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SUPERSAGGIO
SERIE A 2010/2011 31ª Giornata (12ª Ritorno)

Anticipo del 02/04/2011
Brescia - Bologna 3-1
Milan - Inter 3-0
Incontri del 03/04/2011
Napoli - Lazio 4-3
Catania - Palermo 4-0
Cesena - Fiorentina 2-2
Chievo - Sampdoria 0-0
Genoa - Cagliari 0-1
Lecce - Udinese 2-0
Parma - Bari 1-2
Roma - Juventus 0-2

Classifica
1) Milan punti 65;
2) Napoli punti 62;
3) Inter punti 60;
4) Udinese punti 56;
5) Lazio punti 54;
6) Roma punti 50;
7) Juventus punti 48;
8) Palermo punti 43;
9) Cagliari e Fiorentina punti 42;
11) Bologna(-3) punti 40;
12) Genoa punti 39;
13) Chievo punti 36;
14) Catania punti 35;
15) Parma e Sampdoria punti 32;
17) Lecce punti 31;
18) Cesena punti 30;
19) Brescia punti 29;
20) Bari punti 20.

(-3) punti di penalità.
10/04/2011 12:29
 
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SUPERSAGGIO
L'lnter riparte dal Chievo
Cambiasso-Maicon: 2-0

La squadra di Leonardo si rialza, vince e prova a rilanciarsi: -2 in classifica sul Milan. Apre l'argentino al 21' della ripresa, poi chiude il brasiliano. I veronesi tengono per un tempo e e sfiorano il gol con Pellissier

MILANO, 9 aprile 2011 - Cancellare la settimana orribile è impossibile, ma l'Inter, per ora, fa quello che può. Inizia riportandosi a meno due dal Milan, seppure temporaneamente, come al momento del fischio d'inizio del derby. Domani la palla ripasserà ai rossoneri, ma almeno la squadra di Leonardo chiude la falla, smette di imbarcare acqua e ricomincia a navigare. Per approdare a nuovi porti europei servirà molto di più, servirà una pesca miracolosa a Gelsenkirchen, ma stasera, contro il Chievo, l'imperativo era solo centrare i tre punti.

PAURA, POI REAZIONE — I nerazzurri vincono due a zero, lo fanno con una prestazione un po' contratta nel primo tempo (quando riafforano i fantasmi di Raul e Edu a terrorizzare i campioni d'Europa uscenti), ma decisamente più convincente nella ripresa. La formazione di Leonardo appena prima di andare in vantaggio pare ritrovare le misure, è più corta sul campo e recupera palla sulla trequarti offensiva. Poi, come in tutti i recenti momenti di crisi, ci pensa Cambiasso, che apre le danze su assist di Maicon, successivamente a sua volta a segno. Buona gara del brasiliano, così come del suo omologo a sinistra Nagatomo. Chiariamo: non è che tutti i problemi che hanno fatto grande lo Schalke siano spariti, ma per avere ragione di un Chievo quasi tranquillo è bastata questa Inter.


I GOL — Il gol che sblocca lo 0-0 arriva al 21' della ripresa, quando Lucio ricicla una palla sul secondo palo, dal fondo scarica per Maicon, bravo a guardare in mezzo e pescare Cambiasso relativamente solo in area: tiro immediato dell'argentino, deviazione di Andreolli che inganna Sorrentino e vale l'1-0. Una mezza carambola favorisce invece Maicon per il 2-0: filtrante di Sneijder per Milito in area: il Principe è fra due difensori, cade, la palla filtra e per l'esterno in proiezione offensiva è facile battere Sorrentino.


INTER, BENE LE FASCE — Leonardo cambia, ma non troppo: in difesa ritorna Lucio, e la differenza si sente, Nagatomo sulla sinistra, attento e propositivo, alimenta qualche rimpianto (forse sarebbe servito contro lo Schalke), sulla destra si ricompone l'asse Maicon-Zanetti. Quando ha l'argentino davanti, il terzino brasiliano sicuramente rende di più: i due si trovano e Maicon si sente più coperto e libero di provare a trasferirsi nell'area avversaria. I problemi maggiori restano a centrocampo, dove Cambiasso fatica a tenere corta la squadra, mentre Kharja impiegato inizialmente da rifinitore entra poco nel gioco. Al 1' della ripresa comunque non è lui, ma Stankovic, a fare spazio a Sneijder. Poco dopo uscirà anche Pazzini, che aveva avuto la più chiara occasione da gol (una delle poche) del primo tempo: il suo diagonale era finito di poco a lato. Con Sneijder, non precisissimo, aumenta almeno la velocità di pensiero davanti: Eto'o è spesso ingabbiato, ma la manovra trova sbocchi esterni importanti. Dopo il 2-0 qualcuno rifiata in vista della Champions. Non basterà una prestazione così, servirà qualcosa che al momento resta inimmaginabile.


CHIEVO, OCCASIONI PER SEGNARE — Del resto il Chievo non puntava a entrare fra le prime quattro d'Europa: si presenta a Milano con la quarta miglior difesa del campionato e con l'intento di smentire le ultime gare coi nerazzurri, sempre ricche di gol. Pressing immediato di Fernandes e Constant sui portatori di palla avversari, mentre Pellissier lotta come sempre davanti e Moscardelli cerca immediatamente la porta. La difesa regge finché Sardo e Jokic si sdoppiano nelle due fasi, poi qualcosa cede. Potrebbe comunque segnare, il Chievo (Pellissier si divora un gol facile e Constant fallisce un aggancio da due passi ancora sullo 0-0), ma non trova al Meazza i punti salvezza. Potrà riprovarci domenica, col Bologna.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
10/04/2011 12:33
 
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Totti, cucchiaio e doppietta
Scatto Roma, Udinese k.o.

Di Natale pareggia il rigore di Francesco che trova la zampata vincente all'ultimo assalto per la Champions. Ora i romani sono a -3 dal quarto posto dei friulani, alla seconda sconfitta consecutiva. Polemiche in un finale convulso

UDINE, 9 aprile 2011 - Doppietta nel derby, doppietta a Firenze, doppietta a Udine, la quinta in carriera contro i friulani, arricchita dal cucchiaio: la Roma di Montella è Francesco Totti, 203 reti in serie A. I giallorossi passano 2-1 nello scontro diretto per la Champions e si riportano a 3 punti dal 4° posto (-1 dalla Lazio), occupato ancora dall'Udinese di Guidolin che incappa, però, nella seconda sconfitta consecutiva. Di Natale segna - 26° gol stagionale - ma senza Sanchez, i bianconeri finiscono per perdere smalto e convinzione dei propri mezzi. Così alla distanza esce la Roma col suo intramontabile capitano. Nel finale incandescente annullato un gol ad Asamoah per fallo di mano, ma Damato non vede la spinta da rigore di Perrotta sul ghanese. Dopo il passo falso con la Juventus, Montella torna a guidare la rimonta.

