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SUPERSAGGIO
La Samp rinasce a Udine
Ma i friulani recriminano

Gol e tante emozioni in Friuli: squadra di De Biasi in vantaggio con Di Natale su rigore, pareggia Pazzini dagli 11 metri. Isla riporta avanti l'Udinese, nella ripresa i gol di Pozzi e Semioli regalano ai blucerchiati la vittoria che mancava da due mesi. Nel finale negato un rigore ai friulani, che ora sono vicinissimi alla zona retrocessione

UDINE, 24 gennaio 2010 - Delneri lascia a casa Cassano e la Samp torna a vincere dopo due mesi. Difficile pensare che il successo blucerchiato a Udine sia frutto solo della rischiosa scelta dell'allenatore. L'Udinese ci ha messo del suo: buona nel primo tempo, nel quale ha messo sotto gli ospiti, nella ripresa è incappata in un paio di disattenzioni difensive di troppo, facilitando la vittoria di una Samp buona ma non certo al meglio. Nel finale anche un rigore non fischiato ai friulani, per fallo di Gastaldello su Sanchez, ha penalizzato oltre modo la squadra di De Biasi, che con soli due punti nelle ultime sei partite ora è vicinissima alla zona retrocessione.


D'AGOSTINO NON CE LA FA — Nell'Udinese non c'è D'Agostino: i problemi intestinali che l'hanno fermato negli ultimi giorni lo costringono a rinunciare anche alla panchina; in campo in cabina di regia c'è Sammarco. Nella Sampdoria per la prima volta senza Cassano, a casa per scelta tecnica, c'è Pozzi al fianco di Pazzini, mentre in panchina va il primavera Testardi. Di fronte ci sono due squadre che non vincono da mesi: l'Udinese dal 29 novembre (2-0 in casa al Livorno) e la Samp dal 22 novembre (2-1 al Chievo). La fame è tanta.

SUBITO DI NATALE — I blucerchiati partono con tante buone intenzioni: dopo pochi secondi Pozzi vince un rimpallo e ci prova dal limite dell'area, ma la conclusione è fiacca e a lato. Ma è l'Udinese a prendere subito il sopravvento. Al 4' Poli perde palla a centrocampo, la recupera Di Natale che pesca in area Sanchez, con il cileno che arriva in ritardo e calcia a lato. Tre minuti dopo i friulani passano in vantaggio: Cacciatore atterra ingenuamente Di Natale in area, netto calcio di rigore, dal dischetto l'attaccante campano realizza la sua tredicesima rete stagionale, che lo porta solitario al comando della classifica cannonieri (in attesa di Milito impegnato questa sera nel derby di Milano). La Samp va subito in bambola: un minuto dopo Sanchez semina il panico in area, tocca al centro per Di Natale, questa volta anticipato da Cacciatore. Sanchez e Di Natale si trovano a meraviglia: rapidi, mettono spesso in difficoltà i macchinosi centrali della Samp. Al 19' l'Udinese va ancora vicina al raddoppio: Inler affonda sulla destra, la difesa ospite si muove male, lo svizzero mette al centro per Di Natale che da pochi passi calcia a botta sicura, strepitoso Storari nella respinta d'istinto. La Samp cerca di uscire dal guscio, Palombo e Poli crescono, prendono per mano la squadra e spostano più avanti il baricentro. Il pareggio, al 27', arriva nel momento di massima spinta degli ospiti: Pozzi entra in area e, toccato da Pepe, forse accentua la caduta. Per l'arbitro è rigore: dal dischetto Pazzini spiazza Handanovic. Il pareggio mette coraggio alla Samp, che al 33' sfiora il vantaggio: Ziegler su punizione mette al centro, Semioli colpisce debolmente sottoporta, Handanovic si fa sfuggire il pallone e Pazzini non riesce a intervenire sul pallone vagante. L'Udinese esce dalla fase di torpore e torna a spingere. Incerta, la difesa della Samp crolla ancora al 44': Lukovic tocca in profondità per Isla, lasciato colpevolmente solo e tenuto in gioco da Ziegler; il centrocampista cileno batte facilmente Storari e festeggia il primo gol in A.


UNO-DUE SAMP — In avvio di ripresa Delneri mette in campo forze fresche senza stravolgere la squadra: Zauri per Cacciatore, incerto in diverse occasioni, e Tissone per Poli. Si riparte al piccolo trotto fino alla fiammata della Samp che al 12' riapre la partita: Semioli affonda sulla sinistra e tocca al centro, Tissone tocca in profondità per Pozzi che, tenuto in gioco da Pepe, tutto solo colpisce di testa e sulla respinta di Handanovic ribadisce in rete. Dopo il gol, De Biasi toglie proprio Pepe per far posto a Floro Flores. Il ritmo cresce, entrambe le squadre credono nei tre punti e spingono. La sensazione è che il gol possa arrivare da un momento all'altro, da parte di entrambe. E al 21' è la Samp a passare: la difesa friulana è piazzata male, Tissone tocca in profondità per Semioli che batte facilmente Handanovic per il 3-2 blucerchiato. Sotto a sorpresa, l'Udinese si butta in avanti ma la Samp tiene bene. Al 36' Tissone pesca bene Pazzini in area, l'attaccante solo davanti ad Handanovic calcia addosso al portiere mangiandosi il gol del 2-4. Nell'azione successiva Zauri sbaglia il retropassaggio verso Storari, Floro Flores cerca di approfittarne ma il portiere è veloce a uscire dai pali e sventare. Sulla ribattuta Sanchez cade in area toccato da Gastaldello: ci potrebbe stare il rigore, ma l'arbitro ammonisce il cileno per simulazione. Nel recupero l'Udinese sfiora il pareggio con un gran tiro di Basta da posizione angolata, di poco a lato.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
24/01/2010 19:03
 
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SUPERSAGGIO
Genoa argentino
L'Atalanta si arrende

A Marassi i rossoblù vincono 2-0 con i gol nel primo tempo di Palacio e Crespo. Bella reazione della squadra di Mutti che nella ripresa con Chevanton e Acquafresca mettono sotto i liguri

GENOVA, 24 gennaio 2010 - Il Genoa ritrova il passo della prima parte dell'andata e adesso avvicina la zona Europa. Dopo il pareggio con il Bari, la formazione di Gasperini torna alla vittoria imponendo il 2-0 all'Atalanta con i gol degli argentini Palacio e Crespo nella prima frazione di gioco. La squadra di Mutti ha una buona reazione nella ripresa con gli innesti di Chevanton e Acquafresca che in settimana andrà a rinforzare proprio i rossoblù. Ma i bergamaschi devono fare i conti con il contropiede genoano.

C'E' ZAPATER — Genoa cento vite. Gasperini dopo il Bari sposta le pedine. A cominciare da Juric a cui preferisce Zapater. Sculli non sta bene; Palacio garantisce. Suazo deve rifiatare: ecco Crespo. La musica è la stessa: 3-4-3 con la difesa pronta a diventare a cinque con l'arretramento di Criscito e Rossi. Mutti rinuncia a De Ascentis e punta su Zanetti. In difesa schiera Capelli al posto di Garics e conferma l'idea Tiribocchi davanti a Doni.

