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SUPERSAGGIO
Ranieri, buona la prima
Il Siena è battuto 2-1

Giallorossi poco convincenti nel debutto del nuovo tecnico, ma Mexes e Riise nel finale ribaltano il gol del vantaggio toscano di Maccarone. Entrambe le squadre sono a quota 3 in classifica

SIENA, 13 settembre 2009 - La fortuna sorride a Claudio Ranieri che debutta sulla panchina giallorossa e s'impone 2-1 sul campo del Siena: è stata comunque una prova sofferta per la Roma, che aggancia i toscani a quota 3 in undicesima posizione dopo avere a lungo subito la formazione di Giampaolo. Siena in vantaggio nel primo tempo con Maccarone, poi nella ripresa pareggio di Mexes e nel finale decide Riise, entrati a due terzi di gara, a coronare un'ultima tranche di partita dove, approfittando della superiorità numerica, i ragazzi di Ranieri sono riusciti a rendersi pericolosi con continuità. E' comunque l'undicesima partita ufficiale consecutiva in cui la Roma subisce gol per un totale di 22 marcature subite: l'ultima volta che la porta giallorossa rimase inviolata risale al 3 maggio in occasione dello 0-0 casalingo con il Chievo. Nel Siena da segnalare la 300ª presenza in A di Vergassola e la 100ª in bianconero di Maccarone.

PRIMO TEMPO — Ranieri mischia le carte e si presenta con un 4-4-1-1 che prevede Totti unica punta e Pizarro trequartista. L'obiettivo è quello di avere una squadra compatta, ma la corsia centrale del campo si intasa ben presto e l'unica azione utile è una punizione di Totti al 4' dai 20 metri che finisce di poco alta complice una deviazione sulla traversa. I giallorossi non usano mai le fasce laterali e faticano anche in difesa a contenere le scorribande senesi sulla corsia di sinistra. Brighi zoppica e deve uscire: l'inserimento di Baptista con Pizarro che arretra migliora qualcosa negli equilibri tattici, senza però sortire effetti sostanziali. Con il passare dei minuti è il Siena a prendere il mano le sorti del match: Al 26' Vergassola imbecca Maccarone che si disimpegna alla grande a sinistra: punta e salta Mexes di destro e da pochi metri supera Julio Sergio di sinistro. I bianconeri sono disposti bene in campo e beffano sistematicamente gli avversari con la tattica del fuorigioco. L'unico modo per la formazione di Ranieri di rendersi pericolosa è a palla ferma: al 39' punizione centrale da 23-25 metru, batte Julio Baptista e la barriera devia la palla in angolo con Curci spiazzato.

SECONDO TEMPO — Al rientro in campo bastano 40 secondi ai padroni di casa per sfiorare il raddoppio: cross di Del Grosso da sinistra, irrompe di testa Calaiò che da due passi manda alto. Al 10' Perrotta prova il destro da 8-9 metri, Ficagna si oppone col corpo e la Roma spreca la sua migliore chance. Al 26' fuori Baptista e dentro Vucinic: il montenegrino alla prima palla giocata cerca subito l'incrocio dei pali con un destro dal limite; Curci vola e smanaccia in angolo. Passa poco e al 28' Pizarro ribalta a destra per Totti che appoggia indietro a Mexes il cui destro di rimbalzo s'insacca nell'angolo alla destra di Curci. Codrea viene espulso per doppia ammozionione, a causa di un fallo tattico su Totti, e la Roma schiaccia sull'acceleratore per la prima volta: al 38' gran controllo di Vucinic in area senese, ma il suo tiro è contratto con un po' di fortuna dal tallone di Terzi. Al 44' la giocata che decide il match: punizione centrale di Riise da 20 metri che colpisce molto forte, la palla supera la barriera e Curci non può nulla. E' il colpo del k.o, il Siena incassa la beffa, Curci evita che Pizarro renda il risultato ingeneroso e Ranieri può tirare un bel sospiro di sollievo.

PROTAGONISTA — Philippe Mexes è stato protagonista nel bene e nel male, prima facendosi saltare platealmente da Maccarone e poi con la rete del pareggio che gli evitato di bissare la giornata no dello scorso anno al Franchi quando venne espulso e prese tre giornate di squalifica: "Abbiamo dimostrato grandi cose - dice il francese a fine gara -, anche se abbiamo sbagliato un po'. L'importante sono i tre punti, grazie anche ai tifosi che penso possano essere felici per il nostro impegno e la nostra grinta. Non è stato facile di testa reggere a questa situazione, specie per noi difensori che abbiamo preso tre gol a partita. Dobbiamo continuare a dare tutto perché non meritiamo questa classifica".

Guido Guida

Fonte: gazzetta
13/09/2009 19:37
 
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Soliti viola, solito Gila
Ma l'1-0 al Cagliari è pesante

Uno splendido cross di Vargas manda in gol il centravanti, nuovamente decisivo in una gara che ha visto gli uomini di Prandelli superare con fatica un avversario tosto e molto bene organizzato tatticamente ma spuntato davanti. Anche i padroni di casa, comunque, in difesa hanno rischiato pochissimo: la vetta della classifica è a due punti

FIRENZE, 13 settembre 2009 - Soliti viola, solito Gila, solito 1-0. Ma sarebbe sbagliato definire striminzita la vittoria della Fiorentina di oggi, perché gli uomini di Prandelli l'hanno conquistata e difesa contro un Cagliari tatticamente ben disposto, in grado nel primo tempo di fermare le belle iniziative dei vari Vargas, Jovetic e Gilardino con pressing e raddoppi puntuali.

CAGLIARI GUARDINGO — Che fosse la Fiorentina a dover fare la partita era scritto nel copione. Ed è quello che fanno, i viola, contando sulla "boa per eccellenza" Gilardino e sulle giocate di fino di uno Jovetic che spazia sulla trequarti senza dare punti di riferimento, ma sfornando spesso e volentieri idee buone. Dall'altra parte però c'è una disposizione tattica accorta, con Astori, Lopez e Marzoratti che fanno buona guardia, nonché un grande vigore atletico che consente un pressing molto alto ed efficace. La macchina da gioco di Prandelli, pur con tutti i suoi punti di forza (ci sono anche i vari Vargas, Marchionni e Montolivo a cercare costruzione e inserimenti) stenta a sfondare. Così il bilancio di fine primo tempo è sicuramente di un maggior numero di tiri verso la porta (non nello specchio, "verso") dei viola, ma parla anche di due portieri sostanzialmente poco più che disoccupati. Unica recriminazione per gli uomini di Prandelli, l'episodio nel recupero, quando su Jovetic lanciato in area Marzoratti sembra compiere un'ostruzione a braccio largo, ma l'arbitro Banti fischia un fallo in attacco al montenegrino.

