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SUPERSAGGIO
Il Genoa è uno spettacolo
Segna 5 gol al Cagliari

A Marassi finisce 5-3. Il Grifone recupera dallo 0-1, parso irregolare, e va a segno 5 volte con Zapater, Palacio, Sculli, Rossi e Milanetto. Primo tempo show, 4-2, durante il quale i sardi reclamano un rigore sull'1-0. La squadra di Gasperini sale così al settimo posto

GENOVA, 14 marzo 2010 - Non c’è il tecnico boemo su nessuna delle due panchine ma quella fra Genoa e Cagliari è una partita in vero stile Zeman: gol a grappoli, emozioni, capovolgimenti di fronte, predominio degli attacchi sulle difese e tanto spettacolo. Lasciate stare la tattica: nel 5-3 del Genoa contro il Cagliari c’è la voglia di due formazioni di giocarsela a viso aperto, pensando sempre a segnare un gol più degli avversari e mai a controllare il vantaggio. Succede così che alla fine, il pallottoliere conti 8 reti, tutte con marcatori diversi, tre pali, solo del Genoa, e altre emozioni.


PRIMO TEMPO SHOW — E dire che il Genoa è senza prime punte, con Acquafresca e Suazo k.o e Sculli che agisce al centro del tridente, con Palacio e Palldino sugli esterni. Dall’atra parte c’è Larrivey in campo, con Jeda in panchina. I brividi corrono lungo la schiena per tutti i primi 45’: all’8 Sculli con un rasoterra deviato da Marchetti timbra il palo, replicando poco dopo, ma su azione viziata da fuorigioco. La pressione del Grifone è costante e al 15’ c’è la traversa di Bocchetti, su punizione, ancora toccata da Marchetti. Al 16’, nel momento migliore del Genoa, passa il Cagliari e lo fa in modo sospetto: sulla sinistra Biondini lavora un pallone che oltrepassa la linea di fondo, Matri rifinisce per Dessena che al centro dell’area, segna a porta vuota. Le proteste distraggono il Genoa, che si fa sorprendere di nuovo: Larrivey, poco dopo è lanciato nel cuore dell’area e ci vuole un’uscita a valanga di Amelia, irregolare, per fermarlo. Ora è il Cagliari a protestare: il rigore ci stava, ma forse l’arbitro, condizionato dal precedente episodio, non ha avuto il coraggio di un fischio che avrebbe forse indirizzato diversamente la gara. Sale il nervosismo, 4 i gialli sventolati, come la qualità del gioco del Genoa. Al 33’ trema ancora la porta di Marchetti, e non solo in senso figurato: il terzo legno è colpito da Rossi, a portiere battuto. Al 36’ il Genoa pareggia, con Zapater, dal dischetto, per un contatto di Astori su Palacio. Passano 3’ e Palacio sigla di tacco il 2-1, dopo aver fallito la battuta più semplice su servizio dalla sinistra di Palladino. Nemmeno il tempo di respirare e Conti, di piatto, in area, ripristina la parità, 2-2. Siamo al 41’. Un po’ di tregua? Nemmeno a parlarne: 4 minuti e il Genoa indirizza la partita con Sculli, di testa su uscita di Marchetti, e Rossi, di mezzo volo su assist di Milanetto successivo a un gran numero di Palladino. 4-2 al 45': il fischio di fine primo tempo fa fiatare tutti quanti.


LA RIPRESA — Nella ripresa Bocchetti, fin lì bravo, pensa bene di riaprire la gara, prima perdendo palla, poi causando il rigore che, trasformato da Matri, riavvicina il Cagliari. Siamo al 10' della ripresa e si intravedono i presupposti per una nuova giostra del gol. Il botta e risposta, però continua: Milanetto su sponda di testa di Palacio in area chiude i conti al 14’. È il colpo che affossa le speranze dei sardi, pericolosi solo a tempo scaduto con un diagonale di Barone ben deviato da Amelia, e che riapre le ali del Grifone, che spera ancora in un decollo verso l’Europa.

TIRANDO LE SOMME — In una partita scoppiettante come questa aggrapparsi agli episodi sarebbe riduttivo. Il Cagliari, che può lamentarsi per il mancato rigore dato sull'1-0, deve però riflettere sul suo vantaggio, maturato su azione irregolare, e su una difesa che ha fatto acqua da tutte le parti. E il solo punto dei sardi nelle ultime quattro gare, evidenzia la flessione della squadra di Allegri. Il Genoa, dal canto suo, continua a prendere gol a grappoli, siamo a 46 (!), peggio ha fatto solo il Siena (51), ma sa segnare a girandola con tutti i suoi uomini. Il fatto che il Grifone sia l’unica squadra fra le prime 10 della classifica a non avere alcun giocatore nella top ten dei marcatori, sottolinea la qualità di una manovra in cui tutti hanno lo spazio per andare a segno, ma spinge anche a chiedersi dove potrebbe essere se avesse un centravanti, non al livello di Borriello o Milito, ma almeno da 10 gol già in carneire. Intanto, la forma c'è e con il rientro di pedine preziose, buona la prova di Palladino, le speranze europee non sono un miraggio. Registrando però prima la difesa, ovviamente.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
14/03/2010 18:15
 
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SUPERSAGGIO
Bologna-Samp, noia e brividi
I gol del pareggio nel finale

Fra rossoblù e blucerchiati non accade nulla per 85 minuti, poi Gastaldello porta in vantaggio la Samp all'87' e Raggi risponde in pieno recupero. Pozzi si fa male nel primo tempo: entra Cassano, ma è in evidente ritardo di condizione

BOLOGNA, 14 marzo 2010 - Poche emozioni, rarissimi tiri in porta, noia totale fra Bologna e Samp. Poi, nel finale, un uno-due da brividi: prima Gastaldello porta in vantaggio i blucerchiati, regalando per un attimo ai suoi l'illusione del momentaneo quarto posto, poi Raggi, in pieno recupero, ristabilisce la parità. Un punto comunque prezioso per entrambe: il Bologna si mantiene in una zona di classifica tranquillissima, mentre la Samp si avvicina a passi piccolissimi alla zona Champions, che ora dista solo due punti.

