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Danilevicius segna al 90'
Mihajlovic k.o. all'esordio

Colpo del Livorno allo scadere sul Catania rimasto in dieci per l'espulsione di Mascara. Nel recupero palo di Alvarez. Il nuovo tecnico si ritrova all'ultimo posto solitario

CATANIA, 13 dicembre 2009 - Catania ultimo solitario in classifica. Non lo era prima dell'esordio di Sinisa Mihajlovic. Che doccia fredda. Al Massimino il Livorno passa 1-0 grazie alla rete di Danilevicius al 43' della ripresa. Senza Tavano e Lucarelli, è il lituano a risolvere alla prima, vera occasione degli amaranto al termine di una partita non bella e comunque giocata meglio dai padroni di casa. Per Cosmi e per il Livorno è il quarto successo in campionato, quello che porta i toscani fuori dalla zona retrocessione. Al fischio finale contestati i siciliani.

SI SALVI CHI PUO' — Mihajlovic si presenta con un 4-2-3-1 dove Mascara, Martinez e Llama coprono e rilanciano Morimoto. Finché la paura di perdere non ha la meglio, è il Catania a fare la partita. E sfiorare il vantaggio: al 12' il giapponese perde l'attimo del tiro, al 22' Llama colpisce male e indisturbato non trova la porta, al 24' Mascara calcia a botta sicura ma De Lucia si supera. Potrebbe stare 3-0, invece il Livorno regge e aggiusta la fase difensiva, con Raimondi meno intraprendente e più attento sulla corsia destra. Quel che è certo è che i toscani non si vedono mai in attacco: quando Bergvold ci prova dalla distanza (e manda alto) Cosmi si volta a favore di telecamere e dice: "Capito ora perché abbiamo fatto solo sei reti?".

ROSSO MASCARA — Si capisce subito che nella ripresa è un altro Livorno, il Catania non riesce più a manovrare e deve affidarsi alle giocate di Mascara, Martinez e del subentrato Plasmati. I ritmi sono decisamente più bassi, quasi che Mihajlovic negli spogliatoi abbia detto: "Meglio un pari che prenderle". E gli amaranto ci provano: al 15' cross di Candreva e Miglionico non trova la deviazione per un soffio. Dieci minuti più tardi Pulzetti tira a botta sicura e poi chiede il rigore per un fallo di mano di Terlizzi. Si prosegue. Martinez fa il numero, ne scarta tre e finisce su De Lucia senza tirare indietro la gamba. Ne nasce una rissa dove tra tanti gialli il più pesante è per Mascara, espulso per doppia ammonizione.

DANILEVICIUS GOL — Mancano ancora 6' e il Livorno ci prova. Danilevicius vince fortuitamente un rimpallo e si ritrova con la palla sul sinistro, la porta spalancata. Gol! Cosmi sfoga tutta la rabbia accumulata con una corsa solitaria, i toscani si abbracciano. Ma non è finita. Nei 5' di recupero c'è tempo per un clamoroso palo di Alvarez, sulla cui respinta Martinez colpisce debolmente e De Lucia salva. Finisce tra i fischi del Massimino: il Catania non sa vincere e guarda con preoccupazione alla trasferta di domenica prossima in casa della Juventus.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
14/12/2009 00:24
 
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SUPERSAGGIO
Più Totti di Cassano ma fra Samp e Roma è 0-0


Dopo un primo tempo equilibrato (e un palo di Stankevicius), nella ripresa crescono i giallorossi, che vanno vicini al gol con Perrotta e Vucinic. Gara intensa e ricca di occasioni: entrambe le squadre sono a -3 dalla zona-Champions

GENOVA, 13 dicembre 2009 - La Roma dei tredici punti negli ultimi cinque turni non trova la quarta vittoria di fila, ma contro una Samp tornata quasi quella dei tempi belli deve accontentarsi di un pareggio non entusiasmante in ottica di rimonta verso la zona Champions (che al momento dista tre punti, per entrambe le squadre), ma positivo per quel che si è visto in campo. E cioè una gara spettacolare, fatta di ritmo e continui rovesciamenti di fronte, fra sue squadre toniche e consapevoli dei propri mezzi. Alla fine lo 0-0 fotografa l'equilibrio fra le forze in campo, non certo povertà di gioco e occasioni. E la Samp, dal canto suo, dopo i due ultimi pesanti k.o. (doppio 3-0 con Milan e Genoa) può essere soddisfatta per aver interrotto l'emorragia di punti e per aver ritrovato smalto e convinzione.


PRIMO TEMPO — La gara inizia con un abbraccio: il saluto di Totti a Delneri. Poi il via, e le due squadre partono a ritmo altissimo: più Roma in termini di minutaggio e possesso palla, più Samp in quanto a occasioni e quasi gol. Pozzi e Franceschini sono in panchina, come anche Zauri. In campo Ziegler e Mannini, con Pazzini-Cassano coppia d'attacco. La Roma è quella prevista, con Totti a finalizzare il lavoro del trio Taddei-Perrotta-Vucinic. La prima palla gol è di Cassano, che in area fa partire un destro deviato prima da Juan, poi da Burdisso, che manda in angolo prima di scontrarsi con Julio Sergio. E' l'8', nonché l'aperitivo di un primo tempo frizzante e vivace, giocato da entrambe le contendenti nella costante ricerca di un gioco di prima e inserimenti da dietro palla a terra. Il ritmo è alto, l'ispirazione quella dei giorni buoni. Al 13' Taddei colpisce bene da posizione angolata, Castellazzi non si lascia sorprendere e poi Riise manda a lato. Ogni rovesciamento di fronte sembra il preludio di un gol, con una Samp che mette il suo marchio ai minuti finale della prima frazione: Palombo testa l'attenzione di Julio Sergio con un gran destro dalla distanza, poi Stankevicius colpisce un palo e sul rimpallo Pazzini non riesce, di testa, a deviare in rete. E il primo tempo finisce 0-0.


