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SUPERSAGGIO
SERIE A 2010/2011 35ª Giornata (16ª Ritorno)

Anticipi del 30/04/2011
Cesena - Inter 1-2
Napoli - Genoa 1-0
Incontri del 01/05/2011
Catania - Cagliari 2-0
Chievo - Lecce 1-0
Fiorentina - Udinese 5-2
Milan - Bologna 1-0
Parma - Palermo 3-1
Sampdoria - Brescia 3-3
Bari - Roma 2-3
Posticipo del 02/05/2011
Lazio - Juventus 0-1

Classifica
1) Milan punti 77;
2) Inter punti 69;
3) Napoli punti 68;
4) Lazio punti 60;
5) Roma e Udinese punti 59;
7) Juventus punti 56;
8) Palermo punti 50;
9) Fiorentina punti 49;
10) Genoa punti 45;
11) Cagliari punti 44;
12) Chievo punti 42;
13) Parma punti 41;
14) Catania e Bologna(-3) punti 40;
16) Cesena punti 37;
17) Sampdoria punti 36;
18) Lecce punti 35;
19) Brescia punti 31;
20) Bari punti 21.

(-3) punti di penalità.
07/05/2011 23:30
 
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SUPERSAGGIO
Milan campione d'Italia
A Roma basta lo 0-0

I rossoneri conquistano il 18° scudetto all'Olimpico, con due turni d'anticipo, pareggiando contro i giallorossi. Nel primo tempo Vucinic sfiora il gol, poi nella ripresa la squadra di Allegri cambia marcia e va vicina al vantaggio con Robinho (palo) e Boateng

ROMA, 7 maggio 2011 - Tutti al Milan party. Perché basta lo 0-0 all’Olimpico per conquistare lo scudetto numero 18, l’ottavo dell’era Berlusconi. Titolo meritato, frutto di una cavalcata irresistibile. La Roma ci prova a guastare la festa soprattutto nel primo tempo, ma con una grande ripresa e un possesso palla magistrale, i rossoneri conquistato un punto che vale una montagna d’oro.


IBRA SFIDA TOTTI — L’aria di festa è l’ultima cosa che Vincenzo Montella ha voglia di respirare. Con il basso profilo, senza squilli di tromba, mette insieme una formazione priva di De Rossi e Perrotta, senza per questo rinunciare ai suoi numeri preferiti, a cominciare da Totti punta unica, con un tridente alle sue spalle composto da Taddei, Simplicio, Vucinic. Massimiliano Allegri schiera il solito blocco, quel 4-3-1-2 che si è fatto largo in campionato. La solita difesa, il centrocampo di sempre, con Gattuso recuperato e Ibrahimovic finalmente liberato dalle catene, schierato al fianco di Robinho. Turn over? Nemmeno per sogno. Boateng il trequartista, con Robinho al fianco di Ibra. Un mix di muscoli e fantasia che non spaventa la Roma.

ABBIATI E’ SUPER — Infatti i giallorossi partono forte, mentre il Milan cerca di addomesticare la partita con il possesso palla. Eccezion fatta per la bella combinazione al 10’ tra Seedorf e Boateng con tiro del ghanese che supera la traversa, è evidente come la testa dei primi della classe non sia sgombra da responsabilità. La Roma risponde con un buon calcio e una manciata di secondi dopo sfiora il gol con Taddei che confeziona un diagonale di pochissimo alto dalla destra. Il tamburo dei giallorossi è insistente e crea problemi al Milan che fatica a contenerli soprattutto sulla fascia destra. Come al 14’ quando Cassetti pennella il cross perfetto per Vucinic. Il montenegrino stoppa di petto nell’area piccola e calcia a colpo sicuro, senza fare i conti però con Abbiati che si oppone con il corpo. L’occasione pazzesca aumenta i giri del motore giallorosso, anche se Montella al 17’ perde Brighi per un problema al ginocchio. Entra Rosi, e la Roma passa al 4-4-1-1, con Taddei che scala a sinistra.

VUCINIC CI PROVA — Il senso però non cambia, perché al 23’ solo un prodigioso intervento in scivolata di Nesta impedisce a Vucinic di assestare la zampata vincente. Il Milan si compatta e riesce ad arginare l’impeto della Roma, puntando però sulla partita difensiva. Il rischio infatti è dietro l’angolo per la capacità della Roma di ritagliarsi gli spazi giusti. Vale come esempio, al 37’, la parata di Abbiati che si oppone a Rosi sul primo palo. Di Milan invece c’è davvero poco, eccezion fatta, al 39’, del primo guizzo di Ibra che perde il contrasto con Juan. Scintille a parte fra Totti e Van Bommel, il primo tempo si congeda con l’uscita di Abbiati che anticipa Simplicio. La firma del portiere ancora una volta decisivo.


OCCASIONI D’ORO — Allegri comprende le difficoltà dei suoi ragazzi e parte nella ripresa con Ambrosini al posto di Gattuso. E la partenza è rumorosa. Come il palo colpito al 1’ da Robinho e il gol sfuggito poco dopo ad Ambrosini che si vede deviare in angolo la sua girata ravvicinata. Il concetto è semplice: quando i rossoneri alzano il ritmo la Roma va in sofferenza; appena la tensione dei rossoneri cala, i giallorossi ne approfittano. Ma è sicuramente un Milan diverso; che pressa con più convinzione e che chiede il rigore per un’uscita di Doni su Ibra. Montella intanto decide di rinunciare a Vucinic per Borriello. La partita però è decollata, e vi partecipano tutti. Abate al 12’ toglie la palla dai piedi di Taddei pronto a colpire; Van Bommel prima pasticcia, ma poi con rabbia risolve una pericolosa situazione in area. E al 15’ Boateng spreca l’impossibile. Servito da Ambrosini, il ghanese, a tu per tu con Doni, calcia un pallonetto a lato. Non è tutto: al 18’ Doni respinge la punizione violenta di Ibra a caccia della gloria personale.

