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Lazio, non basta Hernanes
Il Milan resta a più tre

I biancocelesti non vanno oltre l'1-1 all'Olimpico col Catania: uno due tra Silvestre e il brasiliano a fine primo tempo, poi i siciliani si chiudono e non sfondano il muro siciliano

ROMA, 28 novembre 2010 - "Questo qui ha qualcosa in più, lo vedi dopo due allenamenti". Lo disse in ritiro Edy Reja di Hernanes. Ma stavolta la classe del brasiliano non basta alla Lazio, bloccata all'Olimpico sull'1-1 dal Catania. Occasione persa. Perchè il Milan resta a meno tre e il secondo posto torna nel mirino dell'Inter, in attesa di Palermo-Roma. Non è sui rossoneri che i biancocelesti devono fare la corsa. L'obiettivo deve essere il quarto posto in chiave Champions. E non sarà facile. Perchè la Lazio ha qualità. E' ben allenata. Ma a livello di organico c'è di meglio. Con il Catania i biancocelesti hanno attaccato praticamente sempre, ma hanno preso un gol evitabile e hanno faticato contro una squadra che ha nella solidità difensiva la sua qualità più evidente. Come evidenziato da Reja, il colpo del k.o. non è nel dna della sua squadra. Ci vorrebbe uno con il gol nel sangue, anche sporco. Uno alla Inzaghi, insomma.Che sappia vivere di mischie e gol di rapina.

SCELTE — Reja va col pilota automatico nella scelta della formazione. Il 4-2-3-1 con Zarate di punta è ormai il modulo di riferimento. Dall'altra parte Giampaolo, senza Maxi Lopez, lancia dal 1' Llama, Morimoto e Pablo Ledesma. Biagianti fa da schermo davanti alla difesa. Gli esterni Gomez e Mascara aiutano molto il centrocampo per un modulo stretto parente del 4-5-1.

TUTTI DIETRO — Giampaolo si arrocca dietro con i suoi, badando a farli restare corti. Nella Lazio la luce l'accende Hernanes, bravissimo palla al piede, nello smarcare i compagni e anche nel calciare. I biancocelesti collezionano punizioni dal limite. Faticano a sfondare, perchè la prima punta di peso non c'è. Lo stesso Floccari non è proprio questo tipo di giocatore. E contro squadre così chiuse si può soffrire. Il Catania dietro è guidato da Silvestre, uno dei migliori difensori centrali del campionato, e tiene botta anche grazie a un paio di interventi di Andujar. Alla Lazio manca uno sbocco sugli esterni: Mauri ed Hernanes non sono certo delle ali pure.


CHE BOTTI — Dopo che la Lazio fa la partita per tutto il primo tempo, passa il Catania. Succede spesso nel calcio. Gomez stuzzica Muslera da fuori, poi sul successivo corner di Llama Silvestre sovrasta Biava e batte Muslera di testa. Risultato bugiardissimo. Ma nell'unico minuto di recupero del primo tempo ci pensa Hernanes con una progressione di 30 metri chiusa da un destro da fuori. Parità ristabilita e tutti al riposo. Da rivedere l'atteggiamento difensivo dei siciliani, che nella circostanza permettono troppo a Hernanes.

MOSSE REJA — Reja ha giocatori duttili davanti. E riparte con dei cambiamenti. Zarate si allrga a sinistra, Mauri a destra. Hernanes è più centrale. Giampaolo toglie Mascara (non pervenuto) e Llama per Martinho e Izco. Nella Lazio entrano Foggia e Matuzalem per Mauri, lontano daa ltre prestazioni di questa stagione, e C. Ledesma.

LAMPI ZARATE — Cala Hernanes, sale Zarate. Le fortune della Lazio sono sempre affidate agli uomini di qualità davanti. L'argentino sfiora due volte il gol, anche se la Lazio fatica a sfondare il muro del Catania, squadra smaliziata anche quando si tratta di guadagnare qualche secondo con intelligenza calcistica. Zarate sfiora il gol con due azioni individuali da grande giocatore. Foggia porta vivvacità confusa. Ma Andujar non deve mai sporcarsi i guanti nel finale, tranne che per accompagnare in corner il destro di Hernanes. Ci sarebbe anche un contropiede sciupato dal Catania al 50'. Ma così sarebbe stato troppo.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
28/11/2010 19:50
 
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Bari, altra delusione
Caputo riprende il Cesena

L'attaccante pugliese, al primo gol in serie A, risponde al vantaggio di Colucci su rigore. La squadra di Ventura rimane all'ultimo posto, romagnoli penultimi

BARI, 28 novembre 2010 - Un pari che vale quasi come una sconfitta. Soprattutto per il Bari, che non si riprende dalla crisi, ma almeno (se si vuol vedere il bicchiere mezzo pieno) ritrova il gol dopo tre partite a secco, e riacciuffa un Cesena che era passato in vantaggio con un rigore di Colucci. Pesano molto in casa Ventura le numerose assenze (oggi fuori anche Parisi per infortunio).


LE SQUADRE — Ventura, in piena emergenza, si affida all'inedita coppia offensiva tutta pugliese Rana-Caputo. In mezzo rientrano Almiron e Donati, così come Andrea Masiello, che va a piazzarsi da esterno alto a destra. Nel Cesena Ficcadenti sceglie Ceccarelli a destra, con Lauro in panchina. Davanti c'è Bogdani, supportato da Jimenez e Schelotto. In panchina, per la prima volta disponibile, Igor Budan.

NOIA INIZIALE — Difficile raccontare un primo tempo in cui non succede nulla: squadre imprecise, gioco spezzettato e nemmeno un vero tiro in porta. Nella prima mezz'ora si contano cinque ammoniti, con Caputo e Parisi che rischiano il secondo giallo. L'unico a provarci tra i puglielsi è Pulzetti, con un destro dai trenta metri che finisce alto. Per il resto, qualche tentativo in velocità di Rana e un inserimento di Almiron, ma senza creare problemi ad Antonioli. Il Cesena, che tiene più la palla, cresce nei minuti finali e sfiora il colpaccio con un cross di Ceccarelli per Schelotto, su cui chiude Belmonte.