SENZA SANCHEZ — Povera Udinese: no Sanchez, no party. Al Friuli il "Niño Maravilla" si ferma nel riscaldamento e i bianconeri cadono sette mesi dopo l'ultima volta in casa. Prima di questa doppia sconfitta (domenica scorsa a Lecce e oggi la Roma) la difesa di Guidolin vantava un filotto di 7 partite senza subire gol, ora ne incassa tre in meno di una settimana. Una flessione che va oltre il momento precario dei suoi attaccanti: senza Inler squalificato, i bianconeri impiegano un'ora per carburare e finiscono sulle gambe.


CUCCHIAIO — A suonare la sveglia è il vantaggio firmato da Francesco Totti, dopo l'ingenuo fallo da rigore di Pinzi su Pizarro. La gabbia di Guidolin per il capitano giallorosso spesso blocca anche Vucinic ma lascia spazi agli inserimenti: quelli di Rosi e Brighi non creano problemi, ma quando in area si affaccia il cileno, son dolori: il contatto è netto. Al 12' della ripresa Totti prende la palla e batte Handanovic col cucchiaio, il marchio di fabbrica che mancava, ormai da quattro anni.

DI NATALE ILLUDE — Senza Sanchez, gli emissari del Manchester United in tribuna si godono il solito Di Natale, acciaccato eppure capace di pareggiare a 2' dalla fine, sulla sponda di Corradi. Sembra finita, anzi c'è tempo per il raddoppio dell'Udinese con Asamoah. Damato annulla per fallo di mano, ma il centrocampista è sbilanciato nettamente da Perrotta. Decisione che farà discutere. Sul ribaltamento, Handanovic smanaccia un cross di Taddei, Cuadrado non raccoglie la sfera e lascia a Riise il cross per Totti, che sbanca il Friuli. La corsa all'Europa si fa sempre più avvincente.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
10/04/2011 15:16
 
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Juve, sofferenza e rimonta
Genoa k.o., l'Europa si avvicina

I bianconeri si impongono 3-2 dopo essere stati in svantaggio 0-1 e 1-2. Le reti: autogol di Bonucci, centro di Pepe (deviato da Rossi), Floro Flores, Matri e Toni, entrato al posto di Felipe Melo. Bianconeri alla terza vittoria di fila, a -5 dal quarto posto dell'Udinese

MILANO, 10 aprile 2011 - La Juventus vince ancora. Per la terza volta di fila, ed è una notizia. Batte il Genoa 3-2 in rimonta e si porta momentaneamente a -5 dal quarto posto che significa preliminare di Champions 2011-12. E pazienza se a guardare come è arrivato il successo i motivi di preoccupazione per i tifosi della Vecchia Signora sono almeno quanti quelli di soddisfazione. La Juve ha toppato il primo tempo, tirato fuori orgoglio e carattere nella ripresa, quando Delneri ha corretto un modulo tattico che non funzionava, ma ha anche concesso praterie ad un Genoa poco attento dietro e sprecone in avanti, che ha molto da recriminare e non avrebbe demeritato almeno un pareggio.

FORMAZIONI — Ballardini schiera Moretti come sostituito di Criscito, squalificato: ha il compito di frenare Krasic. In mezzo c'è Konko, accanto a Milanetto, con Antonelli esterno sinistro e Rossi dall'altra parte. Davanti Floro Flores e Paloschi, con Palacio in panchina. Delneri replica con Traorè al posto dello squalificato Grosso, Melo ed Aquilani "bassi" e Marchisio che parte in un'improbabile posizione da trequartista già provata senza successo da Lippi al Mondiale 2010. Una sorta di 4-2-3-1, con Matri centravanti.

JUVE INGUARDABILE — Nel primo tempo la squadra di Delneri è in affanno in difesa e impacciata nella costruzione della manovra. Nulla di nuovo, quando deve imporre il proprio gioco ha dimostrato questi limiti per tutto il campionato, nel quale le migliori prestazioni sono arrivate in coincidenza con i successi su Milan, Inter e Roma, quando ha invece potuto giocare di rimessa. Poi ci si mette anche un pizzico di sfortuna: Bonucci colpisce in maniera maldestra un cross di Antonelli: palla che finisce imparabilimente alle spalle di Storari, ancora sostituto di Buffon, ancora acciaccato. Non basta per dare la sveglia alla Vecchia Signora. Lenta, incerta, che commette errori di concetto con Melo e di esecuzione con Aquilani, insolitamente impreciso. Il meno peggio è Pepe, generoso, in buona forma atletica, anche se talvolta pasticcione. Proprio lui nel finale di testa sfiora il pari, quando finalmente la Juve dà segnali di vitalità, pericolosa anche con Bonucci. Ma all'intervallo il Genoa va in vantaggio, meritato: alla squadra di Ballardini è bastato intasare gli spazi per irretire i padroni di casa.


FUOCHI D'ARTIFICIO — Il secondo tempo è scoppiettante. Si parte con la seconda autorete di giornata, stavolta firmata Rossi. Gol probabilmente da assegnare a Pepe, che colpisce di testa prima dell'ultimo tocco sciagurato dell'esterno rossoblù. Comunque è 1-1. La Juve non ha nemmeno il tempo e la lucidità per godersi e gestire il vantaggio che il Genoa passa ancora. Con l'ottimo Floro Flores, il migliore dei suoi, bravo a procurarsi gli spazi e a sfruttarli in progressione palla al piede. Stavolta si fa trovare pronto all'appuntamento con il cross da sinistra: solo a centroarea, azzecca la carambola con il palo e trova il momentaneo 2-1 esterno.

DELNERI CAMBIA, MATRI SEGNA — Fuori Motta e Felipe Melo, entrambi in difficoltà, con Sorensen e Toni. Ora la Juve ha un capo e una coda, con il classico 4-4-2 di Delneri, forse prevedibile, ma perlomeno conosciuto dai bianconeri e che in casa consente una maggiore consistenza offensiva grazie ai muscoli di un totem come Toni. Proprio lui con una sponda favorisce il gran gol di Matri, il settimo per la Juve, che vale il 2-2. L'attaccante della Nazionale trova un dribbing secco in area, e poi il destro angolato vincente. Bravissimo. E gara, ora divertente, con la Juve tutta in avanti, finalmente incisiva, e il Genoa pericolosissimo nelle ripartenze, con Palacio vicino al centro personale appena entrato in campo. Toni trova il gol partita, il suo secondo per la Juve, con un'azione di forza, da centravanti: si sbarazza con le cattive di Dainelli, tenero, e finalizza una verticalizzazione di Aquilani. La gara resta in bilico sino alla fine, resa avvincente dagli errori che si susseguono da entrambe le parti. Le occasioni si sprecano, Toni sbaglia un gol a porta vuota, ma alla Juve basta anche così. L'Europa si avvicina.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:01
 
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Napoli, aggancio al Milan
Mascara+Hamsik: ciao Bologna