MAGIA PALACIO — Bello il primo tempo. I nerazzurri partono alti e mordono le caviglie al Genoa, ma trovano poco spazio negli ultmi venti metri. I liguri accettano la sfida e mettono alla prova l'intesa fra Palacio e Crespo. I sudamericani si trovano a meraviglia e hanno il buon gusto di non schiacciarsi mai i piedi. Di contorno le manovre laterali di Criscito e Mesto, strrordinari interpreti del gioco di Gasperini. Unica nota dolente Zapater, festival dei cross sbagliati. Ma lo spagnolo riordina le idee ed entra decisamente in gioco al 18' quando con una vericalizzazione che taglia in due l'atalanta pesca Palacio al limite. L'ex Boca irrompe in area e con un pallonetto delicato batte Coppola.

MADE IN CRESPO — La reazione dei nerazzurri è immediata, ma sull'onda dell'entusiasmo il Genoa concede davvero poco. Il pressing è cattivo, così come la disposizione tattica data da Gasperini. La squadra di Mutti alza il baricentro, ma non trova sbocca sulle fasce. Chi deve poi dare ordine al gioco va a cercarsele. Doni, nervoso e marcato a uomo, non dà contributi decisivi. A raddoppiare il lavoro sono i compagni della difesa impegnati a tamponare il flusso del gioco genoano. Il ritmo indemoniato dei padroni di casa diventa incontenibile e il raddoppio è servito. Punizione di Rossi che viene spizzicata di testa da Palacio. Crespo raccoglie l'invito e dal limite dell'area piccola batte Coppola.

ATALANTA ALL'ATTACCO — Con due gol di vantaggio il Genoa non può che cucirsi addosso la ripresa. Mutti rischia il tutto per tutto: fuori Capelli e Zanetti, dentro Chevanton e Valdes. Sostituzioni "aggressive" che mettono in affanno il Genoa. Ma non basta; serve più propulsione. La scelta cade su Acquafresca che rileva Tiribocchi. L'attaccante che potrebbe tornare in Liguria, servito da Chevanton per poco non buca la rete di casa. Atalanta a tutta trazione anteriore e segnali da non sottovalutare. Così Gasperini corregge: dentro Juric e Suazo per Milanetto e Crespo. Chevanton sfiora il gol con un rasoterra tagliato che Amelia devia in angolo; Suazo risponde con una girata poco dentro l'area che scheggia il palo. Ma il finale dell'Atalanta, con l'uruguaiano punta dell'iceberg, è da applausi. Nella sconfitta una nota positiva per Mutti che può sperare decisamente nella salvezza.

G.Des.

Fonte: gazzetta
24/01/2010 19:07
 
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Matri ancora in gol
Il Siena spreca tutto

Dopo un primo tempo tambureggiante, il Siena trova il gol nella ripresa con Calaiò, ma dopo neanche un minuto concede un rigore al Cagliari: Matri realizza e fissa la partita su un inutile pari per entrambe le squadre

SIENA, 24 gennaio 2010 - Al 33' del secondo tempo il Siena trova il gol della speranza. Non c'è però neanche il tempo di festeggiare, perché sul capovolgimento di fronte Cribari stende Cossu in area. Il rigore realizzato da Matri regala un pareggio tutto sommato inutile al Cagliari, ma fa probabilmente passare i titoli di coda sulla stagione dei toscani.

PANCHINE CALDE — Se per Malesani quella contro il Cagliari è praticamente l'ultima spiaggia, con l'onnipresente Gigi Cagni e il "sedotto ed abbandonato" Arrigoni - che avrebbe dovuto seguire proprio Cellino a Londra nell'avventura West Ham - a contendersi il posto del collega, per Allegri cominciano già a circolare voci su un futuro juventino per la prossima stagione. Per quanto riguarda le formazioni, invece, nei toscani Pegolo e Jajalo sostituiscono gli squalificati Curci e Reginaldo, nei sardi Parola prende il posto di Conti infortunato.

BIGMAC INDIGESTO — I padroni di casa partono subito fortissimo, Maccarone sulla fascia sinistra diventa l'incubo di Canini: dribbling su dribbling che ubriacano costantemente il difensore del Cagliari, ma una continua ricerca del tiro a giro che non inquadra mai la porta. Il più pericoloso finisce per essere Codrea dalla distanza: il romeno, a differenza del compagno, affina la mira, ma prima un difensore gli devia una conclusione sull'esterno del palo, poi è Marchetti a sfoderare un paratone su tiro insidioso dai 30 metri.

CHAMPAGNE SCADUTO — I sardi non sembrano aver approcciato molto bene la partita e il gioco della squadra di Allegri è decisamente meno frizzante e spettacolare del solito. Gli unici sussulti prova a regalarli Matri, che sulla destra imperversa e sforna cross in mezzo, ma i compagni non lo assecondano. L'attaccante scuola Milan prova anche ad imitare Borriello con una conclusione al volo sull'unico lampo di Cossu del primo tempo, ma il pur bellissimo gesto tecnico è vanificato da Pegolo che blocca in tutta tranquillità. Ad inizio ripresa, infine, fa tutto bene, rientra sul destro e mira il primo palo, Pagolo è attento e salva il Siena.

FRITTATA LARRIVEY — Al 17' del secondo tempo l'attaccante del Cagliari - già ammonito nella prima frazione per un intervento (probabilmente involontario) su Pegolo in uscita - si fa espellere per un'ingenua ed inutile scivolata in ritardo su Rosi a centrocampo. La squadra di Allegri si ritrova senza capitano - Lopez era stato sostituito poco prima da Dessena dopo un duro scontro di gioco - e con un uomo in meno. Il Siena intensifica la pressione, ma Maccarone - dopo aver fatto tutto bene - continua a mancare proprio al momento della conclusione.

DESSERT NEL FINALE — Dopo il 30' succede di tutto: il Siena trova finalmente - e meritatamente - il vantaggio con un gioiello di Calaiò (partito probabilmente da posizione irregolare) - che rientra sul sinistro e trova l'incrocio dei pali, ma poi spreca tutto un minuto dopo - Cribari stende Cossu lanciato a rete, regala il rigore a Matri (che realizza spiazzando Pegolo) e si fa anche espellere, ricostituendo la parità numerica. Il finale è un assalto all'arma bianca dall'una e dall'altra parte, con entrambe le squadre che cercano la vittoria, anche perché il pari non serve a nessuno. Le praterie a disposizione degli attaccanti, però, non sono sufficienti a rompere l'equilibrio. Il Siena resta mestamente ultimo in classifica, il Cagliari perde una ghiotta occasione in chiave Champions.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 24/01/2010 19:09]
24/01/2010 19:17
 
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Bari, non basta Barreto
Gimenez incanta Bologna

La squadra di Colomba ribalta il match con una doppietta dell'uruguaiano, entrato nella ripresa. I pugliesi pagano l'eccessiva stanchezza e giocano sotto ritmo per tutta la partita

BOLOGNA, 24 gennaio 2010 - Sette punti in sette giorni e il Bologna si lascia alle spalle la zona retrocessione. Contro il Bari decide la doppietta di Gimenez, entrato nella ripresa e già determinante con un gol nel successo di Firenze. La squadra di Ventura paga forse l'eccessiva stanchezza e non sfrutta la vena realizzativa di Barreto (a segno per la settima partita consecutiva).

OUT VIVIANO — Colomba deve rinunciare all'infortunato Viviano (out un mese), e dà spazio a Colombo; davanti rilanciato Adailton in coppia con Di Vaio, mentre sulla sinistra gioca Modesto, arrivato in prestito dal Genoa. Nel Bari, Ventura può contare sul rientro di Donati, che prende il posto di Gazzi; il tandem offensivo è, come sempre, Meggiorini-Barreto.