SECONDO TEMPO — La ripresa procede come se l'intervallo non fosse esistito: le due contendenti continuano a macinare gioco, offensive, occasioni. Alla distanza però la Roma spezza l'equilibrio a suo favore, mettendo la Samp in difficoltà sempre più spesso. Al 17' su assist di Totti, Perrotta sfiora il palo di destro con Castellazzi battuto, e due minuti più tardi ancora il portiere doriano alza in angolo un colpo di testa di Vucinic, lasciato solo al momento dell'impatto col pallone. Al 26' è Totti a provare la conclusione, ma il suo destro non trova lo specchio. Di Cassano non c'è ormai più traccia, dopo un primo tempo ispirato; il capitano giallorosso, invece, dopo una gara di sacrificio e raccordo, si toglie qualche soddisfazione personale, come a voler trascinare la Roma in questo finale di dominio capitolino. La Samp non ha più la forza e la lucidità per ripartire, la Roma, vivacizzata da un Taddei ritrovato, dimostra di aver qualcosa in più da spendere. Ma tutto questo non basta a sbloccare il risultato: finisce 0-0, con Roma e Samp ancora appaiate (e in solitaria) nella ricerca dell'aggancio alla zona-Champions.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
20/12/2009 23:44
 
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Il maltempo, il gelo che ha interessato la penisola, ha dimezzato la Serie A e ben 4 delle 10 gare, a cominciare dagli anticipi del sabato, non si sono giocate (creando non pochi problemi per la data del recupero).
20/12/2009 23:44
 
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Juve, un altro tracollo
Il Catania passa a Torino

I bianconeri perdono con gli ultimi in classifica: 1-2. Vantaggio ospite con Martinez su rigore, poi il pari di Salihamidzic, quindi la rete decisiva di Izco in contropiede. Felipe Melo sostituito per scelta tecnica al 32', cinque k.o. nelle ultime sei uscite per gli uomini di Ferrara

TORINO, 20 dicembre 2009 - La Juventus è ancora inceppata. Anzi, è in rottura prolungata. Il verdetto dell'Olimpico di Torino è impietoso: i bianconeri perdono contro il Catania ultimo in classifica: le sconfitte diventano 5 nelle ultime 6 uscite. L'ennesimo assist all'Inter, in campionato, di quelli che ci si aspetterebbe in campo da Diego e compagnia. Un rovescio che non stupisce, se si considerano i primi 45' di un pomeriggio di gelo, giocati alla rovescia. La ripresa è stata generosa, e discreta, ma siccome quando piove grandina, la Juve non è stata neppure fortunata, e in contropiede ha subìto la rete decisiva del nuovo entrato Izco. Una rete che risolleva il Catania di Mihajlovic, e inguaia Ferrara. Che ha preso decisioni importanti: dopo 32' ha tolto dal campo un Felipe Melo inguardabile. Dentro Salihamidzic, l'antieroe dal profilo basso, che aveva provato a salvare la patria dopo il gol su rigore di Martinez. Non è bastato a questa Juve.


JUVE IRRICONOSCIBILE — Quella del primo tempo: rispetto a quella di inizio stagione, per non fare riferimento a quella immaginata in estate. E che assomiglia invece sinistramente a quella che ha perso 4 delle ultime 5 partite. La manovra non funziona, ma è soprattutto l'atteggiamento a lasciare perplessi: il pubblico - e gli ultras già nel prepartita avevano contestato la squadra - si spazientisce, e non fa nulla per nasconderlo, per la mancanza di ardore agonistico, o perlomeno per l'incapacità di trasformare le buone intenzioni in fatti. Felipe Melo, ancora sottotono, e indisponente in alcune giocate svogliate, pagherà per tutti alla mezz'ora. Un cambio - al suo posto dentro Salihamidzic - che sa di bocciatura, pesante. Ferrara "non prende prigionieri": la Juve è in crisi nera, non c'è da guardare in faccia a nessuno, anche chi è stato pagato in estate 25 milioni di euro. E anche perchè il Catania, sfruttando il momentaccio dei bianconeri, zitto zitto, senza fare nulla di ecltante, è passato in vantaggio. Sfruttando un regalo con fiocco natalizio, solo da scartare, di Tiago, che tira la maglia a Spolli in area. Rigore inevitabile, che Martinez segna due volte, dopo che l'arbitro aveva fatto ripetere la prima esecuzione. I rossazzurri di Mihajlovic, alla prima uscita esterna da tecnico dei siciliani, sono attenti e ordinati. Non sembrano la squadra ultima in classifica. La Juve è nervosa e inconcludente. La scelta della coppia di giganti Trezeguet-Amauri non paga. Ma più che di uomini, è una questione mentale. La Juve è bloccata dagli ultimi insuccessi, in crisi di fiducia. Va ll'intervallo sotto di un gol e senza aver creato nessun pericolo dalle parti di Andujar, che si limita a qualche uscita alta. Da non credere.


FORCING JUVE — La Juventus della ripresa è migliore di quella dei primi 45'. Non che ci volesse tanto. I bianconeri, con Marchisio lucido in regia, e Caceres propositivo sulla destra, riescono ora a farsi pericolosi. Diego e Amauri non sfruttano buone occasioni, poi Salihamidzic fa le prove di pareggio con un destro appena a lato. Al 21' arriva l'1-1. Siglato da "Brazzo", con un sinistro ravvicinato, dopo aver eluso il fuorigioco su assist di Diego. Trezeguet sfiora il vantaggio su invenzione del nuovo entrato Giovinco, e allora Mihajlovic si copre. Dentro Bellusci, un difensore, per un trequartista, Llama.

BEFFA IZCO — Che in contropiede trova il destro vincente, appena entrato, proprio nel momento di maggior sofferenza dei rossazzurri. Trafigge Manninger dopo una discesa indisturbata. Il Catania non vinceva a Torino dal 1963. Sono tempi duri per la Juve.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
20/12/2009 23:49
 
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Roma, aggancio riuscito
E' quarta insieme al Parma

Burdisso e Brighi firmano il 2-0 dell'Olimpico: i giallorossi raggiungono gli emiliani nell'ultima piazza che vale la Champions. Mirante nel primo tempo respinge sul palo una conclusione di Totti. Espulso Paci al 42' s.t.

ROMA, 20 dicembre 2009 - Dopo un primo tempo equilibrato, Burdisso a inizio ripresa spezza gli equilibri portando in vantaggio la Roma. La squadra di Ranieri cambia volto e a tempo scaduto trova il defnitivo 2-0 con Brighi, che sfrutta al meglio un assist di Vucinic. La Roma aggancia così il Parma al quarto posto, e corona la rimonta alla zona Champions a lungo inseguita.