La squadra di Mazzarri vince 2-0 al Dall'Ara, con reti nel primo tempo dell'ex-Catania (primo gol in azzurro) e con un rigore di Hamsik. Il Bologna gli facilita il compito con due errori, poi nel secondo tempo è impreciso con Di Vaio. Il Napoli ora è primo a parimerito coi rossoneri, in attesa della sfida di Firenze

MILANO, 10 aprile 2011 - Un pomeriggio da primi in classifica. O quasi, visto che gli scontri diretti, a parità di punti, premiano ancora il Milan. Il Napoli comunque mette pressione ai rossoneri e stasera si piazzerà davanti alla tivù coi santini di Gilardino in mano. Contro il Bologna basta un tempo per mettere insieme i tre punti del controsorpasso sull'Inter e dell'aggancio alla capolista. Più che il Bologna faceva paura la squalifica di Cavani, ma Mascara, promosso titolare, lo sostituisce fra i marcatori, mentre l'uruguaiano festeggia in tribuna. Due mezzi regali dei rossoblù (anche sul rigore di Hamsik), poca resistenza della squadra di Malesani che prova a salvare la faccia almeno nella ripresa. Di Vaio però è impreciso, e così l'estasi napoletana può continuare.


I GOL — Due errori del Bologna danno il via ai gol del Napoli: al 30' è Viviano a fornire a Mascara la palla dell'1-0. Maggio pescato da una delle numerose aperture del centrocampo del Napoli crossa da destra, Lavezzi prolunga di tacco, il portiere esce basso ma non trattiene la palla: ne viene fuori un assist per Mascara, che fa 1-0. Sul secondo gol è invece Moras a sbagliare: su un lancio lungo si "addormenta" in difesa, tiene in gioco Hamsik e Lavezzi. Lo slovacco si trova a tu per tu con Viviano, scarica per Lavezzi che viene atterrato dal portiere. Rigore e giallo per Viviano, poi spiazzato da Hamsik dagli undici metri.


NAPOLI, LA PRIMA DI MASCARA — La prima senza Cavani, che non aveva ancora saltato una gara, è un successo. Mazzarri come previsto schiera Lavezzi da centravanti atipico, dietro di lui si muovono Hamsik e Mascara. L'ex catanese troverà subito l'intesa, oltre al primo gol in maglia azzurra. Ma è sulle fasce, specie quella destra, che il Napoli sfonda: Yebda e Pazienza sono bravi a cambiare gioco con lanci di quaranta metri, Maggio si fa quasi sempre trovare pronto per il cross. Lavezzi si muove molto e quando può parte palla al piede, creando problemi ai difensori rossoblù. Per il resto è il solito Napoli compatto, con una linea difensiva che rischia poco e in cui Ruiz (preferito ad Aronica) spicca per personalità e capacità anche di far ripartire l'azione.


BOLOGNA SENZA STIMOLI — Il Bologna avrebbe dovuto, sulla carta, riscattarsi dopo la figuraccia di Brescia: in realtà, anche per i meriti del Napoli, si fa sciacchiare da subito nella propria metà campo. Ekdal, schierato come rifinitore, fatica a vedere palloni, Paponi non è mai pericoloso, Di Vaio ha tre occasioni buone nel secondo tempo, ma le sbaglia tutte. Nella ripresa comunque i rossoblù mostrano un calcio migliore, con lo schieramento a tre punte (entra Meggiorini). Mudingayi fa il solito lavoro di quantità e non proprio di qualità in mezzo al campo, sulla coscienza della difesa pesano i due erroracci sui gol del Napoli. A livello di stimoli, peraltro, non c'era confronto. E si sa che gli stimoli, a primavera nel campionato italiano, sono spesso decisivi.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:04
 
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Il Palermo si butta via
Cesena, doppia rimonta in 10

Finisce 2-2 al Barbera: i rosanero, avanti con Kurtic e Pinilla, si fanno rimontare da Parolo e Giaccherini nel recupero. I romagnoli erano anche in 10 (fuori Von Bergen). Accenno di rissa nel finale

PALERMO, 10 aprile 2011 - Da 2-0 a 2-2 con un uomo in più. Zamparini sarà felice come una Pasqua dopo aver rivisto i soliti problemi della sua squadra in versione Rossi. Un gruppo valido, promettente, brillante. Ma incapace di gestire i risultati e di non prendere gol. Così quella di tornare a vedere l'Europa resta una speranza. Archiviata la parentesi Cosmi, con una vittoria e tre sconfitte, il Palermo torna a giocare meglio con un allenatore che sicuramente ha più il polso di questo gruppo. Ma il risultato è disastroso per come si era messa la partita: il Cesena era anche in 10 dopo il rosso a Von Bergen. Ficcadenti sorride: resta in corsa per la salvezza. E domenica c'è il Bari (da affrontare senza Caserta e Von Bergen): altra occasione da sfruttare per provare a costruire una salvezza che avrebbe del clamoroso.


SCELTE — Rossi, privo di Pastore, Ilicic, Munoz e Migliaccio, dà fiducia ai baby Kurtic ed Acquah. In regia si rivede Liverani, accantonato da mesi, per lo scialbo Bacinovic di questo periodo. E proprio il 35enne mancino risoponde presente. Certo, non potrà più giocare 38 partite l'anno, ma in questa serie A ci può ancora stare. Eccome. Ficcadenti, senza in rosa un centravanti di livello, propone Malonga sostenuto alle spalle da Jimenez e Giaccherini.

AVVIO SUPER — Parte a mille il Palermo, che vuole dimostrare qualcosa. Miccoli e Pinilla si fanno vedere subito, poi è proprio il baby sloveno Kurtic (classe 1989) a finalizzare una bellissima azione avviata dal sinistro stagionato ma sempre fatato di Liverani e proseguita da Balzaretti, perfetto nell'assist da sinistra. Il Cesena mostra tutti i suoi limiti. Tecnici e di personalità. In tutto il primo tempo ci sono solo un sinistro di Malonga e un episodio uin area che coinvolge lo stesso numero 17, che alla mezz'ora in area viene a contatto con Liverani. Non ci pare un'azione da rigore, ma certo l'ammonizione per simulazione è troppo. E fa infurirare i romagnoli. Che hanno poco da Jimenez e Giaccherini. Gli uomini che dovrebbero fare la differenza dietro a Malonga, che si sbatte ma non sembra avere lo spessore per giocare titolare in serie A.


ESSENZIALE — Così il Palermo, orchestrato su ritmi non elvatissimi da Liverani, gestisce la partita e trova anche il raddoppio. Antonioli salva con una prodezza su Pinilla, poi sul successivo corner si arrende alla deviazione del cileno, servito da un tirocross del solito inesauribile Balzaretti, che si conferma il miglior terzino sinistro italiano del momento.