POSSESSO PALLA — Sono evidenti minuti di passione che il Milan divora con gran possesso palla e affondi improvvisi, concedendo di tanto in tanto campo alla Roma, per futili disattenzioni. Allegri però pensa a dare vigore all’attacco, togliendo Robinho per Pato. Piccoli sussulti per il brasiliano, ma utili per concentrare giallorossi su di sé. La tensione sale inevitabilmente, soprattutto quando la Roma accelera, trascinata da un Totti inesauribile, quasi volesse scacciare l’idea della festa rossonera. Ma la fame non la controlli; la voglia di spaccare il mondo non la plachi. Quando dopo cinque lunghissimi minuti di recupero Morganti fischia la fine, esplode la gioia: incontenibile e infinita. Il Milan è campione.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
07/05/2011 23:31
 
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SUPERSAGGIO
Con questo punto conquistato a Roam il Milan è Campione d' Italia (18° scudetto, l' ultimo 7 anni fa) con due turni di anticipo.
08/05/2011 17:15
 
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Palermo pronto per il Milan
Miccoli-Bovo: Bari rimontato

Vittoria 2-1 sui pugliesi, passati in vantaggio con Bentivoglio prima dei gol del capitano (che sbaglia malamente un rigore tirato a cucchiaio) e del difensore. Si rivede in campo Carrozzieri dopo i due anni di squalifica per doping. E ora la semifinale di Coppa Italia

PALERMO, 7 maggio 2011 - Una buona sgambata per preparare la semifinale di ritorno in Coppa Italia di martedì. Il Milan, se non è avvertito, contro il Palermo dovrà sudare (ma i rossoneri dovrebbero già saperlo). E' 2-1, il risultato del primo anticipo della terz'ultima di campionato, a favore dei siciliani contro un Bari che comunque se l'è giocata.

RAGAZZI AL POTERE — Vittoria in rimonta per i ragazzi (mai come in questo caso) di Delio Rossi. Formazione imbottita di riserve, e anche di giovani: Darmian, Garcia, Munoz, Kasami, Acquah, poi anche Ilicic ed Hernandez. L'inesperienza paga dazio, all'inizio, quando gli ospiti prendono in mano la gara e vanno in vantaggio con Bentivoglio, che sfrutta un assist di Gazzi dopo un cross da destra di Kopunek.

PINILLA-MICCOLI — Lo 0-1 sveglia il Palermo, che si rinvigorisce con le sberle di Miccoli da fuori e la fisicità di Pinilla, i cui colpi di testa fanno venire i brividi a Padelli, che sostituisce Gillet tra i pali biancorossi. Le due punte rosanero, poi, salgono in cattedra e costruiscono il pareggio: il cileno ruba palla a Belmonte e serve il capitano sul filo del fuorigioco. Sinistro rasoterra ed è 1-1.


SVOLTA ILICIC — E' evidente che l'inerzia cambia, e lo fa in maniera ancora più marcata quando, dopo l'intervallo, entrano Ilicic ed Hernandez. Soprattutto è lo sloveno a dare un po' più di brio all'attacco del Palermo al posto di un Kasami quasi nullo. Proprio da un cross di Ilicic su cui nessuno interviene sbuca il piedone di Bovo, che quasi a porta vuota segna il 2-1. Da lì in poi è semi-accademia, con le squadre che si allungano e le occasioni che fioccano e il Bari che forse meriterebbe il pari, ma trova un Sirigu decisivo in almeno due occasioni. C'è spazio anche per il rientro di Carrozzieri dopo i due anni e passa di squalifica per doping e per l'esordio del baby Grandolfo tra i pugliesi.

CUCCHIAIO DA RIVEDERE — Chiudiamo con una scena che non vedevamo da anni: e cioè un rigore a cucchiaio calciato direttamente tra le braccia del portiere avversario. Ci pensa Miccoli, al 65', quando la sua impresa viene sbertucciata da Padelli (che aveva causato il penalty travolgendo Darmian). Il tiro del capitano del Palermo viene bloccato, manco fosse un retropassaggio di testa, e ci scappa anche un mezzo sfottò dell'ex portiere del Liverpool. Censura totale, Miccoli si gira dall'altra parte e la partita va avanti. Ecco, se contro il Milan dovesse finire ai rigori (difficile, visto il 2-2 dell'andata, comunque) ci vorrà un po' più di grinta.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
08/05/2011 19:33
 
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L'Udinese soffre ma è 4/a
Di Natale affossa la Lazio

Una doppietta del capitano, che arriva a 28 gol in campionato, regala ai friulani la zona Champions: inutile rete di Kozak, Zarate sbaglia un rigore (espulso Angella nell'occasione)

UDINE, 8 maggio 2011 - Il capolavoro alla terz'ultima curva. Con le ruote un po' sgonfie, magari, ma anche con un cuore grande. L'Udinese, che sembrava in caduta libera, recupera le energie al momento giusto, batte la Lazio 2-1 nello spareggio per il quarto posto Champions ed è a un passo dall'Europa che conta. Mancano due partite, va bene, ma intanto il vantaggio sulle due romane è di due punti. E, dolcezza nella dolcezza, Di Natale prende il volo nella classifica cannonieri: doppietta, 28 gol in totale, e Cavani (oggi espulso) di nuovo distanziato.

LA BUONA VECCHIA UDINESE — Vittoria pesante, meritata, e costruita con le armi che avevano portato l'Udinese in alto: velocità, gioco sulle fasce, grande dinamismo. Le quattro sconfitte nelle ultime cinque partite parevano aver detto la parola fine sulle ambizioni dei friulani, e invece ecco la resurrezione. Di Natale è il veleno, ma la miccia la mettono Isla e Armero, imprendibili a destra e a sinistra: come due motorini tra le fuoriserie. Soprattutto il cileno, che travolge Garrido e Floccari (non a caso sostituiti) è il vice-migliore in campo. Suo l'assist del 2-0, e sue le sgroppate più devastanti.

SCOSSA ROCCHI E KOZAK — Da quando Reja lo schiera trequartista o, come oggi, largo a destra, ci siamo dimenticati che il mestiere di Sergio Floccari resta il gol e non dovrebbe rincorrere gli avversari. E' ingiusto dare la colpa di questa sconfitta all'ex Atalanta e Messina, perché è tutta la Lazio a rimanere negli spogliatoi nel primo tempo: solo Lichtsteiner e Gonzalez ci mettono un po' di grinta, ma il resto della tela è bianco. La scossa arriva a buoi scappati, quando nella ripresa entrano Rocchi e Kozak: il primo conquista il rigore dopo 20 secondi dal suo ingresso in campo, mentre il ceco segna il gol dell'1-2 e prende un palo di testa. Un caso? No.


