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09/05/2010 19:32
 
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SUPERSAGGIO
Juve, tonfo e 7° posto
Sconfitta e fischiata

I bianconeri battuti in casa dal Parma 3-2. In vantaggio con Del Piero, si fanno rimontare e subiscono il 14° k.o. di questo campionato, firmato dalla doppietta di Lanzafame e dal gol di Biabiany. Inutile la rete nel recupero di Iaquinta. Gara sospesa per circa 6' al 28' per disordini sugli spalti che coinvolgevano le opposte tifoserie

TORINO, 9 maggio 2010 - Piove forte sulla Juventus. Allo stadio Olimpico di Torino, teatro della 14ª sconfitta in campionato dei bianconeri, per 3-2, stavolta contro un Parma che da questo campionato non aveva altro da chiedere che prendersi un'altra, l'ennesima, soddisfazione. Piove, ed è come se grandinasse, se si guardano i risultati, che oggi condannano matematicamente la Juventus al settimo posto in campionato, abbandonando anche le residue speranze di sopravanzare il Napoli. Gli effetti negativi di questa stagione si riverberanno dunque anche sulla prossima: questo piazzamento significa Europa League presa in corsa, sul vagone di scorta, quello che obbliga a programmare il ritiro per inizio luglio, in pieno Mondiale, ed a scendere in campo in chiave Europa alla fine di quel mese. L'ultimo verdetto è la punta di un iceberg che investe il Titanic bianconero: evidenzia, in un pomeriggio umido e rattristito pure da disordini sugli spalti, tutte le magagne bianconere. Finisce con Diego richiamato in panca e fischiato, Cannavaro contestato dal pubblico che chiede il rimborso dell'abbonamento, con Poulsen improbabile regista e Amauri ancorato alla panchina. Non sarà tutto da rifare, questo no, ma non sarà mettendo la testa sotto la sabbia che questa situazione potrà essere capovolta. Per la cronaca i gol - in ordine cronologico - portano le firme di Del Piero, Lanzafame (doppietta), Biabiany e Iaquinta (in pieno recupero).


ILLUSIONE DEL PIERO — La Juve ritrova Caceres sulal fascia destra, e ripropone la coppia d'attacco Iaquinta-Del Piero. Felipe Melo, ancora schierato mezzala, dove può sfruttare la sua capacità di inserirsi e camuffare le magagne in fase di impostazione, ci prova in acrobazia, palla a lato. Poi la Juve passa in vantaggio. Con il suo giocatore più rappresentativo, Del PIero. Il numero dieci bianconero segna con un destro angolato in area sfruttando la sponda di Iaquinta. 11° gol stagionale per il capitano, miglior cannoniere bianconero, il nono in campionato, il 13° di sempre al Parma.

LA LEGGE DELL'EX — Quella di Lanzafame, promettente esterno d'attacco ancora di proprietà della Juve, peraltro senza alternative a Camoranesi, oggi in panca, in quel ruolo. L'attaccante del Parma pareggia con un destro da fuori area deviato da Chiellini, che spiazza Buffon. Quarto gol in campionato per l'ex di turno. Che poi "esagera" quando raccoglie una respinta di Buffon uscito alla disperata su Crespo, solissimo in contropiede, e deposita a porta vuota.

GARA SOSPESA — Per circa 6' al 28' per disordini sugli spalti, al "confine" tra il settore ospite e uno spicchio di tifo bianconero. Per un lancio di petardi dei supporters locali, anche se le tifoserie non sono venute a contatto. Decisivo l'intervento dei capitani Del Piero e Morrone, che hanno parlamentato con i rispettivi tifosi. La situazione è poi tornata alla normalità. Quello che sorprende è che la gara era tranquilla, e le esigenze di classifica relative, insomma, le ragioni dei disordini sono ancora più incomprensibili e illogiche che in situazioni analoghe che si sono putroppo viste già tante volte sui campi di serie A.

CAMBIO E FISCHI — Al 18' del primo tempo Zaccheroni effettua la sua prima sostituzione: fuori Diego, dentro Candreva. Il brasiliano esce tra i fischi dell'Olimpico. Una fotografia della stagione Juve, iniziata tra mille proclami dopo una campagna acquisti impreziosita sulla carta proprio dall'ingaccio del talento brasiliano dal Werder Brema. La Juve della ripresa è generosa, poco più. Arruffona, confusionaria, attacca, ma non produce occasioni, se non in mischia. Il Parma ringrazia e non fa sconti, e così la saetta Biabiany nella praterie concesse in contropiede trova la rete del definitvo 3-1. Il Parma esulta, la Juve porta il conto dei gol subìti in campionato a 53. Da non crederci.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
09/05/2010 19:40
 
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Fiorentina, congedo opaco
Il Siena rischia di vincere

Viola spenti nell'ultima casalinga, il Siena nella ripresa colpisce un palo clamoroso sull'1-1. Prandelli saluta i tifosi: sarà un addio?

FIRENZE, 9 maggio 2010 - Un congedo in linea con una stagione deludente come poche. La Fiorentina saluta i suoi tifosi con un 1-1 scialbo contro un Siena bravissimo a trovare motivazioni che la classifica purtroppo non dà più. Per il Siena è il secondo punto su nove sfide a Firenze, ma meritatissimo. Potrebbe essere anche il congedo di Prandelli dal Franchi. E purtroppo dopo una partita così non ci possono essere molti rimpianti. Sedici sconfitte su 37 partite sono un bilancio inaccettabile per una squadra ricca di talento ma forse mai messa di fronte alle responsabilità che un club così importante comporta. Alla fine ci sono applausi per tutti, ma nella partita di oggi la maggior parte andrebbe al Siena, cresciuto alla distanza fino a sfiorare la vittoria.


LINEA VERDE — Nel congedo casalingo dopo una stagione a dir poco deludente, Prandelli sceglie di proporre la Fiorentina del futuro, con Keirrison a fare da boa davanti (ma forse è una punizione per il Gilardino "troppo loquace" che ha infastidito la proprietà?) e i due gioielli Jovetic e Ljajic a supporto. Malesani imposta un Siena votato al contenimento, con Calaiò a fare (bene) da unico faro, isolato davanti a tutti. Il gol a freddo di Vergassola (illuminante il lancio di Maccarone per l'assist-man Ghezzal, ma Kroldrup è in ritardo sulla chiusura al centro) accentua la fisionomia del match: il Siena - che ha le peggior difesa della Serie A - fa muro dietro, nella Fiorentina solo Jovetic può accendere la scintilla (Ljajic è ancora troppo acerbo). Proprio grazie al montenegrino arriva l'1-1 firmato Marchionni, che per qualche minuto sembra poter dare ai viola la benzina per continuare di slancio: ma il Siena vacilla senza crollare a anzi chiude meglio la prima frazione, continuando a farsi percioloso dalla destra, dove Gobbi dà poco in fase di spinta e ancora meno in copertura.