PRIMO TEMPO — La Roma dell'ex Brighi schiera Taddei nel tridente offensivo alle spalle di Totti, con Menez in panchina. Il Parma dell'ex Panucci risponde con Paci fra i cinque della difesa, e sorprendendo in attacco con la coppia Amoruso-Bojnov. Lanzafame è in panchina, Paloschi in tribuna. Il primo tempo scorre a buon ritmo, fra due squadre che puntano prima di tutto a chiudere gli spazi e poi a tentare fortuna in avanti. E infatti le occasioni sono merce rarissima: all'8' un cross di Totti innesca Vucinic, che colpisce di testa ma non trova lo specchio, e al 32' Mirante respinge un destro ravvicinato di Brighi. Il resto è tanta corsa, agonismo spinto, forza e determinazione. Mancano invece lucidità e qualità, elementi che possono fare la differenza quando due squadre si equivalgono a livello fisico. Totti e Taddei non illuminano la Roma, e la fisicità di Riise non basta; così come Bojinov e Galloppa non trovano lo spunto e la spinta di Zaccardo non è sufficiente a scardinare una Roma attenta a non scoprirsi. Così la spinta offensiva profusa da entrambe si spegne dalla trequarti in su, con le buone intenzioni che non si trasformano in occasioni da gol e i portieri che restano quasi inoperosi.


SECONDO TEMPO — La ripresa si apre con il gol del vantaggio giallorosso: ci pensa Burdisso, dopo 3', approfittando di una corta respinta di Amoruso. La Roma prende vigore, nonché il sopravvento sulla gara. E cerca da subito il colpo del k.o. Lo sfiora Totti al 7', quando obbliga Mirante a una deviazione affannosa, e il portiere manda il pallone su un palo. Prova allora a dare la scossa Guidolin, inserendo Lanzafame al posto di Dzemaili dal 14'. Burdisso rinvia sui piedi di Amoruso, che non trova però lo specchio, poi Bojinov prova una girata sotto rete, ma trova pronto Mirante. Sostituzione obbligata al 21': Amoruso zoppica, al suo posto entra Antonelli. Un minuto più tardi è invece un acciaccato Totti (ginocchio destro) a lasciare il posto a Okaka. Intanto la spinta offensiva del Parma cresce, la Roma perde qualche metro, ma nel contempo non rinuncia a prendere in controtempo gli emiliani, ed è una sequenza di occasioni più o meno limpide: intorno alla mezz'ora arrivano al tiro Motta, Okaka, De Rossi e Vucinic, ma errori di mira o salvataggi in extremis negano il raddoppio alla Roma. Poi si fa male Okaka, e Baptista, appena entrato, si presenta con un gran destro dal limite: è bravo Mirante ad alzare in angolo. Il finale è una trottola impazzita: la Roma va vicinissima al raddoppio, ma anche Bojinov va al tiro due volte, pur sbagliando mira. Paci viene espulso al 42' per doppia ammonizione. Ma non è finita: nel primo dei 5 minuti di recupero assegnati la Roma trova finalmente il 2-0, grazie a un destro di Brighi su assist di Vucinic. E ora la Champions appare davvero più vicina.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
20/12/2009 23:53
 
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Il Napoli non ha freddo
Batte il Chievo e sogna

Hamsik su rigore e Quagliarella piegano la resistenza dei veronesi: con questo 2-0 gli uomini di Mazzarri (al 10° risultato utile consecutivo) volano al sesto posto in classifica, a un punto dalla zona Champions

NAPOLI, 20 dicembre 2009 - Aggiornare titolo cinepanettoni, grazie: piccola e modesta proposta, "Natale in Europa". D'altronde, il presidente del Napoli è Aurelio De Laurentiis, produttore dei suddetti film; e il Napoli è in zona Champions, a un passo dall'Europa che conta. Un punto, dista tra gli uomini di Mazzarri e il quarto posto occupato da Parma e Roma: dopo la vittoria 2-0 contro il Chievo sognare è lecito. La sosta, purtroppo per l'ambiente, arriva nel momento peggiore: questo, infatti, è il decimo risultato utile consecutivo. Da quando il Napoli ha cambiato allenatore non ha più perso.


CINISMO — E' stata una vittoria da grande squadra, o da aspirante tale, quella degli azzurri. Senza luccichii, ma con tanta concretezza. Alias cinismo. Due tiri in porta, forse tre, e altrettanti gol: di Hamsik, su rigore, nel primo tempo, e di Quagliarella, in contropiede a pochi minuti dalla fine. In mezzo, nemmeno troppo Chievo. Quindi, un successo meritato e importantissimo. Mentre mezza Serie A era ferma causa neve, il Napoli ha messo una freccia quintupla, superando Genoa, Fiorentina, Bari, Sampdoria e, appunto, Chievo.

LE DUE RETI — Il gol sprint di Hamsik ha dato una bella mano. Ottavo gol in campionato per lo slovacco, che fa il suo dal dischetto. In precedenza Sorrentino travolgente (in negativo) su Denis, lanciato a rete da uno svarione difensivo del Chievo. Decisione giusta di Bergonzi, che forse grazia il portiere non espellendolo. Molto bello, poi, il raddoppio di Quagliarella: lancio a giro di Bogliacino, appena entrato, per l'ex Udinese, che manda a vuoto Sardo e segna la sua sesta gemma stagionale.


ZUNIGA NON C'È — Ottanta minuti, l'intervallo tra i due gol. E in questo lasso di tempo il portiere più impegnato è senza dubbio De Sanctis. Nulla di miracoloso, ma ad attaccare maggiormente è il Chievo. La manovra dei veronesi è da utilitaria, più che da fuoriserie, ma ha il suo perché. Motivo? A destra lo spazio per Luciano e Sardo è enorme, visto che Zuniga lascia spazio spesso. E malvolentieri per i compagni, che devono accorrere a dare una mano. Per fortuna di Mazzarri ci sono un Pazienza e un Gargano in formato mille polmoni.