RITMO LENTO — Sin dall'inizio si capisce che non sarà un gran match. Il Bologna tiene maggiormente palla, ma fatica a trovare spazi contro un Bari che pensa prima a chiudersi per poi ripartire con la velocità sei suoi uomini più offensivi. E il piano funziona a meraviglia. Dopo un paio di rischi contenuti (due tentativi da fuori da Di Vaio: respinto da Gilet il primo, largo di circa un metro il secondo), è infatti il Bari a pungere.


BARRETO-GOL — Al 34' il primo avvertimento, quando Meggiorini sfrutta un errore di Portanova e serve Barreto, il cui destro finisce a lato. Cinque minuti dopo, e gli stessi protagonisti confezionano il vantaggio. L'italiano, sbilanciato, riesce a toccare per il brasiliano che batte Colombo con un destro che tocca la traversa prima di infilarsi. Per il Bari il miglior risultato con il minimo sforzo al 45'.


FATTORE GIMENEZ — Si ricomincia con Colomba che dà spazio a Gimenez, al posto di Valiani. All'uruguaiano sono sufficienti cinque minuti per rimettere a posto le cose: sugli sviluppi di un corner si fa trovare pronto sul secondo palo e beffa Gillet con un colpo di testa incrociato. I rossoblù sono rinvigoriti e giocano con maggior velocità.

RADDOPPIO — Il Bari sparisce progressivamente dal campo, pensando a chiudersi, ma non più a sorprendere gli avversari in ripartenza. Ventura toglie anche Barreto, che lascia spazio a Greco. Poco prima della mezzora, il raddoppio, ancora con Gimenez, che trova una deviazione fortunata dopo la respinta del palo. Già in precedenza, l'uruguaiano aveva chiamato alla respinta Gillet, dopo una buona giocata personale. Il Bari non riesce più a cambiare ritmo e deve accontentarsi di qualche tentativo su palla inattiva. Il Bologna non crolla e nel finale sfiora anche il 3-1.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
24/01/2010 19:20
 
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La Lazio non sa più vincere
Pellissier salva il Chievo

Finisce 1-1 all'Olimpico: i biancocelesti, mai brillanti, passano nel primo tempo con Stendardo ma vengono raggiunti nella ripresa dal cannoniere dei veronesi, che torna al gol dopo quasi 4 mesi. Il pubblico contesta ancora Ballardini e Lotito

ROMA, 24 gennaio 2009 - Niente da fare, è una stagione no. La Lazio dopo il tracollo di Bergamo e l'eliminazione in Coppa Italia con la Fiorentina non va oltre l'1-1 all'Olimpico con il Chievo. Classifica e gioco restano preoccupanti. La squadra sembra spenta, involuta e disattenta. E il pubblico contesta ancora una volta Ballardini e Lotito. Piuttosto deludente anche il Chievo, che avrebbe potuto fare qualcosa in più anche se prende il punto che alla vigilia Di Carlo avrebbe sottoscritto.

SCELTE — Ballardini punta sul rientrante Cruz accanto a Zarate e sulla difesa a quattro. Rocchi va in panchina e ci resterà per tutta la gara. Chievo in formazione tipo, anche se Abbruscato è indisponibile. La partita offre poco: ritmi bassi e squadre che badano soprattutto a non scoprirsi, mentre gli ultrà della curva Nord entrano, per protesta, solo dopo il primo quarto d'ora.


EPISODIO — Nulla fa pensare a una svolta, quando al 18' la difesa del Chievo (soprattutto Yepes sul banco degli imputati) si dimentica Stendardo sul corner di Baronio. Per l'ex epurato, solo appena fuori dall'area piccola, è facile segnare il gol del vantaggio. Il gol non cambia molto, il Chievo stenta a proporsi e la Lazio vive solo di qualche isolato spunto. Al 40' Yepes stuzzica Muslera, bravo sul colpo di testa del colombiano. Ma è troppo poco per ristabilire la parità prima dell'intervallo.

BASTA POCO — I veneti propongono poco anche nei secondi 45'. Di Carlo prova a inserire Bentivoglio e Bogdani. La Lazio mostra qualche sprazzo interessante, ma a cavallo della mezz'ora si concede due disattenzioni difensive che costano caro. Prima Muslera salva in corner su Pellissier, ma proprio sul susseguente corner Sardo prolunga di testa sul secondo palo, dove lo smarcato Pellissier trova un pari piuttosto comodo che lo sblocca da un lungo periodo di astinenza (ultima rete il 27 settembre all'Atalanta). Finisce 1-1: verdetto giusto, soprattutto perché nessuna delle due squadre avrebbe meritato di vincere.

FUTURO — Il test con il Bologna (senza Rigoni, Pinzi e Mandelli, squalificati) dirà a Di Carlo se davvero la salvezza potrà arrivare con un certo anticipo. Per i biancocelesti c'è la trasferta contro la disastrata Juve di Ferrara. Per uscire da una situazione critica da lungo tempo e provare a dare un senso a un'annata non sarà certo entusiasmante. Ma nessuno vuole correre il rischio di trasformarla in un incubo.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
25/01/2010 09:02
 
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Inter, derby da nove
Il Milan è spuntato

L'Inter batte il Milan (2-0) e vola a + 9. Subito in gol con Milito, i nerazzurri restano in dieci per il rosso a Sneijder. Rossoneri all'attacco nella ripresa. Solo nel recupera arriva il rigore, con espulsione di Lucio, calciato da Ronaldinho e parato da Julio Cesar

MILANO, 24 gennaio 2009 - L’Italia calcistica non cambia padrone. L’Inter respinge l’assalto della banda brasiliana di Leonardo: lo fa con un gol per tempo (2-0), di Milito e Pandev, con un uomo in meno per oltre un’ora, con un rigore parato nel recupero da Julio Cesar a Ronaldinho, l’uomo simbolo della rimonta rossonera. Più del più nove in classifica, pesa il messaggio psicologico. Lo sa anche Mourinho, che non a caso si lascia andare a un incitamento alla sua folla, nel finale. L’attacco del Milan è respinto con perdite. Non si vede da chi potrebbe arrivare il prossimo.

EFFETTO ROCCHI — L’Inter esulta, e può permettersi di dimenticare le polemiche sulla direzione di gara. Se infatti il miglior arbitro è quello che non si fa notare, Rocchi non va proprio benissimo. Si capisce al 2’ che non sarà una partita facile (scivolata di Ronaldinbho su Maicon e proteste), poi l’arbitro finisce due volte per fermare i fantasisti: prima si scontra con Ronaldinho, poi fa blocco su Sneijder. L’olandese la prende maluccio e se la lega al dito. Quando gli animi si scaldano, per un giallo per simulazione a Lucio, Sneijder arriva a protestare e Rocchi gli spara un rosso in faccia. E’ il 27’, non sappiamo cosa può aver detto il numero 10, ma l’espulsione è misura estrema, e scalda ulteriormente gli animi. Poi Rocchi non vede un dubbio rigore a favore del Milan: mano di Maicon su un controllo al volo di Dinho. L’Inter protesta per un fallo di Pandev, ma stavolta la terna ci prende. La ripresa fila liscia fino al recupero: quando un tocco ravvicinato di mano di Lucio gli costa rigore e rosso.

L’INTER IN UNDICI — Prima di rimanere in dieci, l’Inter domina per 25 minuti: apre Sneijder, con un tiro da fuori (palo esterno) e una occasione netta nei primi 9’. Dopo il gol di Milito (lancio di Pandev, mezzo pasticcio di Abate, diagonale preciso all’angolino), si continua con ripartenze in velocità che rischiano di essere ogni volta letali. In fase difensiva, i nerazzurri rischiano poco: funziona soprattutto la gabbia su Ronaldinho, con Zanetti e Maicon che si alternano in copertura con buona sincronia. Controllo quasi completo.