RIPRESA AUTOREVOLE — Nella ripresa il Siena si fa più audace e mette in difficoltà una Fiorentina cui l'ingresso di Gilardino non dà nulla (e anche la sostituzione di Marchionni con Zanetti meriterà spiegazioni da parte di Prandelli). Ci vuole la bravura di Frey a salvare la porta in un paio di occasioni scabrose, ma i viola spariscono dal match per quasi mezzora, in cui solo Montolivo scalda le mani con un'episodica bordata da trenta metri. Il Siena a un certo punto forse pensa anche di poter vincere, grazie alla verve garantita da Jajalo, molto più vivace di Ekdal. Il palo di Larrondo è il segno che l'1-1 era scritto. E quando la Fiorentina riesce magari in modo fortuito ad arrivare al tiro, ci pensa Curci a chiudere la porta.

Matteo Penna

Fonte: gazzetta
09/05/2010 19:44
 
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Di Natale show, sono 101 in A
Ma il Bari al 93' arpiona il 3-3

L'Udinese festeggia il suo bomber, sempre più capocannoniere con 28 gol in stagione. Almiron però al terzo minuto di recupero toglie la vittoria ai padroni di casa

UDINE, 9 maggio 2010 - Il re ha la corona d'oro in testa e una voglia matta di gol, ma il Bari non si inchina. Antonio Di Natale con una doppietta arriva a 101 reti in serie A e 28 in stagione, nuovo record con la maglia dell'Udinese (battuto Oliver Bierhoff, che ne aveva fatti 27 nella stagione 1997/1998). Mancherebbe la vittoria per rendere la festa completa, ma gli uomini di Ventura sono saliti in Friuli con la voglia di impegnarsi, e dopo una gara piena di emozioni agguantano il 3-3 con Almiron al terzo minuto di recupero. Di Natale festeggia comunque, assieme a Pasquale Marino, che domenica dopo tre anni chiuderà la sua avventura da tecnico dell'Udinese. I bianconeri centrano il sesto risultato utile di fila, ma il Bari si impegna fino in fondo e non esce battuto. Barreto, ex con qualche rimpianto, prima sbaglia un rigore e poi porta in vantaggio la squadra di Ventura, prima che Di Natale dia inizio al suo show, solo interrotto dalla rete di Koman del momentaneo 2-2.

EMOZIONI IN SERIE — Marino sceglie il tridente Sanchez-Di Natale-Pepe per la sua ultima al "Friuli" da tecnico dell'Udinese. Zapata e Lukovic coppia centrale, in panchina si rivede Obodo. Ventura concede il debutto in serie A a Padelli, che rimpiazza tra i pali l'acciaccato Gillet. A centrocampo con Gazzi c'è Donati, in attacco Meggiorini con Barreto. Le due squadre non rinunciano a giocare, e tra il 16' e il 26' la gara si infiamma. Si comincia col penalty (fallo di Zapata su Meggiorini) che l'ex Barreto calcia a lato. Il brasiliano si fa perdonare due minuti più tardi, approfittando dell'autostrada concessagli dai centrali dell'Udinese per infilare Handanovic con un tiro dal limite. Al 21' Di Natale gira in rete un assist di Isla e tocca quota 100 in serie A. I compagni lo festeggiano mettendogli in testa la corona di re dei bomber. Mister 27 reti stagionali è scatenato e catalizza tutti i palloni in attacco: al 26' inventa una gran palla per Pepe, che controlla nel cuore dell'area e firma il 2-1. Il ritmo cala all'improvviso, con i padroni di casa che si concentrano solo su Di Natale, poco aiutato da Pepe e Sanchez. Il Bari rompe la noia al 39': Koman firma il pari infilandosi alle spalle della difesa di casa (che aveva messo in fuorigioco tre attaccanti pugliesi).

DI NATALE 101 — Le due squadre non si accontentano e continuano ad attaccare. Di Natale ha voglia di strafare, e al 21' si inventa la doppietta, liberandosi con un dribbling di Andrea Masiello e freddando Padelli con un diagonale che entra dopo aver baciato il palo interno. Le emozioni non sono finite: Sanchez illumina il Friuli con i suoi dribbling fulminei, Marino regala a Di Natale la standing ovation a un quarto d'ora dalla fine. Il Bari però non molla: Almiron, al primo dei cinque minuti di recupero concessi, si incunea tra i difensori friulani e firma di testa la sua quinta rete stagionale. Ma la festa dell'Udinese c'è comunque, con Di Natale in mutande che si gode il giro d'onore, come Marino. Per il Bari punto numero 47 in stagione.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
09/05/2010 19:50
 
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Maxi risponde a Di Vaio
Bologna e Catania si salvano

Gli emiliani si portano in vantaggio con il dodicesimo gol del loro attaccante, su assist di Buscè. Nella ripresa, il pari dell'argentino. Colomba e Mihajlovic festeggiano la salvezza

BOLOGNA, 9 maggio 2009 - Il 31 maggio 2009 Marco Di Vaio realizzava il suo ventiquattresimo gol stagionale contro il Catania, e il Bologna poteva festeggiare con un successo la permanenza in serie A. Un anno dopo, ancora il Catania di fronte e ancora un gol di Di Vaio (che quest'anno ne ha segnati 12, la metà), sancisono la nuova salvezza del Bologna. Stavolta finisce pari, e ai festeggiamenti per la matematica salvezza si aggiungono gli etnei, complice la sconfitta dell'Atalanta a Napoli.

PARTENZA — Al Dall'Ara Bologna e Catania si affrontano con lo stesso obiettivo, la salvezza, e con le antenne puntate su Napoli, dove un risultato negativo dell'Atalanta farebbe comodo a entrambe. Colomba si affida a un tridente mascherato, perché Adailton gioca quasi sulla linea dei centrocampisti, a supporto di Zalayeta e Di Vaio. Mihajlovic risponde con il bomber Maxi Lopez, a cui si aggiungono Mascara e Izco.