FORMAZIONI — Senza Mutarelli e Di Vaio, Colomba dà fiducia agli undici che hanno battuto il Napoli settimana scorsa, con Zalayeta terminale offensivo supportato alle spalle da Adailton. Formazione annunciata per la Sampdoria: Cassano ancora in panchina, confermata la coppia d'attacco Pozzi-Pazzini.


CASSANO NON INCIDE — La Samp parte bene e al 3' ha una ghiotta occasione: Semioli spedisce al centro un pallone invitante dalla destra, Pozzi da ottima posizione svirgola. Il Bologna risponde cinque minuti dopo: cross da sinistra di Zalayeta, Guberti anticipa Buscè a centro area. La squadra di Colomba è più intraprendente: spinge molto sulle fasce con Buscè a destra e Modesto a sinistra, cerca di sfondare centralmente con Adailton e Zalayeta, ma le occasioni da gol non arrivano, ad eccezione di un palo di Zalayeta e una traversa di Adailton, fermati però in posizione di fuorigioco. La Samp tiene in difesa e cerca di ripartire in contropiede, ma la manovra è molto imprecisa: Delneri inverte in continuazione gli esterni Semioli e Guberti senza risultati degni di nota, in avanti Pazzini è annullato da Britos mentre Pozzi si sbatte molto ma è inefficace. L'ex empolese è costretto a uscire al 27' per un problema al ginocchio (sospetta distorsione), al suo posto Delneri manda in campo Cassano. Il barese, in evidente ritardo di condizione, sbaglia molto e si limita all'ordinaria amministrazione. Al 33' arriva la più grande occasione della partita: Zalayeta in contropiede apre a destra per Buscè, cross al centro per Adailton che da due passi calcia al volo, ma il pallone è a lato.


BRIVIDI NEL FINALE — La Samp fatica sulle fasce e allora nel secondo tempo Delneri toglie Guberti per fare spazio a Mannini. Ma è sempre il Bologna a fare la partita: al 3' Zalayeta affonda centralmente, apre a destra per Buscè, cross immediato per Adailton, Storari esce e anticipa di un niente l'attaccante brasiliano. I blucerchiati rispondono al 7' con il primo tiro in porta della partita: calcio d'angolo di Semioli, colpo di testa di Gastaldello praticamente da fermo, la conclusione è centrale e Viviano blocca facilmente. Ancora un pericolo nell'area bolognese al 15': su calcio d'angolo Mannini mette al centro, Gastaldello svirgola e mette involontariamente Pazzini a tu per tu con Viviano, che esce e anticipa l'attaccante blucerchiato. Colomba mette in campo forze fresche: fuori Modesto, Zalayeta e Adailton, dentro Casarini, Succi e Gimenez. Cambiano gli uomini ma il modulo è invariato. Delneri risponde con Padalino per Semioli. La partita sembra stancamente avviata verso lo 0-0, ma al 42' la Samp trova un gol inaspettato. Corner corto, cross dalla sinistra di Ziegler, inserimento centrale di Gastaldello che in scivolata batte Viviano. Ma in pieno recupero arriva il pareggio del Bologna: azione confusa in area dopo un calcio d'angolo, palla scodellata dentro, Succi è in fuorigioco ma non interviene nell'azione, da dietro arriva invece Raggi che batte Storari per l'1-1. E' l'ultima emozione di una partita non bella, ma che ha regalato un incredibile finale.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
14/03/2010 18:19
 
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Il Parma vede la salvezza
L'Atalanta la serie B

E' un gol al 26' del secondo tempo di Bojinov - da poco subentrato a Lanzafame - a regalare la vittoria al Parma. I nerazzurri hanno cercato di rendersi pericolosi, ma al di là di due occasioni ad inizio ripresa, hanno dato la sensazione di non avere risorse fisiche e nervose sufficienti per risalire la china.

PARMA, 14 marzo 2010 - "Vinciamo e sarà salvezza", questo l'ordine di Guidolin alla vigilia. I suoi ragazzi eseguono, anche se con molta sofferenza. L'Atalanta ci prova solo ad inizio ripresa, ma trova un ottimo Mirante a respingere tutto. Il tecnico veneto azzecca la mossa al 26' del secondo tempo, inserendo Bojinov al posto di Lanzafame: pochi minuti più tardi il bulgaro gli regala tre punti fondamentali per la stagione del Parma.

TOGLIETEMI TUTTO — Mutti non riesce proprio a fare a meno di Capitan Doni: il condottiero nerazzurro si piazza alle spalle della "strana" coppia Amoruso-Tiribocchi; Padoin-De Ascentis-Guarente compongono il terzetto di centrocampo. Il Parma, invece, è quello confermato: 4-2-3-1 con Crespo unica punta e Biabiany, Lanzafame e Valiani a supporto; Lucarelli scelto come esterno sinistro di difesa.


TORNO SUBITO — Il primo tempo scorre tra continue interruzioni di gioco per futili motivi (scontri a centrocampo che causano improvvisi svenimenti e resurrezioni altrettanto repentine) e qualche uscita a vuoto di Consigli che mette i brividi ai tifosi nerazzurri. Il portierino dell'Atalanta, però, si riscatta nell'unica conclusione nello specchio - di Lanzafame al 33' dal limite ben indirizzata all'incrocio - deviandola in angolo. L'altra occasione dei primi 45' è in avvio - di Zaccardo - che da pochi metri, a porta spalancata, regala un pallone alla curva.

