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SUPERSAGGIO
Juve, ci pensa Del Piero
Genoa piegato 3-2

I bianconeri tornano alla vittoria che mancava dal 6 gennaio, primo successo con Zaccheroni in panchina. Ai rossoblù non basta la doppietta di Rossi, i bianconeri si impongono con il ritorno al gol di Amauri e alla doppietta del capitano, a segno con una super rete e un rigore molto dubbio

TORINO, 14 febbraio 2010 - La Juventus torna alla vittoria in campionato. Mancava dalla Befana, a Parma, ritorna per San Valentino, contro il Genoa. E porta la firma di chi della Juve è il primo innamorato, da sempre, tanto da aver ritoccato proprio oggi un paio di record: quello delle presenze in campionato - 445, superato Boniperti - e dei gol segnati, che diventano 268, primato che già deteneva, incrementato. Chi è lui? Troppo facile, Alessandro Del Piero. Che nel momento del bisogno, come spesso gli è accaduto anche nel recente passato, si trasforma nella coperta di Linus cui si aggrappa la Juve: la sua doppietta piega un buon Genoa 3-2. La Juve di Zaccheroni ancora non convince, soffre troppo in difesa e in fase di costruzione di gioco, ma almeno stavolta le sue punte rispondono all'appello: segna anche Amauri, ai rossoblù non basta la doppietta di un favoloso Rossi per celebrare le 100 panchine in serie A di Gasperini.


FORMAZIONI A SORPRESA — La Juve è senza Cannavaro e Grosso, due campioni del mondo. Il centrale, non al meglio, va in tribuna, l'esterno sinistro si accomoda in panchina. Al loro posto Zebina e De Ceglie. Il Genoa si presenta in una veste inedita: con il 4-4-2, scelta forzata dalla tanta assenze, l'ultima arrivata in extremis, quella di Milanetto, che dà forfeit dopo il riscaldamento. In avanti ripescato Suazo, che fa coppia con Acquafresca.


PIU' DI UN SIGNOR ROSSI — Il capitano rossoblù firma l'avvio di gara. Prima coglie un clamoroso palo con un gran destro da fuori area, Buffon non ci era arrivato. Poi segna il gol del vantaggio. Con un destro preciso sottoporta, su assist dalla destra di Acquafresca. Rete che testimonia il momentaccio della difesa bianconera, che pur potenziata nelle ultime due uscite, con lo schieramento a tre, ha sempre subìto gol, da quando c'è Zaccheroni in panchina. Infatti il "buco" difensivo porta la firma illustre di Chiellini, da sempre il baluardo bianconero. Se sbaglia pure lui...La Juve fa fatica a imporre una manovra perlomeno ordinata, se non brillante. Del resto non c'è un playmaker di centrocampo, se è vero che in assenza di un mediano, Felipe Melo, in mezzo il gioco scaturisce da un altro, Sissoko. Diego e le punte ricevono pochi palloni. E così il Genoa riduce al minimo i rischi, ripartendo in contropiede appena può.


FINALMENTE AMAURI — Il pari arriva grazie ad un'azione personale, quella di Cacerers, bravissimo a saltare due avversari e crossare tagliato dal fondo in mezzo. Dove Amauri si ricorda di essere il centravanti della Juventus e segna il suo primo gol del 2010, che arriva dopo 108 giorni di astinenza. È il suo quinto centro in campionato, che il brasiliano realizza di testa, di prepotenza, approfittando anche di un'uscita sbagliata di Amelia. All'intervallo è 1-1. La Juve ci può mettere la firma, per quello che si è visto.

BOTTA E RISPOSTA — La ripresa è più divertente. La Juve finalmente prende quota, il Genoa risponde colpo su colpo. I bianconeri si portano in vantaggio con un gran gol del capitano. Del Piero trova infatti una percussione centrale, dopo aver strappato palla a Criscito, raccoglie l'assist delizioso di tacco di Diego, e con un esterno destro anticipato mette fuori tempo e fuori gioco Amelia. Terzo gol in campionato del numero 10 della Juve, apparso in crescita atletica, Juve avanti 2-1. Ma il Genoa risponde subito. Ancora con Rossi, indemoniato. Che non dà ai tifosi di casa neanche il tempo di assimilare il vantaggio. Infatti pareggia subito, perfezionando la doppetta personale, approfittando di un erroraccio di Buffon, che si fa sorprendere da un cross di Mesto e respinge corto: il tap in è comodo. È il gol del 2-2.

DEL PIERO DI RIGORE — La Juve insiste. Attacca a testa bassa, e dove non arriva il gioco, ci prova il carattere. Marchisio, appena entrato, e che serve come il pane in quella posizione da playmaker a Zac e alla Juve, lancia Del Piero in profondità. Contatto (molto dubbio, anche perchè avviene fuori area) con Papastathopoulos, per l'arbitro Mazzoleni è rigore. Dal dischetto Del Piero segna l'ennesimo gol decisivo. È quello del successo, il primo targato Zaccheroni.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
14/02/2010 21:23
 
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SUPERSAGGIO
Reja sblocca la Lazio
Parma battuto 2-0

I biancocelesti non vincevano in trasferta dal 31 agosto. Segnano Stendardo e Zarate. La squadra di Guidolin resta in dieci per l'espulsione di Jimenez al 30' della ripresa. Nuovo infortunio per Paloschi

PARMA, 14 febbraio 2010 - La cura Reja già produce i suoi (buoni) effetti. Lotito gongola, i giocatori esultano. Ledesma se la ride. Un esordio col botto per il tecnico goriziano: la sua Lazio batte 2-0 il Parma con le reti di Stendardo e Zarate ed esce dal Tardini con tre punti preziosissimi per la classifica. Era terzultima, con questo successo supera Livorno, Catania e Udinese. Una bella boccata d'ossigeno. Tanto più se si pensa che i biancocelesti non vincevano in trasferta dal 31 agosto, seconda di campionato, quando si imposero sul Chievo 2-1. Un risultato figlio di scelte coraggiose, come quella di mandare Zarate in panchina per trequarti di gara: Rocchi ha giocato bene e quando l'argentino è entrato sembrava voler spaccare il mondo. Buon per lui. L'attaccante non segnava dal 27 settembre nella sfida dell'Olimpico contro il Palermo. E poi Reja verrà ricordato per aver riportato in campo Ledesma, fermo a zero presenze in questo campionato. Il centrocampista ha corso tanto e impostato bene il gioco dei biancocelesti. La sua assenza si è sentita eccome.


