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SUPERSAGGIO
Il Cesena affonda il Bologna
Adesso "vede" la salvezza

La squadra di Ficcadenti vince 2-0 ed espugna il Dall'Ara conquistando tre punti fondamentali per la permanenza in A. Rossoblù irriconoscibili

BOLOGNA, 23 aprile 2011 - Era un derby decisivo per tenere vive le speranze del Cesena in chiave salvezza. Ma era anche il derby del riscatto del Bologna, reduce da tre sconfitte consecutive e da una settimana burrascosa anche lontano dal campo per la vicenda dei pass. Alla fine prevalgono gli ospiti, con Giaccherini che cresce nel corso della partita e si fa uomo a immagine e somiglianza – per determinazione e tenacia – della volontà di tutta la squadra di restare nella massima serie anche nella prossima stagione.


QUOTA 37 — La sfida parte in sordina, con un Cesena in realtà timido che subisce il gioco dei padroni di casa senza essere incisivo a rete. Poi la svolta nella ripresa: Ficcadenti suona la carica ai suoi e il Cesena del secondo tempo regala ai 3.000 tifosi presenti al Dall’Ara una Pasqua dolcissima, con tre punti pesantissimi su cui mettono la firma Giaccherini e Malonga. Il Cesena esce dal Dall’Ara a quota 37 punti: la strada per la salvezza resta in salita, ma questa vittoria dà fiducia a una squadra che dimostra di stare bene e di essere in una condizione psicologica ottimale.


OCCASIONI BOLOGNA — Il primo tiro in porta è del Bologna: Mudingayi calcia di esterno destro, Antonioli si fa trovare pronto e para facile. Quasi una chiamata, ma è il primo squillo che preannuncia le successive occasioni rossoblù. La più clamorosa quella che arriva al 20’, quando Di Vaio taglia in area per ricevere l’assist smarcante di Meggiorini, senza però concludere a rete. Sempre Di Vaio è protagonista di un’altra palla gol alla mezzora: il centravanti riceve una rimessa laterale spalle alla porta, si gira - come pochi come lui sanno fare – e sorprendendo la difesa avversaria prova il tiro. La palla sfila a lato sul secondo palo. Il Cesena, dal canto suo, non riesce a concretizzare molto. Qualche contropiede, un paio di tiri con Jimenez e Parolo, ma Viviano di fatto chiude il primo tempo con i guanti puliti. Gli ultimi sussulti arrivano ancora dal Bologna, la cui spinta sulle fasce – soprattutto con Rubin – è buona. Bologna vicino al gol: Meggiorini batte la punizione dal limite. Il suo sinistro sfila di poco a lato, alla sinistra di Antonioli. Poi un tiro di Perez allo scadere.

SVEGLIA CESENA — Alla ripresa è tutto un altro Cesena. Partenza super, e super Giaccherini, che dopo soli 3 minuti trova un gran gol: Jimenez raccoglie un assist di Parolo, respinge Viviano. Ci prova allora proprio Giaccherini, in due tempi: prima ribatte Rubin, ma sul secondo tiro nulla possono la difesa né il portiere dei rossoblù. È solo l’inizio dell’assalto del Cesena, che ancora con Giaccherini – uomo chiave del match – trova altre due palle gol su cui questa volta è magistrale Viviano. Bologna sotto shock. E ci rimarrà fino alla fine, steso dal raddoppio di Malonga che arriva al 39’. A poco serve recriminare sul fuorigioco inesistente di Meggiorini che annulla il 2-1 del Bologna: il Cesena non molla, con almeno altre due occasioni che avrebbe potuto sfruttare meglio in contropiede. Risultato giusto, che rimanda il desiderio di riscatto del Bologna alla prossima giornata, e che alluga la striscia di risultati positivi del Cesena: su nove partite, quattro vittorie e quattro pareggi. Se il mese di maggio sarà dolce come questa Pasqua, la serie A per Giaccherini e compagni è assicurata.

Francesca Salsano

Fonte: gazzetta
23/04/2011 22:41
 
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Pozzi risolleva la Samp
Il Bari retrocede in B

I blucerchiati vincono in Puglia grazie a un calcio di rigore e agguantano in classifica il Lecce. Per la squadra di Mutti ora c'è anche la condanna della matematica

BARI, 23 aprile 2011 - La Sampdoria continua a sperare, per il Bari è ufficialmente serie B. I blucerchiati vincono con merito al San Nicola grazie a un rigore trasformato da Pozzi e dimostrano di avere ancora qualcosa da dire nella corsa alla salvezza. Per la squadra di Mutti la corsa è finita: dopo due anni nella massima divisione, anche la matematica condanna il Bari alla retrocessione.

CAVASIN CAMBIA — Con Ghezzal fuori causa per un acciacco, in prima linea si rivede Rivas al fianco di Huseklepp e alle spalle di Rudolf; in difesa rientrano A. Masiello e Glik, che giocano al posto di Belmonte e Raggi in un reparto completato da Rossi e Parisi, con Gillet tra i pali; a centrocampo il trio Bentivoglio-Almiron-Gazzi. Cavasin torna al 4-4-2, recupera Gastaldello e menda a sorpresa in panchina Lucchini, con Volta che fa il centrale mentre Zauri e Ziegler sono sulle fasce e Curci in porta; a centrocampo ci sono Guberti e Laczko esterni, con Palombo e Poli centrali; in attacco Pozzi e Maccarone.


SAMP SPRECONA — Dopo una parata semplice di Curci su calcio di punizione di Parisi deviato dalla barriera e un diagonale di Huseklepp messo in corner dal portiere blucerchiato, la Sampdoria avvia il suo monologo. La squadra di Cavasin deve vincere se vuole continuare a sperare nella salvezza e allora non può far altro che attaccare, ma la mira sbagliata e le parate di Gillet inchiodano il risultato sullo zero a zero. I blucerchiati vanno vicini al gol per la prima volta al 20': pallone in profondità di Laczko per Pozzi, sinistro dal limite dell'attaccante e deviazione in corner di Gillet. Sul calcio d'angolo lo stesso Gillet respinge d'istinto un tocco sottoporta di Pozzi, che protesta per un presunto fallo da dietro prima del tiro. Un colpo di testa alto di Rivas e si torna subito dall'altra parte, dove Pozzi calcia al volo di sinistro su cross di Ziegler sfiorando la traversa. La Samp continua ad attaccare, ma spreca troppo: al 26' Pozzi e Guberti sfondano al centro, l'esterno prova il destro ma Gillet blocca a terra. Al 34' i blucerchiati trovano la porta, ma il gol viene annullato: Maccarone supera un difensore in area e prova il sinistro, supera Gillet ma non Masiello che respinge sulla linea con il petto; sulla ribattuta Laczko ribadisce in rete ma al momento del tiro di Maccarone era in fuorigioco. L'ultimo brivido del primo tempo arriva al 36': Guberti tocca in profondità per Maccarone che calcia di prima intenzione, il suo destro a giro è di poco a lato.