BOTTA E RISPOSTA — Nella ripresa è tutta un'altra partita. Nei dieci minuti iniziali si vedono più giocate che in tutto il primo tempo: Parolo prova il destro su calcio da fermo, a lato; Jimenez serve Giaccherini, chiuso all'ultimo in area; Caputo tenta un destro, ma non trova la giusta forza. Al 17' la svolta. Donati mette giù Jimenez in area e Colucci non sbaglia dagli undici metri. Si riprende e il Bari trova il pari dopo neanche due minuti: cross del neo-entrato Rivas (che ha acceso i suoi), Caputo anticipa tutti e firma il suo primo gol in serie A. E' la doppia scossa che rianima definitivamente il match e gli spettatori del San Nicola. Saltano gli schemi, le squadre si allungano e sembra poter accadere di tutto. Giaccherini sfiora il palo da fuori, ma nei minuti finali è solo Bari. Caputo sbaglia il raddoppio a tu per tu con Antonioli, poi Rivas svetta in area ma non trova la porta. Ma negli ultimi minuti è Budan (entrato per Bogdani dopo una lunga assenza) ad avere per due volte la palla buona, senza fortuna. Finisce pari, ed è giusto così.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
28/11/2010 19:52
 
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Bologna-Chievo rinviata per neve.
29/11/2010 10:00
 
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Palermo, vittoria e sorpasso
La Roma si ritrova settima

Dopo un buon avvio, la squadra di Ranieri viene trafitta a freddo da Miccoli, si disunisce e perde intensità. Nella ripresa giallorossi da subito in difficoltà: Ilicic e Nocerino firmano il 3-0. Totti accorcia a tempo scaduto: 3-1 il finale. I rosanero agganciano l'Inter

PALERMO, 28 novembre 2010 - Un gol di Miccoli, il numero 46 in maglia rosanero, il secondo in questa stagione nonché il primo in casa dopo lo scorso 9 maggio, apre le marcature contro la Roma e alimenta i sogni di sorpasso del Palermo sulla squadra di Ranieri. Nella ripresa Ilicic e Nocerino mettono il risultato in cassaforte: un 3-1 perentorio, che premia la gran partita del Palermo ma forse punisce la Roma oltre i suoi demeriti. E ora i giallorossi, che si fermano dopo 8 risultati utili consecutivi, si ritrovano in settima posizione, mentre i rosanero festeggiano la terza vittoria casalinga consecutiva, nonché la quarta vittoria in 5 gare e l'aggancio all'Inter in classifica.

MICCOLI-GOL — Ranieri deve rinunciare fra gli altri a Perrotta, Taddei e Vucinic ma può mandare in campo il triangolo offensivo più promettente per la Roma: il riscoperto Menez a servizio di Totti e Borriello. Rossi risponde col trio delle meraviglie Pastore-Ilicic-Miccoli, in una sfida che per la Roma può voler dire terza piazza e per il Palermo il sorpasso proprio sui giallorossi. Parte forte la squadra di Ranieri, che già dopo 3 minuti prova a passare con Riise. Sirigu dice no, compiendo la prima delle tre decisive parate che fermeranno i giallorossi nel primo tempo. Squadra compatta, passaggi brevi e ficcanti, manovra offensiva avvolgente e continua: la Roma fa capire di essere in giornata. Il Palermo però chiude bene e non rinuncia alla fantasia del trio offensivo. Ma è la Roma la squadra più pericolosa: al 14' ancora Sirigu si oppone a un tiro di Menez. Poi la doccia fredda per i giallorossi, complice un'amnesia difensiva che concede metri di beata solitudine a Miccoli, in area. Nocerino innesca Ilicic in area: lo sloveno ha tutto il tempo di guardarsi intorno, vedere Miccoli sul versante opposto e di servirlo. Il Romario del Salento non chiede di meglio: stop di destro, conclusione di sinistro e Julio Sergio capitola al 20'. La Roma incassa, torna alla carica, ma perde qualcosa sul piano della sicurezza. I collegamenti fra Menez, Totti e Borriello non funzionano al meglio, la squadra perde intensità. Nonostante ciò, al 34' Simplicio ha la palla buona ma, in area, non trova l'impatto col pallone e Menez sbaglia mira. Non è finita: Sirigu al 40' mette il terzo chiavistello al risultato, opponendosi a un tiro di Totti (poi Pizarro manda fuori). Insomma, in un primo tempo in cui la Roma la fa da protagonista, il Palermo sfodera un cinismo alla fine più efficace e produttivo.


UNO-DUE DI ILICIC E NOCERINO — La ripresa si apre con Goian al posto dell'acciaccato Munoz (problema muscolare). Ma soprattutto con una Roma solo lontana parente di quella del secondo tempo sfoderato contro il Bayern e che era valsa ai giallorossi una storica rimonta. La voglia c'è, gambe e testa meno, tanto che la squadra si allunga e perde sia intensità, sia efficacia. Le occasioni da rete si rarefanno, il ritmo si abbassa, il Palermo dedica più attenzione (e minutaggio) alla fase di contenimento che non a quella offensiva. La Roma non ha la forza per ribaltare l'azione, Rossi intuisce e fa scaldare Baptista. Ma intanto il Palermo, che già in apertura si era fatto pericoloso con Pastore (bravo Julio Sergio), intuisce che è il momento di chiudere il match. Detto fatto, al 16' Balzaretti crossa rasoterra e Ilicic supera Julio Sergio con un sinistro ravvicinato. Passano 4 minuti e il Palermo realizza il tris: Pastore parte in contropiede e lancia Bovo in profondità, il difensore aspetta l'arrivo di Nocerino e gli allunga un pallone che chiede solo di essere spinto in rete: sinistro e gol. Ma soprattutto gara chiusa, perché questa Roma non ha né le idee né le energie per ribaltare il rapporto di forze in campo. Non solo, Menez accusa un dolore al polpaccio destro, e al suo posto entra Cicinho. Rossi concede a Miccoli un'uscita con applauso di tutto lo stadio, inserendo al suo posto Maccarone. Ancora il tempo per un secondo, decisivo intervento di Julio Sergio su Ilicic, e poi Totti accorcia le sistanze con un destro da posizione angolata. Ma ormai è il 92', e la partita è abbondantemente finita.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
30/11/2010 23:45
 
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SERIE A 2010/2011 14ª Giornata (14ª Andata)

Anticipi del 27/11/2010
Sampdoria - Milan 1-1
Juventus - Fiorentina 1-1
Incontri del 28/11/2010
Inter - Parma 5-2
Bari - Cesena 1-1
Bologna - Chievo rinv.
Brescia - Genoa 0-0
Cagliari - Lecce 3-2
Lazio - Catania 1-1
Udinese - Napoli 3-1
Palermo - Roma 3-1

Classifica
1) Milan punti 30;
2) Lazio punti 27;
3) Juventus e Napoli punti 24;
5) Inter e Palermo punti 23;
7) Roma punti 22;
8) Sampdoria e Udinese punti 20;
10) Chievo(*) punti 19;
11) Catania e Genoa punti 18;
13) Cagliari punti 17;
14) Fiorentina punti 16;
15) Parma punti 15;
16) Bologna(*) punti 14;
17) Brescia, Cesena e Lecce punti 12;
20) Bari punti 10.