GESTIONE — Il Cesena ha lo spirito di chi deve salvarsi. E prova a dare intensità al suo calcio nella ripresa. Ma le armi a disposizione di Ficcadenti sono pochine. C'è una girata di Giaccherini, su cui è attento Sirigu. E poco altro. Fino ai pazzeschi minuti finali: prima la difesa rosanero si perde Parolo su azione da calcio d'angolo, poi un rimpallo libera Giaccherini in area, che mostra un'insolita freddezza davanti alla porta e batte Antonioli. Ed è festa Cesena, in parte guastata dal parapiglia scatenato da Calderoni, portiere di riserva romagnolo, che va ad esultare davanti alla panchina siciliana. Calma riportata a fatica e con il rosso all'ex portiere dell'Atalanta. Anche se, a proposito di calma, vorremmo sentire il parere di Zamparini sul finale del Palermo...

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:10
 
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Il Palermo si butta via
Cesena, doppia rimonta in 10

Finisce 2-2 al Barbera: i rosanero, avanti con Kurtic e Pinilla, si fanno rimontare da Parolo e Giaccherini nel recupero. I romagnoli erano anche in 10 (fuori Von Bergen). Accenno di rissa nel finale

PALERMO, 10 aprile 2011 - Da 2-0 a 2-2 con un uomo in più. Zamparini sarà felice come una Pasqua dopo aver rivisto i soliti problemi della sua squadra in versione Rossi. Un gruppo valido, promettente, brillante. Ma incapace di gestire i risultati e di non prendere gol. Così quella di tornare a vedere l'Europa resta una speranza. Archiviata la parentesi Cosmi, con una vittoria e tre sconfitte, il Palermo torna a giocare meglio con un allenatore che sicuramente ha più il polso di questo gruppo. Ma il risultato è disastroso per come si era messa la partita: il Cesena era anche in 10 dopo il rosso a Von Bergen. Ficcadenti sorride: resta in corsa per la salvezza. E domenica c'è il Bari (da affrontare senza Caserta e Von Bergen): altra occasione da sfruttare per provare a costruire una salvezza che avrebbe del clamoroso.


SCELTE — Rossi, privo di Pastore, Ilicic, Munoz e Migliaccio, dà fiducia ai baby Kurtic ed Acquah. In regia si rivede Liverani, accantonato da mesi, per lo scialbo Bacinovic di questo periodo. E proprio il 35enne mancino risoponde presente. Certo, non potrà più giocare 38 partite l'anno, ma in questa serie A ci può ancora stare. Eccome. Ficcadenti, senza in rosa un centravanti di livello, propone Malonga sostenuto alle spalle da Jimenez e Giaccherini.

AVVIO SUPER — Parte a mille il Palermo, che vuole dimostrare qualcosa. Miccoli e Pinilla si fanno vedere subito, poi è proprio il baby sloveno Kurtic (classe 1989) a finalizzare una bellissima azione avviata dal sinistro stagionato ma sempre fatato di Liverani e proseguita da Balzaretti, perfetto nell'assist da sinistra. Il Cesena mostra tutti i suoi limiti. Tecnici e di personalità. In tutto il primo tempo ci sono solo un sinistro di Malonga e un episodio uin area che coinvolge lo stesso numero 17, che alla mezz'ora in area viene a contatto con Liverani. Non ci pare un'azione da rigore, ma certo l'ammonizione per simulazione è troppo. E fa infurirare i romagnoli. Che hanno poco da Jimenez e Giaccherini. Gli uomini che dovrebbero fare la differenza dietro a Malonga, che si sbatte ma non sembra avere lo spessore per giocare titolare in serie A.


ESSENZIALE — Così il Palermo, orchestrato su ritmi non elvatissimi da Liverani, gestisce la partita e trova anche il raddoppio. Antonioli salva con una prodezza su Pinilla, poi sul successivo corner si arrende alla deviazione del cileno, servito da un tirocross del solito inesauribile Balzaretti, che si conferma il miglior terzino sinistro italiano del momento.

GESTIONE — Il Cesena ha lo spirito di chi deve salvarsi. E prova a dare intensità al suo calcio nella ripresa. Ma le armi a disposizione di Ficcadenti sono pochine. C'è una girata di Giaccherini, su cui è attento Sirigu. E poco altro. Fino ai pazzeschi minuti finali: prima la difesa rosanero si perde Parolo su azione da calcio d'angolo, poi un rimpallo libera Giaccherini in area, che mostra un'insolita freddezza davanti alla porta e batte Antonioli. Ed è festa Cesena, in parte guastata dal parapiglia scatenato da Calderoni, portiere di riserva romagnolo, che va ad esultare davanti alla panchina siciliana. Calma riportata a fatica e con il rosso all'ex portiere dell'Atalanta. Anche se, a proposito di calma, vorremmo sentire il parere di Zamparini sul finale del Palermo...

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:17
 
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Hernanes-Floccari, la Lazio va
Parma sempre più nei guai

La squadra di Reja si impone 2-0 e si porta al quarto posto, in zona Champions. Gli emiliani di Colomba, oggi all'esordio, dopo una buona reazione nel primo tempo (Muslera decisivo su Giovinco), spariscono nella ripresa

ROMA, 10 aprile 2011 - La Lazio s'approfitta della sconfitta dell'Udinese e la supera in classifica: grazie al convincente 2-0 rifilato al Parma all'Olimpico, ora è quarta, e dunque in zona preliminari di Champions. Infelice invece l'esordio di Colomba sulla panchina gialloblu: oltretutto la vittoria del Lecce e il pari del Cesena complicano ulteriormente la classifica del Parma, ancora in quart'ultima posizione ma con un solo punto di margine dalla zona retrocessione. Gol subiti a parte (e che gol, quelli di Hernanes e Floccari!), gli emiliani appaiono infatti troppo molli e remissivi.


HERNANES, CHE GOL — La Lazio, seppur priva degli squalificati Matuzalem, Biava e Mauri, innesta subito la quinta ed esplicita intenzioni chiarissime e bellicose. Reja sceglie Sculli e non Floccari come compagno di reparto di Zarate, mentre Colomba opta per Giovinco alle spalle di Amauri punta unica. Baricentro alto, gran pressing sulle fonti del gioco gialloblu, costante pressione in attacco: i padroni di casa blindano così il match, e lo gestiscono a piacimento per la prima mezz'ora. Trovando anche il gol del vantaggio, al 23', con Hernanes, all'ottavo centro stagionale e a secco da febbraio. Il brasiliano riceve da Brocchi, stoppa di petto, controlla di sinistro e batte di destro: niente da fare per Mirante e gran gol per lui. La Lazio continua a smorzare il Parma sul nascere, aggredisce le fasce (soprattutto con Garrido), punge con Zarate, blinda le retrovie con Dias. Ma non trova il modo di chiudere la gara, perché tanto lavoro in pressing e soprattutto in ripartenza non viene trasformato in altrettante occasioni da gol. E nemmeno il rientrante Ledesma riesce a incidere sulla gara come ai tempi belli. Anzi, la conclusione (vincente) di Hernanes resterà l'unica del primo tempo. La Lazio dunque insiste, ma forse dopo il gol inconsciamete si rilassa. E allora dalla mezz'ora riprende quota il Parma, che fin lì non si era visto dalle parti di Muslera. In particolare Giovinco sfiora due volte il pareggio, ed in entrambe le occasioni è il portiere a superarsi deviando in angolo. Non ha miglior sorte Angelo, velenoso con un tiro-cross che sempre Muslera sventa. E la prima frazione si chiude sull'1-0 per la Lazio.