RIPRESA COL TURBO — I viola si ripresentano ini campo senza cambi, ma è come se Prandelli avesse messo il turbo al suo motore. Bastano due sgommate sulla sinistra con Vargas che preme l'acceleratore, ed ecco il gol: il cileno va via da par suo, trova un cross in velocità tanto impossibile (all'apparenza) quanto preciso per il pronto colpo di testa di Gilardino, imparabile sul primo palo. Il Cagliari inizialmente sbanda, poi però Allegri inserisce Matri per Larrivey e i rossoblù riacquistano convinzione. Così Prandelli risponde coprendosi con Donadel per Montolivo e cercando nuove idee sulla destra con Santana per Marchionni. Ne deriva una ripresa più aperta e piacevole, con i sardi che cercano il pari (senza però mai impensierire Frey) ma anche i viola che provano a chiudere la gara. Alla fine il risultato non cambia, ma per i viola va bene così: in fondo Juve e Samp sono lì, a due punti.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
13/09/2009 19:42
 
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Di Natale, tripletta da sogno
Udinese in rimonta sul Catania

Il capocannoniere nella ripresa rilancia i bianconeri, che ottengono la prima vittoria stagionale imponendosi 4-2. Ospiti, ancora senza punti, sconfitti dopo un gran primo tempo

UDINE, 13 settembre 2009 - Serve il Totò Di Natale delle grandi occasioni per regalare all'Udinese la prima vittoria stagionale. Una tripletta nella ripresa del capocannoniere, arrivato a 6 gol in tre partite, regala ai bianconeri il 4-2 in rimonta sul Catania, che proiettano la squadra di Marino a quota 4 punti. Ma non sono tutte rose e fiori per l'Udinese, capace di raddrizzare con una ripresa da sogno un primo tempo che gli ospiti avevano meritatamente chiuso in vantaggio. Poi le scelte del tecnico Marino e il calo del Catania confezionano la rivoluzione.

LE SCELTE — Nella sfida contro il suo passato Pasquale Marino, che col Catania è diventato qualcuno, sceglie una difesa senza spinta, con Zapata sulla destra. In mezzo Isla e Sammarco fanno compagnia a D'Agostino, in avanti Sanchez è a destra nel tridente con Floro Flores e il capocannoniere Di Natale. Atzori rivoluziona i siciliani: difesa a 3 con Bellusci, Spolli e Silvestre, centrocampo di contenimento e la coppia Ricchiuti-Mascara a supportare Morimoto.

DEVIAZIONE — L'Udinese prova a prendere in mano il gioco, ma il Catania è abbotonatissimo e per i padroni di casa sfondare è difficile. All'11', poi, contro gli uomini di Marino ci si mette anche la sfortuna, quando Morimoto tira da fuori area trovando una deviazione di Domizzi che inganna Handanovic per l'1-0 ospite. I bianconeri accusano il colpo e vanno in difficoltà, complici le poche idee di D'Agostino e l'abulia di Di Natale, controllato alla grande da Bellusci. L'unico vero spunto di Sanchez, al 14', si traduce in un cross pennellato sulla testa di Floro Flores, capace di mangiarsi il pari da due passi.

REAZIONE — I bianconeri rivedono la luce attorno alla mezz'ora: Zapata crossa da destra, la palla arriva a Floro Flores che controlla e fa secco Andujar, firmando la sua prima rete stagionale. L'Udinese però non riesce a rialzarsi, con Sammarco spaesato e la difesa distratta. Al 33' Handanovic scambia Mascara per un compagno e lo serve appena fuori dall'area: il capitano siciliano entra nella zona proibita dove viene steso da Felipe, guadagnandosi una gita sul dischetto. Handanovic intuisce la traiettoria ma non impedisce a Mascara di festeggiare con la prima rete stagionale la centesima in A.

RIVOLUZIONE — Marino sceglie il 4-2-4 per tentare la rimonta: fuori Felipe e Sammarco, dentro Lukovic e Pepe, che va a fare l'esterno a destra con Sanchez a sinistra e la coppia Floro Flores-Di Natale in mezzo. L'Udinese ne esce più quadrata, rafforzata sugli esterni dove Zapata e Lukovic danno una mano in avanti. E poi c'è Pepe, che gioca motivato a far credere al suo allenatore di aver fatto un errore lasciandolo in panchina dall'inizio. L'esterno si presente prendendo una traversa al 4', ma Di Natale a togliere le castagne dal fuoco dei padroni di casa. Il capitano sceglie il 10' per il suo quarto sigillo stagionale, con un colpo di testa su corner di D'Agostino che lascia di sasso Andujar.

TORO SCATENATO — Il gol sveglia il capocannoniere della A e spegne il Catania, che non trova più la spinta sugli esterni con Potenza e Pesce costretti a difendere anziché offendere. L'Udinese mette il naso avanti al 24', quando Di Natale dal dischetto firma la sua quinta rete. Il penalty era stato concesso per un fallo di Potenza su Floro Flores. Ma la giornata di gloria del capitano bianconero non è ancora finita, visto che dieci minuti dopo il 3-2 firma la sua tripletta personale finalizzando un contropiede orchestrato da Lodi. Atzori prova a correre ai ripari, ma il suo Catania non c'è più e incassa la terza sconfitta di fila, con una difesa che ha già al passivo otto reti in 180'. Per togliere lo zero alla voce punti servirà correre ai ripari.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 13/09/2009 19:45]
13/09/2009 19:49
 
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Palermo, ci vuole Budan-gol
Ma con il Bari è solo 1-1

Al Barbera finisce in pareggio dopo il vantaggio lampo di Allegretti e la rete in extremis del croato, entrato nella ripresa. Rosanero molli e a tratti indolenti, ma il risultato alla fine è giusto. Partita iniziata con 20' di ritardo per permettere al campo di asciugarsi dopo un nubifragio mattutino

PALERMO, 13 settembre 2009 - Una rete subito e una nel recupero: in mezzo, molta confusione, palle-gol mancate e sostituzioni decisive. Palermo-Bari finisce 1-1: risultato che, viste le occasioni create dai padroni di casa, sta loro stretto. Ma visto anche l'atteggiamento a tratti svogliato degli uomini di Zenga, è giusto così. Il pari premia un buon Bari, che va in vantaggio subito e viene raggiunto a un pelo dal traguardo, dopo una ripresa passata sulle barricate. I pugliesi, comunque, restano imbattuti in campionato.

LAMPO ALVAREZ (E ALLEGRETTI) — Un gol dopo cento secondi non può che condizionare una partita. A questo fattore, già determinante di suo, si aggiunge un terreno ridotto a un pantano causa acquazzone (il match per questo inizia con 20' di ritardo per permettere al prato di asciugarsi). Andare in svantaggio così, insomma, diventa una discreta mazzata. Il Palermo forse entra un po' addormentato in campo, e viene punito subito dall'uomo più veloce del campionato, l'honduregno Alvarez: sinistro secco che Rubinho devia sul palo, e sulla ribattuta è lesto Allegretti ad appoggiare nella porta vuota. Temporale vero e doccia gelata sui rosanero.

DONATI SPEGNE PASTORE — Il Bari quasi non ci crede. Il 4-4-2 di Ventura, tonificato dall'esperienza di Donati in mezzo, condiziona Zenga non poco. L'ex del Celtic ronza intorno a Pastore, il fantasista rosanero, spegnendo un po' la luce tra i padroni di casa. L'unica volta che se lo perde il giovanotto argentino si divora un gol di testa da pochi passi. I mastini rosanero, Blasi e Nocerino, non hanno la stessa qualità del numero 6: e Bresciano è in giornata-no. I difensori del Bari, di contro, fanno un figurone quelle poche volte che vengono impegnati: Bonucci e Ranocchia su tutti.

MOLLI — Con gli ospiti che non attaccano più, è il Palermo, ovviamente, a spingere. Senza, però, troppa convinzione. Almeno all'inizio, giocano quasi sottoritmo, Miccoli e compagni, affidandosi a tiri dalla distanza e azioni da calcio piazzato. Poca roba per arrivare al pareggio. La spinta dei padroni di casa è molle, e per buona parte della ripresa non si vede come il Bari possa capitolare. L'unica parata degna di nota Gillet la fa su sassata di Pastore da fuori area.

