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SUPERSAGGIO
Cerci non basta alla Viola
Ramirez, scossa Bologna

Finisce 1-1 la partita di mezzogiorno al Franchi: avanti la Fiorentina con l'ex romanista, al quinto gol nelle ultime quattro gare, poi replica dell'uruguaiano (espulso in seguito). Di Vaio sbaglia un rigore

FIRENZE, 15 maggio 2011 - Restano un po' tutti con l'amaro in bocca. La Fiorentina, che voleva chiudere meglio la stagione al Franchi; e il Bologna stesso, che con un punto non può ancora dirsi salvo (in attesa delle partite di oggi). L'1-1 finale esalta i due folletti delle due squadre, Cerci e Ramirez, anche se Di Vaio sbaglia quel rigore che potrebbe già tranquillizzare i rossoblù. Partita bruttina, comunque, nel complesso, sotto la pioggia.

CERCI DA PAURA — Cinque gol nelle ultime quattro partite, e scusate se è poco. Da un mese a questa parte nessuno sta viaggiando come Alessio Cerci: e perché non si dica sempre che abbia solo il sinistro, stavolta fa centro di testa. Zuccata vincente, in ginocchio, su cross di Vargas da sinistra; Cherubin, nell'occasione, viene superato e uccellato in poche zolle. L'azione, comunque, è emblematica del primo tempo della Fiorentina: gran gioco sulle fasce, terzini bolognesi in difficoltà (Moras su tutti) e buon possesso palla.

CAMBIO RISOLUTORE — Dopo aver regalato un tempo alla Fiorentina, Malesani (che qui ha lasciato ottimi ricordi) mischia le carte. Toglie Moras e mette Ramirez, arretrando Casarini in difesa. Mossa a dir poco azzeccata, perché l'uruguaiano ci mette cinque minuti a pareggiare, incornando di testa un cross di Perez. Anche qui, un difensore finisce dietro la lavagna: è De Silvestri, che salta fuori tempo e si fa superare da Ramirez, che proprio un gigante non é. Dopo 560 minuti, comunque, il Bologna torna a segnare. Record stagionale, in negativo, della Serie A.


ESPULSIONI — Ancora più dietro la lavagna finisce Kroldrup, che frana su Di Vaio in contropiede e lo abbatte in area. Rigore, espulsione per il danese (la seconda stagionale) e occasione d'oro per Di Vaio. Che però calcia in Curva Fiesole: terzo errore su quattro tentativi dal dischetto per l'attaccante del Bologna, che ultimamente non ne azzecca una. La partita quasi si spegne qui, anche se gli ospiti meriterebbero un secondo rigore: Vargas aggancia Ramirez, che salta come fosse punto da un calabrone e insospettisce l'arbitro, che lo ammonisce. L'uruguaiano protesta troppo e becca il secondo giallo, più il conseguente rosso. Il premio "calcio al secchio del latte appena munto" va di diritto al buon Gastone. Certo, Giannoccaro oggi non ha convinto quasi mai, tollerando diverse entratacce da dietro dei giocatori del Bologna, specie nel primo tempo.

NEBBIA — Nonostante la parità numerica riacquisita, la Fiorentina non spinge più di tanto in cerca della vittoria. Montolivo è spento, Gilardino si fa male nel finale del primo tempo e Mihajlovic alleggerisce ulteriormente (troppo) l'attacco con Santana; aggiungeteci il fantasma di Mutu ed ecco spiegata la nebbia viola nella ripresa. Ma forse nessuno dei quattro giocatori appena citati si rivedranno al Franchi tra qualche mese.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
15/05/2011 19:31
 
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SUPERSAGGIO
Il Palermo gela Marassi
E per la Samp è Serie B

I rosanero vincono 2-1 a Genova e, complice il successo del Lecce a Bari, condannano i blucerchiati alla retrocessione

GENOVA, 15 maggio 2011 - Vent'anni dopo l'unico e storico scudetto, la Sampdoria torna ancora una volta in Serie B. Lo fa nel modo più amaro, in una stagione che era partita con ben altri presupposti. A Marassi il Palermo vince 2-1, con i gol di Miccoli e Pinilla intervallati dal pareggio di Biabiany. Ma la vittoria del Lecce a Bari condanna i genovesi alla retrocessione.


SAMP A TRAZIONE ANTERIORE — Senza gli squalificati Mannini e Ziegler, Cavasin mette in campo una Sampdoria a trazione anteriore, con due molto offensive come Biabiany e Ziegler a sostenere le punte Pozzi e Maccarone. In difesa confermato Da Costa tra i pali, con Zauri e Laczko esterni e la coppia di centrali Volta-Lucchini. A centrocampo, al fianco di Palombo, Tissone vince il ballottaggio con Poli. Con Macheda infortunato, in panchina non ci sono punte di riserva. Nel Palermo fresco di qualificazione alla finale di Coppa Italia, Rossi fa riposare diversi titolari: in porta Benussi prende il posto dell'infortunato Sirigu e fa il suo debutto stagionale in campionato; out anche Balzaretti, in difesa giocano Cassani, Munoz, Goian e Darmian; a centrocampo Migliaccio, Liverani e Nocerino, con Ilicic mezza punta alle spalle di Hernandez e Miccoli. In panchina fra gli altri ci sono Bovo e Pastore ma anche il primavera Nappello.


MICCOLI GELA MARASSI — La Sampdoria parte con motivazioni infinitamente superiori agli ospiti e in campo si vede: i blucerchiati giocano con più intensità, assediano a lungo l'area del Palermo senza trovare la via della rete. Al 10' splendido lancio di Palombo per Maccarone che scatta sul filo del fuorigioco ma controlla malissimo e non riesce a sfruttare la bella occasione. Tre minuti dopo Tissone supera Liverani e prova il destro da fuori area, con il pallone che finisce sul fondo molto vicino al palo. Al 15' si vede il Palermo: Darmian affonda sulla sinistra e tocca al centro per Ilicic che in buona posizione non aggancia, alle sue spalle arriva Nocerino che calcia male. Biabiany funziona meglio nel ruolo di esterno che da punta e lo si vede al 17', quando parte in progressione, affonda al centro superando due difensori ma al momento del tiro ciabatta sul fondo. Al 20' Cavasin perde Lucchini: il difensore centrale, caduto male nei primissimi minuti di gioco, ha un problema al ginocchio; al suo posto entra Gastaldello. La grande spinta della Samp si concretizza al 30': bella manovra, cross di Guberti per Maccarone che prolunga per Pozzi, l'attaccante blucerchiato mette dentro ma il guardalinee sbandiera un fuorigioco inesistente. Proteste, polemiche, Pozzi si inginocchia davanti all'assistente quasi a supplicarlo di cambiare idea, ma naturalmente non c'è verso. La doccia fredda non spegne la voglia della Samp, che continua a spingere. Ma al 46', nel primo dei due minuti di recupero, scende il gelo su Marassi: la difesa blucerchiata non chiude bene su Ilicic che di prima pesca Miccoli in area, diagonale dell'attaccante salentino e Da Costa fulminato. Prima del fischio che manda le squadre al riposo c'è tempo per un'altra occasione per la Samp: cross di Biabiany e colpo di testa di Pozzi parato da Benussi.