DI NATALE ESSENZIALE — Ma è giusto, comunque, celebrare Di Natale. Perché senza di lui l'Udinese non sarebbe qui. Due gol pesanti, da attaccante di razza: il primo su lancio di Sanchez, che non è al meglio ma mette tutto quello che ha nella partita, e il secondo chiudendo un triangolo aperto da Asamoah e rifinito da Isla, con Garrido colpevole a far saltare il fuorigioco. Aggiungiamoci un altra rete mancata di poco, quasi a porta vuota, ed ecco servita la prestazione da incorniciare.

HANDANOVIC MOSTRO — Nel marasma del finale, in cui l'Udinese in dieci (espulso Angella in occasione del rigore) si rintana a difesa del risultato, spicca ancora una volta Handanovic. Sì, perché il portiere sloveno non contento della sua stagione da fenomeno, para il sesto rigore del campionato: Zarate ci mette del suo, tirando una "mozzarella" centrale, ma il buon Samir non si muove e blocca. E c'è di più, perché si regala un'altra grande parata su colpo di testa di Dias. Anche Handanovic, come Di Natale, merita la copertina di questa Udinese quasi da Champions.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
08/05/2011 19:36
 
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L'Inter fa tris
La Fiorentina si inchina

I nerazzurri centrano il dodicesimo successo di fila in casa e battono i viola 3-1 grazie alle reti di Pazzini e Cambiasso nel primo tempo e Coutinho su punizione nella ripresa. Gilardino firma il gol della bandiera. E ora la squadra di Leonardo ha 4 punti di vantaggio sul Napoli

MILANO, 8 maggio 2011 - A due giornate dal termine del campionato, già assegnato il primo posto, l'Inter si porta a +4 sul Napoli e praticamente blinda la seconda posizione (oltre a conquistare la certezza aritmetica di essere comunque fra le prime quattro), a spese di una Fiorentina brillante, ma meno motivata dei nerazzurri. A San Siro finisce 3-1, con Eto'o ispiratore di entrambe le reti del primo tempo, realizzate al 25' dall'ex Pazzini e al 28' da Cambiasso. Poi Gilardino accorcia le distanze nella ripresa, ma subito dopo Coutinho, su punizione, archivia il match. E per l'Inter è il dodicesimo successo casalingo consecutivo.


ETO'O, DOPPIO ASSIST — L'Inter orfana di Stankovic, Motta, Sneijder e del febbricitante Nagatomo, oltre che dello squalificato Mariga, trova due protagonisti inattesi: Leonardo schiera infatti Materazzi al posto di Lucio e Coutinho per Pandev (con Samuel in panchina 183 giorni dopo l'infortunio). Ma non sono gli unici "esperimenti" di Leonardo, che schiera la difesa a quattro protetta da Zanetti e Cambiasso, con Kharja, Coutinho ed Eto'o a far da suggeritori all'ex Pazzini, punto di riferimento avanzato. Dalla parte opposta l'ex Mihajlovic sceglie il tridente Cerci-Gilardino-Vargas, visto che Jovetic è ancora convalescente. Ne nasce un primo tempo vivace fin da subito, con l'Inter che vuole il secondo posto garantito e una Fiorentina che non ha più nulla da chiedere al campionato, ma che non vuole sfigurare a San Siro. Senza lo stress delle giornate peggiori, l'Inter trova ispirazione e spazi per impostare una gara da padrona di casa, fatta di ariose folate offensive e gioco corale di qualità. Con Eto'o che c'è sempre e ovunque, e un Pazzini che si muove con passo e occhio rapace. Il ritmo è alto, la Fiorentina fa muro ma non solo, e a sua volta risponde colpo su colpo pur senza riuscire ad arrivare con continuità dalle parti di Julio Cesar. E che le due squadre facciano sul serio è confermato dai fatti: dopo 7' Pazzini scalda i motori mandando alto da buona posizione, tre minuti più tardi l'ex collega di reparto Gilardino centra la traversa anticipando Ranocchia, quindi ancora Pazzini non vuol essere da meno e al 12' si gira nello stretto e tira, con Boruc che alza sulla traversa. Insomma, è gara vera, e anche ricca di idee e spunti potenzialmente vincenti. Boruc e Julio Cesar dicono la loro, poi Eto'o segna la svolta: al 25' mette in mezzo un cross basso e a Pazzini non sembra vero poter segnare anche nel primo tempo (1-0), quindi al 28' il camerunese batte una punizione, trasformata in gol da Cambiasso (2-0), al settimo sigillo in campionato. Maicon potrebbe chiudere il match allo scadere, ma Boruc dice di no.


GILA ACCORCIA — Nella ripresa Leonardo comincia a pensare al ritorno della semifinale di coppa Italia in programma mercoledì a San Siro contro la Roma, così fa rifiatare un po' Eto'o, che esce in uno scroscio di applausi convinti, per lasciare spazio a Pandev. Gilardino fa subito capire che non ci sta, e dopo 7' sfiora il gol. Mihajlovic assenda la vena dei suoi e manda in campo Mutu, che inietta vivacità ai viola. L'Inter abbassa il ritmo e cerca il controllo attivo della gara, la Fiorentina non si lascia ipnotizzare. Anzi, Gilardino al 29' accorcia le distanze. Ma l'Inter ha idee chiare e soprattutto concretezza da vendere: Coutinho con un destro su punizione batte Boruc al 32' e fissa il risultato sul 3-1. Un paio di grandi interventi di Julio Cesar nel finale, prima su Mutu (con Cambiasso provvidenziale su Montolivo), poi su Gilardino, e la gara finisce qui, con l'Inter che di fatto blinda la seconda piazza in campionato e si proietta sulla coppa Italia.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
08/05/2011 19:40
 
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Lecce, tre punti d'oro
Ma che brutto Napoli

Al Via Del Mare finisce 2-1: gol di Corvia su rigore e di Mascara, di testa, e nel finale lo splendido tiro, decisivo, di Chevanton. Espulsi i due centravanti, Corvia e Cavani, entrambi per doppia ammonizione. I salentini si avvicinano alla salvezza, il Napoli non può festeggiare il 3° posto, che gli eviterebbe i preliminari di Champions

LECCE, 8 maggio 2011 - Il Lecce guadagna tre punti d'oro in chiave salvezza battendo il Napoli 2-1 al Via Del Mare e condannando il Brescia alla serie B. Decide uno splendido gol di Chevanton, che azzecca un sinistro favoloso dalla distanza che colpisce la traversa e poi rimbalza oltre la linea di porta. È la rete che rompe l'equilibrio decretato fino a quel momento dai gol di Corvia su rigore e di Mascara. Il Napoli non può festeggiare l'approdo aritmetico in Champions senza passare dai preliminari: l'Udinese ha vinto, servirà dunque ancora un punto da portare a casa tra Inter e Juventus. E verosimilmente non sarà una formalità. Contro i nerazzurri mancheranno anche gli squalificati Mascara e Cavani, espulso per doppia ammonizione, proprio come Corvia: l'arbitro Valeri ha mandato in anticipo sotto la doccia i centravanti di entrambe le squadre.