ARRIVA BUDAN — Zenga reclama un rigore (probabile) per mani di De Vezze in area, e ci prova con Simplicio e Succi, irrobustendo il reparto avanzato. Pur nella confusione, va meglio. Il brasiliano riporta una certa linearità tra i rosanero (forse due mediani di rottura sono troppi, eh, mister?) che partono all'assalto finale. Fioccano cross e tiri verso Gillet, che vede alzarsi le barricate davanti. Il pari è quasi inevitabile, con la zampata di Budan, entrato a inizio ripresa al posto di Bresciano: il croato vince un contrasto con S.Masiello e batte il portiere barese, che gli era uscito addosso. Esplode il Barbera, e tira un gran respiro di sollievo per il mancato pericolo.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
13/09/2009 19:52
 
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Per il Bologna è notte fonda

Il Chievo domina al Dall'Ara e batte i rossoblu con i guizzi dell'ex Udinese e dell'attaccante. Agli emiliani non basta il rientro Di Vaio, una difesa lenta e distrazioni sulle fasce condannano la squadra di Papadopulo. Nel Chievo ottimi anche Rigoni, Morero e Yepes

BOLOGNA, 13 settembre 2009 - Non basta il rientro di Marco Di Vaio, che l'anno scorso con i suoi gol a tenuto a galla il Bologna. I rossoblu sono in netta difficoltà: quasi mai pericolosi, incapaci di reagire all'uno-due del Chievo, deludenti in attacco, distratti sulle fasce con Zenoni e Bombardini esterni del 3-5-2. Lontano dal clima da baci e abbracci dell'ultima giornata dello scorso campionato (con il presidente del Torino, Cairo, infuriato), il Chievo di Di Carlo centra subito i tre punti contro la prima avversaria del suo livello. Sono già dimenticate le sconfitte di misura contro Lazio e Juve.

RAGGI KO — Papadopulo conferma il 3-5-2, dopo i dubbi della settimana sulla posizione di Bombardini: giocherà largo a sinistra. Di Vaio in coppia con Osvaldo e Zenoni al posto di Raggi, ricoverato in ospedale nella notte per una colica addominale. Nel Chievo Di Carlo insiste su Bogdani con Granoche ancora in panchina, così come Pinzi continua a essere preferito a Bentivoglio. La partita si decide a centrocampo, dove Rigoni e Marcolini giostrano e si preparano a innescare le percussioni sulle fasce di Luciano e Mantovani e la velocità in profondità di Pellissier.

SOLO CHIEVO — Dopo i primi 15 minuti giocati a centrocampo tra pressing, batti e ribatti e imprecisioni, l'acuto di Pinzi mette in evidenza tutti i limiti dei padroni di casa, praticamente inesistenti in avanti. Britos e Portanova soffrono la velocità di Pellissier, mentre Luciano e Mantovani approfittano dell'assenza di Bombardini e Zenoni sulle fasce. Al 18' Luciano si invola sulla destra e mette al centro: Viviano respinge il primo tap-in di Pellissier e anche il secondo di Pinzi. Ma con la difesa rossoblu in vacanza, il portierino bolognese non può nulla sul secondo tentativo di Pinzi. I padroni di casa non reagiscono e non serve nemmeno il cambio di fascia tra Bombardini e Valiani. Al 30' bello scambio tra Bogdani e Mantovani sulla sinistra, Zenoni tagliato fuori e sul cross Pellissier anticipa Britos. 2-0 e primo tempo che finisce tra i fischi del Dall'Ara.

TIMIDA REAZIONE ROSSOBLU — Dopo un tempo a guardare gli avversari e dopo un altro pericolo creato a 40 secondi dall'inizio (girata di Granoche da pochi passi di poco a lato), i rossoblu sembrano svegliarsi e si rendono pericolosi due volte con Osvaldo. Papadopulo abbandona ogni prudenza e mette in campo Zalayeta, punta centrale del tridente con Di Vaio a sinistra e l'ex fiorentino a destra. Ma è un fuoco di paglia: il Chievo torna a gestire la partita e sfiora il gol di testa con Bogdani. I rossoblu si rendono pericolosi ancora un paio di volte con Osvaldo e Di Vaio, ma è poca roba. Il Bologna incassa la prima sconfitta stagionale e la prima in assoluto al Dall'Ara dal Chievo e deve necessariamente ritrovare il miglior Di Vaio per sperare di raggiungere la salvezza. Di Carlo si gode la sua spina dorsale: Morero e Yepes in difesa, Rigoni a centrocampo, Pinzi dietro le punte.

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
13/09/2009 19:59
 
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Che magia di Eto'o!
Scardinato il fortino Parma

L'Inter soffre per un'ora, poi piega la resistenza degli uomini di Guidolin grazie al suo centravanti. Balotelli entra e cambia la gara, Milito la chiude: 2-0 per i nerazzurri. Tanto nervosismo per Mourinho e Maicon, che litiga coi tifosi

MILANO, 13 settembre 2009 - Ieri Ibrahimovic aveva lanciato il Barcellona, oggi Samuel Eto'o fa lo stesso per l'Inter. Ci aggiunge un elemento estetico: il suo gol è un capolavoro, un tiro a girare di destro che finisce nel sette. Le similitudini non finiscono qui, perché i compagni d'attacco, da una parte Messi, dall'altra Milito, chiudono la gara. E soprattutto perché le prodezze delle punte risolvono una situazione difficile: il Barça era irriconoscibile col Getafe, l'Inter per un'ora si scontra col muro del Parma, facendo raramente vedere le triangolazioni e il gioco del derby. Servono la prodezza di Eto'o, ma anche l'ingresso di Balotelli, per infilare la seconda vittoria consecutiva, per restare a due punti dalla Juve (e dalla Samp) capolista)e per calmare Mourinho e Maicon, animi surriscaldati nel primo tempo.


NERVOSISMO — L'euforia del derby finisce presto in soffitta, la tensione per la sfida ai campioni d'Europa del Barça contribuisce: fatto sta che all'Inter sembrano tutti più tesi del dovuto. Mourinho abbandona il campo e se ne va negli spogliatoi senza aspettare il recupero, con i suoi che ancora giocano. nella ripresa, poi, si scaglia contro Silvino, preparatore dei portieri, per un rinvio fuori tempo di Julio Cesar. Maicon nel finale di primo tempo manda platealmente a quel paese i tifosi del primo anello, che avevano fischiato Milito per un'apertura sbagliata. Il mix di lingue non permette di interpretare il labiale, ma il senso del messaggio è chiaro e per nulla conciliante.

INTER DA SBLOCCARE — José Mourinho schiera un'Inter formato Champions, con tutti i titolari tranne i febbricitanti Stankovic (non convocato) e Chivu. Davanti ci sono Eto'o e Milito, ma il "miglior centravanti al mondo" (Mourinho dixit) e l'ex genoano non si trovano. Soprattutto, non riescono a allargarsi o ritornare verso centrocampo per cercare palloni: così ne vedono pochi, e raramente inpegnano Mirante. Per tutto il primo tempo l'Inter si scontra col muro centrale di Guidolin: Thiago Motta si inserisce poco (tanto da meritarsi la sostituzione), Zanetti lo fa con le solite discese palla al piede, il più pericoloso risulta essere Sneijder, che in mancanza di altre soluzioni ci prova da fuori: il suo esterno all'11', ben respinto da Mirante, resterà l'occasione più chiara dei primi 45'. Le cose cambieranno un po' nella ripresa quando Balotelli si aggiunge ai due davanti, offrendo un numero maggiore di soluzioni. Eto'o si allarga a cercare più spazi e al 26' si inventa la magia che sblocca la gara: un tiro a giro che finisce nel sette e che risolve i problemi offensivi dei nerazzurri. Milito poi mette il sigillo, con un esterno in anticipo da centravanti vero. Adesso la sfida a distanza Eto'o-Ibra va in archivio: ci si vede sul campo, mercoledì a San Siro.