PINILLA CHIUDE I CONTI — Si riparte e la Samp centra subito il pareggio. Calcio d'angolo, mischia in area, colpo di testa di Biabiany e gol. Il francese, nel saltare, butta giù nettamente Benussi, la carica sul portiere è evidente ma l'arbitro Mazzoleni convalida. A pensar male si potrebbe evidenziare una compensazione per il gol regolare annullato ai blucerchiati nel primo tempo, ma tant'è. La gioia di Marassi dura poco: a Bari il Lecce passa in vantaggio e la classifica dice che la Samp sarebbe in B. La squadra di Cavasin continua a fare la partita, ma la stanchezza dopo un primo tempo a tutta comincia a farsi sentire e il morale è sotto i tacchi. I blucerchiati hanno una fiammata poco dopo la mezz'ora: prima Guberti con un destro violento impegna Benussi, poi sul corner Pozzi mette dentro sottoporta ma sul tocco di Biabiany l'attaccante era in fuorigioco. Nel finale, dopo il raddoppio del Lecce a Bari, la Samp cede fisicamente e psicologicamente e il Palermo sfiora a ripetizione il gol fino al 41', quando Pinilla gela lo stadio: blucerchiati tutti in avanti per un calcio d'angolo, il Palermo recupera palla e parte in contropiede, tre contro uno, Hernandez tocca per Pinilla che da due passi batte Da Costa. Nel finale c'è spazio solo per qualche rissa in campo e per le lacrime, in gradinata, dei tifosi della Samp. Ma anche in campo scorrono le lacrime: sono quelle del capitano Angelo Palombo, che si avvicina ai tifosi sugli spalti e, piangendo, chiede scusa.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
15/05/2011 19:38
 
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Disastro Juve: Europa lontana
Giovinco, la vendetta dell'ex

Al Tardini gli emiliani vincono 1-0 grazie al gol dell'ex che significa aritmetica permanenza in serie A. Una Juve ancora deludente rischia di non giocare le coppe nella prossima stagione, come successo l'ultima volta ai tempi di Maifredi

MILANO, 15 maggio 2011 - La Juventus perde a Parma partita e, probabilmente, Europa. Un gol dell'ex Giovinco mette ulteriore sale sulle ferite provocate da una stagione disgraziata sulla pelle di squadra e tifosi bianconeri. La Juve di Delneri rischia di fare la storia, ma nel capitolo sbagliato. Il gol al 95' del Catania alla Roma rimanda il verdetto, ma, a meno di miracoli sportivi, non si qualificherà per le coppe europee sul campo (Calciopoli esclusa, dunque): non succede dalla stagione 1990-91. Dai tempi della Juve di Maifredi. Rimasta, appunto, nella mente di tutti, finora, come paragone negativo. E che ora "rischia" di essere spodestata da questa: allora i bianconeri giocarono una semifinale di Coppa Coppe, eliminati dal Barcellona, questa squadra è stata addirittura eliminata dal Lech Poznan nella fase a gironi di Europa League.


Al Tardini finisce 1-0: significa che il Parma è salvo. Mancava solo l'aritmetica, è arrivata. Grazie all'uovo di Colomba: chiusura dei varchi, squadra accorta, pronta a ripartire con i brevilinei uomini d'attacco: Giovinco su tutti, ma anche Bojinov e Candreva. E la Juve, che non ha difensori rapidi, ha pagato un conto salato: progetto tattico facile facile, ma che non ha trovato contromisure. Il Parma ci ha messo la voglia degli ex, e quella di festeggiare la permanenza in serie A davanti ai suoi tifosi. Stridente il contrasto con l'atteggiamento della Juve. Se le lacune di gioco - un refrain in questo campionato - sono imputabili anche a carenze strutturali, la mancanza assoluta di grinta, l'atteggiamento remissivo inspiegabile (vincendo avrebbe agganciato la Roma e messo le mani sui preliminari di Europa League grazie agli scontri diretti favorevoli) non è scusabile. L'unica nota positiva per la Juve è che da adesso può solo risalire: ha ufficialmente toccato il fondo.


OCCASIONI PARMA — Il primo tempo è tutto a tinte gialloblù. Quelle dei padroni di casa. Che giocano meglio a centrocampo - dove la Juve è rimaneggiata, senza Marchisio e Krasic, squalificati, e Aquilani, infortunato - e sono pericolosi con i pesi piuma Bojinov e Giovinco, due ex. Il bulgaro sfiora la rete deviando un angolo da sinistra, Buffon para, per gli emiliani oltre la linea di porta. Per l'arbitro no. E allora, siccome comanda lui, pericolo scampato, per la Juve. Che però continua a dormicchiare. Gioca a basso ritmo, non azzecca due passaggi di fila neanche per sbaglio, in avanti fa scena muta fino al 39' quando un tiro potente, ma centrale, di Melo è alzato sopra la traversa dall'ennesimo ex, Mirante. Ma il portiere più impegnato, quello che si prende la vetrina - chissà se stimolato dalle parole di Elkann di ieri - è Buffon: provvidenziale su Giovinco, che si fa rimpiangere con il suo moto perpetuo da trequartista che mette in affanno tutta la retroguardia bianconera, statica e poco protetta da un centrocampo in cui il meno peggio è il bambino Giandonato, ed è tutto dire. Lo schema preferito dai padroni di casa è la palla persa di Felipe Melo. Quella che lancia l'azione di Giovinco (sui cui sviluppi Barzagli salva a portiere battuto sul tap in di Dzemaili), quella che arriva per tre volte, spesso e malvolentieri, dopo la classica percussione centrale palla al piede, favorendo le ripartenze rapide. All'intervallo è 0-0. Parma volitivo, Juve pessima. Ma non è una notizia, di questi tempi.


PERLA GIOVINCO — Dopo 10' della ripresa, in cui il Parma continua a dimostrarsi più motivato, perlomeno nei fatti, al di là delle intenzioni, Delneri cambia. Fuori Giandonato, dentro Traore, con Pepe che va a giocare da centrale di centrocampo. Un inedito. Che non può funzionare. La Juve ora qualcosina fa, la soita punizione pericolosa di Del Piero, un tocco di Martinez, ancora deludente, che non sfrutta un rimpallo e si fa ipnotizzare da Mirante. È l'ultimo atto della partita del Malaka: sarà sostituito da Toni. Perchè c'è bisogno di una punta, perchè nel frattempo la Juve ha preso gol, inevitabile sbocco della corrente della partita. L'ha segnato il migliore in campo: Giovinco. La Formica Atomica realizza il settimo gol del suo campionato con un destro splendido da fuori area: potente e preciso. Stavolta Buffon può solo guardare. Parma in vantaggio. Con la salvezza in pugno. Non succede più niente: la Juve non ha la forza di reagire. Solo un colpo di testa fuori di Toni: neanche uno scatto di orgoglio o di rabbia. Addio (sostanziale) dall'Europa con l'encefalogramma piatto.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
15/05/2011 19:48
 
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Udinese quasi in paradiso
Isla e Asamoah firme Champions

In casa del Chievo ottimo primo tempo della squadra di Guidolin: una traversa con Di Natale, lo squillo del centrocampista svizzero, altre tre occasioni. Nella ripresa Handanovic salva su Fernandes, poi la bomba di Asamoah: per i friuliani la Champions è in cassaforte

MILANO, 15 maggio 2011 - Il Giro dell'Udinese è a un passo dalla maglia rosa. Il Bentegodi era l'ultimo cancello verso il paradiso. Da una parte il belvedere della Champions, dall'altro il lungomare dell'Europa League (e comunque non si butta via niente). Isla, uno dei gregari più preziosi della squadra di Guidolin (alla panchina numero 800 in carriera), spiana la strada oltre il cancello. Asamoah, altro uomo di fatica e sul quale puoi sempre contare, tira la squadra nel finale e firma il gol-tranquillità. L'Udinese passa in casa di un Chievo con la testa e lo spirito già alle vacanze, e risponde a distanza alla vittoria della Lazio (nell'anticipo di ieri pomeriggio) eliminando la Roma dalla corsa alla Champions (colpa della sconfitta a Catania).