Bologna e Chievo una partita in meno
03/12/2010 23:35
 
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Stavolta si "scansa" l'Inter
La Lazio vola al primo posto

All'Olimpico i biancocelesti battono 3-1 la squadra di Benitez: Biava, Zarate e Hernanes su punizione firmano la vittoria che lancia la squadra di Reja temporaneamente al primo posto, agganciando il Milan. Inter spenta, si sveglia solo dopo il gol di Pandev; infortunato Stankovic

ROMA, 3 dicembre 2010 – Quando alla vigilia era stato fatto notare a Reja che questa Lazio da troppi anni non batteva una grande, il canuto tecnico friulano ha sorriso, ricordando che col Napoli gli era riuscito più volte (interrompendo una lunghissima serie positiva con Mancini in panca). E in effetti Edy confeziona la sua partita perfetta (o quasi, visto i 10’ di tremarella nel finale), quella che aveva sottolineato servisse per battere l’Inter. E così per Benitez l’Olimpico diventa l’anticamera dell’inferno: due sconfitte su due qui, già 4 in campionato. Troppe per questo 2010 favoloso per titoli vinti, ma con un campionato che rischia di vedere alla ripresa di gennaio (dopo il Mondiale per club) i nerazzurri staccati in doppia cifra dalla vetta. Soli 10’ giocati in rimonta sul 2-1 sono troppo pochi per assolvere la squadra campione d’Italia e d’Europa eccessivamente timorosa e incapace di proporsi per oltre un’ora. Applausi tutti per Reja e i suoi che riagganciano per una sera il Milan in testa. Serata indimenticabile per i tifosi laziali, unico neo quei buu insopportabili a Muntari.

INTERPRETAZIONE DIVERSA DEI MODULI — Alla fine entrambi i tecnici optano per il 4-2-3-1 nonostante i dubbi nella settimana di lavoro. Ma Benitez (che lascia fuori Materazzi e Thiago Motta puntando su Natalino e Muntari) tiene una squadra troppo bassa e timorosa, mentre Reja spinge all’attacco i suoi, puntando sui piedi buoni di Hernanes e Mauri (i migliori in assoluto), che si scambiano di posizione e favoriscono gli inserimenti di Lichtsteiner a destra, dove Muntari di fatto fa il terzino e Zanetti ci mette tutta la sua esperienza. E allora è dal lato sinistro che i laziali fanno soffrire l’Inter, perché Zarate si decentra da quel lato per dare profondità e puntare l’inesperto Natalino, alla sua prima partita da titolare in serie A, con sole 18 primavere alle spalle. Compito complicato per il ragazzo visto che Biabiany è poco efficace in copertura.


SINISTRA AL POTERE — E non è un caso che le azioni più pericolose dei padroni di casa partono da quella parte, fino al gol del meritato vantaggio. Al 18’ è Hernanes a crossare di mancino, Floccari devia di testa, salva Castellazzi in qualche modo: Mauri da un metro tira a botta sicura, ma non ha fatto i conti con capitan Zanetti, che arriva a mettere la sua potente e provvidenziale coscia. Poco male, perché il gruppo di Reja non molla la presa e al 26’ l’Inter prima va alle corde e poi k.o. Ubriacante slalom di Zarate che dallo spigolo dell’area piccola tira, ma Lucio si oppone. Sull’angolo conseguente battuto dall’argentino: testa di Hernanes, leggera deviazione di Floccari, ci mette una mano Castellazzi, la palla balla sulla linea e Cambiasso in rovesciata cerca di spazzarla via, ma colpisce il fianco proteso di Biava, al suo primo gol con la maglia biancoceleste. Apparentemente rocambolesco, ma assolutamente voluto e meritato il vantaggio.


REAZIONE MOGIA — L’Inter, che perde anche Stankovic per infortunio (ai flessori della coscia sinistra, entra Thiago Motta), è troppo statica e il solo Sneijder che cerca la giocata non basta, visto che Pandev (fischiatissimo dai suoi vecchi tifosi) è marcatissimo. E così gli unici brividi nel primo tempo arrivano… da Muslera un po’ incerto sui tiri dalla lunga distanza: una velenosa punizione di Sneijder (con Pandev che fallisce il bersaglio sul tap-in) e un sinistro di Thiago Motta, deviato un po’ goffamente. Poco per la squadra che ha vinto tutto fino a pochi mesi fa, anche se mancano attaccanti del peso di Milito ed Eto’o e la lista degli infortunati è sempre più lunga.

IL SEGNO DI ZARATE — A Maurito mancava l’Inter fra i suoi bersagli e quale migliore occasione con un’Inter che nella ripresa prova ad alzare il baricentro lasciando praterie al rapido argentino. Hernanes al primo pallone recuperato taglia il campo con un bel lancio, un regalo di Natalino (che sbaglia l’anticipo) spiana la strada a Zarate, che scavalca facilmente con un pallonetto Castellazzi. Il copione a questo punto diventa ideale per la squadra di Reja, che sfiora il terzo gol con Floccari (respinge Castellazzi) e Mauri, col tiro destinato in porta e Zarate che incredilmente lo respinge. E’ amara l’immagine con l’argentino in progressione e Sneijder – potenziale Pallone d’oro – a inseguirlo trattenendolo per la maglia. E poi ancora e solo Lazio, con Hernanes e Mauri a regalare numeri d’alta classe, sfiorando ripetutamente il gol.


LAMPO PANDEV — Ma la Lazio scialacqua un po’ troppo ed ecco la zampata dell’ex: Sneijder serve al limite dell’area Pandev che, grazie a due fortunati rimpalli sui centrali difensivi, sfonda di sinistro. La partita cambia totalmente nell’ultimo quarto d’ora con la Lazio che rincula timorosa e l’Inter che ora ci mette l’anima e con l’olandese e il macedone si fa ancora pericolosa al tiro. Ma è Cordoba ad andare più vicino al pareggio, con un tiro ravvicinato (azione da calcio d’angolo) respinto di Muslera con ginocchio salvifico.

IL PIEDE CALDO DI HERNANES — Ma proprio quando i tifosi laziali temono l’ennesimo pareggio, ecco che il brasiliano torna in cattedra. Il suo piede è caldissimo e lo vedi quando Matuzalem conquista con esperienza una punizione al limite dell’area. Hernanes finta di tirare a giro sulla barriera e beffa il colpevole Castellazzi sul suo palo. Sigillo al risultato. La traversa timbrata da Sneijder testimonia solo che l’olandese è l’ultimo a mollare. E da lui bisogna ripartire, per provare a conquistare il mondo ad Abu Dhabi.

Maurizio Nicita

Fonte: gazzetta
04/12/2010 21:44
 
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La Roma rovina tutto
Chievo, rimonta doppia

Su un terreno ai limiti della praticabilità, i giallorossi pareggiano 2-2 a Verona facendosi raggiungere dopo la doppietta di Simplicio. Nella ripresa vengono fuori i veronesi, a segno con Moscardelli (papera di Julio Sergio) e Granoche. Nel finale espulso De Rossi, poi la squadra di Ranieri rischia addirittura la sconfitta

VERONA, 4 dicembre 2010 - La solita Roma. Bella squadra. Forte, che gioca un bel calcio. E che butta via punti inconcepibili per chi vuole sperare di vincere qualcosa. Il 2-2 di Verona col Chievo, incassato dopo un doppio vantaggio, grida vendetta. E nel finale si poteva pure perdere. Una grande squadra, invece di protestare su un fallo laterale giustamente invertito, evita di prendere un gol come quello del pari. Evita di perdere le staffe. Ma gestisce la partita. La solita Roma: vecchie qualità, vecchi difetti. Pur con diverse attenuanti, dal turnover di Ranieri a un campo indecente per la serie A.

