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SUPERSAGGIO
La Roma riapre il campionato
Inter bloccata in casa: 1-1

I giallorossi, subito in vantaggio con Vucinic, perdono De Rossi per infortunio (colpo alla testa, in corso accertamenti). Nella ripresa Mou inserisce Sneijder, Balotelli e poi anche Cambiasso: il pari arriva subito con Eto'o, il gol decisivo no, perché gli ospiti reggono bene e provano anche a cercare il colpo

MILANO, 8 novembre 2009 - Il campionato vive. Agonizzante una settimana fa, mentalmente spaventato dalla prova di forza interista di mercoledì, sopravvive al posticipo della domenica sera. Ci pensa la Roma, suo malgrado esperta di infermerie, a defibrillare mentre intorno gridano "lo stiamo perdendo!". Pareggio a San Siro, vantaggio interista ridotto a 5 punti sulla Juve e al futuro il verdetto sulla convalescenza. L’Inter regala un altro tempo, e stavolta non ha la forza per un’altra rimonta. Eto’o risponde a Vucinic, e l’1-1 almeno vale la cifra tonda a Mourinho: 150 partite senza sconfitte in casa, fra campionato e coppe nazionali.


INTER, SOLITO PRIMO TEMPO — Mourinho vara il turnover "a posteriori": dopo l’impresa di Kiev, per contrastare il possibile contraccolpo psicologico, in panchina l’eroe Sneijder e il "semprepresente" Cambiasso. La mossa, diciamolo subito, non paga. Il centrocampo con Stankovic dietro le punte, Vieira vertice basso e Muntari e Motta ai lati macina palloni, ma nessuno accende la luce. Eto’o in tutto il primo tempo non ha una palla buona, Milito una, in cui è bravo a disfarsi di Andreolli, ma Julio Sergio risponde alla grande (17’).

NERAZZURRI, CHE PROBLEMA C'E'? — Con l’intervallo arriva puntuale la rivoluzione offensiva di Mourinho. Dentro Sneijder e Balotelli (per Vieira e Muntari) e squadra col 4-2-3-1. Prima azione e primo gol, con Thiago Motta che pesca Eto’o in area e il camerunese che pesca l’angolino lontano. Sembra l’inizio di un’altra "rimontona" di forza, invece la spinta praticamente si esaurisce lì. Sneijder e Milito non sono quelli visti in Ucraina, Maicon per una volta rinuncia a sfondare. In più, su un fronte e sull’altro, non si prende mai il ritmo, perché Rocchi fischia tutto, rendendo il match uno spezzatino. Non è sempre Kiev, e il giochino di regalare un tempo rischia di diventare pericoloso.


ROMA FUORI DAL TUNNEL? — Quando si dice partire forte: la Roma al 12’ potrebbe essere già sul 2-0. Vucinic sbaglia il gol più facile, temporeggiando quando è solo davanti a Julio Cesar e facendosi rimontare da Lucio (3’). Poi ne segna uno più difficile: su cross di Motta prende il tempo a Lucio e colpisce sporco di testa: ne esce un pallonetto nel sette, che Julio Cesar valuta male. Tutto frutto di ripartenze veloci, a occhio una mossa studiata. Ranieri piazza un 4-4-2 a rombo quasi speculare a quello interista, con Pizarro a proteggere la difesa e De Rossi davanti a lui, ma abbastanza attento alla fase difensiva. In realtà "capitan futuro" dura solo mezz’ora, poi una botta alla tempia lo mette fuori gioco (seguiranno accertamenti). La Roma continua a difendersi con ordine (anche se Andreolli non pare sicurissimo) e a lasciare poco spazio alle scorribande di Maicon. Menez è bravo da fare da raccordo, ma anche a creare scompiglio con dribbling e tiro (pericoloso al 18’ s.t.), Marco Motta si propone spesso a destra. Sull’1-1, tutto sommato, sono giallorosse le occasioni migliori, con Menez, Riise e Faty. Aspettando Totti, e sperando che la catena di infortuni non continui, il peggio potrebbe essere alle spalle.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
08/11/2009 23:25
 
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SUPERSAGGIO
Cagliari sempre più su
Ma la Samp si è fermata

Con i gol di Conti e Matri nel finale i sardi, alla quarta vittoria consecutiva, superano la squadra di Delneri, in dieci per più di un tempo (rosso a Stankevicius). Rossoblù vicini all'Europa, per i doriani un solo punto in tre partite

CAGLIARI, 8 novembre 2009 - Parlare di crisi non ha senso. Ma la Samp che perde 2-0 a Cagliari esce certamente ridimensionata. Soltanto un punto in tre gare. Chi aveva parlato di Champions League si sarà reso conto di essere stato avventato. I sardi, in un momento di grazia, si confermano formazione migliore rispetto a molte di quelle che stanno abitualmente nella parte destra della classifica.

COLLAUDATE — Delneri sceglie l'undici più collaudato, vista l'assenza di Semioli a destra. In difesa Rossi e il rilanciato Accardi spingono fuori Zauri e Lucchini. Allegri opta per Nenè accanto a Jeda in avanti.

OCCASIONE — La Samp potrebbe passare subito: leggerezza di Conti, Cassano pesca da campione Mannini in area, ma Marchetti evita guai in uscita bassa, prima che Poli spedisca alto. La partita è molto equilibrata. Nessuno prende il sopravvento. A Delneri manca qualcosa dalle fasce, dove spesso le sue squadre creano situazioni pericolose.

RISPOSTA — Ci vuole un'altra leggerezza, stavolta di Stankevicius, per dar vita a un'altra palla gol. Jeda assiste Biondini dopo l'errore del lituano, l'esterno destro del centrocampista colpisce il palo. Sugli sviluppi Dessena calcia fuori la palla del possibile 1-0. Si procede a strappi. Ancora una volta un errore individuale libera lo spunto di Cassano, che entra in area e viene spinto alle spalle da Jeda. Il rigore, per quanto non clamoroso, a termini di regolamento sarebbe da fischiare.

IN 10 — Si mette male per la Samp in chiusura di tempo: Stankevicius stende Jeda e nell'interpretazione di Gervasoni il lituano è ultimo uomo. Un giallo non sarebbe stato scandaloso. Doccia anticipata e Samp che dal 42' del primo tempo deve giocare in 10.

NUOVO ASSETTO — Delneri riparte con un 4-3-2: Cacciatore rileva Poli. Il Cagliari aggredisce il secondo tempo per cercare di sfruttare l'uomo in più. Castellazzi è sempre sicuro, sia nelle uscite che sulle conclusioni da lontano di Conti. La tenuta della Samp in 10 è notevole. Certo, per Cassano e Pazzini le palle giocabili sono poche.