GOL MANGIATO E GOL FANTASMA — Nel primo tempo la Lazio appare più quadrata, il gioco più pulito, anche se il bilancio delle occasioni è a favore del Parma. I padroni di casa sono stati pericolosi con Jimenez in avvio di gara, poi con un'azione clamorosa di Biabiany che colpisce male a due metri dalla porta e ancora con il francese fermato in area da Stendardo. Nella Lazio va segnalato il tiro di Floccari dal limite dell’area, per il resto Mirante non ha sofferto troppo. Al rientro dagli spogliatoi il Parma appare molto più determinato, ma un Biabiany in gran forma e un Antonelli incontenibile non riescono a fare la differenza. A complicare la situazione della squadra di Guidolin arriva anche l'infortunio di Paloschi, appena entrato al posto di un evanescente Bojinov: l'attaccante su uno scatto sente un forte dolore alla coscia ed è costretto ad uscire, in lacrime. Poi la partita gira a favore della Lazio, anche se in un primo momento le cose sembrano andare diversamente. Al 17' un tiro di Floccari viene respinto da Paci dentro la porta, l'arbitro non dà il gol. "Fortuna che abbiamo vinto", dirà poi Reja. Passano infatti pochi minuti e il gol arriva con un colpo di testa di Stendardo. Per la Lazio gara in discesa: Jimenez viene espulso per proteste a un quarto d'ora dal termine. E nel finale ecco il sigillo di Zarate, servito alla perfezione da Floccari.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
14/02/2010 21:24
 
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SUPERSAGGIO
Il Cagliari torna a brillare
Il Bari è irriconoscibile

I sardi vincono 3-1 grazie a un gran primo tempo con i gol di Conti, Nené e Cossu. Di Salvatore Masiello la rete dei pugliesi. La squadra di Allegri è a due lunghezze dall'Europa League

CAGLIARI, 14 febbraio 2010 - Dopo il potente gancio al volto dell'Inter, il Cagliari rialza la testa e torna a vincere. Lo fa con il Bari, costruendo il successo con un primo tempo esagerato. Finisce 3-1 con i gol di Conti, Nenè (deviazione decisiva di Koman), Salvatore Masiello per i baresi, e Cossu (deviazione decisiva di Gazzi). Decisamente sottono la prova dei biancorossi che non si riconoscono nel 4-3-2-1 schierato da Ventura.


FESTIVAL DEGLI ASSENTI — Tanti gli assenti al Sant'Elia. Allegri deve fare a meno di Marchetti, Lopez, Dessena, Jeda e Pisano, ma si fida dei suoi e del suo gioco. E nel 4-3-1-2 il trequartista è Cossu alle spalle di Nené e Matri. Ventura, che deve già rinunciare a Ranocchia, Parisi, Kutuzov, Almiron e Langella per motivi fisici, è organo del bomber principe Barreto, out per squalifica.

MATRI BRASILIANO — Per la sfida in Sardegna, Ventura passa dal 4-4-2 al 4-3-2-1, rinunciando a Castillo. Meggiorni è la punta unica con Allegretti e Alvarez a supporto. Ma lo schema rende poco e si capisce dal primo minuto che ai giocatori del Bari non piace. Goffo e puntualmente sorpreso dalla cattiveria agonistioca del Cagliari, i biancorossi sono costretti a tamponare e rincorerre un Cagliari perennemente alto, in pressing e con molte soluzioni in attacco. Il forcing rende e al 13' è già gol. Il capolavoro lo fa Matri che irrompe in area e con una serie di dribbling ubriacanti in un fazzoletto di terra, tocca per Conti che in tuffo di testa batte Gillet.

SOLO CAGLIARI — Il gol è vitamina e il Cagliari di certo non si accontenta. I rossoblù irrompono, sono un'iradiddio e non concedono tregua ai pugliesi che fanno inutilmente muro a centrocampo. Ma Allegri invita i suoi a non mollare il colpo, così al 30' arriva il raddoppio. Velotto assegna una punizione al limite per un fallo di mano di Gazzi. Batte Nené, ma la deviazione decisiva di Koman in barriera inganna Gillet. Annichilito e poco propenso al modulo, il Bari si ritrova a difendersi con i denti perché il Cagliari non ne vuol sapere di accontentarsi, aiutato dai galletti che non aggrediscono.

BOTTA E RISPOSTA — L'inizio della ripresa non propone cambi, ma di certo un Bari più disinvolto. Capace tra l'altro di riaprire la partita. La gioia al 7' per il bel gol di Salvatore Masiello, sinistro a giro dal limite a fil di palo, viene smorzata in gola dal 3-1 del Cagliari che nell'azione successiva capitalizza un cross di Cossu dalla sinistra, deviato nella propria porta da Gazzi. Solo a quel punto Ventura cambia Allegretti con De Vezze. Sostituzione ritardata, così come appare avventata quella di Alvarez con Castillo. Il Bari che spinge non fa però paura al Cagliari che chiude bene tutti gli spazi. Allegri, col 3-1 in tasca, cambia invece Biondini e Matri con Parola e Larrivey. Il Bari però ci prova e sfiora con Castillo, la cui zampata in scivolata sull'ottimo suggerimento di Belmonte termina di poco a lato. Poi è pura accademia, con i muscoli duri e le squadre lunghe. Il Cagliari sale a quota 35 punti, a due dal Palermo e dall'Europpa League. Sognare non è impossibile.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
14/02/2010 21:26
 
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Bologna, vittoria d'oro
Il Livorno è terz'ultimo

I rossoblù vincono 1-0 al Picchi e si staccano ulteriormente dalla zona salvezza, dove invece ripiombano i toscani. Decide il nono gol stagionale di Di Vaio, che poi deve uscire per un guaio muscolare. Espulso Cosmi

LIVORNO, 14 febbraio 2010 - Vincere uno scontro-salvezza, quasi uno spareggio, e perdere il giocatore più importante (nonché match winner) per stiramento: il Bologna vive di queste sensazioni contrastanti. Batte il Livorno, si stacca con decisione dalla zona calda, ma saluta per almeno un mese Marco Di Vaio, che con il suo nono gol stagionale aveva risolto la partita con i toscani. Condannandoli al terz'ultimo posto: questo sì, preoccupante di per sé.


PUNTI PESANTI — Sfida tutt'altro che entusiasmante, al Picchi. I tre punti in palio pesano, e condizionano non poco entrambe le squadre. E' normale, quindi, vedere poche occasioni. Il Bologna in trasferta ha vinto una sola volta, a Firenze, e forse si accontenterebbe anche del pari. Al contrario del Livorno, che ha bisogno di allontanarsi dalla parte bassissima della classifica.

ZAMPATA — Partite come queste si risolvono con i colpi dei giocatori di classe. Banale a dirsi, ma fa tutta la differenza del mondo: i toscani hanno fuori Lucarelli e Tavano (senza togliere nulla a Danilevicius e Bellucci), mentre gli ospiti si affidano, come al solito, a Di Vaio. Così alla prima chance il Bologna colpisce. Casarini, appena entrato per l'infortunato Modesto, sfugge a Raimondi e mette in mezzo: Succi casca, ma dietro di lui c'è proprio Di Vaio, che appoggia in rete.


PALO BUSCÈ — Il gol è una frustata sulla schiena del Livorno, che in precedenza si era reso pericoloso solo con un tiro di Knezevic da fuori area. Purtroppo per il Bologna Di Vaio si stira subito dopo il gol, tentando uno scatto (dentro Adailton). In compenso Buscè prende un bel palo dalla distanza, a confermare il buon momento degli emiliani. Vantaggio più che meritato, insomma.