EQUILIBRIO — Il primo tempo è equilibrato. Ritmo basso, qualche fiammata estemporanea. I padroni di casa fanno di più la partita, gli azzurri di Mazzarri provano invece a ripartire in contropiede. Di gioco se ne vede pochino. L'occasione migliore se la ritrova tra i piedi Munari, che sul suggerimento di Corvia, conclude malamente a lato da ottima posizione. Sul finale di tempo i salentini si imbizzarriscono per un mani di Cannavaro in area giudicato involontario dall'arbitro Valeri. All'intervallo è dunque 0-0. Lecce troppo confusionario per trovare la porta, Napoli troppo rinunciatario.


GOL DI CORVIA E MASCARA — Corvia realizza il rigore guadagnato da Olivera per fallo di Campagnaro. Poi l'attaccante scuola Roma si fa espellere per un ingenuo secondo fallo da cartellino giallo, su Lavezzi, in ripiegamento. Mazzarri cambia: dentro Zuniga per Dossena, per avere più spinta sulla sinistra, e soprattutto Mascara, una punta, per Yebda, un mediano. Per sfruttare l'uomo in più. Il cambio funziona, alla grande. Perché Zuniga pennella un bel cross proprio per Mascara che, di testa, non esattamente la specialità della casa, trafigge Rosati. È l'1-1. Poi Cavani manca, di testa, l'occasione del 2-1, e subito dopo si fa espellere ristabilendo la parità numerica.

PERLA CHEVANTON — Il finale è vibrante. Mazzarri tira i remi in barca sostituendo Hamsik con Pazienza, il Lecce invece, spinto dalla forza della disperazione, ci crede fino all'ultimo e trova il gol partita grazie ad una prodezza di Chevanton, inserito da De Canio, che azzecca pure lui il cambio giusto. Nel recupero Mascara manca, ancora di testa, il gol del possibile 2-2. Il Lecce vince e respira, il Napoli si complica la vita.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
08/05/2011 19:43
 
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Il Cesena sbanca il Sant'Elia
Jimenez-Malonga: punti d'oro

La squadra di Ficcadenti parte sottotono, poi cresce nella ripresa e porta a casa tre punti pesantissimi per continuare a sperare nella salvezza

MILANO, 8 maggio 2011 - Sono stati premiati i 250 tifosi sbarcati in Sardegna per sostenere il Cesena, che soffre un po' troppo nel primo tempo ma porta a casa quello che contava di più: la vittoria. Sui tre punti mettono la firma Jimenez, che al 9' della ripresa infila Agazzi in diagonale, e Malonga, che non spreca l'assist perfetto di Giaccherini.


LE OCCASIONI — Il Cesena inizia poco convinto, il centrocampo fatica a controbattere la compattezza dei padroni di casa, che nel primo tempo fanno possesso palla e, decisamente, anche più gioco. E' infatti il Cagliari ad avvinicinarsi di più alla porta avversaria, allargandosi molto bene sulle fasce e sfruttando più volte l'iniziativa di Missiroli. Bisogna comunque aspettare più di mezz'ora per vedere le palle gol più nitide: La prima arriva dal sinistro potente di Agostini, che nei primi 45 minuti spinge come un'ala aggiunta e scarica un missile a lato del sette. Poi allo scadere è Missiroli a mancare la conclusione decisiva, fallendo un pallonetto su Antonioli, bravissimo per altro a non sedersi e a chiudere di petto. Per il Cesena si può ricordare solo un'occasione, con l'uno-due tra Jimenez e Budan: il cileno però viene chiuso da Agazzi sul tocco finale.


I GOL — Nel secondo tempo il Cesena si ricorda della sua missione e dei 250 tifosi che sono arrivati al sant'Elia per sostenere la squadra nell'impresa salvezza. Bastano nove minuti (giusto il tempo di sapere che il Lecce è appena passato in vantaggio sul Napoli) per sbloccare il risultato a favore degli ospiti. L'assist che arriva da Budan al limite dell'area è troppo ghiotto per non sfruttarlo: Jimenez raccoglie l'invito, controlla bene entrando in area e in diagonale infila Agazzi. Il Cesena prende coraggio, e si vede. Il Cagliari perde fiducia, e si vede anche questo. Le motivazioni, a parte qualche guizzo individuale (soprattutto di Ragatzu, tra i migliori della formazione di casa), vengono a mancare. E allora il Cesena infierisce. Giaccherini imbecca il taglio perfetto in area di Malonga, che davanti alla porta non fallisce il gol del raddoppio.

SALVEZZA PIÙ VICINA — La partita è chiusa. E la salita verso la salvezza, per il Cesena, si fa un po' meno ripida. I romagnoli si sono riscattati dalla beffa rimediata settimana scorsa contro l'Inter e i tre punti conquistati al sant'Elia danno alla banda Ficcadenti nuova carica per pensare di poter restare in serie A. C'è da mantenere massima concentrazione e una condizione psico-fisica ai massimi livelli, perchè la posta in palio è alta e il gioco si fa duro. Ma il Cesena lo sa, quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. E ci crede. Altrimenti oggi, in Sardegna, i 250 tifosi non ci sarebbero nemmeno sbarcati.

Francesca Salsano

Fonte: gazzetta
08/05/2011 19:46
 
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Catania quasi in salvo
Il Brescia saluta la A

Al Rigamonti si conclude 2-1 la sfida delicatissima tra lombardi e siciliani. Praticamente nulle le occasioni per gli uomini di Iachini che vengono condannati dalla matematica

BRESCIA, 8 maggio 2011 - Primo successo in trasferta per il Catania e tre punti pesantissimi che regalano l’ipoteca sulla salvezza alla squadra del Cholo Simeone. Silvestre nel primo tempo e Bergessio nella ripresa gelano un Brescia sull’orlo del baratro che butta al vento l’ultima chiamata per giocarsi la permanenza in Serie A. La rete di Diamanti su punizione nel recupero non serve a nulla e i lombardi sono costretti ad affondare davanti ai propri tifosi.