COLPO FINALE — Proprio quando gli attacchi dei sardi si fanno meno lucidi, arriva la svolta. Agostini cerca un sinistro al volo dentro l'area, la palla è sporca e diventa un formidabile assist per Conti, bravo a metterla di testa sul secondo palo. Gol un po' casuale, anche se non immeritato. Al 45' c'è gloria anche per Matri, libero su azione da calcio d'angolo. Così il Cagliari può già pensare che la salvezza arriverà anche quest'anno, come giustificano organico e allenatore. Per la Samp addio sogni di gloria. Almeno a certi sogni di gloria. Ma la squadra c'è e si toglierà altre soddisfazioni.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
08/11/2009 23:27
 
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SUPERSAGGIO
Genoa, spettacolo e distrazioni
Il Siena rimonta, poi si arrende

I rossoblù chiudono il primo tempo sul 3-0 grazie alla doppietta di Crespo e alla rete di Palladino dopo un dominio assoluto. Poi nella ripresa si rilassano e i toscani dimostrano carattere rimontando con Paolucci e Maccarone e sfiorando pure il 3-3. Floccari fissa al 90' il 4-2 finale

GENOVA, 8 novembre 2009 - Il Genoa batte il Siena e rilancia la propria candidatura per l'Europa, magari quella che conta. Dopo il successo sul Lilla, la settimana dei ragazzi di Gasperini si arricchisce di un'altra vittoria, 4-2 sui bianconeri toscani, grazie alla doppietta di Crespo e alle reti di Palladino e Floccari. Inutili i centri di Paolucci e Maccarone. Gara da i due volti: la pratica sembrava chiusa già dopo 45', sul 3-0, per un Genoa spettacolare, con il solito attacco spumeggiante a prescindere dagli interpreti - e Crespo dimostra di essere in condizione super-. Poi un rilassamento, coinciso con la reazione d'orgoglio di un Siena non pervenuto nel primo tempo, che ha toppato l'approccio alla gara, ma che poi ha dimostrato carattere e trovato dalla panchina un Paolucci in più, che potrebbe rivelarsi prezioso per inseguire una salvezza difficile.

MONOLOGO ROSSOBLU' — Il primo tempo è tutto del Genoa. Che gioca bene, a tratti è addirittura spettacolare. Perchè - mosca bianca nel nostro campionato - usa tanto e bene le fasce, dagli esterni bassi del 4-3-3 odierno, alle mezzali, agli esterni d'attacco. La gara diventa anche più facile grazie al gol di Crespo già al 2': l'attaccante argentino segna sottoporta di destro dopo un palo di Palacio di testa. Il Siena accusa il colpo, paga il campo pesante e il solito attacco poco incisivo. Una mano gliela dà Scarpi, che sbaglia un paio di disimpegni, ma Ghezzal prima e Maccarone poi non riescono ad approfittarne. E allora è ancora Genoa: arriva a ondate dalla parti di Curci, che la combina grossa, quando respinge corto su Palacio, e Crespo, il solito rapace, ringrazia e mette dentro il 2-0. Curci si riscatta parzialmente negando una prima volta il gol a Palladino, che però la mette dentro sul solito cross di Palacio, presente in tutte e tre le reti dei rossoblù. Che vanno all'intervallo tra gli applausi. Siena a picco, invece, e anche sciupone con Jajala nel finale, quando finalmente dimostra un po' di intraprendenza.

ORGOGLIO BIANCONERO — Nella ripresa è un altro Siena. Più incisivo, ma soprattutto con un'altra testa, e un'altra voglia. Di salvare la faccia e magari pure il risultato. Il Genoa paga la stanchezza, dopo le fatiche di coppa. Scarpi, incerto, para su Vergassola, poi Rosi manca il gol sottoporta. Ma le reti arrivano. Due, tra il 35' e i 37' della ripresa. Merito di Paolucci, appena entrato, autore di una bella azione personale, e di Maccarone, che sfodera un super sinistro. Il Siena ora ci crede. Chiude il Genoa alle corde, carica a testa bassa. E con Rosi sfiora pure il 3-3. Ma non basta, la sveglia è suonata troppo tardi. Il Genoa finisce in apnea, ma con tre punti preziosi in classifica. E al 45' trova addirittura il gol della sicurezza, quando Floccari, in sospetto fuorigioco, trova il 4-2 che chiude i conti.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
08/11/2009 23:31
 
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SUPERSAGGIO
La Fiorentina passa a Udine
Un gol per vedere la Champions

Dopo una gara equilibrata e vivace, la rete della vittoria è firmata da Vargas su punizione al 39' della ripresa. Prandelli espugna il Friuli per la prima volta e i viola salgono al quarto posto, agganciando la Samp

UDINE, 8 novembre 2009 - Prandelli abbatte anche il tabù-Friuli e alla nona trasferta batte l'Udinese per 1-0, al termine di un match vivace e contrassegnato da ben quattro infortuni (due per tempo) che hanno di fatto determinato i cambi. La Fiorentina passa al 39' della ripresa grazie a una rete su punizione di Vargas (sfiorata dalla testa di Pasquale). L'Udinese non riesce ad andare a segno per la seconda volta nelle ultime 23 gare, e di nuovo esce dal campo sconfitta. Finisce in parità la sfida a distanza fra il rientrante Di Natale (alla 200esima gara con la maglia dell'Udinese) e Gilardino, che con tutte le sue forze ha cercato il gol numero 13 contro i friulani, senza però trovarlo. Ma intanto la Fiorentina guadagna una posizione ed entra nel poker della zona Champions.

GILA CERCA IL 13 — Primo tempo divertente al Friuli. Contati e messi in archvio gli assenti (tanti e importanti per entrambe le squadre, da Zanetti a Jovetic a Mutu per i viola, a Floro Flores e Sanchez fra i padroni di casa), Udinese e Fiorentina si affrontano a viso aperto e simile disposizione in campo. Squadre corte e compatte, entrambe cercano l'effetto-sorpresa con ripartenze veloci e ficcanti. Il gioco riesce meglio alla Fiorentina, più aggressiva, ma il match è un susseguirsi ininterrotto di rovesciamenti di fronte. L'atteggiamento offensivo messo in campo da entrambe non si trasforma però in una moltitudine di occasioni da rete. Solo due quelle limpide dei primi 45', con i portieri protagonisti in entrambi i casi: al 3' va vicino al gol la Fiorentina, con Handanovic che para in tre tempi un destro in girata di Gilardino e al 26' Frey, in dubbio fino all'ultimo, si tuffa e devia in angolo un sinistro velenoso di Lodi destinato all'angolino basso. A farla da protagonista sono anche gli infortuni: De Silvestri dopo pochi minuti si fa male a una caviglia e gioca con un'evidente fasciatura esterna, al 37' Pepe deve uscire per un infortunio muscolare alla coscia destra lasciando il posto a Corradi, mentre tre minti più tardi è Santana ad accasciarsi per un dolore alla coscia sinistra, e lascia il campo a Comotto. Un'ammonizione di Montolivo gli farà saltare il prossimo match, fra due settimane contro il Parma.