VANTAGGIO — Pronti via e si capisce che non sarà un match dai ritmi serrati. Il Bologna controlla per larga parte il gioco, con gli ospiti che provano a pungere in contropiede, ma sbagliano troppo nei metri finali. Al 10' Di Vaio avvisa Andujar su punizione, dopo un buono spunto di Zalayeta. Un minuto dopo Casarini scarica un gran sinistro e il portiere argentino vola per togliere la palla dal sette. Al 15' il meritato vantaggio: filtrante di Buscè per Di Vaio, che entra in area e con il sinistro batte Andujar.

NOIA — Ottenuto il vantaggio, gli emiliani tirano i remi in barca. Uniche note da segnalare: l'infortunio subìto da Casarini, sostituito da Modesto; un paio di tiri da fuori di Mascara, con nessuna apprensione per Viviano; il boato di tutto lo stadio al 43' alla notizia del vantaggio del Napoli sull'Atalanta.

RIPRESA — Si riprende e il copione cambia. Il Bologna non gioca più, Colomoba toglie Zalayeta e Adailton (per Appiah e Succi) e il Catania incomincia a giocare. Al 3' Maxi Lopez sfiora il decimo gol stagionale dopo una buona giocata personale, ma scarica sull'esterno della rete. Passano pochi minuti e l'attaccante non sbaglia: palla dentro di Biagianti, scatto sul filo del fuorigioco e tocco a battere Viviano. Di lì in poi, nient'altro da raccontare, con un risultato che, si sapeva, fa comodo a entrambe e il raddoppio del Napoli a garantire una salvezza in totale sicurezza.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
09/05/2010 19:55
 
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La Lazio si prende la salvezza
Il Livorno dura un tempo

I biancocelesti vincono 2-1 e festeggiano la permanenza in serie A con un turno d'anticipo. A Rocchi risponde Lucarelli, ma decide Brocchi con un destro dal limite. Per il capitano livornese standing ovation per l'ultima in casa davanti al suo pubblico

LIVORNO, 9 maggio 2010 - All'inizio il timore per l'ordine pubblico e i canti politici delle due curve. Alla fine la festa della curva biancoceleste per la salvezza matematica e il saluto del Picchi per Lucarelli che chiude con la maglia amaranto. Nel mezzo una partita vera nel primo tempo e ritmi da fine stagione nella ripresa.

DIFESA OUT — L'undici della Lazio è quello annunciato alla vigilia, con Lichtsteiner recuperato e Rocchi in campo al posto dello squalificato Zarate. Atteggiamento speculare del Livorno, un 3-5-2 con Bellucci arretrato rispetto a Lucarelli e Prutsch al posto di Bergvold a centrocampo. Difesa super rimaneggiata, solo 4 elementi a disposizione di Ruotolo

BROCCHI GOLEADOR — Il Livorno di Ruotolo "non stende i tappeti rossi" alla Lazio in cerca di punti salvezza e nel primo quarto d'ora con un buon pressing ingabbia il centrocampo ospite. Ma quando i biancocelesti accelerano si vede la differenza tecnica tra le squadre: al 13' un'azione perfetta sull'asse Mauri-Kolarov-Rocchi porta in vantaggio la formazione di Reja. Il Livorno reagisce ma non punge in attacco. E quando la Lazio sembra controllare, ecco la zampata di Lucarelli che riporta la situazione in equilibrio al 33'. Dura poco. Gli ospiti reagiscono prima con un palo di Rocchi e poi con una punizione di Kolarov sventata in angolo da De Lucia. Preludio al bellissimo destro di Brocchi dal limite al 44' per il nuovo vantaggio. L'ex milanista non segnava da 4 anni.

LUCARELLI SALUTA — Nel secondo tempo, il caldo e le scarse motivazioni hanno la meglio sull'agonismo. Ruotolo fa entrare Bergvold e poi Danilevicius per Lucarelli, che prende l'applauso di tutto il suo pubblico per l'ultima in casa in maglia amaranto. Per il resto poco o niente, qualche cenno di vita del Livorno, con la Lazio che controlla, cullandosi sulle buone notizie provenienti da Napoli. Per la squadra labronica è la 22sima sconfitta in questo campionato, per la Lazio una media da Champions League in trasferta. Alla fine entra Lignani, classe '91. Ruotolo pensa al futuro

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
15/05/2010 22:58
 
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SUPERSAGGIO
San Siro omaggia Leonardo
E il Milan travolge la Juve

Nella serata degli addii al tecnico rossonero e a Zaccheroni, i bianconeri perdono 3-0. Gol di Antonini e doppietta di Ronaldinho come nella gara di andata. Maxistriscione dei tifosi contro Berlusconi e la sua politica societaria

MILANO, 15 maggio 2010 - Addio Leo, addio Zac. Sfida di abbracci e rimpianti. Ma anche di attacchi al potere. Critica pura, come il gigantesco striscione con la sentenza dei tifosi: "Presidente bocciato, assente ingiustificato". Silvio Berlusconi, ovviamente. Ma Milan-Juve è anche calcio e finisce 3-0 come nella gara di andata. Vittoria ineccepibile, ancora una volta all'insegna di Ronaldinho che realizza una nuova doppietta ai bianconeri, dopo il gol dell'1-0 di Antonini. Per la Juve è la sconfitta numero 15: non accadeva dalla stagione 1961/62.


DIEGO E MELO OUT — Leo si congeda all'insegna del tridente: Seedorf alle spalle di Pato, Borriello e Ronaldinho. Riproponendo il 4-2 e fantasia che per un bel pezzo di campionato ha illuso il popolo rossonero. Il suo marchio di fabbrica, inseguendo il sogno dei quel Brasile del 1982 da lui tanto amato. Zaccheroni invece saluta con una mossa a sorpresa: Diego e Felipe Melo dirottati in tribuna; "problemi muscolari" sostiene Zac. Salihamidzic e Marchisio giocano al loro posto. Un messaggio chiaro quello del tecnico che però deve fare i conti con la tenuta della squadra.


UNO DUE — E pensare che Iaquinta già al 4' potrebbe andare in gol. Bella l'intenzione, un po' meno il diagonale che si perde a lato. La Juventus prova a spvanetrae il Milan con scambi veloci, ma lasciando spazi aperti nella sua trequarti dove i rossoneri perendo le misure. La squadra di leonardo carbura lentamente fino a prendere il sopravvento, grazie alla forza penetrativa di Antonini che al 14' porta in vantaggio il MIlan. Grande l'assist di Seedorf che serve centralmnete al limite l'esterno sinsitro. Gabbati a cento all'ora Cannavaro e Zebina, il rossonero irrompe in area e batte facilmente Buffon. Il gol ha il pregio di esaltare il Milan che non si accontenta, sfruttando le clamorose praterie regalate dalla formazione bainconera. I rossoneri arrivano da tutte le parti sfruttando gli incredibili spazi regalati dai bianconeri, senza idee e un gioco in grado di impensierire seriamente i rossoneri. Al 28' arriva infatti il raddoppio, grazie a un dialogo stretto fra Pato e Ronaldinho che supera Cannavaro e infila sul primo palo.