GUSCIO — La reazione livornese è blanda: paradossalmente, il più attivo è Cosmi. Che si fa espellere per proteste e si imbufalisce con il guardalinee Giordano. Con l'ingresso di Di Gennaro i toscani diventano un minimo più frizzanti, ma nemmeno troppo. Viviano, al rientro dopo l'infortunio, resta inoperoso, o quasi. Il guscio del Bologna non si smuove (Portanova e Moras monumentali), Colomba vince per la seconda volta in Toscana in un mese e si gode la tranquillità. Una cosa che al Livorno stanno smarrendo.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
14/02/2010 21:28
 
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Catania-Atalanta, è 0-0
Nerazzurri più pericolosi

Finisce in parità lo scontro salvezza al Massimino: ospiti molto più vicini al gol dei siciliani che hanno fallito un'ottima occasione con Morimoto. Espulso Bellini tra i lombardi ma nell'ultimo quarto d'ora i padroni di casa non ne approfittano

CATANIA, 14 febbraio 2010 - Una buona Atalanta e un Catania un po’ in difficoltà, il tutto su un campo insidioso e inzuppato d’acqua, soprattutto sulle fasce. Lo scontro salvezza del Massimino, flagellato dalla pioggia nelle tre ore precedenti la partita, è stato comunque un match intenso. È finito 0-0 ma le occasioni non sono mancate. E alla fine tutto sommato può andar bene a entrambe visto che i siciliani hanno mosso la classifica mentre i nerazzurri non hanno perso ulteriore contatto. Forse ci si aspettava qualcosa di più dagli uomini di Mihajlovic, oggi però messi in difficoltà da un’Atalanta molto efficace.


FUOCO DI PAGLIA — Il Catania comunque aveva aggredito immediatamente gli ospiti, creando un po’ di scompiglio tra i ragazzi di Mutti. Al 2’ Capuano ha obbligato Consigli a un bel tuffo in corner e dalla battuta colpo di testa di Silvestre deviato all’indietro da Padoin per una respinta sulla linea di Ferreira Pinto che ha fatto gridare al gol lo stadio. Un fuoco di paglia, però, perché l’Atalanta si è ricompattata tanto che a fine frazione è quella che ha avuto un po’ più da recriminare. In particolare Valdes a sinistra e Ferreira Pinto a destra sono riusciti coi loro veloci inserimenti a creare non pochi problemi ai difensori siciliani.

POZZE D'ACQUA — Malgrado le fastidiosissime pozze d’acqua sulle fasce è proprio da lì che sono nati pericoli per la porta di Andujar. Il più clamoroso al 13’ quando un lancio per Amoruso ha visto il bellissimo tocco di destro al volo scavalcare il portiere ma infrangersi sul palo. Il Catania ha reagito ma Talamonti e Manfredini se la sono sempre cavata al centro con lo scazzottatore Maxi Lopez, molto mobile ma poco incisivo. Anche perché poco servito, bisogna dire, e in questo i principali meriti sono stati di Guarente e Padoin, molto precisi nell’ostacolare le principali fonti di gioco avversarie, Mascara e Morimoto.

PREZIOSO — Nella ripresa si è proseguito sulla falsariga del primo tempo. Con il calo del fiato si sono però immediatamente moltiplicati gli errori da ambo le parti. L’Atalanta però è quella parsa più ordinata anche se all’11’ Morimoto ha avuto un’occasione d’oro sciupando tutto con un destro alto. E Mihajlovic lo ha sostituito con Martinez, quanto meno decisivo nel procurarsi il fallo di Bellini che costerà il secondo giallo e l’espulsione del nerazzurro. Al 19’ colpo di testa a palombella di Doni e Andujar toglie la palla dall’incrocio. Poi è ancora Ferreira Pinto a creare problemi ad Andujar. Il risultato è però rimasto inchiodato sullo 0-0 fino al 90’, pure malgrado la superiorità numerica del Catania. Bravo Mutti a dare fiato ai suoi inserendo Peluso e Tiribocchi per il pressing finale che è valso un prezioso punto su un campo comunque difficile.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
14/02/2010 21:29
 
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Reginaldo risveglia il Siena
Il Chievo dura dieci minuti

Con una rete del brasiliano al 30' della ripresa, i toscani passano a Verona e possono sperare ancora nella salvezza. Deludenti i veneti, che dopo una buona partenza colpiscono solo una traversa con Bentivoglio

VERONA, 14 febbraio 2010 - Il Siena non si arrende alla retrocessione. Il Chievo non è ancora salvo. Questi i temi di Chievo-Siena 0-1, decisa da un gol di Reginaldo al 30' della ripresa. L'impresa dei toscani, che hanno preso coraggio col passare dei minuti, resta difficile. Ma non impossibile. Questi tre punti fanno molto morale e facilitano il lavoro del coraggioso Alberto Malesani. Male invece il Chievo, che conferma di attraversare un periodo negativo.

PARTENZA CHE INGANNA — I veneti, schierati da Di Carlo con il consueto undici in cui Bogdani è il partner di Pellissier, partono subito forte sfruttando i timori del Siena. Curci esce bene su Pinzi e i primi dieci minuti del Chievo sono incoraggianti. Il Siena, con Codrea in tribuna per scelta tecnica e Calaiò per lo squalificato Maccarone, pare in difficoltà. Tuttavia l'azione del Chievo perde efficacia col passare del tempo. Il primo tempo scorre nella noia più assoluta. L'unico brivido nel finale, quando uno spunto di Tziolis sulla sinistra mette in difficoltà Yepes, che devia sul palo sfiorando l'autorete. Ma lo 0-0 al riposo rispecchia quanto visto in campo.


MERITATO — Nella ripresa il Siena prende coraggio perchè capisce che con Chievo così mediocre si può colpire. Calaiò, generoso ma impreciso, stuzzica subito Sorrentino. Di Carlo prova a scuotere la squadra con il doppio cambio Granoche-Bentivoglio per Bogdani e Pinzi. Il sudamericano impegna Curci di testa. Ma è un lampo nel vuoto. La giocata decisiva per il Siena arriva alla mezz'ora, con Reginaldo che trova la rete con un bel destro al volo dal limite dopo un rimpallo tra il nuovo entrato Larrondo e Mandelli.