RITMO CALANTE — La ripresa parte a un ritmo più blando rispetto al primo tempo. Il copione è però lo stesso: Fiorentina più determinata nel cercare i tre punti, Udinese attenta e vogliosa di approfittare di evenuatli distrazioni viola. Prandelli vede e asseconda la superiorità viola in questo scorcio di gara: quando De Silvestri non ce la fa, all'11', al suo posto sceglie di inserire Castillo. Ci prova poi Vargas ma Handanovic dice di no. La Fiorentina pressa e guadagna terreno, ma non riesce a tradurre in azioni da gol il suo predominio territoriale. Anzi, deve stare attenta ai tentativi di Di Natale, Corradi e Lodi, con l'indedita coppia di centrali viola, formata da Kroldrup e Natali, che comunque tiene botta. Sifa male anche D'Agostino (caviglia sinistra), che chiede il cambio al 24' e viene sostituito da Sammarco. Lodi sfiora il gol con un destro al volo, la Fiorentina le prova tutte: contropiedi, percussioni, triangolazioni, cross, finché Vargas trova la... punizione giusta: sulla sua battuta di sinistro dalla destra sfiora di testa Pasquale e Handanovic è battuto. E' il 39'. Poi Di Natale prima si fa ammonire per proteste (e dunque salterà il prossimo match, quello contro la Juve), poi chiama Frey a un intervento-miracolo a tempo scaduto. E intanto la Fiorentina aggancia la Samp al quarto posto.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
08/11/2009 23:35
 
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SUPERSAGGIO
Parma sogna in grande
Il Chievo si arrende

I gol di Zaccardo e Lanzafame regalano la quinta vittoria casalinga su sei agli uomini di Guidolin, in piena zona Champions. Finita dopo 4 turni la serie positiva fuori casa dei veneti

PARMA, 8 novembre 2009 - Al Tardini non si passa. Il Parma liquida 2-0 il Chievo e ottiene la quinta vittoria su sei nello stadio di casa, dove finora è passato solo il Cagliari. Agli uomini di Guidolin, che batte l'allievo prediletto Di Carlo (lanciato in A ai tempi del Vicenza dei miracoli), basta un gol per tempo (Zaccardo e Lanzafame) per ottenere la terza vittoria consecutiva in casa e fermare a quattro (tre vittorie e un pari) la serie di risultati utili consecutivi dei gialloblu veneti. Successo meritato quello del Parma (senza reti al passivo al Tardini da 302'), che fa la partita nel primo tempo (anche un palo di Bojinov su punizione) e costruisce le occasioni migliori, contenendo nella ripresa il ritorno del Chievo, vicino al gol solo quando Abbruscato di testa centra la traversa. Unica nota stonata l'infortunio alla coscia che limita a 24' l'impiego di Paloschi.

LE SCELTE — Guidolin sceglie il 3-5-2: senza lo squalificato Panucci in difesa c'è Dellafiore con Paci e Lucarelli. In avanti tocca ancora a Paloschi e Bojinov. Chievo confermato: Sardo sulla fascia destra difensiva al posto dell'infortunato Frey. Iori punto di riferimento in mezzo al campo, davanti con Pellissier c'è Granoche.

EQUILIBRIO SPEZZATO — Regna l'equilibrio nel primo tempo tra Parma e Chievo. Gli emiliani fanno la partita, ma gli ospiti si chiudono bene nella propria metà campo, anche se dalle parti di Mirante non ci arrivano quasi mai imbottigliandosi sempre per vie centrali, ben presidiate dagli uomini di Guidolin. I padroni di casa sfruttano la corsia di sinistra, dove Castellini e gli inserimenti di Galloppa limitano le incursioni di Sardo. Il Parma perde Paloschi per infortunio al 23' (contrattura alla coscia sinistra), due minuti dopo Bojinov manda una conclusione a stamparsi contro il palo alla destra di Sorrentino. Il portiere del Chievo cade alla seconda conclusione vera, quando Zaccardo raccoglie una palla vagante in area e lo fredda con un preciso sinistro che gli vale la seconda rete stagionale. Gli ospiti potrebbero pareggiare poco dopo con Yepes, ma il colpo di testa del difensore finisce a un soffio dal palo.

GOL SBAGLIATO GOL SUBITO — Chievo più vivo in avvio di ripresa, con Bentivoglio a dare energia al centrocampo al posto dello spento Iori. Gli ospiti mettono più pressione al Parma, che però non corre veri pericoli. Cambi a raffica a metà frazione (Guidolin spedisce dentro Lanzafame e Zenoni, Di Carlo lancia Abbruscato), poi la gara si accende. Succede tutto al 27': prima Abbruscato svetta di testa in area e Mirante viene graziato dalla traversa, poi Dzemaili si lancia in contropiede, attraversa tutto il campo e serve Lanzafame che in diagonale mette a segno la sua prima rete in serie A. Parma sul 2-0 e gara in archivio: emiliani a quota 20 e a metà strada per la salvezza, unico obiettivo dichiarato anche se la classifica dice che la squadra di Guidolin può sognare la Champions League, distante solo un punto. Chievo fermo a 15 punti dopo la quinta sconfitta stagionale.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
08/11/2009 23:38
 
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Bari super, sempre più su
Allegretti punisce il Livorno

Una punizione del centrocampista al 6' regala i tre punti ai pugliesi, sempre più sorpresa del campionato. Difesa super, i toscani mai pericolosi con Lucarelli e Tavano

BARI, 8 novembre 2009 - Una cosa è certa: con un attaccante di razza questo Bari sarebbe la favola del campionato. Gioca, convince, vince, anche se a decidere la sfida col Livorno è un calcio piazzato di Allegretti dopo appena 6'. Ventura si può godere una classifica che dà le vertigini e la difesa più solida di tutta la A. Niente male. La sconfitta, invece, è un passo indietro per la squadra di Cosmi, meno aggressiva delle ultime uscite. Con un ritrovato Lucarelli ma solo per il referto, mentre Tavano continua a girare lontano dall'area. Così fare gol, per il peggior attacco del campionato, diventa quasi impossibile.

DUE PUNIZIONI — Al fischio d'inizio i punti di distacco tra Bari e Livorno sono appena 6 e sembrano pochi dopo 11 giornate: dei pugliesi fin qui si è detto tutto il bene possibile, degli amaranto (prima di Cosmi) un po' meno. Ventura fa i conti con l'assenza di Kutuzov e inventa Barreto assist-man per Meggiorini, mentre i toscani partono con Candreva davanti alla difesa, ma dura poco. Al 6' il Bari passa: punizione angolata ma non potente di Allegretti, Benussi si tuffa in ritardo e non c'arriva. Cosmi s'arrabbia e avanza il suo gioiello in odore di azzurro dietro alle punte, ma per mezz'ora è un monologo pugliese. Ci prova Meggiorini al 13' (controllo da dimenticare) e poi al 28' Almiron con una punizione pazzesca direttamente sulla traversa. Alvarez punta sempre Pieri, una volta passa e tre subisce fallo. "Il mi' figlio a 11 anni certe cose non le fa" sospira un perplesso Cosmi.