POZZI SU RIGORE — Si riparte con due sostituzioni nel Bari: fuori Almiron e Rossi, dentro Codrea e Rinaldi. Il Bari sembra più intraprendente nell'avvio di secondo tempo e al 9' si fa vedere dalle parti di Curci: sinistro in diagonale di Rivas, parata a terra del portiere blucerchiato. Cavasin prova ad alzare il baricentro spostando Guberti dietro le punte e avanzando Ziegler a centrocampo. La mossa funziona: al 13' Poli si ritrova un buon pallone in area e prova il sinistro, Gillet devia e il pallone tocca la traversa prima di uscire. Sul corner Huseklepp tocca da dietro Poli e lo mette giù, calcio di rigore per la Samp. Dal dischetto Pozzi angola bene, Gillet indovina la traiettoria ma non trattiene e i blucerchiati passano in vantaggio. La squadra di Cavasin rischia di vanificare tutto dopo pochi minuti: al 18' la difesa ospite lascia Masiello tutto solo sul cross di Parisi, il difensore del Bari da ottima posizione manda a lato di testa. Mutti inserisce Romero al posto di Huseklepp, Cavasin risponde tornando al 4-4-2, con Macheda e Mannini dentro al posto di Maccarone e Guberti. Il Bari prova a rimettersi in partita e alza il baricentro, ma la mira non è delle migliori: al 29' Rudolf va via bene a Zauri, ma calcia male. La fragilità psicologica della Samp viene fuori tutta: la palla-gol creata dal Bari spaventa i genovesi, che si rintanano nella propria metà campo e lasciano troppo spazio ai padroni di casa. Ma i biancorossi, a un passo dalla Serie B, non hanno più le forze per spingere. Finisce così, al piccolo trotto. La Samp si risolleva e agguanta il Lecce, per il Bari la corsa è ufficialmente finita.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
23/04/2011 22:45
 
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Il Milan espugna Brescia
Scudetto sempre più vicino

Un gol di Robinho nel finale condanna un buon Brescia: se l'Inter non vince a Cesena, il Primo maggio potrebbe essere tricolore battendo il Bologna. Diamanti colpisce una traversa, mentre Cassano ed Eder falliscono occasioni importanti

BRESCIA, 23 aprile 2011 - Il Milan vince "La partita", quella che secondo le teorie di Massimiliano Allegri dovrebbe spianare la strada verso lo scudetto. Con l'esperienza e una grande prova difensiva nella ripresa, i rossoneri vincono a Brescia 1-0, con il più classico dei contropiede, innescato da Cassano e rifinito da Robinho. Vittoria sofferta, anzi soffertissima, perché il Brescia con l'acqua alla gola gioca un secondo tempo con la bava alla bocca sfiorando anche l'impresa. E adesso, se l'Inter non vince a Cesena, il Milan battendo domenica prossima il Bologna può cucirsi sul petto lo scudetto, anche se ci saranno da giocare altri tre turni.


SALTA GATTUSO — Thiago Silva fa spaventare Allegri durante il riscaldamento. Attimi di tensione, ma il brasiliano stringe i denti e va a fare reparto in difesa con Yepes risultando alla fine il migliore dei suoi. Cede il passo, invece, Gattuso, vittima del riacutizzarsi di un problema a flessori della coscia destra. Il francese, Van Bommel e Seedorf garantiscono ripartenza a centrocampo; ma anche copertura, perché Beppe Iachini stravolge le previsioni schierando un modulo speculare al Milan; un 4-3-1-2 con Diamanti alle spalle di Eder e Caracciolo, esattamente come temeva Allegri: gli uomini con più talento e fiuto del gol. Il tema offensivo rossonero è invece certificato da Boateng, schierato alle spalle di Cassano e Robinho.

ROBINHO — Il primo tempo è il prevedibile copione di un regista con poca fantasia: Milan padrone del gioco che riesce a domare il pressing alto del Brescia, collezionando nitide palle-gol. Già al 7' Robinho si fa ribattere il tiro da due passi; al 10', invece, Cassano con un gesto tecnico superbo serve il brasiliano che spreca al volo di piatto destro. Quella di Robinho che fallisce gol a grappoli è una costante; spesso in controtempo, permette agli avversari di riorganizzarsi e chiudere i varchi. Iachini dal canto suo invita i suoi alla cautela, perché Cassano è in serata di grazia e infila numeri eccezionali. Il Milan gestisce il gioco con esterma calma, ribattendo al Brescia che pare sì offensivo, ma che in realtà difende con tutti i suoi giocatori dietro la linea del pallone. Ma è sempre il barese a dettare i tempi; suo, al 38'. il tocco per il solito Robinho il cui destro in area viene respinto con bravura da Arcari. Nel Brescia il solo Eder fa valere le sue doti; sue le migliori manovre del Brescia, mentre Caracciolo è defilato e Diamanti è costretto a un efficace lavoro di sacrficio e copertura su Boateng. Il primo tempo si congeda con l'ennesima occasione per il Milan, ma questa volta, al 42', è Cassano di testa solo davanti a Arcari a sfiorare la traversa.


BEL BRESCIA — A tratti leziosi, i rossoneri vengono presi letteralmente in contropiede all'inizio della ripresa. Al 3', infatti, Eder ha la palla gol, ma dal dischetto la spreca oltre la traversa. Il Brescia applica un feroce pressing che mette in difficoltà i rossoneri. Il Milan risponde con la qualità e all'8' Cassano spreca clamorosamente la rete, ancora di testa sul cross di Seedorf. Il tempo vola e Iachini per limitare il gap tecnico in campo toglie Vass per Baiocco. L'idea è buona, perché l'ex cavallo di battaglia di Cosmi conferisce ordine in campo. Il Brescia ci prova e al 17' Caracciolo di testa impegna Abbiati ben piazzato sul secondo palo. Ma c'è subito la replica e questa volta Robinho fa tutto bene, ma il suo sinistro dal limite viene deviato da Arcari a pugni uniti in angolo. Constatata che la serata di Boateng non è tra le migliori, Allegri lo sostituisce con Emanuelson confidando nella capacità di penetrare dell'olandese. Dentro anche Jonathas e Filippini nel Brescia, il primo per Caracciolo, il secondo per l'infortunato Zanetti.


FINALMENTE ROBINHO — Nomi che ragalano energie impensabili al Brescia, abile a cogliere l'attimo sfuggente del Milan. La squadra di Iachini prende in mano la partita e negli ultimi venti minuti mettono sotto i primi della classe. Al 36' Diamanti su punizione colpisce la traversa con il contributo di Abbiati. Ma al 37' Zebina commette l'errore più grossolano e scatena il contropiede di Cassano che pesca Robinho libero a sinistra. Il brasiliano questa volta non può sbagliare e battere Arcari è facile. Allegri non vuole correre rischi e toglie Cassano per Ambrosini: la grinta del capitano per placare la voglia di un Brescia commovente che non molla. E al 44' è Abbiati a metterci una pezza con una deviazione in angolo pazzesca sul gran diagonale di Diamanti. Un gesto che rischia di diventare un'icona, un po' come la grande parata del portiere a Perugia nello scudetto di Zaccheroni. In evidente riserva il Milan riesce a reggere al gran finale dei padroni di casa: "La partita" è vinta.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
23/04/2011 23:25
 
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Lodi risponde a Del Piero
Juve beffata dal Catania: 2-2

I bianconeri segnano due volte nel primo tempo grazie al loro capitano: su rigore e di petto. Poi nella ripresa accorcia le distanze Gomez, e Lodi al 95' - con due minuti ulteriori di prolungamento sul recupero iniziale - su punizione trova il pareggio definitivo

MILANO, 23 aprile 2011 - Neanche un super Del Piero riesce a tenere la Juventus aggrappata al treno Europa. Il capitano bianconero segna una doppietta, ma il Catania pareggia in rimonta 2-2 all'Olimpico di Torino nel posticipo della 34ª giornata di serie A. E così la squadra di Delneri non sfrutta il regalo pomeridiano di Lazio e Udinese e resta lontana dietro, in coda, quella per l'ultimo posto Champions ed i due disponibili di Europa League. Lunedì 2 maggio a Roma contro la Lazio, ora distante 7 lunghezze, per poter sperare in un finale decente di una stagione disgraziata dovrà vincere lo scontro diretto, e forse non basterà comunque. Le disgrazie bianconere sono lo specchio dell'impresa del Catania, che si ritrova risucchiato nelle paludi del fondoclassifica, solo 2 punti sopra il quartultimo posto. I siciliani hanno rimontato con un finale tutto cuore, che ha mostrato in maniera spietata le crepe della Juve: poca personalità, difesa distratta e decisioni di giocatori e tecnico rivedibili: Delneri si è forse giocato stasera le ultime residue possibilità di tenersi la panchina per la prossima stagione. Il cambio del migliore in campo, Del Piero, ma soprattutto del giocatore che con la sua personalità poteva remare controvento nel finale, non può che stupire.

