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SUPERSAGGIO
Roma, micidiale uno-due
Ma perde Totti per il derby

Dopo un primo tempo spettacolare (traverse di Corvia, Borriello e Vucinic e grandi interventi di Rosati), i padroni di casa trovano i gol nella ripresa con Burdisso e Vucinic. Al 31' Olivera e Totti espulsi da Gervasoni per reciproche scorrettezze

ROMA, 30 ottobre 2010 - La Roma all'Olimpico contro il Lecce cerca e trova la riscossa. Magari anche la svolta, ma per questa bisognerà tirare le somme al termine del filotto che attende ora i giallorossi, e che si completerà nell'arco di otto giorni con le gare di Basilea (Champions) e Lazio (derby). Ma un episodio offusca il ritorno alla vittoria dei giallorossi (2-0): al 31' della ripresa Totti viene espulso, dopo una reazione almeno apparentemente veniale, che segue uno sgambetto di Olivera (a sua volta espulso). Gervasoni è deciso, Totti si avventa verso gli spogliatoi all'inseguimento del giocatore del Lecce: ci vuole diverso tempo e parecchi uomini per bloccarlo e calmarlo.


PRESENZE&ASSENZE — Nella Roma rientra un convalescente De Rossi, ma a fargli spazio è l'infortunato Pizarro, e dunque il saldo per la Roma resta negativo. Si rivede anche Julio Sergio fra i pali, con Totti e Borriello a far da traino offensivo della squadra. A supportare i due - ma in realtà a farla da protagonista assoluto del primo tempo - è quel Vucinic schierato sulla sinistra a centrocampo nel 4-4-2 di Ranieri. Tensioni e timori della vigilia si sbriciolano in campo, di fronte a un Lecce assai intraprendente e mai in soggezione, in cui l'ex Corvia, ben assistito da Di Michele, non perde l'occasione di pungere la retroguardia dei padroni di casa, ancora orfana di Mexes. La Roma cerca la svolta della stagione ma il Lecce, pur reduce dal passaggio del turno in coppa Italia e messo meglio in classifica, non vuol perdere il passo. Ne esce un primo tempo aperto e vibrante, in cui le due contendenti si sono date battaglia a viso aperto, alternandosi nella confezione di pericolose folate offensive nelle opposte aree di rigore.


QUANTE TRAVERSE — Parte meglio il Lecce, che all'11' colpisce anche una traversa con Corvia: perfetta la sua esecuzione dal limite, con Julio Sergio impietrito dal suo destro al volo. Ma il legno nega il vantaggio al Lecce. Al 14' sono ancora gli ospiti a sfiorare il gol: stavolta Julio Sergio devia in angolo un tocco ravvicinato ancora di Corvia. Un minuto più tardi si scuote la Roma, che comincia a snocciolare il suo rosario di occasioni: una punizione di Totti supera millimetrica la barriera e serve a Borriello il migliore degli assist: l'attaccante sbaglia mira e manda a lato di testa. Poi inizia il Rosati-show: al 28' Vucinic innesca Totti, sul suo tiro il portiere respinge, e Borriello colpisce la traversa. Al 33' ancora Rosati sfiora una conclusione di Vucinic quel tanto che basta a deviarla sulla traversa, e al 36' il siparietto si ripete: Vucinic controlla in corsa e tira di sinistro, Rosati in tuffo gli dice di no. Le emozioni non sono finite: al 42' l'occasione più limpida è per Corvia, Burdisso riesce a parare sulla linea, con Julio Sergio fuori causa per un avventato passaggio indietro di Juan.


LA RIPRESA — La ripresa si apre con Cicinho in campo al posto di Cassetti, che nel finale dei primi 45' aveva subito un colpo alla caviglia destra. Ma anche con un Lecce ancora motivatissimo e decisamente aggressivo: la Roma ne subisce l'iniziativa, e rispetto al primo tempo fatica a trovare le ripartenze. La squadra salentina invece non molla la presa e non abbassa il ritmo, mettendo in difficoltà la Roma sul piano dell'intensità. A sorpresa passano i padroni di casa: prima sfiora la rete Borriello (Rosati alza al 15'), poi Burdisso insacca di testa su cross di Riise (17'), infine Borriello colpisce ancora la traversa (19', ed è la quarta). De Canio manda in campo Chevanton (per Piatti), ma è ancora la Roma a insistere in avanti. e a trovare il raddoppio, al 31', con Vucinic che conclude un bell'affondo con un diagonale sinistro preciso e potente. Ad azione in corso Olivera sgambetta Totti, facendolo cadere e provocandone la reazione. Gervasoni, molto vicino ai due, estrae il rosso ed espelle entrambi. Il leccese sparisce subito dal campo, il capitano giallorosso lo vuole inseguire nel tunnel degli spogliatoi ed è trattenuto, a stento, da più persone. Totti salterà il derby di domenica prossima e c'è chi sussurra che per Ranieri possa essere un problema in meno, visto che nell'ultima stracittadina lo sostituì alla fine del primo tempo.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
30/10/2010 23:37
 
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SUPERSAGGIO
Quagliarella-Del Piero, che Juve
Al Milan non basta Ibrahimovic

I bianconeri vincono 2-1 a S. Siro nonostante le numerose assenze: super partenza rossonera (traversa di Ibra), poi segna Quagliarella. Nella ripresa raddoppia Del Piero, poi lo svedese accorcia al 36'. Eccellente Melo

MILANO, 30 ottobre 2010 - Nel calcio nulla è scontato. Quanti di noi hanno pensato a una passeggiata rossonera in una fredda notte milanese? Invece Milan-Juve esalta eroicamente i bianconeri che fanno a pezzi il Milan che non ti aspetti. Che si scioglie con il passare dei minuti, anche se Ibrahimovic illude il popolo rossonero dopo i gol di Quagliarella e Del Piero


MAZZATA CHIELLINI — Il forfait di Giorgio Chiellini a un passo dalla gara è infatti una mazzata micidiale per una Juventus già gravata da assenze pesanti e senza Krasic sulla fascia. Il vuoto lasciato dal difensore complica la vita a Delneri. Il sostituto è Legrottaglie. Al posto del serbo, Delneri schiera invece Martinez che si alterna sulle fasce con Marchisio in un 4-1-4-1 con Del Piero libero di svariare. Allegri, senza Thiago Silva e Ronaldinho, oppone ai bianconeri lo stesso Milan di Napoli. Sokratis in difesa, Robinho dietro le punte e una partenza spettacolare che dopo soli 30 secondi porta Pato a tu per tu con il gol. Un’azione così fluida ed eccitante che obbliga i bianconeri ad alzare il fronte e pressare.


PARTENZA MILAN — Ma sono i rossoneri a impressionare di più. Al 7’ tocca a Ibra far vibrare lo stadio con un piatto destro da fuori area che va a sbattere sull’incrocio dei pali. Al 9’ Storari devia in angolo il tocco sul primo palo dello svedese. Il dominio è evidente, ma al 19’ il vento cambia direzione e la Juve lancia il primo segnale importante. Ibra scatta in contropiede ma si allunga la palla; Motta recupera e serve Del Piero che impegna Abbiati in due tempi sul primo palo. Trovato l’equilibrio la Juve chiude gli spazi e trova addirittura il vantaggio al 23’ al termine di un’azione esemplare. L’assist è di De Ceglie: Quagliarella sovrasta Antonini e in elevazione infila di testa nel sette alla destra di Abbiati. Non è un caso, perché al 29’ Del Piero va via alla sua maniera. Gioco di gambe, finta e rasoterra che Abbiati manda in angolo allungandosi sulla destra.