UN PO' DI LIVORNO — L'ultimo 15' è del Livorno che ci prova sei, sette volte da fuori area con Pulzetti e Candreva ma Gillet non corre rischi. Rischia, invece, Benussi, quando al 40' Allegretti crossa dalla sinistra e Pieri si deve superare per anticipare Meggiorini. Gli amaranto partono meglio anche nella ripresa con il solito Pulzetti ma non è come dice Cosmi, che "il Bari non ne ha più". Gli errori aumentano da una parte e dall'altra, con le squadre allungate e i portieri che stanno a guardare. Le occasione più ghiotte, comunque, ce l'ha ancora il Bari con Alvarez, al 19', quando Donati lo mette a tu per tu con Benussi ma l'honduregno non ha la freddezza per batterlo, e con Masiello, che al 39' ci prova d'esterno, ma il portiere amaranto blocca. Il Livorno ci prova solo alla fine, ma 6' di recupero non bastano.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetto
08/11/2009 23:41
 
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Zalayeta torna Panteròn
Il Palermo scivola a Bologna

Fondamentale vittoria dei rossoblù, trascinati da una doppietta dell'uruguaiano e dal gol finale di Di Vaio. Male gli ospiti, che avevano trovato il momentaneo pari con Kjaer e che si confermano fragili in trasferta

BOLOGNA, 8 novembre 2009 - Prima palla toccata da Zalayeta contro il Palermo: liscio imbarazzante dopo 5' su rimessa laterale e conseguenti fischi dalla tribuna. Fine della partita di Zalayeta: standing ovation del pubblico del Dall'Ara. Sì, proprio la stessa persona, e lo stesso pubblico. D'altronde, nel frattempo, aveva "solo" segnato due gol, permettendo al Bologna di vincere una partita fondamentale. Un bel 3-1, corredato dal momentaneo pareggio di Kjaer e dalla rete, a tempo scaduto, di Di Vaio.

FORTINO DALL'ARA — Bum bum Zalayeta, insomma: e l'uruguaiano per un giorno torna Panteròn. Che possa essere lui la chiave per una salvezza tranquilla degli emiliani? Visti i risultati, tutti negativi, delle dirette concorrenti, la vittoria odierna del Bologna vale doppio. In casa gli uomini di Colomba sono una certezza (tre vittorie) tanto quanto il Palermo, lontano dal Barbera, è una sciagura: una sola vittoria e dodici gol subiti.

TROPPE DISATTENZIONI — La difesa rosanero finisce inevitabilmente sul banco degli imputati: le tre reti bolognesi sono tutte frutto di disattenzioni. Passi il primo, in cui Di Vaio sugli sviluppi di un corner pesca Zalayeta quasi per caso; ma le altre due non hanno attenuanti. Un fuorigioco sbagliato regala il 2-1, mentre è da antologia (al contrario) il 3-1 di Di Vaio: l'attaccante, in contropiede, si vede sistemare la palla da Kjaer con un retropassaggio di testa, supera Sirigu e calcia. Sulla linea lo stesso danese riesce a salvare, ma che fa? La riconsegna a Di Vaio che due volte non può sbagliare e infatti segna. Nel frattempo, peraltro, nessuno del Palermo era rientrato in difesa.

KJAER CROCE E DELIZIA — Il povero Kjaer, in compenso, aveva segnato il momentaneo pari rosanero, tre minuti dopo il primo vantaggio di Zalayeta. Anche qui, gran dormita della difesa: bolognese, però. Moras, invece di marcare il collega, quasi lo accompagna sul pallone calciato da Miccoli. E da pochi passi il danese non può esimersi dal battere Viviano con un piattone di controbalzo. L'1-1, che avrebbe dovuto dare l'inerzia al Palermo, si rivela, al contrario, deleterio.

TRIDENTE — Perché il 2-1 di Zalayeta, a inizio ripresa, taglia le gambe ai siciliani. Già non in formissima, va detto, dopo i primi 45'. Il tridente scelto da Zenga vede l'assenza ingiustificata di due delle tre punte: Cavani e Budan la vedono poco, e Miccoli non può sempre fare per due. Neppure l'ingresso di Pastore, Hernandez e Succi, per un finale alla garibaldina (solo sulla carta, però) serve a dare la scossa. Così la standing ovation per il Bologna è inevitabile: i tifosi emiliani, dopo due vittorie di mercoledì sera, possono finalmente gioire di domenica.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
21/11/2009 23:27
 
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Sicurezza Inter: 3-1
Bologna k.o., ora il Barça

Bella prestazione della squadra di Mourinho che nel primo tempo trova il gol di Milito. Pareggio immediato di Zalayeta, poi il colpo di testa di Balotelli, titolare ma sostituito al 45'. Nella ripresa 3-1 di Cambiasso su assist del Principe, nel finale espulsione per Maicon

MILANO, 21 novembre 2009 - Adesso può partire l'operazione Barcellona. Quella di Champions non sarà forse una gara fondamentale, ma sono in molti a tenerci parecchio. L'Inter passa senza danni da Bologna, vincendo 3-1, dimostrando buona salute dopo la sosta e riportandosi temporaneamente a +8 sulla Juve, che dovrà rispondere domani. Mourinho vara una staffetta Balotelli-Eto'o, si gode un ottimo Milito e forse si arrabbia un po' solo per l'espulsione di Maicon, a gara praticamente conclusa (proteste col guardalinee). Dimostrazione di superiorità tecnica e fisica, ma anche segnali che il progetto "bel gioco" può prendere forma.


TELENOVELA BALOTELLI — L'ultima volta che lo aveva inserito in campo, José Mourinho aveva poi valutato la sua prestazione come "vicina allo zero"; l'ultima volta che ne aveva parlato era per criticare la presenza della stampa a una iniziativa benefica che lo aveva come ospite. In uno di quei giochi psicologici che contraddistinguono il rapporto fra Mourinho e Balotelli, il tecnico lancia SuperMario titolare, al posto di Eto'o. Aveva detto di non voler far turnover e l'unica eccezione è il riposo per il camerunese, che martedì tornerà a Barcellona con il chiaro obiettivo di segnare gol pesanti. A Bologna il gol lo fornisce Balotelli, di testa su corner di Maicon, per il 2-1, dopo essersene mangiato uno, esitando troppo su un gran passaggio di Thiago Motta. Dopo il gol non ci pensa troppo, invece, a portare il dito indice alla bocca: "tutti zitti". Un'esultanza rabbiosa che si ripropone anche al Dall'Ara. Poi, ammonito, lascia posto e Eto'o a fine primo tempo. Mourinho spiegherà se era una staffetta programmata, Balotelli segue la ripresa dagli spalti.


LA CHIAVE FISICA — "Sono grandi, grossi e prepotenti. Qualcuno dovrebbe fermarli". Lo sfogo di Ranieri dopo Inter-Roma era rivolta all'arbitro, ma poteva andar bene anche per la difesa del Bologna sui calci piazzati. Su corner e punizioni i rossoblù pagano un altissimo dazio. Arrivano da quelle situazioni, e da due corner in particolare, i due gol interisti del primo tempo: al 22' batte Balotelli, spizza di testa Thiago Motta, la rimette in mezzo Lucio (sempre di testa) e Milito gira in porta. Il tutto con i bolognesi fermi a guardare o in ritardo. Al 42' batte Maicon, dal mucchio al limite dell'area piccola esce Balotelli, che ha un metro per staccare e colpire di testa. Ok, i nerazzurri hanno più chili e centimetri, ma si poteva marcar meglio.

INTER, GIOCO IN CRESCITA — Strapotere fisico a parte, ci sono altri segnali positivi per Mourinho. Contro il Bologna altra tappa importante nel processo di cambio di gioco della squadra interista. Possesso palla prolungato, triangoli stretti, dialoghi continui, inserimenti dei centrocampisti. E poi ci sono Milito e Thiago Motta, acquisti quantomai azzeccati. Il Principe infila l'ottavo gol in campionato, ma soprattutto inventa un grandissimo assist: palla d'esterno per Cambiasso che sembra un colpo di biliardo e che vale il 3-1 dell'argentino. E poi i soliti movimenti, gli scambi nello stretto, la difesa della palla. Thiago Motta, in assenza di Sneijder, fa anche il suggeritore: due volte mette in porta i suoi nel primo tempo (Balotelli sbaglia, Stankovic prende un doppio palo). E garantisce qualità e fisico in mezzo.