SCHIERAMENTI — Delneri ritrova Del Piero dal 1' e con lui il modulo 4-4-2 tanto caro al tecnico. Sulla sinistra, a centrocampo, gioca Marchisio, resta fuori Pepe. Simeone schiera 10 argentini più Capuano, che vince il ballottaggio con Marchese come terzino sinistro.


DEL PIERO SHOW — Si parte, e dopo soli 40" Motta si fa ammonire per un fallaccio gratuito a centrocampo su Gomez. Insomma, le premesse in casa bianconera sembrano delle peggiori. Ma poi sale in cattedra professor Del Piero. Il capitano bianconero segna due volte, sfruttando altrettanti episodi favorevoli. Prima su rigore per un mani di Alvarez, e poi correggendo in rete, forse in maniera involontaria, un cross di Krasic. I suoi gol per la Juve salgono così a 283, e quelli stagionali diventano 10, miglior marcatore davanti ai 9 centri di Quagliarella. Ma è la prestazione del numero 10 che impressiona: fa ammonire Spolli, Silvestre e Ledesma, sprizza personalità, quella che è tanto mancata a questa squadra in sua assenza. Crea la superiorità numerica e i colpi ad effetto, fa venire i brividi ad Andujar su punizione. Il Catania, che pure ha tanto bisogno di punti, è timido: vivace con Ricchiuti e Gomez, che colpisce la traversa sullo 0-2 con un sinistro violento che aveva lasciato fermo Buffon, ma poco continuo nella manovra e poroso in fase difensiva. All'intervallo è 2-0 Juve.

CAMBI — Si riparte con Sorensen al posto di un Motta incerto, e con Bergessio, punta vera, al posto di uno spento Izco, punta periferica. La partita cambia, ora. Il Catania ci prova, sposta più avanti il suo baricentro, ma Buffon è impegnato solo dal solito frugolino Gomez, con un destro al volo insidioso. Il Catania fa tanta mole di gioco, ma non punge.

GOMEZ TROVA IL GOL — Con merito, impreziosendo un'eccellente prestazione, sfruttando quello che si conferma il problema più evidente della Juventus: le difficoltà sugli esterni bassi. E così arriva un cross dalla sinistra (dove Sorensen come Motta prima di lui fatica ad affrontare avversari agili sulla breve distanza), e Gomez brucia Grosso, che se lo dimentica alle spalle, insaccando sul secondo palo. 2-1 e gara riaperta.

CUORE CATANIA:PARI LODI — Succede di tutto, adesso. Delneri - che ha inspiegabilmente tolto Del Piero e pure Matri, vede la sua Juve mangiarsi un paio di reti in contropiede, ma soffre da matti dietro. Il Catania non si arrende, Melo regala due punizioni di fila dal limite ai rossazzurri. E Lodi, al secondo tentativo, trova un sinistro delizioso che vale il 2-2. Al 5' di recupero, dopo che il prolungamento iniziale era stato di 3'. Per il Catania è come una vittoria: un punto salvezza, per la Juve una beffa bruciante. La Champions League è fuori portata, l'Europa League sempre più lontana, a -3 dalla Roma.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
28/04/2011 14:15
 
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SERIE A 2010/2011 34ª Giornata (15ª Ritorno)

Incontri del 23/04/2011
Roma - Chievo 1-0
Bari - Sampdoria 0-1
Bologna - Cesena 0-2
Cagliari - Fiorentina 1-2
Genoa - Lecce 4-2
Inter - Lazio 2-1
Palermo - Napoli 2-1
Udinese - Parma 0-2
Brescia - Milan 0-1
Juventus - Catania 2-2

Classifica
1) Milan punti 74;
2) Inter punti 66;
3) Napoli punti 65;
4) Lazio punti 60;
5) Udinese punti 59;
6) Roma punti 56;
7) Juventus punti 53;
8) Palermo punti 50;
9) Fiorentina punti 46;
10) Genoa punti 45;
11) Cagliari punti 44;
12) Bologna(-3) punti 40;
13) Chievo punti 39;
14) Parma punti 38;
15) Catania e Cesena punti 37;
17) Lecce e Sampdoria punti 35;
19) Brescia punti 30;
20) Bari punti 21.

(-3) punti di penalità.
01/05/2011 00:16
 
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Sì, l'Inter è proprio Pazza
Il Milan deve rinviare la festa

Il centravanti azzurro segna due splendidi gol nel recupero e condanna il Cesena, avanti fino al 90'. Ai rossoneri non basterà battere il Bologna per festeggiare

CESENA, 30 aprile 2011 - Giampaolo Pazzini è un grande centravanti. E da oggi è anche un guastafeste. L'ex attaccante della Samp segna due gol nel recupero a Cesena e firma la vittoria dell'Inter per 2-1 al Manuzzi. L'ennesima rimonta stagionale nerazzurra. Che ai fini della classifica cambierà molto poco. Non vediamo come il Milan possa perdere lo scudetto. Ma vuoi mettere la soddisfazione di far rinviare la festa ai cugini rossoneri, che già stavano preparando tutto? Ora la squadra di Allegri dovrà faticare un altro po'. E le scatole a Milanello gireranno eccome, perché prima del recupero le bottiglie erano pronte ad essere stappate. Senza contare che con questi tre punti la Champions senza preliminare per Leonardo è poco meno che assicurata.

VERDETTO — Risultato che punisce il Cesena oltre i suoi demeriti. Perché l'Inter gioca da grande squadra quale è solo dopo l'ingresso di Pazzini e dopo essere andata sotto. Gioca un primo tempo svogliato. Ma produce un finale, più sui nervi che sulla lucidità, di grande spessore. Con Pazzini che di testa le prende tutte e manda la difesa di Ficcadenti nel panico. E dopo aver sbagliato la direzione di due stacchi, prima si inventa un gol alla Ibra, e poi salta in testa a tutti all'ultima palla utile. Aiutato da un Cesena in calo fisico, dopo una partita giocata a mille all'ora.


ETO'O E MILITO VICINI — Leonardo, che senza Stankovic e Sneijder non ha trequartisti, si affida al 4-4-2 con Motta-Cambiasso centrali e Pandev largo a sinistra, davanti all'ex Nagatomo. In avanti Milito gioca vicino ad Eto'o, come poche volte abbiamo visto in questa stagione.


DINAMISMO — Ficcadenti sceglie Budan centravanti, con il dinamismo di Giaccherini e la classe di Jimenez a sostenerlo. I romagnoli aggrediscono subito meglio la partita, con un quarto d'ora di grande intensità nel pressing. I tre di centrocampo, Sammarco-Caserta-Parolo, sono dinamici e solidi in interdizione. Così l'Inter, che non ha certo il sangue negli occhi, subisce l'intensità del Cesena. La più grossa palla gol del primo tempo arriva al 6': rinvio di Antonioli, sponda di Budan per Giaccherini, che allungandosi la palla facilita l'uscita di Castellazzi, poi aiutato da Maicon a liberare. Come dire che con un rinvio e un colpo di testa il Cesena è andato in porta. Non il massimo della presenza per i nerazzurri.