L’INTER IN DIECI — I triangoli offensivi e difensivi di Mourinho perdono un pezzo ed efficacia in 10. Per un quarto d’ora l’Inter si rintana dietro, barcolla, ma non molla (questa squadra non lo fa mai). Zanetti prova a fare il doppio turno, Milito alleggerisce la tensione orchestrando ripartenze, prima concluse in solitaria, poi servendo Pandev (palo al 17’). Mourinho ha pronto il cambio, al 20’, della ripresa, quando Maicon rimedia un fallo da buona posizione: il tecnico stoppa l’entrata di Motta per far tirare la punizione a Pandev. Quando il macedone uscirà, un minuto più tardi, lo farà dopo aver esultato per il 2-0, con una punizione su cui Dida non è irreprensibile. Gran partita del macedone, come del solito Milito, dei due difensori centrali e del preziosissimo Cambiasso. Rientro positivo anche per Santon, attento in copertura come gli era stato richiesto.

MILAN, SOLO 15’ ALL’ALTEZZA — Se all’andata era partito meglio il Milan, stavolta è spaccato in due: senza Nesta la difesa perde sicurezza, specie se presa in velocità, i tre davanti rientrano poco e faticano a trovare spazi, anche perché Borriello perde i duelli di testa con Lucio. Nel primo tempo si segnala solo un tiro alto di Pirlo, ma nel secondo la squadra di Leonardo cambia marcia. Con l’uomo in più, entra Seedorf per Gattuso e il palleggio ci guadagna: pronti va e Seedorf è pericoloso di testa e Ronaldinho in girata. Il Milan prende campo, Beckham inizia a piazzare cross e Borriello a dominare nel gioco aereo (alto di testa al 13’). Il pareggio sembra questione di tempo, invece Pandev blocca la carica. Che non ripartirà: poche magie di Ronaldinho, che si fa anche parare un rigore nel recupero da Julio Cesar, e che spesso finisce col rallentare l’azione. Poco filtro a centrocampo, poche discese degli esterni, pochissimi tiri in porta. Insomma, troppo poco per mettere fine al dominio della squadra di Mourinho in campionato.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
30/01/2010 22:27
 
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Il Bari torna a sorridere
Palermo, quante ingenuità

Dopo quattro partite senza vittorie, i pugliesi battono i rosanero 4-2. Gol di Bonucci e Alvarez subito, poi Cavani e Pastore: Liverani si fa espellere, così chiudono i conti Barreto (rigore, 8° gol consecutivo) e Koman. Si interrompe la serie positiva di sette risultati utili per Delio Rossi

BARI, 30 gennaio 2010 - Fabio Liverani, per il Palermo, è un giocatore quasi indispensabile: pur senza andare a mille all'ora, riesce a dare geometrie come nessun altro, tra i rosanero. Da quando è rientrato, dopo l'infortunio, non a caso i siciliani avevano piazzato una serie positiva di sette risultati utili. Contro il Bari questa striscia si è interrotta: spiace dirlo, ma un po' è colpa proprio di Liverani. Perché il Palermo aveva rimontato i pugliesi, meravigliosi per un tempo abbondante, da 2-0 a 2-2 poi il centrocampista si è fatto espellere, ingenuamente, e i Galletti hanno ripreso fiducia. Segnando altri due gol e vincendo la partita 4-2. E interrompendo la loro striscia, negativa, di quattro partite senza vittorie.


DUE SCHIAFFONI — Celebriamo, dunque, gli uomini di Ventura. Più ancora che meravigliosi, ubriacanti. L'inizio è da sogno per il Bari: al 5', da calcio d'angolo, Allegretti la mette in mezzo dove c'è Bonucci, che di sinistro la gira all'incrocio. Roba da attaccante, mica da stopper come invece è lui. Passano due minuti e Liverani si fa mangiare da Almiron, palla ancora ad Allegretti che senza pensarci lancia Alvarez: difesa del Palermo distratta ed è 2-0. Facile facile, fin troppo.

BALZARETTI, ASSIST E CAMBIO — Preso in faccia l'uno-due, il Palermo reagisce. Con calma, rischiando qualche volta in contropiede, ma inesorabilmente. Miccoli centra la traversa su punizione e la coppia Cassani-Balzaretti diventa un martello costante sulle fasce. E proprio dal piede del mancino, dopo un'azione avvolgente che transita anche per il piede di Pastore, arriva l'assist per Cavani: l'uruguaiano, al rientro dopo la squalifica, si allunga e anticipa l'accorrente Masiello (Salvatore). Poco dopo lo stesso Balzaretti deve uscire ed è un brutto colpo per Delio Rossi.

MAGIA PASTORE — Perchè il sostituto, Melinte, sarà un altro fattore in negativo per i rosanero, franando su Masiello (Andrea) e causando il rigore del 3-2. Ma andiamo con ordine: dopo l'1-2 il Palermo mette paura al Bari, che non tiene più, come ovvio, gli stessi ritmi dell'inizio. Pastore è il profeta della riscossa: ritmi felpati, qualità debordante, e lampi di classe purissima. Quasi dal nulla il "Flaco" pesca il 2-2 con un sinistro a giro dal limite. Gillet un po' dormiente, ma giù il cappello per la prodezza dell'argentino.


DAI FISCHI AL VANTAGGIO — Fatica fisica mista a paura, ora: il Bari si piglia anche qualche fischio dagli spalti, che rivedono lo spettro della rimonta subita contro l'Inter. Qui, per fortuna dei pugliesi, entra in scena Liverani. Già ammonito per essersi messo le mani addosso con Almiron nel primo tempo, l'ex della Fiorentina commette un altro fallo ingenuo, e brutto. Rosso inevitabile, due minuti dopo la magia di Pastore. Ne trascorrono altri cinque e Melinte, appunto, sgambetta A.Masiello in area: rigore chiaro, che Barreto batte non benissimo ma è comunque 3-2. Ottava partita consecutiva a segno per il brasiliano.

ALVAREZ INDEMONIATO — Come cambia in fretta l'inerzia di un match, vero? Rossi prova la carta Hernandez a caccia del pari. Invece è Alvarez a salire in cattedra: prima impegna Sirigu (in fuorigioco) con un sinistro rasoterra, poi apre l'azione del 4-2, rifinita da un tacco di Barreto e chiusa da un piattone del neo-entrato Koman. Il piattone dell'ungherese chiude i conti e dà un po' d'ossigeno al Bari. A 32 punti, scavalca momentaneamente cinque squadre e si accomoda al settimo posto, con vista Europa League.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
30/01/2010 23:28
 
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Napoli-Genoa, che lotta
Ma finisce senza reti

Si chiude sullo 0-0 l'anticipo in notturna del San Paolo: i padroni di casa possono recriminare per una traversa di Cannavaro a fine primo tempo e un rigore reclamato, ma i rossoblu si sono difesi con grande generosità. Gli azzurri agganciano la Roma al 3° posto (ma con una gara in più)

NAPOLI, 30 gennaio 2010 - Una traversa clamorosa, un rigore reclamato e una partita molto grintosa non sono bastate al Napoli per conquistare altri tre punti preziosi nella sua rincorsa, per ora comunque felice, alla zona Champions League. Un Genoa più attento in difesa rispetto al solito, sacrificando qualcosa come spinta in avanti, è riuscito a chiudere indenne e portare a casa un punto prezioso. Ora gli uomini di Mazzarri hanno agganciato la Roma al terzo posto (38 punti contro i 40 del Milan appena sopra) ma con una gara in più. Il Genoa invece è salito a 32 lunghezze, una in meno della Juventus (che domani sfida la Lazio).