RASSEGNAZIONE E ADDII — Il risultato premia il cinismo del Milan, abile ad addormentare il gioco con un possesso palla doc e l'immensa classe di Ronaldinho e Seedorf. Zaccheroni non ha intenzione di subire oltre nella ripresa e riparte con Camoranesi al posto di Salihamidzic; c'è anche Manninger al posto di Buffon, ma il portiere della Nazionale resta negli spogliatoi per un problema muscolare. Ma c'è rassegnazione in campo. La Juve non morde e quando attacca manca di convinzione. Iaquinta si danna e fa quel che può, ma annaspa nella difesa rossonera che intanto ritrova Nesta, mentre Favalli si congeda e dà il suo addio. Il Milan dal canto suo si esalta fra possesso palla e torello, per poi dilagare sulle fasce dove la Juve non c'è. Come al 22' quando Zambrotta trova i tempi per il cross. La palla finisce a Ronaldinho che trova l'angolo più lontano per il 3-0. E' l'atto finale di un controverso confronto, dominato dal Milan che omaggia e saluta Leonardo nel modo in cui è sempre piaciuto al brasiliano, contro una Juve che chiude la parentesi Zaccheroni, affondato in panchina, impotente e disorientato. E' l'atto finale anche di Dida che lascia ad Abbiati è chiude un'era di trionfi e tonfi clamorosi, comunque da applausi. Ora si volta pagina.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
15/05/2010 23:08
 
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Lazio, tre gol per chiudere
Di Natale non basta all'Udinese

Nell'ultima giornata di campionato i biancocelesti battono 3-1 i bianconeri, penalizzati dall'espulsione di Isla al 37'. Padroni di casa in vantaggio con Hitzlsperger, il capocannoniere pareggia arrivando a quota 29, poi colpiscono Floccari e Brocchi

ROMA, 15 maggio 2010 - Una vittoria per mandare in archivio una stagione da dimenticare. La Lazio mette la parola fine al suo 2009-10 vincendo 3-1 con l'Udinese, nella sfida tra due squadre che sognavano in grande e che si sono ritrovate a lottare per non retrocedere. Agli ospiti non basta il solito Di Natale, che mette lo zampino anche nella sua ultima gara dell'anno arrivando a quota 29. Ma i bianconeri alzano bandiera bianca al 37', quando sull'1-1 Isla si fa cacciare per proteste.

GOL E ROSSO — Tanti assenti nelle due squadre: nella Lazio c'è Berni in porta, Scaloni e Del Nero sulle fasce, Hitzlsperger centrale con Ledesma e Brocchi. Nell'Udinese debutta tra i pali il 19enne venezuelano Romo al posto dello squalficiato Handanovic. Centrocampo con i mastini Asamoah e Isla, trio Sanchez-Floro Flores-Pepe alle spalle di Di Natale. L'Udinese prova a fare la partita in avvio, ma è la Lazio a sbloccare il risultato dopo il quarto d'ora, quando Hitzlsperger infila Romo con un gran tiro da fuori deviato da Domizzi. I padroni di casa prendono in mano la partita, con gli esterni bianconeri un po' spenti e i mediani in inferiorità numerica contro i dirimpettai laziali. Ma alla mezz'ora ci pensa il solito Di Natale a rimettere in partita l'Udinese: il capocannoniere si incunea centralmente nell'allegra difesa di Reja e fa secco Berni salendo a quota 29 in classifica cannonieri. La gara si riapre ma per l'Udinese si complica al 37': Isla, appena ammonito per un fallo su Brocchi, protesta a due centimetri dalla faccia dell'arbitro che gli sventola sotto il naso il cartellino rosso. Marino ridisegna i suoi con un 3-4-2 inserendo Cuadrado al posto di Floro Flores: il neoentrato si piazza a destra a centrocampo, Pepe fa coppia con Asamoah e Pasquale sulla sinistra. La Lazio ne approfitta poco prima del rientro negli spogliatoi, con Floccari che firma il 2-1 con uno splendido destro a girare dal limite.

TERZO GOL — Padroni di casa aggressivi in avvio di ripresa, a caccia del gol della sicurezza. Ci pensa Brocchi dopo sette minuti a chiudere i conti: il centrocampista parte da destra, si porta a spasso mezza difesa ospite e poi dal limite di sinistro trafigge Romo. La Lazio non si accontenta e continua ad attaccare, ma al 19' rischia di subire il 3-2: Di Natale parte in contropiede e mette al centro, Sanchez irrompe in area a porta vuota ma spara alto. Passato il pericolo i padroni di casa si rimettono ad attaccare: Floccari vuole a tutti i costi il gol che gli permetterebbe di battere il suo record in A (ne ha fatti 12, come l'anno scorso), ma trova sulla sua strada Romo. La Lazio torna a vincere in casa per la prima volta dal 24 marzo e chiude a quota 46. L'Udinese cade dopo sei risultati utili di fila. Per entrambe quella che si è appena conclusa non sarà un'annata da mettere nell'album dei bei ricordi

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
16/05/2010 18:02
 
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Inter, scudetto numero 18
Milito-gol per il tricolore

A Siena decide la 22ª rete stagionale dell'argentino, dopo una traversa di Balotelli nel primo tempo. Per i nerazzurri è il 18° titolo, quinto consecutivo

SIENA, 16 maggio 2010 - Sedici e diciassette: ecco il diciotto. Non è una successione numerica scontata: ore 16.17, Zanetti penetra verso l’area e tocca per Milito. Il Principe taglia fuori il difensore con un semplice movimento del corpo, e infila di diagonale di destro. E’ il gol che vale lo scudetto numero 18 per l’Inter: la Roma resterà campione solo per 36 minuti, la 22ª rete in campionato dell’argentino la rispedisce a -2. Poi un po’ di sofferenza, prima dell’urlo "i campioni d’Italia siamo noi". Mourinho corre dentro gli spogliatoi, i giocatori saltano in campo, mentre si monta il palco per la premiazione. Il braccio di ferro è finito, ma potrebbe non essere finita: il sogno di "triplete" continua, il secondo "titulo" è in bacheca.