RADDOPPIO FLOCCARI — Nella ripresa la Lazio riparte con Gonzalez al posto di Bresciano, ma soprattutto senza l'aggressività e l'ispirazione del primo tempo. La partita cala nel ritmo e nell'intensità, la Lazio si limita a un ordinario controllo della gara, il Parma spinge senza molta convinzione e non riesce a liberarsi dalla ragnatela biancoceleste e tantomeno ad arrivare dalle parti di Muslera. L'assenza di Crespo anche dalla panchina toglie a Colomba la carta per tentare di sparigliare il mazzo, e la mossa di togliere Angelo per inserire Candreva non dà alcun risultato. Reja risponde inserendo Floccari al posto di uno spremuto Zarate. L'allenatore della Lazio richiama i suoi a pressare alto, il Parma non riesce a creare pericoli. Dopo la buona reazione subito dopo lo svantaggio, nella ripresa gli emiliani appaiono remissivi e molli, nonostante la preoccupante situazione di classifica. E allora ci pensano i padroni di casa, a ravvivare una ripresa noiosetta e ad archiviare il match. Esattamente dopo 5 minuti dal suo ingresso in campo, Floccari scatta sul filo del fuorigioco, brucia in velocità Lucarelli, aggancia di destro e con lo stesso piede batte Muslera. Un altro gran bel gol, il settimo per lui in questo campionato. Colomba risponde con una doppia (tardiva) sostituzione: Bojinov e Galloppa sono le carte della disperazione gialloblu. Ma resta solo il tempo per la terza parata di Muslera su Giovinco, e il Parma si spegna del tutto.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:20
 
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Maxi Lopez, mini Catania
A Bari solo un punticino

I siciliani non ripetono la grande prova del derby: colpiti a freddo da Gazzi, rimontano con l'argentino. Nella ripresa Gillet ferma Bergessio, poi la traversa nega la gioia del gol a Rudolf e finisce 1-1

BARI, 10 luglio 2011 - Bari e Catania non si fanno male. Soprattutto i pugliesi, allergici al San Nicola, vanno avanti 1-0 ma si lasciano rimontare e regalano agli ospiti un altro punto verso la salvezza, ormai vicinissima. Al gol di Gazzi risponde Maxi Lopez, poi nella ripresa le parate di Gillet e la traversa colpita da Rudolf fissano il punteggio sull'1-1. Dubbi sul gol annullato nel finale a Rivas: Andujar perde la presa del pallone un attimo prima di scontrarsi con Ghezzal, poi l'argentino segna ma Valeri annulla per carica sul portiere.


SOTTO QUESTO SOLE — A Bari è scoppiata l'estate, c'è più gente in spiaggia che al San Nicola, e non solo perché la classifica condanna i pugliesi alla retrocessione. La colonnina del termometro non dà scampo alle due squadre che partono al passo e lasciano il galoppo per sparute ripartenze, comunque dopo la prima rete in A di Gazzi: l'angolo è di Bentivoglio, il colpo di testa del 'rosso' imprendibile per Andujar. Non sembra lo stesso Catania che una settimana fa ha scritto la storia nel derby siciliano. Eppure in appena 10' confeziona il pari: Maxi Lopez si libera di due uomini con una 'veronica', entra in area e col destro (complice un tocco di Masiello) batte Gillett. Applausi.


GIRANDOLA DI CAMBI — Più per bisogno di forze fresche che per questioni tattiche, Simeone e Mutti danno ben presto fondo alle sostituzioni: a inizio ripresa nel Catania fuori Lodi e Ricchiuti, dentro Schelotto e Gomez. Tra i padroni di casa, invece, sotto la doccia un evanescente Alvarez e spazio a Rivas, prima dei cambi Ghezzal-Huseklepp e Donati-Almiron. Ai punti meriterebbe il Catania, costretto al pari da un attento Gillet, prima su Maxi Lopez e poi su Bergessio. Ma a recriminare è anche il Bari - che in casa non vince da 12 partite - per la traversa dell'ottimo Rudolf su punizione e qualche guizzo di Rivas, compreso il gol annullato nel finale.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:26
 
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Cossu avanti, pari Caracciolo
Cagliari e Brescia fanno 1-1

Risultato che serve poco a entrambe le squadre: padroni di casa avanti nel primo tempo, gli ospiti pareggiano nel secondo. i sardi hanno avuto diverse occasioni per il raddoppio e i lombardi protestano per qualche episodio nel convulso finale.

CAGLIARI, 10 aprile 2011 - Pareggio annunciato era, pareggio è stato, ma in realtà le due squadre se la sono giocata fino all'ultimo. Parte meglio il Brescia, ma una "papera" Arcari-Zambelli lancia il Cagliari e fa perdere la bussola ai ragazzi di Iachini. I padroni di casa hanno diverse occasioni per raddoppiare ma le sprecano, così tocca a Caracciolo punirli e trovare il gol dell'1-1. Un risultato che non serve praticamente a nessuno, ma che, comunque, lascia intatte le speranze per il futuro. Anche se, considerati i risultati delle dirette concorrenti, Europa e salvezza si allontanano.

SQUADRA CHE VINCE — Donadoni teme un Brescia in crescita e, così, dà spazio a quella che ad oggi può essere considerata la formazione titolare: Lazzari e Cossu a supporto di Acquafresca, Nainggolan aggiunge quantita e qualità ad un centrocampo che può già contare su Conti e Biondini. Anche Iachini sembra aver trovato la quadratura alla sua squadra: 3-5-2 il modulo tattico, Accardi a sinistra sulla mediana, Zanetti in regia e Caracciolo-Eder di punta, con Diamanti in panchina: esattamente la stessa formazione che ha vinto nell'ultima giornata contro il Bologna.


ARCARI AL PASCOLO — Il Brescia comincia decisamente meglio, mettendo in difficoltà un Cagliari che sembra svogliato o - quanto meno - non in una delle sue migliori giornate. Dopo qualche schermaglia, però, al 22' Astori s'inventa regista e pesca Cossu con un lancio millimetrico di 50 metri, Arcari si fa trovare nella terra di nessuno e il fantasista sardo lo salta facilmente in dribbling per poi depositare in rete. Il Cagliari va in vantaggio alla prima occasione, i ragazzi di Iachini barcollano paurosamente dopo lo svantaggio, anche se i padroni di casa non ne approfittano.