CAMBI — La scelta migliore, comunque, l'allenatore del Napoli la fa nell'intervallo. Fuori Zuniga, anche fischiato dal pubblico (ma la fascia sinistra non è casa sua) e dentro Contini. Il Chievo non punge più come prima e la partita si appiattisce. Fino al 2-0 di Quagliarella e al fischio finale. Al San Paolo sarà un gran bel Natale, quasi da film.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
20/12/2009 23:57
 
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Danilevicius lancia il Livorno
Samp, l'involuzione continua

La doppietta del lituano regala il successo agli uomini di Cosmi (3-1). Blucerchiati alla quinta gara senza vittorie e k.o. in trasferta per la quinta volta di fila

LIVORNO, 20 dicembre 2009 - Tomas Danilevicius è il più bel regalo sotto l'albero di Natale dei tifosi del Livorno. Il lituano firma nella ripresa la doppietta che ribalta la sfida con la Sampdoria, regalando agli amaranto il 3-1 che vale la seconda vittoria consecutiva e 18 punti in classifica, in acque tranquille. I blucerchiati invece continuano la loro involuzione: illusi dalla rete al quarto d'ora di Cassano, gli uomini di Del Neri sprofondano con la quinta sconfitta consecutiva in trasferta, dove non vincono dal 13 settembre. Il successo in campionato manca ormai da 5 gare e la classifica dice sempre 25 punti: dopo essere stati la sorpresa della prima parte di stagione i blucerchiati al momento sarebbero fuori dall'Europa.

LE SCELTE — Cosmi lascia in panchina Pulzetti, non al meglio, e sceglie di rinforzare il centrocampo con Raimondi. Danilevicius è l'unica punta, con Candreva a supporto. In difesa c'è Miglionico con Rivas e Perticone. Delneri recupera Pazzini e Semioli. Fiducia a Mannini sulla sinistra, in difesa c'è Marco Rossi per Ziegler: a sinistra scala Accardi.

TOCCO DI CLASSE — Servono 15' per la prima vera emozione: Pazzini sale in cielo e fa da sponda sulla trequarti per Cassano, che si lancia in una penetrazione in area conclusa con una splendida puntata di destro che fa secco De Lucia. Fantantonio in un colpo solo interrompe due digiuni da gol: quello personale, che durava dal 30 agosto, e quello della sua squadra, lungo 310'. Il Livorno accusa il colpo e ci mette un po' a riordinare le idee: Danilevicius è troppo isolato e facilmente controllato dai centrali ospiti. Raimondi staziona stabilmente a destra aggiungendo imprevedibilità, ma i suoi cross sono poco precisi. La Samp, che pure controlla il gioco, non incanta: Pazzini domina sulle palle alte ma non ha una palla buona dalle parti di De Lucia; Cassano è ispirato ma non basta.

COLPO DI TESTA — I padroni di casa arrivano al pareggio al 39': Candreva pennella una punizione da destra, Rivas anticipa Rossi in area e firma la sua prima rete stagionale. Il gioco si ferma due minuti dopo la rete del Livorno a causa di alcuni fumogeni lanciati in campo dalla curva di casa: serve l'intervento di Cosmi per calmare le acque. Subito il gol la Samp si rimette a condurre il gioco, con Cassano pericoloso più volte nel finale dalle parti di De Lucia ma con scarsa fortuna.

FESTA AMARANTO — Il Livorno ricomincia con rabbia e passa subito in vantaggio: Pieri sfonda a sinistra, palla centrale deviata di testa da Raimondi per Danilevicius, che da due passi infilza Castellazzi. Per l'attaccante lituano è la terza rete stagionale. Candreva sfiora il terzo gol poco dopo il 2-1, poi Delneri ridisegna la Sampdoria inserendo Bellucci e Ziegler, con Palombo che resta unico centrocampista di ruolo. Gli ospiti impiegano un po' a riorganizzarsi, ma attorno al 20' sfiorano più volte il pari con Pazzini, che al 18' si vede negare il nono gol stagionale dal palo, dopo aver superato anche De Lucia.

DOPPIO GIALLO — I piani di rimonta di Delneri si complicano al 28', quando Stankevicius si fa cacciare per doppia ammonizione: il secondo giallo arriva in un'azione nella quale il lituano stende prima Danilevicius e poi Pulzetti, inserito da Cosmi al posto di Candreva. La Sampdoria non rinuncia ad attaccare nonostante l'inferiorità numerica ma non riesce ad acciuffare la parità., complice l'imprecisione sottoporta e un po' di confusione in attacco, con Cassano che si arrabbia spesso con Mannini (lontano parente del giocatore che aveva incantato a inizio stagione) per i troppi errori. Nel finale gli ospiti devono addirittura incassare la terza rete, quando Marchini serve Danilevicius al limite dell'area piccola e il lituano trafigge Castellazzi facendo esplodere il Picchi.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 21/12/2009 00:01]
21/12/2009 00:01
 
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Eto'o affonda la Lazio
L'Inter chiude il 2009 a +8

La squadra di Mourinho con l'1-0 allunga in classifica complice il rinvio del Milan e la caduta della Juve. Tanto freddo, poche occasioni: buona partita dei biancocelesti fino alla trequarti, ma davanti manca qualcosa. Ottavo gol in campionato per il camerunese, che ora parte per vacanze e coppa d'Africa

MILANO, 20 dicembre 2009 - Meno otto sul termometro, più otto in classifica sul Milan, bloccato dalla neve di Firenze. L'Inter chiude il 2009 da imbattuta in casa, andando in vacanza con un buon vantaggio psicologico. Contro la Lazio decide un gol di Eto'o nel primo tempo, in una azione di contropiede. Poi nel gelo di San Siro l'Inter rischia pochissimo, la Lazio tiene bene il campo fino alla trequarti, ma poi manca qualcosa. Mourinho perde presto Muntari per infortunio, e alla ripresa dovrà far senza Thiago Motta e Stankovic, diffidati e ammoniti. Problemi minori, tutto sommato: la corsa in campionato prosegue piuttosto tranquilla, i nerazzurri paiono aver ritrovato tranquillità nel gestire le partite quando sono in vantaggio.


IL GOL VITTORIA — Il gol che scalda i tifosi nerazzurri arriva presto, dopo un inizio tutto sommato favorevole alla Lazio. In contropiede l'Inter parte con Stankovic, che arriva sul fondo a destra: al secondo tentativo piazza il cross, su cui Eto'o va a colpire di testa. Paratona di Muslera, ma sulla respinta il camerunese è freddo e infila. La reazione della Lazio va vicina a concretizzarsi al 35', quando la punizione di Kolarov rimbalza sul terreno in area e poi sulla mano di Maicon. Russo giudica involontario. Nel secondo tempo la squadra di Ballardini non tirerà mai in porta.