IL DISPETTO DI ISLA — Il primo squillo di tromba è di Abdi (al 3'), l'ultimo giro di pianoforte del maestro Di Natale (al 41'). In mezzo tanta, troppa, a volte in modalità-sciupona, Udinese. Il primo atto della sfida del Bentegodi è un romanzo tutto in bianco e nero. Gradazione che non sta per partita d'altri tempi, ma sta per copione, musica e parole tutti di marca Udinese. Prevedile, certo, con sul piatto motivazioni così distanti (Udinese a caccia di punti-Champions, Chievo già salvo) che hanno scavato le differenze (anzi una trincea) tra le due squadre. Chievo troppo arrendevole, in un clima di festa creato dai tifosi di casa per il decimo campionato di serie A e la nuova salvezza. L'Udinese dal canto suo crea tanto, ma segna poco: solo un gol, al 28' con Isla, sull'azione più rocambolesca tra le almeno cinque nette e pulite occasioni prodotte. Abdi, novità di giornata schierato da Guidolin al posto di Sanchez, è il primo lampo verso la porta di Sorrentino. Poi Armero (al 16'), chiuso dal portiere del Chievo; sfortunato il capitano: per Di Natale solo traversa (al 22') e per pochi centimetri diagonale sul fondo nel finale (al 41').


NUMERI UNO — Totò ne ha fatta di strada, ne ha suonata di musica e soprattutto ne ha fatti di gol (quest'anno 28 in campionato, che gli valgono il trono di capocannoniere). Eppure la voglia e il vizio non gli sono per nulla passati. Così, pronti-via, e proprio il capitano dell'Udinese ha la grande occasione per raddoppiare (al 6'), sulla quale si oppone un Sorrentino in formato super. L'Udinese controlla, il Chievo non reagisce. Il vantaggio maturato grazie ad Isla scivola via ad andamento lento. Poi un lampo del Chievo: colpo di testa potentissimo di Fernandes (al 19'), ed Handanovic è strepitoso in volo sulla linea di porta. Le chiavi del paradiso arrivano nelle mani di Guidolin dai guantoni dello sloveno. La firma d'autore, pero', è un assolo spremuto nel finale. Ispirazione e regia portano la firma di Asamoah (al 30'): la bomba è micidiale, e la Champions diventa un'immagine sempre meno sfocata. In bianco e nero.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
15/05/2011 19:51
 
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Il Catania vince al 95'
La Roma saluta la Champions

I giallorossi passano nel primo tempo con Loria, ma i siciliani sempre in partita, nella ripresa pareggiano con Bergessio e in pieno recupero trovano il gol della meritata vittoria con Gomez

CATANIA, 15 maggio 2011 - Champions addio. La Roma viene battuta 2-1 a Catania e ora si gioca un posto in Europa League con la Juventus, con cui è in svantaggio negli scontro diretti. Una vittoria meritata quella dei siciliani, sotto nel primo tempo per un gol di Loria, ma sempre in partita e vicini al gol almeno in cinque occasioni, palo e traversa compresi. Di Bergessio il meritato gol del pareggio che già annullerebbe tutte le speranze di Champions; di Gomez, al 95', la rete che chiude il conto a favore dei ragazzi del "Cholo" Simeone.


TOTTI CON BORRIELLO — Ecco la classica partita dove le motivazioni ci sono sempre. Soprattutto per il Catania che con la Roma sembra avere un conto aperto. Schierata con il tridente Gomez-Maxi-Bergessio, con la salvezza ormai in banca, la squadra di Simeone affronta i giallorossi a muso duro, esibendo subito un pressing rabbioso e veloce. Vincenzo Montella che va a caccia di un difficile preliminare Champions, ha gli uomini contati e soprattutto schiera un inedito centrocampo con Rosi preferito al claudicante Pizarro. In attacco mette in fila Totti e Borriello, quest'ultimo reduce da una notte di febbre. Ma la sfortuna è in agguato e già al 3' Juan chiede la sostituzione per un problema muscolare. Entra Loria. Quasi un segno del dio del pallone, perché da lì a poco il roccioso difensore diventerà protagonista. Non prima però, al 10', di assistere al palo colpito da Maxi e alla respinta di Doni su Bergessio.


LORIA IN CATTEDRA — I giallorossi rispondono con lunghe verticalizzazioni ovviamente gestite da Totti e dimostrano di trovarsi a loro agio sulla fascia destra. Non a caso il gol del vantaggio romanista nasce sulla corsia di Cassetti. Punizione di Totti che scodella in area e girata di testa di Loria che infila alla sinistra di Andujar. Il gol permette alla Roma di addomesticare la partita o meglio di provarci. Al Catania non resta invece che alzare il baricentro rischiando però il contropiede. Al 30' il cambio è obbligato anche per Simeone, costretto a sostituire Spolli con Terlizzi; anche in questo caso i problemi sono di origine muscolare. Ma è innegabile che, nonostante lo svantaggio, a fare la partita sia il Catania che mette in fila occasioni su occasioni: come la traversa spizzicata da Ledesma poco dentro il limite e, nel recupero, la sconcertante doppia occasione sprecata prima da Terlizzi che si fa respingere da due passi la palla da Doni, la seconda da Potenza che sulla respinta mira alto.


LODI CAMBIA IL VENTO — La ripresa parte con l'ovvia sostituizione di Borriello, debilitato da un virus influenzale, con Vucinic, anche se, come è logico, è il Catania a cercare con rabbia il pareggio. Non c'è la lucidità del primo tempo, ma la squadra di Simeone spinge coralmente e mette affanno ai giallorossi. Dentro anche Pizarro per Greco, mentre nel Catania entrano Ricchiuti e Lodi (out Biagianti e Terlizzi). Ossigeno e muscoli che regalano ulteriore forza al pressing dei siciliani che assediano la Roma e al 33' raggiungono il meritato pareggio: l'assist è di Lodi - palla perfetta -, il gol di Bergessio che colpisce di nuca e infila sotto la traversa. Ma è solo l'inizio. Con la bava alla bocca il Catania alza addirittura il ritmo e dopo il colpo di testa di Doni parato da Andujar al 95' arriva il gol di Gomez che irrompe in area e infila con un diagonale chirurgico. Come vincere uno scudetto. Delirio al Massimino!

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
15/05/2011 19:55
 
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Festa Lecce, è salvo!
Bari messo k.o. da Jeda

Il Lecce si porta a quota 41, a + 5 dalla Sampdoria sconfitta dal Palermo. Gli uomini di De Canio si salvano grazie a due gol di Jeda (7' e 34'), il secondo deviato in rete da Masiello

MILANO, 15 maggio 2011 - Il Bari per l'onore, il Lecce per la salvezza. Entrambi per la rivalità, perché un derby è sempre un derby. La spuntano gli uomini di De Canio, che grazie a due gol di Jeda nella ripresa (il secondo deviato in rete da Masiello) allunga a 5 i punti di distacco sulla Sampdoria, guadagnandosi aritmeticamente la permanenza in serie A.