QUALITÀ CERCASI — Il tecnico degli ospiti, allora, già alla mezzora tenta la scossa tecnico-tattica-psicologica: dentro Diamanti e fuori Vass. Peccato che sia ancora il Cagliari ad andare vicino al gol: Biondini, tutto solo all'altezza dell'area piccola, schiaccia di testa il pallone di potenza (forse pure eccessiva, bastava piazzarla), ma non riesce a superare Arcari, che compie un ottimo intervento e si riscatta parzialmente dopo la papera sulla prima rete. Il problema del Brescia, però, è che là davanti fanno a gara per pestarsi i piedi: tutti fermi, nessuno cerca la profondità, ma neanche viene incontro per chiedere un uno-due e, così, neanche Diamanti - che pure era entrato con un atteggiamento decisamente propositivo - può fare miracoli.


TRAGEDIA GRECA — Ad inizio ripresa, Iachini le tenta davvero tutte: dentro anche il fantasista Kone per il terzino Zambelli: Brescia decisamente spregiudicato e infatti rischia tantissimo quando Nainggolan, dal dischetto, batte a colpo sicuro, ma proprio sul corpo del neo entrato centrocampista greco. Proprio come nel miglior copione thriller, però, quando si aspetta solo il raddoppio sardo, ecco il pari dei lombardi: al 16' punizione-gioiello di Diamanti, Caracciolo spizza di testa sul primo palo e Agazzi ammira il pallone terminare in rete. Nel finale, è il Cagliari ad avere la migliore spinta, ma il Brescia l'occasione più ghiotta: Caracciolo conclude a tu per tu con Agazzi in uscita, il portiere del Cagliari devia compiendo un miracolo. L'arbitro, però, non se ne avvede e non concede l'angolo. Iachini, già in tensione, comincia a scaldarsi ulteriormente. Proprio allo scadere, infine, Eder cade in area contrastato da Nainggolan e chiede il rigore, guadagnando però il secondo giallo per simulazione. Rosso per lui e, naturalmente, anche per Iachini, che lo accompagna fuori dal campo.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:29
 
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Lecce, colpo salvezza
Samp in caduta libera

I salentini passano 2-1 al Ferraris e condannano gli uomini di Cavasin, che non vincono da due mesi. Decidono i gol di Di Michele e Olivera; inutile la rete di Maccarone. Espulso Mannini per doppia ammonizione

GENOVA, 10 aprile 2011 - Facile guardare a un girone fa: Lecce-Samp 2-3, tripletta di Pazzini e blucerchiati stabili in zona Europa League. Diciannove partite di distanza e siamo allo psicodramma. Pazzini non c'è più, ma neanche la Sampdoria sembra dare grandissimi segni di vita. La sconfitta in casa 1-2 contro il Lecce è un pugno dritto al mento, perchè ora la classifica è da brividi: sorpasso subito proprio dai salentini e terz'ultimo posto a un punto. Roba da non dormire la notte. Onore al Lecce, comunque, che ha sconfitto, oltre agli avversari, anche la paura da scontro diretto.

RIMPALLI VINCENTI — Non soccombono, i giallorossi di De Canio, alla partenza sprint della Sampdoria e colpiscono sempre nel momento migliore dei rivali. Il primo gol è una raffica di rimpalli favorevoli agli ospiti: da corner la palla arriva a Jeda, tiro deviato da Volta, che incespica sul pallone e lo lascia lì dove Di Michele arriva e, rapace, fulmina Curci di sinistro. Il raddoppio è di Olivera nella ripresa, dopo che i blucerchiati avevano impegnato più volte Rosati (superba una sua doppia parata in sequenza su Guberti e Maccarone). Il "Pollo" va via in contropiede e calcia: Martinez respinge il tiro, ma non abbastanza da toglierlo dalle grinfie dell'uruguaiano, che a porta vuota, visto che Curci si era già tuffato, segna il 2-0.

MANNINI INGENUO — La Samp a questo punto si guarda allo specchio e dice: "Che facciamo?". I tifosi hanno già deciso e parte la contestazione al solito noto (il presidente Garrone). La squadra, però, non ci sta. Guberti si libera di Mesbah, che gli si aggrappa addosso tipo zainetto, e crossa al centro, dove Maccarone stoppa e tira, con il sinistro: stavolta Rosati non può farci niente. Mancherebbero venti minuti, e il Lecce un po' di paura la prende. Da un corner, però, Mannini si ritrova ultimo uomo contro Jeda, che gli va via: spallata evidente e il numero 7 della Samp, già ammonito, si becca il secondo giallo e l'espulsione. Cavasin, che già aveva messo dentro Macheda per Gastaldello, si gioca pure la carta Biabiany; ma la miglior occasione capita sulla testa di Palombo che da ottima posizione colpisce di testa, ma giusto tra le braccia di Rosati. Troppo poco.


NUMERI AGGHIACCIANTI — I numeri, ora, sono impietosi per i blucerchiati; che nel girone di ritorno hanno vinto una sola partita, due mesi fa contro il Bologna. Per il resto siamo fermi a 6 gol fatti e 18 subiti, e a 6 punti in 13 partite; con tre scontri diretti su tre persi in casa, con Cesena, Parma e, appunto, Lecce. La cura Cavasin, se possibile, è anche peggio: un punto in quattro partite e un gol fatto (quello di Maccarone oggi). Il calendario ora dice Milan a San Siro, e la concorrenza avanza a passi spediti. Tra queste squadre in lotta per non retrocedere c'è proprio il Lecce, ora al 15° posto, a 4 punti dal Cesena, terz'ultimo. C'è di che essere soddisfatti. Un girone fa, però, non era così.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
10/04/2011 23:48
 
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Il Milan passa a Firenze
Ibra ancora espulso

I rossoneri vincono 2-1 al Franchi e mantengono le distanze su Napoli e Inter. Gol di Seedorf e Pato nel primo tempo e rete della speranza di Vargas nella ripresa. All'87' lo svedese si fa cacciare per offese al guardalinee che lui nega

FIRENZE, 10 aprile 2011 - Il Milan non si ferma: vince a Firenze 2-1 e lancia un messaggio forte e chiaro a Napoli e Inter che tornano sotto rispettivamente a 3 e 5 punti. Una vittoria meritata all'insegna del sacrificio, perché Ibrahimovic, al suo rientro dopo la squalifica, nel momento più delicato del match, dopo il gol di Vargas che riaccende le speranze della Fiorentina, si fa espellere per presunte offese all'assistente di gioco, decretando così un nuovo stop al suo campionato. Ma Allegri sorride: ancora una volta i rossoneri reggono in inferiorità numerica e passano l'esame viola. Decisive le reti di Seedorf e Pato, migliori in campo e uomini simboli della squadra.


LJAJIC E FLAMINI — Senza lo squalificato Mutu, Sinisa Mihajilovc punta su Ljajic schierato in coppia con Gilardino e Santana trequartista. Fiorentina speculare al Milan che nel 4-3-1-2 è costretto a rinunciare all'infortunato Nesta (dentro Yepes) e a Gattuso, spedito in panchina con Robinho. A centrocampo c'è spazio infatti per Flamini, mentre davanti a Boateng si riprende il posto l'ingenuo e nervoso Ibra a caccia di una ragionevole intesa con Pato. Ma è proprio sulla mediana che si sviluppa tutta la creatività rossonera, perché se Van Bommel garantisce copertura, Seedorf giostra a tutto campo esaltando il suo grande momento. Sono infatti sufficienti tre minuti ai rossoneri per sfiorare il gol. Prima Boruc respinge con bravura un bolide dagli undici metri di Seedorf, poi Natali toglie la palla dal piede di Pato pronto a infilare.