JUVE IN ESTASI — E’ il momento dell’esaltazione. Prendere ad esempio Felipe Melo; prestazione eccellente. E Martinez? Quello che fa Martinez al 30’ è poesia. Serie di dribbling e palla che va a impennarsi e finire tra le braccia del portiere rossonero. Bella Juve, Milan spento. Che perde Bonera al 35’ dopo uno scontro fortuito con De Ceglie. Tocca ad Abate sostituirlo. Identico destino per il bianconero che lascia a Pepe, che si piazza nell'inedito ruolo di terzino. Il Milan è molle come il colpo di testa di Robinho al 42’. Come la difesa che si impappina su un innocuo cross di Del Piero che Abbiati deve allontanare con il pugno. Nel finale del primo tempo i rossoneri si scuotono. Al 48’ Ibra non dà potenza al suo colpo di testa centrale: Storari ringrazia. Subito dopo, invece, Zlatan si libera di Pepe, ma cicca da dilettante da due passi calciando oltre la traversa l’ennesima occasione.


MECCANISMI PERFETTI — Nella Juve tutto funziona alla perfezione. Difesa incerottata ed eroica d’altri tempi e organizzazione di gioco. Felipe Melo è un gigante; al 5’ si immola sul bolide ravvicinato di Ibra destinato in rete. Delneri perde anche l’ottimo Martinez al 9’ (dentro Sissoko), ma la Juve sembra sopportare qualsiasi colpo. Chi non va, invece, è il Milan. Soprattutto dove dovrebbe fare faville. Pato è abulico; Ibra soffre la marcatura e il centrocampo non combina nulla di buono. Roba da mettersi le mani nei capelli. Milan da scudetto? Una squadra creata per vincere deve poter contare su una panchina adeguata e difensori pronti all’uso. Capace di chiudere e far ripartire la manovra. Invece quello che accade al 20’ è sconcertante. Sissoko se ne va come Maradona aiutato dall'errore di Antonini, si impappina davanti ad Abbiati ma riesce a toccare all’indietro a Del Piero che, chapeau capitano, non sbaglia. Inutili gli inserimenti di Seedorf e Inzaghi (fuori Boateng e l’impossibile Pato) e il gol di testa del solito Ibra. Ale chiude magicamente il cerchio su una serata da sballo. La Juve è viva e vegeta. Il Milan sconcertato e rimandato.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
31/10/2010 15:42
 
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Questa Lazio non si ferma più
Gran gol di Dias a Palermo

La capolista lascia sfogare inizialmente i siciliani, poi li colpisce con un bellissimo tiro al volo del difensore. Quindi gara equilibrata fino al rosso a Biava (salterà il derby) alla mezzora della ripresa. Da lì in poi è assalto rosanero, fermato da un Muslera in giornata di grazia

PALERMO, 31 ottobre 2010 - Ha vinto Reja, ma ha vinto un po' anche Delio Rossi, visto che mezza Lazio è di "suoi ragazzi". I quali, se ora giocano con mentalità da giocatori di una grande, in grado di vincere e soffrire lo devono anche a lui. Che ora deve fare lo stesso lavoro con un Palermo talentuoso ma forse da perfezionare sul piano tattico, mentre la Lazio procede nella sua marcia da capolista vera.


LA CARICA DEL PALERMO — I rosanero sembrano aver recepito la carica da ex del tecnico Rossi e iniziano subito a martellare l'area avversaria. Pastore ha la palla buona già dopo meno di un minuto grazie a un errore difensivo, ma il suo rasoterra dal limite è poco più di un retropassaggio per Muslera. Ma il Palermo insiste, attacca, pressa e non dà tregua: le ripartenze della Lazio appaiono sporadiche e velleitarie. Vivacissimo in particolare sulla sinistra Balzaretti, sul quale Zarate può poco. Solo dopo il 20' si inizia a vedere un gioco più efficace da parte della capolista, complici le strigliate del tecnico Reja ma anche un precoce allungamento di entrambe le squadre: i capovolgimenti di fronte sono rapidi e continui, la partita diventa divertente. Ed è in una delle ripartenze biancocelesti che matura al 27' la punizione dalla trequarti destra dalla quale scaturirà il vantaggio laziale: batte Ledesma, Dias sul lato opposto dell'area devia al volo infilando l'angolo alla sinistra di Sirigu. Il Palermo non si perde, ma il dispendio fisico della prima parte del tempo inizia a pesare: l'asse Balzaretti-Pastore-Pinilla continua, ma adesso c'è Mauri a destra a presidiare. Ci sono occasioni da ambo le parti, ma quella che farà più discutere è un rigore che i rosanero si sentono negato per mani di Lichtsteiner su cross di Balzaretti.

LA RIPRESA — Delio Rossi gioca subito la carta Hernandez al posto di un Ilicic in difficoltà, e la mossa azzeccata si vede subito: il Palermo guadagna velocità e imprevedibilità. La Lazio, tuttavia, appare compatta e quadrata. In più, Hernandez si ferma per un guaio muscolare dopo 12 minuti e deve lasciare spazio a Maccarone. La partita mantiene il nuovo copione: Palermo che attacca senza più la brillantezza iniziale, Lazio che si difende con ordine senza disdegnare qualche ripartenza pericolosa. Non che i rosanero non vadano vicino al pari: succede per esempio al 20' con una mezza rovesciata di Pinilla, che però finisce per esaltare il talento di Muslera. Un neo però c'è sempre, e in questo caso, per la Lazio, è il comportamento di Biava, che già ammonito commette un fallo inutile e lascia la Lazio in dieci: salterà il derby di domenica prossima con la Roma. Reja toglie Heranes e si copre con Stendardo, il Palermo prova ad approfittare della superiorità numerica e la gara si fa tesa. E' qui però che i rosanero collezionano le occasioni migliori soprattutto con Pinilla, che però continua a cozzare contro Muslera, che è uno dei maggiori protagonisti della vittoria. A dimostrazione che a una vera capolista servono anche la capacità di soffrire e un portiere all'altezza.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
31/10/2010 18:55
 
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Spunta ancora Lavezzi
dalla tempesta di Brescia

Il Napoli vince una gara condizionata da pioggia e vento: decide ancora il Pocho, su bell'assist di Hamsik, al 32' del secondo tempo. Il riposo di Cavani dura meno di un'ora. Due legni per il Brescia, che non merita la sconfitta: ma è il quinto k.o. di fila per la squadra di Iachini

MILANO, 31 ottobre 2010 - Per guadagnarti la Champions devi passare anche da giornate come queste. Giornate in cui si gioca in una mezza tempesta, in cui rischi più volta di andar sotto e in cui te ne vai con tre punti pesantissimi. Il Napoli aggancia la Juve al quarto posto costringendo il Brescia alla quinta, immeritata, sconfitta di fila, che riporta la squadra di Iachini nelle zone caldissime della classifica. Decide ancora il Pocho Lavezzi, nella pioggia e nel vento, su un cross di Hamsik, fin lì praticamente assente, ma capace di trasformare un palla difficile in oro.


CLIMA DA LUPI — Il clima da streghe del Rigamonti condiziona la partita: pioggia fitta, vento forte, che cambia direzione e per lo più tira trasversalmente al campo, danneggiando in egual misura le due squadre. Il terreno di gioco tiene sì e no, rendendo difficili le giocate palla a terra. Col passare dei minuti il terreno è sempre più pieno di pozzanghere, mentre gli allenatori devono rintanarsi nelle panchine coperte.