AL LIMITE — Il terreno di gioco del Bentegodi è in pessime condizioni soprattuto nella fascia centrale. Si gioca sulla sabbia. Ora, forse a termini di regolamento c'erano le condizioni per disputare la partita. Ma così è impossibile vedere una bella gara dal punto di vista tecnico. Il merito dei giocatori in campo è di aver offerto comunque uno spettacolo godibile sul piano dell'intensità.

CHAMPIONS O CAMPO? — Ranieri sceglie una squadra senza diversi pezzi da novanta. Pizarro è in panchina. Non è una novità. Ma l'esclusione contemporanea di Totti e Borriello sì. Gioca Simplicio dietro a Vucinic e al redivivo Adriano. Il tecnico giallorosso vuole evitare guai su un campo a rischio di guai muscolari. E soprattutto mercoledì c'è la trasferta in casa dei romeni del Cluj. Con un punto si va alla seconda fase di Champions. E perdere il capitano o il cannoniere della squadra non è il massimo. Pioli invece sceglie la squadra migliore, col francese Constant che ormai ha conquistato il posto di trequartista a spese di Bogliacino e Bentivoglio. Moscardelli è la spalla di Pellissier.

OBBLIGATE — Evidente da subito la miglior predisposizione del Chievo a giocare su una battigia travestita da campo. Si cerca subito la profondità per le punte, cercando di salire anche sull'eventuale respinta della difesa avversaria. Tema tattico banale. Ma inevitabile. La Roma, squadra tecnica e di buoni palleggiatori, fa più fatica ad adattarsi. Adriano e Simplicio ci provano da lontano.

SIMPLICIO LA FA SEMPLICE — Ma questa è una partita che si sblocca su un errore, su una palla inattiva o una situazione fortuita. E l'episodio premia la Roma al 25', con Simplicio che in area beffa Rigoni rubandogli palla da dietro e superando Sorrentino col tocco di destro. Gran gol di un giocatore che dopo i primi problematici mesi sta trovando il meritato spazio. E che non si ferma qui, finalizzando sul finire di tempo l'assist di Cassetti dopo una bella palla di Adriano. Prova incoraggiante quella dell'Imperatore nel primo tempo. Il Chievo batte un colpo con Fernandes nel recupero, ma è poca cosa.


JULIO SERGIO LA COMPLICA — Difficile quindi recuperare un doppio svantaggio, anche se la Roma rientra in campo poco cattiva e un po' svagata. Julio Sergio poi esagera, regalando il gol dell'1-2 a Moscardelli, che non sperava certo di segnare con quel sinistro da fuori area. Il portiere giallorosso si fa rimbalzare la palla davanti e poi non riesce più a gestirla. Continua a spingere il Chievo. La Roma concede pochino, ma si accontenta troppo.

PUNITA — Così il Chievo, di gran lunga migliore nel secondo tempo, pareggia. Nasce tutto da un fallo laterale battuto da Taddei dentro al campo. Tutto perchè le righe non si vedono bene. Serie A o torneo parrocchiale? Il quarto uomo se ne accorge e inverte. Guarda caso sull'azione successiva Bogliacino, appena entrato, di testa mette Granoche davanti al portiere. Che non sbaglia e segna il primo gol stagionale. Tutto molto bello, ma una difesa fin lì molto attenta prende un gol abbastanza inconcepibile a questi livelli, con il Diablo che è troppo facilitato nel compito.

BRUTTO FINALE — I giallorossi si infuriano col quarto uomo. Ma la rimessa era irregolare. De Rossi entra male su Moscardelli. Rosso. E il Chievo potrebbe addiritura vincere, se Julio Sergio prima e Burdisso poi non salvassero sulle conclusioni di Granoche e Pellissier. Almeno un punto rimane. Ma quanti rimpanti...

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
04/12/2010 23:23
 
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Potenza Ibra
Milan da paura

I rossoneri chiudono la pratica con il Brescia nei primi 31 minuti e staccano la Lazio. Zlatan dà spettacolo, prima regalando l'assist a Boateng, poi realizzando un gol pazzesco dopo un'azione personale. In mezzo la rete di Robinho

MILANO, 4 dicembre 2010 - Al 31' del primo tempo Zlatan Ibrahimovic infila il suo ottavo gol in campionato e i tre punti in cassaforte. Lo fa alla sua maniera: esagerato come sempre. Spietato e infallibile, con tutto il delirio che ne consegue. Prima ancora aveva confezionato l'assist a Boateng, il sesto per la precisione; ma non un assist qualsiasi. Uno di quei passaggi frutto di giochi di potere assoluto. Quasi una quisquilia il 2-0 di Robinho che sfrutta un errorraccio difensivo. Tre a zero in 31' minuti e il Milan mette sotto il Brescia. Poi solo accademia. La Lazio torna a tre punti; l'Inter, come la Roma, addirittura a 10.


BOATENG TREQUARTISTA — Massimiliano Allegri fa esperimenti. Nella sera in cui torna a schierare Pirlo davanti alla difesa, ha un'intuizione e decide di affidare il ruolo di trequartista ai ruvidi piedi di Kevin Prince Boateng: fiume in piena alle spalle di Ibra e Robinho. Non fa più scalpore la panchina di Ronaldinho che accetta suo malgrado: l'equilibrio è stato raggiunto e Allegri va a passo spedito sulla sua strada. Come fermare il Milan? Giuseppe Iachini è realista e pratico; in apparenza propone una difesa a tre, un centrocampo fitto con cinque uomini e Caracciolo unica punta, ma supportato dagli eclettici Kone e Diamanti. Parola d'ordine: tarpare le ali a Pirlo a nel caso triplicare sullo scardinatore Ibrahimovic.


UNO E DUE — Mossa che si perde negli intenti, perché dopo una partenza aggressiva e prorompente, il Milan passa al 4', proprio grazie alla prima magia di Ibra. Lo svedese si tira dietro la difesa del Brescia e dalla linea di fondo tocca al limite dell'area piccola dove Boateng arriva come un Tir e batte Sereni. Come dire: Allegri è Henry Potter; ogni idea è vincente. Nella logica delle cose un avversario alzerebbe bandiera bianca. Invece, spalleggiato dalle urla di Iachini, il Brescia alza il baricentro e spinge sfruttando la buona visione del gioco di Diamanti e la velocità sulle fasce. Al 17', addirittura, Caracciolo potrebbe pareggiare. L'Arione, servitro da Hetemaj inventa una mezza rovesciata in area, ma deve fare i conti con Abbiati che compie un autentico miracolo. Ma Hetemaj al 2' la combina grossa con un retropassaggio da dilettante a Sereni dalla ttequarti; Robinho, che non è uno sprovveduto, si avventa sulla palla e dai dodici metri trafigge il portiere. Un Ibra pazzesco: incontenibile, scaltro, maestoso. Come al 41' quando con un colpo di tacco spattacolare libera Boateng, la cui conclusione sorvola di poco la tarversa.