INTER, RITORNO DEL ROMBO — Mourinho torna all'antico, con Balotelli seduto in panchina e il rombo a centrocampo, con Stankovic vertice avanzato al posto dello squalificato Sneijder. La novità è Muntari terzino sinistro (Chivu si ferma nella rifinitura), con Zanetti lasciato a centrocampo: ma dura poco, perché il ghanese viene bloccato presto da un problema muscolare. La squadra è meno offensiva, ma ritrova le sue armi classiche del campionato: Milito riferimento in avanti, le chiusure di Cambiasso, i cambi di ritmo di Stankovic, le discese a destra di Maicon. Dietro, giganteggia Lucio dopo l'errore di Bergamo, mentre il gol vittoria lo fornisce Eto'o, giunto a quota otto in campionato. Milito con dieci resta il miglior marcatore nerazzurro, ma l'impressione è che il camerunese voglia "giocarsi il primato". Se ne riparlerà, però, dopo vacanze e coppa d'Africa.


LAZIO SPUNTATA — Se la Lazio chiude il 2009 con una trasferta senza punti lo deve principalmente alla scarsa vena del settore avanzato. Rocchi e poi Cruz vedono pochissimi palloni, Mauri si inserisce poco, Meghni fa peggio, perdendo anche palloni. In fase difensiva, invece, i biancocelesti fanno una buona gara, con Radu sotto i riflettori per la capacità di impedire il raddoppio a Milito. Kolarov viene riproposto come centrocampista centrale e passa decisamente l'esame: in quella posizione può andare spesso al tiro, decisamente l'arma più pericolosa della Lazio. La squadra di Ballardini chiude il 2009 a 16 punti, ma ci sono i margini per risalire. Specie se arriveranno uomini dal mercato.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
06/01/2010 18:08
 
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L'Inter riparte decisa
Balotelli piega il Chievo

Nell'anticipo della penultima di andata gli uomini di Mourinho passano a Verona grazie a un gol al 12': ora, a quota 42 punti, sono aritmeticamente campioni d'inverno. Buon esordio di Pandev, proteste veronesi per due rigori non concessi. Partita brutta su un terreno in pessime condizioni. Vieira all'ultima in maglia nerazzurra

VERONA, 6 gennaio 2010 - Inter vincente e campione d'inverno. I nerazzurri hanno battuto 1-0 il Chievo in trasferta, nell'anticipo delle 12.30, grazie a un gol di Mario Balotelli al 12' del primo tempo. Chiuderanno al comando il girone d'andata: a 42 punti non possono più essere raggiunti dal Milan che ha 31 punti e due gare in meno (il Genoa stasera e il recupero con la Fiorentina).

CHE SPETTACOLO... — Se, come ha fatto sapere qualcuno dalla Lega calcio, questa partita, visto l'orario, serviva a conquistare pubblico in Asia, sarebbe stato meglio se il satellite si fosse guastato e le immagini non fossero mai arrivate. Il campo, in condizioni impresentabili, ha reso tutto molto difficile. Vedere due passaggi a fila è sembrato miracoloso e la partita è risultata fallosa, spezzettata e in definitiva brutta. La qualità è arrivata solo da un ottimo Sneijder, autore delle uniche giocate di rilievo in tutta la gara.


CONTROPIEDE — Una partita così poteva deciderla solo un episodio, l'unica vera grossa occasione della partita, ed è arrivato sotto forma di un velocissimo contropiede nerazzurro al 12' del primo tempo. Dopo un contrasto nell'area dell'Inter, con Pellissier che invocava un rigore, gli uomini di Mourinho ripartivano e sull'asse Milito-Pandev (buono l'esordio del macedone) liberavano Balotelli davanti a Sorrentino: il primo tiro veniva respinto dal portiere, il secondo finiva in rete nonosntate un tentativo disperato di respinta da parte di Yepes.


ADDIO — Dopo di che, sia nel primo sia nel secondo tempo, gli eventi da segnalare erano una lunga serie di ammonizioni (sei nell'Inter e tre per il Chievo), un infortunio a Chivu (in ospedale per controlli dopo una testata fortuita di Pellissier), tre sostituzioni per parte (con l'esordio in serie A di Arnautovic) e i saluti finali a Patrick Vieira, abbracciato dai compagni e simbolicamente dal pubblico: è destinato con ogni probabilità al Manchester City di Mancini. Più, a gara conclusa, l'accusa di Balotelli al pubblico veronese per i fischi ricevuti.

g.gas.

Fonte: gazzetta
06/01/2010 18:12
 
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Balotelli: "Il pubblico di Verona mi fa sempre più schifo"


L'attaccante duro dopo la gara col Chievo: "Quello che è successo è inaccettabile". Mourinho sdrammatizza: "Bisogna capire quello che èp Mario, un ragazzo che dice spesso cose che non deve dire e fa spesso cose che non deve fare, ma è un grande campione e va giudicato per quello che fa in campo". Duro il sindaco Tosi: "Balotelli è un ragazzino immaturo e presuntuoso. Non sarà mai un campione". Campedelli: "Solo fischi, che da professionista deve accettare"

VERONA, 6 dicembre 2009 - "Voglio dire una cosa: ogni volta che vengo qui a Verona mi rendo conto che questo pubblico mi fa sempre più schifo". Non usa giri di parole Mario Balotelli, autore del gol-partita che ha laureato l'Inter campione d'inverno, per lamentarsi dei tifosi veronesi che avrebbero nuovamente contestato l'attaccante nerazzurro: ed è stato proprio lui, alle telecamere di Sky, glissando velocemente sulla sua rete, a voler denunciare il clima a lui ostile nella città veneta. "Tutto questo è inaccettabile"

MOURINHO SOFT — Per comprendere il nuovo "caso" Balotelli , secondo Josè Mourinho bisogna "capire quello che è Mario: un ragazzo che dice spesso cose che non deve dire, e fa spesso cose che non deve fare". "Ma è un grande campione - aggiunge il tecnico portoghese - e perciò va giudicato per quello che fa in campo". Le parole dure contro Verona pronunciate dall'attaccante nerazzurro vengono stigmatizzate da Mourinho: "il Chievo è una bella società - dice -, la città, c'è un ambiente con molto fair play. Le parolacce possono esserci per Balotelli, come ce ne sono state per me. Ma il pubblico di Verona non è diverso da quello di altri stadi. Il pubblico è uguale un pò in tutti gli stadi. Forse però Mario - ha concluso - andrebbe rispettato sul campo un pò di piu".

BALOTELLI IMMATURO — Non ci sta invece il sondaco di Verona, Flavio Tosi: "Balotelli è un ragazzino immaturo e presuntuoso. Non sarà mai un campione. I veri campioni sono tali quando sono anche umili e hanno buon senso. Balotelli non possiede queste caratteristiche. Prendersela poi con il pubblico del Chievo, tra i più corretti d'Italia, è paradossale. Povero Balotelli non sarà mai un campione".