POCO CHIEVO — Ci si aspetta la furiosa reazione del Chievo, ma la squadra di Di Carlo si accende solo in occasione del colpo di testa di Bentivoglio, che si spegne sulla traversa. Troppo poco. Domenica a Bergamo i veneti faranno bene a tornare la squadra che ha così ben impressionato fino a poche settimane fa. La zona pericolo resta lontana, ma giocando così non ci si può sentire già salvi.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
15/02/2010 13:21
 
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Napoli e Inter: solo i legni
Al San Paolo spettacolare 0-0

Nessun gol ma tante occasioni su entrambi i fronti in un San Paolo tutto esaurito. Il conto dei legni è 2-1 per gli azzurri: traverse di Hamsik e Muntari nel primo tempo, palo di Quagliarella nella ripresa. Julio Cesar blocca Denis, De Sanctis stoppa Pandev. L'Inter alla fine si accontenta del pari: ora la Roma è a -7

MILANO, 14 febbraio 2010 - Due legni a uno, nessun gol. Il Napoli impone il secondo pareggio consecutivo all'Inter di Mourinho, che così vede il suo vantaggio ridotto a 7 punti sulla Roma e a 9 sul Milan (che deve recuperare una gara). Il Napoli riaggancia il quarto posto e soprattutto mostra la grinta che gli aveva chiesto il suo allenatore. Per un tempo mette alle corde l'Inter, poi subisce il ritorno dei nerazzurri (e un normale calo di energie), ma sfiora il colpaccio con un palo di Quagliarella. Era il terzo legno della partita dopo due spettacolari traverse di Hamsik e Muntari nei primi 45'.

GRAN PARTENZA AZZURRA — Il San Paolo è una bolgia, mezz'ora prima della gara è già pieno: le maschere di Collina sono numerose in tribuna, insieme a fazzoletti bianchi per la "panolada". La squadra di Mazzarri sente la carica del suo pubblico, per i primi venti minuti corre molto più degli avversari, con un pressing continuo e scatenato. Ci vuole un gran Julio Cesar per dire di no a Denis, dopo la traversa di Hamsik. Finita la sfuriata, l'Inter prima reclama per un fallo di mano in area di Aronica, poi si riorganizza, e nel secondo tempo pare in grado di poter mettere in atto il "delitto perfetto", ma De Sanctis chiude due volte. Alla fine il pareggio è giusto e non disturba troppo nessuno. Continua la serie senza sconfitte in posticipo degli azzurri, mentre la squadra di Mourinho non perde le sue certezze in campionato.


NAPOLI, FUNZIONA L'ATTACCO — Mazzarri non cambia di fronte ai campioni. L'assenza di Maggio non si fa sentire in particolar modo, perché il suo sostituto, il colombiano Zuniga, è scatenato. Da una sua discesa palla al piede nasce l'occasione di Denis (cross di Hamsik, colpo di testa), la più chiara di tutto il primo tempo, traverse a parte. Muntari poi lo soffre, si fa ammonire presto, rischia pure il rosso, tanto da essere sostituito al 45'. Hamsik è quello delle serate di gloria: colpisce una traversa con un bel tiro a giro al 10', si presenta più volte al tiro, fa con profitto le due fasi. Ma è tutto l'attacco a girare, con Denis che fa il lavoro di Milito, dettando passaggi in profondità (e aggiungendoci tante sponde di testa), e con Quagliarella che "spara" verso la porta appena possibile. E se Aronica pare un po' l'anello debole in fase di costruzione, è lui stesso a dare equilibrio alla squadra quando si tratta di coprirsi. Buona gara dei tre dietro, che raramente si trovano uno contro uno contro gli attaccanti dell'Inter, e quindi chiudono i buchi.


INTER, SOLDITÀ MA MENO GIOCO — Funziona poi la gabbia di Mazzarri intorno a Sneijder: per tutto il primo tempo appena l'olandese prende palla si trova intorno una serie di meglie azzurre. Deve così accelerare la giocata e non sempre è preciso. In più l'Inter non ha lo straordinario Pandev di questi ultimi tempi: il macedone trova pochi palloni da giocare e a volte sparisce, specie nel primo tempo. Nel secondo cresce, ma quando ha la palla buona (18' s.t) non trova l'angolo giusto. Meno incisivi del solito Zanetti, Cambiasso e Maicon: specialmente il brasiliano scende poco sulla destra, tanto che nella ripresa Mourinho concede qualche libera uscita in più a Santon. Mariga gioca un tempo dimostrando di avere ancora tanti margini di miglioramento, specie con la palla fra i piedi. Spenta la luce Sneijder, con pochi spazi a disposizione, restano solo le accelerazioni di Milito per creare pericoli: può essere un problema, se si ripete, in campo europeo. In Italia, nonostante i due punti persi sulle inseguitrici, Mourinho non pare ancora avere troppi motivi per preoccuparsi. La sua squadra conferma comunque una solidità che in Italia può bastare.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
20/02/2010 23:37
 
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Doppio Acquafresca
Genoa a valanga

I rossoblù schiantano 3-0 l'Udinese nell'anticipo della 25a giornata e si portano al provvisiorio 6° posto, alla pari della Juve. Eroe della serata l'attaccante, doppietta, ai primi gol con il Grifone. A segno pure Palacio. I friulani partono bene, poi vengono travolti

GENOVA, 20 febbraio 2010 - Il Genoa, contro l’Udinese, si riprende con gli interessi quanto aveva lasciato domenica sul campo della Juve. Perentorio 3-0, propiziato da Acquafresca, che si sblocca pure con la maglia rossoblù del Genoa e spinge il Grifone al provvisorio 6° posto, alla pari proprio con la Juventus. Per i friulani, invece, continua la crisi in trasferta: la vittoria lontano dal Friuli manca dal 9 maggio 2009 e al momento la classifica non è per niente rassicurante.


MANTO VERDE — La cosa che risalta di più dell’avvio di gara è il nuovo manto del Ferraris: finalmente verde, dopo che per troppo tempo pareva un campo, non da calcio, ma destinato alla coltivazione di barbabietole. Il rinnovato terreno di gioco, però incoraggia lo spettacolo solo al tratti. Nei primi 15’ c'è molto disordine, il pallino del gioco lo tiene l’Udinese, meglio disposta, più pronta a inaridire le fonti del gioco rossoblù e pericolosa in un paio di circostanze. Di Natale canta e porta la croce: è la spina nel fianco della difesa rossoblù - al 14’, ben servito in area, Amelia deve mettere una pezza al suo tiro da distanza ravvicinata -, ma arretra spesso pure a centrocampo per proporre a favore dei compagni. Friulani ben disposti, coperti e accorti, ma che avvertono la mancanza di un faro come D’Agostino in regia.

GRIFONE CINICO — Il Genoa, parte contratto, soffre un po’ in fase di impostazione, ma ha la freddezza e la capacità di colpire al primo vero affondo. Il lampo che spariglia l’equilibrio è di Acquafresca, che ribadisce in rete da pochi passi una corta, e imperfetta, respinta di Handanovic dopo una balla girata di Sculli dal centro dell’area. Dopo il gol, si aprono le maglie della difesa bianconera, il Genoa si propone di più con lanci di prima, ma non trova il guizzo per il raddoppio.


LA RIPRESA — Il secondo tempo diventa una passerella per il Genoa, già dall’8’, dopo che l’ingresso di Pepe pareva poter aiutare la rimonta dei friulani. Su corner, Coda stende Acquafresca in area: è rigore che lo stesso attaccante realizza per il 2-0. Il Ferraris si accende, il pubblico alza il volume dei cori, e il Genoa si impossessa della partita. Zapata si fa ammonire due volte in 1’ e i rossoblù ringraziano: davanti a loro si aprono delle praterie che Palacio, in tuffo di testa, sfrutta al meglio per il 3-0. I giochi sono fatti, il Grifone controlla il campo, Floro Flores spreca su dormita della difesa rossoblù e c’è il tempo per registrare gli ingressi in campo di Ferronetti e Jankovic. Quest’ultimo, al pari di Zapater, fa venire gli ultimi brividi ad Handanovic, ma le loro belle conclusioni finiscono fuori di poco.