PERICOLI — Il Napoli si è presentato nella formazione attesa, con Denis al posto dell'infortunato Lavezzi (che ha rinnovato il contratto fino al 2015). Nel Genoa il greco Papastathopoulos va in campo al posto di Juric. Il primo tempo è stato abbastanza equilibrato, ricco soprattutto di contrasti duri a centrocampo su un terreno allentato dalla pioggia di ieri e reso peggiore da un fitto acquazzone nei primi 20 minuti. Però le squadre hanno lottato senza risparmiarsi, non riuscendo però a produrre grosse occasioni. L'emozione più grande è arrivata al 44' grazie a una percussione di Cannavaro che, chiuso un triangolo, ha sprato un destro violento dal limite contro la traversa.


TENTATIVI — La ripresa è molto più vivace. Subito due occasioni per il Napoli (che perde Maggio infortunato, sostituito da Zuniga): una con Denis (para Amelia) e una con Hamsik (palo sfiorato). Poi Gasperini effettua un doppio cambio facendo entare Acquafresca e Sculli per Suazo e Palacio. Mazzarri risponde con Dossena per Grava.E l'equilibrio sembra ricomposto. Finchè al 19' c'è un episodio discusso: Hamsik crossa da sinistra e Dainelli tocca con una mano. Grandi proteste ma Morganti fa proseguire. La parte finale della gara è confusa: gli azzurri ci provano di più, il Genoa tenta qualche affondo velenoso.

Gianluca Gasparini

Fonte: gazzetta
31/01/2010 20:08
 
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Magia di Okaka Roma seconda

Un gol di tacco nel finale del giovane attaccante, già ceduto al Fulham, permette di battere il Siena (2-1), infilare il quarto successo di fila in campionato e raggiungere il Milan al secondo posto. Di Riise e Vergassola le altre reti

ROMA, 31 gennaio 2010 - Un regalo per non dirsi addio. Ma soltanto arrivederci. Un regalo prezioso quello che Stefano Okaka ha confezionato per la sua Roma e per i suoi tifosi: una rete di tacco sotto la curva Sud a pochi minuti dal novantesimo, un gol che permette ai giallorossi di battere il Siena e piazzarsi al secondo posto assieme al Milan, fermato dal Livorno (ma con una gara in meno), nel turno di campionato in cui tutta la parte alta della classifica frena. Okaka esulta, ringrazia e si fa da parte. Già domani sarà in Inghilterra per vestire la maglia del Fulham, dove la Roma lo ha mandato in prestito. Il guizzo del giovane attaccante mette una pezza a una partita faticosissima per gli uomini di Ranieri. Troppe le assenze, soprattutto in attacco (privo di Toni, Totti, Vucinic e Menez) e Julio Baptista era apparso troppo solo, soprattutto nel primo tempo quando era l'unico punto di riferimento per le manovre offensive dei capitolini. Il Siena, sempre più solo in fondo alla classifica, non si è comportato male, anzi. Avrebbe anche meritato il pareggio, grazie soprattutto ad una grandissima prestazione di Curci che in porta si è superato più di una volta. E forse in casa giallorossa qualche dirigente avrà rimpianto quella cessione.

RIECCO RIISE — La Roma aveva avuto un paio di buone occasioni nel primo quarto d'ora, prima con Motta e Baptista (con Curci che si supera in un doppio intervento prodigioso e Malagò che salva sulla linea), poi con il sinistro di Riise. Evidentemente il difensore norvegese stava solo prendendo le misure della porta del Siena, visto che al 29' ha poi realizzato uno splendido gol al volo. Ancora lui dunque, dopo il gol decisivo contro la Juventus. Il Siena però non sembra va abbattersi, anzi. I bianconeri hanno cercato più volte di affondare e poco prima della fine del primo tempo avevano trovato il pareggio grazie a una botta dalla distanza di Jajalo che Julio Sergio non riusciva a deviare sopra la traversa: sul pallone si avventava Vergassola che realizzava l'1-1. Nella ripresa la Roma è apparsa più aggressiva e Curci ha infilato una prodezza dopo l'altra. Taddei si infortuna (da verificare la sue condizioni) e la gara sembrava destinata a terminare in parità, nonostante Ranieri avesse inserito altre due punte, il giovane Cerci e appunto Okaka, accanto a Baptista. Mossa decisamente azzeccata. Con il colpo di tacco di Okaka i giallorossi conquistano dunque un'altra vittoria preziosa, segno di una marcia devastante che fa sorridere Ranieri.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
31/01/2010 20:13
 
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Milan, occasione sprecata
Solo un pari con il Livorno

Gli amaranto conquistano un meritato 1-1 a San Siro contro i rossoneri passati in vantaggio con Ambrosini nel primo tempo, dopo un palo di Dinho. Nella ripresa la rete di Lucarelli. Vano l'assalto della squadra di Leonardo raggiunta dalla Roma

MILANO, 31 gennaio 2010 - Come nella gara di andata, stessi punti, stesso percorso. Reduce dal doloroso k.o. nel derby, il Milan deve accontentarsi ancora una volta di un punto contro il Livorno. La differenza la fa la nuova mentalità degli amaranto che hanno imparato a memoria la lezione di Serse Cosmi. Insomma, un passo falso pesante nell'ipotetica rincorsa all'Inter, tra l'altro bloccata dalla neve a Parma. Riaffiorano antichi problemi, come la fatica nel finalizzare. Ma anche i soliti vuoti difensivi che impongono allo staff sanitario un veloce recupero di Alessandro Nesta. Il punticino inoltre permette alla Roma di agganciare un incredibile secondo posto; nuovo ostacolo per i rossoneri al termine di una tragica settimana.


RIECCO ABBIATI — Eppure Leonardo alla rimonta aveva cominciato a crederci. Soprattutto perché fino alla vigilia del derby consigliava un profilo basso e di attesa. Intanto è costretto a mischiare un po' le carte, anche se deve fare i conti con due nuovi infortuni. Dida si blocca negli spogliatoi per il mal di schiena: porta aperte ad Abbiati. Pirlo è affaticato; doppia mossa: Flamini al fianco di Ambrosini e Gattuso in panchina. Infine il ritorno di Seedorf, mentre Antonini vince il ballottaggio con Zambrotta. Cosmi, dopo una settimana di clamori, ripropone il granitico 3-5-2 con Pieri, suo antico pallino, preferito a Moro, e Bellucci invece di Tavano. Il centrocampista centrale del Livorno è Bergvold; sostituisce lo squalificato Mozart. Il danese non è il brasiliano, ma garantisce compattezza al reparto.