PARMA DA SCARDINARE — Francesco Guidolin schiera un Parma in formato provinciale, con tutti a difesa della porta di Mirante e Paloschi abbandonato al suo destino. Aggiunge Zaccardo davanti alla difesa, rinuncia a lungo a Lanzafame, dimostra di voler portare a casa un punto, "costi quel che costi". La sua squadra si piazza con tre linee difensive, coi soli Mariga e Biabiany liberi di ripartire, ma senza dimenticare di coprire sulle fasce. Il fortino regge per un tempo, fin quando non si aggiunge Balotelli agli assedianti. Arriva la prima sconfitta, che ci poteva stare: non si tira mai in porta (salvo una azione solitaria di Biabiany, ma segnali positivi dalla difesa centrale, dove Panucci e Paci, supportati da Morrone, a lungo tagliano i rifornimenti a Eto'o e Milito.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
13/09/2009 23:11
 
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Genoa travolgente
Napoli battuto 4-1

I rossoblù perdono Criscito per un rosso diretto e subiscono il gol di Hamisk. Ma negli spogliatoi ci finisce anche Campagnaro che causa il rigore trasformato da Floccari. Nella ripresa arrivano le reti di Mesto, Crespo e Khraja. Liguri in testa al campionato

GENOVA, 13 settembre 2009 - Il Genoa con una prestazione travolgente annichilisce il Napoli a Marassi. Finisce 4-1 per i rossoblù al termine di una partita che sembrava compromessa dopo il gol iniziale di Hamsik, per di più in dieci per il rosso diretto a Criscito. Ma alla fine del primo tempo l'espulsione di Campagnaro riporta la parità numerica e fa volare i padroni di casa, in gol su rigore con Floccari, poi con Mesto, Crespo e Kharja. Tre punti che mantengono i rossoblù in testa al campionato in dolce compagnia dei cugini sampdoriani e della Juventus.

SCUOLE A CONFRONTO — Ritmi intensi a Marassi. Il Napoli parte forte. Segnali adatti a far spaventare il Genoa che non è certo squadra che si rintana intimorita. Con le novità Milanetto e Marco Rossi a centrocampo e Mesto nel tridente con Floccari e Sculli, Gasperini lancia la sfida a Donadoni. Anche l'ex c.t. ha carte da giocare. Fa rifiatare innanzitutto Lavezzi e schiera in attacco Pià con Quagliarella, mentre in mezzo si affida a Pazienza che sostituisce Gargano. Si gioca con furore e qualità. Gli azzurri si distinguono per organizzazione. Abili a chiudere tutti gli spazi ai rossoblù, gestiscono con intelligenza il contropiede, innescato con classe e competenza da Quagliarella e Hamsik. Il Genoa risponde sulle fasce, ma si perde negli ultimi venti metri. Floccari apre spazi e si sacrifica, ma su Sculli Cannavaro non perde un colpo.

TAGLIAVENTO — Amelia e De Sanctis ci mettono un a pezza sulle conclusioni di Mesto e Pià, ma per il resto le squadre si annullano. Al 28' ci pensa l'arbitro Tagliavento, in serata da dimenticare in fretta, a cambiare il volto alla sfida. Criscito commette un fallo tutto sommato normale su Maggio; l'arbitro di Terni assegna la punizione agli azzurri. Il rossoblù non ci sta e lo manda a quel paese: cartellino rosso. Il Genoa subisce il colpo e anche il gol che arriva al 42'. Un capolavoro, in realtà. Grande l'assist di Quagliarella nello spazio stretto per Hamsik che irrompe in area leggero, evita Amelia e infila da posizione defilata. Il Genoa va in bambola, ma ci pensa Campagnaro a dargli una mano. Prima facendosi ammonire per un duro intervento su Amelia in uscita, poi contrastando in pieno recupero Sculli davanti a De Sanctis: l'ex doriano viene espulso per doppia ammonizione e al Genoa viene assegnato un rigore. Lo batte e lo trasforma Floccari: 1-1.

UNO, DUEE TRE — C'è da riorganizzarsi. All'inizio della ripresa Gasperini schiera Palacio al posto di Sculli. Ci guadagna di più il Genoa che fa del pressing la sua arma migliore, ma come nel primo tempo, il Napoli ribatte colpo su colpo. Ma non può nulla al 10' quando Mesto si inventa un gol alla Eto'o. Bravo a stoppare nella trequarti sinistra e accentrarsi al limite da cui fa partire un bolide che si insacca alla sinistra di De Sanctis. La rete precede l'ingresso in campo di Crespo per Floccari da una parte e di Lavezzi e Gargano per Pià e Cigarini dall'altra. Si combatte a tutto campo. Il Napoli, a caccia del pari, mette in mostra le giocate di Quagliarella rischiando però sul contropiede dei liguri. Il Genoa attende al varco e scatena con verticalizzazioni brucianti. L'esempio del 30', quando Palacio sfugge come un'anguilla, è lampante. Crespo segue l'azione, riceve in area e infila nell'angolino. E' il 3-1; conseguenza di una gara gestita con grande convinzione, a tratti con giocate entusiasmanti. A cui si aggiunge la ciliegina di Kharja; ancora su rigore, assegnato per un netto fallo su Palacio di Aronica che viene espulso. Genoa in paradiso.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
15/09/2009 23:48
 
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SERIE A 2009/2010 3ª Giornata (Andata)

Anticipi del 12/09/2009
Livorno - Milan 0-0
Lazio - Juventus 0-2
Restanti del 13/09/2009
Atalanta - Sampdoria 0-1
Bologna - Chievo 0-2
Fiorentina - Cagliari 1-0
Inter - Parma 2-0
Palermo - Bari 1-1
Siena - Roma 1-2
Udinese - Catania 4-2
Genoa - Napoli 4-1 (posticipo serale)

Classifica
1) Genoa, Juventus, e Sampdoria punti 9;
4) Fiorentina e Inter punti 7;
6) Lazio punti 6;
7) Milan, Palermo, Parma e Udinese punti 4;
11) Bari, Chievo, Napoli, Roma e Siena punti 3;
16) Bologna e Livorno punti 2;
18) Cagliari punti 1;
19) Atalanta e Catania punti 0.
19/09/2009 21:37
 
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Tante occasioni, zero reti
Gol annullato di Di Natale

Finisce 0-0 l'anticipo fra Napoli e Udinese: la squadra di Donadoni è più aggressiva e pericolosa, ma l'Udinese recrimina per una rete non concessa per fuorigioco

NAPOLI, 19 settembre 2009 - Gran ritmo, tante occasioni, ma anche molta confusione. Finisce 0-0 fra Napoli e Udinese il primo anticipo della quarta giornata di campionato, con la squadra di Donadoni più pericolosa, soprattutto nella prima parte del match, ma quella di Marino che può recriminare per un gol di Di Natale, apparso regolare ma annullato per fuorigioco.


IN CAMPO — Rispetto alle formazioni annunciate, Donadoni schiera Rinaudo al centro della difesa al posto di Fabio Cannavaro, mentre sulla fascia destra c'è Zuniga per Maggio. Marino conferma l'undici annunciato: in difesa Zapata a destra, con Domizzi centrale al posto di Felipe; a centrocampo confermato Isla sulla destra, con Inler dalla parte opposta e D'Agostino in regia.