GOL SCUDETTO — Al gol di Milito entra in campo tutta la panchina (solo Mou mantiene un certo aplomb), mentre chi era in campo finisce sotto la curva, quella piena di interisti. E’ una festa scudetto anticipata, che verrà ripresa 30’ dopo: è anche una liberazione, perché per un’oretta un pizzico di paura viene. Il 5 maggio è stato esorcizzato: non succederà un altro patatrac, ma se succede? Il dubbio si insinua nei cuori interisti per i gol della Roma, per qualche lancio in avanti alla cieca di troppo, per alcuni balbettii "vecchio stile" dei veterani, per una paratona di Curci a inizio ripresa. Paura? Ci pensa Milito: la firma scudetto non poteva che essere sua.


LA PARTITA — Ci si aspettava un assalto alla diligenza sin dal primo minuto, invece l’Inter parte con ritmi bassi, peccando in intensità per tutto il primo tempo. Nonostante sia sottogiri, la squadra di Mourinho, schierata col solito 4-2-3-1, crea pericoli. Si parte quasi sempre da destra, con cross anche dalla trequarti, di Maicon, che vanno a pescare quasi sempre Balotelli. Mario è stato preferito a Pandev: ci prova di testa, poi fa la sponda per Milito, poi si inventa una girata al volo che colpisce la traversa (38’). Curci metterà insieme almeno quattro parate, tutte d’istinto e tutte senza tuffarsi, compresa una su un tacco di Eto’o: più centrato che miracoloso. La mossa per sbloccare la situazione è inserire la quarta punta: esce Motta. Il rischio paga, dopo il gol subito Stankovic per Balotelli.

SIENA DECOROSO, DOMINIO INTER — Nonostante l’invasione nerazzurra, il pubblico senese spinge i suoi: alle 15.41 esulta per il gol di Vucinic, prima e dopo si dispera per le occasioni fallite da Ekdal e Jajalo, e si infiamma per la bomba da fuori provata da Maccarone. Il Siena gioca: non proprio alla morte, ma almeno non si scansa. Sarà un caso, ma fra i più attivi c’è Aleandro Rosi, giallorosso in comproprietà, che sfiora persino l’1-1 con un tiro cross. Da Roma non potranno rimproverare nulla, a lui e ai suoi compagni. Ma a Verona non ci sarà festa: De Rossi e compagni gliel’hanno fatto sudare, ma l’Inter ha infilato il quinto scudetto. Un dominio: ampliarlo all’Europa è la prossima missione. L’appuntamento è fra sei giorni.

dal nostro inviato Valerio Clari

Fonte: gazzetta
16/05/2010 18:06
 
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Roma, la vittoria più triste
Batte il Chievo ma è seconda

I giallorossi per 36' in vetta, chiudono la pratica nel primo tempo con i gol di Vucinic e De Rossi (anche un palo di Totti), ma il risultato è inutile visto il successo dell'Inter a Siena. Si chiude fra gli applausi una stagione comunque positiva per Totti e compagni

VERONA, 16 maggio 2010 – Finisce come era cominciata questa pazzesca ultima giornata di campionato: con gli applausi e i cori dei diciottomila romanisti arrivati a Verona. La Roma batte 2-0 il Chievo grazie ai gol nel finale del primo tempo di Vucinic e De Rossi. Ma all’Inter basta la rete di Milito per portare a casa lo scudetto. La squadra di Ranieri chiude con 80 punti una stagione strepitosa, che ha regalato speranze ed emozioni forti fino all’ultimo. Per questo i tifosi non hanno mai smesso di cantare, hanno intonato “Che sarà sarà”, hanno mostrato striscioni eloquenti: da “grazie campioni” a “chi tifa Roma non perde mai”. Finisce con la squadra che va a raccogliere gli applausi dei suoi sostenitori, come è giusto che sia. Anche se lo scudetto alla fine non è arrivato.

DUE GOL PER SPERARE — La Roma nel primo tempo spreca e spreca ancora, ma nel finale i gol arrivano. Nei primi venti minuti combina poco: le azioni giallorosse si perdono sulla trequarti, mancano sistematicamente concretezza e precisione nell’ultimo passaggio. Al 22’ Totti, servito da Perrotta, dalla destra tira una botta di collo pieno: palo. La Roma si scuote, il ritmo sale. E iniziano ad arrivare le occasioni. Al 24’ ancora il capitano riceve una palla magnifica da Vucinic, tira dalla sinistra, Squizzi para in due tempi. Passano altri due minuti, sempre Totti si ritrova a due passi dal portiere del Chievo, ma il suo tiro è centrale, Squizzi respinge come può, la palla torna sui piedi del numero dieci giallorosso che ci riprova: fuori. Al 33’ tocca a Vucinic, ma sul suo destro interviene ancora Squizzi. Al 35’ Taddei mette in mezzo una palla d’oro: la difesa del Chievo buca, ma prima Vucinic e poi Totti non trovano il tempo per battere a rete. Passano quattro minuti, Vucinic lasciato solo dai gialloblù fa partire il tiro ma colpisce in pieno un giocatore del Chievo. Al 39’ De Rossi lancia poco oltre la metà campo, Totti si abbassa e lascia passare il pallone che arriva a Vucinic; il montenegrino fa rimbalzare una volta la palla e di destro la piazza sotto l’incrocio dei pali alla sinistra di Squizzi: Chievo 0, Roma 1. Il Bentegodi mezzo giallorosso impazzisce. Non è tutto. Al 46’ De Rossi decide di provare il tiro dalla distanza al termine di una bella azione romanista: palla nello stesso angolo e si va negli spogliatoi sullo 0-2.


SOGNO INFRANTO DOPO 36' — Fra le 15.41, quando segna Vucinic, alla rete di Milito delle 16.17 i romanisti galleggiano nel loro sogno tricolore. E così il secondo tempo parte a rilento, squadre lunghe e la Roma che pare da subito intenzionata a difendere il doppio vantaggio senza costruire granché. Al 10’ un tiro dalla distanza di Ariatti impegna Julio Sergio. Alle 16,17, 11’ minuto della ripresa, si sparge la notizia del gol di Milito. E il sogno scudetto svanisce dopo 36' di speranza. Ma la curva nord veronese, oggi tutta romanista, continua a cantare, anche se la delusione c’è. I giallorossi in campo se ne accorgono eccome e per qualche minuto mollano e sono di nuovo i padroni di casa ad attaccare trovando però sempre pronto il portiere romanista e Juan, puntuale in ogni intervento. La Roma ha una buona occasione al 21’ con Vucinic anticipato all’ultimo da Squizzi. Tempo di cambi: entrano Bogdani e Moro per Granoche e Iori nel Chievo, Tonetto, Brighi e Mexes per Cassetti, De Rossi e Motta nella Roma. Ma la musica non cambia. I giallorossi giocano a limitare i danni, il Chievo non ne approfitta. Finisce 0-2. La Roma in questo campionato ha fatto tutto il possibile, nessun rimpianto.