LE SCELTE — Per l'ultima chiamata per la serie A, Beppe Iachini ripropone il 4-3-1-2. Con Mareco e Zanetti out e Filippini reduce da una contusione al gemello del polpaccio sinistro, le scelte sono abbastanza scontate. D'altronde, come ha ammesso il mister di Ascoli in settimana, la coperta è corta. A centrocampo, a sostituire proprio Filippini c'è il greco Koné, mentre il reparto offensivo è il solito: il mancino Diamanti pronto a inventare dietro a Eder e Caracciolo, 22 gol in tre. Il Cholo Simeone risponde con un 4-3-3 orfano di Alvarez e Ledesma, entrambi squalificati. Il tecnico argentino, quindi, sceglie Potenza sulla destra in difesa e ributta nella mischia Biagianti, la cui ultima presenza risale allo scorso 5 dicembre con la Juve. A fare da punto di riferimento dell'attacco Bergessio che, fresco della rete col Cagliari, ha la meglio nel ballottaggio con Maxi Lopez.

BRESCIA, ULTIMO APPELLO — Il Brescia è condannato a vincere, ma anche questo da qui alla fine potrebbe non bastare. Inutile, però, pensare agli altri, alle occasioni bruciate, come domenica scorsa con la Samp, o al fatto che non vince dal 2 aprile col Bologna. Per le Rondinelle l'unico antidoto alla Serie B è “morire sul campo”, per citare Marco Zambelli. In attesa, poi, dell'ultimo scontro diretto col Cesena e un eventuale atterraggio un po' più morbido con una Fiorentina che ormai non ha da chiedere nulla al campionato. Il Catania, invece, può permettersi di non tremare come una foglia perché 40 punti fanno intravedere da molto vicino la luce della salvezza. Certamente, però, Simeone deve mantenere alta la concentrazione dei suoi perché i numeri in trasferta sono da tapparsi gli occhi: zero vittorie, appena sei punticini frutto di altrettanti pareggi e dieci sole reti realizzate lontani dal Massimino. Uscire dal Rigamonti con la pancia piena consentirebbe agli etnei di affrontare con uno spirito diverso la Roma a caccia di Champions, per finire poi con un'Inter mansueta, che si è già prenotata per la prossima stagione un posto tra le grandi d'Europa. Sin dai primi minuti i padroni di casa provano a fare la partita, ma il ritmo è stroncato da un Catania chiuso a riccio. La squadra di Simeone, che radiocomanda i suoi dalla panchina, si abbassa moltissimo, aspetta il Brescia e in fase di non possesso si trasforma in un 4-5-1 che intasa tutti gli spazi.

ANCORA SILVESTRE — La partita si sblocca la 27’ con la rete di Silvestre che, evidentemente, ci ha preso gusto. Il capitano del Catania, imbeccato da un bel lancio di Gomez su punizione, attacca il secondo palo, lascia a guardare Hetemaj e infila Arcari. 1-0 per i siciliani e voragine verso la B che si apre per le Rondinelle. Sarà la versione ermetica del Catania, sarà la grande pressione per la posta in palio e il caldo pazzesco, ma in effetti il Brescia è proprio inerme. L’unica soluzione che viene in mentre ai padroni di casa sono i lanci lunghi per Caracciolo, stretto nella morsa efficace di Silvestre e Spolli. C’è un unico momento, probabilmente, che fa rabbrividire il Catania: serie di batti e ribatti in area siciliana dopo un angolo, la palla non vuole entrare e nel frattempo Zoboli finisce a terra per un contatto da rivedere con Silvestre. E’ tutto qui e ci sono quarantacinque minuti in meno di speranza su cui contare. Nel frattempo, durante l’intervallo, la madre di Vittorio Mero, giocatore del Brescia scomparso in seguito a un incidente nel 2002, fa il giro di campo e i tifosi delle Rondinelle fanno un tuffo nostalgico nel passato.

LA RIPRESA — Nella ripresa il Brescia prova con la forza della disperazione a ribaltare il risultato. Le idee, però, sono scarsine e l’assedio che i lombardi provano a metter su è volenteroso ma per niente produttivo. Iachini, allora, butta dentro Jonathas e Lanzafame, per giocarsi i possibili ultimi scampoli di Serie A all’arrembaggio. L’occasione più ghiotta capita sul piedino sinistro di Diamanti, ispirato da una sgroppata di Zoboli sull’out di destra. Il fantasista toscano riesce a coordinarsi in una mezza rovesciata e a cercare di incrociare sul secondo palo. La palla finisce a lato. E il dramma si fa di proporzioni ancora più nette quando Gomez ruba palla a metà campo e serve con un passaggio filtrante Bergessio che infila Arcari al 30’. Con la partita praticamente chiusa, la B diventa una certezza per il Brescia e tutta la frustrazione esplode nell’espulsione di Lanzafame. Isolato l’ultimo acuto di Diamanti che, al 47’ della ripresa, regala ai suoi tifosi una perla preziosa quanto inutile.

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
08/05/2011 19:49
 
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Bologna-Parma finisce 0-0
Ma sono punti-salvezza

Il pareggio del Dall'Ara avvicina le due squadre emiliane al traguardo. Più pericolosi gli ospiti nel primo tempo con Giovinco e Valiani, secondo tempo soporifero, qualche fischio del pubblico

BOLOGNA, 8 maggio 2011 - Pareggio doveva essere e pareggio è stato al Dall'Ara tra Bologna e Parma. Uno 0-0 che non salva matematicamente le due squadre, ma le avvicina sensibilmente alla permanenza in serie A. Anche se, a dir la verità, almeno nel primo tempo felsinei e ducali ci provano e sfiorano il gol con Giovinco e Morleo. La sconfitta del Brescia convince poi a non rischiare troppo nella ripresa, in attesa del derby di Genova di questa sera.


PARMA IN FORMA — Malesani sceglie Ekdal dietro le punte, mentre Ramirez viene preferito a Gimenez per affiancare Di Vaio. L'obiettivo è tornare a fare punti dopo cinque sconfitte consecutive e un solo gol segnato. Con tutt'altro stato d'animo il Parma arriva al Dall'Ara: tre vittorie consecutive e un piccolo passo da fare ancora per la salvezza. Anche se il capoluogo emiliano è tabù per i gialloblu dal 1998. Colomba, il grande ex, sceglie Pavarini in porta e non recupera Crespo nemmeno per la panchina. Con Amauri out, le scelte in attacco sono limitate ai soli Giovinco e Bojinov.