CONCLUSIONI — Per il Genoa un’affermazione convincente, che ne rilancia le ambizioni europee, soprattutto considerando le tante assenze. In avvio, di gara, però il Grifone ha faticato parecchio a trovare il ritmo, anche se poi ha controllato a piacimento e la difesa non ha dovuto correre troppi rischi. Per l’Udinese si tratta di un un passivo che va oltre i propri demeriti. La squadra in avvio ha proposto belle cose, ma è chiaro che dipende da Di Natale. Evidentemente, però, nella sindrome da trasferta c’entra soprattutto l’aspetto psicologico: dopo il primo pugno è andata k.o. e non è più riuscita ad alzarsi.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
20/02/2010 23:44
 
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SUPERSAGGIO
L'Inter resiste anche in 9
Ma la Roma "vede" il -5

Non basta la doppia superiorità numerica alla Samp per avere ragione dei nerazzurri: Samuel Cordoba espulsi nel primo tempo, ma il fortino di Mou regge. Rosso anche per Pazzini al 28' s.t. e subito dopo è Eto'o ad avere il match point, ma Storari salva

MILANO, 20 febbraio 2010 - Carlo Ancelotti, davanti alla tivù, si sarà divertito. Non è la vigilia liscia che sognavano Mourinho e Moratti prima dell’impegno di Champions. L’Inter deve sfiancarsi per portare a casa uno 0-0 contro la Samp e mantenere l’imbattibilità interna. Gioca oltre un tempo in nove, dopo i rossi a Samuel e Cordoba, copre il campo come può, prova persino a colpire in contropiede. Nervi e corsa, mentre la Samp non sfrutta un’ottima occasione per dare una spallata al dominio nerazzurro in Italia. Già, perché ci sarebbe anche il campionato: il pareggio potrebbe far riavvicinare Roma e Milan, ma lo 0-0, alla fine, è accolto come una vittoria da San Siro. Terzo pareggio di fila, secondo gara senza gol, ma i campioni non hanno intenzione di abdicare. Si sentono però in lotta contro il mondo intero e anche per questo forse si spiega il silenzio stampa a fine partita.


SETTE MINUTI, DUE ROSSI — I sei minuti che infiammano la partita arrivano fra il 31’ e il 38’ del primo tempo, dopo una mezz’ora di calma quasi piatta (un tiro per parte, squadre corte, pochi spazi). Lancio lungo per Pozzi, Cordoba buca, Samuel difende la posizione sull’attaccante allargando il braccio che va sul collo di Pozzi. L’argentino è già ammonito, Tagliavento comunque gli rifila un rosso diretto. Sulla punizione Cordoba esce chiaramente troppo presto dalla barriera: giallo. Passa qualche minuto e su una palla a centrocampo Cordoba entra come un treno su Pozzi, che peraltro ci aggiunge un "carpiato". Secondo giallo, Inter in nove. Ok, Pozzi non vincerà il premio fair-play (già dai primi minuti tendeva ad accentuare i contatti), ma se l’Inter finisce in nove buona parte della colpa è nell’ingenuità e nel nervosismo, più che in chiari errori di Tagliavento. Mourinho aggiusta con un 4-3-1 con Cambiasso centrale difensivo e Eto’o e Sneijder centrocampisti esterni (Stankovic centrale). Nel frattempo San Siro si infiamma e Mourinho si lascia andare a uno show personale che toccherà il vertice del cattivo gusto nel gesto delle manette mostrato in Eurovisione.

PAÑOLADA — La tensione non cala nel secondo tempo: l’Inter come da recente usanza entra in ritardo (stavolta con l’arbitro), all’11’ scatta la pañolada: cross sul secondo palo, Eto’o va giù in area. Non c’è contatto con Zauri, ma al giallo per simulazione (Tagliavento poteva evitarlo) dagli spalti spuntano migliaia di fazzoletti bianchi. Protesta corale, mentre Mourinho scoppia a ridere in panchina.


SAMP, MANCA L'AFFONDO — In doppia superiorità numerica per un tempo (diventerà singola quando Pazzini riceverà il secondo giallo per un fallo su Stankovic), la Sampdoria non riesce ad affondare, né a far paura a Julio Cesar: la prima conclusione è un colpo di testa debole di Pozzi alla mezz’ora, le due punte (finché sono due) non ricevono palle giocabili, nonostante Palombo, che gode di libertà, provi ad allargare il gioco. Semioli, Guberti e Mannini non saltano mai l’uomo.

INTER DI SACRIFICIO — Se l’imbattibilità interna nerazzurra resiste in condizioni estreme, però, non è solo per demerito della Samp. Milito è fondamentale nel tenere palla in attacco e abbozzare dei contropiede, Sneijder ed Eto’o si sacrificano a centrocampo, Lucio ci mette energia e senso della posizione, Cambiasso e Zanetti si confermano il cervello della squadra di Mourinho. Che prova persino a vincere, con una punizione dai trenta metri di Sneijder e con un contropiede Pandev-Eto’o (al 33’): Storari chiude la porta al camerunese.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 20/02/2010 23:49]
20/02/2010 23:52
 
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Espulsi Samuel, Cordoba e Pazzini
Fra Inter e Samp 0-0 sul filo dei nervi

Terzo pari consecutivo per la squadra di un nervosissimo Mourinho con la Roma che incombe. Una gomitata a Pozzi costa il rosso diretto all'argentino, doppio giallo per il colombiano e anche per il doriano. Si prosegue in 9 contro 10 in una brutta partita. Grande occasione per Eto'o

MILANO, 20 febbraio 2010 - Finisce col terzo pari consecutivo per l'Inter e oggi la Roma di Ranieri potrebbe rosicchiare altri due punti e avvicinare i nerazzurri a -5, battendo il Catania. Sarà l'impegno imminente col Chelsea, ma i nervi a fior di pelle fanno un brutto scherzo alla squadra di Mourinho che contro la Samp si ritrova già nel primo tempo in 9 contro 11. Il tecnico portoghese fa scena in panchina, il pubblico di San Siro protesta ma le decisioni di Tagliavento sono sostanzialmente corrette. Perché Samuel (già ammonito) dopo mezz'ora allunga il gomito su Pozzi e lo stende beccandosi il rosso diretto: fallo da ultimo uomo o gioco violento cambia poco. Così come Cordoba viene prima ammonito perché arriva a tre metri da Ziegler che sta calciando una punizione di prima e poi fa fallo su Pozzi (che accentua la caduta): quest'ultimo intervento forse poteva essere valutato meno severamente. Corretta anche l'espulsione di Pazzini (doppio giallo) per fallo su Stankovic. Partita brutta e spezzettata: si gioca soprattutto sul filo dei nervi: poco gioco e tante risse. All'andata vinse la squadra di Delneri, e fu la prima (di due) sconfitte dell'Inter, che oggi deve difendere il bottino di sette punti sulla Roma e nove (ma potenzialmente sei) sul Milan. Il terzo pareggio di fila (o peggio una sconfitta) per Mourinho significherebbe dare speranze e forze agli inseguitori. Ma è indubbio che parte della testa dei suoi è già alla sfida di Champions.