PAZZESCO IBRA — L'errore difensivo della squadra di Iachini ne innesca altri; colpa del Milan che attacca con rabbia e decisione; merito dei fuoriclasse rossoneri, capaci di rivoltare le partite come calzini. Quello che combina Ibra al 31' è da cineteca del calcio. Zlatan prende palla al limite, irrompe in area, si beve la difesa e inventa un fendente che si infilza sotto la traversa. E potrebbero essere quattro se Bega non salvasse sulla linea il tiro di Robinho dopo un clamoroso errore di Zebina.

ACCADEMIA — Il 3-0 permette ad Allegri di sfruttare la panchina. All'inizio della ripresa c'è infatti Yepes al posto di Nesta, sostituito per precauzione. Il gap non ferma comunque il Brescia che cerca la profondità, regalando però ampi spazi al Milan che fa girare molto la palla e preferisce non forzare. I rossoneri giocano in punta di piedi e sfiorano il 4-0 a ripetizione. Anche dcon a Ronaldinho che al 70' prende il posto di Ibra. Ma il resto è solo cronaca spicciola. I rossoneri non infieriscono: può davvero bastare: la marcia, per ora trionfale, continua.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
05/12/2010 22:51
 
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Pazzini e doppio Guberti
Troppa Samp per il Bari

I blucerchiati senza problemi sui pugliesi, sempre più ultimi, in una partita comunque condizionata dalle decisioni dell'arbitro Pierpaoli, che assegna un rigore dubbio ed espelle Rossi in maniera fiscale. A segno ancora il centravanti e l'ex di turno

GENOVA, 5 dicembre 2010 - Sarebbe divertente pensare a come si sarebbe comportato il barese Antonio Cassano di fronte alla sua ex squadra. Avrebbe infierito su un avversario ormai a pezzi? Controprove impossibili, perché Fantantonio non c'è ma, in compenso, c'è la Sampdoria seppur contro un Bari ai minimi termini. Il risultato, 3-0, è largo e meritato. Ma non c'è dubbio che le decisioni dell'arbitro Pierpaoli abbiano influito sulla partita. Un rigore non proprio solare e un'espulsione discutibile dell'uomo che aveva causato, appunto, il rigore (Rossi). Aiutini non necessari in una gara che sarebbe scattata squilibrata a prescindere.

INVOLONTARIO — Il rigore, dicevamo, cambia tutto. Perché sblocca il risultato dopo un quarto d'ora ma soprattutto perché non c'è. Cross di Cacciatore da destra, la palla finisce sulla tibia e poi sul braccio di Rossi. Quindi, gesto involontario, anche se l'arto era effettivamente allargato. Pierpaoli ha bisogno dell'aiuto del guardalinee, piazzato meglio, e fischia. I giocatori della Samp, convinti di dover battere un calcio d'angolo, si trovano questo regalo e lo scartano al meglio. Pazzini, dal dischetto, non sbaglia e si conferma bomber quasi unico dei blucerchiati senza Cassano.

VENTURA APPLAUDITO — Al Bari, che aveva impostato una gara di contenimento, non ne va bene una. E siccome quando piove grandina (o nevica), ecco, appunto il diluvio. Da un calcio d'angolo solite scaramucce intorno al portiere. Il colpevole è Rossi, con Curci. Entrambi ammoniti, ma per il difensore del Bari è il secondo giallo e, quindi, la doccia anticipata. Con un po' più di buonsenso Pierpaoli avrebbe potuto lasciar correre, anche perché è Rossi ad essere spintonato dal portiere della Samp: invece, nell'incredulità pugliese, è pure inferiorità numerica. Ventura chiede lumi e riceve il cartellino rosso pure lui. Marassi, comunque, applaude il tecnico genovese.


GUBERTI ALLA DEL PIERO — Con la consueta lunga lista di infortunati (Raggi si aggiunge al gruppo nel riscaldamento: gioca Galasso), il Bari non può reagire. Gazzi trasloca al centro della difesa dopo l'espulsione di Rossi, ma è un tampone a dir poco precario. Davanti la strana coppia Rana-Rivas non la becca mai e in mezzo Donati, in teoria faro dei biancorossi, gira a vuoto. Per la Sampdoria è fin troppo facile affondare, proprio con un ex: Guberti. Suoi, gli altri due gol blucerchiati. Il 2-0 è un piccolo capolavoro "alla Del Piero", con destro a giro che finisce all'incrocio dei pali. Il 3-0, invece, è un omaggio di Gazzi, che devia alle spalle di Gillet un piattone dell'ex compagno di squadra. Nel dubbio, in entrambe le occasioni, Guberti non esulta.

ZONA CHAMPIONS — Comunque, decisioni di Pierpaoli a parte, la Samp merita il successo, che vuol dire sorpasso alla Roma e aggancio ad Inter e Palermo. Pur senza incantare i blucerchiati sono ai margini della zona Champions. Il Bari, che propone anche Almiron centravanti, deve solo aspettare Natale e sperare nello sciopero. Una tappa in meno della via Crucis in attesa, chissà, di qualche regalo sotto l'albero. Peggio di così, sfortuna compresa, è difficile pensare.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
05/12/2010 22:58
 
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Mutu stende il Cagliari
Primo k.o. per Donadoni

L'attaccante romeno si sblocca dopo 319 giorni e con un colpo di testa regala tre punti fondamentali alla Fiorentina. Annullato un gol super a Donadel, ai sardi non basta Matri e un ispirato Lazzari

FIRENZE, 5 dicembre 2010 - Senza Frey, senza Montolivo, senza Gilardino. Senza la sua spina dorsale, e qualche volta senza gioco. Ma la Fiorentina di Mihajlovic ha carattere e per la terza volta consecutiva s'impone al Franchi per 1-0. Dopo Chievo e Cesena, anche il Cagliari scivola in Toscana, ed è la prima volta da quando sulla panchina dei rossoblu siede Donadoni (2 successi, 1 sconfitta). A decidere il match, Adrian Mutu: il romeno gira in porta una punizione di D'Agostino e torna al gol 319 giorni dopo l'ultima volta. Il resto lo fa Boruc, con lui in porta è vittoria e sorpasso.

MUTU DAVANTI — Lo aspettavano tutti, dopo la squalifica e l'infortunio. Da grande campione qual è, Mutu si è fatto trovare subito pronto, in un ruolo non suo come la punta centrale. Il gol al 7' della ripresa, punizione di D'Agostino e colpo di testa imprendibile ad anticipare la marcatura di Canini. Un gol alla Mutu, fortemente voluto in un 2010 orribile, tra doping, risse e il fisico che non entra in condizione. Ma prima della rete, tanta corsa e tanto lavoro, tanta voglia di trascinare i Viola là davanti, dove Ljajic è ancora troppo leggero e Babacar un puledro da Coppa Italia. Insomma, senza Gilardino il sanguigno Mihajlovic non poteva far altro che aggrapparsi al romeno, uno che il carattere ce l'ha sempre avuto, fuori e dentro il campo. E anche oggi non ha tradito.