IL GOL VITTORIA — E' il momento migliore del Brescia: Caracciolo ha da poco preso un palo, con un piatto sporco su assist di Eder, Campagnaro ha rischiato prima un rigore su Eder, poi un autogol su cross di Hetemaj (colpo di testa sulla traversa). E' il momento migliore del Brescia, ma segna il Napoli. Al 32' l'azione parte da destra (dove Zuniga sfonda spesso), cross sul secondo palo: Hamsik doma una bella palla, salta il difensore diretto e piazza un cross immediato, basso e a centro area. Per Lavezzi è facile spingerla dentro di piatto: sarà la rete che decide la partita e che mantiene il Napoli nelle zone alte della classifica.

NAPOLI, CAVANI SERVE — Mazarri conferma il turnover annunciato, con Cavani e Maggio in panchina e Lavezzi prima punta davanti a Hamsik e Sosa. Il riposo di Cavani e l'esperimento di Lavezzi punto di riferimento durano meno di un'ora: l'argentino rientra molto, lasciando spazi per inserirsi a Hamsik e Sosa. Ma la difesa del Brescia è schiacciata, e i due faticano comunque a ritagliarsi spazi e arrivare alla conclusione. Appena entrato Cavani è pericoloso in due occasioni: non entra nell'azione del gol, ma si sente eccome. Sosa, che gli fa posto, non è comunque da bocciare, così come sono positive le prove degli altri non-titolari, Yebda (presenza importante in mezzo nelle due fasi) e Zuniga (che scorrazza sulla destra). Le alternative per fare un buon campionato ci sono, mancano solo in attacco, dove ancora non si può prescindere dell'uruguaiano.


BRESCIA, SERVE FORTUNA — Le quattro sconfitte di fila ovviamente condizionano il Brescia: Iachini sceglie a centrocampo l'esperienza di Baiocco e soprattutto mette in campo una squadra piuttosto rintanata a protezione della sua area, e pronta a ripartenze immediate con i lanci e la corsa di Cordova e Koné. Destinatari dei palloni sono Caracciolo e soprattutto Eder, che però perde quasi regolarmente le sfide personali con Campagnaro (compresa l'occasione nel secondo tempo in cui reclama un rigore). Così il Brescia diventa pericoloso soprattutto sulle palle inattive: per due volte Caracciolo ha la palla buona nel primo tempo, ma prima manda largo di poco un bel colpo di testa, poi colpisce malissimo su uno schema su calcio di punizione. Nel secondo, come visto, la sua conclusione sporca si fermerà sul palo. A quel punto il Brescia è cresciuto anche in impostazione, con Hetemaj in special modo, e quasi meriterebbe il vantaggio. Invece arriva un'altra sconfitta: non resta che prendersela con la sfortuna, e magari con la dormita della difesa sul gol di Lavezzi.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
31/10/2010 19:08
 
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Pazzini colpisce nel finale
Cesena beffato al 92'

Senza Cassano la Sampdoria vince 1-0 in Romagna con un gol in pieno recupero. La squadra di Ficcadenti gioca meglio, attacca e mette alle corde i blucerchiati, che passano sfruttando una delle poche occasioni da gol

CESENA, 31 ottobre 2010 - Si può vincere senza Cassano? Si può. La Samp lo ha dimostrato oggi a Cesena, dove ha sofferto la verve dei romagnoli ma nel finale, in una delle rare occasioni create, ha colpito con Pazzini, che si è sbloccato dopo una lunga astinenza.

POZZI VICE-CASSANO — Ficcadenti non può contare sullo squalificato Von Bergen, al suo posto c'è Benalouane, affiancato dal rientrante Pellegrino. Il Cesena è in campo con il solito 4-3-3, con Jimenez e Giaccherini ad affiancare Bogdani in attacco; Schelotto parte ancora dalla panchina. Nella Sampdoria scossa dal caso Cassano rientra Lucchini, Accardi concede un turno di riposo a Ziegler e Pozzi sostituisce Fantantonio in attacco al fianco di Pazzini.


CESENA ALL'ARREMBAGGIO — Il Cesena, che ha conquistato solo un punto nelle ultime cinque partite, ha fame e si vede: gli uomini di Ficcadenti partono alla velocità della luce, mettono alle corde la Samp, soprattutto sulla sinistra con Nagatomo, imprendibile per Koman e Zauri. Al 17' la prima ghiotta occasione per i padroni di casa: destro al volo di Appiah dal limite, Curci ribatte, sul prosieguo dell'azione va al tiro anche Giaccherini ma l'estremo difensore della Samp non si fa sorprendere. Tre minuti dopo dubbi su un contrasto nell'area blucerchiata: Parolo in profondità per Giaccherini, Curci esce e blocca, ma sull'azione Accardi scivolando fa cadere l'attaccante del Cesena; il rigore non sarebbe stato uno scandalo. Dopo un colpo di testa di poco alto di Appiah, si fa vedere anche la Samp: al 25' Pazzini in area tocca indietro per Koman, l'ungherese calcia dal limite e sfiora il palo alla destra di Antonioli. Un minuto dopo Pozzi crossa sul secondo palo, Palombo fa da torre e Pazzini in scivolata manda a lato da due passi. Curci ancora protagonista al 29', respingendo un violento destro di Nagatomo. La Samp, molto bassa, riesce a fatica a imbrigliare il Cesena e a non correre altri pericoli nell'ultimo quarto d'ora.


SAMP CINICA — La ripresa riparte a ritmi elevati e con lo stesso tema: Cesena avanti, Samp che si difende con ordine. Al 18' ancora proteste della squadra romagnola: Ceccarelli entra in area e fa partire un cross dal fondo, Lucchini in scivolata devia in corner con una mano, l'arbitro assegna un semplice calcio d'angolo ma anche in questo caso poteva starci il rigore. Al 22' Antonioli viene chiamato al suo primo vero intervento: calcio di punizione per la Samp dai venti metri, la conclusione di Palombo è forte ma centrale e il portiere del Cesena smanaccia in calcio d'angolo. Di Carlo prova a dare vivacità ai suoi con una girandola di cambi fra il 20' e il 30': Mannini per Guberti sulla sinistra del centrocampo, Marilungo per Pozzi in attacco e Ziegler per Accardi (crampi) sulla sinistra della difesa. Ma è sempre il Cesena a premere: la squadra di Ficcadenti colleziona corner (saranno 12 a fine partita) e al 32' un diagonale di Giaccherini finisce di poco a lato, complice una deviazione di Gastaldello. Un minuto dopo è la Samp, in una rara proiezione offensiva, a sfiorare il vantaggio: Marilungo tocca al centro per Pazzini che di punta piazza il pallone nell'angolino, Antonioli ci arriva e devia in angolo. Ficcadenti manda in campo Schelotto al posto di Jimenez, ma l'italo-argentino non riesce a dare quel qualcosa in più sottoporta al Cesena. Nell'ultimo quarto d'ora la Samp riesce ad alzare il baricentro e al 2' dei tre minuti di recupero colpisce a sorpresa: contropiede, Marilungo affonda sulla desetra e mette al centro per Pazzini che, indisturbato, di piatto batte Antonioli. Un gol che forse aiuterà la Samp a digerire la triste vicenda Cassano, ma che sa di beffa per il Cesena, che non meritava questa sconfitta.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
31/10/2010 19:12
 
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Udinese in salsa cilena
Sanchez-Isla: Bari al tappeto

I friulani passano d'autorità al San Nicola con le reti dei due sudamericani e volano in zona Europa League. Fantastico l'1-0 del "Nino Maravilla". Barreto sbaglia un rigore per i pugliesi, che ora sono ultimi in classifica

BARI, 31 ottobre 2010 - Un mese fa l'Udinese era ultima in classifica con appena un punto in cinque partite. A distanza di 31 giorni, dopo un ottobre da punteggio pieno come solo la Lazio è riuscita a fare, i friulani si risvegliano addirittura in zona Europa League. Una metamorfosi che si spiega essenzialmente con la forma ritrovata dei giocatori-chiave; oggi tocca a Sanchez, che manda a picco il Bari con un gol pazzesco e l'assist a Isla. Due gol cileni per l'Udinese contro un avversario irriconoscibile, alla quarta sconfitta consecutiva.