PARLA DI CARLO — "Mario Balotelli deve guardare soprattutto a se stesso, perchè ovunque va gli dicono sempre qualcosa: perciò penso che Mario debba capire che deve essere lui a cambiare atteggiamento. Commenta così Domenico Di Carlo, allenatore del Chievo, le dure accuse dell'attaccante di colore dell'Inter al pubblico veronese. "Sinceramente io non ho sentito tanto, perchè quando sono in campo faccio fatica a sentire le situazioni di gioco. A me è sembrata una normalità, però non vorrei mancare di rispetto a nessuno. Il pubblico di Verona si è sempre comportato bene, è un pubblico per il quale il fair play è una delle prime cose. Qui oggi mi è sembrato tutto civile e tranquillo, le proteste ci sono per il giocatore e non per altre cose, penso anche che sia una cosa normale contestare un giocatore avversario in ambito sportivo".

CAMPEDELLI — "Balotelli - afferma il presidente del club gialloblù, Luca Campedelli - non si deve permettere di offendere Verona. Se un professionista non sa accettare i fischi sbaglia. Dopo la partita finisce tutto - aggiunge Campedelli - e comunque Balotelli non ha ricevuto ululati razzisti, ma fischi. Gli unici buuh che ho udito, li ho sentiti nei confronti di un nostro giocatore, Luciano. Il problema - osserva - non è il colore della pelle di Balotelli, ma l'atteggiamento che tiene spesso sul campo. Non ci sono stati ululati ma solo fischi. Se ti fischiano non puoi offendere, sennò diventa una giungla completa".

gasport

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06/01/2010 18:16
 
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Juve, il cuore e 3 punti
Parma battuto 2-1

I bianconeri vincono al Tardini grazie al gol di Salihamidzic e all'autorete di Castellini. La squadra di Ferrara ha giocato da provinciale, difendendosi con ordine, anche quando è rimasta in 10 uomini, per l'espulsione di Caceres al 28' della ripresa. Emiliani brillanti, a segno con Amoruso, ma poco concreti

PARMA, 6 gennaio 2009 - La Juventus si traveste da provinciale, traendo forse una lezione dagli ultimi deludenti risultati, e porta a casa i tre punti da Parma. Una vittoria sofferta, scaturita da episodi favorevoli. Ma importante, fondamentale. Di cui, quindi, in casa bianconera nessuno si sognerà di lamentarsi. Finisce 2-1, grazie ai gol di Salihamdizic e all'autorete di Castellini. A un ottimo Parma, che avrebbe meritato di più, non basta la rete di un Amoruso, che è sembrato un ragazzino. Ferrara respira, e si aggrappa alla panchina. I suoi ragazzi ci hanno messo il cuore fino al 96'. Per il gioco, invece, ripassare. Al Tardini non era proprio giornata.


BOTTA E RISPOSTA — Il primo tempo contrappone una squadra in salute, il Parma, ad una in crisi di gioco e risultati, la Juve. E i primi 47' rispecchiano le indicazioni del check up fatto alle contendenti dalle ultime partite di campionato. Gli emiliani fanno la partita, la Vecchia Signora riparte in contropiede. Specie dopo l'immediato gol del vantaggio, di Salihamidzic, di testa, su sponda aerea di Chiellini, su angolo. Per Brazzo è il secondo gol consecutivo in campionato, dopo quello inutile al Catania. Sorprendente che sia lui, un comprimario, seppure di qualità, a provare a tirar fuori per i capelli una Juve da una buca profonda come il divario in classifica dall'Inter. Il Parma spinge, e si fa pericoloso con l'indiavolato Biabiany, che in velocità è difficile da contenere. La Juve prova ad essere solida, visto che non ci sono le condizioni per essere spettacolare, specie con un centrocampo composto in mezzo da Felipe Melo e Poulsen: tanta "legna", poche idee. Il Parma pareggia con Amoruso, che in barba ai suoi 35 anni, salta altissimo, da cestista Nba, su cross dalla destra. Legrottaglie si ferma al piano di sotto: è l'1-1. Amoruso prova ad esagerare: gran tiro dalla distanza, dopo un rimbalzo, Manninger alza con la punta delle dita sopra la traversa. Bravi entrambi.


L'AUTORETE — AIl primo tempo è deciso da un episodio. Fortunato per la Juve, che con la buona sorte ultimamente era in credito, sfigatissimo per il Parma. Castellini, sugli sviluppi di un angolo da sinistra, deviato da Grosso, con un tentato colpo di tacco, insacca nella sua porta. Ora è Castellini a voler sprofondare nella buca in cui era incastrata la Juve fino alla sua sciagurata deviazione. Nel frattempo è uscito Trezeguet, infortunato alla caviglia destra, al suo posto Amauri. All'intervallo la Juve è avanti 2-1.

JUVE IN TRINCEA — La squadra di Ferrara ha un disperato bisogno di punti. E allora fa poco la schizzinosa, si mette tutta dietro, a proteggere il vantaggio. Rischia poco, e spazza tanto. L'istantanea arriva alla mezz'ora, quando Felipe Melo, non pressato, calcia direttamente in fallo laterale, neanche provando a lanciare in avanti, persino alla cieca. La Juve accumula cartellini gialli, quattro, uno dei quali si tramuta però in rosso, quando al 28' Caceres, ingenuo, rimedia il secondo personale stendendo Zaccardo a metà campo. Juve in 10 uomini. Fuori Diego, dentro Grygera. Detto tutto. Guidolin inserisce altre punte, prima Bojinov, poi Paloschi. Il Parma continua a spingere, pericoloso con un sinistro di Amoruso, ma la difesa bianconera, diretta bene dal rientrante Chiellini, oggi capitano, si difende con ordine. E tiene. E allora, seppure col fiatone, e senza incantare, la Juve la partita la vince. E respira.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
06/01/2010 18:19
 
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Quagliarella-Pazienza
Il Napoli è quarto

Eurogol dell'attaccante nel primo tempo, nella ripresa raddoppia il centrocampista: la squadra di Mazzari passa anche a Bergamo e legittima le aspirazioni-Champions. Male l'Atalanta di Conte, contestata dal pubblico

BERGAMO, 6 gennaio 2010 - Neanche la sosta ferma il Napoli di Mazzari. Gli azzurri, per l’occasione in maglia rossa, passano anche a Bergamo – 2-0 firmato Quagliarella (splendida la sua rete) e Pazienza - e portano ad 11 la serie di risultati utili consecutivi (6 vittorie, 5 pareggi) legittimando così ambizioni da Champions League. Male invece l’Atalanta di Conte: fischiata dal pubblico, non riesce a schiodarsi dalla zona retrocessione.