NAPOLI AGGRESSIVO — Se il calcio fosse il pugilato, nel primo tempo il Napoli meriterebbe la vittoria ai punti: più aggressivo, veloce e pericoloso, anche se poco preciso in fase conclusiva. La squadra di Donadoni va vicina al gol già all'8': Zuniga di tacco smarca Lavezzi sulla destra, l'argentino scappa via a Lukovic, va sul fondo e mette al centro, Hamsik è ben piazzato per la deviazione vincente sottoporta ma con una zampata Coda devia la palla in calcio d'angolo. Il Napoli ha un piglio diverso, Lavezzi svaria su tutto il fronte offensivo diventando imprendibile per la difesa friulana, anche se Donadoni lo vorrebbe più vicino alla porta. In mezzo Isla, D'Agostino e Inler faticano a frenare le iniziative del centrocampo napoletano, mentre il tridente bianconero è completamente isolato. Ottima fino alla tre quarti, la squadra di Donadoni però cerca poco gli inserimenti in profondità degli attaccanti, insistendo nella soluzione dalla lunga distanza, quasi mai precisa. Al 23' calcio d'angolo corto, palla a Cigarini che mette al centro, Rinaudo si inserisce bene e, lasciato solo, colpisce di testa, mandando però fuori sulla destra di Handanovic. Un minuto dopo l'Udinese si affaccia per la prima volta dalle parti di De Sanctis: Di Natale pesca in profondità Pepe, gran destro dal limite a incrociare dell'attaccante esterno, con il portiere bravo a deviare in calcio d'angolo. Al 28' grande occasione per il Napoli: Zapata cerca l'anticipo su Lavezzi ma sbaglia i tempi e l'argentino se ne va sulla sinistra, arrivato sul fondo mette al centro per un solissimo Zuniga che calcia di destro a botta sicura, Lukovic salva la porta dell'Udinese deviando con il corpo in angolo. E' sempre Napoli: al 29' calcio di punizione da posizione centrale, pochi metri fuori dall'area, Datolo con il suo sinistro aggira bene la barriera ma la traiettoria è troppo centrale e Handanovic blocca in due tempi. Gli attaccanti dell'Udinese ricevono poca assistenza e allora cercano di fare tutto da soli: al 35' Floro Flores riceve palla sulla tra quarti, si gira velocemente e ci prova di prima intenzione, ma De Sanctis non si fa sorprendere. L'Udinese fatica e allora solo i calci piazzati creano i brividi alla difesa napoletana. Su uno di questi, al 39', i friulani si porterebbero anche in vantaggio, se l'arbitro non annullasse per un dubbio fuorigioco: calcio d'angolo, Floro Flores spizza di testa verso il centro dell'area, Santacroce nel tentativo di spazzare svirgola verso Di Natale, che da due passi mette dentro. Saccani annulla su una segnalazione di fuorigioco del guardalinee che, probabilmente coperto, non ha visto che l'attaccante dell'Udinese è stato "servito" da Santacroce e non da un giocatore della squadra friulana.

CONCITATO FINALE — In avvio di ripresa sembra un'altra Udinese: dopo pochi secondi D'Agostino su calcio di punizione da sinistra pesca Floro Flores nel lato opposto dell'area, l'attaccante si allunga e tocca di destro, ma il pallone è alto. Ma la confusione si impossessa presto delle due squadre, che si allungano troppo, complice anche il caldo, diventano imprecise in fase di impostazione e al momento dell'ultimo passaggio. Imprecise anche nel liberare in fase difensiva: come al 18', quando Lukovic sbaglia un facile rinvio, la palla finisce a Zuniga che tocca a centro area per Quagliarella, bravo ad evitare Handanovic ma pessimo al tiro, altissimo, da posizione invitante. Al 20' Marino è costretto a mischiare le carte: Zapata si fa male (contrattura), al suo posto entra Lodi, che si piazza a centrocampo, con Isla che retrocede sulla destra della difesa. Fra il 23' e il 24' il Napoli ci prova due volte: prima con una punizione di Cigarini, che scalda le mani ad Handanovic, poi con una palla in profondità di Datolo per Lavezzi, che si ferma pensando di essere in fuorigioco, con il portiere che gli piomba addosso strappandogli la palla dai piedi. Donadoni le prova tutte: fuori un difensore, Santacroce, e dentro la terza punta, Hoffer. Al 33' un altro erroraccio difensivo per poco non manda in gol l'Udinese: Datolo sbaglia un disimpegno nella propria area e si fa rubare la palla da Sanchez, che tocca al centro per Di Natale, ma la conclusione di quest'ultimo è deviata da De Sanctis. Salta tutto: schemi e marcature non contano più nel concitato finale. Al 38' Lavezzi fugge velocissimo sulla sinistra, entra in area e calcia addosso ad Handanovic, sulla ribattuta Hamsik è solo ma da buona posizione calcia altissimo. Nel finale tanta confusione e rapidi cambi di fronte, ma anche pochissima lucidità sotto porta per sbloccare il risultato.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
19/09/2009 23:04
 
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La Juve cala il poker
Livorno battuto 2-0

I bianconeri si impongono nell'anticipo serale della 4ª giornata di serie A e restano a punteggio pieno grazie alle reti di Iaquinta e Marchisio ed alle parate di un Buffon favoloso. Ospiti vivaci, ma spreconi

TORINO, 19 settembre 2009 - Quattro su quattro. La Juventus vince ancora in campionato, calando il poker. Il Livorno si arrende 2-0, ai gol di Iaquinta e di un Marchisio uomo ovunque. Ma il personaggio della serata, il valore aggiunto di una Juve che sotto la pioggia accusa qualche malessere di stagione - già denotato con il Bordeaux e coperto dal record immacolato in serie A - è ancora Gigi Buffon. Un muro. Insormontabile da inizio stagione. Stasera alto come l'Everest. E così Ferrara si gode il sesto successo personale in altrettante uscite di campionato, comprese le due della scorsa stagione. La continuità di risultati è prerogativa fondamentale di chi vuole puntare a vincere, e questa Juve ne ha tutta l'intenzione. Incurante della lista infortunati, lunga quanto quella della spesa di una casalinga con più figli.


PING PONG — Il primo tempo è divertente. Merito degli attacchi, e un po' colpa delle difese, così allegre che nemmeno a Carnevale....Nel primo quarto d'ora il ritmo è alto, e i rovesciamenti di fronte continui. Sembra una sfida di ping pong. La Juve al 45' si troverà però sopra di due reti. Per due motivi: perchè davanti è più cinica, e Iaquinta fisicamente è straripante, soprattutto nel gioco aereo, e perchè in porta ha Buffon. Autore di tre parate favolose, soprattutte quelle su entrambi gli avanti del Livorno, Tavano e Lucarelli, per la par condicio. La Juve accusa un po' il peso delle assenze - mancano in sette, compresi i signori Diego e Del Piero -, e qualche eccesso di fiducia di una difesa tavolta troppo "alta", ma capitalizza la qualità di Camoranesi - che in Champions, entrato solo nel finale, era mancato, eccome -: l'italo argentino non ha la quantità dei tempi migliori, ma confeziona due assist al bacio per i gol di Iaquinta (di testa) e Marchisio (con un sinistro morbido, dopo un inserimento imperioso). Il centrocampista di Torino, ancora una volta eccellente, riscatta così l'errore nel finale contro il Bordeaux, quando aveva mancano un gol ben più facile.