CAPOLAVORO SANCHEZ — Il protagonista della gara è per distacco Alexis Sanchez. Il "Nino Maravilla" segna e regala al connazionale il 2-0: ed entra nel tabellino dei marcatori con un gol pazzesco, dopo un quarto d'ora sonnacchioso. Si libera di Gazzi e da 25 metri spara un destro che Gillet sa già dove andrà a finire, ovvero all'incrocio dei pali. Primo timbro di Sanchez in campionato, e forse non è un caso che l'abbia messo giocando da punta pura, con accanto Di Natale, e non da trequartista. Comunque, applausi.

MARTELLO ISLA — Quando arriva il 2-0 siamo al quarto d'ora della ripresa. Contropiede gestito in proprio dall'attaccante che, sul filo del fuorigioco, serve il connazionale Isla. Piattone sotto la traversa e sipario sulla partita, anche se il Bari proverà almeno a sporcare i guanti di Handanovic. Un Isla che, nel finale, sfiora addirittura il terzo gol, sempre in contropiede, ma il suo tiro finisce sul palo. Un'Udinese essenziale, che fa sempre male quando riparte e soffre pochissimo dietro.


CARTE MISCHIATE — E il Bari? Non ha più la sua identità, tutto qui. Ricordate la squadra spumeggiante che spadroneggiava sulle fasce giocando a cento all'ora? Bene, sembra roba d'archivio, da tv in bianco e nero. Ventura ci mette anche del suo, ribaltando gli esterni senza mai trovare la quadratura: cominciano Pulzetti a destra e Masiello (Salvatore) a sinistra, finiscono Alvarez e Rivas con intermezzo di Ghezzal. Troppa confusione, mista a scarsa condizione. Il risultato è una classifica che più precaria non si può: ultimo posto a braccetto con il Parma, il Cesena e il Bologna.

BARRETO, INCUBO RIGORI — Mancano le certezze, ai pugliesi. Almiron, ad esempio, marcato quasi a uomo da un Inler in versione califfo del centrocampo, accende poco la luce; Barreto va servito palla a terra e non con cross altissimi. In più il brasiliano torna lo sciagurato tiratore di rigori della passata stagione, quando ne fallì cinque su nove. Anche oggi dal dischetto si fa ipnotizzare da Handanovic; fallo dubbio di Zapata proprio su Barreto e tiro quasi centrale, che Handanovic respinge facilmente. Giornata da incubo, insomma; ma Halloween è solo una volta all'anno. E poi non sempre può esserci di fronte la squadra più in forma del campionato.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
31/10/2010 19:15
 
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Magie Cossu, risveglio Cagliari
Il Bologna ora preoccupa

Finisce 2-0 al Sant' Elia: il piccolo fantasista di Bisoli propizia l'1-0 di Nenè in avvio ripresa, poi Nainggolan chiude i conti. Emiliani pervenuti solo dopo il primo gol e con Di Vaio troppo isolato in avanti

CAGLIARI, 31 otttobre 2010 - Il Cagliari batte 2-0 il Bologna e vince una partita pesantissima. I tre punti mancavano da settembre e sono arrivati contro un Bologna mai brillante, ma sempre ostico, già capace di bloccare gli attacchi di Inter e Juventus. Anche se Malesani dovrebbe preoccuparsi: per salvarsi non basteranno solo i gol di Di Vaio e le parate di Viviano. Sorride Bisoli: i suoi giovani (Nainggolan su tutti) e veterani dello spessore di Conti e Cossu dovrebbero presto allontanare le nubi su di lui.

TROPPO SOLO — Bisoli, dopo Lazzari, perde anche Pinardi e fa debuttare dal 1' Laner a centrocampo con Biondini e Nainggolan. Nenè preferito allo scialbo Acquafresca di questo inizio di stagione come spalla di Matri. Malesani, che vuole costruire la sua salvezza puntando a prendere pochi gol, visto che in avanti non ha ancora una solida alternativa alle reti di Di Vaio, sacrifica in panchina Ekdal e Gimenez, forse gli unici due giocatori di qualità di cui dispone oltre al bomber. Buscè e Paponi non combinano nulla e il Cagliari dopo 15' di nulla prende in mano la partita.

OCCASIONI SBAGLIATE — Cossu è il solito piccolo dispensatore di assist: prima mette in porta Nenè che sbaglia da due passi esaltando i riflessi di Viviano, poi invita Laner alla conclusione di testa (fuori misura). Il Bologna soffre. Imbarazzante l'isolamento di Di Vaio. Matri sul finire di tempo si beve Portanova e scheggia il palo. Lo 0-0 dell'intervallo punisce il Cagliari, unica squadra in campo.

OCCASIONE CONCRETIZZATA — Malesani capisce che così non va, nella ripresa immette subito Ekdal e Gimenez (fuori gli inconsistenti Radovanovic e Paponi). Ma il Cagliari concretizza subito la sua superiorità: palla geniale di Cossu in mezzo all'area per Nenè, che stavolta non dà scampo a Viviano.

PIU' EQUILIBRIO — Il gol subìto e i cambi danno la sveglia al Bologna, che con Di Vaio sciupa un gol fatto per il pari (gran cross di Garics). Sull'altro fronte è il piedino di Cossu a dettare legge, ma Matri di testa sciupa il 2-0. Malesani butta dentro anche Meggiorini e ha una squadra più viva, anche se Agazzi non deve fare granché.

CONSACRAZIONE — A chiudere i conti è la rivelazione dell'inizio stagione del Cagliari, quel Radja Nainggolan che non ha fatto sentire l'assenza di Conti quando Bisoli - ed è capitato spesso -, ha dovuto rinunciare al romano. Nainggolan si avventa sulla respinta di testa di Ekdal e dal limite dell'area impatta benissimo col destro al volo. Viviano non può fare nulla.

j.g.

Fonte: gazzetta
31/10/2010 19:20
 
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SUPERSAGGIO
Il Parma va meglio in dieci
Il Chievo non sa approfittarne

Partita senza reti al Tardini, ma la squadra di Marino produce almeno 4 palle gol in una ripresa giocata in inferiorità numerica per l'espulsione di Dzemaili. I veneti reclamano un rigore con Pellissier a inizio secondo tempo. Rosso anche a Fernandes

PARMA, 31 ottobre 2010 - Mancano le reti, ma non le emozioni nello 0-0 del Tardini fra Parma e Chievo. Dopo un primo tempo senza brividi, gli emiliani nella ripresa premono sull'acceleratore e sfiorano il vantaggio in almento quattro occasioni, pur essendo in inferiorità numerica per l'espulsione, al 5' di Dzemaili. Il Chievo da parte sua, superiore per tattica nel primo tempo, recrimina per la mancata assegnazione di un rigore per fallo di Lucarelli su Pellissier al 2' della ripresa. Episodio che poteva cambiare il corso degli eventi. Gli ultimi minuti si giocano 10 contro 10 per il secondo giallo a Fernandes. Il Parma resta ultimo in classifica con 8 punti, insieme a Bari, Cesena e Bologna; il Chievo sale a 14 e veleggia sempre in zona Europa.