SCHIERAMENTI — Speculari gli schieramenti in campo al fischio di inizio. Mutti schiera Bentivoglio dietro alla coppia d'attacco Huseklepp-Romero, nel 4-3-1-2 del Lecce è Bertolacci l'uomo regista che deve innescare Di Michele e Chevanton (preferito da De Canio a Jeda). Nel corso del primo tempo però ci saranno diverse sostituzioni a causa di infortuni di gioco: Nel Bari Alvarez entrerà per Romero, gli ospiti dovranno invece rinunciare a Bertolacci (stiramento) e Olivera (da verificarne le condizioni): al loro posto Munari e Brivio, con forzato rialzamento della posizione di Mesbah a esterno di sinistra a centrocampo.

POCHE EMOZIONI — Il primo tempo è equilibrato, davvero poche le emozioni. Il Lecce parte forte, in avvio di partita è evidente la volontà di portare a casa i tre punti. Vives limita la manovra di Bentivoglio, Tomovic spinge parecchio sulla sinistra, Di Michele appena può ci prova. Ma di occasioni nitide in realtà ce ne sono ben poche, perchè il Bari è bravo a chiudere gli spazi e Gillet è in gran forma. Alla mezz'ora, dopo un quarto d'ora di noia pura, la ciccata clamorosa di Kopunek, che incredibilmente non arriva a toccare in rete su cross di Huseklepp. Il Lecce è scosso. Ma a volte le scosse ridanno vita. E allora gli ospiti tornano ad attaccare e al 44' arriva la fiammata di Mesbah: il suo sinistro è il brivido maggiore del primo tempo, che si chiude con il boato del settore del Lecce per il vantaggio del Palermo sulla Sampdoria.


I GOL — Nella ripresa la partita si infiamma. Il Bari non vuole fare regali e attacca. Il Lecce apprende del pareggio della Sampdoria e decide che è il momento di sbloccare il risultato. Jeda va così in gol dopo soli 7': su calcio d'angolo il suo colpo di testa arriva dove Gillet non può nulla. Il vantaggio porta ancora più forza e convinzione agli ospiti. E il miracolo in scivolata di Belmonte sull'azione coordinata di Vives-Tomovic e Jeda è solo l'annuncio di quello che avverrà al 34': il raddoppio. Aiutato, in realtà da un tocco di Masiello, che devia in autogol un sinistro di Jeda. Già, ancora Jeda,, uomo gol e protagonista del match. Di Michele non risparmia altre belle giocate, e il Bari, seppur più vivo rispetto al primo tempo, ormai non può più nulla.

VERDETTO FINALE — Il campo, dove il gioco per due minuti deve essere fermato da Morganti per i petardi degli ultras, ha ormai emesso il suo verdetto. Il Palermo, che alla fine batte la Samp regalando ai salentini la serie A anche per l'anno prossimo, lo rende ancora più amaro. Ai padroni di casa, neanche l'impresa di salvare il salvabile, l'onore e la maglia con una vittoria nel derby, è riuscita. Dunque fuori a testa bassa. Perché il San Nicola è nelle mani dei cugini. E dei loro tifosi, che festeggiano una vittoria meritatissima, ma, soprattutto, i 41 punti nella cassaforte del Lecce. 41 punti che si leggono così: "Salvezza".

Francesca Salsano

Fonte: gazzetta
15/05/2011 19:59
 
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Delirio a Cesena: è salvezza
Giaccherini decide col Brescia

I bianconeri vincono 1-0 con un gol nella ripresa dell'attaccante e si guadagnano la certezza della permanenza in A

CESENA (Fc), 15 maggio 2011 - Ficcadenti aveva chiesto la ciliegina sulla torta e ciliegina è stata. Il Cesena vince in casa per 1-0 contro un Brescia che ha il merito di giocare con dignità e il Manuzzi può esplodere in un boato assordante per festeggiare la permanenza in serie A. Giaccherini, complice una deviazione di Bega, segna la rete che vale tre punti e archivia una stagione superlativa.


LE SCELTE — Ficcadenti sceglie il consueto 4-3-3 per domare un Brescia che, in realtà, non può più avere pretese. Il mister del Cesena può contare sul recupero di Ceccarelli, reduce da un affaticamento, mentre deve fare a meno di Colucci, acciaccato, e dello svizzero Von Bergen in mezzo alla difesa, fermo per un problema muscolare alla coscia destra. Ad affiancare Pellegrino c'è Felipe, che rientra dopo un mese di stop. A centrocampo c'è Sammarco con i soliti Caserta e Parolo, mentre in avanti tutto nasce dalla testa e dai piedi del duo Jimenez-Giaccherini, a supporto della boa centrale Budan. Ben diverso lo spirito del Brescia che poco può pretendere ormai dal suo 3-5-2, se non una prova d'orgoglio. L'intenzione di Beppe Iachini, senza gli squalificati Diamanti e Lanzafame, è quella di dare minuti a chi ha giocato meno e mettere in vetrina qualche giovane, come Daprelà, Leali e Jonathas subito in campo. Per il resto c'è poco da inventare.


TRE PUNTI PER LA FESTA — Il numero magico è 43. Come i punti che servono al Cesena per assicurarsi un'altra stagione in A. L'impresa, ora, non è certo titanica: con due partite da giocare – Brescia e la trasferta da un Genoa appagato – ci sono appena tre punticini da fare. Una vittoria chiuderebbe tutti i conti immediatamente e darebbe un senso alla cavalcata, impensabile fino a qualche mesetto fa, di cui si è resa protagonista la squadra di Ficcadenti: 19 punti nelle ultime 11 partite, 3 vittorie, 1 pareggio e la sola sconfitta rocambolesca con l'Inter nelle ultime 5 uscite descrivono alla perfezione l'entusiasmante svolta romagnola. Il merito è stato quello di crederci, ma l'opera va completata. A Brescia, invece, è tutto deciso. Lo scossone c'è stato domenica scorsa, con la sconfitta nello spareggio salvezza col Catania, e la parola “retrocessione” ronza fastidiosamente nelle orecchie ormai da una settimana.

IL PRIMO TEMPO — Inizio col botto del Cesena, che subito al primo minuto spaventa Leali, portierino classe 93’ al debutto. Parolo, infatti, su punizione lascia andare una staffilata, ma l’estremo difensore del Brescia vola e riesce a deviare la palla sulla traversa. I bianconeri provano a mettere pressione alla squadra di Iachini che, mano a mano che passano i minuti, prende maggiore confidenza e gioca con la tranquillità di chi non ha nulla da perdere perché ormai ha perso tutto. Il Cesena scalpita, si rende vivace con Jimenez che prova a ispirare i suoi e con Parolo, abile a far esplodere il suo destro insidioso dalla distanza in più di un’occasione, tanto per far presente che il suo nome non è stato accostato a caso a movimenti di mercato. Il Brescia impensierisce Antonioli con il solito Caracciolo, autore di una punizione al veleno che finisce poco lontana dall’incrocio. I minuti passano, i lombardi dimostrano una grande dignità e allontanano i pensieri di arrendevolezza dei maliziosi. Il Cesena fatica e manca in lucidità, ma insiste. L’episodio più importante è quello che, in realtà, non c’è: al 31’ Jimenez tenta l’azione personale, Hetemaj lo mette giù in area, Celi non fischia il calcio di rigore e i ventimila del Manuzzi gridano inferociti, mentre l’azione prosegue. Nell’ultimo quarto d’ora la partita non cambia e, proprio quando l’arbitro manda tutti negli spogliatoi sullo 0-0, le orecchie alla radiolina possono esultare: la Samp perde col Palermo. Così sarebbe salvezza matematica.