POSSESSO PALLA — L'Inter entra in partita quando coinvolge nella manovra i terzini Maicon e Nagatomo, allargando il gioco. Ma il Cesena difende bene e concede solo un paio di conclusioni da lontano a Motta e Lucio. Milito ed Eto'o vedono pochi palloni. E a loro volta non danno mai profondità. Soprattutto l'argentino mostra di essere ancora il lontano parente del meraviglioso centravanti del triplete.

IRREGOLARE MA MERITATO — Si riparte e il copione è il medesimo del primo tempo. Il Cesena aggredisce la partita. E l'Inter sembra molle, più mentalmente che fisicamente. I romagnoli attaccano. Conquistano corner, chiudono l'Inter in area. E segnano con merito all'11'. Giaccherini viene incontro tra le linee, allarga a destra per Ceccarelli che crossa per Budan. Lucio è nettamente sorpreso, anche se il piede sinistro del croato è avanti rispetto al brasiliano al momento del traversone. Fuorigioco di centimetri. E Cesena avanti.


REAZIONE — A questo punto l'Inter entra in partita. Anche grazie al cambio di Leonardo, che toglie un impalpabile Pandev, azzoppato da Ceccarelli, e mette Pazzini. Azzeccato anche il cambio tra un Motta non al meglio e Mariga, che non è Xavi quando ha la palla tra i piedi, ma corre come un dannato. Ci mette del suo anche Ficcadenti, che abbassa troppo la squadra levando Giaccherini per un altro stopper, Benalouane. Così Maicon, che non ha più l'ex Pavia che lo attacca in contropiede, inizia a sgroppare come sa. I nerazzurri faticano a manovrare con incisività, ma chiudono in area il Cesena e sfiorano per tre volte il gol. Una volta con Lucio e due con Pazzini. Sempre con colpi di testa che non inquadrano la porta.

PAZZO RECUPERO — Il Cesena, chiuso nella sua area, è in affanno. Ma ci vuole un gran gol di Pazzini, che brucia Benalouane e conclude con un esterno in acrobazia, per pareggiare. A questo punto l'Inter, squadra che vive sui nervi se ce n'è una, insiste. Il Cesena ha paura. E con certi califfi non puoi permettertela. Maicon crossa da par suo per Pazzini, ancora perfetto nello stacco. Von Bergen, fin qui il migliore del Cesena a nostro avviso, si fa bruciare. Antonioli non può farci nulla.

SALVEZZA? — E così il Cesena, a più cinque sulla zona retrocessione prima del recupero, si ritrova più che mai inguaiato. Con la consolazione, molto magra per la verità, che con altre 3 partite giocate così non sarà un problema restare in serie A.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
01/05/2011 00:20
 
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Hamsik-gol, Napoli in orbita
La Champions si avvicina

Lo slovacco firma al 38' della ripresa il gol che vale la vittoria per 1-0 sul Genoa. Gli uomini di Mazzarri hanno ora 9 punti di vantaggio sull'Udinese, quinto

NAPOLI, 30 aprile 2011 - La legge di Hamsik. Lo slovacco è uno di quei talenti a cui basta uno spunto per decidere una partita, come il diagonale dopo 83' minuti di latitanza che lancia lancia il Napoli in orbita. Al passo con l’Inter, seconda in classifica un punto avanti, ma soprattutto a +9 sull’Udinese quinta in graduatoria e prima esclusa dall'Europa più preziosa. La certezza della qualificazione alla Champions League non arriverà con tre giornate di anticipo, visto che i friulani hanno il vantaggio degli scontri diretti, ma gli uomini di Mazzarri vedono un traguardo storico e meritato al termine di una stagione vissuta da protagonisti. L’1-0 contro il Genoa, vittoria che interrompe la striscia di due sconfitte (la peggiore stagionale dei Mazzarri boys), conferma che il Napoli è una squadra che non molla mai e che colpisce duro nel secondo tempo (36 gol su 55 dopo l’intervallo), quando i padroni di casa si sono fatti vivi con insistenza dalle parti di Eduardo, fondamentale nel tenere inviolata la porta del Genoa fino allo spunto vincente di Hamsik.

INIZIO LENTO — Il Napoli ritrova Lavezzi dopo la squalifica. In difesa c’è Aronica e non Ruiz, a centrocampo Pazienza e non Yebda. Genoa in emergenza: tre squalificati (Palacio, Dainelli e Milanetto), Rafinha in campo con la febbre e tre Primavera in panchina. I padroni di casa provano ad imporre il gioco su un campo pesante per la pioggia, ma pendono a sinistra (dove la velocità di Lavezzi manda in crisi i difensori del Genoa) visto che a destra Maggio è stretto nella morsa di Criscito e Antonelli. Gli ospiti lasciano fare, rischiando grosso solo su un tiro da fuori di Lavezzi (12’) e un’incornata da centro area di Pazienza (20’), ma crescono alla distanza, con Criscito che si fa più intraprendente a sinistra e Floro Flores che gira attorno alla boa Paloschi per creare spazi. De Sanctis però non corre pericoli veri, e il primo tempo va in archivio senza tiri in porta e col Napoli al 62% di possesso palla.

IL SEGNO DI HAMSIK — Il Napoli è più pericoloso nella ripresa e diventa inquilino stabile della metà campo del Genoa. Lavezzi è ispirato, Hamsik e Cavani un po’ meno ma basta la loro presenza a far paura. Il San Paolo, che si scalda anche sotto il diluvio, non ha però fatto i conti con Eduardo, spesso colpevole delle disavventure stagionali dei rossoblu, ma stasera in stato di grazia. Il portiere portoghese nega il gol a Yebda (subentrato a Pazienza) al 17’, poi si ripete sul colpo di testa ravvicinato di Lavezzi al 23’. E quando non ci arriva in prima persona si fa dare una mano da Criscito (in due occasioni toglie a Maggio un facile tap-in) e dalla faccia di Kaladze (protagonista di un salvataggio “involontario” al 22’, quando facilita l’intervento del portiere dopo un colpo di testa mancato di Cavani). Ballardini nel frattempo prova a vincere inserendo un attaccante in più, Jelenic, ma finendo per sbilanciare la squadra. E il Napoli è in agguato e colpisce, al 38’: rilancio lungo di Aronica, spizzata di testa di Cavani per Hamsik, che approfitta del metro che gli concede Criscito per battere Eduardo firmando la sua rete numero 11 in Serie A nel 2010-11. Il Genoa, che nel 2011 fuori casa ha vinto solo nel recupero del derby con la Samp, ci prova e nel finale mette qualche brivido al Napoli, ma la porta di De Sanctis non crolla: gli uomini di Mazzarri si mettono alle spalle le due sconfitte consecutive e tornano a vedere la Champions.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
01/05/2011 20:12
 
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Milan, basta Flamini
Manca un punto al tricolore

I rossoneri, pur senza entusiasmare, vincono 1-0 contro il Bologna grazie a una rete del francese. Partita blanda, nella ripresa espulso il rossoblù Della Rocca per fallo brutto su Nesta. Per lo scudetto ora è sufficiente un pari

MILANO, 1 maggio 2011 - Un punto e il Diavolo è in Paradiso. Un punto sabato all'Olimpico contro la Roma e lo scudetto numero 18 arriva sulle maglie del Milan. A sbrigare la pratica Bologna la banda Allegri impiega il tempo di una pausa caffè: 8 minuti. Flamini, non esattamente un fedelissimo del gol, si lancia in verticale e infila Viviano in due tempi. Cannoniere atipico, ma simbolico. Questo Milan era stato annunciato in estate come il circo dello spettacolo estremo: Ibra, Dinho, Binho, Pato, Seedorf e chi più ne ha più ne metta. Andò a sbattere la seconda giornata contro il Cesena e Allegri cominciò a lavorare al progetto di una squadra vera, equilibrata. Che nacque a Bari, alla decima giornata: Gattuso, Ambrosini, Flamini. Il Milan dei mediani. Vittoria per 3-2, segnò anche Flamini, appunto, che col Bologna ha firmato un gol quasi-scudetto. Ecco perché simbolico. La curva Sud ha opportunamente steso lo striscione: "Grazie, Allegri". Più decisivo di Ibra.