IL CHIEVO NON SI CHIUDE — Inizio dinamico, grazie anche alla predisposizione del Chievo, che non si chiude e cerca delle sortite in avanti, sfruttando le doti del suo ariete Pellissier. I ritmi però non solo altissimi, e non è colpa del terreno bagnato, ma comunque in ottime condizioni, forse più della paura di sbagliare, in una partita che per il Parma è molto delicata, ultimo com’è in classifica. Il Chievo dà la sensazione di poter essere più pericoloso, controlla palla senza affanni e cerca la profondità appena può. La manovra del Parma si basa sulle incursioni sulla sinistra di Antonelli e sulle conclusioni da fuori, con Bojinov, Marques e Giovinco che tornano molto a centrocampo per sfruttare i loro spunti in velocità. Nel primo tempo vanno registrati un paio di acuti di Pellissier, al 14’, con un tiro bloccato da Mirante che stava sbagliando i tempi dell’uscita, e di testa, al 44’, alto sulla traversa; un bel tiro di Constant (24’) bloccato da Mirante e uno spunto di Thereau (47’) in area. Il migliore, però, è il portiere Sorrentino, che fra il 37’ e 39’ sventa due volte, la prima di piede, le palle gol di Bojinov.


LA RIPRESA — Al 2’ della ripresa un episodio chiave: Pellissier dopo un bel triangolo si presenta in area solo davanti a Mirante, la scivolata di Lucarelli lo fa cadere e l’arbitro lascia correre. Errore grave: il difensore del Parma non tocca la palla, ci sarebbero gli estremi per rigore ed espulsione. Rosso, che arriva 3’ dopo per il secondo giallo a Dzemaili. Il Chievo è in superiorità numerica e prova il colpaccio. Lo sfiora Mantovani, al 6’ di testa, con palla fuori di poco. Ma nonostante la pressione dei veneti le grandi chance per sbloccare l’incontro le ha il Parma: al 21’ Bojinov aggancia in area il cross di Antonelli, si gira, ma tira a lato; al 26’ Candreva, in contropiede su assist di Valiani, tira da ottima posizione a lato; al 28’ Sorrentino anticipa Crespo in uscita bassa; al 30’ lo stesso argentino aggira il portiere, ma si allarga troppo e poi l'azione pericolosa sfuma; al 33’ Candreva, di testa colpisce la parte alta della traversa. Sull’altro fronte, Mirante, al 33’ deve alzare sulla traversa un tiro di Guana e Moscardelli, 37’, prova un pallonetto per battere lo stesso Mirante in uscita, che però gli chiude bene lo specchio. Al 39’ anche il Chievo resta in dieci per il secondo giallo a Fernandes. Titoli di coda e brivido finale con Paletta, al 47’, che di testa costringe Sorrentino alla grande deviazione in corner.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 31/10/2010 19:21]
01/11/2010 00:11
 
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Mutu rientra e ci prova
Fra Catania e Fiore è 0-0

Positiva la prestazione del romeno, che torna in campo dopo 9 mesi di stop, ma la squadra di Mihajlovic non va oltre il pari senza reti al Massimino. Dopo un buon primo tempo (occasioni per il 10 viola e incrocio dei pali di Mascara) il match cala nella ripresa

CATANIA, 31 ottobre 2010 - La gara dei ritorni, quello di Mihajlovic a Catania, dove nacque come allenatore, e quello di Mutu in campo, 9 mesi dopo, si conclude con uno 0-0 frutto di un primo tempo vivace e di una ripresa noiosa e priva di emozioni. Il romeno è autore di una prova positiva, anche se alla distanza è calato, com'era prevedibile e come è successo a tutta la squadra. Ma i segnali sono incoraggianti, e la Fiorentina, ora a quota 9, ne ha davvero bisogno.

VARGAS K.O. — La Fiorentina ritrova dunque Mutu, che affianca Gilardino in avanti, ma deve fare a meno di Vargas, nemmeno in panca. Alle spalle dei due attaccanti Montolivo, non al meglio, stringe i denti, mentre Santana si sfiata per procurare alla coppia più avanzata i migliori palloni. E mette in mezzo una serie impressionante di cross, non sempre finalizzati al meglio. Il Catania, orfano dello squalificato Maxi Lopez, schiera il consueto 4-1-4-1 con Antenucci vertice avanzato, ma ben supportato da Gomez, Ricchiuti e Mascara. Il primo tempo scorre via veloce, giocato a buon ritmo e con grande voglia da parte di entrambe. Certo la Fiorentina ha avuto un Mutu in più a infondere grinta e qualità, e all'inizio il romeno avrebbe potuto fare la differenza: sue sono state la prima conclusione del match, dopo 2', con Andujar che ferma in due tempi, ed anche l'occasione viola più limpida del primo tempo, all'8', quando gira a rete di testa un cross di Santana, e Andujar mette in angolo. Poi l'effetto-Mutu si ridimensiona, con l'attaccante che continua a giocare con grande intensità ma un po' più lontano dalla porta e si vede meno in fase conclusiva. Il Catania è pericolosissimo dopo 3' con Mascara che, su punizione, colpisce l'incrocio dei pali alla sinistra di un immobile Frey. Il resto è un alternarsi di azioni offensive alternate e ben orchestrate, ma carenti in fase di tiro. E dunque alla fine le occasioni da gol non saranno poi molte.


POCHE OCCASIONI — La scarsa pericolisità sotto rete sarà il motivo conduttore anche della ripresa: il gioco resta fluido, i capovolgimenti di fronte continui, ma nessuna delle due contendenti riesce ad arrivare al tiro, e dunque le occasioni da rete sono merce rarissima. Dopo il k.o. di Capuano sul finire del primo tempo, il Catania perde anche Spolli che si infortuna in un contrasto con Gilardino. E dunque Giampaolo è anche assai condizionato nei cambi. Mutu non fa mancare il suo apporto in termini di determinazione e qualità, ma non va oltre una conclusione sopra la traversa. Gilardino ci mette molto fisico, ma nessun viola riesce a trovare e offrire ispirazione, né in fase di costruzione della manovra né sotto rete. Anche il Catania perde il ritmo e l'aggressività del primo tempo, dagli spalti arriva anche qualche fischio. E così la gara si consegna a un finale senza squilli, in cui forse l'apprensione di un nuovo inciampo, con relative ricadute su una classifica già asmatica per entrambe, prevale su tutto il resto.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
01/11/2010 13:04
 
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SERIE A 2010/2011 9ª Giornata (9ª Andata)

Anticipo del 29/10/2010
Genoa - Inter 0-1
Anticipi del 30/10/2010
Roma - Lecce 2-0
Milan - Juventus 1-2
Incontri del 31/10/2010
Palermo - Lazio 0-1
Bari - Udinese 0-2
Brescia - Napoli 0-1
Cesena - Sampdoria 0-1
Parma - Chievo 0-0
Catania - Fiorentina 0-0

Classifica
1) Lazio punti 22;
2) Inter punti 18;
3) Milan punti 17;
4) Juventus e Napoli punti 15;
6) Chievo e Sampdoria punti 14;
8) Udinese punti 13;
9) Roma punti 12;
10) Genoa, Lecce e Palermo punti 11;
13) Cagliari e Catania punti 10;
15) Brescia e Fiorentina punti 9;
18) Bari, Bologna, Cesena e Parma punti 8.
06/11/2010 22:14
 
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Di Vaio salva Malesani
Bologna sorride, Lecce k.o.