dal nostro inviato
Elisabetta Esposito


Fonte: gazzetta
16/05/2010 18:09
 
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Pazzini gol: 1-0 al Napoli
Samp: è gioia Champions

I blucerchiati vincono 1-0, grazie alla 19ª rete in campionato della punta, e conquistano l'accesso ai preliminari di Coppa, tenendo dietro il Palermo. Grandi parate di Storari, l'avventura a Marassi di Marotta e Delneri - a un passo dalla Juve - si chiude con il lieto fine

GENOVA, 16 maggio 2010 - La favola Sampdoria si chiude con il lieto fine. I blucerchiati battono 1-0 il Napoli, grazie al 19° gol di Pazzini in campionato, e conquistano il prossimo preliminare di Champions League. È la prima qualificazione in Champions della storia, di un club che comunque ha giocato la finale di Coppa Campioni del 1992. Allora incantavano Vialli e Mancini, oggi Marassi si esalta, ebbro di gioia, per le giocate di Cassano e Pazzini. Rispettivamente scelti e schierati da Marotta e Delneri, che sembrano arrivati al capolinea a Genova, ma questa è un'altra storia, che avrà molto probabilmente le tinte bianconere della Juventus. Ma la storia d'attualità è quella di un pomeriggio di sole al Ferraris dove la Samp fa una fatica enorme a piegare un Napoli che se la gioca per 90', onorando lo sport e facendo venire il crepacuore ai tifosi blucerchiati. Ma il traguardo è ancora più bello se raggiunto dopo tante sofferenze, grazie alle parate di un super Storari, che nega la gioia del gol a un Quagliarella scatenato per convincere Lippi a portarlo in Sudafrica. Ma la Sampdoria vince, e non ha bisogno nemmeno di aggrapparsi al risultato positivo dell'Atalanta contro il Palermo antagonista in chiave Europa, che sfuma nel recupero, quando i rosanero passano su rigore. È fatta, è Champions, e alzi la mano chi l'avrebbe immaginato a inizio stagione.


AVVIO SPRINT DELLA SAMP — Che parte forte, gasata dal clima da grande occasione. Cassano inventa, delizioso in rifinitura, meno in fase di finalizzazione. Sulle fasce - dove questo pomeriggio giocano Semioli e Mannini, preferito a Guberti -, i blucerchiati provano le sovrapposizioni cercando i approfittare di qualche mancata chiusura degli esterni del tridente d'attacco messo in campo da Mazzarri, con Zuniga e Quagliarella ai lati del totem Denis. Qualche mischia davanti a De Sanctis, attento sulle conclusioni da lontano, qualche rimpallo che non va per il verso giusto, e la Samp non capitalizza l'avvio da sprinter.

LA GARA CAMBIA ROTTA — E così la partita si complica, per la squadra di casa. Al 12' arriva la notizia del gol del Palermo. Ora la Sampdoria per conquistare il preliminare di Champions deve per forza vincere. E si innervosisce. L'entusiasmo si trasforma in tensione, in ansia da prestazione. E il Napoli viene fuori. Gioca sereno, con la forza dei nervi distesi, grazie al sesto posto, che vale l'Europa League, già in cassaforte. Denis buca un cross dalla destra solo davanti a Storari. E il portiere doriano poi fa è costretto a fare il fenomeno sul colpo di testa in mischia di Quagliarella. All'intervallo è 0-0. Ma la Samp ha rischiato grosso.


ANCORA PAZZINI DECISIVO — Si riparte senza cambi. Con il groppo in gola del popolo blucerchiato che si scioglie all 3' quando pareggia l'Atalanta. I liguri - che avevano somatizzato il gol di Cavani - come per incanto (è o non è una favola sportiva?) riprendono quota. La Samp è di nuovo in Champions. E non si volterà più indietro dal 6' grazie al gol di Pazzini, a segno con un colpo di testa nell'area piccola. Ancora lui, il Pazzo, spietato sottoporta. Lippi avrà preso nota. Non si può fare a meno di un cannoniere così in chiave Mondiale. La Samp non ha però finito di soffrire. Perchè il Napoli non ha nessuna intenzione di mollare un metro, anche dopo lo svantaggio. I partenopei sfiorano il gol due volte, con Quagliarella e Dossena, ma Storari para tutto, anche aiutato dal palo sulla conclusione dell'esterno sinistro ex Liverpool. Anche la sorte dà una mano, non vuole fare da guastaeste alla Samp: è un pomeriggio di gioia che i tifosi blucerchiati non dimenticheranno, un pomeriggio storico.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
16/05/2010 18:12
 
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Palermo senza miracolo
Vince 2-1 ma non basta

Inutile la vittoria contro l'Atalanta, battuta al 95'. Doppietta di Cavani, in mezzo il gol di Ceravolo. Ma la Samp vince e sfuma così il sogno Champions League: i rosanero devono accontentarsi del quinto posto

BERGAMO, 16 maggio 2010 - Santa Rosalia ha altro a cui pensare. Le speranze di Maurizio Zamparini, che si era appellato alla Patrona di Palermo, si infrangono a Bergamo. Il miracolo non c'è stato: contro l'Atalanta finisce sì 2-1, ma la vittoria della Sampdoria obbliga il Palermo ad accontentarsi del quinto posto e dell'Europa League.


GENIALE PASTORE — Aggrappati alla speranza di un'impresa del Napoli sotto la Lanterna, i rosanero faticano a entrare in partita e subiscono il pressing dell'Atalanta, retrocessa, ma per nulla intenzionata a offrire il fianco. Bortolo Mutti schiera il solito 4-4-1-1, con Doni alle spalle di Tiribocchi; Delio Rossi schiera il meglio, con la variante Hernandez per Miccoli. Perdita gigantesca quella del funambolo di Lecce, ma il duo Pastore-Cavani è garanzia di classe cristallina. Soprattutto l'argentino che a testa alta conduce la manovra offensiva di un Palermo che carbura lentamente e prende le misure di un'Atalanta fin troppo penetrabile in difesa. Il gol arriva già al 12', ed è una creazione di Pastore che irrompe sulla sinistra e mette nell'area piccola una palla morbida che Cavani deve solo spingere in rete. Poi è monotono torello, interrotto qua e là dalle iniziative di Ferreira Pinto e Doni che cercano con insistenza Ceravolo, l'unico nerazzurro in grado di creare qualche grattacapo alla distratta difesa siciliana.