FATTORE MOURINHO — Dalla parte dell'Inter c'è il fattore San Siro, dove Mourinho non ha mai perso in competizioni nazionali (striscia di 158 partite consecutive, comprese le gare interne alla guida del Chelsea e del Porto) e in effetti.i nerazzurri anche fra tante difficoltà non mollano e non concedono quasi nulla alla Samp che gioca per circa 40' con ben due uomini in più. Censurabili gli atteggiamenti in panchina di Mourinho che mima le manette e dà in escandescenze per un altro giallo a Eto'o per simulazione, chiedendo un rigore che non c'è. Ma è proprio il camerunense a sprecare l'occasione migliore nel finale su ottimo assist di Pandev. e il tifo nerazzurro improvvisa una panolada (con i fazzoletti bianchi) per protesta all'arbitraggio.

FORMAZIONE INTER — Mou non potrà contare sui suoi giovani italiani, Balotelli e Santon, mentre per riportare in forma Eto'o lo ripropone titolare al fianco di Milito. Il sempre-presente Zanetti completare la difesa sudamericana con Maicon, Samel e Cordoba (lucio è in panca), a centrocampo Stankovic c'è, a dispetto delle previsioni, è Thiago Motta a partire tra le riserve. A Balotelli, che aveva seguito a S. Siro la partita del Milan contro il Man Utd, dedicato uno striscione ironico dei tifosi: "Mario ti sei divertito martedì? Anche noi :-)".

FORMAZIONE SAMP — Nella Sampdoria il dubbio maggiore era legato a Pozzi, non al meglio in settimana: ma l'attaccante ce la fa a far coppia con Pazzini in attacco. Confermata anche la coppia centrale della difesa Lucchini-Gastaldello, con Marco Rossi in panchina e Ziegler e Zauri sugli esterni. A centrocampo Poli vince il ballottaggio con Tissone.

v.cla.

Fonte: gazzetta
21/02/2010 22:11
 
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Juve, vittoria e 4° posto
Bologna battuto 2-1

I bianconeri si impongono al Dall'Ara grazie alle reti di Diego e Candreva, intervallate dal centro di Buscè. È la terza vittoria consecutiva per la squadra di Zaccheroni. Espulso Raggi al 90'. Due legni per gli emiliani: traversa di Adailton e palo di Gimenez, palo di Diego

BOLOGNA, 21 febbraio 2010 - La Juventus vince ancora. Per la terza volta di fila, stavolta a Bologna, 2-1. Gol di Diego e Candreva, ai padroni di casa, generosi e poco fortunati, non basta la momentanea rete del pari di Buscè.


QUARTO POSTO — I bianconeri si issano così solitari al quarto posto in classifica, l'obiettivo minimo di campionato, quello che vale la prossima Champions, seppure di rincorsa, dai preliminari. La Juve dimostra una buona tenuta fisica - considerate le recenti fatiche di coppa - e una fiducia ritrovata, che gli ha permesso di portare a casa tre punti da una gara vissuta tutta in apnea, in cui il Bologna non ha regalato nulla, confermando il buon momento, testimoniato dai sei risultati utili consecutivi, interrotti questo pomeriggio. Zaccheroni si gode il ritorno al gol di Diego, il primo in assoluto in serie A di Candreva, e il solito Del Piero di queste ultime uscite, splendido in fase di rifinitura e nel cucire centrocampo e attacco. Da registrare anche il ritorno in campo, nel finale, di Camoranesi. Una macchia rimane, però: nelle 5 uscite con Zac in panchina la Juve ha sempre subìto gol, sia con la difesa a tre che con quella a quattro, schierata stasera.


DIEGO GOL — La Juve parte col botto. Sì, perchè dopo Amauri, in zona gol si risveglia anche Diego, che segna già al 4' il sesto centro stagionale. Non andava a segno da novembre, a Bergamo contro l'Atalanta. L'ex Werder Brema va a bersaglio con un destro vincente a porta vuota dopo una prima parata di Viviano proprio sul brasiliano. Juve avanti.

UN LEGNO PER PARTE — La gara è piacevole. Equilibrata, giocata a buon ritmo. Con occasioni da gol che non si fanno attendere. La Juve, rinfrancata dai successi consecutivi su Genoa e Ajax, è più manovriera del solito a centrocampo, dove spicca la qualità di Marchisio, il Bologna è volitivo e verticalizza con facilità. La Juve sfiora il 2-0 ancora con Diego, che colpisce un palo sulla respinta di Viviano che si salva come può su un destro tagliato di Marchisio dalla distanza. Ma poi è il Bologna a rammaricarsi per la malasorte, quando Adailton colpisce una clamorosa traversa - a Buffon battuto - sulla punizione regalata da Felipe Melo con un mani evidente proprio al limite dell'area. C'è ancora il tempo per un'ultimo brivido, allo scadere di tempo: Guana si mangia l'1-1, il suo interno destro con la porta spalancata finisce di poco largo. All'intervallo una buona Juve è in vantaggio.


BOLOGNA: GOL E PALO — La squadra di Colomba pareggia subito a inizio ripresa. Con Buscè, dopo un rimpallo sul palo, che corregge in rete un cross dalla sinistra che sorprende Buffon. Zaccheroni corre ai ripari: la Juve ha sul groppone le fatiche di Europa League e deve dosare le forze. E quindi esce Marchisio, dentro Sissoko: staffetta prevista perchè entrambi fisicamente non sono al massimo. E poi, dentro Candreva, per Diego, calato alla distanza. Intanto il Bologna insiste: palo di Gimenez - sciagurato - a porta vuota, dopo un numero di tacco di Zalayeta, bravissimo stasera da ex, che lo aveva mandato in porta. Bologna sfortunato, e Juve che tira un mega sospiro di sollievo.