IL RISVEGLIO DELLA DEA — Nel secondo tempo - pur senza strafare - è l'Atalanta ad avere le migliori opportunità, ma Mirante si supera prima su colpo di testa di Doni e poi su conclusione da posizione ravvicinata di Guarente. Guidolin si spaventa e cerca di dare la scossa ai suoi con un doppio cambio (dentro Lunardini e Bojinov, fuori Lanzafame e Biabiany), ridisponendoli con un più accorto 4-3-1-2.


TUTTO IN UN MINUTO — Da Roma non fa in tempo ad arrivare la notizia del Bari in doppio vantaggio a Roma contro la Lazio, che Mutti si gioca il tutto per tutto: dentro anche Valdes, fuori Guarente. La mossa è almeno poco fortunata, visto che Crespo pesca subito Bojinov tutto solo in area nerazzurra, al bulgaro non resta che appoggiarla in rete di testa. Come se non bastasse, piove sul bagnato in casa Atalanta: Doni continua a protestare per una trattenuta su Padoin ad inizio azione e si becca il rosso. Atalanta sotto, in inferiorità numerica e senza risorse fisiche nè nervose per ribaltare il risultato (e forse neanche per risalire in classifica, tanto più che affronterà domenica prossima il Livorno in casa senza Doni espulso e Capelli e Tiribocchi diffidati ed ammoniti).

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
14/03/2010 18:23
 
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SUPERSAGGIO
Lazio: ora la B è un incubo
Colpaccio Bari all'Olimpico

I pugliesi battono 2-0 la squadra di Reja con due guizzi di Almiron e Alvarez e inguaiano i biancocelesti, appena due punti sopra il Livorno, terz'ultimo. Errore di Muslera sul primo gol, Kolarov si fa parare un rigore da Gillet

ROMA, 14 marzo 2010 - Grande cornice di pubblico, Zarate ultrà improvvisato in curva Nord e il ritorno in campo di Matuzalem per l'arrembaggio laziale ai tre punti fondamentali per la salvezza. Dall'altra parte un Bari ammaccato,sette punti in otto giornate, Barreto, Koman e Rivas ai box nelle ultime ore (oltre a Kutuzov e Ranocchia infortunati storici) e il traguardo della permanenza in A ormai a portata di mano.


FIRMANI IN CAMPO — Reja ripropone il 3-5-2 di napoletana, memoria rinunciando a Mauri trequartista e puntando sull'aggressività di Firmani in mediana. L'allenatore biancoceleste riesce così a spegnere le fonti di gioco baresi nel primo tempo, ma la Lazio non riesce mai a rendersi pericolosa causa la scarsa forma di Matuzalem e l'imprecisione di Ledesma. Sull'altro versante Ventura ha i giocatori contati dopo i forfaet dell'ultima ora di Barreto, Koman e Rivas, ma riesce a controllare bene le folate della squadra dei biancocelesti. Nel primo tempo le squadre si annullano e non riescono a produrre acuti. Ledesma e Matuzalem non si propongono mai tra le linee, Belmonte fa buona guardia su Kolarov e i padroni di casa si affacciano dalla parti di Gillet solo con tiri da fuori. L'unico nello specchio della porta è del tedesco Hitzlsperger al 47' ma Gillet respinge facilmente di pugni.


FRITTATA MUSLERA — Il secondo tempo inizia come il primo: pressing indiavolato della Lazio, ma zero pericoli. E allora è il Bari ad approfittare delle timidezze locali e passa in vantaggio sfruttando una frittata di Muslera. Al 6' su un calcio di punizione dalla destra, l'argentino esce malissimo e respinge sui piedi di Almiron che mette dentro l'1-0. Riparte la contestazione a Lotito, i biancocelesti vanno in confusione e al 19' i pugliesi orchestrano un contropiede tre contro due: Meggiorini mette Alvarez davanti a Muslera con un passaggio perfetto. L'ex romanista salta l'estremo difensore laziale e mette nel sacco. E' il colpo del k.o. Reja mette dentro Mauri e Cruz e ci prova coi lanci lunghi, ma l'occasione migliore arriva dagli undici metri. Rizzoli concede un rigore per una trattenuta in area ma Kolarov si fa ipnotizzare da Gillet. Che poi nega la gioia del gol a Cruz al 37' e al 44'. Troppo poco per i biancocelesti che non hanno certo giocato la partita della vita come avrebbero dovuto, continuano a non vincere in casa (ultima vittoria il 6 gennaio) e vedono ormai la B sempre più vicina dopo i pareggi insperati di Siena e Livorno. Applausi invece al Bari di Ventura, a 38 punti ormai virtualmente salvo.

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
14/03/2010 23:30
 
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SUPERSAGGIO
Milan, il -1 è servito
Seedorf piega il Chievo

I rossoneri si portano in classifica a un punto dall'Inter grazie a una magia dell'olandese (appena entrato) nel recupero. Ma quanta sofferenza per battere i veronesi, che recriminano per gol annullato per dubbio fuorigioco. Un palo per parte: di Mantovani e Ronaldinho. Grave infortunio a Beckham: si teme la rottura del tendine d'Achille

MILANO, 14 marzo 2010 - Il Milan perde pezzi, ma guadagna punti: al 91', con un destro pazzesco, di quelli doc che portano la firma sul pallone, Clarence Seedorf inventa il gol della vita. E' la rete che porta i rossoneri a un punto dall'Inter dopo una partita sofferta e disperata, contro un avversario, il Chievo, che se la gioca fino all'ultimo e che nel primo tempo va anche in gol, poi annullato. E' la vittoria del cuore, che non cancella tutti i problemi del Milan evidenziati con la lente di ingrandimento da un ottimo avversario. Anzi, la sfida lascia in eredità l'infortunio di Abate (distorsione al ginocchio sinistro) e il dramma di Beckham che, per la rottura del tendine d'Achille sinistro dice probabilmente addio al sogno Mondiale.