GESTIONE JUVE — La ripresa riparte a ritmi più bassi. Il Livorno ci prova, tentando di sfruttare le idee di Candreva, ma Buffon c'è sempre. Al 15' finisce la partita di Giovinco, poco brillante: il campo reso pesante dalla pioggia non l'ha aiutato. Al suo posto un altro giovane interessante: De Ceglie, che gioca davanti a Grosso. I toscani sostituiscono Lucarelli con Danilevicius, che viene subito ipnotizzato, di testa, dal solito indescrivibile Buffon. Trezeguet sonnecchia, ma la porta la vede anche nel dormiveglia: un suo destro acrobatico di prima intenzione colpisce il palo esterno. La Juve gestisce il doppio vantaggio e porta a casa tre punti pesanti. Domani farà da spettatrice e saprà se rimarrà sola o in buona compagnia in testa alla classifica. Pensieri con cui si può andare a dormire sereni.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
20/09/2009 19:11
 
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A Cagliari fa tutto Milito
E Mourinho viene cacciato

Brutto primo tempo dell'Inter, che va sotto col rigore di Jeda, ma in 4 minuti l'ex genoano trasforma in gol i primi due palloni giocabili che riceve: finisce 2-1 per i nerazzurri. Buona gara dei sardi, che restano però senza punti. Il tecnico portoghese espulso per proteste, Thiago Motta si infortuna

MILANO, 20 settembre 2009 - L'Inter di campionato ha sempre due facce, una spenta nei primi 45', una da riscossa nel secondo, complice qualche cambio. L'Inter vincente ha sempre la faccia di Diego Milito e Samuel Eto'o. Stavolta la copertina è per l'argentino, autore di una doppietta nel momento più difficile, ma Samu continua a fare quello che piace a Mourinho: lavorare per la squadra. Con quei due, e soprattutto coi colpi letali del Principe, in 4' l'Inter ribalta una gara che si era messa male e che aveva giocato peggio. Tre punti non splendenti, ma di quelli decisivi per vincere i campionati. Per ora, comunque, la squadra di Mourinho (espulso a inizio ripresa per proteste, in una giornata in cui fino a quel momento sembrava particolarmente tranquillo) insegue Juve e Samp, ma senza affanni.

INTER SOTTO — Lo 0-0 col Barcellona ha lasciato scorie, non tanto per Julio Cesar, come ha detto polemicamente in conferenza stampa Mourinho, ma negli altri. La squadra nerazzurra sembra stanca nonostante i tre cambi in formazione, con Santon che fa rifiatare Chivu, Cordoba che rivela Samuel e Cambiasso che torna titolare dal primo minuto, a poco più di un mese dall'operazione al menisco. Lucio è iperattivo come sempre, provando anche le solite sortite sull'altro fronte, Maicon invece spinge poco, restando sulle sue. Piuttosto timido anche Santon, mentre Sneijder deve arretrare molto per trovare palloni giocabili. nel complesso nel primo tempo costruisce pochissimo, e passa meritatamente in svantaggio. Il rigore che manda sotto l'Inter interrompe una serie positiva di 53 giornate senza tiri dal dischetto contro. L'ultimo era stato fischiato il 2 marzo 2008 a favore del Napoli, ma Julio Cesar lo parò. Stavolta il portiere è spiazzato sul tiro di Jeda: rigore fischiato per spinta di Maicon su Matri: ci stava.

INTER RIEMERGE — Ma anche in giornata di scarsa ispirazione, all'Inter basta poco per riemergere: entra Balotelli, come succede spesso al 1' s.t., entra Thiago Motta per Cambiasso (ma l'italo-brasiliano si infortunerà dopo 19', problema alla coscia destra), arrivano due palloni giocabili per Milito. Il Principe riporta in parità la partita un minuto dopo aver rischiato di finire sotto 2-0. Contini non trova il colpo di testa in contropiede, si infortuna e resta fuori. Sull'altro fronte Conti fa l'ultimo uomo, perde palla sul pressing da dietro di Eto'o e dà via libera al Principe, che punisce. E' il 6', al 10' la gara è già ribaltata: lancio di Motta per Milito, controllo dell'argentino, esterno sul portiere in uscita. Applausi, mano di bianco sui problemi dei nerazzurri e saluti al Cagliari.

CAGLIARI, NONOSTANTE TUTTO — Allegri voleva puntare sulla fisicità di Matri, e la scelta inizialmente paga: il centravanti fa pressing, ma tiene anche impegnata la difesa. Lui rimedia il rigore, spinto a centro area da Maicon, lui detta i passaggi a Marchetti (il suo rilancio immediato con le mani è quasi uno schema) e alla coppia Cossu-Jeda, abili a svariare, a dare pochi punti di riferimento, a scaricare dietro per gli inserimenti dei centrocampisti. C'è infatti una cintura di tre uomini di quantità come Biondini, Dessena e Conti (che si becca la sua ammonizione giornaliera), che però provano spesso il tiro da fuori. Tante occasioni create nel secondo tempo, dopo 10' di frastornamento per i due gol subiti: sale Cossu, entra subito nel vivo Nené, si ricompatta la coppia Canini-Astori. Buon gioco, applausi, ma niente punti. Il Principe è passato e ha colpito.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
20/09/2009 19:46
 
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Seedorf trascina il Milan
Tre punti d'oro col Bologna

Con un gol dell'olandese alla mezzora della ripresa i rossoneri conquistano i primi tre punti a San Siro dopo il flop nel derby. Partita difficile ben giocata in difesa dal Bologna. Nel secondo tempo un palo a testa per Pato e Inzaghi, ma Storari nel finale salva la vittoria

MILANO, 20 settembre 2009 - Il Milan dopo il crac nel derby torna a San Siro e batte con un po' di fatica il Bologna. Decide Clarence Seedorf con un gol che mescola classe e potenza atletica alla mezzora del secondo tempo. Match prevedibile con i rossoneri costantemente in attacco e i rossoblù rintanati in difesa, ma pronti a scatenare il contropiede, come all'87' quando Storari con un volo salva la vittoria.

IL FARO E' SEEDORF — Ronaldinho in tribuna. Con la febbre (poi smentita da Leonardo). Non l'avesse avuta ci sarebbe finito lo stesso. E' tempo di Clarence Seedorf che il tecnico conferma dietro le punte. Ma a incuriosire di più è l'esperimento di Abate titiolare alla destra della difesa, al fianco del monumento Nesta, unico superstite di Marsiglia. Con lui - Thiago Silva e Zambrotta rifiatano - giocano infatti Kaladze e Favalli. In attacco tocca a Pato e Huntelaar. Papadopulo si affida al 4-4-2, modulo affidabile quando c'è da fare resistenza: due cerniere davanti a Viviano e poi la coppia Di Vaio-Zalayeta.

MURAGLIA ROSSOBLU' — Trovare la chiave giusta per aprire la porta non è semplice. Il Milan gioca molto alto secondo i dettami di Leonardo, ma deve fare i conti con i diligenti rossoblù. Quando i rossoneri recuperano palla e verticalizzano il Bologna soffre, molto di meno sulle fasce dove trovano spesso la strada sbarrata. E quando i cross arrivano, Pato e Huntelaar si fanno trovare troppo impreparati. Il Bologna dal canto suo rischia poco, pur giocando troppo arretrato. L'assedio è costante, ma il Milan non riesce a metterla dentro. Questione di sacrificio. Papadopulo ha la fortuna di avere là dietro elementi come Britos, Mingazzini e Portanova. Ma anche lo straordinario Zalayeta, uomo di sacrificio che fa il pendolare fra attacco e difesa.