Il capitano trascina gli emiliani: 2-0 contro i salentini. I gol nel finale firmati dal cannoniere (a quota 6, ben 119 in carriera nella serie A) e Gimenez. Gli ospiti buttano via una partita giocata con attenzione sprecando qualche buona occasione sullo 0-0

BOLOGNA, 6 novembre 2010 - L’intenzione è una nobile fuga del pensiero. Malesani ci crede: “Mettiamoci entusiasmo”, ripete come un automa alla vigilia. Una voce portata via dal vento: il Bologna è lento, il Lecce quasi-rock. Sul finale, Di Vaio ripassa la lezione: ci vuole entusiasmo. E allora mettiamocelo. Come un pizzico di sale: se dosato, non ha controindicazioni. Al 39’, il capitano è l'uomo in più del Bologna; poco dopo entra nell’azione del 2-0 di Gimenez. La panchina di Malesani è salva. Per Di Vaio sesto gol in questo campionato e 119 in assoluto: nella graduatoria dei cannonieri in attività è al sesto posto, dove ha raggiunto Cristiano Lucarelli.


BOLOGNA LENTO — Malesani finge di essere rock. Ma il travestimento è una mimetica che non inganna. Lento il suo Bologna; meno sulle fasce: il cuore del capitano Di Vaio e la volontà, spalmata a turni differenziati, di Garics e di Buscè, provano a trasformare in qualcosa di concreto le buone intenzioni. Quando gira la prima ruota, Di Vaio corre un matto sulla sinistra, sacrificandosi su tutto il fronte, e dall’altra parte della trincea Garics e Buscè sono gli avamposti di un Bologna dalle polveri bagnate. Il Lecce disegna una ragnatela tattica; in alti tempi, semplicemente: il catenaccio. Oggi lo chiamano, squadra corta e pressing alto. Sarà, ma la sostanza non cambia. Non si muove verso l’alto nemmeno la freccia dello spettacolo. Meggiorini ha l’imbarazzo dello studente al primo giorno di scuola, quando conclude verso Rosati (è il 5’). Il pubblico del Dall’Ara potrebbe concedersi una passeggiata, e tornare tra il 36’ e il 37’: due squilli per il Lecce, con Piatti e Di Michele, poi la zuccata di Marco Di Vaio.


DI VAIO ROCK — Fischi subito al Dall'Ara. Nell'imbarazzo, i salentini potrebbero alzare la voce. Basta un’inerzia in più per mettere in difficoltà il Bologna. Gli affondi di Munari possono far salire la febbre del sabato sera ai tifosi di casa. E allora, perché non provarci: vola (al 3’) in area, chiamando un Viviano strepitoso. Le ombre del Bologna sono lo specchio di ansie e paure. Il Lecce capisce che puo’ forzare la storia: osare la prima vittoria in A al Dall’Ara. Per Malesani la via di fuga è una rotta sudamericana. Allora, dentro Ramirez e Gimenez. E non è mai troppo tardi: alzano il ritmo di una partita smosciata. Brutta, e deludente. Pero' Di Vaio è il capitano che non molla. Il leader, l’uomo rock. Al primo buco difensivo del Lecce, suona un assolo devastante (l’1-0 al 39’). Rotto l’equilibrio, arriva addirittura il numero 2. Gimenez, su azione ancora avviata da Di Vaio, firma il raddoppio. Una vasca di ghiaccio sulla panchina già bollente di Malesani.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
06/11/2010 23:28
 
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Eto'o raggiunge il Brescia
Ma l'Inter perde i pezzi

Il camerunese trasforma un rigore dubbio, che si era procurato. Di Caracciolo il vantaggio nel primo tempo. Ma continua la striscia di infortuni: Per Maicon guaio a una coscia, per Samuel infortunio al ginocchio, che rischia di essere serio. E c'è anche un malore di Sneijder al 45'

MILANO, 6 novembre 2010 - E' una corsa a due, senza rivali. Juventus e Inter non si contendono lo scudetto, ma il masochistico primato degli infortunati. I bianconeri avevano allungato in settimana, l'Inter fa, suo malgrado, una doppietta contro il Brescia, con un problema alla coscia per Maicon e un infortunio al ginocchio, che rischia di essere serio, per Samuel. A questo aggiungeteci un malore a Sneijder nell'intervallo, e un pareggio interno, e capirete perché la serata di Benitez possa definirsi nera. Poteva essere nerissima, se non ci fosse il solito Eto'o, che segna su rigore l'ottava rete in campionato, la sua diciassettesima in stagione (già meglio del bottino dello scorso anno). La rete arriva al 28' della ripresa, col Brescia in vantaggio da un'ora, su un penalty discusso. Triangolo Eto'o-Pandev-Eto'o, col camerunese che cade in un contrasto con Berardi. Le immagini lasciano molti dubbi sul fallo: pare che Samu scivoli sul pallone. Il Brescia si infuria, ma alla fine almeno chiuderà la serie di cinque sconfitte consecutive sul campo più difficile. Per l'Inter un punto che non può soddisfare, ma in mezzo alla "tormenta" di infortuni è quasi il male minore.


IL GOL DI CARACCIOLO — Tanto più che i reduci interisti non sono proprio in palla. Prendete il gol del Brescia: nasce da una soluzione tattica degli ospiti e da un po' di disattenzione dei nerazzurri. Specie nei primi minuti, appena recupera palla la squadra di Iachini lancia lungo per Caracciolo, che va a puntare Samuel. Al 14' il lancio di Cordova trova un grande stop dell'Airone, poi fortunato nel doppio rimpallo con Samuel e brava a battere Castellazzi per l'1-0. Il lancio arriva su un calcio di punizione, ed è sorprendente che l'attaccante si trovi in una situazione di uno contro uno.


INTER, SQUADRA SPACCATA — Del resto non è che l'Inter stasera abbia giocato proprio da squadra: in emergenza a centrocampo, Benitez sceglie di compattare i suoi con un 4-4-2. L'esperimento fallisce perché nel reparto centrale ci sono un ex terzino come Zanetti (il più centrocampista dei quattro), uno Sneijder che non occupava quel ruolo da tempo, e due esterni che non sono esterni, ma punte o mezze punte. Inevitabilmente, quindi, la squadra di spezza in due, con-quattro cinque uomini davanti e altrettanti dietro. Quando poi si ferma anche Maicon, si perde un ulteriore raccordo fra le due fasi. Benitez sceglie Cordoba e non Santon, così l'unico terzino che a volte prova a spingere è Chivu.

BRESCIA, DIFESA CHIUSA — Davanti le due presunte ali nerazzurre tendono molto ad accentrarsi, Eto'o punta l'uomo sulla sinistra e prova a fornire assist, che però non vengono sfruttati. L'assetto del Brescia favorisce la spaccatura dell'Inter: difensori e centrocampisti ospiti permettono a Coutinho e compagnia di arrivare con discreta facilità fino all'area, poi fanno muro sulla serie di conclusioni da limite, cercando di impedire i rifornimenti in area per Milito ed Eto'o. Il difensore che soffre di più è sicuramente Berardi, ma non solo per colpe sue: lo punta spesso Eto'o, e riesce a mandarlo in crisi quasi sempre. A centrocampo Cordova e Diamanti ci mettono un po' di qualità per ripartire, Caracciolo fa il resto.