BOLOGNA COPERTO — Proprio a centrocampo il Bologna va in difficoltà: nonostante i tre uomini offensivi Colomba mette in campo una squadra coperta. L'idea tattica è chiara: coprire in modo ordinato e provare la ripartenza con lancio di Adailton per una delle punte. Il giochino riesce una volta, subito dopo il vantaggio interista, col gol di Zalayeta (gran controllo di sinistro). Poi i rossoblù pagano il differente tasso tecnico: Di Vaio si vede pochissimo, Britos ci mette una pezza quando può, ma non basta. Non importa, Colomba aveva messo in conto di perdere questa gara.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
21/11/2009 23:34
 
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Parma, che colpo: 3° posto
La Fiorentina è solo Gila

Raffica di emozioni al Franchi, dove gli emiliani vincono 3-2: decide una rete di Lanzafame. Inutile tra i viola la doppietta del centravanti della Nazionale. I gialloblù, in attesa delle partite di domani, si attestano in classifica dietro Inter e Juve

FIRENZE, 21 novembre 2009 - Nemmeno quando erano tra le potenze del calcio italiano avevano giocato così bene l'una contro l'altra, Fiorentina e Parma. Roba di dieci anni fa, sembra preistoria. Adesso il blasone è un po' offuscato, ma non lo spettacolo offerto ogni domenica da queste due squadre: che hanno giocato una partita bellissima, vinta alla fine dai gialloblù per 3-2. Un risultato che proietta gli emiliani addirittura al terzo posto in classifica (momentaneo) con 23 punti.


GIOVENTÙ — Bojinov e Lanzafame: gol giovani per Guidolin, oltre a quello dell'1-1 di Amoruso. Gente che quando il Parma era "il Parma" andava ancora alle scuole medie. La maggior freschezza, alla fine, ha premiato gli ospiti. Anche perché di contro la difesa della Fiorentina, incerottata e raffazzonata (e mancavano pure Mutu e Jovetic), più di tanto non poteva tenere. Tanto che Prandelli ha chiuso con Comotto centrale accanto a Dainelli per tentare di raddrizzare il risultato. Senza successo, però.

GILA VS. DELLAFIORE 2-0 — E pensare che in vantaggio ci erano andati proprio i viola. Che non hanno demeritato, certo; ma che però ha fallito un'importante chance per stabilizzarsi nelle zone alte della classifica. Molto Gilardino e poco altro, per i toscani. La doppietta del biellese è stata frutto di due gol identici, sovrastando Dellafiore di testa: il primo su cross di Santana, autore dell'unico lampo della sua partita, e il secondo da corner. Ma neppure il Gila è riuscito a tappare le tante, troppe falle della squadra, specie in difesa, appunto.

BOJINOV FA E DISFA — Basti vedere l'1-1 del Parma, giunto 5' dopo il vantaggio viola. Su lancio in profondità di Galloppa per Zaccardo, Comotto non sale bene e lascia l'ex palermitano libero di andare fino a fondo campo per crossare: Amoruso, a porta semi-vuota, non può esimersi. Pure il 2-1 emiliano è da matita rossa, perché Bojinov viene lasciato tutto solo di andare in spaccata su punizione battuta dalla trequarti. Gol ed esultanza vera (poi fischiata) del bulgaro, che già dopo 5' si era mangiato un'occasione pazzesca, calciando a lato da non più di dieci metri. E liberissimo.


ROSSO DONADEL — Poi, nell'ambito di una partita dai connotati simil-folli, ci sta la magata di Panucci. Pochi minuti dopo il secondo pareggio di Gilardino cosa ti inventa l'ex romanista? Colpo di esterno destro dalla sua area a scavalcare Natali; Lanzafame è lì e lo brucia. Frey, pur con tutto il suo talento, non riesce a impedire che il tocco dell'attaccante, appena entrato, lo superi. La Fiorentina corre e si impegna, caricata da un Vargas incontenibile (dov'è la novità?). Ma alla fine paga il nervosismo. Donadel si fa ammonire due volte in tre minuti e va sotto la doccia in anticipo. Ci vuole un super Mirante per evitare il 3-3 di Gilardino al 96', ma è tardi: Parma vola in zona Champions. Come ai vecchi tempi.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
22/11/2009 20:32
 
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Il Milan non si ferma più
Ma il Cagliari è da applausi

Spettacolo a San Siro dove i rossoneri vincono 4-3. In cattedra il tridente di Leonardo, però i rossoblù non mollano mai lo presa e sfiorano l'impresa

MILANO, 22 novembre 2009 - Paradiso, inferno, paradiso. A caccia di quella stella lassù (l'Inter) il Milan conquista l'ennesima vittoria in campionato e ben 16 punti su 18 nelle ultime sei gare, e balza alle spalle dei nerazzurri, in attesa del posticipo bianconero. Lo fa battendo 4-3 un bel Cagliari che non si dà mai per vinto. Salgono in cattedra i brasiliani, ma anche i giovani irriducibili di Allegri e lo spettacolo è garantito. Apre Seedorf, pareggia Matri, allunga Lazzari, poi piombano Borriello e Pato. Nella ripresa Ronaldinho segna dal dischetto e Nenè regala inutili speranze ai suoi.


ALL'ATTACCO! — Chi è più offensivo tra Milan e Cagliari? Entrambe. Questioni di schemi: 4-2 e fantasia come lo chiama Galliani quello rossonero; 4-3-1-2 il modulo rossoblù. Seedorf alle spalle di Pato, Borriello e Ronaldinho da una parte, Nenè e Jeda davanti a Lazzari. Ma il segreto di un buon attacco è la difesa, capace di coprire e garantire sicurezza. Vale per i sardi, compatti e organizzati. Un po' meno per il Milan, che soffre a dismisura l'assenza dello squalificato Nesta. Eppure la partenza dei rossoneri con rete del vantaggio al 5' sembra presagio di goleada. Azione splendida, un triangolo tra Seedorf e Borriello che restituisce all'olandese in mezzo all'area: piattone imparabile e rete gonfia.

CAGLIARI SHOW — Ma Massimiliano Allegri, che ha le "phisique du role" (per allenare il Milan) sempre secondo Galliani, ha insegnato ai suoi a giocare bene al calcio. Il Cagliari ha personalità e crede nel suo gioco; ha qualità, attacca senza timori ed è esemplare la ricerca immediata del pareggio. Azione insistita e voluta. Matri, che poco prima aveva subito un'uscita discutibile di Dida, sfrutta l'immobilità di Kaladze e batte il portiere brasiliano nell'angolino. Il Milan va in tilt e i rossoblù, che tengono bene il campo e corrono molto di più, danno spettacolo. Dida, non fa più notizia, diventa super dicendo di no prima a Jeda poi a Matri. Nulla però può al 30' sull collo pieno di Lazzari da distanza ravvicinata. L'analisi sulla difesa rossonera è spietata: corridoi e spazi liberi; una vera manna per chi sente a distanza il profumo del gol.