BOLOGNA PASSIVO — Il gol narcotizza una partita che, a questo punto, ha poco da dire e si trascina pigra sotto il sole. Il Bologna non si danna certo per raddrizzarla. Malesani ha spalmato una difesa a 4 e una diga di 5 centrocampisti con il solo Di Vaio in attacco. Un assetto per contenere che non si scompone neppure quando becca gol. Continua a contenere e a limitare i danni, con i soli Mudingayi e Mutarelli che, per deformazione professionale da mediani, mostrano i denti. Quinta sconfitta consecutiva: un crollo a salvezza acquisita che rinnega in parte l'ammirazione guadagnata quando la squadra combatteva dignitosamente senza società e senza stipendi.


MILAN AL MINIMO — I rossoneri sfiorano il raddoppio con Cassano (17') e Flamini (45') che arrivano soli davanti a Viviano, ma lo centrano in pieno. Per il resto gestiscono più che affondare. Quasi sempre sottoritmo. Vedi il passo di Seedorf. Tra più vispi Robinho, anche se impreciso, e Boateng, il migliore, l'unico che ragiona in verticale e osa correre. Sua la palla recuperata al 16' della ripresa che Cassano cucina per Robinho: provvidenziale recupero di Britos. L'ingresso di Ramirez e Gimenez spinge avanti il Bologna. Gimenez spaventa Abbiati di testa (30'), Ramirez firma il primo tiro in porta (32') degli emiliani. Quanto basta per innervosire il pubblico che sollecita la serenità del raddoppio. Ma questo Milan pigro e stanco non raccoglie. Non si capisce perché Allegri non lo soccorra con dei cambi. Lo fa finalmente quando Britos (35') sfiora il pari e casca qualche fischio dalle tribune. Entra Pirlo per Boateng, poi il giovane Beretta per Cassano (così e così). Buono invece il ritorno da titolare di capitan Ambrosini: tosto e continuo.

DELLA ROCCA ROSSO — L'espulsione, esagerata, di Della Rocca (37') frena il Bologna che con l'orgoglioso finale ha lucidato in parte la sua prestazione e le ultime uscite balorde che hanno messo a rischio Malesani: stavolta almeno ci ha messo cuore. San Siro rischia di vedere il 2-0 di baby Beretta poi si abbandona ai canti di gioia: "Vinceremo il tricolor!".. A Silvio Berlusconi in tribuna va bene così. Un punto, manca solo un punto. Se la Roma affamata di Champions farà brutti scherzi, il Milan lo festeggerà con il Cagliari a San Siro, il giorno delle elezioni amministrative.

Luigi Garlando

Fonte: gazzetta
01/05/2011 20:15
 
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La Fiorentina fa cinquina
Udinese, passo falso Champions

Al Franchi finisce 5-2: doppiette di D'Agostino e Cerci e gran gol di Vargas per i viola, centri di Pinzi e Asamoah per i bianconeri. Gara divertente, toscani scatenati sulle fasce. Gli uomini di Guidolin vedono complicarsi la rincorsa al 4° posto

FIRENZE, 1 maggio 2011 - Vola la Fiorentina. La squadra viola frena la corsa Champions dell’Udinese e si gode l’esplosione di D’Agostino e la rinascita di Vargas e Cerci. Finisce 5 a 2 al Franchi. Emozioni vere. La banda di Mihajlovic non soffre per l’assenza di Mutu. Anzi. L’infortunio del fuoriclasse romeno spalanca le porte della prima squadra a D’Agostino. E l’ex friulano incanta. Grande personalità in cabina di regia e due gol. Non solo, D’Agostino dimostra di poter convivere benissimo con Montolivo e Behrami in un centrocampo a tre. Ci pensino i dirigenti viola prima di "rinunciare" alla possibilità di riscattare a giugno l’ex gioiello dell’Udinese.


LA VIOLA PARTE FORTE — La Fiorentina parte a cento all’ora e sblocca il risultato al 9’ con una formidabile conclusione di Vargas. Il talento peruviano (corteggiato dal Manchester City) batte Handanovic con una magia di sinistro, al volo. Il raddoppio arriva al 22’ con D’Agostino pronto a raccogliere in mischia un pallone vagante. E l’Udinese? La squadra di Guidolin non riesce a sviluppare il suo calcio migliore, L’assenza di Sanchez pesa. Eccome. Comunque al 28’ i friulani si sbloccano con una bella conclusione di Pinzi. Ma non è giornata per l’Udinese. La squadra di Mihajlovic è padrona del campo. Gilardino si mangia un paio di comode occasioni da gol. Ma al 5’ del secondo tempo la Fiorentina va a segno ancora con D’Agostino anche se la conclusione del centrocampista è deviata di Zapata. Gli ospiti provano a reagire. Asamoah riapre la gara realizzando il 2 a 3. Ma l’Udinese non riesce a sviluppare le abituali geometrie in contropiede. Riesce, invece, tutto facile alla Fiorentina.

CERCI: MOMENTO MAGICO — E, nel finale di gara, sale alla ribalta un altro giocatore che è stato a lungo criticato dalla piazza gigliata: Alessio Cerci. L’esterno infila una doppietta che stende definitivamente la formazione di Guidolin. Cerci beffa Handanovic prima con un pallonetto poi, con una conclusione imparabile (su assist di Marchionni). La Fiorentina allunga la sua striscia positiva. E aumenta i rimpianti per una stagione rovinata con un avvio disastroso. Ormai è tardi per conquistare un posto in Europa. Ma il 5 a 2 contro l’Udinese è un messaggio importante per il futuro. E in rampa di lancio c’é anche Jovetic che, dopo il grave incidente al ginocchio, è pronto a rientrare nella mischia. Per l’Udinese è un brutto passo falso in chiave Champions. Ma per Di Natale e compagni non è ancora finita.

Luca Calamai

Fonte: gazzetta
01/05/2011 20:18
 
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Il Cagliari non ha voglia
Catania, salvezza in vista

La squadra di Simeone batte 2-0 i rinunciatari sardi con i gol di Silvestre e Bergessio e fa un passo decisivo per evitare la retrocessione

CATANIA, 1 maggio 2011 - In dieci è più facile. Il Catania va in inferiorità numerica e nel finale batte il Cagliari portandosi quasi in salvo. I sardi in precedenza hanno sprecato un paio di occasioni per segnare. Una liberazione per i tifosi catanesi, perché a quota 40 la salvezza è a portata di mano.