GLI ALTRI INFORTUNI — Dopo Caracciolo e Maicon Benitez intuisce che sarà una serata difficile: le conferme arriveranno in seguito. Durante l'intervallo Sneijder ha un mancamento (nulla di grave, fanno sapere da casa Inter) e il tecnico deve far uscire lui, per rinforzare il centrocampo. E dopo 5' della ripresa in uno scontro con Caracciolo si fa male Samuel: qui l'infortunio, che riguarda il ginocchio destro, pare piuttosto grave. Entrano Obi e poi Santon, con l'esterno che avrà un discreto impatto sulla gara. Servirà comunque ancora Eto'o (in una serata non proprio eccelsa di Milito), e la discussa decisione dell'arbitro Gava, per salvare l'imbattibilità interna dell'Inter e evitare che la mezza crisi diventi una crisi enorme.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
07/11/2010 15:40
 
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Cerci scuote la Fiorentina
Un buon Chievo cade 1-0

Decide la rete dell'attaccante al 36' della ripresa, in un match equilibrato con poche occasioni da rete. Nei Viola esordio di Boruc tra i pali, Mutu torna al Franchi dopo nove mesi

FIRENZE, 7 novembre 2010 - Vince chi ha più rabbia, chi ha più fame. Per la prima volta in campo all'ora di pranzo, la Fiorentina decide d'interrompere il digiuno e si mangia il Chievo. "Il pranzo è servito" aveva scherzato all'inizio la curva Fiesole, sventolando polemicamente piatti di carta. La squadra di Pioli ha fatto di tutto per uscire indenne ma non è bastato. I Viola passano a soli 15' dalla fine con il subentrato Cerci, 23 anni e primo gol in serie A, festeggiando il terzo successo stagionale, il primo con Mutu e Gilardino in campo insieme. Non basta a sorpassare i veneti, ma fa morale in attesa che si completi la 10ª giornata di serie A.


INCROCI — Pioli (sei stagioni alla Fiorentina da giocatore) e Frey, fratello del portiere viola fuori almeno quattro mesi: il Chievo che sbarca al Franchi ha un che di familiare per il pubblico di casa. Che oggi deve sostenere l'esordio in A dell'ex Celtic Glasgow Artur Boruc, chiamato il "portiere Santo" per aver indossato una maglia con l'immagine di Giovanni Paolo II, "pazzo" per averlo fatto nel derby contro i Rangers. Non c'è, invece, Pellissier, pieno di lividi e lasciato a casa. Fuori anche Montolivo, Zanetti e D'Agostino. La buona notizia è che si rivede Mutu in coppia con Gilardino, come a Firenze non accadeva da oltre nove mesi.

A TUTTO MUTU — La carica del romeno dura un bel po' di più dello slancio gigliato in avvio: Kroldrup esalta i riflessi di Sorrentino al 5' ma deve superarsi al 22' per evitare il vantaggio di Moscardelli. Sulle prime avanzate del Chievo la Fiorentina si spegne, come capita spesso in questa stagione: non basta il 4-2-4 studiato da Mihajlovic, Marchionni e Santana non arrivano quasi mai sul fondo e Gilardino lavora solo spalle alla porta. Così tocca a Mutu prendere palla e sfondare centralmente, dove Guana fa buona guardia e spesso lo ferma con il fallo. Ma Sorrentino e Boruc non tremano oltremodo, in un primo tempo che non regala altri brividi.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
07/11/2010 20:06
 
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Due rigori rilanciano la Roma
La Lazio cade e protesta

Il derby si chiude con due penalty realizzati nella ripresa da Borriello e Vucinic: 2-0 e la capolista si ferma dopo sei gare ufficiali senza sconfitte. Traverse per Simplicio e Foggia. Ma la squadra di Reja lamenta un fallo di Riise su Mauri

ROMA, 7 novembre 2010 - Un derby deciso dal dischetto e che susciterà polemiche lunghe mesi nella capitale. Perché se i due rigori che Morganti fischia sono corretti, ce n’è almeno uno nettissimo per la Lazio, quando siamo ancora sull’1-0 e la partita è aperta a qualsiasi risultato. Vince dunque la Roma, che si rilancia nelle zone alte della classifica, ma la Lazio capolista non esce ridimensionata, perché gioca alla pari degli avversari e anche meglio in certi frangenti, peccando solo di ingenuità in certi momenti. Il Milan ora insegue a 2 punti, ma c’è un primato da mantenere e il turno infrasettimanale aiuta a dimenticare in fretta nel classico chiodo schiaccia chiodo. Per Ranieri il momento peggiore sembra alle spalle e vince il suo terzo derby su tre, ancora senza Totti in campo.

VUOTI E INCIVILTA’ — Segni non proprio positivi: una tribuna Tevere più vuota che piena, con circa 20 mila biglietti complessivamente invenduti per un derby che suscita più paure che entusiasmi in una larga parte di tifoseria che non si riconosce nel tifo ultrà. Altro segno di civiltà dismessa: l’aquila Olimpia che non può volare, per sicurezza, e viene accompagnata dal suo istruttore: tiene saldamente legate al braccio le zampe del rapace che vorrebbe spiccare il volo, ma è meglio evitare col becerume che circola.

ROMBI OPPOSTI — Reja a inizio settimana aveva già deciso di schierare in attacco Rocchi, tenendo in panca Zarate e lasciando inalterato l’assetto vincente (con la sola eccezione di Stendardo per lo squalificato Biava). Ranieri, oltre all’assenza di Totti, ha qualche dubbio in più, alla fine conferma in mediana Simplicio portando in panca un Pizarro non ancora pienamente recuperato. Dunque entrambi i tecnici optano per il rombo a centrocampo, ma almeno nella fase iniziale i vertici avanzati, Hernanes e Menez, servono più a pressare il primo portatore di palla che a rifinire. Infatti gli assetti sono molto bloccati e specie la Lazio difende con tutti i propri uomini. Nella fase iniziale succede poco. E quel poco nasce da qualche errore, come un rimpallo che favorisce Borriello (su Stendardo, duello da scintille tutto napoletano), il quale non riesce a servire Vucinic a pochi passi. Si cercano i calci piazzati (su uno di questi Burdisso strappa la maglia a Dias) e anche i falli laterali di Riise in questo senso diventano un pericolo in più per la difesa della capolista.


ACCELERAZIONI — Per saltare gli organizzati pacchetti difensivi serve velocità. E la Lazio la trova con un bel lancio di Brocchi sul filo del fuorigioco a Mauri: cross al volo di prima, ma Rocchi non ci arriva per un soffio. Se Lichtsteiner porta più palla a destra è ancora a sinistra la fascia dalla quale crea pericoli la Lazio con un cross basso di Radu, che Hernanes controlla e gira al volo bene di sinistro, solo un po’ alto. La Roma risponde con una bellissima azione di prima a cinque tocchi, con l’ultimo di Vucinic: sinistro impreciso. La Roma mette più pressione, spinge e accumula calci d’angolo, ma i centrali difensivi Dias e Stendardo sono molto attenti.

EL GRECO — Verso la fine del tempo una tacchettata non voluta provoca un taglio al polpaccio di Menez e costringe il francese a uscire. Ranieri sceglie la freschezza di Greco, autore del terzo gol a Basilea in settimana. E il romano al primo pallone che tocca segna anche, ma l’arbitro annulla per un fuorigioco di Borriello sulla fascia sinistra, lanciato da Riise. Il tempo si chiude con Borriello che fa a sportellate in area per difendere il pallone, ma la sua girata di sinistro non trova la porta.