GIACCHERINI GOL — E’ paradossale, eppure è proprio così. All’inizio della ripresa è il Brescia la squadra che sembra più determinata in campo, mentre il Cesena soffre la compattezza dei lombardi. La frenesia sembra avere la meglio: al 7’ Vass per poco non infilza Antonioli, poco dopo la Samp pareggia e il Lecce va in vantaggio. Proprio quando tutto pare girare storto, il Cesena riesce a tirarsi fuori dalla sabbie mobili con Giaccherini, un po' in ombra nei primi 45 minuti. L’esterno del Cesena raccoglie al limite una palla di Budan, bravo a affondare sulla sinistra, e lascia partire il tiro. Bega prova a immolarsi in scivolata, ma è proprio una sua deviazione che beffa Leali. E’ il 15’ e il tabellone segna l’1-0 che potrebbe valere una stagione. Dopo la rete del vantaggio i romagnoli possono giocare con meno patemi, il ritmo prevedibilmente subisce una frenata pazzesca e l’obiettivo sembra a portata di mano. Quando il Cesena pregusta la festa, Daprelà scodella in mezzo un cross, Caracciolo vola a anticipare di testa Felipe e la palla carambola addosso al neoentrato Santon, lesto a intervenire in seconda battuta quasi sulla linea di porta per impedire la beffa. Finisce con questo tuffo al cuore e il Manuzzi in piedi, a cantare: “Orgogliosi di voi”.

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
16/05/2011 00:39
 
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Napoli e Inter giocano un'ora
Poi al San Paolo è solo festa

L'1-1 porta la squadra di Mazzarri direttamente in Champions, dopo 21 anni, ma garantisce anche ai nerazzurri il secondo posto finale in campionato. Fino al quarto d'ora della ripresa, tuttavia, è partita vera: apre le marcature un gran gol di Eto'o (35° centro stagionale), nel finale del primo tempo il pari di Zuniga. Palo di Maicon

NAPOLI, 15 maggio 2011 - A guardarlo, il risultato sembra già scritto prima del fischio d'inizio: il pari manda il Napoli direttamente in Champions e garantisce all'Inter il secondo posto. Ed è arrivato con tanto di ciliegina: l'1-1, non un sonnolento zero a zero. In realtà, per un'ora si è giocato a calcio, con entrambe le squadre decise a superarsi e tante occasioni, palo dell'Inter compreso. Così l'ultima mezzora, in presenza di un risultato di fatto appagante per tutti, diventa legittima. E apprezzata dagli stessi tifosi, pronti a esplodere di gioia al fischio finale. Con una festa in grande stile e giro di campo di Mazzarri con i suoi protagonisti, mentre in mezzo al campo il presidente Aurelio De Laurentiis si gode lo spettacolo. Del resto erano 21 anni che Napoli non vedeva la Champions, dai tempi di Maradona.


PARTITA VERA — Si parte, e appunto a Napoli, culla della pasta e della pizza, non c'è voglia di biscotto. La squadra di Mazzarri inizia veloce e aggressiva, cercando di reimpostare il suo gioco sull'inevitabile (vista la squalifica di Cavani) spostamento di Lavezzi nel ruolo di prima punta. E in affetti il Pocho esibisce due o tre spunti, ma poi, col passare dei minuti, è l'Inter a prendere le misure: il centrocampo trova il bandolo della matassa napoletana e il baricentro nerazzurro si alza. A quel punto, riecco il copione che abbiamo visto per lunghi tratti di questa stagione: palla a Eto'o, tanto poi lui si inventa qualcosa. E' quanto succede al 15', quando il camerunese riceve qualche metro più indietro della lunetta, prende la mira e trova l'angolino alla destra di De Sancits. Il Napoli reagisce ma l'Inter lo intimidisce subito con un paio di contropiede. Così per lunghi tratti la squadra di casa attacca, ma abbaia senza mordere. L'Inter, per contro, controlla con un buon atteggiamento tattico, e quando riparte semina anche il panico nella difesa napoletana, fino a prendere un palo verso lo scadere del tempo con Maicon. E' forse quell'episodio a risvegliare l'orgoglio del Napoli che tra il finale e il recupero riesce a schiacciare l'avversario nella sua metà campo mettendolo in affanno: matura così il pasticcio difensivo che offre a Maggio la possibilità di servire a Zuniga la palla del pari, da pochi passi, giusto prima del break in spogliatoio.

BOTTA E RISPOSTA ARGENTINO — Si riparte con un botta e risposta argentino: prima Milito esibisce uno slalom degno della scorsa stagione per concluderlo con un diagonale su cui è bravo De Sanctis. Poi tocca a Lavezzi convergere dalla destra per un tiro che impegna Julio Cesar. Quindi l'occasione più ghiotta per il Napoli: un Maggio su cui Leonardo forse non aveva preso tutte le contromisure va via sulla destra e mette in mezzo, Zuniga ci arriva prima di tutti ma mette fuori sul primo palo. E' l'11' della ripresa, ed è anche il momento in cui cambia il profilo "istituzionale" della partita: non più una gara di campionato ma un'amichevole. Da entrambe le parti si fa la proverbiale "accademia", cercando di far passare il tempo e di non rischiare. Leonardo ne approfitta per inserire Samuel, al rientro in campo dopo il lungo infortunio. Tanto ormai siamo a una partitella di allenamento, con i giocatori che contano i minuti che li separano dalla festa. E grande festa è.

p.l.t.

Fonte: gazzetta
19/05/2011 23:39
 
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SERIE A 2010/2011 37ª Giornata (18ª Ritorno)

Anticipi del 14/05/2011
Lazio - Genoa 4-2
Milan - Cagliari 4-1
Incontri del 15/05/2011
Fiorentina - Bologna 1-1
Bari - Lecce 0-2
Catania - Roma 2-1
Cesena - Brescia 1-0
Chievo - Udinese 0-2
Parma - Juventus 1-0
Sampdoria - Palermo 1-2
Napoli - Inter 1-1

Classifica
1) Milan punti 81;
2) Inter punti 73;
3) Napoli punti 69;
4) Udinese punti 65;
5) Lazio e Roma punti 63;
7) Juventus punti 57;
8) Palermo punti 56;
9) Fiorentina punti 50;
10) Genoa punti 48;
11) Catania punti 46;
12) Parma punti 45;
13) Cagliari punti 44;
14) Cesena e Chievo punti 43;
16) Bologna(-3) punti 42;
17) Lecce 41 punti;
18) Sampdoria punti 36;
19) Brescia punti 31;
20) Bari punti 21.