CAGLIARI IN DIFESA — L'avversaria non era delle più semplici. Nel cambio tra Bisoli e Donadoni, il Cagliari ci ha guadagnato in schemi d'attacco, gioco sulle fasce e voglia di sacrificarsi da parte di tutti. Non a caso nel primo tempo, la Fiorentina si è vista spesso imbrigliare la manovra, Mutu davanti e dietro tutti quanti, verrebbe da dire: fatta eccezione per D'Agostino, che spesso ha cercato e qualche volta trovato la millimetrica verticalizzazione, i compagni di reparto hanno badato più a far legna, tentando salturiamente l'uno contro uno (Ljajic, Santana) ma senza passare mai.

QUASI BEFFA — Nella ripresa il gol della Fiorentina a far saltare tutti i tatticismi. Come già altre volte in passato, i Viola fanno fatica a difendere il vantaggio e spesso concedono troppi metri alla risposta degli avversari. Donadoni ci ha provato con Lazzari (ottimo impatto sul match) e poi con Ragatzu al posto di un evanescente Cossu, ma l'occasione più ghiotta del Cagliari è arrivata dopo una sbandata dei padroni di casa: alla mezz'ora Donadel batte Agazzi con un tiro incredibile ma sulla traiettoria c'è Zanetti, in fuorigioco. Peruzzo annulla mentre i gigliati festeggiano e non s'accorgono che Matri è già dalle parti di Boruc. Serve un intervento super del portiere polacco per mettere in cassaforte la 6ª vittoria casalinga consecutiva.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
05/12/2010 23:02
 
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Parma, ci pensa Crespo
L'Udinese si arrende 2-1

Una doppietta dell'attaccante argentino (151 gol in A) consente agli emiliani di tornare alla vittoria. Friulani in gol col solito Di Natale che però nella ripresa si mangia la rete del 2-2. Festa gialloblu un po' rovinata dall'infortunio muscolare di Crespo

PARMA, 5 dicembre 2010 - La classe di Hernan Crespo è sempre quella; quello che cambia, purtroppo, è l’età. Il fenomeno del Parma ha deciso la sfida con l’Udinese con una doppietta da attaccante che sa sempre come buttarla dentro. Ma il bicipite femorale che “tira” proprio in occasione dello stacco vincente con cui l’argentino ha realizzato il definitivo 2-1, ha ricordato a tutti cosa significhi avere 35 anni. Pazienza. Quello che contava per gli emiliani era portare a casa 3 punti fondamentali. L’Udinese ha un po’ deluso, specie pensando alla strepitosa prestazione con cui ha travolto il Napoli domenica scorsa. La continuità sembra essere il principale limite della squadra di Guidolin, oggi acclamato dai suoi ex tifosi gialloblu, coi quali è rimasto in ottimi rapporti.


INSERIMENTO — Il Parma ha fatto subito la partita. Allargando il gioco a destra e a sinistra con Zaccardo, Candreva, Angelo e Gobbi, ha costretto l’Udinese a restare aperta al centro dove Giovinco, Crespo e Dzemaili hanno provato più volte l’inserimento giusto. Ma a parte dieci minuti di sbandamento, non è che i friulani, in tenuta arancione, abbiano sofferto più di tanto. Per sbloccare il punteggio ci è voluta una fesseria di Benatia che invece di "accompagnare" Giovinco sulla linea di fondo, al 23’ ha affondato il tackle atterrando il folletto gialloblu: l’arbitro ha fischiato l’inevitabile rigore che Crespo ha trasformato.


REAZIONE — Handanovic non è riuscito a fermare il quinto penalty consecutivo, Crespo ha invece festeggiato il 150° gol in A. Ci si aspettava una furibonda reazione friulana ma è stato anzi ancora Crespo a scaldare Handanovic al 34’. Una parata pesante perché esattamente un minuto dopo l’Udinese ha pescato il jolly. Fallo su Asamoah vicino al limite dell’area e punizione a giro di Di Natale che Mirante valuta male. Il tuffo è tardivo e la palla si infila per l’1-1, trovato senza grandi sforzi, bisogna dire.


MIRACOLOSO — Nella ripresa è sempre il Parma a condurre le danze. Al 10’ Angelo crossa perfettamente sul primo palo, là dove Crespo ha quasi sempre saputo saltare in anticipo sul diretto difensore: accade anche questa volta e per Handanovic non c’è scampo. E’ il 2-1 decisivo. Guidolin ha così inserito Denis ma la partita non è granché cambiata. Merito dei gialloblu che hanno tenuto alto il pressing. E quando sono calati, ancora Di Natale ha avuto la palla del 2-2, regalo di un rimpallo tra Lucarelli e Paletta: Mirante è però stato miracoloso nell’uscita. Il palo di Domizzi in recupero non fa altro che aumentare i rimpianti dei bianconeri. Ma i 3 punti del Parma sono assolutamente meritati.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
05/12/2010 23:05
 
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Toni guida la rimonta
Il Genoa passa a Lecce

Sotto di un gol nel primo tempo per il vantaggio di Ofere, la squadra di Ballardini ribalta il risultato e chiude sul 3-1 con reti dell'attaccante, di Ranocchia e di Rossi

LECCE, 5 dicembre 2010 - Il Genoa torna a vincere dopo aver ottenuto un solo punto nelle ultime due uscite e lo fa con una rimonta di carattere al Via del Mare. Sotto di un gol a fine primo tempo, la squadra di Ballardini ha ribaltato il risultato con Toni, Ranocchia e Rossi. Prosegue invece il periodo nero in casa Lecce: quarta sconfitta consecutiva e un punto nelle ultime sette partite. Per De Canio si profila un'altra settimana nera.

UNDICI — Reduce da una settimana tribolata, De Canio torna sul campo e cambia qualcosa rispetto a quanto annunciato. Davanti non gioca Corvia, ma Ofere in tandem con Di Michele; dietro di loro si posiziona Olivera, coperto da Giacomazzi, Munari e Mesbah; in difesa rientra Ferrario. Ballardini invece conferma il 4-4-2 con Toni-Palladino e Kharja qualche metro più avanti di Veloso.


GARA VIVACE — Di fronte ci sono la peggior difesa (Lecce, 28 gol subiti) e il peggior attacco (Genoa, 10 realizzazioni). Ne viene fuori una gara combattuta, giocata a ritmi elevati e con grande attenzione. Il Genoa tiene più la palla, allarga il gioco su Criscito e Mesto, e cerca più volte il colpo di Toni. Il Lecce si chiude bene e gioca sulle ripartenze orchestrate da Di Michele e Olivera. Il primo è di gran lunga il più ispirato e al quarto d'ora prova il gol capolavoro con un sinistro da posizione impossibile, ma Eduardo toglie la palla dal sette. Alla mezz'ora si fa male Ferrario, sostituito da Gustavo. E nel finale del tempo, l'episodio che sblocca il match: contropiede letale del Lecce, Di Michele salta Criscito in velocità e serve a Ofere il più comodo degli assist. Vantaggio meritato.