DEL PIERO INVENTA, CANDREVA SEGNA — Gol mancato, gol subito: un classico del calcio. Che si verifica una volta di più. Del Piero, ancora strepitoso in fase di rifinitura (i padroni di casa protestano per un presunto mani nel controllo), inventa per Candreva, che segna il suo primo gol in maglia bianconera. Il Bologna allora carica a testa bassa, generoso, alla ricerca di un pari che sente di meritare. Il finale è vibrante, Raggi viene espulso per un fallaccio su Felipe Melo, Candreva prima e Portanova poi sfiorano la rete. Ma finisce 1-2. E la Juve sorride: ha trovato continuità di risultati.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
21/02/2010 22:18
 
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Ancora Vucinic
La Roma è a -5

I giallorossi battono il Catania con un gol del montenegrino al 18' del primo tempo e avvicinano i nerazzurri in classifica: è la settima vittoria di fila. Rossazzurri ben disposti, ma poco incisivi. De Rossi e Taddei sfiorano il 2-0

ROMA, 21 febbraio 2010 - La marea giallorossa avanza, e i primi schizzi incominciano a bagnare la schiena dell’Inter. La Roma, infatti, batte il Catania e si porta a -5 dai nerazzurri e deve ringraziare ancora Mirko Vucinic, l’attaccante di scorta, ma sempre pronto a rispondere “presente” quando si tratta di segnare gol pesanti. Come a Firenze è del montenegrino il gol decisivo che indirizza la partita sul piano inclinato favorevole ai giallorossi. La Roma infila la settima vittoria di fila, 15° risultato utile consecutivo in campionato, pur senza brillare come al solito, controllando tranquillamente un Catania ben disposto, ma privo del cambio di passo, e di marcia, per rendersi pericoloso. L’attenta difesa giallorossa, infatti, fa buona guardia davanti a Doni, portiere al centro di tante polemiche, ma applaudito da buona parte dello stadio, e, alla fine, quasi inoperoso.


PICCOLO TROTTO — La Roma schiera Burdisso, Menez, Brighi, mette Perrotta in panchina e fa a meno di Pizarro (out per problemi fisici) e Mexes, dispensato dalla gara perché nella notte gli hanno svaligiato casa e ha passato la notte al commissariato. Avvio con poche geometrie, spazi occupati a centrocampo dove le linee delle due squadre sono ravvicinate e non si riescono a imbastire azioni degne di nota. Qualche lancio in profondità del Catania, da una parte, alcuni begli spunti dall'altro di Cerci, che sull’out di destra ci prova con maggiore incisività, ma nei primi 15’ non si vede una sola conclusione nello specchio della porta.


SEMPRE MIRKO — Ci pensa ancora Vucinic, come a Firenze, a sbrogliare la matassa della manovra giallorossa e portare in vantaggio i suoi. Una mano gliela dà la difesa rossazzurra, e in particolare Capuano, che gli lascia la libertà necessaria, ai limiti dell’area piccola, per colpire al volo su calcio d’angolo. Trovato il vantaggio, la Roma pensa a presidiare al meglio il campo, con De Rossi, ottimo a impostare e arginare, che fallisce da pochi passi l’occasione del 2-0: è il 40’ e la conclusione di Capitan Futuro, arrivata dopo un bel fraseggio dei giallorossi in area, trova la splendida risposta del portiere Andujar. Il primo tempo si chiude senza altri brividi: la sensazione è che la Roma ne abbia a sufficienza per gestire il vantaggio.

LE RIPRESA — La ripresa conferma l’andamento della gara: le squadre sono un po’ più lunghe, il Catania cerca spazi, ma la Roma non gliene concede e si limita a controllare. L’ingresso di Martinez che dovrebbe vivacizzare la manovra dei rossazzurri non dà gli affetti sperati, la Roma procede al piccolo trotto, Menez si muove bene, Perrotta dà il cambio all’ottimo Cerci, ma ai giallorossi manca lo spunto per il raddoppio. L’opportunità capita sui piedi di Taddei, ben servito da Baptista, ma il brasiliano, in area, tira alto da ottima posizione. Nel recupero qualche schermaglia che l’arbitro placa con un paio di cartellini gialli. Poi è solo festa: l’Inter è lì, adesso, per il popolo giallorosso, è lecito sognare.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
21/02/2010 22:21
 
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La Fiorentina si ritrova
Gila piega il Livorno

Ospiti in vantaggio con Rivas al 36', rispondono i viola nella ripresa con Vargas e la punta. La squadra di Cosmi, in 10 per l'espulsione dello stesso Rivas, protesta per un rigore non concesso a Lucarelli

FIRENZE, 21 febbraio 2010 - La Fiorentina va in svantaggio, rischia ma alla fine fa suo il derby toscano battendo 2-1 in rimonta il Livorno. I viola soffrono, subiscono gli avversari soprattutto nel primo tempo, poi crescono alla distanza e tornano alla vittoria dopo sei gare: l'ultimo successo risale infatti allo scorso 10 gennaio. Gilardino torna al gol dopo la doppietta rifilata al Siena lo scorso 6 gennaio. Il Livorno ha invece giocato in 10 dal 22' della ripresa per l'espulsione di Rivas.

VANTAGGIO FIRMATO RIVAS — La Fiorentina affida a Gilardino, supportato da Marchionni, Jovetic e Vargas, il compito di invertire la rotta dopo la fresca ed ancora bruciante sconfitta di Monaco, ma anche dopo il punto conquistato nelle ultime 5 gare in campionato dai viola. Il Livorno risponde riproponendo la coppia d'attacco Lucarelli-Tavano, con Bergvold in tribuna e Mozart e Marchini in campo. Ne nasce un primo tempo sostanzialmente noioso, illuminato da qualche lampo a romperne la monotonia. La Fiorentina si propone di più in avanti, ma senza graffiare, il Livorno controlla senza affanni, dimostrando di saper anche ribaltarsi in zona d'attacco quando gli si presenta l'occasione. E infatti, al 7', sono gli ospiti a sfiorare il vantaggio: Lucarelli si insinua in una difesa burrosa e colpisce la traversa con un destro a botta sicura. La Fiorentina si scuote e imposta la parte più brillante dei suoi primi 45': in sei minuti colleziona tre palle-gol, la prima con Jovetic al 12' su assist di Marchionni, ma il suo destro in corsa al volo viene deviato in angolo da Rubinho, la seconda un minuto più tardi con Marchionni che si presenta puntuale a tu per tu con Rubinho ma il suo destro al volo finisce di molto fuori bersaglio; infine, al 18', Gilardino, sugli sviluppi di un'azione d'angolo, tenta una rovesciata ma ancora Rubinho dice di no. Nel frattempo il Livorno, al 16', aveva inanellato la sua seconda occasione, con Frey bravo a respingere un diagonale di Marchini. Al 36' si sviluppa l'azione-principe del primo tempo: Rivas batte una punizione dal limite, in posizione centrale, la barriera viola si apre, il destro del difensore si infila nel varco e supera Frey. Livorno avanti, viola sempre più risucchiati verso il basso.