DUE OCCASIONI — A conti fatti, pur con le illuminazioni di Pirlo, la conferma di Seedorf e il micidiale il pressing di Gattuso che sbaglia i gol, ma garantisce tenuta e copertura, il Milan si ritrova dopo i primi 45 minuti a bocca asciutta, con due occasioni da ricordare: quella di Huntelaar il cui sinistro al volo sfiora la traversa e l'incredibie gol mancato da Gattuso che solo davanti a Viviano scarica impacciato sul primo anello.

CONCENTRAZIONE — Il Bologna chiuso in difesa è la costante della ripresa, ma i rossoblù tatticamente sono ineccepibili e concentrati. E' semmai il Milan a non trovare gli spazi giusti nonostante i guizzi di Seedorf. I rossoneri accorciano poco e rispetto al primo tempo salgono di meno. La squadra di Papadopulo gioca di anticipo e pur perdendo l'ottimo Guana per infortunio (dentro Mutarelli) mantiene le giuste distanze dal Milan. Ecco quindi l'idea di Leonardo: vecchia come il mondo. Dentro Pippo Inzaghi per Huntelaar, ma anche Oddo per Gattuso. Il difensore va a fare l'esterno di centrocampo, sulla fascia dove Abate, che cresce bene, necessita di un buon raddoppiatore. Spazio anche a Osvaldo che rileva Di Vaio, ancora a corto di preparazione.

MAGIA SEEDORF — Pato colpisce il palo con un tiro dal limite; ennesima prova di quanto sia difficile penetrare in area. Il Milan infatti continua a spingere, ma spezzato nel ritmo. Papadopulo mette dentro anche Bombardini (out Zalayeta); Leonardo Jankulovski per Favalli. I rossoneri guadagnano punti sulla spinta e passano. Al 30' Seedorf ruba energicamente palla a Mingazzini (rabbia Papadopulo) e si invola verso l'area; immarcabile si presenta sulla linea di fondo e con un tocco morbido batte Viviano. Inzaghi il gol se lo mangia tre volte, una per colpa del palo. Il Bologna, che non ha nulla da perdere, attacca e sfiora due volte il pareggio: prima con un bolide di Mingazzini dal limite su cui si esalta Storari, poi con un colpo di testa di Portanova che sfiora il palo. Ma la stanchezza disintegra la lucidità: il Milan porta a casa tre punti fondamentali per il futuro.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
20/09/2009 19:54
 
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La Samp non si ferma più
Cassano incanta, Siena k.o.

La squadra di Del Neri batte i toscani 4-1: apre Palombo, raddoppia Mannini su assist del barese; ripresa Fini accorcia le distanze prima della doppietta di Padalino. Blucerchiati ancora al comando a punteggio pieno insieme alla Juventus

GENOVA, 20 settembre 2009 - Quarta vittoria consecutiva in avvio di campionato. Neanche la Samp di Mancini e Vialli aveva ottenuto un simile risultato. In casa blucerchiata si continua a predicare umiltà, ma la Samp è ancora lì, in testa, a punteggio pieno insieme alla Juventus. Il Siena ci ha provato, prima imbrigliando Cassano poi con una buona reazione nella ripresa; ma contro la Samp di oggi, che alla fantasia ha unito una bella dose di cinismo, c'era davvero poco da fare.

UNO-DUE SAMP — Del Neri non può contare sullo squalificato Tissone: al suo posto c'è Andrea Poli, 19 anni, già perno dell'Under 21 di Casiraghi. Il Siena si presenta a Marassi con una sorpresa: dietro le punte non c'è Ghezzal, bensì Jajalo, capitano dell'Under 21 croata, al debutto da titolare. La Sampdoria vuole la quarta vittoria consecutiva, ma non sembra brillante come nelle ultime uscite, complici un ottimo pressing del Siena e un costante raddoppio a Cassano nel momento in cui il talento barese entra in possesso di palla. Fermata la principale fonte di gioco della Samp, il Siena riesce a difendersi con ordine, senza correre pericoli, ma anche senza riuscire a creare grattacapi a Castellazzi. Con il barese frenato, è Palombo ad accendere la luce: al 22' lancia Cassano in profondità, l'attaccante entra in area da sinistra, elude l'intervento di Ficagna e calcia di sinistro, bravo Curci a respingere. Nel prosieguo dell'azione i blucerchiati passano: Palombo, ancora lui, affonda centralmente, supera due difensori più intenti a curare la posizione di Cassano che a badare all'inserimento del capitano della Samp, che arriva al limite dell'area e con un destro rasoterra batte un non irreprensibile Curci. La squadra di Del Neri è cinica quanto basta e alla seconda occasione buona, centra il bis: al 31' Cassano, in posizione centrale, vede l'inserimento di Mannini sulla destra, lo pesca con un assist perfetto, l'esterno (al quale del Del Neri ha invertito la posizione con Semioli) entra in area e batte Curci in diagonale. Sotto di due gol già alla mezz'ora, il Siena prova a reagire: ma i lanci a cercare Calaiò e Maccarone sono imprecisi e Castellazzi non corre reali pericoli. Nel finale i bianconeri crescono: al 45' la prima vera occasione per gli ospiti con Calaiò, pescato bene in area da Fini, che di testa impegna Castellazzi; un minuto dopo Maccarone riceve una buona palla, ma si addormenta al momento della conclusione facilitando il recupero di Gastaldello.

DOPPIETTA PADALINO — Nella ripresa Giampaolo prova a vivacizzare l'attacco inserendo Ghezzal al posto di Calaiò. Del Neri richiama in panchina Semioli, che ha un piccolo problema a una spalla, e al suo posto inserisce Padalino. E al primo pallone buono l'esterno svizzero colpisce: azione prolungata della Samp, Cassano conclude al volo da fuori area, Curci respinge, ma non trattiene, da destra si inserisce Padalino che ribadisce in rete. All'11' la Samp va ancora vicina al gol con Pazzini, pescato in area dal solito asist di Cassano, poi il match si addormenta: i blucerchiati smettono di spingere, il Siena sembra rassegnato. Fino al 23', quando un destro da fuori area di Fini deviato da Poli spiazza Castellazzi e permette al Siena di accorciare le distanze. Al 26' una disattenzione della Samp rischia di complicare la giornata a Del Neri: Fini pesca in area Maccarone, lasciato tutto solo dai difensori, l'attaccante in allungo di testa manda di poco a lato. Giampaolo ci crede e butta dentro la terza punta, Reginaldo, al posto del capitano Vergassola. Ma l'atteso forcing finale degli ospiti non arriva e la Samp ne approfitta mettendo a segno il quarto gol: al 40' ancora una magia di Cassano, che pesca in area Pazzini, il sinistro a incrociare dell'attaccante è respinto da Curci; Padalino, ben appostato come in occasione del gol precedente, interviene e ribadisce in rete.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
20/09/2009 19:59
 
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Tanto Chievo, poco Genoa
Si ferma la corsa dei rossoblù

La squadra di Gasperini cede 3-1 al Bentegodi. I veneti chiudono in vantaggio il primo tempo (Marcolini su rigore e Bogdani), poi non bastano gli ingressi di Rossi, Sculli e Palladino a ribaltare il rapporto di forze: Floccari firma il 2-1 su rigore (e ne sbaglia un altro), poi Pellissier chiude il match

VERONA, 20 settembre 2009 - Il Chievo, che al Bentegodi negli ultimi dieci turni di campionato aveva vinto solo una volta, ritrova i tre punti contro un Genoa irriconoscibile rispetto ai primi tre turni di A, ma pur sempre il Genoa (ex) capolista a punteggio pieno. E quel che più fa notizia è che il 3-1 conquistato dalla squadra di Di Carlo non fa davvero una grinza, per quel che si è visto in campo. Il Genoa cade dopo undici gare ufficiali, ma non spezza la sua catena del gol, che resiste da 12 partite consecutive. In classifica il Genoa perde due posizioni, superato anche dall'Inter vittoriosa a Cagliari, e in attesa della gara della Fiorentina che scenderà in campo stasera con la Roma.