RICOMINCIARE — Ripartire da Manchester è dura, ma l'impresa del Catania avrebbe stuzzicato la fantasia di chiunque. Leonardo deve però fare i conti con la realtà dopo una settimana di sconcertanti forfait. Così schiera una difesa un po' retrò, con Favalli e Zambrotta a fare da chioccia ad Abate e Thiago Silva; conseguenza dei degli infortuni di Nesta, Antonini e Bonera. Chi si aspetta Seedorf dietro il tridente rimane deluso. Leo si affida a Gattuso, Pirlo e Ambrosini, con Beckham avanzato sulla linea degli attaccanti.

CHIEVO PIMPANTE — Confermato il Chievo di Di Carlo. E' il consolidato 4-3-1-2, con Pinzi alle spalle di De Paula e Pellissier. Pressing a tutto campo e spinta sulle fasce sono i punti di forza, sommati a un'organizzazione difensiva che tiene a bada senza dannarsi più di tanto le intenzioni di Borriello e Ronaldinho. I primi 45 minuti ci raccontano di un Milan malaticcio e confuso; in affanno quando i veronesi spingono, con le idee poco chiare in fase offensiva. Il primo squillo è di Ronaldinho al 4', un rasoterra di poco a lato. Il Chievo non specula; anzi, fa pressing e affronta il nemico, spavaldo e senza timore reverenziale.


YEPES IN FUORIGIOCO? — Ma raccontare dei tentativi rossoneri è superfluo. A parte il colpo di testa di Borriello al 24' (parato in due tempi da Sorrentino) su cross perfetto di Beckham, sono gli ospiti a sorprendere e recriminare. Al 42' infatti, dopo avere colpito la traversa con Mantovani, i gialloblù vanno in vantaggio con Yepes che infila sulla corta respinta di Abbiati. Bandierina alzata e nemmeno una protesta, mentre Abate lascia sconsolato il campo, probabilmente per una distorsione al ginocchio. Un altro colpo alla difesa che ritrova dopo una vita anche Oddo.

IL PALO DI DINHO — Il Milan anemico e triste fatica maledettamente anche nella ripresa. A dare forti scossoni ci provano i leoni. Beckham lotta su ogni palla. Ambrosini sbrana gli avversari. Ma non c'è la lucidità necessaria per sfondare il muro del Chievo che all'8' si scatena in contropiede con la spina nel fianco Pellissier, oscurato dall'uscita di Abbati. Al 12' Ronaldinho confeziona la migliore occasione da gol del Milan, con un colpo di testa di poco a lato. Magico, poco dopo, è il destro a giro del Gaucho. La palla sibila e sembra dentro, ma va a sbattere sul palo.


ANCHE INZAGHI — La spinta è maggiore e l'ingresso di Inzaghi per Gattuso convince il Chievo a chiudersi di più. Ma con la vista annebbiata non vai lontano. I veronesi lo capiscono e di tanto in tanto affondano grazie alla spinta di Marcolini e Luciano. Meno impetuoso rispetto al primo tempo, ma comunque pericoloso, come il destro al volo al 25' del brasiliano che si perde a lato. Incredibile, dopo la sostituzione di De Paula con Ariatti, il facile affondo nella molle difesa rossonera di Luciano che con un esterno destro dal limite conclude fuori.

MA CI PENSA SEEDORF — Dinho sfiora ancora il gol, ma l'occasionissima capita a Beckham al 39'; sembra fatta, invece Sorrentino si immola come un kamikaze sui piedi dell'inglese. Ma il finale della partita prevede anche l'ultima mossa di Leonardo: quella dell'ingresso di Seedorf al posto di Pirlo. Illuminante: con un micidiale destro dal limite l'olandese infila nel sette opposto. Poco prima era uscito Beckham, dolorante e quasi in lacrime. Dopo aver appoggiato male il piede, l'inglese saltella zoppicando verso la panchina. La prima frammentaria diagnosi sarebbe rottura del tendine d'Achille. L'ultima brutta notizia di serata per il Milan. Perchè l'inter è a un punto.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
20/03/2010 23:06
 
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La Fiorentina non si ferma
Tre gol anche al Genoa

Dopo il 3-1 a Napoli, la squadra di Prandelli supera 3-0 anche i rossoblù di Gasperini e si rilancia nella corsa europea. Splendido gol di tacco di Santana, poi rigore di Gilardino e nel finale prima rete in serie A del campioncino Babacar

FIRENZE, 20 marzo 2010 - Gara dominata, vittoria meritata. E un messaggio per tutte quelle che in classifica la guardano dall'alto: la Fiorentina è tornata e adesso vuole riprendersi l'Europa. Al Franchi gli uomini di Prandelli rifilano un pesante 3-0 al Genoa, ora distante un solo punto. Il tecnico viola punta sul 4-4-1-1, facendo arretrare Santana sulla fascia destra, riportando Montolivo (in stato di grazia) tra i titolari, affiancandogli un ritrovato Cristiano Zanetti (che però ha resistito solo un tempo) e avanzando Gobbi sulla sinistra. Davanti solo Jovetic alle spalle di Gilardino. Il Genoa, senza Rossi e con Mesto, va in campo con il 3-4-3, con Palacio, Sculli e Palladino in attacco.