SOLO GIOVINCO — Nei primi venti minuti il Parma sfrutta i ritmi bassi per giocare un buon calcio, in attesa che Giovinco illumini con i suoi guizzi. E siccome Bojinov non si vede mai, tocca all'ex juventino scuotere i compagni con un gran tiro di sinistro dal limite: incrocio dei pali. I felsinei si spaventano e la squadra di Colomba prende campo. Giovinco è sempre pericoloso tra le linee: prima ci prova ancora dal limite, poi innesca l'azione più pericolosa dei primi 45 minuti. Scambio con Modesto e cross perfetto per Valiani che da due passi spara alle stelle. Il Bologna ha difficoltà nell'impostare, Ramirez gioca da solo e i lanci lunghi per Di Vaio sono inoffensivi. Ma bastano due guizzi per spaventare i gialloblu: Ramirez si presenta davanti a Pavarini, ma si fa respingere il tiro e Morleo dalla distanza pareggia la traversa di Giovinco. Nella ripresa non succede nulla e al pubblico bolognese non resta che salutare con affetto l'ex Colomba, anche se lo spettacolo pressoché inesistente induce qualche spettatore a fischiare.

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
08/05/2011 23:54
 
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Genoa spietato allo scadere
Boselli spinge giù la Samp

Partita brutta e nervosa, con i rossoblù che vanno in vantaggio meritatamente a fine primo tempo con Floro Flores. Nella ripresa è un'altra Samp, e il pari arriva su una papera di Eduardo: segna Pozzi. Recupero fatale: pur in 10, i genoani passano di nuovo con un gran gol dell'argentino. Ora i blucerchiati sono a -2 dal quart'ultimo posto, salvezza difficile

GENOVA, 8 maggio 2011 - Difficile trovare in Italia un derby più derby di quello di Genova. Nel senso di partita nervosa, spigolosa, spesso inevitabilmente brutta ma carica di un agonismo esasperato. E che va vinta comunque, anche in dieci, anche contro un avversario che rischia, ora anche seriamente, la retrocessione: è quello che ha fatto il Genoa contro la Samp.


TENSIONI — Da un lato (quello Samp) la motivazione fortissima di restare in serie A, dall'altro (quello Genoa) la determinazione a non subire, appunto, la veemenza dei cosiddetti cugini: un derby è sempre un derby, e guai a sfigurare. Non è un caso se da subito il nervosismo scorre copioso, e il primo giallo si alza dopo soli 7 minuti davanti a uno degli uomini più navigati (a dispetto della giovane età), cioè Mimmo Criscito. Ma scorre anche l'agonismo, con frequenti capovolgimenti di fronte, e le occasioni non mancano soprattutto verso la porta blucerchiata: Palacio e Floro Flores creano a più riprese apprensione da quella parte, mentre sul fronte opposto sono Mannini e Palombo a inventare i pericoli più grossi, rispettivamente di testa dal limite e di destro dalla lunga distanze. Il lavoro più pesante, tuttavia, spetta all'arbitro Tagliavento, costretto a spezzare continuamente una partita avvincente ma non bella: poi il gol messo a segno nel finale di tempo da Floro Flores, che si tuffa di testa su un corner da destra "spizzato" da Palacio e non dà scampo a Da Costa.

ORGOGLIO SAMP — La Sampdoria torna in campo decisamente più grintosa e motivata, conquistando subito una buona supremazia territoriale, ma le occasioni vere si lasciano attendere. Ci vuole un quarto d'ora abbondante per vedere un colpo di testa di Biabiany che fa sudare freddo Eduardo prima che la palla non esca accarezzando la traversa. Poi ancora si va avanti con i nervi, e diventa chiaro che solo un episodio può cambiare il risultato. Ed eccolo, a metà ripresa: Palombo spara un missile dei suoi dalla distanza, Eduardo risponde con un'imperdonabile respinta debole e centrale, irrompe Pozzi e mette dentro: 1-1 e interesse della partita che lievita nuovamente. I tecnici mettono mano ai cambi, e la Samp organizza il forcing finale. A tratti i blucerchiati riescono a chiudere il Genoa nella sua metà campo ma le vere occasioni sono rare. Il nervosismo sfocia in un principio di rissa, con secondo cartellino a Mesto e il Genoa che disputa in dieci il recupero. Ma appunto, il derby è derby e anche in inferiorità numerica il Genoa trova il gol con una grande girata di Boselli: gol decisivo per la partita e, forse, per il campionato della Samp.

P.L.T.

Fonte: gazzetta
10/05/2011 00:01
 
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Juventus, altra figuraccia
2-2 col Chievo, addio Champions

I bianconeri - avanti di due reti, segnate da Del Piero su rigore e da Matri - all'Olimpico di Torino si fanno rimontare da Uribe e Sardo. Nel finale succede di tutto: pali di Chiellini e Toni, Uribe in contropiede si mangia un gol fatto. I bianconeri sono a -5 dal 4° posto dell'Udinese, a forte rischio anche l'Europa League

TORINO, 9 maggio 2011 - La Juventus dà l'addio ai sogni di Champions e forse anche a quelli d'Europa. Pareggia 2-2 in casa con il Chievo, che prima della gara era salvo virtualmente e alla fine è diventatato salvo aritmeticamente. I bianconeri fanno un'altra figuraccia. Grande quanto piccolo è stato il campionato della squadra di Delneri che, distante 5 punti dal 4° posto dell'Udinese a due giornate dalla fine, e con davanti anche Roma e Lazio, dà l'addio alla qualificazione Champions, che peraltro era già complicata prima di altri 90' incredibili. La Juve, avanti 2-0, grazie ai gol di Del Piero su rigore e Matri, su assist del capitano, ha subito l'ennesima rimonta, firmata Uribe (ma Rigoni chiede il gol, in comproprietà), e Sardo. I gol incassati in casa della Juve in questo campionato diventano 29. Un'enormità. Che allontana la Vecchia Signora dall'Europa: Roma e Lazio sono lontane 3 punti. L'unica speranza per i bianconeri è trasformarsi in tifosi del Milan e sperare che i rossoneri battano il Palermo in Coppa Italia per provar ad entrare dalla porta di servizio nell'anticamera dell'Europa che conta, appunto il preliminare di Europa League. Si allontana pure la riconferma di Delneri: sul campo è dai tempi di Maifredi - anno di disgrazia 1990-91 - che la Juve non si qualifica per l'Europa. E ora il rischio è serio. Nonostante otto risultati utili di fila.