REJA CAMBIA MA ARRIVA IL GOL — A inizio ripresa, il tecnico goriziano inserisce Zarate per Rocchi. Ma proprio nel momento in cui la Lazio sembra voler accelerare, arriva il vantaggio romanista. Nasce da una leggerezza di Dias, che lascia scorrere in fallo laterale, ma si fa anticipare: Vucinic è rapido a rimettere il pallone in mezzo, con Simplicio che scarica in porta, il suo tiro viene fermato col braccio da Lichtsteiner. Morganti fischia il rigore: il fallo di mani potrà pure essere involontario, ma interrompe un’azione pericolosa. Dal dischetto il sinistro di Borriello non è impeccabile, ma il pallone carambola fra gamba e corpo di Muslera, che non riesce a fermarne la corsa oltre la linea.


HERNANES CHE ERRORE — Reagisce la Lazio. Floccari sfiora il pari di testa, ma è soprattutto Hernanes a divorare l’occasione migliore al 20’, quando Mauri lo pesca con un delizioso assist tutto solo e lui tira addosso al connazionale Julio Sergio. Ancora una volta il portiere brasiliano si salva con i piedi, com’era avvenuto in questa stessa porta lo scorso 18 aprile, quando un rigore parato così a Floccari lanciò la Roma verso il successo 2-1. Reja allora passa al 4-3-3 togliendo proprio Hernanes e schierando Foggia largo a sinistra. Questi alla prima occasione crossa e incoccia in area un braccio di Simplicio: i laziali chiedono il rigore, Morganti sempre ben piazzato, opta per la involontarietà.

TRAVERSE E RIGORI — Finale incandescente. Roma chiusa dalla Lazio, ma che non rinuncia al contropiede con ampi spazi e alla mezz’ora spreca il raddoppio con Simplicio che da pochi passi colpisce la traversa. I biancocelesti non mollano e su un calcio piazzato ben tirato da Ledesma, a un metro dalla porta Riise tira giù Mauri che non riesce a deviare in rete. Calcio di rigore netto, ma Morganti è coperto da parecchi uomini e Cariolato nell’occasione non riesce ad assisterlo pur avendo la visuale libera. Lazio che non molla e su un cross di Zarate il sinistro potente di Foggia si stampa sull’incrocio dei pali. Ma mentre i laziali imprecano in contropiede Baptista viene atterrato da Dias nell’altra area. Stavolta Morganti vede e Vucinic è impeccabile dal dischetto per lo 0-2. Finisce con i romanisti a festeggiare sotto la curva sud. Mentre le polemiche sono solo all’inizio.
Maurizio Nicita

Fonte: gazzetta
07/11/2010 20:34
 
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MODERATORE

SUPERSAGGIO
Il Milan passa a Bari
Inter scavalcata: è secondo

I rossoneri, con la partita in pugno, rischiano eccessivamente contro un avversario che ci crede fino alla fine. Subito in gol Ambrosini e raddoppio di Flamini. Nella ripresa Kutuzov riapre la partita. Pato la richiude e Barreto illude il San Nicola

BARI, 7 novembre 2010 - Un Bari incerottato mette in apprensione il Milan che nel finale mette a rischio una meritata vittoria. I rossoneri chiudono il primo tempo 2-0 grazie ai gol di Ambrosini e Flamini, ma devono fare i conti con gli errori di Robinho e il gol di Kutuzov nella ripresa. Pato, che sostituisce il connazionale, inventa uno spettacolare 3-1; Barreto risponde con una rete da favola che fissa il risultato. Allegri, che aspettava i gol dei centrocampisti, è accontenato, ma è innegabile che tra i soi prossimi compiti da risolvere ci sono i problemi di concentrazione della squadra che fatica a chiudere partite saldamente in mano.


LA PANCHINA DI ALLEGRI — Allegri si permette di lasciare in panchina Pirlo, Ronaldinho, Pato e Inzaghi. Unica assenza vera quella di Thiago Silva che il tecnico sostituisce con Mario Yepes al suo esordio in rossonero. Un turnover che Ventura si sogna di notte, assediato com'è dagli infortuni. Senza Ghezzal, Raggi, Castillo e Salvatore Masiello ha poco da scialare. Al Milan oppone il 4-4-2 e tanto entusiasmo, con due regole fisse da non dimenticare: pressing e velocità. Consegna ad Almiron la bacchetta del gioco e aspetta un miracolo sa Barreto e Kutuzov. Ma i rossoneri, che a centrocampo si affidano ai muscoli di Gattuso, Ambrosini e Flamini, e davanti schierano Seedorf alle spalle di Robinho e Ibra, prendono subito in mano la partita, esibendo bel calcio.


SUBITO AMBROSINI — I segreti del giorno? Grande movimento e un pressing rabbioso che disorientano il Bari, partito con un atteggiamento fin troppo riverenziale. Bastano infatti quattro minuti al Milan per passare. Il gol è di Ambrosini. Rete d'autore, in tuffo di testa; l'assist, dalla sinistra, di Seedorf. Un po' troppo per i galletti, con quattro sconfitte consecutive alle spalle. Solo Parisi dà l'impressione di impensierie la difesa rossonera con veloci penetrazioni sulla fascia sinistra. Il Milan può permettersi così di fare possesso palla e organizzare i suoi contropiede, grazie anche all'apporto dei centrocampisti che godono spesso di libertà. Potrebbe anche dilagare, ma Robinho per due volte manca il raddoppio: la prima volta concludendo su Gillet, la seconda sull'esterno della rete.

ANCHE FLAMINI — Al 28' Ventura perde anche Almiron per un problema fisico. Tocca a Gazzi, mentre Alvarez va a dare manforte a Barreto e Kutuzov. Ma è il Milan a trovare il raddoppio. Questa volta è Gattuso a far ripartire l'azione e servire Ibra che allarga a sinistra per Flamini. Il francese segue tutta l'azione e infila con un cucchiaio Gillet. Risultato ineccepibile, con un finale di primo tempo in cui il Bari reclama un rigore per un'entrata troppo decisa di Abbiati su Barreto.


SPERANZA KUTUZOV — La ripresa inizia con il Milan che fa girare la palla e attende al varco per sfruttare gli spazi regalati dal Bari. Dal canto loro i pugliesi ci mettono il cuore, ma si scontrano con la difesa rossonera che allinea lo Yepes che non ti aspetti dopo oltre tre mesi di naftalina. All'11' Robinho ne combina un'altra, rovinando un capolavoro di Seedorf, scattato in contropiede. L'olandese lascia al brasiliano che solo davanti a Gillet ci prova con un pallonetto che supera la traversa. Allegri fa due calcoli e lo sostituisce con Pato. Poco prima del gol del Bari cercato con unghie e denti. Quasi fosse nell'aria, la rete di Kutuzov è da incorniciare. Prima supera Yepes, poi trova il varco tra Gattuso e Nesta e infila Abbiati.

PATO NON SBAGLIA — E' un altro Bari che trova nuove energie anche grazie alla spinta di Rivas che ha preso il posto di Pulzetti. Ma è anche una squadra che ha speso molto e che alla ricerca dell'impresa concede campo. Come al 27' quando Seedorf (ancora lui) lancia al limite per Pato. Il "Papero" si aggiusta la palla e in area sfodera un sinistro chirurghico su cui Gillet non può nulla. E' la rete che sgonfirerebbe chiunque. Ma il Bari, tradito ancora una volta dalla sfortuna - k.o. di Rivas che lascia a D'Alessandro - non molla. Forte del 3-1 Allegri fa invece rifiatare Seedorf, concedendo l'ultimo quarto d'ora a Pirlo. Ma è il Bari al 45' a trovare il gol con Barreto. Rete da favola: al volo di destro, alla sinistra di Abbiati. Ovvero, come complicarsi la vita, dopo avere sbagliato di tutto. Ma ciò che conta sono i tre punti: l'inter è scavalcata al secondo posto e la Lazio è più vicina.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
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