AMBROSINI NON PERDONA — I cinque centrocampisti in linea pronti a dare manforte alla difesa, impediscono al Milan di trattare la palla come sa. Servono numeri e invenzioni, perché il possesso palla non è sufficiente. I rossoneri tra l'altro faticano anche a sviluppare gioco sulle fasce, dove gli amaranto non si fanno mai trovare in inferiorità numerica. I toscani chiudono bene davanti a Benussi e di tanto in tanto ripartono con logiche giocate, tutte rivolte a Lucarelli e Bellucci. Ben curate anche le marcature: a uomo e, all'occorrenza, con raddoppi mirati. Ronaldinho è ingabbiato, ma la sua intelligenza tattica e l'istinto proverbiale gli fanno fare cose impensabili. Come il palo clamoroso colpito dal limite al 36', ma anche la sua imprevedibile capacità di farsi trovare dove non te lo aspetti. Il suo movimento al 44' è infatti decisivo; palla a destra per Beckham, tocco morbido del londinese, respinta corta di Benussi sui piedi di Ambrosini che non perdona. Il portiere protesta per un contatto con Seedorf, ma Trefoloni giustamente non vuole sentire storie. Un Milan sonnecchioso, ma comunque incisivo, che sente forse della macanza di Pirlo; di illuminazioni, insomma, anche se ci pensa Dinho a dare movimento alla manovra.


IL MARPIONE LUCARELLI — La ripresa inizia con Huntelaar al posto di Borriello, non al meglio dopo uno scontro fortuito con Raimondi. L'olandese parte con il vento in poppa. Sempre in posizione e pericoloso. Bello il rasoterra al 3', interessante il colpo al volo una manciata di secondi dopo. Ma ciò che conta è metterla dentro. Il vecchio marpione Lucarelli lo sa bene. E non è un caso che all'8' si faccia trovare sulla traiettoria del tiro dei Bellucci dal limite: la correzione è sufficiente per battere Abbiati. Il gol dà coraggio alla truppa di Cosmi, aiutata da alcuni blackout difensivi del Milan. Gli amaranto puntano sulla fascia destra dove Filippini sembra Garrincha e dove i rossoneri mostrano qualche limite.


ANCHE PIPPO NELLA MISCHIA — Il Milan ha però un sussulto di orgoglio e carica il Livorno. Manovra avvolgente e difesa toscana sotto pressione. La differenza la fanno Rivas e Knezevic. Al 21' Benussi, quando compie un miracolo sul colpo di testa di Ambrosini. Cosmi cambia: dentro Marchini e Tavano, fuori Pulzetti e Tavano. Leonardo replica con Inzaghi per Flamini. Squadra sbilanciata; attaccanti che spuntano ovunque. Il Livorno si difende a fatica, eppure non rinuncia al contropiede. I rossoneri assediano, ma gli amaranto tengono. Complice la manovra molto fumosa del Milan che colleziona cross e niente di più. Alla fine il pareggio è ineccepibile. Per Cosmi la soddisfazione è da vendere. Per Mourinho un motivo in più per ironizzare.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
31/01/2010 20:18
 
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La Samp vola senza Cassano
L'Atalanta va a picco

Senza il talento barese, i blucerchiati centrano la seconda vittoria consecutiva. Di Palombo e Pazzini, entrambe nel primo tempo, le reti che danno il successo alla Samp. Ai bergamaschi non basta un buon secondo tempo

GENOVA, 31 gennaio 2010 - Due partite senza Cassano, due vittorie della Sampdoria. I casi sono ancora pochi per farne una statistica, ma da quando Delneri ha deciso di lasciare fuori il talento barese, la squadra blucerchiata ha ricominciato a volare, infilando due successi e riportandosi a un passo dalla zona nobile della classifica. All'Atalanta non basta un buon secondo tempo per rimediare a una prima parte di gioco decisamente sotto tono, nella quale Consigli è stato battuto prima da Palombo e poi da Pazzini. La seconda sconfitta consecutiva da una genovese (settimana scorsa era stato il Genoa a battere a domicilio la squadra di Mutti) lascia i bergamaschi desolatamente al penultimo posto.

CONFERMATI PAZZINI-POZZI — Dilemma Cassano a parte, Delneri conferma il tandem Pazzini-Pozzi; a centrocampo il tecnico concede un turno di riposo a Poli, schierando Tissone in mezzo al posto di Palombo, mentre sulla fascia c'è Mannini al posto di Guberti; in difesa Rossi per lo squalificato Gastaldello. Mutti porta subito Amoruso in panchina, nonostante si sia allenato con la squadra solo ieri per la prima volta; fra i pali rientra Consigli mentre a centrocampo l'allenatore si affida a Zanetti, con Padoin spostato a sinistra e Ceravolo dirottato in panchina.


UNO-DUE SAMP — L'inizio è problematico: il terreno, gelato nella notte, è irregolare, il pallone rimbalza male e allora le squadre preferiscono affidarsi a lanci lunghi ma poco redditizi. Primo brivido al 15': Semioli da sinistra mette al centro, Bellini scivola e regala un'occasione d'oro a Mannini, ma è bravo Manfredini a intervenire e deviare di piede sulla conclusione a botta sicuro dell'esterno doriano. Delneri inverte gli esterni, sposta Mannini a sinistra e Semioli a destra. E proprio da lì arrivano le migliori occasioni per la Sampdoria: al 24' bel cross di Semioli, grande stacco di Pazzini che gira di testa, Consigli è bravo a schiaffeggiare il pallone oltre la traversa; sul corner, Pazzini lasciato solo in area colpisce di testa, con Padoin che si sostituisce a Consigli e di testa devia ancora in calcio d'angolo. L'Atalanta è in difficoltà, ma al 32' azzecca il contropiede giusto: Padoin cambia gioco bene sulla destra per Ferreira Pinto, che entra in area e incrocia di destro, bravo Storari a respingere di piede in corner. Ma la Samp ha il controllo della mediana ed è proprio un centrocampista, Tissone, a farsi pericoloso al 34' con un destro dalla lunga distanza, Consigli vede la palla all'ultimo momento ma si tuffa bene nell'angolino basso a destra e devia in angolo. La supremazia della Samp si concretizza al 36': Semioli mette al centro da sinistra, Bellini mette fuori di testa, sul pallone interviene Palombo che da fuori area azzecca un gran destro che batte Consigli. L'Atalanta accusa il colpo e dieci minuti dopo viene trafitta per la seconda volta: Semioli ruba palla a Bellini sulla destra vicino alla linea di fondo, mette subito al centro dove Pazzini è pronto alla deviazione vincente.

L'ATALANTA CI PROVA — In avvio di ripresa, Mutti prova a dare vigore al centrocampo togliendo Zanetti e inserendo Valdes, che si piazza sulla sinistra con lo spostamento di Padoin al centro. Delneri risponde con forze fresche in mezzo: Poli al posto di Tissone. Al 16' l'Atalanta ha l'occasione per accorciare le distanze: gran palla al centro di Valdes per Chevanton, lasciato solo da una difesa blucerchiata distratta nell'occasione; l'attaccante uruguaiano colpisce di testa da buona posizione, ma manda alto. Amoruso indossa ufficialmente la maglia della sua tredicesima squadra al 20', quando viene spedito in campo da Mutti al posto di Tiribocchi. I bergamaschi sprecano un'altra occasione per riaprire il match al 22': Lucchini sbaglia un intervento difensivo lasciando campo aperto a Chevanton, l'attaccante entra in area ma calcia debolmente addosso a Storari, che blocca facilmente a terra. Dall'uscita di Tissone i blucerchiati perdono il controllo del centrocampo: la squadra soffre, è meno aggressiva e fatica a ripartire. Delneri corre ai ripari: fuori un esterno offensivo, Mannini, e dentro un esterno difensivo, Accardi. L'Atalanta continua a premere: al 39' Guarente mette al centro su punizione, Amoruso devia di testa e impegna Storari in angolo. Nel finale, al 3' di recupero, la Samp perde Padalino, espulso per proteste. E' l'ultimo sussulto della partita.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
31/01/2010 20:22
 
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Biagianti salva il Catania
Udinese pari e rimpianti

Floro Flores porta in vantaggio i friulani al 32', poi Di Natale si divora per due volte il raddoppio. Il Catania non molla, pareggia con Biagianti e nel finale recrimina per un fuorigioco dubbio fischiato a Martinez

CATANIA, 31 gennaio 2010 - Perdono Siena e Atalanta. Ecco un motivo per sorridere. Altrimenti non ne avrebbero molti Catania e Udinese, al termine di uno scontro diretto in chiave salvezza conclusosi con un pareggio che non serve a nessuno. Non serve ai siciliani, chiamati a vincere per uscire dalla zona retrocessione, e non serve ai friulani, deludenti rispetto al successo in coppa Italia contro il Milan. Decisivo Biagianti, al 35' della ripresa, dopo l'1-0 del redivivo Floro Flores.