CERAVOLO CONFERMA — Ed è proprio Ceravolo a cogliere il pareggio dopo tre minuti della ripresa. Un'azione personale che culmina con un gioiello di rara bellezza: destro a giro che si infila nell'angolo dove Sirigu non può arrivare. Un macigno sui rosanero, a cui si aggiunge anche il gol di Pazzini al Napoli. Lo smarrimento è evidente, ma il Palermo si ricompone e sfiora il gol con Cavani. I rosanero potrebbero andare ancora in gol, ma è Consigli a superarsi deviando in angolo un colpo di biliardo di Pastore. La Samp che vince a Marassi, condiziona inevitabilmente la prova del Palermo che attacca con meno convinzione. Un'occasione buona per cogliere un successo prestigioso anche se inutile. Sirigu si esalta su Padoin, Consigli si ripete due volte su Budan subentrato allo scialbo Hernandez. Ma ci pensa ancora una volta Cavani a sbloccare il risultato trasformando al 95' un rigore assegnato con troppa leggerezza da Rocchi.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
16/05/2010 18:14
 
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Bari in festa al San Nicola
Fiorentina alla 17ª sconfitta

I pugliesi di Ventura chiudono una stagione da ricordare battendo i viola grazie a Stellini e Rivas e arrivano a quota 50 punti conquistando il 10° posto. La squadra di Prandelli senza un vero centravanti non morde

BARI, 16 maggio 2010 - Due gol per far festa. Il Bari chiude battendo 2-0 la Fiorentina la sua seconda miglior stagione di sempre in serie A. Anche l'ultima partita conferma quanto di buono fatto vedere dagli uomini di Ventura in quest'annata, che li ha portati a toccare quota 50 punti in classifica e ad arpionare il 10° posto. I viola finiscono addirittura dietro, battuti dai gol di Stellini e Rivas (al quinto di recupero), incapaci di far male senza un vero centravanti. Chiudono con 17 sconfitte e una serie negativa arrivata a sette partite di fila, incapaci di riprendersi dopo l'eliminazione dalla Champions League.

MISCHIA VINCENTE — Ventura sceglie Castillo come partner di Barreto. A centrocampo c'è Almiron con Gazzi, in difesa Stellini fa coppia con Bonucci. Fiorentina rivoluzionata: Avramov in porta, in attacco Jovetic mobile punto di riferimento centrale con Marchionni e Ljajic ai lati. Tanto equilibrio nel primo tempo: gli attaccanti della Fiorentina fanno tanto movimento ma sono poco concreti in fase di conclusioni, il Bari pende a destra dove Alvarez prova più volte a sfondare. Da quella parte c'è Gobbi, che però alla mezz'ora si fa male e deve lasciare il posto a Gamberini: sulla fascia scala Felipe. Alvarez si scatena a confronto col nuovo avversario, e il Bari ha l'arma giusta per mettere in crisi la difesa viola. Il gol arriva al 37', quando Stellini in area di rigore cattura un pallone vagante con la classe di un bomber puro e infila Avramov segnando il suo primo gol in carriera in A a 36 anni. E potrebbe essere la sua ultima gara, visto che il difensore sta pensando di smettere

VOGLIA BARI — Il Bari non si accontenta dell'1-0, e per la prima mezz'ora della ripresa si getta in avanti alla ricerca del raddoppio. Sulla sua strada trova Avramov e qualche errore di troppo di Castillo in fase di conclusione. Ma i pugliesi continuano a provarci, complice la leggerezza in attacco della Fiorentina: ai viola manca un vero centravanti e si vede, visto che Jovetic non ne vuole sapere di fare la punta centrale e continua a muoversi su tutto il fronte d'attacco. Prandelli regala la prima in A ai giovani Daniel Agyei e Federico Carraro, che portano un po' di voglia ai viola, tradotta in attacchi insistiti dopo la mezz'ora. Jovetic prova un paio di volte a pareggiare, ma Gillet non si fa mai trovare impreparato, aiutato dal monumentale Bonucci, in forma Nazionale. Il finale regala ancora qualche emozione: Gamberini perde la testa al 46', spinge l'arbitro con un dito e si guadagna la doccia anticipata. Poi ci pensa Rivas a completare la festa del Bari, battendo Avramov da distanza ravvicinata sfruttando l'assist di Kamata. E' l'apoteosi che scatena la festa del San Nicola. Per la Fiorentina l'ultimo capitolo di una stagione amara.

Davide Chinellato

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16/05/2010 18:17
 
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Parma saluta Guidolin
4-1 al Livorno e ottavo posto

Due gol di Lanzafame, Morrone e Crespo chiudono in trionfo l'anno degli emiliani, che supera in classifica anche il Genoa. Per il Livorno dei giovani gol di Danilevicius

PARMA, 16 maggio 2010 - Il Parma gioca per prolungare le vacanze, il Livorno retrocesso mette in mostra qualche giovane, in attesa di novità sul fronte societario. Guidolin saluta (forse in direzione Udine), ma non potrà comunque dimenticare le folate di Biabiany, la classe di Lanzafame, la disponibilità di Crespo. Un'annata speciale impreziosita anche dalla vittoria esterna contro la Juventus e dall'ottavo posto conquistato all'ultimo assalto. Il tempo di applaudire il tecnico e i padroni di casa cominciano all'arrembaggio della porta di Bardi. L'ottavo posto (utile a saltare i preliminari di Coppa Italia) risulta motivazione vincente per gli emiliani. Il francese è imprendibile e ci prova in tutti i modi: a giro dal limite, di piatto dall'interno dell'area, in rovesciata. Sulla sinistra Raimondi soffre le sovrapposizioni di Antonelli e i pericoli per Bardi arrivano soprattutto da lì. Dall'altra parte il Livorno parte intimorito e si fa vedere dalla parte di Mirante con Prutsch e Lignani solo verso la fine del tempo. D'altronde con l'uscita di Galante, Ruotolo si ritrova una difesa giovanissima e inesperta e non può fare di più.