(-3) punti di penalità.
22/05/2011 20:43
 
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Inter, chiusura col "Pazzo"
Col Catania è tutto facile: 3-1

Doppietta di Pazzini e bel gol di Nagatomo nell'ultima prova generale prima della finale di Coppa Italia. Accorcia Ledesma, dopo un primo tempo in cui i siciliani raramente si affacciano nella metà campo avversaria. Dodicesima vittoria casalinga consecutiva per Leonardo

MILANO, 22 maggio 2011 - Buona l'ultima. Intesa come ultima giornata, ma anche come ultima prova generale prima della finale di Coppa Italia. L'Inter batte 3-1 il Catania, con una doppietta di Pazzini "condita" da un destro di Nagatomo. Dimostra di essere in palla e decisamente in forma in vista dell'ultimo appuntamento che conta, quello di domenica prossima contro il Palermo. Eto'o non trova il record di gol stagionale, Leonardo infila invece la 12ª vittoria consecutiva in casa. Il secondo posto era già assicurato, il campionato si chiude con 76 punti.


I GOL — Il vantaggio dell'Inter arriva dopo un quarto d'ora: Stankovic cerca Kharja al limite, Potenza è in vantaggio ma arriva "molle" al contrasto sul franco-marocchino: la palla arriva in area davanti a Pazzini che conclude di prima con un destro sul secondo palo. E' il decimo gol in maglia nerazzurra del "Pazzo", che a inizio ripresa troverà anche l'undicesimo (17 complessivi): Milito, appena entrato, ha spazio sulla destra. Il Principe se ne va e piazza un bel cross, Pazzini a centro area si coordina e di destro trova la deviazione vincente: 2-0 e tre punti (inutili) virtualmente assegnati. C'è tempo però per altri due gol: quello del 3-0 di Nagatomo (destro secco che premia la bella gara del giapponese) e quello della bandiera di Ledesma, pescato in area da un assist di Lodi.


INTER IN PALLA — L'Inter fa le prove generali per la Coppa Italia, con Nagatomo a destra, al posto di Maicon mandato in vacanze anticipate: il giapponese sarà fra i migliori in campo, segnando il temporaneo 3-0 e arrivando spesso al cross. A sinistra c'è Chivu, che resta maggiormente in copertura, mentre Ranocchia e soprattutto Chivu stoppano le rare iniziative del Catania. Non si gioca a rtimi altissimi, il centrocampo nerazzurro ha tempo per pensare e per gestire la palla. Kharja agisce bene nel ruolo di rifinitore dove domenica prossima Leonardo spera di avere Sneijder. Eto'o per un tempo cerca di attaccare il record di gol stagionali in nerazzurro detenuto da Angelilo e Meazza: ci prova con qualche conclusione, poi lascia il posto a Milito, che piazza il cross del 2-0 ma fallisce ancora l'appuntamento con il gol. Samuel ritrova anche San Siro festeggiato dal pubblico, e sfiora persino il gol: l'anno prossimo verrà buono, eccome.


CATANIA, MEGLIO LA RIPRESA — Il Catania arriva a Milano senza Maxi Lopez e con Lodi inizialmente in panchina: Simeone schiera una formazione che pare abbastanza coperta sulla carta e che si dimostra copertissima sul campo, con rarissime sortite nella metà campo avversaria. Il più attivo risulterà Schelotto sulla fascia destra, schierato in un "finto" tridente. Qualcosa cambia con gli ingressi di Lodi e Ricchiuti, che portano qualità: perso per perso, il Catania almeno prova a giocarsela, lasciando spazi all'Interma costruendo anche palle gol. Simeone chiude quindi con una sconfitta la sua avventura al Catania: l'anno prossimo non sarà sulla panchina dei siciliani. Ma la sua missione, la salvezza, era già stata portata a termine.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 22/05/2011 21:10]
22/05/2011 21:13
 
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Il Palermo pensa all'Inter
E il Chievo ne approfitta

La squadra di Pioli vince 3-1 al Barbera con gol di Pellissier, Constant e Pulzetti dopo il vantaggio rosanero firmato Nocerino. Infortunio per Acquah, che preoccupa Rossi in vista della finale di Coppa Italia

PALERMO, 22 maggio 2011 - Finisce con un successo in trasferta la stagione del Chievo, così come - probabilmente - l'avventura di Pioli sulla panchina clivense. I veneti ribaltano il vantaggio rosanero firmato Nocerino, con il gran gol di Pellissier nel primo tempo, e le reti di Constant e Pulzetti. Non finisce qui invece per il Palermo, che domenica prossima contenderà la Coppa Italia all'Inter nella finale unica dell'Olimpico.


LE SQUADRE — Rossi deve fare le prove in vista di domenica prossima. Bovo con l'Inter sarà squalificato, e finisce in panchina. In mezzo spazio alla coppia Munoz-Goian, con Darmian sulla sinistra. Acquah è il mediano davanti alla difesa e i primo indiziato per una maglia da titolare con l'Inter. Davanti, Ilicic e Pastore supportano Miccoli. Il Chievo non ha pensieri e Pioli regala minuti a chi ha giocato meno: Squizzi, Dimitrijevic e Morero su tutti. Davanti c'è la coppia Pellissier-Moscardelli.

VANTAGGIO — Si gioca a viso aperto. Il terreno non aiuta, ha piovuto molto e non è facile controllare il pallone appena tocca terra, ma le squadre provano comunque a far divertire il pubblico. Il Palermo parte meglio: all'8' Miccoli scalda i guanti a Squizzi, con un destro incrociato su servizio di Nocerino. Pochi minuti dopo ed è vantaggio rosanero. Nocerino si accentra e scarica un destro dal limite sul primo palo, Squizzi si fa beffare dal rimbalzo e non fa una bella figura. Quarto gol stagionale per il centrocampista. La squadra di Pioli non ci sta e reagisce subito. Bogliacino svetta solo in area, ma trova Sirigu. Poi Fernandes manca un controllo a due passi dalla porta. E ancora, Sirigu salva i suoi sui tentativi di Bogliacino e soprattutto Moscardelli.


TEGOLA ACQUAH — Dopo la sfuriata dei veneti, torna a farsi vedere il Palermo con un paio di buoni tentativi di Pastore, che non vanno però a buon fine. Alla mezz'ora una brutta notizia per Rossi: Acquah finisce a terra, prova a rientrare ma è costretto a uscire zoppicando. Al suo posto Liverani. Si sospetta una distorsione alla caviglia per il centrocampista ghanese, che a questo punto è in dubbio per la finale di Coppa Italia. E al 41' arriva anche il pareggio del Chievo, firmato da Sergio Pellissier, che trova uno splendido destro incrociato in equilibrio precario, dopo l'ottimo suggerimento di Moscardelli. Si va alla ripresa sull'1-1: risultato giusto.