GIGANTE SEEDORF — I viola reagiscono aggredendo i portatori di palla, eseguendo alla lettera gli ordini di Mihajlovic. La squadra gioca con la difesa molto alta, rischiando però le taglienti ripartenze del Milan che trova il vantaggio al 9' proprio con Seedorf, abile a infilare nel sette sull'assist di testa di Pato. All'11' il "Papero" si mangia il 2-0 facendosi chiudere lo specchio della porta da Boruc. Il copione è fin troppo chiaro: rossoneri rabbiosi come nel derby; disposti a tutto pur di chiudere in anticipo il match. Ma la Fiorentina ha la forza di tenere il campo con un pressing furioso costringendo i primi della classe a difendersi con i denti per un buon quarto d'ora. Notevoli i cross dalla sinistra di Vargas, l'unico viola però ad avere i piedi buoni. La sfuriata dei padroni di casa si riassume in un tentativo di Ljaijc dalla distanza, ma Abbiati gli nega il gol deviando in angolo sul primo palo. Il Milan guadagna metri e finalmente ritrova le scintille di Ibra e Boateng, fino a quel momento poco reattivi. Il gol del 2-0 è infatti un congegno spettacolare di movimenti e classe: il colpo di tacco di Prince per Ibra, la palla che torna al ghanese pronto a mettere in mezzo all'area per Pato che questa volta non sbaglia.


PAZZESCO IBRA — Sotto di due gol, Mihajlovic prova a dare uno scossone alla squadra inserendo all'inizio della ripresa Babacar per il fragile Ljaijc. Il giovane senegalese classe 1993, inaugura la serata con un contrpiede che esaurisce con un debole rasoterra a lato. Il Milan dal canto suo amministra il gioco. Ragiona e poi scatena tutta la sua classe. Nel giro di due minuti, al 7' e al 9', Ibra manca il 3-0 abbastanza clamorosamente; in entrambi i casi allargando troppo il diagonale a tu per tu con Boruc. Resta in ogni caso da antologia la triangolazione con Pato in occasione della seconda occasione fallita dallo svedese. Nella Fiorentina entrano anche Kroldrup e Behrami (out Natali e Donadel), utili per chiudere gli spazi. I viola non si tirano indietro, anche se collezionano solo cross. Protestano poi per un presunto fallo di Seedorf su Comotto, con il risultato di guadagnare grinta e il gol che riapre la partita. Lo segna Vargas con un tiro dal limite, sulla grande respinta di Abbiati, complice una deviazione di Gattuso, subentrato poco prima a Boateng. Ma il pasticciaccio lo combina ancora una volta Ibra: prima si fa ammonire per un fallo stupido, poi addirittura espellere al 42' con un rosso diretto. Gli ultimi minuti sono da infarto, ma i rossoneri, non è la prima volta, gestiscono con il sacrificio gli ultimi minuti e conquistano tre punti meritati in inferiorità numerica. Il Napoli torna sotto di tre punti; l'Inter di cinque. La marcia-scudetto continua.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
12/04/2011 16:41
 
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SERIE A 2010/2011 32ª Giornata (13ª Ritorno)

Anticipo del 09/04/2011
Inter - Chievo 2-0
Udinese - Roma 1-2
Incontri del 10/04/2011
Juventus - Genoa 3-2
Bari - Catania 1-1
Bologna - Napoli 0-2
Cagliari - Brescia 1-1
Lazio - Parma 2-0
Palermo - Cesena 2-2
Sampdoria - Lecce 1-2
Fiorentina - Milan 1-2

Classifica
1) Milan punti 68;
2) Napoli punti 65;
3) Inter punti 63;
4) Lazio punti 57;
5) Udinese punti 56;
6) Roma punti 53;
7) Juventus punti 51;
8) Palermo punti 44;
9) Cagliari punti 43;
10) Fiorentina punti 42;
11) Bologna(-3) punti 40;
12) Genoa punti 39;
13) Catania e Chievo punti 36;
15) Lecce punti 34;
16) Parma e Sampdoria punti 32;
18) Cesena punti 31;
19) Brescia punti 30;
20) Bari punti 21.

(-3) punti di penalità.
17/04/2011 00:02
 
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Roma, batosta all'Olimpico
Hernandez gioia Palermo

I giallorossi perdono 3-2 e buttano un'occasione d'oro per sperare ancora nel quarto posto. In vantaggio con Totti su rigore, prima vengono raggiunti con la rete di Pinilla sempre dal dischetto, poi affondati dalla doppietta di Hernandez. Allo scadere il gol di Vucinic

ROMA, 16 aprile 2011 - Che batosta. La Roma, che sembrava poter ancora dire la sua dopo la vittoria di Udine, prende tre schiaffoni all'Olimpico dal Palermo. Finisce 2-3, rigori di Totti e Pinilla, doppietta di Hernandez (classe 90, ma non è più una sorpresa) e gol di Vucinic. I giallorossi restano a 4 punti dal quarto posto occupato dalla Lazio, che domani gioca con il Catania. Era un'occasione d'oro. Buttata. Rosella Sensi, alla sua prima da ex presidente, si dispera in tribuna. Ma chissà come l'avrà presa il nuovo numero uno, Thomas DiBenedetto... I giallorossi non sono mai entrati in partita. Qualche occasione ma poca cattiveria, poco gioco. Montella punta ancora su Rosi esterno alto, lasciando in panchina Vucinic. Lo aveva fatto anche al Friuli, ma una cosa è temere le percussioni dei bianconeri in trasferta, un'altra è proteggersi da quelle di Balzaretti in casa. Tanto più in una partita da vincere ad ogni costo.


TUTTO SU RIGORE — Il primo tempo comincia con le proteste degli ospiti per la mancata assegnazione di un rigore su Pinilla fermato da Burdisso. Il contatto c'è e il difensore romanista sembra disinteressarsi del pallone, ma per l'arbitro Romeo è tutto regolare. Al 6' Sirigu dimostra di essere in giornata, intervenendo prima sul tiro dalla distanza di Riise, poi su Menez. E il portiere si ripete al 12', ancora sul francese. Dalla sua respinta nasce il contropiede del Palermo: Hernandez attraversa la difesa giallorossa come un coltello caldo nel burro ma il suo tiro termina alto. Al 20' Bacinovic in area trattiene Menez: la maglia si allunga, stavolta l'arbitro indica il dischetto e Totti firma il dodicesimo gol stagionale (7 dal dischetto). La Roma cala, il Palermo fatica, si gioca soprattutto a centrocampo e lo spettacolo ne risente parecchio. Hernandez al 30' mostra un'altra volta i limiti della difesa di Montella, ma la situazione cambia al 43', neanche a dirlo grazie a un calcio di rigore: Burdisso disturba la rovesciata di Pinilla, Romeo vede il fallo. Ed è lo stesso Pinilla che trasforma: 1-1.