FLORO FLORES ILLUDE — De Biasi profeta a metà. Aveva chiesto alla squadra la stessa compatezza mostrata in Coppa e per un tempo è accontentato. Soprattutto da Floro Flores, galvanizzato alla vigilia e puntuale all'appuntamento col gol. Splendido il lavoro di Sanchez alla mezz'ora: finte e controfinte ubriacanti a disorientare Capuano in attesa della sovrapposizione di Isla. Preciso il cross dalla destra, altrettanto l'incornata dell'attaccante per l'1-0 Udinese. Il 6° gol in campionato del napoletano è anche il 4° di testa. Una doccia fredda, per il Catania, fin lì in grado di controllare e affondare con Llama sulla corsia sinistra.

PARI BIAGIANTI — Mihajlovic, costretto a rinunciare a Mascara (infortunato), si affida al nuovo acquisto Maxi Lopez, l'ex goleador di River Plate, Barcellona, Fk Mosca e Gremio. Si capisce presto che è un volenteroso ma per buttarla dentro serve altro. Martinez, per esempio, o Morimoto, inserito nella ripresa, quando il Catania fa di tutto per pareggiare, si vede graziato per due volte da Di Natale e infine passa grazie a Biagianti. Sbaglia chi pensa che sia finita. Nell'Udinese in campo c'è anche Corradi.

AMARO IN BOCCA — Gli ultimi 10' sono una bolgia senza schemi e logica dove salgono in cattedra gli "innamorati" del pallone: tra dribbling e ripartenze, è il Catania a sfiorare il vantaggio con Martinez, fermato sul filo del fuorigioco. L'uruguaiano era già andato vicino al vantaggio a metà ripresa e non la prende bene quando Romeo lo ferma a un passo dalla rete del vantaggio. Dall'altra parte proprio Corradi sciupa il possibile colpaccio. Meglio pensare a domenica prossima.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
31/01/2010 20:27
 
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Di Vaio, Pellissier e basta
Pari fra Chievo e Bologna

Nel primo tempo colpisce l'attaccante rossoblù al 12', a inizio ripresa la risposta del bomber dei veronesi per l1-1 finale. Poi le due squadre non si fanno più male e negli ultimi minuti si beccano i fischi: il pareggio mantiene Di Carlo e Colomba in zone piuttosto tranquille

VERONA, 31 gennaio 2010 - Quest'anno la primavera arriva presto. A Verona fa parecchio freddo, ma Chievo-Bologna pare già di quelle gare di aprile inoltrato, quando due squadre di bassa (ma non bassissima) classifica decidono nella ripresa che il pareggio maturato naturalmente può anche andar bene. Succede al Bentegodi, dove nei primi 15' del primo tempo le occasioni fioccano, e dove nella ripresa Pellissier ha l'occasione anche di portare avanti i suoi. Poi, il gioco si spegne, gli attacchi non pungono, e si porta a casa un punto a testa: al Bologna (8 punti nelle ultime 4) serve per mantenere il +4 sulla terz'ultima, al Chievo per restare nelle zone tranquille, nonostante qualche problema di formazione.

I SOLITI GOL — Segnano sempre loro: Marco Di Vaio e Sergio Pellissier, bomber da salvezza di Bologna e Chievo. L'ottavo gol in campionato di Marco Di Vaio arriva in mezzo a un paio di occasioni del Chievo: è un piatto sinistro sull'uscita del portiere avversario Sorrentino. Di Vaio è pescato da un tocco al volo di Modesto, e fa quello che non era riuscito a Pellissier e compagni: centrare la porta. L'aostano si rifarà nel secondo tempo: è il 4' quando Mantovani si beve Raggi sulla fascia sinistra e crossa al centro. Moras si dimentica l'attaccante, che colpisce al volo da due passi per l'1-1.


CHIEVO POCHE IDEE — Il Chievo ha tre squalificati, Di Carlo deve rimettere mano soprattutto al centrocampo, dove finirà col ruotare tutto intorno a Iori: l'ex Cittadella più volte viene liberato al tiro, ma raramente inquadra la porta. In attacco Abbruscato è inizialmente preferito a Bogdani, ma non darà troppe ragioni al tecnico. Mai pericoloso, sarà sostituito porprio dall'albanese al 65': in realtà nemmeno Bogdani avrà mai un grosso impatto. In compenso ci pensa Pellissier, come sempre, pescato bene da una sortita offensiva di Mantovani, attivo sulla fascia sinistra. Bentivoglio cresce nel secondo tempo, ma è un po' leggerino. Nel complesso una gara da dimenticare, non tanto per il risultato, ma perché, fra le due, quella di Di carlo è la squadra che poteva rischiare qualcosa di più, vista la classifica. Invece, le idee sono poche.


BOLOGNA COPERTO — La salvezza, almeno in Italia, non si conquista con lo spettacolo. Franco Colomba pare essersi assestato sul 4-4-1-1, modulo che ha tolto dalle sabbie più mobili il Bologna. Di Vaio è il riferimento avanzato, nella speranza che si avvicini al bilancio dello scorso anno (per ora sono 8), Adailton e Gimenez (comunque in netto calo dopo la doppietta della scorsa settimana, fino a un guizzo al 13' della ripresa) provano qualche inserimento. Nel finale debutta Succi, ma la partita è virtualmente nel ghiaccio. Portanova gioca a buoni livelli, Moras si perde Pellissier sul gol dell'1-1, Raggi rimedia un infortunio che potrebbe anche essere serio. A centrocampo si va di randello piuttosto che di fioretto, ma può bastare per mettere insieme i punti necessari. Obiettivo dichiarato e unico: per il divertimento, cercare altrove.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
31/01/2010 20:30
 
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Il Cagliari sfiora il colpo
Ma Jovetic dice di no

In vantaggio la Fiorentina con Marchionni, i sardi replicano con Lazzari e Astori. Al 18' della ripresa l'attaccante viola sigla il definitivo 2-2. Espulso Cossu al 6' st. Si infortuna Marchetti, prima apparizione in serie A per Vigorito

CAGLIARI, 31 gennaio 2010 - Fra Cagliari e Fiorentina alla fine finisce in parità: un 2-2 che va leggermente stretto ai sardi, ma che premia l'inarrendevolezza dei viola, che prima trovano il vantaggio a freddo (all'8' con Marchionni), poi rischiano il k.o. dopo il sorpasso in rimonta del Cagliari (che ribalta la situazione con Lazzari e Astori), ma non mollano e recuperano con Jovetic, che festeggia la rete sventolando una maglietta di Mutu. Il Cagliari ha giocato in 10 dal 6' della ripresa per l'espulsione per doppia ammonizione di Cossu. Per il Cagliari è il sesto risultato utile consecutivo, la Fiorentina interrompe l'emorragia di punti dopo due sconfitte di fila.