VARGAS FIRMA L'1-1, GILA IL K.O. — Nella ripresa la Fiorentina sembra riuscire ad alzare un po' il ritmo, ma nemmeno l'ingresso dal 1' di Ljajic (per Pasqual) e al 9' di Zanetti, al rientro dopo l'infortunio, al posto di Bolatti riescono a imprimere la svolta alla gara. Perché se la Fiorentina cerca di farsi più intraprendente, anche il Livorno cresce nella fase di contenimento ed azzera i rischi. La gara procede senza squilli fino al 17', quando Vargas raccoglie una respinta di Rubinho e con un sinistro violentissimo da fuori (complice una deviazione di Rivas) batte il portiere e sigla l'1-1. Poi il match si impenna: al 22' un presunto fallo su Moro non segnalato da Celi scatena le proteste livornesi, con Rivas che viene espulso e Vargas che colpisce con una testata Marchini: veemente la reazione del livornese, ma Celi non dà segno di accorgersene. La Fiorentina innesta la quinta, facendo leva sul vantaggio numerico. E Prandelli la asseconda inserendo Keirrison al posto di Marchionni. Al 31' Gilardino impegna Rubinho con una conclusione ravvicinata, e al 33' lo supera, con un preciso colpo di testa su assist di Vargas. Insieme al vantaggio, la Fiorentina ritrova coraggio e fiducia, ma anche il Livorno continua a battersi indomito, anche se nella ripresa solo in un paio di occasioni riesce a farsi pericoloso. Come in occasione di un sospetto rigore, al 38', per una spinta in area di Natali ai danni di Lucarelli. Ma Celi lascia correre. La partita si chiude con le ultime due occasioni viola (Rubinho dice di no a Ljajic e Gila sbaglia di poco la mira), e ora la Fiorentina può cominciare a pensare al recupero col Milan che la attende già mercoledì.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
21/02/2010 22:29
 
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Barricate Siena
Napoli fermato: 0-0

La squadra di Mazzarri non va oltre il pareggio contro i toscani, ordinati e chiusi dietro. Poche idee per il Napoli, pochi i tiri in porta su entrambi i fronti. Malesani recupera un punto sulla quart'ultima, ora distante 7 lunghezze. Il Napoli perde il quarto posto.

MILANO, 21 febbraio 2010 - Quando Mazzarri va a Siena, giocatevi lo 0-0. Ci è andato sei volte in serie A, ha messo insieme due vittorie e quattro pareggi senza gol. Stavolta alla causa contribuisce anche Malesani, che affronta l'emergenza continua (di classifica) con una formazione oltremodo accorta, non tanto negli uomini, quanto nell'atteggiamento. La cosa ha almeno il merito di complicare terribilmente le cose al Napoli, chiudendo ogni spazio a Quagliarella e compagni, non molto ispirati, a dire la verità. Le occasioni così si contano su tre dita: due per il Napoli, con una parata di Curci su allungo di Hamsik e una fiammata con tiro dal limite di Hoffer. Una per il Siena, con palla rubata e quasi spedita in porta da Rosi. Il Siena recupera così un punto su tutte le dirette concorrenti: la distanza dalla zona salvezza resta "siderale", ma il prossimo turno offre uno scontro diretto (a Livorno), in cui bisognerà rischiare qualcosa di più.


NAPOLI, CRISI PUNTE — Secondo 0-0 di fila del Napoli: ma se quello con l'Inter era più che positivo, qui a Siena una squadra con ambizioni da Champions potrebbe fare di più. Risultato a parte, non convince il gioco espresso: nel primo tempo ci prova solo Maggio, piazzando una serie di cross che finiscono sulle teste dei centrali senesi, nella ripresa cala pure lui. Lavezzi entra, ma non è ancora in forma. Denis si infuria per la sostituzione, ma non è che avesse brillato in fase di conclusione. E dire che il Napoli avrebbe bisogno di un gol dagli attaccanti: Quagliarella non segna da 46 giorni (e oggi non è mai pericoloso né contribuisce alla causa), il "rifinitore" Hamsik è a secco da sette giornate. Pochi problemi in difesa, il reparto che Mazzarri ha registrato meglio.


SIENA, POSITIVI I CENTRALI — Malesani doveva recuperare otto punti su Catania e Udinese, ma la via scelta pare quella dei piccoli passi. Nonostante il fattore campo, piazza una doppia linea davanti alla propria area, con Ekdal a fare da collante nel 4-1-4-1 e spesso schiacciato sui difensori centrali, anche per sfruttare i centimetri. Centrali che sono vero punto di forza contro il Napoli: Cribari le prende tutte, Pratali è in sintonia. L'anello debole pare Del Grosso, ma nella ripresa prenderà le misure a Maggio. La fase offensiva si riduce a partenze in velocità di Maccarone, che però due volte nel primo tempo sbaglia l'ultimo passaggio. Nel secondo tempo Malesani toglie anche la sponda della punta nei contropiede: esce Reginaldo, entra Terzi e il baricentro si sposta ancora indietro. Il più pericoloso nella ripresa sarà Rosi, lasciato libero di salire un po' di più e vicino al gol al 18', quando ruba palla e incrocia sul secondo palo: palla fuori di un soffio.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
21/02/2010 22:33
 
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Troppo Palermo, Lazio k.o.
La zona Champions è vicina

I siciliani travolgono 3-1 i biancocelesti dopo un gran primo tempo con Hernandez in grande. Miccoli e Nocerino hanno arrotondato il risultato. Ospiti a segno con Kolarov

PALERMO, 21 febbraio 2010 - Settima vittoria consecutiva in casa, zona Champions a un passo. Ovvio, manca ancora tantissimo alla fine, ma il Palermo può sognare. Soprattutto alla luce del 3-1 con cui oggi ha travolto la Lazio. Una vittoria molto chiara, costruita su un primo tempo in cui i biancocelesti non ci hanno capito niente e arrivata malgrado assenze come quelle di Cavani, Bresciano e Simplicio, non proprio tre ultimi arrivati.

FEBBRE — Ma che sia un momento d’oro lo si è capito anche dai dettagli come la febbre che all’ultimo momento ha messo k.o. Cavani: il sostituto Hernandez è stato nel primo tempo letteralmente immarcabile. Già al primo minuto, lanciato da Nocerino, ha messo giù la palla con un favoloso controllo che ha mandato a vuoto Kolarov e di destro ha battuto Muslera. Il classico gol a freddo che per la Lazio è stato come un treno in faccia. Il duo Miccoli-Pastore ha sempre preso palla sulla trequarti e lanciato benissimo Hernandez, abilissimo a far ammattire Biava, Dias e Stendardo.

PERICOLO — Alla fine la difesa laziale si è un po’ assestata solo quando Muslera, il portiere, ha capito che forse era più conveniente giocare 10 metri più avanti come un libero… E la cosa ha funzionato, fino a quando però, su un lancio in misura per Miccoli ha dovuto fare fallo: il fantasista ha così messo dentro il rigore del 2-0 che di fatto ha quasi chiuso il match. Il primo pericolo vero per i padroni di casa è arrivato solo al 40’ con un tiro di Floccari parato a terra da Sirigu.

MICIDIALE — La Lazio nel secondo tempo è partita più convinta, con un Cruz in più a centro area. Ma in difesa Bovo e Kjaer hanno spazzato via tutto. La pressione biancoceleste ha prodotto un paio di buone situazioni in area ma Mauri per due volte ha fallito la stoccata vincente. Così nel finale ancora il micidiale tocco di prima sulla trequarti a smarcare il compagno accorrente si è rivelato lo schema spaccadifesa: Hernandez per Budan (che si è fermato perché in fuorigioco), palla a Nocerino che si è involato verso Muslera, lo ha saltato e segnato il 3-0. La rete di Kolarov con un sinistro bomba da lontano è stato il classico gol della bandiera biancoceleste. Oggi troppo sbiadita.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
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