PRIMO TEMPO TUTTO VIOLA — La Fiorentina impiega solo cinque minuti a mettere le cose in chiaro: Gilardino libera di tacco Gobbi che arriva in fondo e serve Santana. L'argentino sforna una magia: colpo di tacco con il sinistro e palla alle spalle di Amelia. Il Genoa è stordito, non accenna la minima reazione per tutto il primo tempo. La Fiorentina invece fa quello che vuole: Jovetic è scatenato, arriva ovunque, tira, serve palloni d'oro; Gilardino si fa spazio e ha anche qualche buona occasione per segnare, ma Bocchetti (colpevole sul gol) non lo molla un attimo; Montolivo dirige i tempi di tutto l'incontro, impostando ma anche andando a recuperare quando serve.


SEGNA PURE BABACAR — Nonostante tutto, il raddoppio non arriva. Nella ripresa il Genoa accenna una reazione, anche perché Gasperini azzarda spedendo in campo pure Suazo. È un 4-2-4, roba da brividi. La squadra spinge parecchio, la Fiorentina sembra stanca, nei primi 45 minuti ha corso tantissimo. Al 28' la svolta, forse nel momento migliore dei rossoblù: Gobbi serve Jovetic lasciato solo sul lato sinistro dell'area e sul montenegrino precipita Amelia. Calcio di rigore. Prandelli chiede anche l'espulsione del portiere: non viene accontentato. Sul dischetto va Gilardino, ma vuole tirare anche Jovetic. I due discutono, litigano, Prandelli dalla panchina si sbraccia (vuole che tiri Jovetic). Invece alla fine è Gila a tirare un rigore perfetto e realizzare il suo 127 gol in A. Il finale è ancora viola: il giovanissimo Babacar, 17 anni compiuti il 17 marzo, sostituisce Gilardino. Al 41' l'attaccante senegalese sfrutta una distrazione di Bocchetti e di piatto destro infila Amelia sul secondo palo. Finisce dunque 3-0. E adesso Fiorentina e Genoa sono attese da due siciliane: gli uomini di Prandelli vanno a Catania (senza Pasqual, squalificato), quelli di Gasperini ospitano il Palermo (senza Juric e Papastathopulos).

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
20/03/2010 23:23
 
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Inter, assalti vani: 1-1
Buon Palermo, sorpasso Milan?

Apre Milito dopo una grande partenza dei campioni d'Italia, poi risponde Cavani. La squadra di Delio Rossi si copre molto bene e riparte in velocità. Finisce in pareggio e domani i rossoneri di Leonardo possono superare in vetta alla classifica

MILANO, 20 marzo 2010 - Rischia di diventare la settimana in cui crollano le consolidate certezze dell'Inter. Dopo aver cancellato la maledizione che li vedeva sempre a casa dopo gli ottavi di coppa, Ora potrebbe perdere la più piacevole consuetudine di trovarsi in testa alla classifica italiana. L'Inter pareggia 1-1 a Palermo, si porta a +2 sul Milan e a +4 sulla Roma: ma domani i rossoneri possono effettuare il sorpasso. Ma se Catania aveva ufficialmente aperto la crisi "italiana", la seconda trasferta siciliana non la chiude dal punto di vista dei risultati, ma dà segnali confortanti a Mourinho. E' una Inter nettamente superiore a quella delle ultime uscite di campionato: aggredisce subito il Palermo, e nel finale chiude con un assalto a ranghi compatti, concedendo agli avversari pericolosi contropiede. Del resto il Palermo da Champions di Delio Rossi non è un cliente facile: da quando è subentrato l'allenatore, aveva vinto tutte e sette le gare del Barbera. La striscia si ferma, ma la prestazione contro i campioni d'Italia puntella la candidatura dei siciliani a finire fra le prime quattro.


I GOL — L'Inter parte sulle ali di Londra e nei primi dieci minuti schiaccia il Palermo nella sua area: prima e dopo il rigore altre due occasioni per Milito, che prende anche un palo. La rete arriva dal dischetto, per una vistosa trattenuta di Bovo su Lucio su un corner. Il Principe batte centrale per il 17° gol in campionato. La risposta del Palermo arriva quasi al primo tiro in porta, ma qualche minuto dopo aver preso le misure ai nerazzurri: è il 24' quando Miccoli gestisce bene una palla e trova con un gran passaggio Cavani in area: l'uruguaiano la piazza bene sul primo palo: 1-1. Il risultato non cambierà più, nonostante occasioni per lo stesso cavani in contropiede e nonostante gli assalti dell'Inter


INTER, QUALCHE SEGNALE — Nel corso della gara Mourinho userà entrambi i moduli di questa stagione: si parte col rombo, si finisce col 4-2-3-1, con gli stessi uomini che avevano matato il Chelsea. I problemi di campionato non sono proprio scomparsi, visto in nerazzurro che si trova la rete solo su rigore, ma ci sono anche segnali positivi. Il primo è il rientro di Santon, su alti livelli e con proiezioni offensive che bilanciano quella di Maicon. Poi c'è l'abnegazione tattica di Eto'o, che chiude come un mediano, e la solita solidità di Cambiasso. In campionato Sneijder è spesso marcato a uomo, e fatica. Nel finale poi la squadra tende ad accentrare troppo il gioco. Subentra anche un po' di fatica e si lasciano troppi spazi per le ripartenze. Il campionato non concede sosta, ma il Livorno in casa dovrebbe essere avversario più abbordabile.