PATO DA SBALLO — Lo schiaffone è salutare. Il Milan rialza la testa e accelera. I punti di riferimento sono Ronaldinho e Pato, su cui è sistematico il raddoppio. Tatticamente rischioso perché apre corsie laterali ai rossoneri. Zambrotta sfrutta un varco e conquista un angolo. Pirlo mette in mezzo dove Pato vola più di tutti e colpisce di testa; Marchetti respinge ma su Borriello che ribadisce in rete per il 2-2. L'adrenalina carica il MIlan che trova subito il gol del vantaggio. Magie brasiliane, come l'assist dalla sinistra per Pato che infila da fenomeno sotto l'incrocio dei pali.

IL CAGLIARI NON MOLLA — Tutte le lucine del Milan tornano a funzionare; Ronaldinho (soprattutto) e Pato fanno i numeri. Ma di fronte c'è un Cagliari splendido che non molla la presa e cerca il pareggio. I rossoneri il gol lo mancano in un paio di occasioni. Dinho, in formato Barcellona, regala perle di rara bellezza: stop, finte, colpi di tacco, palle da spingere in rete. Spettacolo puro che precede la rete del 4-2. Borriello, anche lui rinato, con il suo movimento allarga la manovra del Milan e catalizza l'attenzione dei difensori del Cagliari. Come capita al 17' ad Astori, costretto a stendere in area l'attaccante. Rigore ineccepibile che Ronaldinho trasforma con un tiro angolato.


SOLITO FINALE — Allegri non si arrende e regala ancora più muscoli all'attacco: fuori Biondini, dentro Nené. Cambio azzeccato, perché il portoghese accorcia al 24' sfruttando il più classico dei contropiede. L'illuminazione è di Jeda che pesca centralmente il nuovo entrato, abile a infilare Dida con un rasoterra tagliente. Leonardo lo aveva predetto: troppo sbilanciati per non subire. Così toglie Seedorf per Abate, mentre Pisano rileva Canini. E c'è chi ha speso davvero tanto come Borriello; Inzaghi ne prende volentieri il posto. L'ultimo quarto d'ora è un affare rossoblù, perché la squadra di Allegri ne ha di più e attacca sperando in un black out rossonero. La difesa del Milan non è granitica e se non ci fosse Thiago Silva sarebbero dolori. Nel Cagliari entra anche Larrivey per Matri, mentre Strasser sostituisce Pato, vittima di un problema muscolare. Insomma, Leo si chiude lasciando Inzaghi solitario in attacco. Con un limitato peso offensivo è il Milan ad attendere e subire. Larrivey al 41' manca il pari con un colpo di testa in tuffo. Ma i rossoneri riescono a contenere i rossoblù e incassare la terza vittoria consecutiva in campionato e un secondo posto virtuale in attesa del posticipo Juve-Udinese.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
22/11/2009 20:49
 
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Totti ricomincia da tre
3-1 al Bari, la Roma c'è

Primo tempo irresistibile del capitano, che con la tripletta di oggi raggiunge Di Natale in testa alla classifica marcatori, e di tutta la squadra. Poi nella ripresa un bel Bari costringe i padroni di casa sulla difensiva ma ottiene solo l'autogol di Andreolli grazie anche alle prodezze di Julio Sergio. Totti a fine gara: "Dicano pure che sono finito, mi porta bene"

ROMA, 22 novembre 2009 - Ci sono due "3" nella sua età anagrafica, ma ce n'è un altro sul campo dell'Olimpico che li smentisce abbondantemente: è la tripletta con la quale Francesco Totti ha reagito all'ennesima assenza causa acciacchi, a testimonianza di una voglia di calcio da fare invidia a un ragazzino. Una voglia che lo porta a raggiungere Di Natale in testa alla classifica dei marcatori con 9 gol, e gli consente di trascinare la sua Roma a vincere contro un Bari niente affatto arrendevole, e che al contrario nella ripresa costringe i padroni di casa per lunghi tratti nella loro metà campo.


PARTENZA COL TURBO — La partita si avvia subito col turbo. Vucinic è carico a mille, per impegno e ispirazione: al primo spunto è palo su tiro dal limite. Il Bari, per nulla intimorito, risponde subito da par suo, mandando Barreto a tu per tu con Julio Sergio, che però lo ipnotizza e respinge. Ma il montenegrino è una furia, vuole dimostrare a Ranieri - inizialmente intenzionato a tenerlo in panca - che ha fatto la scelta giusta e imperversa sulla sinistra fino all'area piccola: ed è qui che al 5' viene atterrato dal portiere, procurando il rigore che Totti trasforma portando in vantaggio i suoi. Poi il capitano inizia a fare il Totti senza pudori, trovando altri due gol: prima con un gran tiro su punizione da fuori, poi con uno splendido diagonale di sinistro da destra che, complice una leggerissima deviazione, va a insaccarsi angolatissimo sul secondo palo. Il tutto di fronte a un avversario che non sfigura né si dimentica di tutto il buono che ha fatto vedere finora in stagione. Se il gol non arriva è solo grazie alle prodezze di un ottimo Julio Sergio e a due debolezze baresi in fase conclusiva: l'insistenza di Langella sul tiro al volo, al quale spesso arriva scoordinato (e magari con la possibilità di stoppare tranquillamente), e l'ostinazione di Barreto a non tentare il pallonetto davanti a Julio Sergio, che in uscita lo neutralizza sempre. Così al riposo si va con la goleada firmata dal capitano.


LA RIPRESA — Al rientro in campo, Ventura gioca la carta Koman per Langella: e il giovane ungherese mette subito apprensione con due tiri pericolosi dalla distanza. Dall'altra parte, per arginare il prevedibile assalto barese, ripiegano tutti, compreso un Vucinic eccezionalmente generoso. Gli ospiti sono positivamente cocciuti, Ventura spende tutti i cambi nel primo quarto d'ora, Almiron tira da tutte le posizioni e a dirgli di no al 14' è solo la traversa. Poi al 21' tocca ancora a Koman, con un secco diagonale dalla sinistra, e poco dopo a Meggiorini con un'incursione in area: in entrambi i casi, Julio Sergio conferma la sua giornata di grazia. Ma se il Bari non riesce a segnare, è la Roma stessa ad autopunirsi per l'atteggiamento troppo chiuso della ripresa: avviene su corner, quando Andreolli devia di testa nella propria porta. Ma anche dopo, però, il copione rimane lo stesso, con un bel Bari che attacca generosamente e la Roma che si difende: a volte bene, a tratti con affanno, spesso avvalendosi delle prodezze del suo portiere. Ma la partita finisce 3-1, e il primo tempo ha detto in effetti delle cose sulle potenzialità di questa Roma.