CAGLIARI RINUNCIATARIO — S’inizia a ritmo basso da ambo le parti, e la partita non riesce a decollare. Dovrebbe essere il Catania a premere sull’acceleratore, la squadra di Simeone avrebbe l’obbligo di vincere per mettersi al riparo da sgradite sorprese e il Cagliari per altro non sembra intenzionato a mettergli i bastoni fra le ruote. Ma nonostante tutto la formazione etnea non riesce a trovare il bandolo di una manovra convincente ed efficace. E come al solito deve affidarsi all’estro e all’inventiva dei singoli. Che non sempre sortisce l’effetto necessario. Il Cagliari santifica la festa del lavoro, incrociando quasi le gambe, fino a commettere errori persino imbarazzanti nella ripresa.

SENZA LODI E SCHELOTTO — Simeone si affida alla stessa formazione del sabato di Pasqua con l’unica variante di Bergessio al posto di Izco, per un poco redditizio 4-3-3, anzi diremmo quasi inutile vista la carenza di gioco a vantaggio delle punte. E in questo senso si capisce poco la simultanea esclusione di Lodi (quello della punizione che fruttò il miracoloso pareggio sulla Juve) e Schelotto, uno dei pochi se non l’unico capace di creare la superiorità sulla fascia: non a casa la vittoria arriva dopo il loro ingresso in campo. Il gioco del Catania si sviluppa quasi esclusivamente dalla sinistra, sull’asse Capuano-Ricchiuti. Nei primi 45 minuti i padroni di casa costruiscono 6 situazioni offensive con Bergessio, Maxi Lopez e Gomez, ma mai realmente pericolose. L’occasione più propizia del tempo è un gran tiro dalla distanza di Biondini che sfiora la traversa nell’unica iniziativa offensiva cagliaritana.

CAMBIO RITMO — Altra musica ad inizio ripresa con Agostini che salva sulla linea un colpo di testa di Gomez (dopo un rigore reclamato da Maxi per un contatto in area) e poi Acquafresca che nel giro di 2 minuti fallisce un paio di clamorose palle gol (soprattutto la prima). Poi succede quasi più nulla fino alla mezz'ora quando Alvarez si immola per frenare la corsa solitaria di Cossu e viene inevitabilmente espulso. Quella che poi paradossalmente risulterà la "mossa vincente". Dopo 4 minuti infatti il Catania passa: angolo di Lodi, testa di Spolli, respinta di Agazzi, riprende Silvestre che infila il suo quinto gol. Ancora 3 minuti e raddoppia Bergessio (l’uomo che aveva sbagliato l’impossibile) riprendendo una respinta di Agazzi su tiro di Lodi, ma il numero lo fa Schelotto tenendo viva un'azione quando la palla sembrava persa. Catania quasi salvo.

Francesco Caruso

Fonte: gazzetta
01/05/2011 20:21
 
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Festeggia il Chievo
Lecce, ora è durissima

Un gol di Rigoni decide la sfida di Verona. Anche se la matematica ancora non dà la salvezza certa, i veronesi possono stare tranquilli. I salentini fanno una partita troppo rinunciataria e la B è molto vicina

VERONA, 1 maggio 2011 - Chievo salvo, Lecce appeso a un filo. Con più sette sulle terzultime, e a tre giornate dalla fine, la squadra di Pioli si è tirata fuori dalla lotta salvezza. Quarantadue punti possono bastare. Il Lecce resta inchiodato a quota 35 e buon per i pugliesi che la Samp sia stata inchiodata sul 3-3 dal Brescia. Terzultimo posto in “solitaria”, però. Oggi come oggi sarebbe Serie B. Non è la fine, la Samp resta a tiro di sorpasso, ma avanti così sarà difficile salvarsi. Seconda sconfitta di fila per i giallorossi. Il Lecce sembra aver perso fiducia in se stesso. Contro il Chievo non sarebbe stato impossibile acciuffare un pari per restare in linea di galleggiamento, ma alla fine la squadra ha pagato l’atteggiamento rinunciatario di partenza.

BRAVO CHIEVO — Quest’anno si festeggia il decennale della prima promozione in Serie A. Correva l’anno 2001 e il Chievo l’allenava Gigi Delneri. Salvo una breve interruzione, una stagione in B, il club pandorato ha messo le tende nel campionato che più conta e se non è un record, gli assomiglia. Quest’anno la salvezza l’ha portata a casa Stefano Pioli, un allenatore che non sarà Pep Guardiola, ma che il mestiere lo conosce. Anche ieri gestione della partita e zampata al momento giusto.

PRIMO TEMPO — Terrorizzate dalla paura di perdere, Chievo e Lecce hanno dato vita a un primo tempo sonnolento. Emozioni col contagocce, freno a mano tirato. Tanti errori, bassi ritmi. Poche emozioni. La prima la confeziona il Lecce al 9’, con un contropiede micidiale. Bravo Di Michele a tenere vivo un pallone difficile, da terra (l’attaccante era scivolato) e a toccare per Mesbah sulla fascia e mette in mezzo un pallone radente per lo stesso Di Michele, che arriva sul pallone in apnea e incoccia in un difensore del Chievo (palla in angolo). La risposta del Chievo arriva con un’iniziativa di Bogliacino sulla sinistra: cross in mezzo per Moscardelli, tocco dell’attaccante e pallone fuori di niente. Altro brivido per i tifosi del Chievo verso la fine, al 38’: punizione di Olivera e da pochi passi Ferrario di testa mette alto. Spira vento di pareggio, in fondo l punto a testa sarebbe il male minore, ma i profeti del “biscotto” sono stati smentiti.

SECONDO TEMPO — Il gol partita nella prima parte della ripresa (13’). Punizione dalla destra, bravo Pellissier a liberarsi della marcatura di Ferrario e a colpire di testa. Palla indirizzata nell’angolo lontano, mezzo miracolo di Rosati, ma sulla deviazione del portiere leccese si avventa Rigoni che mette dentro con grande opportunismo. Come da prassi De Canio a quel punto ha via via ridisegnato la squadra. Dentro Corvia e Piatti per Giacomazzi, che non gradisce la sostituzione e getta via la fascia di capitano, e Brivio. Spazio, infine, anche per Chevanton a una manciata di minuti dalla fine. La reazione del Lecce però non è sembrata granché. Anzi, poco dopo il gol di Rigoni, è stato il Chievo a sfiorare il raddoppio: Moscardelli, innescato da Pellissier, ha messo fuori a tu per tu con Rosati. Il Lecce si è fatto vivo con due colpi di testa fuori misura: il primo di Mesbah (22’) e il secondo di Chevanton (40’). Quasi allo scadere (44’) è stato Ferrario a non approfittare di un’incertezza di Sorrentino, bravo a rimediare. Nel recupero anche il portiere Rosati si è portato nell’area veronese e il Lecce ha rischiato la seconda rete su un ribaltamento improvviso: Pellissier l’ha segnata, ma il guardalinee l’ha fatta annullare per fuorigioco. Tutto sommato l’1-0 ci sta. Da una squadra con l’acqua alla gola come il Lecce era lecito aspettarsi molto di più.

dal nostro inviato
Sebastiano Vernazza


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01/05/2011 20:25
 
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Sirigu apre con papera
Il Parma ne approfitta e va

I padroni di casa trovano subito il vantaggio (Dzemaili al 2' sfrutta un clamoroso errore del portiere, ma anche dell'arbitro), allungano al 18' con Modesto e subiscono il parziale recupero dei rosanero (Pastore all'11' della ripresa), poi Candreva chiude il match. Mirante k.o.