CROLLO GIALLOROSSO — Nella ripresa la Roma sembra meno intorpidita e nel giro di un minuto sfiora il raddoppio con De Rossi e Menez. Ma Montella non sembra comunque contento e al 12' cambia: fuori Rosi, troppo poco offensivo (del resto è un difensore), dentro Vucinic. E quattro minuti più tardi il montenegrino si divora il gol del 2-0: dopo una discesa sulla fascia di Menez, spara alto a porta vuota. La Roma però è troppo lenta, affonda senza creare rischi, nessun inserimento imprevedibile per i giocatori di Rossi che finiscono col controllare il risultato senza correre troppi rischi. Entra anche Borriello per Menez, che però sembrava aver ingranato nel secondo tempo. L'attaccante ex Milan crea movimento in area ma è poco concreto. Il Palermo invece è concretissimo al 39': azione in contropiede Pastore-Pinilla-Hernandez con l'uruguaiano che da solo davanti a Doni non sbaglia. La Roma è sotto all'Olimpico. Il quarto posto sempre più lontano. Ci si aspetta una reazione, anche minima. Ma niente. Da parte dei giallorossi arrivano solo le proteste per un mani di Migliaccio in area. E al 46' Hernandez, lanciato ancora da Pinilla, dimostra di avere precisione e sangue freddo: doppietta per lui e 1-3 per il Palermo. Immediata, stavolta sì, la risposta della Roma, con Vucinic che approfitta dell'assist di Borriello e in diagonale batte Sirigu. Ma è tardi. Troppo tardi per guardagnare un punto, troppo tardi per pensare a un posto nella prossima Champions League.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
17/04/2011 00:11
 
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Milan, tris alla Samp
Ora è a +8 sull'Inter

Seedorf, Cassano (su rigore) e Robinho stendono la squadra di Cavasin in una gara a senso unico. I rossoneri, che perdono per infortunio Pato (contrattura) e Abbiati (contusione), si portano a quota 71. Liguri sempre più giù

MILANO, 16 aprile 2011 – Il Milan avanza al ritmo dei tre punti verso lo scudetto. Questa volta la vittima sacrificata è la Sampdoria, sconfitta 3-0 in una serata comunque oscurata dagli infortuni di Pato (contrattura ai flessori della coscia destra) e Abbiati (contusione al ginocchio) che abbandonano la gara nel primo tempo. Partita senza storia, dominata dai rossoneri che non concedono nulla ai blucerchiati, ormai in crisi profonda. E’ Seedorf a portare in vantaggio il Milan su punizione. E’ il neo padre Antonio Cassano, subentrato a Pato, a regolare i suoi conti nella ripresa segnando il 2-0 su un discusso rigore e offrendo a Robinho l’assist per il 3-0 finale che equivale a una festa perché l’Inter sconfitta a Parma precipita a otto punti, mentre il Napoli scende momentaneamente a sei.


CONTO ALLA ROVESCIA — Ma ci sono ancora sei partite: 540 minuti di passione. Allegri fa cerchio attorno alla squadra; sa di dovere rinunciare ancora a Ibra, ma può contare su Robinho che schiera al fianco di Pato come nel derby. A differenza di Firenze rientra Gattuso, mentre tocca ancora a Yepes giocare al centro della difesa con Thago Silva. Lo ha detto Allegri, “guai a perdere l’attenzione”. La Samp cerca punti come il pane. Cavasin affida a Maccarone e Pozzi le sorti dell’attacco, con una retroguardia massiccia che ha il compito di tamponare la cavalleria pesante rossonera, nel tentativo di trovare varchi nel contropiede.


SOLO MILAN — Ma l’angolo conquistato da Pato dopo 16 secondi è un presagio. La partenza del Milan è una scheggia impazzita che la Samp non controlla. I blucerchiati impiegano 5 minuti per superare la metà campo, ma solo di una decina di metri. Si gioca a senso unico, ma i rossoneri vanno a sbattere contro il mucchio schierato da Cavasin nella sua trequarti. Il Milan a caccia di una soluzione cambia spesso passo e varia nella manovra, alternando al gioco verticale quello orizzontale, ma senza trovare spazi utili. Al 16’ la Samp al suo primo vero affondo conquista il suo primo angolo, da cui scaturisce il colpo di testa di Tissone che Abbiati addomestica. Molto più pericoloso l’esterno destro di Pozzi alto sopra la traversa; come dire: guai a perdere l’attenzione. Due tentativi che incidono probabilmente nel nuovo infortunio di Abbiati costretto a cedere i pali ad Amelia al 19’; sostituzione che precede il vantaggio del Milan. Lo firma Seedorf su punizione dal limite: tiro a effetto che si infila tra il secondo palo e l’impacciato Curci. Rete meritata che dilata lo straordinario momento dell’olandese, autentico leader della squadra. La Samp dal canto suo ammazza il gioco erigendo barricate che non permettono ai rossoneri di regalare un ritmo costante alla manovra. E nel gioco spezzettato, dopo Abbiati, salta anche Pato che al 41’, nello stadio ammutolito e preoccupato, lascia il posto a Cassano.

FANTANTONIO — Il passaggio del testimone viene illuminato al 5’ della ripresa dallo straordinario passaggio del barese a Robinho che spreca tutto spedendo alle stelle a tu per tu con Curci la palla del 2-0. Il brasiliano ci riprova a botta sicura, ma Curci si supera respingendo la palla con un volo plastico. Gol che è comunque nell’aria anche se arriva su un rigore concesso da Celi per un fallo di mano di Volta su colpa di testa di Yepes. La Samp non ci sta e digrigna i denti davanti all’arbitro; per i ragazzi di Cavasin il fallo ci sarebbe stata una irregolarità di Yepes. Fischietto che non traballa e Cassano infila sotto la traversa. E’ la sua serata. Trippi indizi: tocchi morbidi, palla addomesticata. Al 17’ Seedorf pesca papà FantAntonio sulla linea di fondo: pallonetto smorzato da Gastaldello e palla spinta in rete da Robinho che non può fallire. Il gol spezza definitivamente le reni alla Samp e permette ad Allegri di concedere spazi alla gloria: per Van Bommel, ancora una volta impeccabile, che cede il posto a Pirlo, accolto da un boato dopo la lunga assenza. Il play partecipa al gioco e al 34’ innesca l’azione di Cassano che scambia con Boateng per poi concludere su Curci. Poi è solo possesso palla dei rossoneri con il gol fallito da Cassano al 90’ dopo uno stop di petto da antologia. Per la Samp, invece, un nuovo salto nel buio.

dal nostro inviato
Gaetano De Stefano


Fonte: gazzetta
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