REMI IN BARCA — Nella ripresa il ritmo, già non altissimo, cala ulteriormente. I rosanero tirano i remi in barca, e vista la quantità d'acqua e il pericolo infortuni, fanno bene. A maggior ragione quando anche Migliaccio chiede il cambio, dopo aver sentito tirare dietro la coscia: andranno valutate anche le sue condizioni. Al 17' Miccoli lascia il campo visibilmente contrariato, nonostante gli applausi del pubblico: sarà l'ultima al Barbera con il Palermo? Tornando al campo, il finale è tutto del Chievo. Prima Constant, entrato da poco, batte Sirigu sfruttando un assist involontario di Cassani; poi Pulzetti inventa un esterno destro da fuori che non lascia scampo al portiere rosanero. I clivensi potrebbero dilagare, ma Moscardelli si divora almeno un paio di occasioni clamorose.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
22/05/2011 21:18
 
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Il Genoa finisce in bellezza
Super Floro abbatte il Cesena

I rossoblu concludono la stagione battendo 3-2 i romagnoli con una doppietta dell'attaccante campano e la rete di Palacio. Per gli ospiti in rete Bogdani su rigore e Jimenez

GENOVA, 22 maggio 2011 - Il Genoa in formato Marassi è bello e divertente e festeggia insieme ai suoi tifosi un'annata interlocutoria sì, ma al termine della quale restano l'unica squadra cittadina in A dopo la retrocessione dei "cugini" della Sampdoria. Per Ballardini il 3-2 sul Cesena è la quarta vittoria consecutiva nelle ultime quattro partite al Ferraris (dopo Brescia, Lecce, Sampdoria). Decide Floro Flores, in forma smagliante, al tredicesimo gol stagionale. Brutta ultima uscita per Ficcadenti sulla panchina del Cesena, ma resta la soddisfazione di lasciare i romagnoli in serie A contro tutti i pronostici della vigilia del campionato. Le vittorie esterne fondamentali per i bianconeri erano già arrivate con il Bologna e con il Cagliari.


FLORO SUPER — Ballardini torna al 4-4-2 con Floro Flores e Palacio di punta, Marco Rossi e Rafinha sugli esterni, Milanetto in regia. Nel Cesena c'è Dellafiore al posto di Pellegrino al centro della difesa, mentre al centro dell'attacco c'è Bogdani, che ha il compito di concludere e innescare Giaccherini o Jimenez. Il primo tempo è un monologo rossoblu: Floro Flores è scatenato e fa due gol bellissimi. Sul primo si fa parare una prima conclusione da Calderoni, ma sulla ribattuta la mette dentro da posizione impossibile. Sul secondo gol sfrutta una dormita di Santon, che non ferma il cross di Palacio, e di Lauro che non riesce a rinviare. Una rete da rapace d'area. Il primo tempo si conclude con il 3-0 del Genoa: Floro Flores per Palacio che scarta Calderoni ed entra praticamente in porta con il pallone.


FESTA GENOA — Nella ripresa il pubblico si diverte a ricordare ai sampdoriani la loro annata e la serie B che li aspetta l'anno prossimo. In campo però i Grifoni si distraggono. Bogdani al terzo tentativo riesce a segnare, ma grazie a un intervento maldestro del portiere Perin e a un rigore di potenza nella porta davanti alla curva Sud. C'è poi il tempo di salutare Floro Flores, osannato da tutto il pubblico quasi quanto Boselli, eroe del derby di ritorno vinto in pieno recupero. Ma nel finale Jimenez riapre la partita su suggerimento di Malonga. Troppo tardi per la squadra di Ficcadenti. Finisce 3-2.

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
22/05/2011 21:24
 
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Baby Grandolfo fa il fenomeno
Bologna travolto dal Bari

I pugliesi vincono 4-0 al Dall'Ara: tripletta dell'attaccante classe '92 all'esordio in A, quarto gol di Huseklepp

MILANO, 22 maggio 2011 - Il Bari saluta la serie A come meglio non poteva fare. Tripletta dell'esordiente Grandolfo, poker siglato da Huseklepp, bel gioco e Gillet paratutto. Il Bologna crea di più nel secondo tempo e va vicino al gol con Di Vaio (palo al 44'): al Dall'Ara è festa comunque, perchè i rossoblù, se non riescono a festeggiare neanche il gol della bandiera, possono comunque brindare alla salvezza.

SALUTI — Due saluti per parte. Sulle rispettive panchine, innanzitutto: il Bologna saluta Malesani, il Bari non confermerà Mutti. Poi sul campo: di un singolo giocatore, Moras, alla sua ultima partita in rossoblù; e di un'intera squadra, perchè il Bari deve salutare la serie A. E questo, alla luce di quanto visto anche oggi al Dall'Ara, è il saluto più doloroso.


GRANDOLFO SUPER — Il Bari gioca e attacca come volesse dimostrare di non essere da serie B. E la cosa gli riesce bene, soprattutto perchè l'esordio di Francesco Grandolfo si rivela la mossa migliore di Mutti. il giovane classe '92 ha personalità, buone doti tecniche, lotta su ogni pallone e corre. Mette il suo primo marchio sulla partita alla mezz'ora del primo tempo, servito al pennello da Huseklepp in area piccola. Poi Grandolfo ci prende gusto, e alla ripresa lascia passare un solo minuto prima di siglare il raddoppio: questa volta fa tutto da solo, stoppa, si gira in unfazzoletto beffando Portanova e di sinistro infila Viviano all'angolino destro. Al 9' il Bari è già sul 3-0: grande azione di Huseklepp, dribbling e assist per Grandolfo, che appoggia in rete. Poi il poker firmato da Huseklepp, anche lui meritevole di mettere la firma su questa vittoria.


FESTA BOLOGNA — Doveva essere la partita dei 20 gol di Di Vaio, invece il gol non arriva. Lo sfiora, al 44', ma un gran Gillet e la complicità del palo gli negano la festa. E non resta che brindare alla salvezza. Non poco, viste le peripezie societarie vissute in questa stagione dal Bologna. i tifosi, nonostante tutto, hanno appoggiato la squadra: e la squadra, dando prova di grande carattere e attaccamento alla maglia, ha ripagato i tifosi. Come li ha ripagati, anche in questi ultimi 90 minuti, anche il Bari. Che saluta la A dicendo sul campo che non sarà un addio, ma solo un arrivederci.

Francesca Salsano

Fonte: gazzetta
22/05/2011 21:28
 
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Brescia, pari e contestazione
Fiorentina nel segno di Cerci

Viola in vantaggio in avvio con Vargas, pari di Eder nel primo tempo. Nel secondo, ci pensa Cerci a ristabilire le distanze, ma Accardi allo scadere regala l'inutile pari alla squadra di Iachini.

BRESCIA, 22 maggio 2011 - A Brescia va in onda la classica passerella di fine stagione, utile alla Fiorentina per godersi gli ultimi sprazzi degli indiavolati Cerci e Vargas e appendice fondamentale per i tifosi del Brescia per mandare in onda "La contestazione", pellicola con un indiscusso protagonista: il presidente Corioni. La partita è sembrata quasi un di più.

MANO DI FRESCO — Il Brescia è praticamente in versione "pulcini", con tanti giovani in panchina e Jonathas titolare al posto di Caracciolo, con molta probabilità alla sua ultima gara al Rigamonti. Montolivo è nella stessa situazione nella Fiorentina, ma prende la sua classica posizione in regia: non c'è invece Pasqual, al suo posto Gulan; Gilardino non ce la fa dopo l'infortunio rimediato domenica scorsa e lascia il peso dell'attacco viola sulle giovani ma possenti spalle di Babacar.


CROCE E DELIZIA — L'arbitro Calavarese di Teramo (alla prima direzione in A) non fa neanche in tempo a fischiare l'inizio, che Vargas porta in vantaggio la Fiorentina: tutto come da manuale del perfetto stoccatore dal limite, salvo che questa volta il peruviano batte di destro (decisamente un inedito per lui). Qualche minuto dopo ed è sempre Vargas ad avere sulla testa il pallone per il raddoppio, ma questa volta la conclusione è imprecisa e l'occasione sfuma. Il Brescia sembra decisamente frastornato ma, forse nel momento peggiore, arriva l'aiutino della Fiorentina.