SASSOLINI — A fine gara il match winner, Totti, si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: "Ora continuino pure a dire che sono finito, tanto mi porta bene...". Poi però ha talgliato corto: "Oggi non parlo, sarebbe troppo facile - si è limitato a dire il numero 10 giallorosso lasciando gli spogliatoi dell'Olimpico - scusate, ho fretta". Intanto si attende ancora un cenno dalla società per l'annuncio ufficiale del contratto che da tempo ormai si è detto pronto e che lo lega alla Roma fino al 2014.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
22/11/2009 20:54
 
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Cassano brilla, Pazzini segna
La Samp risorge col Chievo

In attesa della Juve, i blucerchiati s'impongono 2-1 e risalgono al 3° posto alle spalle di Inter e Milan. Vantaggio di Rossi, poi show del barese. Luciano espulso, nel finale accorcia Mantovani

GENOVA, 22 novembre 2009 - Cassano è tornato Cassano. Con il settimo assist stagionale, con la lingua fuori a fine partita. Sabato prossimo c'è il derby, il Genoa è avvertito. Onore al Chievo che a Marassi perde 2-1 ma ci prova fino alla fine, nonostante l'inferiorità numerica dal 44' del primo tempo (espulso Luciano). Di Rossi e del solito Pazzini le reti del successo blucerchiato. In attesa del posticipo, la Sampdoria affianca la Juve al 3° posto in classifica a quota 24.


CHE CASSANO — La partita del barese è tutta da raccontare. I fischi dei tifosi? Dimenticati. Dagli spalti solo applausi, prima durante e dopo i 90'. E' un crescendo a ogni giocata, e sono tante: il Chievo lo controlla con tre giocatori, Russo lo tutela distribuendo ammonizioni. E Cassano ci prova, sempre: splendidi lanci per Mannini e Padalino, due tiri ma Sorrentino è attento. Delneri lo incita, "più concreto", e Cassano obbedisce: all'8' della ripresa grande botta e palo esterno. Al 20' triangolo con Padalino e tocco in area per Pazzini. E' il raddoppio blucerchiato. Colpi di tacco, tocchi sotto, finte spiazzanti, alla mezz'ora salva Sorrentino. E Delneri vuole di più, ancora di più.

POLI E ROSSI — Samp e Chievo si affrontano dopo aver riposato con gli stessi pensieri per la testa: un punto nelle ultime due partite per entrambe, una flessione arrivata appena si è cominciato a elogiare il lavoro di Delneri e Di Carlo. Due belle squadre quelle in campo a Marassi, belle ma contratte: i blucerchiati provano ad allargare il gioco su Mannini e il ritrovato Padalino, i veneti puntano tutto sulle verticalizzazioni per Pellissier e la gabbia su Cassano. Occasioni poche, ma al 19' passa la Samp: angolo del barese, Sorrentino rinvia di pugno. Poli la liscia una prima volta dal limite, poi al secondo tentativo calcia forte e in diagonale, Rossi è sulla traiettoria e beffa Sorrentino.


CHIEVO E RUSSO — Vantaggio meritato, ma a fine primo tempo una valutazione va fatta: l'arbitro Russo ferma due volte Pellissier per fuorigioco, la seconda annullando il pareggio dell'attaccante. Due errori del fischietto napoletano. Giusta, invece, l'espulsione di Luciano per somma di ammonizioni. A conti fatti, Di Carlo ha di che recriminare. Non è colpa di Russo, invece, se all'esordio stagionale dal 1' Abbruscato si muove bene spalle alla porta ma è impalpabile in area. Nella ripresa con Bogdani le cose migliorano, ma con il Chievo in dieci è la Samp a fare la partita. Anzi, Cassano. Segna Mantovani al 35', è l'unico tiro dei veneti che non mollano mai. Alla fine non basta.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 22/11/2009 20:55]
22/11/2009 21:57
 
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Pulzetti all'ultimo respiro
Genoa k.o. a Livorno

La squadra di Cosmi trova il 2-1 al 48' della ripresa con un colpo di testa del centrocampista su assist di Moro. Di Lucarelli e Criscito le altre reti

LIVORNO, 22 novembre 2009 - Serse Cosmi esulta nel finale. Il suo Livorno conquista tre punti d'oro in chiave salvezza, quando tutto sembra ormai indirizzato sull'1-1. Il Genoa crolla nel recupero del secondo tempo, dopo aver agguantato il pari, quando Pulzetti svetta sul cross di Moro e batte un Amelia non esente da colpe.

GENOA ARGENTINO — Gasperini presenta un Genoa in stile argentino: per le maglie a strisce azzurro e bianco, ma soprattutto per la presenza di Palacio e Crespo al posto di Palladino e Floccari. Panchina anche per Sculli, a completare il tridente c'è Mesto. Cosmi deve andare a caccia di punti salvezza senza Tavano: spazio per Candreva e Pulzetti in appoggio a Lucarelli.

SUPER-CANDREVA — Parte meglio il Genoa, che nel primo quarto d'ora trova due buone giocate proprio sull'asse argentino Palacio-Crespo: al 3' l'ex interista entra in area e spara alto da posizione defilata; al 9' Valdanito si avventa sul bel cross di Palacio, ma non ci arriva per un soffio. Parte meglio la squadra di Gasperini, che sembra messa meglio in campo ma al 21' passa il Livorno, alla prima occasione. Candreva, davanti agli occhi di Lippi, brucia Bocchetti sull'out di destra e inventa un grande assist per Lucarelli, che con il destro batte Amelia.

SCOSSA — La partita si accende e Gasperini corre subito ai ripari: fuori uno spaesato Modesto per far spazio a Sculli. Il Livorno protesta per un contatto Mesto-Bergvold, poi è il Genoa a sfiorare il pari: bravo Miglionico a disturbare Palacio al momento della battuta sull'invito di Mesto. Nell'occasione il difensore si fa male, al suo posto entra Galante. Ma il finale del tempo è tutto per Candreva, che inventa due assist col contagiri per Pulzetti (grande uscita di Amelia) e Lucarelli (palla a lato sulla deviazione aerea dell'attaccante). Al 47' è ancora Palacio a provarci con un taglio vanificato da un sinistro debole.

FATTORE PALLADINO — La ripresa si apre senza cambi. Il Genoa nei primi minuti sbanda e rischia il tracollo sul destro al volo di Diniz, su cui si esalta Amelia. Poi c'è un altro contatto dubbio, stavolta tra Bocchetti e Lucarelli, con l'arbitro che vede (probabilmente a ragione) prima un tocco sul pallone. Gasperini toglie Palacio a scapito di Palladino e i fatti gli danno subito ragione: al 18' l'esterno mette dentro dalla destra, Knezevic sporca il cross e la palla finisce sul sinistro di Criscito, che non può sbagliare.

FINALE VIBRANTE — Passano due minuti dal pari, e il Livorno reclama per un gol annullato dopo un fuorigioco (se c'è è millimetrico) di Lucarelli. Gli animi si scaldano. Mesto si lascia cadere in area dopo un contatto con Galante e guadagna un giallo che gli costerà il derby con la Samp. Viene ammonito anche Lucarelli per proteste. Nel finale cresce la stanchezza, le squadre si sfaldano e il Genoa ci crede con le giocate di Palladino, ma a decidere sarà la zuccata finale di Pulzetti.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
22/11/2009 22:02
 
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Il Siena si ferma al palo
L'Atalanta torna a correre

Quattro legni per i toscani, l'Atalanta punisce con cinismo (0-2). Tiribocchi di testa e Acquafresca su rigore condannano i bianconeri e rilanciano i nerazzurri in classifica. Nel finale Consigli neutralizza il rigore di Paolucci

SIENA, 22 novembre 2009 - Dopo un primo tempo di nulla - o quasi - Tiribocchi porta in vantaggio l'Atalanta. Acquafresca sbaglia il raddoppio, ma poi si guadagna e trasforma il 2-0. Il Siena ha il merito di non mollare mai, ma quattro pali sono il segnale che - probabilmente - non è proprio l'annata giusta. I nerazzurri si rilanciano dopo tre sconfitte consecutive, i toscani restano mestamente ultimi in classifica.