PARMA, 1 maggio 2011 - E' la festa dei lavoratori e Blerim Dzemaili appartiene al settore più estremo della categoria: a gente come lui vengono associati aggettivi o metafore bagnate di sudore. Si dice che i mediani compiono un lavoro oscuro, oppure fanno legna. Gol, pochi: le soddisfazioni maggiori arrivano dai complimenti dei compagni che ne sfruttano la fatica. Quando lo svizzero nato in Macedonia si stacca dalla linea di centrocampo per correre a pressare in un angolo remoto, tutti pensano che inizi soltanto la sua consueta sfacchinata. Ma i passi di Dzemaili mettono paura al Palermo: la palla va indietro fino al portiere Sirigu, che rinvia verso la schiena del numero 10. Il suo primo gol in 77 gare in A è una ribattuta con il braccio, da girato, dopo neanche 100 secondi (1'34"), ma è il simbolo del risultato attraverso la fatica. Lo merita anche se l'arbitro lo aiuta in maniera commovente.

SALVEZZA CERTA — La salvezza ormai non è più un problema per il Parma, l'Europa (attraverso il campionato) è lontanissima per il Palermo. Dopo 18 minuti, con il raddoppio di Modesto, la contesa sembra chiusa. Il massimo che riesce a Delio Rossi è un'illusione di riapertura con i cambi della ripresa (dentro Acquah e Pinilla per Bacinovic e Ilicic, mantenendo il 4-3-2-1) e la crescita di Pastore, turista per caso nella prima metà. Ma alla rete dell'argentino, non seguono adeguate palle gol per i palermitani, che si sgonfiano a metà ripresa e lasciano il contropiede del tris a Candreva. Anche senza Amauri, il 4-4-2 di Colomba funziona pure sottoporta.

LA RINASCITA — Tre vittorie consecutive sono un lusso mai visto in questa stagione per il Parma. Ma se dopo Inter e Udinese viene stirato anche il Palermo, altra appartenente alla zona medio-alta della classifica, è lecito chiedersi quanta sofferenza gratuita sia stata imposta ai tifosi gialloblù. Adesso l'aggettivo più usato è sereno: tutto è sereno, il clima, il rapporto con la tifoseria, il tratto del nuovo allenatore Franco Colomba, nove punti in quattro uscite. Una salvezza serena: un mese fa pochi ci scommettevano.

dal nostro inviato
Pierfrancesco Archetti


Fonte: gazzetta
01/05/2011 20:28
 
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Sampdoria, tripla rimonta
Il Brescia si mangia le mani

La sfida salvezza di Marassi finisce 3-3. Un gol di Mannini nei minuti di recupero complica la vita ai lombardi, che si erano trovati in vantaggio per tre volte (Eder e doppietta di Caracciolo). Di Pozzi e Tissone gli altri gol

GENOVA, 1 maggio 2011 - All’inferno e ritorno, questa Sampdoria che va sotto per tre volte nella ripresa sotto i colpi del Brescia, ma alla fine riesce sempre a recuperare lo svantaggio. L’ultimo, in pieno recupero, con un tiro impossibile di Mannini. E’ successo l’incredibile, in una partita dominata dalla paura e dallo spettro della retrocessione, che nel primo tempo ha regalato zero emozioni, fra due squadre povere di gioco e di idee. I blucerchiati hanno tuttavia avuto il merito perlomeno di provarci già nella prima frazione, pur con i propri evidenti limiti offensivi, mentre la squadra di Iachini ha badato inizialmente a tenere il pareggio, anche se il punto finale la allontana dalla salvezza, a tre gare dalla fine del campionato. Adesso, invece, la banda-Cavasin può affrontare con ben altro spirito la stracittadina di domenica prossima con il Genoa.


LA CHIAVE — La Sampdoria ha provato a far saltare il banco buttando subito nella mischia Biabiany al fianco di Pozzi, ma la mossa per lunghi tratti della gara non dà i risultati sperati, perché il francese avrebbe bisogno di un maggior numero di palloni in profondità. Il Brescia si difende, non sempre con ordine, ma rischiando per metà gara ben poco, contro un avversario che attacca di più sulla fascia destra con Mannini, ma di fatto si rende maggiormente pericoloso solo quando Laczko prova a sfondare sulla sinistra.

BOTTA E RISPOSTA — I blucerchiati, che hanno protestato per un contatto Zoboli-Pozzi in piena area nel primo tempo (’26’), sembrano in grado di controllare un Brescia ben poco pericoloso in avanti con Eder (chiuso da Lucchini) e Caracciolo, stretto nella morsa di Zauri e Gastaldello. Invece, in maniera inaspettata, in avvio di ripresa saltano tutti gli equilibri. Eder ha trovato la rete al primo tiro in porta bresciano della partita, Pozzi gli ha risposto quasi subito (ma il merito è tutto di Biabiany) rimettendo la gara in parità.


DISASTRO GASTALDELLO — Fino al patatrac di Gastaldello (peccato mortale su Caracciolo), che regala all’attaccante ospite il pallone del vantaggio-bis. Sembra l’inizio del dramma, ma la Samp riacciuffa il pari con uno slalom vincente di Tissone. Finita qui? Macché: in balia della paura i padroni di casa finiscono nuovamente al tappeto, quando ancora Caracciolo (concorso di colpa fra Zauri e Curci, beccato dalla tifoseria sampdoriana) ridà fiato alle speranze di salvezza dei lombardi. Dramma Samp, ma è durato poco: perché al minuto numero 46, in uno stadio trasformato in una bolgia, Mannini s’inventa il dribbling (su Zebina) e il tiro (sul primo palo) che batte di nuovo Arcari. Un gol da ex, visto che proprio a Brescia, Mannini ha debuttato in A.

NON E' FINITA — Il Brescia mastica amaro: salvezza difficilissima, ma non impossibile. La Samp non si può ancora fregare le mani, ma il punto guadagnato sul Lecce allontana un pizzico la paura e alimenta la speranza.

Filippo Grimaldi

Fonte: gazzetta
02/05/2011 13:19
 
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Roma&Totti: rimonta e sorpasso
Bari battuto al 95': 3-2 in nove

La squadra di Montella trova una vittoria incredibile al San Nicola. Il capitano giallorosso segna una doppietta e sbaglia un rigore, ma supera Baggio nella classifica dei cannonieri in A (206 reti). Il gol di Rosi tiene i romanisti in corsa per la Champions: espulsi De Rossi, Perrotta e Glik. Il Bari centra anche due legni con Huseklepp e Ghezzal

BARI, 1 maggio 2011 - I 15.649 tra paganti e abbonati presenti al San Nicola di Bari - eroici o folli, fate voi - che hanno assistito al successo della Roma per 2-3 hanno avuto un paio di buoni motivi per giustificare in famiglia il loro gesto apparentemente sconsiderato ed altrettanti per farsi rimproverare dai familiari. 1) Hanno visto una partita santificata da cinque gol 2) Hanno ammirato Francesco Totti segnare una doppietta e - giunto a quota 206 - scavalcare Roberto Baggio nella classifica dei marcatori della storia della serie A. Le ragioni opposte invece per scegliere il cinema o altro sono queste: 1) Hanno definitivamente compreso come le ultime giornate del nostro campionato hanno una regolarità a volte "sui generis" e in ogni caso imbarazzante 2) Il nervosismo del nostro calcio - espulsi De Rossi, Glik e Perrotta - ha superato qualsiasi buon senso e giustificazione.