PRIMO TEMPO DA 1-1 — Su un campo leggermente allentato da precedenti piogge, Allegri manda in campo Marzoratti dietro, con Cossu a far da suggeritore a Jeda e Matri. Sull'opposta sponda Prandelli, che ha vinto e perso Cassano nel volgere di 12 ore (e a questo punto l'arrivo del fantasista doriano in viola è ufficialmente tramontato), sceglie Natali e De Silvestri per far reparto con Pasqual e Felipe. Davanti, fuori Mutu per le vicende legate al doping, Vargas, Jovetic e Marchionni supportano Gilardino punta unica. Ne esce una gara tutt'altro che spettacolare, ma accattivante perché sempre incerta e aperta a ogni risultato. A spezzare le titubanze iniziali di entrambe le squadre ci pensa la Fiorentina, che va in gol con Marchionni già all'8'. Jovetic crossa da sinistra, Canini accarezza il pallone, Agostini non lo allontana, arriva in corsa l'ex parmigiano e realizza con un sinistro da centro area. Immediata la risposta sarda, con Cossu che si proietta in contropiede e viene atterrato da Felipe: Valeri non ravvisa gli estremi del fallo da ultimo uomo ed estrae il cartellino giallo. Allegri, a bordo campo, sorride ironico. Al 21' si fa male Marchetti: il portiere, da solo, sente tirare il muscolo posteriore della coscia sinistra, si accascia e non sarà più in grado di tornare in campo. Infortunato Lupatelli, lo sostituisce l'esordiente Vigorito, classe 1990. Il giovane portiere tocca il suo primo pallone due minuti più tardi, su una rovesciata (innocua) di Gilardino. Poi resterà di fatto inoperoso per tutto il primo tempo. La Fiorentina infatti non riesce a ingranare, con Jovetic che sbaglia molto ma tutta la squadra non riesce a scrollarsi di dosso quell'aria svagata e un po' confusa che marchia la sua partita fin dalle prime battute, nonostante il vantaggio acquisito. Il Cagliari invece cresce e al 33' costruisce una limpida occasione con Agostini che crossa e Matri, sotto rete, è messo fuori tempo da una smanacciata sul pallone di Frey. E' il preludio del pareggio: al 36' Cossu cede a Lazzari, che arriva in corsa e va in percussione, superando prima Montolivo sulla corsa e poi Frey con un sinistro dal basso all'alto. Il primo tempo si chiude con un'occasione per Cossu, che con un destro da fuori sbaglia mira di poco.

JOVETIC RISPONDE AD ASTORI — Ripresa senza novità nelle formazioni, ma il risultato cambia subito: al 3' infatti Astori, con una deviazione di testa su calcio d'angolo, sigla il 2-1, nonché il suo primo gol in serie A. Al 6' un episodio decisivo: Cossu, già ammonito, commette un fallo tanto netto quanto ingenuo a centrocampo, e rimedia il secondo giallo nonché il rosso lasciando il Cagliari in dieci. Eppure i sardi sembrano riassestarsi senza grandi difficoltà alla nuova situazione, rinunciano a qualche avanzata e si votano a un ordinato contenimento. Ma non basta. Al 18' infatti l'offensva viola si concretizza in gol: Marchionni trova nell'area cagliaritana un corridoio dove infilare il suo cross, Jovetic non si fa pregare e di sinistro costringe Vigorito a subire il suo primo gol in A. L'attaccante viola festeggia sventolando la maglietta di Mutu, dagli spalti piovono fischi. Poi la partita si assesta su un tran tran senza acuti, rotto al 24' da un'occasione del Cagliari: Biondini crossa per Lazzari che colpisce al volo con un sinistro incrociato: fuori di poco. Sarà l'ultima nitida occasione della gara, che poi si consegna al 2-2 finale senza ulteriori emozioni.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
01/02/2010 13:45
 
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SUPERSAGGIO
Juve, solo 1-1 con la Lazio
Per ora c'è solo l'impegno

I bianconeri fanno la partita, tengono stabilmente palla ma stentano molto ad entrare in area nonostante un Diego in buona serata. La Lazio si chiude bene e Muslera è attento. Nella ripresa il generoso rigore conquistato e trasformato da Del Piero, ma la squadra non lo sfrutta e subisce il bel pari di Mauri

TORINO, 31 gennaio 2010 - In questi casi si dice "Zaccheroni dovrà lavorare molto". Perché è vero, si è visto l'impegno, e a tratti anche qualche sprazzo di buon gioco. Ma basi solide per il ritorno di una Juve vincente, quelle ancora no. Né c'entra Zac, con due soli allenamenti alle spalle. In ogni caso, il generoso rigore che avrebbe potuto segnare la svolta della partita non è stato sfruttato quando c'era la possibilità di chiuderla: anzi è stata la Lazio , barricata in difesa per oltre un'ora, a prendere il sopravvento dal pari fino alla fine.

CONTESTAZIONI — Si comincia con il sottofondo dei cori di contestazione dei tifosi. Cori strascicati come le azioni iniziali della Juve, molto manovrate e con parecchia difficoltà a entrare in area. Tuttavia, col passare dei minuti qualche spunto arriva, soprattutto per merito di Sissoko, Diego e Del Piero. La Lazio, tuttavia, non ha grosse difficoltà a contenere i bianconeri, e il primo brivido arriva solo a metà tempo quando Diego trova un gran tiro dalla distanza, Muslera respinge in tuffo e la difesa deve sventare su Sissoko. Quest'ultimo è comunque uno dei più attivi in attacco, dove dialoga bene con Diego anche nello stretto: in un paio di occasioni la coppia crea affanno nell'area avversaria. L'unico brivido che invece la Lazio regala alla Juve è un tiro di Mauri che impegna seriamente Manninger verso lo scadere: per il resto, qualche incursione solitaria di Zarate e poco altro fino al riposo.


LA RIPRESA — La Juve riparte mostrando inizialmente le stesse difficoltà di manovra del primo tempo: entrare in area resta difficile, nonostante la ritrovata vivacità di Diego. Così i pericoli vengono dalla distanza: sono Candreva e il solito Diego a impegnare Muslera. Poi però, come nel primo tempo, qualche azione di prima si inizia a vedere: il brasiliano è ispirato, con Del Piero, Candreva, Sissoko e Amauri trova a tratti belle combinazioni e a sinistra De Celglie spinge con bella continuità. La Lazio però resta bene arroccata in difesa, e la partita è di quelle tipicamente bisognose di un episodio per essere sbloccate. E l'episodio arriva a metà tempo, quando Del Piero finisce a terra per presunto contatto con Diakhite: proteste (non infondate) dei laziali, ma Ale va sul dischetto e trasforma con potenza e precisione. A quel punto sembra che la Juve possa dilagare, perché per la prima volta la Lazio si scopre, Ballardini inserisce una punta (Rocchi) per un centrocampista (Dabo) e si aprono spazi per le ripartenze veloci. Ma i bianconeri non fanno i conti con uno Zarate in inedita versione assist man, il quale trova un cross preciso da sinistra su cui irrompe a centroarea Mauri: tocco al volo in spaccata e c'è il pari. E da lì si rivede la Juve impaurita degli ultimi tempi, con la Lazio che acquista sicurezza, e la mantiene fino alla fine portando a casa un prezioso pari.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
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