PASTICCIO IN SALSA VIOLA — Sono infatti Gulan e Montolivo a dar vita ad una scena da "oggi le comiche" scontrandosi sulla trequarti difensiva viola, lasciando così una prateria a disposizione di Eder: il brasiliano s'invola, punta Frey e lo batte con un rasoterra preciso. Esultanza effimera, però, per il Brescia, visto che proprio dopo il gol, i tifosi di casa mandano un chiaro messaggio sotto forma di striscione: "Per riportare passione in questa città, serve solo il cambio di società". Il malcontento in un Rigamonti praticamente deserto è tangibile e non potrebbe essere altrimenti vista la retrocessione. I ragazzi di Iachini, però, ce la mettono davvero tutta, almeno per onorare l'impegno: Jonathas alterna buone cose ad errori di inesperienza, Accardi e Zambelli stantuffano le fasce, Filippini e Baiocco non tolgono mai il piede dall'acceleratore. Forse, manca solo un pizzico del genio di Diamanti, decisamente sotto ritmo.


NINNA NANNA FIORENTINA — Non che la Fiorentina s'impegni più di tanto per alzarli, anzi: Babacar davanti è un pesce fuor d'acqua, Mutu è a Brescia in gita di piacere, Montolivo va al piccolo trotto ed è sempre il solito Vargas a provarci e riprovarci dal limite, ma la mira non è quella dei tempi migliori. Così, Mihajlovic cerca di provare a svegliare i suoi, lasciando Mutu negli spogliatoi all'intervallo, preferendo al suo posto Ljajic. La situazione non migliora di molto, anzi non migliora affatto e anche dall'altra parte l'intensità sembra scemare.

BRESCIA VERDE — Iachini, allora, cerca almeno di dare piccole soddisfazioni ai suoi ragazzi (entrano Nana per il fischiatissimo Diamanti e Tassi per l'applauditissimo Filippini). E, a proposito di giovani, ecco che nel secondo tempo si rivede anche Babacar che, prima si gira bene dal limite ma non inquadra la porta e, poi, solo davanti ad Arcari, allarga la traiettoria sprecando la più ghiotta delle occasioni. Pochi minuti più tardi, però, ci pensa Cerci a far vedere al giovane centravanti come si fa, aggirando Arcari in uscita con un preciso sinistro che sembrerebbe far scorrere i titoli di coda sulla partita. Ma non è così, perché prima della fine c'è ancora il tempo per la passerella di Caracciolo, che con un colpo di testa favorisce il pari di Accardi: il lieto fine del film horror della stagione bresciana.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
22/05/2011 21:36
 
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Bojinov illude il Parma
Un autogol salva il Cagliari

Al Sant'Elia finisce 1-1 con gol del bulgaro nel primo tempo e autorete di Feltscher nella ripresa. Gli emiliani chiudono il campionato a quota 46, a ruota i sardi a 45 punti

CAGLIARI, 22 maggio 2011 - Finisce 1-1 al Sant’Elia tra Cagliari e Parma al termine di una gara equilibrata. Nel primo tempo è il bulgaro Bojinov a trovare la rete del vantaggio, grazie alla vivacità di Giovinco che gli offre una palla al bacio. Nella ripresa un Cagliari più convinto riesce ad acciuffare il pari con l’autorete di Feltscher al 10’ e mette fine al periodo nero che durava da quattro domeniche


LE SCELTE — Donadoni sceglie un 4-3-1-2, nel quale trovano spazio Ariaudo, Ragatzu e Conti che si riprende il suo posto in mezzo al campo. Indisponibili, invece, Nené, Pisano e Cossu, quest'ultimo vittima di una elongazione all'adduttore. Colomba si affida a un 4-4-2, nel quale però mancano diversi pezzi. Il tecnico del Parma cambia molto, a partire dalla porta, con Pavarini al posto di Mirante. Out anche il blocco centrale di difesa Lucarelli-Paletta, dentro Feltscher e Paci. Niente trasferta sarda neppure per il perno di centrocampo Dzemaili, squalificato. Al posto dello svizzero, c'è Galloppa che completa la linea con Valiani, Morrone e Modesto. Fuori anche Crespo, Palladino, Marques, Amauri, tutti acciaccati. Davanti Giovinco e Bojinov sono i due che devono tentare di far danno.


INTERROMPERE LA CRISI — Comunque vada, sarà meglio che i sardi si tolgano i guanti. Quelli con cui hanno trattato in un modo sin troppo morbido gli quattro ultimi avversari, sinonimo di quattro sconfitte consecutive. “Siamo andati a fare i camerieri del Milan”, ha tuonato il presidente Cellino dopo l'ennesima débâcle. Il prosciutto di Parma è squisito, perciò stavolta sarebbe più opportuno sedersi al tavolo dei commensali, piuttosto che servire. I tifosi sardi, in effetti, non vedono la squadra di Donadoni con tre punti in tasca dalla trasferta col Genoa del 3 aprile e, peggio ancora, dal 27 febbraio in casa al Sant'Elia con la Lazio. Diametralmente opposta la situazione degli emiliani, inarrestabili in quest'ultima fetta di campionato. Dopo aver inanellato nelle ultime cinque partite quattro brillanti vittorie – con Inter, Udinese, Palermo e Juve – e un pari, il Parma deve solamente cercare di mantenere il vantaggio in classifica, unico mini obiettivo di una domenica comunque senza pretese.

BOJINOV GOL — Un primo tempo sornione, a ritmi di certo non forsennati, dimostra quanto le motivazioni facciano la differenza. Devono passare una ventina di minuti abbondanti perché ci siano i primi sussulti, inizialmente di marca sarda. Il primo a sprecare è Ragatzu che non riesce a infilare Pavarini a due passi, al termine di una bella azione orchestrata da Nainggolan. Passa un minuto ed è Ariaudo stavolta a buttare via la palla del possibile vantaggio: il difensore stacca di testa completamente solo in area, ma la mira non c’è. Il brivido rossoblù più forte, comunque, lo regala il piede di Lazzari che approfitta di un pasticcio della difesa emiliana. La palla si stampa sul palo e Acquafresca non è reattivo sulla ribattuta. Il Parma, comunque, non ci sta a prenderle e appena la sua Formichina Giovinco decide di rialzare la testa, per il Cagliari non c’è scampo. Al 34’ l’ex Juve è abile prima a non finire in fuorigioco e poi a farsi la fascia destra per servire Bojinov. Facile facile per il bulgaro, un corpo estraneo fino a quel momento, appoggiare in rete. Negli ultimi dieci minuti c’è buona volontà in campo, ma poca sostanza, perciò i tifosi sardi fischiano imbufaliti quello che sarebbe il quinto ko consecutivo.


AUTOGOL E PARI — Il Cagliari rientra in campo più determinato: almeno la faccia va salvata. A dare una mano ai sardi ci pensa Feltscher che al 10’ beffa Pavarini e segna l’autorete che regala l’1-1 ai sardi. Su un colpo di testa a distanza ravvicinata di Astori, in effetti, il difensore svizzero classe ’90 è poco reattivo e un po’ sfortunato. Il gol del pareggio legittima involontariamente la voglia dei padroni di casa, che nel secondo tempo mettono maggiore pressione a un Parma comunque ordinato, e Donadoni può tirare un sospiro di sollievo dopo qualche domenica un po’ troppo tormentata.

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
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