RIBALTONE — Nella ripresa si gioca a ritmi ancora elevatissimi. Al 10' il doppio episodio che indirizza il destino del match. Di Michele è scatenato e salta mezza difesa ospite in area, ma sbaglia il destro, che finisce a lato di un soffio. Gol sbagliato, gol subito: ripartenza dei liguri che guadagnano una serie di corner di fila. Su uno di questi Luca Toni svetta sulla palla messa dentro da Veloso e riporta in parità la gara. Ballardini capisce che è il momento decisivo e inserisce Destro per Mesto. Palladino fa un passo indietro, Destro va a far coppia con Toni, e la squadra guadagna profondità. Il Lecce cala fisicamente e alla mezz'ora arriva il raddoppio, ancora su una palla da fermo: punizione di Veloso e colpo di testa vincente di Ranocchia. La squadra di De Canio si sfalda definitivamente e prova ad attaccare a testa bassa, ma ha perso lucidità e non crea occasioni pericolose. All'ultimo minuto, l'ennesimo contropiede del Genoa porta al gol di Rossi, facile facile sull'assist di Destro.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
05/12/2010 23:09
 
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Al Bologna basta Di Vaio
I tifosi contestano il Cesena

Il capitano sblocca la partita nel primo tempo e poi trascina i compagni alla vittoria: 2-0 nel finale, in gol anche Britos all'87'. I bianconeri hanno provato una timida reazione ad inizio di ripresa. Storica vittoria al Manuzzi per gli emiliani. Ficcadenti in bilico

CESENA, 5 dicembre 2010 - E sono 121 gol per Marco di Vaio, ma chissà se tra questi il capitano rossoblù riesce a trovarne uno più storico di quello che ha consentito al Bologna di espugnare - per la prima volta - il Manuzzi. Sono i rossoblù ad aggiudicarsi il derby emiliano-romagnolo, forse addirittura con eccessiva sofferenza, ma probabilmente con merito: il raddoppio di Britos, infatti, è arrivato solo all'87' e dopo una ripresa vissuta un po' in apnea. Gli uomini di Malesani, tuttavia, ottengono una vittoria fondamentale che, oltre a fare classifica, fa anche tanto morale. Il che non è affatto secondario, in un momento tanto complicato per le note vicende societarie. Splendida, però, la reazione di Di Vaio e compagni sul campo.


FASCE RIFATTE — Il Cesena è nella formazione annunciata alla vigilia: c'è Appiah a centrocampo insieme a Parolo e Colucci, Giaccherini e Jimenez partono larghi per cercare la testa di Bogdani. I due, però, se la devono vedere con Esposito e Morleo, che Malesani schiera al posto di Garics e Rubin: lo schema di partenza del Bologna è un 4-4-1-1 con il solo Di Vaio di punta, assistito da Ramirez; Buscé e Della Rocca rispettivamente a destra e sinistra.

L'OTTOVOLANTE — Il Bologna parte con maggiore personalità e decisione. Il Cesena, dal canto suo, sembra fin troppo timido e, forse, accusa un po' troppo l'aria del derby o la tensione della classica partita da "ultima spiaggia": Di Vaio e compagni danno proprio la sensazione di controllare senza troppa fatica e attendere esclusivamente il momento giusto per colpire. Che, puntualmente, arriva: è il 31' e la difesa romagnola commette l'errore fatale di lasciare dieci centimetri di spazio al capitano rossoblù, freddo a controllare, girarsi in un fazzoletto e superare Antonioli con un diagonale di rara forza e bellezza. Ottava marcatura stagionale e ottavo sigillo di Di Vaio contro l'estremo difensore cesenate, sua vittima preferita.


DUE TORRI BIANCONERE — Ficcadenti - la cui posizione non è così sicura sulla panchina romagnola - decide di rivoluzionare tutto al 45' e giocarsi la carta a sorpresa: dentro Budan al fianco di Bogdani (esce Appiah), ma anche Schelotto (al posto di Jimenez). Il modulo diventa un 4-4-2 più classico, proprio come quello del Bologna, che sul finire del primo tempo è costretto a sostituire Ramirez (infortunato) con Meggiorini. L'azione dei padroni di casa si fa sicuramente più insistente rispetto alla prima frazione, ma probabilmente non meno confusa: tanto basta, però, perché il Bologna si preoccupi e abbassi paurosamente il baricentro. Bogdani manca l'appuntamento col pareggio di testa a pochi passi da Viviano, poi è lo stesso portiere a negarlo a Parolo, autore di una'ammirevole conclusione dal limite in scivolata che stava prendendo in controtempo il numero 1 della Nazionale.


L'ANGELO VOLANTE — Il Bologna, ormai, è rintanato nella propria area nel tentativo di difendere l'importantissimo risultato. Il modulo di Malesani del secondo tempo è un 9-1 con il solo Di Vaio davanti che, però, fa egregiamente il suo mestiere: il capitano lotta su ogni pallone, lo difende, fa salire la squadra e appena vede un varco ci si butta. Le sue conclusioni non inquadrano la porta, ma i suoi assist sono miele per i compagni che, però, non ne approfittano. Meggiorini si fa vedere solo su una pregevole rovesciata respinta da Antonioli, poi più nulla. Basta così, comunque, perché il Cesena ha speso molto nel tentativo di ribaltare il risultato e nel finale non ne ha più per impensierire Britos (ottima la sua prestazione) e compagni di reparto. E proprio il difensore uruguayano a 3' dalla fine corona la sua splendida gara con un tuffo di testa in perfetto stile Cagnotto che indirizza la palla proprio sotto l'incrocio. Si chiude con la scontata contestazione del pubblico del Manuzzi. Ficcadenti, ora, torna sulla graticola?

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
05/12/2010 23:12
 
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Quagliarella show
La Juve sbanca Catania

I bianconeri vincono 3-1 al Massimino con un primo tempo cinico e una ripresa autoritaria. Apre le danze Pepe e pareggia Morimoto. Poi si scatena l'attaccante che segna una doppietta e recrimina per un gol fantasma non visto dall'arbitro

CATANIA, 5 dicembre 2010 - La Juventus non fa la fine di Roma e Inter e resta sulla scia di Milan e Lazio battendo il Catania con un netto 3-1. I tre punti conquistati al Massimino confermano una crescita costante dei bianconeri che volano sulle ali di uno strepitoso Quagliarella, autore di una strepitosa doppietta e della solita rete fantasma, con tanto di palla che sbatte sulla traversa per poi superare la linea di porta. Di Pepe il primo gol della serata, subito pareggiato da Morimoto.