PALERMO, GRAN COPERTURA — Delio Rossi perde Liverani poco prima del match. Non è una assenza da poco, perché il regista sarebbe stato fondamentale per gestire palla di fronte al pressing della squadra di Mourinho. Lo sostituisce Simplicio, bravo negli inserimenti ma meno a garantire un possesso palla. Nonostante il pallino sia sempre degli avversari, almeno nel primo tempo, il Palermo riesce a coprirsi bene: Balzaretti copre bene su Maicon, Cassani soffre solo a tratti le sovrappiosizioni di Santon, Nocerino copia Biagianti e si piazza quasi a uomo su Sneijder, riuscendo a limitarlo. Vita più dura per Bovo contro Milito, mentre Cavani è encomiabile per ripetuti ripiegamenti fin nella sua area. Nelle ripresa, quando gli avversari calano e gli spazi aumentano, il Palermo organizza anche deelle buone ripartenze: sprazzi di classe di Pastore e Miccoli, ma manca la stoccata finale. Contro la prima della classe va bene anche così.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
20/03/2010 23:27
 
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Roma e l'urlo Vucinic
Una tripletta per il -4

I giallorossi faticano contro l'Udinese, ma vincono grazie alla grande prova del montenegrino e di Toni e avvicinano l'Inter in classifica. Bianconeri belli a tratti in gara grazie alla doppietta del capocannoniere Di Natale a quota 21

ROMA, 20 marzo 2010 - La Roma soffre, ma vince - qualità propria delle grandi squadre -, piega 4-2 una bella Udinese e rilancia la sfida all’Inter, ora a -4. Prova di cuore e di sostanza dei giallorossi, che non potendosela giocare alla pari dell’Udinese sul piano della manovra, per le tante assenze, hanno aspettato il momento giusto per far esprimere, e colpire, i suoi attaccanti. Qui Vucinic ha fatto la parte del leone, con una tripletta, che ha tolto le castagne dal fuoco dopo che i bianconeri di Marino erano riusciti a pareggiare. Adesso, in attesa di Milan-Napoli di domani, la sfida scudetto si fa incandescente.


ROMA CINICA — Ranieri, senza De Rossi, Mexes, Pizarro, Taddei, squalificati, e il lungodegente Totti, sceglie Cassetti a destra, con un rombo a centrocampo che ha Menez vertice avanzato dietro le due punte Toni-Vucinic. L’Udinese inizia con Pasquale a sinistra e Coda in panchina, e piazza Sanchez nel tridente con Di Natale e Floro Flores. I bianconeri mostrano personalità in avvio, cercano i lanci in profondità e fanno soffrire la Roma, il cui centrocampo è in affanno. Di Natale, Sammarco, Isla e Sanchez si muovono bene e legittimano il predominio dei friulani nei primi 15’, mentre la Roma evidenzia i preventivabili limiti di manovra. L’Udinese gioca, la Roma segna; i bianconeri mostrano un gioco arioso e gradevole, ma improduttivo, i giallorossi colpiscono con cinismo, sfruttando la grande freddezza delle sue punte. La gara si sblocca grazie a Toni, che al 15’ addomestica un pallone non facile, si gira e trova l’angolino basso sulla destra di Handanovic, forse in ritardo sulla conclusione. Sammarco, ben servito in area tira malissimo e poco dopo arriva il raddoppio della Roma: su contropiede, Vucinic è lanciato impeccabilmente verso la porta, controlla bene, elude la guardia di Zapata e segna con un bel tiro a rientrare. Il 2-0 al 24’ punisce eccessivamente l’Udinese, che si riorganizza e accorcia le distanze. Le serve un rigore per riuscirci, al 38’, segnato da di Natale e concesso dall’arbitro per una trattenuta di Brighi su Sammarco, che però pare iniziare fuori area. La gara resta aperta, con i friulani che prediligono la corsia di destra per attaccare, mentre la Roma si affida sopratutto all’estro delle sue punte cui chiede di fare la differenza.


LA RIPRESA — La cosa riesce in una ripresa che si apre con un lampo di Menez, che abbaglia l’Olimpico: scatto sulla fascia, Lukovic liquidato, ma conclusione sbagliata, a fil di palo, quando ormai è a tu per tu con Handanovic. Gol mancato, gol subito: dopo un paio di tiri rimpallati di Di Natale e Sammarco, serviti su azioni in fotocopia dalla destra, versante preferito dai friulani per attaccare, è il capocannoniere del campionato che trova il 2-2. Di Natale, nell’area piccola replica in rete dopo un’azione confusa in area e si porta a quota 21 replicando all'interista Milito. L’equilibrio del punteggio corrisponde a quella del gioco espresso in campo, ma un’ingenuità di Isla compromette in un sol colpo quanto di buono costruito fin lì dall’Udinese. Un’entrata a gamba alta in area su Menez del difensore bianconero costa il rigore del 3-2, segnato da Vucinic, al 21', che spegne i bianconeri e accende la festa dell’Olimpico. Che ha ancora il tempo per spellarsi le mani in almeno tre circostanze: il 4-2 di Vucinic, su meravigliosa azione dalla destra di Menez, un altro numero del francese concluso a lato di poco e un colpo di testa di Burdisso che chiama Handanovic al miracolo. Sipario: le luci della notte accompagnano la Roma verso il grande sogno.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
21/03/2010 17:57
 
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Milan, sorpasso fallito
Il Napoli gli impone l'1-1

Gran primo tempo degli azzurri che vanno in vantaggio con Campagnaro e potrebbero raddoppiare. Ma ci pensa Inzaghi a riequilibrare il risultato. Nella ripresa rossoneri pericolosi, ma l'Inter resta in testa

MILANO, 21 marzo 2010 - Il sorpasso? Fallito. A invadere la corsia al Milan ci pensa il Napoli che impone l'1-1 ai rossoneri con una prova autorevole e da applausi. Il primo tempo, dove Inzaghi risponde a Campagnaro, è tutto azzurro. Mazzarri impone a Leonardo una squadra che nel primo tempo potrebbe andare in gol più volte, ma è nella ripresa che il Milan viene fuori con la stessa grinta. Il pari alla fine è il risultato più giusto: l'Inter resta più in su di un punto.