DA 25 METRI — Le formazioni sono quelle annunciate alla vigilia: l’Atalanta ha Acquafresca e Tiribocchi in avanti, il Napoli risponde con Lavezzi e Hamsik dietro a Quagliarella. Quest’ultimo ha proprio nell’Atalanta la vittima preferita: 5 dei 47 gol in serie A li ha segnati ai bermamaschi. E l’attaccante di Quagliarella ci mette poco più di 5 minuti per ribadire il concetto: riceve palla da Aronica, si gira e tira, quando davvero se lo aspetta, da 25 metri. Coppola (senza cappello, forse disturbato anche dal sole) non può farci niente perché il pallone si insacca nell’angolo alto alla sua sinistra: un gol bellissimo. L’Atalanta, che non aveva iniziato male il match, accusa il colpo: Coppola salva su un tiro da fuori di Aronica, Quagliarella tenta il raddoppio di testa. L’azione più bella dei padroni di casa è in colpo di tacco di Tiribocchi a liberare Acquafresca, che però non riesce a concludere. L’Atalanta, che aveva perso Manfredini (al suo posto Peluso) per infortunio, è nervosa e si vede: 4 ammoniti nel primo tempo, Bianco e Padoin erano diffidati e salteranno la trasferta di Palermo.

STESSO COPIONE — Il Napoli controlla bene, anche se l’Atalanta – fischiata dal pubblico – sembra rientrare in campo nella ripresa con altro spirito. Però prima Coppola salva su Quagliarella (in sospetto fuorigioco), poi è Pazienza a firmare il raddoppio di testa (13’ s.t.) su corner battuto da Hamsik. Pazienza aveva firmato il 2-0 anche a Cagliari, prima che il Napoli andasse sotto per 3-2 e ottenesse il pareggio solo in pieno recupero con Bogliacino. Stavolta non tira aria di rimonte: Conte si gioca Doni e Valdes, il Napoli perde Rinaudo per infortunio (al suo posto Zuniga), però non succede più niente di particolare. E il finale è ancora più dolce per il Napoli, perché il pareggio del Cagliari (con la Roma) lancia Lavezzi e compagni al quarto posto in classifica.

Ciro Scognamiglio

Fonte: gazzetta
06/01/2010 18:25
 
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Viola cinici, 5 gol a Siena
Doppietta Gila, riecco Mutu

Grande generosità da parte della squadra di Malesani, che però mostra enormi lacune in difesa. Così la Fiorentina va in gol già al 5' con Kroldrup. Dubbi di fuorigioco sul raddoppio di Santana, ma poi i due centri di Gilardino chiudono la partita. Torna a segnare anche il romeno, mentre nel finale arriva la rete della bandiera col rigore di Maccarone

SIENA, 6 gennaio 2010 - Ai punti sarebbe quasi pari. Perché il volume di gioco, i tiri, i tentativi, perfino le occasioni si sono visti da parte del Siena in misura non così diversa da quelli della Fiorentina. La differenza è venuta da una parte dalla classe e anche dal cinismo degli uomini di Prandelli; dall'altra da svarioni difensivi su cui Alberto Malesani dovrà lavorare parecchio se vorrà mantenere la sua squadra nella categoria.


TRE BLITZ — Il Siena infatti parte, sì, "alla Malesani", cioè con voglia e grinta. L'idea è di imporre il proprio ritmo alla Fiorentina, e avrebbe anche senso se non accadesse che, alla prima vera loro azione d'attacco, i viola passano. C'è un corner dalla sinistra battuto da Vargas, una leggerissima sponda di Gilardino e un'irruzione di Kroldrup: il tocco ravvicinato è forte e preciso, e siamo già 0-1 al 5'. La reazione del Siena è immediata e grintosa, ma adesso è la Fiorentina a imporre il suo gioco. Vergassola spinge i suoi e conquista anche personalmente l'occasione più pericolosa (testa fuori di un soffio su cross di Maccarone); e Paolucci, preferito da Malesani a Calaiò, si dà un gran da fare e conclude di testa anche lui. Ma non appena vengono avanti i viola sono dolori, perché dietro i senesi fanno acqua da tutte le parti. Sul loro secondo gol ci sono grossi dubbi di fuorigioco dell'autore, Santana, ma è un fatto che Mutu può imbeccare tranquillamente il nuovo inserimento di Kroldrup, che di testa offre l'assist all'argentino libero a pochi metri dalla porta. E che dire del terzo gol, che arriva dopo che Gilardino si ritrova solo davanti al portiere due volte nel giro di una manciata di secondi? La sostanza è che la generosità non può nulla se non c'è solidità in difesa, e sarà la predica di Malesani che attenderà i bianconeri in spogliatoio.


LA RIPRESA — Si riparte col Siena ricaricato, in grado finalmente di costringere Frey a uno dei suoi proverbiali interventi miracolosi (su colpo di testa di Brandao e poi con un'incredibile sforbiciata su testa di Maccarone da due passi). Entra anche Calaiò, e si rende pericoloso anche lui nel gioco aerei. Però gli uomini di Malesani non possono mai sbilanciarsi, perché i viola sono micidiali in contropiede: come quando, dopo uno scambio con Mutu, Montolivo obbliga Curci a uscire sui suoi piedi; oppure quando lo stesso centrocampista costringe il portiere alla ribattuta di piede, o ancora quando il solito Mutu smarca Gilardino su cui deve affannarsi l'intera difesa. Le occasioni insomma fioccano da entrambe le parti, ma la differenza la fa la classe: così quando, a metà tempo, Comotto mette in mezzo un pallone bello ma difficile, Gilardino irrompe anticipando tutti e trovando un colpo di testa che menda la palla imparabile nell'angolino del secondo palo. A quel punto il Siena, che fin dall'inizio aveva dimostrato i suoi limiti difensivi, smonta definitivamente gli argini: Gila arriva per l'ennesima volta solo davanti a Curci che respinge bene il suo pallonetto ma non può nulla su Mutu, che comodamente mette in rete la respinta. Gli ultimi bianconeri ad arrendersi sono però gli attaccanti, e il gol della bandiera arriva, grazie a un rigore procurato da Calaiò e trasformato da Maccarone