SEMPRE LUI — La Juve trova la rete dopo soli 13'. Su rigore, generoso, concesso dall'arbitro Gervasoni per una trattenuta di Sardo su Pepe. Sul dischetto va capitan Del Piero. Destro potente e rete dell'1-0. Undicesimo gol stagione per il numero dieci della Vecchia Signora, ottavo in campionato, addirittura 284° per la Juve. Timbro doc sul fresco rinnovo del contratto.

AQUILANI TIRA, IL CHIEVO CRESCE — Il centrocampista romano della Juve con Marchisio a fianco sembra più libero di inventare e concludere rispetto a quando gioca al fianco dell'anarchico Melo. Aquilani prima ci prova di sinistro (bravo Sorrentino a non lasciarsi sorprendere da una deviazione), poi si divora un gol sul cross scodellato da destra da Motta. Il Chievo non si limita a difendersi, piuttosto cresce con il passare dei minuti. Si fa male Thereau (mano sinistra), dentro Bogliacino, si fa pericoloso con Jokic, terzino sinistro sloveno. Tra le fila gialloblù piacciono Constant, tocco di palla morbido, e Fernandes, medianone dal fisicaccio dotato di piedi civili. All'intervallo è 1-0 Juve, che però ha avuto il torto - e non è certo un inedito, nel 2011- di chiudersi troppo una volta in vantaggio.

RADDOPPIO MATRI — Quando arriva il gol di Matri con un destro preciso, su assist di Del Piero, sembra finita. E il 2-0. E la Juve esonda, con Krasic, arruffone, che va vicino anche alla terza rete.


UNO-DUE CHIEVO — Ma la Juve in casa si è fatta rimontare tante volte. All'Olimpico una gara non è mai finita. E il Chievo ne dà imediata dimostrazione. Segna due volte, dopo altrettanti pali. Con la retroguardia bianconera che gioca alle belle statuine. Prima segna Uribe, appena entrato, in mischia, ribadendo in rete il montante a Buffon battuto. Poi pareggia Sardo, un difensore, dopo il palo colpito da Pellissier. Non è finiita. Perchè proprio Pellissier manca il 3-2 in contropiede, involatosi verso Buffon. Il tutto, due gol e un'occasione grande come grattacielo, in 4', dal 23' al 27' della ripresa. Juve annichilita.

SUCCEDE DI TUTTO — Nel finale. Quando la Juve si riversa tutta in avanti. Sbilanciatissima. Colpisce due pali, sfortunata, con Chiellini di petto e Toni di testa, ma Uribe in contropiede manca un gol elementare dopo che Pellissier gli aveva offerto un pallone di platino, dopo aver saltato anche Buffon. E invece l'attaccante conclude su Marchisio, che salva davanti alla linea di porta. La Juve attacca a testa bassa sino al 93', ma non trova la porta. Finisce 2-2. Con un'altra figuraccia brutta della Juve. E un verdetto: il Chievo è salvo aritmeticamente.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
14/05/2011 23:56
 
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SERIE A 2010/2011 36ª Giornata (17ª Ritorno)

Anticipi del 07/05/2011
Palermo - Bari 2-1
Roma - Milan 0-0
Incontri del 08/05/2011
Bologna - Parma 0-0
Brescia - Catania 1-2
Cagliari - Cesena 0-2
Inter - Fiorentina 3-1
Lecce - Napoli 2-1
Udinese - Lazio 2-1
Genoa - Sampdoria 2-1
Posticipo del 09/05/2011
Juventus - Chievo 2-2

Classifica
1) Milan punti 78;
2) Inter punti 72;
3) Napoli punti 68;
4) Udinese punti 62;
5) Lazio e Roma punti 60;
7) Juventus punti 57;
8) Palermo punti 53;
9) Fiorentina punti 49;
10) Genoa punti 48;
11) Cagliari punti 44;
12) Catania e Chievo punti 43;
14) Parma punti 42;
15) Bologna(-3) punti 41;
16) Cesena punti 40;
17) Lecce 38 punti;
18) Sampdoria punti 36;
19) Brescia punti 31;
20) Bari punti 21.

(-3) punti di penalità.
14/05/2011 23:57
 
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Super Rocchi, poi Hernanes
Champions: la Lazio ci spera

Finisce 4-2 col Genoa nell'anticipo della 37/a giornata. La squadra di Reja vince e torna al quarto posto per una notte. Apre Biava, pareggia Palacio. Nella ripresa i padroni di casa dilagano grazie a Rocchi ed alla doppietta di Hernanes. Il 4-2 lo firma Floro Flores

MILANO, 14 maggio 2011 - Sul maggio laziale si accende una luce. L'interruttore lo schiaccia Tommaso Rocchi, al rientro da titolare dopo cinque mesi: suo l'aggancio stupendo e poi il gol che spiana la strada verso la vittoria in avvio di ripresa, sull'1-1 (prima gol di Biava, poi di Palacio), dopo un pessimo primo tempo. Hernanes fa il resto, timbrando la doppietta (il primo di testa, il secondo di sinistro) che piega un bel Genoa nella prima metà della gara, ma con la testa al mare nella ripresa. Inutile il 4-2 di Floro Flores. Tre punti d'oro per la Lazio, che "guarda" ancora al quarto posto che vale il preliminare di Champions, e per una notte rimane solitaria in questa posizione. Tre punti che (dopo le sconfitte con Juventus e Udinese) trasformano il maggio di Reja e dei laziali in un maggio di speranza.