GENOA, PRIMI 45' DA DIMENTICARE — Gasperini osa l'inosabile e lascia a casa Moretti, Zapater e Figueroa oltre allo squalificato Criscito e agli infortunati Juric e Jankovic. Totale, in campo c'è una squadra inedita, con Bocchetti dietro, Tomovic e Fatic esterni di centrocampo e Palacio con Floccari e Mesto nel tridente offensivo. Per contro nel Chievo c'è Pellissier, con Granoche in panca. Sarà il pesante turn over, sarà la vertigine d'alta quota, quel che si vede in campo è un Genoa mai visto, e non in senso positivo. E infatti dopo 7 minuti è già in svantaggio di due gol, un passivo che manda completamente in tilt l'ex capolista e la condanna a un primo tempo confuso e inconcludente. Il Chievo, da parte sua gongola: passato in vantaggio dopo 5' grazie a un rigore trasformato da Marcolini (fallo di Biava, poi ammonito per proteste, su Bogdani), la squadra di Di Carlo trova dopo 2' il colpo del k.o., con Bogdani che appoggia in rete un assist invitante di Luciano, tutto solo sul secondo palo. Per la cronaca il cross rasoterra del brasiliano passa anche davanti a Bocchetti, che però sta a guardare e non libera l'area. Quel che c'era del Genoa si squaglia come neve al sole, il Chievo può agire di rimessa che è poi la sua tattica preferita. Gasperini si sbraccia dalla panchina ma i suoi faticano a reagire: gli spazi sono pochi, l'ispirazione latita del tutto. E così la gara si trascina su binari morti, col Chievo comunque più vivace nella ricerca del tris. Il Genoa non trova invece né qualità né aggressività, e si trascina per inerzia verso Sorrentino, senza però riuscire a creare occasioni da gol. L'unico tiro verso la porta veneta fatto registare dai rossoblu è una punizione di Mesto dopo 2', che finisce sul fondo dopo aver sfiorato il palo. Troppo poco per una ex capolista che deve recuperare un doppio svantaggio.

SCULLI, ROSSI E PALLADINO NON BASTANO — La ripresa riparte da Sculli e Rossi, nuove ali di un Genoa che con Fatic e Tomovic non aveva trovato la giusta spinta. Ma la sostanza non cambia un granché: la squadra ospite dà qualche segnale di ripresa, la gara riacquista equilibrio, ma Amelia e C. non riescono a prendere il controllo della situazione. Nemmeno l'ingresso di Palladino, al 10', dopo mesi di assenza, restituisce al Genoa forza, velocità ed efficacia. Servirebbe un gol per ritrovare fiducia, e il gol arriva, per merito di Floccari che, di destro, infila un rigore alle spalle di Sorrentino al 20', dopo l'ingenuo fallo di mano di Yepes. Prima del 2-1 era successo davvero poco: un quasi-gol del Chievo (ma poi Rocchi decide che su Amelia era stato commesso un fallo), un tiretto senza pretese di Sculli e nessun altro brivido dalle parti dei portieri. Dopo il gol invece il Genoa spinge e stantuffa, caricando a testa bassa. Il Chievo soffre ma non si scompone, e soprattutto non rinuncia a contrattaccare. E infatti al 31' trova il tris: lungo lancio di Pinzi, Granoche fa da sponda in area per Pellissier, che di testa supera Amelia. Per il Genoa la gara finisce qui, il Chievo (vicino al poker con Amelia ottimo su Yepes, ma subito dopo Sorrentino si oppone a una punizione di Milanetto) si gode i meritati tre punti. L'ultima chance è per Floccari, che al 47' torna nuovamente sul dischetto (fallo di Luciano su Sculli) ma si fa parare il rigore da Sorrentino.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
20/09/2009 20:04
 
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SUPERSAGGIO
Il Bari passeggia
L'Atalanta affonda

Quattro gol (Rivas, Barreto, Alvarez e Donati) e una partita dominata dalla squadra di Ventura. Nerazzurri travolti dalla furia biancorossa, ora Gregucci rischia davvero.

Bari, 20 settembre 2009 - Il Bari ci mette 9' ad avere la meglio di un'Atalanta in evidente difficoltà: i nerazzurri sono travolti da un inizio devastante dei padroni di casa, che sfondano troppo facilmente sulle fasce. Gli uomini di Gregucci si arrendono subito e senza reagire.

VENTURA VEDE DOPPIO... — Il tecnico del Bari sceglie Rivas, e non Langella, per sostituire l'infortunato Allegretti; rientra Barreto, all'esordio in A con la maglia del Bari, mentre sulle fasce agiscono i due Masiello come terzini. Atalanta priva di Capitan Doni (solo panchina per lui), tormentato da fastidi fisici in settimana, che non gli hanno consentito di allenarsi con regolarità: al suo posto Tiribocchi, che affianca Acquafresca in attacco; classico 4-4-2, dunque, anziché il canonico 4-4-1-1.

... E ANCHE L'ATALANTA — L'inizio del Bari è folgorante: Alvarez e Rivas sulle fasce fanno girare la testa alla difesa nerazzurra, tanto che la prima occasione per i padroni di casa arriva dopo 15'', ma Barreto spreca in tuffo di testa un assist di Rivas. L'argentino, poco dopo, fa tutto da solo, si accentra e dal limite fa partire un bolide che finisce all'incrocio. Bastano due minuti alla squadra di Ventura per chiudere la partita: Barreto, al 9', beffa tutti e supera Consigli in uscita con un colpo sotto delizioso. Il Bari domina, ma la difesa di Gregucci è inguardabile: reparti sfilacciati, con Barreto che è sempre libero di mettersi tra le linee, girarsi e puntare. Praticamente un suicidio tattico per gli ospiti che, infatti, prima della fine del primo tempo capitolano nuovamente: proprio Barreto serve Alvarez, l'esterno biancorosso batte Consigli in uscita.

ZERU IN CONDOTTA — L'atteggiamento dell'Atalanta è preoccupante: la squadra in campo è allo sbando, Gregucci in tribuna resta solo con le mani tra i capelli. Il Bari domina senza neanche spingere e in avvio di ripresa avrebbe anche l'occasione per il poker, ma Barreto si fa respingere un rigore (guadagnato dal neo entrato Langella) calciato davvero male. Ma i padroni di casa non si fermano e poco dopo trovano comunque la rete: Meggiorini, appena subentrato a Barreto (che si accomoda in panchina infuriato), conclude a rete, Donati ribadisce da pochi passi e non esulta per rispetto della sua ex squadra. Il resto della gara, per gli ospiti, è un lento calvario, e neanche il gol di Bellini nel finale può lenire il "dolore" dell'ultimo posto in classifica, in solitaria, con zero punti. Ultima tappa della via Crucis di Gregucci?

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
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