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
06/01/2010 18:28
 
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Floccari, debutto col bis
Poker laziale al Livorno

L'attaccante realizza una doppietta (e colpisce una traversa) all'esordio con la maglia biancoceleste e ribalta il vantaggio di Bergvold. Di Rocchi e Kolarov il 4-1 finale

ROMA, 6 gennaio 2010 - Sergio Floccari, con una sola partita, può aver risolto i problemi della Lazio? Difficile da dirsi, ma per il momento il popolo biancoleste può godersi la doppietta del suo nuovo attaccante, che vale tre punti fondamentali (e il sorpasso sul Livorno). Il tutto condito da quattro gol in un colpo solo, quando sin qui la Lazio aveva segnato 10 gol in 17 partite. Un bel regalo, insomma, per i 110 anni della società e per i 46 compiuti da Ballardini.

NOVITA' FLOCCARI — Ballardini ha trovato Floccari sotto l'albero e gli dà subito spazio: non nel tridente annunciato, ma accanto a Zarate. Con Rocchi seduto e Matuzalem in appoggio. Dietro è tutto confermato. Cosmi risponde con una squadra abbottonata. Davanti c'è Danilevicius, supportato da Candreva. Nel riscaldamento c'è il forfait di Pieri, sostituito da Vitale. Lucarelli non va neanche in panchina.

PRONTI VIA — Si comincia col botto e un protagonista su tutti: Martin Bergvold. Il danese si scontra in avvio con Lichtsteiner e lascia il campo per qualche minuto. Appena rientrato si trova sulla linea verticale tracciata dall'assist di Marchini e batte Muslera con un destro preciso. Giusto il tempo per festeggiare il vantaggio zoppicando, e poi lasciare il posto a Pulzetti. La Lazio si trova così a partire con l'handicap ma reagisce bene

DOPPIO LEGNO — Al 14', su un'azione d'angolo, Floccari centra la traversa con un colpo di testa a porta sguarnita. L'incontro è spezzettato. Gli ospiti perdono anche Miglionico per infortunio (dentro Knezevic) e perderanno Marchini contro il Parma (ammonito, era in diffida). Ballardini corre ai ripari e torna all'idea della vigilia, con Rocchi che va a comporre il tridente (al posto di un Diakitè molto contrariato). Zarate è il più vivo e sfiora il pari in un paio di occasioni da fuori. Ma il più pericoloso è Siviglia, che colpisce un'altra traversa allo scadere del tempo, sempre di testa.

RIBALTONE — Nella ripresa, il ribaltone. La sfortuna abbandona la squadra di Ballardini e in neanche dieci minuti il risultato è capovolto. Merito di Sergio Floccari, che realizza due gol molto simili, anticipando i centrali livornesi sugli inviti di Zarate prima e Rocchi poi. L'ex attaccante del Genoa lascia il campo dopo una grande gara, sfinito e con i crampi. Cosmi perde anche Marchini e prova ad affidarsi a Tavano, ma i suoi hanno finito la benzina.

FINALE — E così la Lazio dilaga. Rocchi festeggia la sua buona prova con un gol su assist di Mauri e poi si procura un calcio di rigore (fallo da ultimo uomo di Perticone, espulso). Giusto il tempo per una scena evitabile: Zarate cerca di portar via il pallone a Kolarov per calciare dagli ultimi metri; il serbo non cede e firma il poker. Una sua eventuale mancata partenza sarebbe un altro bel regalo per Ballardini.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
06/01/2010 18:31
 
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Il Bari continua a correre
Udinese, non basta De Biasi

I pugliesi superano 2-0 i friulani dopo una gara ben giocata e vinta con merito. Reti di Meggiorini nel primo tempo e di Barreto nella ripresa. Ventura resta nelle zone alte della classifica, mentre il cambio di allenatore non risolleva i bianconeri

BARI, 6 gennaio 2009 - Anno nuovo, vita vecchia. Il 2010 non porta grandi novità per Bari e Udinese. I pugliesi, che superano con un meritato 2-0 i friulani, continuano il loro campionato sopra le righe. Sull'altro fronte l'esonero di Pasquale Marino a vantaggio di Gianni De Biasi non sembra aver portato grandi risultati. Squadra prevedibile in avanti e perforabile in difesa. L'ombra del bel collettivo ammirato nelle scorse stagioni.

AVANTI TUTTA — Il piano tattico di Ventura, che punta sul collaudatissimo 4-4-2 e sugli uomini di cui si fida di più (recuperano anche Barreto e Almiron) è aggredire subito su l'Udinese, che di questi tempi ha molte certezze in meno rispetto ai pugliesi. Inoltre le assenze di De Biasi, che ritrova comunque Sanchez e Pepe, sono ancora pesanti, perchè Di Natale e Asamoah non sono facilmente sostituibili. Al 2' Ranocchia sfiora subito il gol di testa, ma il Bari ci mette solo 6' a legittimare la sua superiorità. Almiron pressa Inler a centrocampo e gli porta via palla: assist in profondità per Barreto che parte in posizione regolare, serve con un assist perfetto Meggiorini che non ha difficoltà a segnare.


NESSUNA REAZIONE — Il gol non scuote l'Udinese, che sembra avere poche armi. Il Bari fa male quando riparte, soprattutto con gli spunti di Barreto e le idee di Almiron, rigenerato dopo la deprimente stagione con Ranieri alla Juve e l'opaca esperienza di Firenze. I pugliesi, come al solito, non sono molto cinici al momento di finalizzare. Ma la tenuta in fase difensiva è come sempre eccellente. L'unico pericolo per Gillet arriva al 42' con la punizione di Pepe che trova l'incrocio dei pali.

SOLITO COPIONE — La gara non cambia nella ripresa. L'Udinese sembra anche molto sfiduciata. De Biasi riporta Pepe a destra, poi inserisce Lodi e Corradi senza grandi risultati. Il Bari gestisce a suo piacimento e con Barreto, bravo e freddo davanti ad Handanovic dopo un errore di Coda, mette in ghiaccio il risultato e si concede un finale piuttosto tranquillo tra i canti del suo pubblico, mentre Handanovic risparmia ai suoi un passivo più pesante salvando i gol fatti di Alvarez e Barreto.

gasport

Fonte: gazzetta
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