DUE GOL E MIGLIAIA DI FISCHI — Chiedetevi dove è stata la Lazio per quaranta minuti. Il vantaggio di Biava (al 7' colpo di testa direttamente da calcio d'angolo) coglie, forse, di sorpresa tutti: da Reja, che in panchina iniziava a preoccuparsi per l'atteggiamento "molle" dei suoi, alla difesa genoana (quanto meno ingenua nel lasciare campo libero all'incursione di Biava). Quello del difensore centrale laziale è un po' fuoco amico: il ricordo dell'esperienza in maglia rossoblù è ancora vivo, e dopo il vantaggio Biava decide di non festeggiare. Rispetto chiama rispetto. Vero, ma piuttosto i quaranta minuti successivi chiamano sonno e stupore. Sonno: perché la Lazio c'è in campo ma non si vede affatto. Legnosa, bloccata, addirittura ipnotizzata dopo che Palacio (al 12') pareggia i conti e punisce Muslera, non incolpevole dopo aver respinto corto su Boselli. Stupore: perché all'Olimpico il resto è niente, nulla, anzi noia. Nonostante che la Lazio sia a caccia di una vittoria per raggiungere il quarto posto. Reja è la maschera di un diavolo, ma non serve a nulla: in campo il Genoa gestisce, controlla, manovra. Insomma, fa tutto a piacimento senza trovare ostacoli. E addirittura viene da credere che il Genoa non voglia nemmeno infierire, perché se solo affondasse un po' il colpo troverebbe facilmente la via del gol. Il sipario di un primo tempo dell'assurdo si chiude tra i fischi dei tifosi della Lazio. Tanti, forti, incessanti: ma tutti meritati. Di questo passo altro che preliminari di Champions per la Lazio di Reja.


IL RISVEGLIO E L'ORGOGLIO — Quattro minuti non possono cambiarti la vita, ma attaccare la spina della speranza. Questo sì: la Lazio del secondo tempo avrà fatto il pieno di urlatacce di Reja nell'intervallo. Scossa, ma soprattutto rigenerata: si risveglia, e ci mette l'orgoglio. L'uomo-simbolo della riscossa laziale è quello giusto, il suo calciatore-bandiera: c'è tutta la classe di Tommaso Rocchi (al 7') quando aggancia il sincronizzato traversone di Ledesma. Freddo, e spietato: Rocchi punisce Eduardo e porta nuovamente avanti la Lazio. E' tutta un'altra Lazio, adesso: autoritaria, determinata, pressa e riparte. Un Genoa senza più ambizioni di classifica tira gli ormeggi ed è netta l'impressione che non ha più voglia di lottare. Così, sul velluto, il risveglio si completa: Ledesma ha il goniometro nei piedi e fa partire un cross con a bordo il pilota automatico per la testa di Hernanes. Tocco preciso, e potente: ed è il 3-1 (siamo all'11' della ripresa). Ma non è ancora finita: c'è il tempo per lo show del brasiliano, che firma la sua doppietta, con un bel sinistro (al 21') su assist di Zarate. E per il 4-2 del Genoa, con Floro Flores. A 90' dalla fine del campionato la Lazio spera nell'ingresso in Champions. E ora, all'uscita dal campo, i fischi sono diventati applausi.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
15/05/2011 00:04
 
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Passerella rossonera: 4-1
Robinho show: doppietta

Poker del Milan campione d'Italia al Cagliari: il brasiliano aggancia Pato e Ibrahimovic a quota 14 reti in campionato; di Gattuso, Cossu e Seedorf gli altri gol

MILANO, 14 maggio 2011 - Tutta la classe del Milan e per il Cagliari non c'è scampo. Nella serata che più rossonera non si può, i neo campioni d'Italia, nonostante le bollicine e un po' di pancia piena, festeggiano nel migliore dei modi il diciottesimo scudetto con un 4-1 ineccepibile. Ancora più godereccio perché pennellato da una spettacolare doppietta di Robinho e da un gol di Gattuso, il beniamino per eccellenza. Fissata poi da Cossu, che regala un gioiellino d'alta scuola, e da Seedorf che firma il poker suggellando una stagione strepitosa.

FIESTA! — Ma come coniugare l'euforia con la concentrazione? Difficile davanti a ottantamila spettatori, venuti da ogni dove per festeggiare il titolo, la maggioranza a piedi, dopo un pomeriggio di assoluta gloria e una settimana galleggiante tra lampi tricolori e fulmini rosanero. Massimiliano Allegri, contro il suo passato un po' gli rode per l'uscita dalla Coppa Italia, e per l'ultima a San Siro e per la consacrazione fa sul serio, anche se non schiera tra i titolari Pirlo e Ibrahimovic, quest'ultimo spedito in tribuna per il noto problema alla caviglia destra. E' la serata di Emanuelson e Yepes, ma anche del Cagliari di Roberto Donadoni, che torna sul "suo" campo in una serata anche per cuori teneri, inaugurata dalla sfilata dei rossoneri con prole a carico fra il delirio del popolo rossonero.

SERATA ROBINHO — Clima festaiolo che Nainggolan scuote al 3' con un bel tiro dalla distanza che sorvola di poco la traversa, quasi a voler sottolineare che è il caso di giocare anche a pallone. Lazzari lo ribadisce cinque minuti più tardi, Acquafresca al 14' quando manca in scivolata il più facile dei gol nell'area piccola. Forse un po' troppo per lo stadio che ribolle e chiede gol. Così al 16' Robinho pesca Pato ben piazzato in area, il cui colpo di testa è troppo debole per impensierire Agazzi che poco dopo deve usare il grande istinto per alzare in angolo un fendente di Robinho. E' il colpo di frusta che spacca la partita. Il Milan vestito di nuovo (con le righe sottili come tantissimi anni fa) alza il ritmo e comincia a divertirsi regalando spettacolo puro: al 22' quando Robinho intravede sullo sfondo la spiaggia di Ipanema e sfonda centralmente scaricando un destro a giro che buca Agazzi sul secondo palo; al 24', allorché Gattuso (la seconda volta quest'anno) capitalizza di testa da fuori area una corta respinta del portiere rossoblù. Al 34' Seedorf consegna a Pato una palla pazzesca che il brasiliano conclude male, ma ritardando di poco il 3-0. Bello e magistrale il contropiede con assist di Pato all'amico Robinho, troppo in palla per sbagliare e bissare nello stesso angolo. Quanta roba! Ma il primo tempo si congeda con un po' di gloria per il Cagliari che accorcia con Cossu, dopo avere gabbato Yepes e infilato con eleganza Abbiati.

INFINE PIPPO — La seconda parte della gara, che inizia con Pirlo al posto di Ambrosini, è inevitabilmente inebriata dai fumi della festa, ma non per il Cagliari che ci mette un po' di pepe e manca la rete all'11' quando Perico da distanza siderale impegna seriamente Abbiai. Intanto tra i sardi Ragatzu rileva Missiroli, mentre Flamini sostituisce Gattuso. Al 24' Robinho si mangia il quarto gol, proprio mentre Inzaghi si scalda e fa impazzire la Curva, ormai carica e in delirio perché prima del suo ingresso, Pato consegna l'assist anche a Seedorf per poi cedere il passo a Pippo. Ora la festa è completa...

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
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