RIVOLUZIONE SENESE — Baroni si diverte a stupire tutti, rispetto alla formazione prevista alla vigilia ci sono ben 5 cambi, a partire dal portiere: dentro Pegolo, Curci si accomoda in panchina. Terzi, Rossi, Genevier e Calaiò, le altre sorprese in avvio; Paolucci deve ancora pazientare per una maglia da titolare. Scelte praticamente obbligate per Conte, che deve fare a meno di Doni, Guarente e Valdes e punta su Acquafresca, De Ascentis e Ceravolo; Caserta preferito a Radovanovic in mediana per sostituire il lungodegente Barreto.

TERZI AL PALO — In avvio sono i padroni di casa a farsi preferire ed andare maggiormente vicini alla rete: solo il palo, infatti, respinge una spizzata di Terzi. Il Siena è ultimo in classifica, ma è l'Atalanta a sembrare terrorizzata da una possibile sconfitta (sarebbe la quarta consecutiva): così sono i bianconeri a manovrare e i nerazzurri a giocare di rimessa. Le occasioni, però, latitano: se si eccettuano due conclusioni ravvicinate di Fini e Acquafresca, ben respinte da Consigli e Pegolo, il resto della gara scorre tra gli sbadigli.

TIR COME PABLITO — Il secondo tempo comincia col botto: passano 7', infatti, e Tiribocchi si inginocchia alla Rossi Mundial '82 contro la Polonia per appoggiare in rete il vantaggio nerazzurro. Baroni, a questo punto, si gioca anche la terza punta di ruolo: dentro Paolucci, fuori Reginaldo. Il Siena sembra accusare il colpo, l'Atalanta si scuote dal torpore: Acquafresca, però, a porta sguarnita, ad un metro dalla riga, riesce incredibilmente a sprecare il 2-0.

FA TUTTO ACQUAFRESCA — Dopo aver sprecato la più ghiotta delle occasioni, però, l'attaccante nerazzurro si riscatta subito: intercetta un pallone a centrocampo, s'invola, punta Ficagna, lo salta e guadagna il rigore. La voglia di sbloccarsi è tanta: l'attaccante nerazzurro non fa in tempo a cadere, che ha già il pallone in mano per piazzarlo sul dischetto, il tiro è secco, all'angolino e - anche se Pegolo intuisce - il raddoppio è servito.

CONSIGLI SUPERSTAR — Il Siena di certo non è spumeggiante, ma neanche fortunato. Dopo l'uno-due bergamasco, infatti, prima Calaiò incoccia la traversa su punizione e poi Fini sulla ribattuta la spolvera nuovamente. Come se non bastasse, Giannoccaro assegna un rigore dubbio per fallo di Bianco su Maccarone, ma Consigli devia sul palo la conclusione di Paolucci dagli 11 metri. E' il quarto legno di giornata per i bianconeri toscani. Nel finale ancora Consigli tira su la saracinesca e respinge proprio sulla linea anche un colpo di testa di Calaiò. I tifosi toscani non si accontentano della buona volontà dei loro giocatori: nel finale, infatti, contestazione alla squadra, ma soprattutto al presidente Stronati.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
22/11/2009 22:05
 
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Napoli, la ripresa non basta
Lazio sempre più nei guai

Finisce 0-0 la sfida del San Paolo, dove mancano le vere occasioni da gol. Ospiti meglio nel primo tempo, padroni di casa dominatori nella ripresa. Gli uomini di Ballardini nel condominio al terz'ultimo posto

NAPOLI, 22 novembre 2009 - Un tempo e un punto per ciascuno. Napoli e Lazio si dividono la posta al San Paolo, dando vita a uno 0-0 piacevole ma senza vere occasioni che prosegue le strisce aperte delle due squadre: quella di imbattibilità dei padroni di casa, che con Mazzarri non hanno ancora perso (tre vittorie e tre pari), e quella nera degli ospiti, che non vincono dal 30 agosto e sono sempre più invischiati nella lotta per non retrocedere. Gli uomini di Ballardini, che ora sono terz'ultimi assieme a Bologna, Livorno e Atalanta, fanno meglio nel primo tempo, Hamsik e compagni schiacciano gli avversari nella ripresa ma De Sanctis e Muslera escono dal campo senza palloni da raccogliere in fondo al sacco.

LE SCELTE — Mazzarri non ha lo squalificato Aronica e affida la corsia di sinistra a Zuniga. In difesa c'è Rinaudo al posto di Contini, in mezzo al campo gioca Pazienza e non Cigarini. Ballardini invece rivoluziona la Lazio, complice il mal di schiena che blocca Lichtsteiner. Difesa a tre con Stendardo centrale, Brocchi è l'esterno a destra di centrocampo, Cruz la punta centrale con Foggia e Zarate a supporto.

PRESSIONE LAZIO — Le due squadre giocano entrambe col 3-4-2-1 e per i primi dieci minuti si annullano. Maggio all'8' si incunea nell'area laziale mettendo i brividi a Muslera, poi gli ospiti trovano le misure del nuovo modulo e cominciano a giocare meglio, complice la voglia di Foggia e soprattutto Zarate, che muovendosi tra le linee costringono il Napoli a ripiegare. La squadra di Mazzarri spinge troppo poco, con Quagliarella lasciato solo in avanti perché i compagni si preoccupano prima di difendere. La Lazio però non riesce ad essere incisiva davanti. Alla mezz'ora Zarate vorrebbe il rigore quando un suo destro da dentro l'area viene respinto col gomito da Rinaudo, ma invece si becca un giallo per proteste. Nel finale Kolarov spara una punizione di potenza sulla testa di Lavezzi: il Pocho frana a terra stordito chiudendo in anticipo il primo tempo.

VOGLIA NAPOLI — Padroni di casa più convinti nella ripresa, tanto che la Lazio viene schiacciata da subito nella propria metà campo. Lavezzi semina al panico a sinistra, e gli ospiti ballano in difesa, complice il calo di Stendardo, tra i migliori nonostante fosse alla prima presenza stagionale. Ballardini inserisce Lichtsteiner per coprire sulla destra, Mazzarri risponde varando il Napoli a trazione anteriore prima con Datolo e poi con Denis, punta centrale supportato da Lavezzi, Hamsik e Quagliarella. Ma Muslera non corre troppi rischi nonostante il Napoli lo tenga sotto pressione. Episodio da prova tv alla mezz'ora: in area dei padroni di casa Rinaudo tira i capelli a Cruz, poi cerca di colpirlo con entrambe le braccia senza riuscirci, anche se l'argentino frana a terra. Il Napoli ci prova fino alla fine (mani di Cruz in area su colpo di testa ravvicinato di Denis), ma la Lazio non cade e le due squadre racimolano entrambe un punto: gli uomini di Mazzarri raggiungono il Cagliari a quota 19, quelli di Ballardini si fanno raggiungere da Atalanta e Livorno a quota 12 (dove c'è anche il Bologna), nella mischia per non retrocedere.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
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