LANZAFAME GOLEADOR — Lanzafame sfiora un gol clamoroso già al 13' su sponda di testa di Zaccardo: il suo tuffo a porta vuota parte leggermente in ritardo e la palla finisce sul fondo. Poi ci prova con una girata e infine al 47' infila Bardi sfruttando una leggera deviazione di un difensore. Ma il suo show continua all'inizio della ripresa: la difesa del Livorno si apre, Oussau praticamente si sposta e il centrocampista gialloblu spara un missile sotto l'incrocio dei pali di Bardi. Bellissimo gol. Gli ospiti vanno in bambola e dopo tre minuti beccano anche il terzo da Morrone, alla prima rete stagionale. La partita praticamente finisce qui, con il Livorno che ogni tanto si affaccia dalle parti di Pavarini in cerca del gol della consolazione. E ci va vicino con un doppio palo Prutsch-Danilevicius, con un'altra bella girata del lituano (miracolo dell'estermo gialloblu) e finalmente va in rete al 27' proprio con Danilevicius. E alla fine segna anche Crespo, premio meritato per la sua generosità. Il Genoa perde a Catania e per la squadra di Guidolin è un ottimo ottavo posto, targato Biabany, Lanzafame, Antonelli, i giovani che Ghilardi ha scovato e rilanciato in giro per l'Italia. L'esempio che dovrà seguire anche Spinelli se vuole riportare al più presto i labronici nella massima serie.

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
16/05/2010 18:20
 
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Pari tra Cagliari e Bologna
Adailton chiama, Ragatzu risponde

Classica partita di fine stagione al Sant'Elia: il Bologna va in vantaggio dopo tre minuti, il Cagliari pareggia nella seconda frazione. La partita finisce praticamente al 20' del secondo tempo.

CAGLIARI, 16 maggio 2010 - La più classica delle partite inutili di fine campionato, non può che chiudersi con il più classico dei risultati: 1 a 1 e tutti contenti al Sant'Elia. O quasi, perché probabilmente i pochi affezionati accorsi allo stadio avrebbero forse meritato di più, vista anche la gara priva di tensione. Si devono invece accontentare di un'emozione in avvio (gol di Adailton) e una al 20' della ripresa (pareggio di Ragatzu). Il resto è noia.

SPAZIO AI RAGATZU — Numerosi i giovani e le seconde linee in campo per l'ultima gara della stagione, a partire dai due portieri: per il Cagliari c'è Vigorito, per il Bologna Colombo; in attacco spazio a Ragatzu da una parte e Succi dall'altra. In panchina Di Vaio e il Campione del Mondo Barone, ma anche il centrocampista del Bologna Tattini e il portiere di riserva del Cagliari Ruzzittu, entrambi classe '91.


COPACABANA — A Cagliari già si respira aria di vacanze, il sole è quello agostano e non a caso sono molti i tifosi sardi ad aver preferito la spiaggia al Sant'Elia. In questo clima brasiliano, Adailton - in scadenza di contratto - si sente a casa e dopo 3' decide di salutare al meglio il suo pubblico: sinistro di prima intenzione, palla che sbatte sotto la traversa e poi un metro oltre la linea. Il Cagliari accusa, prova a reagire, ma i ritmi sono quelli del calcetto sulla sabbia e il Bologna controlla agevolmente.

ATTACCANTE OFFRESI — Adailton, che evidentemente è uno dei pochi con qualche motivazione in campo - se non altro quella di farsi vedere per guadagnarsi un contratto - sale in cattedra nel primo tempo: due conclusioni al volo di pregevole fattura, altre occasioni sventate da Vigorito, che è uno dei pochi a guadagnarsi la pagnotta nei primi 45' di un Cagliari davvero abulico.


PAREGGIO E SALUTI — Il secondo tempo dei sardi è decisamente più brillante - anche perché meno sarebbe stato impossibile - così, dopo qualche assist fallito, Ragatzu decide di crescere in fretta e siglare il suo secondo gol in carriera con un bellissimo diagonale dal limite. E' solo il 20', ma già il canto del cigno di una partita che finisce per spegnersi senza particolare sussulti, nonostante i due tecnici provino a rivitalizzarla con tutti i cambi a disposizione.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
16/05/2010 18:23
 
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Maxi, regalo al Catania
E' record di punti in A

La squadra di Mihajlovic batte il Genoa grazie all'undicesimo gol dell'attaccante argentino e chiude la stagione a 45 punti, due in più dell'anno scorso. Espulso Juric nella ripresa

CATANIA, 16 maggio 2010 - Il Catania saluta il Massimino con un trionfo e, dopo la salvezza agguantata la scorsa settimana, si gode anche il record di punti in Serie A: sono 45, contro i 43 dell'anno scorso. Gran parte del merito di questi ultimi tre, manco a dirlo, è di Maxi Lopez, che chiude così la sua ottima stagione con undici gol all'attivo.

TRIDENTE — Mihajlovic schiera la formazione tipo, con davanti il trio Mascara, Maxi Lopez, Martinez. In mezzo ci sono Ledesma e Ricchiuti, con Biagianti a fare il lavoro sporco. Nel Genoa Caneo sostituisce lo squalificato Gasperini e si affida al tandem Suazo-Acquafresca, in un 4-4-2 con gli esterni molto alti (Sculli e Palladino).

PRIMI CALDI — A Catania fa molto caldo e i ritmi sono adeguati di conseguenza. Ne viene fuori una partita aperta, senza troppi cambi di ritmo. Tra i padroni di casa il più pericoloso è Maxi Lopez. L'argentino sfiora il vantaggio al 18', con un sinistro da fuori dopo essersi liberato bene del suo marcatore. Ci proverà anche allo scadere, ancora dal limite, trovando una buona risposta di Amelia. Ci provano soprattutto dalla distanza gli etnei, anche con Mascara, mentre Martinez è il più pimpante nell'uno contro uno: brutto l'errore di Maxi su un suo invito in avvio. Il Genoa per lo più contiene e ogni tanto ci prova in ripartenza. Alla mezzora Palladino spreca tutto con un tocco a lato dopo un'ottima giocata sull'asse Juric-Suazo. Rimarrà la miglior occasione del primo tempo. Poi Palladino lascia il campo, alle prese con problemi muscolari. Al suo posto Fatic.

SVOLTA — Nel secondo tempo la svolta arriva intorno al ventesimo, quando nel giro di pochi minuti succede di tutto. Prima Acquafresca ha la palla buona, ma la spara addosso a Campagnolo. Poi i liguri rimangono in dieci, perché Juric pensa bene di chiudere le stagione anzitempo e si becca due ammonizioni in pochi minuti. Subito dopo, la beffa, con il gran gol di Maxi Lopez da vero rapace d'area di rigore, in spaccata su un assist dalla sinistra di Ricchiuti. Il Catania potrebbe anche raddoppiare, con Ricchiuti e Marchese, e nel finale arriva la standing ovation per Martinez, probabilmente all'ultima apparizione con la maglia catanese.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
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