POCO PATO — Le imprese hanno bisogno di coraggio. Ed è per questo che Leonardo, senza inutili tatticismi, schiera una formazione molto offensiva. La grande notizia è il ritorno (effimero) di Pato, ma anche quello di Inzaghi, titolare dal primo minuto, con la spinta del trentenne Ronaldinho alle spalle. Flamini, Pirlo e Seedorf giocano sulla linea dei centrocampisti, mentre gli esterni in difesa sono Oddo e Zambrotta. Mazzarri, che per tutta la vigilia ha iniettato adrenalina alla squadra, lancia Campagnaro a sinistra in marcatura su Pato e punta su Quagliarella e Lavezzi, con Hamsik trequartista.


CAOS IN DIFESA — L'approccio alla gara del Napoli è buono. Gli azzurri attaccano con determinazione. Lavezzi fa valere la sua velocità, Hamsik la sua classe; Quagliarella apre gli spazi. Il Milan sviluppa la manovra alla sua maniera, ma la buona organizzazione difensiva del Napoli non concede nulla. Il filo diretto tra difensori e attaccanti funziona bene e il contropiede diventa spontaneo. Le prove generali del gol di Campagnaro le fa due volte Lavezzi che si scontra con la bravura di Abbiati. Ma al 13' quello che combina la difesa rossonera ha dell'incredibile. Il solito Lavezzi semina scompiglio; Abbiati esce ma viene travolto da Oddo e Thiago Silva. La palla finisce a Campagnaro che infila a porta vuota.

IL SOLITO PIPPO — E' un Napoli choc, il gol è un uppercut doloroso: il Milan ne risente e deve fare i conti con il nuovo e inquietante problema muscolare di Pato che lascia il posto a Mancini. Il Napoli allora affonda per chiudere la partita, sfruttando la velocità nelle praterie della trequarti rossonera; Lavezzi e Quagliarella da bravi guastatori fanno impazzire Thiago Silva e Favalli e solo l'esperienza fa ritrovare ritmo e grinta ai rossoneri. Ronaldinho, dopo una serie di svarioni in fase di copertura, trova il guizzo giusto: un magnifico assist dalla sinistra per Inzaghi. Pippo vola come sa e con un'inzuccata violenta batte De Sanctis. Ma il gol non abbatte il Napoli. Anzi, gli azzurri pressano e mirano costantemente Abbiati che però risponde con freddezza.


I NUMERI DI DINHO — Più equilibrato l'inizio della ripresa. Le due squadre si affrontano a viso aperto. Il Milan, decisamente più alto, convince di più e va più volte vicino al gol. Ronaldinho dirige l'orchestra e si mette a disposizione della squadra con suggerimenti universitari. Strepitoso il numero per Inzaghi che al 14' batte a colpo sicuro: ma De Sanctis fa il miracolo. Leonardo cambia Oddo con Antonini e sposta Zambotta a destra, aumentando così l'apporto offensivo sulla fascia sinistra. I rossoneri fanno più pressing e alzano il ritmo, ma non per questo il Napoli si tira indietro. La manovra dei ragazzi di Mazzarri è sempre equilibrata e organizzata. Incisiva quando si tratta di aprire varchi nella difesa rossonera dove anche Inzaghi dà il suo decisivo apporto. Ma è un botta e risposta continuo. Al 24' Abbiati compie il miracolo su Quagliarella, al 29' tocca a De Sanctis su Mancini.

ASSEDIO MILAN — Ma c'è più Milan e Mazzarri corre ai ripari rinforzando il centrocampo: fuori Quagliarella, dentro Cigarini. Leonardo risponde con Huntelaar al posto di uno stremato Seedorf. Maggio invece lascia a Dossena per dare spessore alla fase difensiva perché il i rossoneri spingono con più convinzione. Il Napoli staziona nella sua trequarti con un 4-5-1 badando a chiudere i varchi. Il finale è tutto rossonero ed è De Sanctis a salire in cattedra con interventi goffi ma produttivi. Dietro la linea della palla gli azzurri reggono agli assalti dei rossoneri che devono accontentarsi di un punto. L'Inter resta ancora al comando.

Gaetano De Stefano

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21/03/2010 18:02
 
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La Lazio rialza la testa
Convincente 2-0 a Cagliari

I biancocelesti guadagnano tre punti preziosi per allontanarsi dalla zona retrocessione: segna Rocchi in apertura, poi uno splendido gol di Floccari. E la squadra di Cellino si allontana dall'Europa League

CAGLIARI, 21 marzo 2010 - La Lazio a Cagliari torna a vincere (2-0), si allontana un po' dalla zona bollente della classifica (soprattutto dopo le vittorie di Siena e Atalanta) e lancia il suo messaggio al presidente Lotito: l'autogestione funziona. I biancocelesti erano infatti reduci da una settimana delicatissima, con il ritiro forzato di Norcia, l'arrivo del motivatore (poi rispedito al mittente) e una dura presa di posizione di Reja ("La squadra la gestisco soltanto io, altrimenti me ne vado"). Una settimana da cui la Lazio è uscita più forte nello spirito di gruppo: un'unità ritrovata che pare però non comprendere la società (tanto che nessun dirigente era con i biancocelesti in ritiro). Sembra quasi che Rocchi e soci si siano presi le loro responsabilità, si siano fatti carico delle sorti della squadra e, a guardare la gara di oggi rispetto a quella (imbarazzante) con il Bari, la cosa sembra funzionare bene. Il Cagliari invece vede allontanarsi la tanto desiderata Europa League. A nulla è valsa l'insolita scommessa di Cellino per motivare i giocatori: adesso i rossoblù saranno costretti a rimborsare il biglietto ai loro tifosi.