CATANIA D'ATTACCO — Le premesse non erano certamente queste. Almeno per Giampaolo che all'insegna del pressing schiera Morimoto con Maxi Lopez e Gomez a supporto. Ma chiede a Martinho il valore aggiunto sulla fascia sinistra. Pressing a tutto campo contro una Juve che consegna a Iaquinta e Quagliarella il compito di cercare il gol. Mosse che alla fine dei primi 45' si dimostreranno tutte azzeccate. Le due squadre regalano un primo tempo veloce e piacevole, in cui i rossoazzurri incidono di più, ma faticano a finalizzare. Per gran parte della frazione sono i ragazzi di Giampaolo a mantenere il pallino del gioco, caratterizzato dalla costante pressione e l'aggressività chiesta dal tecnico come unica arma vincente contro la Juve.

BOTTA E RISPOSTA — Il Catania insiste con le verticalizzazioni, che i bianconeri faticano a digerire. Ma lo spettacolo è garantito da Martinho e Gomez, mancini pazzeschi, abili nel superare l'uomo e rifornire le punte con cross invitanti. La Juve soffre, ma usa l'esperienza per ribattere e ripartire. Aquilani conferma di non attraversare un buon momento e raddoppia il lavoro di Melo che copre e puntualmente consegna la palla a Krasic che fa il guastatore e cerca la porta. Il Catania intanto prosegue a macinare gioco sbilanciandosi e consegnando spazi alla Juve che riparte con calma e ragiona. Al 35' arriva il gol di Pepe. L'idea è di Iaquinta: gran lavoro sulla destra e assist teso su cui si avventa in mezzo all'area Pepe, abile a colpire al volo di controbalzo e infilare Andujar. Non fai in tempo a goderti il vantaggio che il Catania acciuffa il pari. Martinho è spettacolare e dalla linea di fondo mette al limite dell'area piccola una palla che Grosso controlla male. Morimoto non si fa pregare e con un tocco sporco segna.


QUAGLIARELLA SHOW — Un 1-1 che non fa una grinza, ma che ha il potere di caricare ulteriormente la Juve, ora più incisiva e veloce. Dal 43' al 44' accade di tutto. Dalla destra, il nervo scopero del Catania, Krasic mette in area un cross teso che Quagliarella scaglia in rete: la palla colpisce la traversa e rimabalza ben oltre la linea di porta. Gol netto, ma Damato ha un abbaglio clamoroso e non vede. Ma la delusione svanisce subito perché lo stesso Quagliarella trova il 2-1 su assist di Iaquinta, con un tiro incrociato e angolato. La prodezza dell'attaccante è vitamina per la Juve che scatta nella ripresa con sicurezza e autorità. Delneri ne approfitta per togliere lo spento Aquilani (dentro Sissoko), mentre Quagliarella decolla ancora e segna la terza rete, pardon, seconda. Ruba palla a Biagianti al limite e scarica una bordata che si infila alla destra di Andujar.

CONTROLLO — Il Catania però non si arrende, anche se manca il fuoco del primo tempo. Complice la Juve che in difesa non sbaglia più e controlla senza margini di errore, scatenandosi di tanto in tanto in contropiede. Manca soprattutto l'apporto di Gomez che Giampaolo sostituisce con Ricchiuti, mentre toglie Morimoto per Antenucci nel tentativo di riaprire il match. I nuovi entrati regalano infatti nuova linfa e il Catania sfiora il gol a ripetizione. Delneri risponde con Del Piero e Salihamidzic per Quagliarella e Pepe. Ale entra subito in partita: al 42' sfiora il poker di testa, al 48' parte in contropiede e regala Krasic una di quelle palle da spingere in rete; il serbo invece sbaglia la facile conclusione. Ma il 3-1 basta e avanza. Milan e Lazio sono avvisati: la Juve c'è e non molla.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
07/12/2010 00:33
 
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Napoli fino all'ultimo respiro
Maggio stende il Palermo al 95'

La squadra di Mazzarri mantiene il terzo posto credendoci sino in fondo. Al San Paolo partita molto tattica: creano molto di più i padroni di casa ma le parate di Sirigu sembrano inchiodare il risultato sullo 0-0. Nell'ultima occasione del match Cavani scatta sul filo del fuorigioco e serve il centrocampista che segna a porta vuota

NAPOLI, 6 dicembre 2010 - Il partitone tra le due grandi ambiziose della A ha detto Napoli. Giustamente perché gli azzurri hanno meritato in pieno la vittoria per 1-0 nel posticipo della 15ª contro il Palermo. Ma è stata una faticaccia perché le parate di Sirigu avevano praticamente blindato lo 0-0. Invece al 95’, quando tutto sembrava finito, Cavani ha avuto la forza di liberarsi a sinistra sul filo del fuorigioco (Balzaretti è però sembrato tenerlo in gioco) e ha servito l’ottimo Maggio che in scivolata ha fatto esplodere il San Paolo. Il Palermo esce da questa partita un po’ ridimensionato. Ma il merito è soprattutto della squadra Napoli nel suo complesso, più abile a chiudere le principali fonti di gioco degli avversari e a proporsi con continuità in attacco. Il gol nel finale è stato sofferto ma avrebbe potuto arrivare molto prima.

MOLTI ERRORI — Il primo tempo è stato onestamente un po’ bruttino. Nel senso che l’impegno di entrambe non è mancato ma a fioccare sono stati più gli errori. Il Napoli è certamente partito più aggressivo, impostato da Mazzarri per recuperare palla molto in avanti per provare così a innescare in velocità il trio Hamsik, Lavezzi, Cavani. La difesa del Palermo sbanda subito un po’ sulle folate offensive partenopee. Però non crolla. Gargano, Pazienza e soprattutto Maggio sulla destra danno tanta continuità al gioco degli azzurri ma a mancare è la precisione sottoporta. In diverse occasioni sono arrivati dalle fasce cross bassi per nessuno. Così qualche pericolo è scaturito con le botte da lontano: Maggio e Lavezzi hanno due volte costretto Sirigu a parare.

PASTORE BLOCCATO — Sull’altro fronte si è visto solo qualche contropiede di Miccoli. Pastore è sempre stato controllato bene da Pazienza, su di lui è stato predisposto un controllo serrato per evitare di consentirgli la partenza in velocità, la sua arma micidiale. Mancando poi un apporto continuo di Ilicic ecco che l’azione offensiva dei rosanero si è praticamente impastata. Solo Miccoli ha tentato una conclusione da lontano. Nel complesso però, come detto, di grosse occasioni se ne sono viste poche.

LA SVOLTA — Nella ripresa la pressione del Napoli è aumentata. Gli inserimenti di Vitale, Yebda e Dumitru per Pazienza, Lavezzi (infortunio alla caviglia destra) e Dossena alla fine si sono rivelati importanti per consentire la creazione di pericoli sino al termine. Delio Rossi ha provato a levare Miccoli inserendo Maccarone, ma in attacco palloni per le punte ne sono arrivati pochissimi. E’ stato Sirigu a illudere il Palermo, soprattutto al 20’ quando ha fermato Hamsik con una parata favolosa da un metro. Ma nemmeno lui ha potuto farci niente al minuto 95’, un momento che potrebbe essere la svolta positiva della stagione di questo Napoli.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
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