al 10’: servito in area dalla linea di fondo da Robinho alza troppo il suo destro. Segnali di un Milan che domina i giallorossi, troppo statici per spaventare i primi della classe. Solo Menez prova a regalare movimento, senza essere ascoltato dai compagni. Al 20’, alla seconda entrata dura, prima di Mexes poi di Menez, Pirlo è costretto a dare forfait: tocca a Seedorf che va a coprire lo stesso ruolo.


ANDAMENTO LENTO — Spenta la luce al Milan, la Roma cerca di guadagnare metri e pressare con più convinzione, ma senza trovare una soluzione in grado di impensierire i rossoneri. Ci prova anche con il possesso palla. Al 30’ nuova palla gol per il Milan, ma Burdisso si fa trovare al posto giusto per respingere davanti a Doni il tiro di Boateng. Nello stesso minuto in cui, nel veloce contropiede Menez alza troppo dal limite. Ma l’errore grossolano lo fa Ibra al 35’: lo svedese parte sul filo del fuorigioco, irrompe in area, ma controlla male favorendo l’uscita di Doni. Non sembra una serata da Zlatan. Ingabbiato e marcato come una bella donna, il rossonero non ingrana, in un contesto in cui si sbaglia molto e il ritmo è calante. Sul fronte opposto Borriello, che si sfila la maschera protettiva, soffre la marcatura stretta, mentre Adriano funziona di più quando prova ad attaccare centralmente. Vittime entrambi dell’attenta difesa rossonera che può avvalersi del contributo muscolare di Ambrosini e Gattuso.


LO STINCO DI BORRIELLO — La ripresa fatica a decollare. Il pallino del gioco resta al Milan, anche se nelle rare puntate verso Doni, i rossoneri infilano troppi errori di comunicazione. Manca il filo conduttore e non è certo Seedorf a cambiare lo stato delle cose. La Roma controlla bene e può organizzare il contropiede. Al 15’ grande palla di De Rossi per Borriello, fermato da Nesta in scivolata. Occasione replicata al 20’ con un tentativo di Adriano che scatena un batti e ribatti nell’area rossonera. Al 22’ Nesta giganteggia e si immola su Brighi che catapulta dal limite. La Roma, insomma, capisce che il momento è buono. E non è un caso che riesca a trovare anche il gol proprio con l’ex di turno. Menez fa quel che vuole sulla destra, mette in mezzo una palla bassa che Abate svirgola proprio sullo stinco dell’ex compagno di brigata: niente da fare per Abbiati. A Borriello non replica al 26’ e al 29’ Ibra che conferma di trovarsi altrove, sbagliando ciò che di norma gli riesce a occhi chiusi davanti a Doni. A Menez sostituito con Taddei, Allegri risponde al 41’ con Ronaldinho per Boateng; un po’ in ritardo a dire il vero. Il finale ghiacciato regala un paio di brividi: una rovesciata di Dinho e un tiro sporco di Ambrosini. Reazione troppo timida per riassestare la partita. La Roma vince; il Milan incassa la sua seconda sconfitta in casa nel momento più bello della sia stagione. Ironia della sorte, nel giorno mondiale dell’Inter.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
19/12/2010 15:20
 
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La Lazio vola a -3 dal Milan
Piegata una bella Udinese

Grandi emozioni: i biancocelesti vincono 3-2 nel finale, dopo aver visto annullato due volte il vantaggio raggiunto con Hernanes e Biava. Di Sanchez e Denis i provvisori pareggi, prima della rete decisiva, un autogol di Zapata su pressione di Kozak, da poco entrato per Zarate

ROMA, 19 dicembre 2010 - La Lazio non spreca l'occasione di portarsi a -3 dal Milan, ma fatica più del previsto per battere una spavalda Udinese, piegata solo nel finale, al 43' della ripresa da un autogol di testa di Zapata, su pressione di Kozak. Partita bella e vivace, giocata su ritmi alti, con i biancocelesti che vanno in vantaggio per due volte, al 2' del primo tempo con Hernanes e al 7' della ripresa con Biava, ma si fanno raggiungere da Sanchez, al 4' della ripresa, e al 16' con Denis, appena entrato, in entrambi i casi con pesanti disattenzioni difensive. Tantissime le palle gol create dalle due squadre, fra cui una traversa di Hernanes e un contropiede della Lazio quattro contro due, in entrambi in casi sull'1-0 per i biancocelesti. Nel finale, l'episodio che decide la gara. Per l'Udinese, alla quarta sconfitta di fila in trasferta, una lezione fin troppo severa.

PRIMO TEMPO — Il tempo di prendere posizione in campo e la Lazio passa in vantaggio. È il 2’ quando Rocchi sfonda centralmente, passa a Hernanes che tira in corsa: il suo rasoterra non è potente, ma passa sotto le gambe di Zapata e inganna Handanovic. Ci sono le premesse perché la gara si indirizzi sui binari preferiti dalla Lazio, che invece deve subire. L’Udinese è aggressiva in mezzo al campo, dove il suo folto centrocampo crea dei problemi alla truppa di Reja: oltre ai 5 uomini che la compongono, la mediana bianconera di arricchisce dei contributi delle punte, Di Natale e Sanchez, che tornano spesso per trasformarsi da stoccatori in rifinitori. Così nascono le grandi occasioni dei friulani, che con di Di Natale (10’), Isla (12’), dopo un bel triangolo con Sanchez, e soprattutto Armero, (18’) da pochi passi, falliscono il pari. L’Udinese è padrona del campo, ma rischia nei ribaltamenti di fronte: Zarate (22’), fermato da Handanovic di piede ed Hernanes, (25’) respinto solo dalla traversa, ricordano ai friulani che i biancocelesti davanti hanno talento per far male, soprattutto negli spazi aperti. Come al 42’, quando la Lazio ha una prateria in un contropiede quattro contro due, ma sia Lichtsteiner, sia Hernanes sono fermati da Handanovic: raddoppio più che divorato dopo 45’ di gioco dinamico e divertente.


LA RIPRESA — La ripresa inizia con le squadre che continuano a tenere il piede sull’acceleratore e la stessa dose di spettacolo del primo tempo. Al 4’ l’Udinese pareggia con Sanchez, di testa, su un cross lento e calibrato di Di Natale che la difesa laziale, a cominciare da Diakite, valuta male. La Lazio però si rialza subito, con Biava, che confeziona il pareggio, al 7’, con una bellissima girata al volo da pochi passi, su sponda del compagno di reparto Dias. Ma non c’è tregua: Di Natale, solo in area, è fermato da Muslera. Il 2-2 arriva con Denis, appena entrato, che di testa batte Muslera al 16'. Il portiere biancoceleste, in realtà si batte da solo, scivolando sullo stacco del centravanti argentino e restando immobile a osservare il pallone che entra in porta. Ma il contagiri resta in zona rossa. Ci provano Zarate, al 24’, poi Di Natale al 26’. Le squadre restano allungate, Reja toglie Zarate per Kozak – scelta sottolineata dai fischi dell’Olimpico, ma che si rivelerà azzeccata - e Handanovic deve salvare in corner su tiro deviato di Hernanes (34’) e poi su Mauri (35’) da pochi passi, mentre Sanchez (35') potrebbe sfruttare meglio un pallonetto insidioso. L’Udinese si copre, per portare a casa un pari più che meritato, ma la Lazio non ci sta e su corner trova il gol vittoria: Zapata, di testa, toglie la palla dalla testa di Kozak, ma la deposita nella sue rete. Beffa Udinese, tripudio Lazio, ma applausi a entrambe: davvero 90' senza tregua e di grandi emozioni.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
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