RIMONTA E NERVOSISMO — Esaurite tutte le ragioni, resta solo la malinconia di una partita in cui una squadra già retrocessa, fischiata e insultata dai propri tifosi ("Mercenari pezzi di merda", il coro più gettonato) ha tenuto sotto scacco per quasi tutto il match una formazione che ha ancora fondate speranze di accedere alla Champions League della prossima stagione. Nel primo tempo, se le due compagini si fossero scambiate le maglie, non ci sarebbe stata ragione per pensare che gli undici provenienti da Roma erano quelli che si giocavano l’Europa che conta. Un Bari in disarmo, con almeno sei titolari infortunati, non a disposizione oppure in panchina (Rivas, Alvarez, Ghezzal, Rossi) ha alimentato vagonate di rimpianti per una stagione sbagliata, almeno finché ha deciso di giocare, avendo messo all’attivo anche due legni (autopalo di Juan e Ghezzal). Poi, nella più perfetta consuetudine del calcio italiano, ha forse deciso di non crearsi nemici e così possiamo eufemisticamente dire che si è dimostrato arrendevole nonostante il buon periodo passato in superiorità numerica. Già, perché la Roma - oltre ai soliti incancreniti limiti - ha dimostrato un tasso di nervosismo imbarazzante. Risultato? De Rossi espulso al 4’ della ripresa per una gomitata a Bentivoglio ("reo"di avergli fatto un tunnel), Perrotta per un colpetto a Masiello (Glik era uscito per fallo da rigore e proteste) e Totti nel primo tempo probabilmente graziato visto che - dopo che Parisi ha respinto in area in modo sospetto (mani) un tiro dello stesso capitano giallorosso - pare subire una serie di frasi il labiale denuncia come "bastardo, pezzo di m...". Insomma, il 10 contro 9 finale ha fatto saltare ogni schema.


RUSSO E I GOL — Segnalato come l’arbitro Russo - che innescò una serie di furibonde proteste ufficiali della Roma dopo il penalizzante arbitraggio di Brescia-Roma - dopo trenta partite ritrova i giallorossi e si adegua alla triste deriva del match, prima perdendone il controllo e poi non concedendo all’ultimo minuto un solare angolo al Bari cha avrebbe chiuso il match sul pari e invece ha innescato la rete della vittoria. Psicologicamente, insomma, non era pronto per tornare sulla Roma, e Lazio e Udinese di sicuro si lamenteranno anche perché la Roma ha tagliato il traguardo dei 13 rigori in campionato. Alla fine, concediamo la passerella agli autori delle reti: Bentivoglio su rigore e Totti su punizione, Huseklepp di testa, ancora Totti su rigore e Rosi nel gran finale. Il capitano ha mancato la tripletta grazie al gran volo di Gillet sul terzo rigore concesso da Russo, ma una partita così malinconica, forse, non meritava la nobiltà di una tripletta.

dal nostro inviato
Massimo Cecchini


Fonte: gazzetta
03/05/2011 00:19
 
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Juve, colpaccio Pepe a Roma
Lazio beffata dopo gli sprechi

I bianconeri vincono all'Olimpico nella capitale grazie al sinistro vincente dell'esterno deviato nella sua porta da Scaloni all'87'. La squadra di Reja ha attaccato per 80' sprecando tanto, ma ha pagato l'espulsione di Ledesma per doppio giallo nel finale. Juve a -3 dall'Europa League e -4 dalla Champions

MILANO, 2 maggio 2011 - Il calcio è incredibile. E allora può succedere che una Juventus che si è difesa quasi ad oltranza per 80' vinca all'Olimpico contro la Lazio grazie ad un'autorete. E trovi così tre punti fondamentali, anzi di più. Perchè il sinistro di Pepe che Scaloni, entrato per un'infortunio occorso a Biava, devia nella sua porta, spiazzando Muslera, significa Juve a -3 da un posto certo in Europa League e solo a -4 dalla Lazio, che resta al 4° posto. Ma che può recriminare di tutto e di più. Ha creato tanto, sprecato di più, non ha ottenuto un rigore solare, è rimasta con l'uomo in meno per una dabbenaggine di Ledesma è poi si è trovata a mani vuote dopo una prestazione indubbiamente positiva. Ci risiamo, peraltro. Era successo già la giornata prima: allora la vittoria beffarda ai suoi danni era stata firmata dall'Inter, che però perlomeno aveva mostrato fiammate di gioco. La Juve stavolta ha pescato un jolly da un mazzo con un centinaio di carte: del resto la fortuna gli aveva girato le spalle diverse volte in questa stagione, non ultima nella gara con il Catania, stavolta le ha restituito tutto con gli interessi. I bianconeri sono imbattuti da 7 partite, al di là di prestazioni modeste, i risultati adesso arrivano con continuità.


LAZIO GENEROSA, MA POCO CONCRETA — Il primo tempo è bruttino. La Lazio fa la partita, spinge, ma fatica a concretizzare la mole di gioco in occasioni. I biancocelesti sfondano sulle fasce, con Zarate che si allarga sulla sinistra e mette in croce Motta, costretto a fare i conti con la vitalità di Brocchi, ignorato da Krasic, e a destra, con Lichtsteiner che fa più il tornante che il terzino ed ha un passo diverso da Grosso. Ma l'assenza di Mauri si fa sentire, in fase di rifinitura manca qualcosa, e l'unica palla gol nitida è rappresentata da un bel sinistro di Floccari respinto di piede da un ottimo riflesso da Buffon. E la Juve? Non pervenuta. Tutta dietro, e dire che avrebbe un solo risultato per tornare in corsa per l'Europa senza contare sulle disgrazie altrui (del Palermo in Coppa Italia): vincere. E invece si limita a spezzettare il gioco della squadra di Reja. I limiti di manovra ormai sono noti e un tiraccio di Melo su assist di Del Piero ne sono lo specchio più fedele, ma dopo la beffa bruciante col Catania era quantomeno lecito aspettarsi una squadra con il sacro fuoco dentro. E invece niente. La fortuna - sotto forma di una svirgolata di Lichtsteiner - prova a dare una mano alla Vecchia Signora, ma Matri calcia su Muslera quello che era diventato il più ghiotto degli assist. All'intervallo è 0-0. Netta supremazia territoriale dei padroni di casa, ma un'occasione per parte.

OCCASIONI LAZIO — La Juve più volitiva a inizio ripresa, anche come linguaggio del corpo. Non che ci volesse molto. Ma dura poco. La Lazio cresce progressivamente. Il copione è il solito: finchè il ritmo è basso c'è equilibrio, appena la Lazio lo alza, la Juve si schiaccia all'indietro, soffrendo l'inverosimile, dietro, e non per colpa dei centrali, anzi i meno peggio. Le occasioni per la Lazio si susseguono, adesso. Un sinistro di controbalzo di Brocchi, una botta di Hernanes, non un granchè, stasera, una mancato appoggio di Zarate, a due passi da Buffon, Poi Mazzoleni non vede un rigore netto per la Lazio: evidente fallo si Chiellini in area su Floccari. L'attaccante evidenzia la caduta e non ottiene nulla. Delneri cambia Motta e Matri, qualcosa deve fare: dentro Salihamidzic e Toni. Non succede nulla. Fino a quando Ledesma si fa cacciare per doppia ammonizione: plateale il fallo su Melo che gli costa la doccia anticipata.


RIBALTONE PEPE — L'espulsione costa carissima alla Lazio. Perchè la Juve al primo affondo della ripresa passa. Azione confusa: cross per Toni, che la "sbuccia", la palla finisce a Pepe, che trova un buon diagonale, deviato da Scaloni, che spiazza Muslera. La Juve - spesso beffata -, stavolta beffa la Lazio oltre i propri meriti. Roma e Udinese sono a -3, la distanza da un posto certo in l'Europa League, la Champions è poco più lontana, a 4 punti proprio dalla Lazio. Che deve andare a farsi benedire dopo le sconfitte brucianti con Inter e Juventus.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
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