DOMINIO BIANCOCELESTE — E in effetti lo spettacolo offerto dai padroni di casa è stato proprio misero. In campo si è vista praticamente solo la Lazio. I primi tre minuti sono un assedio. Prima Rocchi, poi Mauri, poi di nuovo Rocchi e stavolta il gol arriva: verticalizzazione di Mauri, il capitano biancoceleste brucia Marzoratti e insacca. Al 6’ l’occasione migliore per il Cagliari di tutto l’incontro: Conti su punizione serve Lazzari che tira, Muslera si allunga e toglie la palla da sotto la traversa. Poi torna a comandare la Lazio che tiene in mano il gioco fino al meritato raddoppio: Rocchi serve Floccari che in area si esibisce in finta e controfinta, salta Dessena e Agostini e la piazza alle spalle di Marchetti. Poi mostra una maglietta che è in realtà una cartolina: "Ciao Nicotera", omaggio al paese in cui è cresciuto.

LA CLASSIFICA — Nella ripresa la musica non cambia. La reazione accennata dagli uomini di Allegri è poco concreta, le occasioni migliori sono ancora tutte biancocelesti: Lichtsteiner, Mauri e Ledesma mettono alla prova i riflessi di Marchetti. Reja e Allegri dalle panchine si sbracciano, ma la gara termina con questa rotonda vittoria della Lazio, che mancava dal 14 febbraio, quando il debuttante Reja aveva battuto il Parma. Ora i biancocelesti, saliti a 29 punti (Atalanta e Siena ne hanno 25, il Livorno è ultimo con 24), affronteranno proprio il Siena per tentare un allungo importante. Il Cagliari, che resta a 39 punti, va a Bergamo, sperando che l'Atalanta abbia meno determinazione della Lazio.

Elisabetta Esposito

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21/03/2010 18:06
 
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Larrondo-gol, il Siena ci crede
Il Bologna dura nove minuti

Una rete dell'argentino dopo 10' permette ai toscani di battere la squadra di Colomba e, nonostante la vittoria della Lazio, di sperare nella salvezza. Decisivo Curci con due parate. Emiliani pericolosi solo in due occasioni

SIENA, 21 marzo 2010 - Se si salva è un'impresa che vale una carriera. Forse più delle coppe vinte col Parma. Alberto Malesani dopo l'1-0 del Siena contro il Bologna può continuare a sperare in una salvezza solo un mese fa ritenuta impossibile. Dodici punti in sei partite dicono molto del momento dei bianconeri. Anche se la vittoria della Lazio a Cagliari non aiuta. E mercoledì ci sarà proprio Lazio-Siena. Partita che vale una stagione. E per una volta la frase non è forzata. Il Bologna non è stato all'altezza delle ultime prestazioni. Un calo è fisiologico dopo una striscia positiva, che oltretutto ha messo la squadra in una posizione di classifica se non agevole, piuttosto tranquilla. I 5-6 punti che mancano alla matematica salvezza sono più che alla portata.

CHE PARTENZA — Colomba ritrova Di Vaio per la panchina e punta sull'undici delle ultime settimane. Malesani presenta invece un 4-2-3-1 molto offensivo, con Reginaldo-Ghezal-Maccarone alle spelle di Larrondo. Tutte le emozioni del primo tempo sono concentrate in 10': prima Curci compie una vera prodezza sulla conclusione ravvicinata di Adailton, aiutato anche dalla traversa. Parata che vale un gol. Sul capovolgimento di fronte i bianconeri passano: punizione di Reginaldo. Portanova perde Larrondo che svetta di testa su Mudingayi e batte Viviano.

CHE NOIA — Il tema tattico a questo punto è chiarissimo: il Siena arretra il baricentro, pronto a ripartire coi suoi attaccanti velocissimi. Il Bologna dovrebbe fare la partita, ma Adailton e Zalayeta non fanno male e, con un centrocampo di interditori dai piedi non proprio vellutati, diventa difficile creare gioco. Curci resta disoccupato e la cronaca resta vuota fino all'intervallo.

PIU' VIVACE — Come spesso accade in serie A, la ripresa è più vivace del primo tempo. Squadre più lunghe, stanchezza. E innesti, in questo caso del Bologna, finalizzati ad attaccare. Gimenez trova sulla strada un Curci reattivo al 35', ma sono i toscani a creare più occasioni con Vergassola, Maccarone e Tziolis. Così il successo alla fine è sostanzialmente meritato. Ma Malesani non ha tempo neanche di festeggiare: se mercoledì si perde all'Olimpico gli sforzi di questi mesi rischiano di restare vani.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
21/03/2010 18:10
 
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L'Atalanta castiga il Livorno
Tre gol per restare in scia

Padoin, Chevanton e Ferreira Pinto firmano il 3-0 con cui i bergamaschi battono i toscani e li scavalcano in classifica. La squadra di Mutti (al successo n. 200 in carriera) tiene in pugno la gara dal primo all'ultimo minuto, Lucarelli e C. mai pericolosi

BERGAMO, 21 marzo 2010 - La gara inizia con qualche minuto di ritardo per problemi alla bandierina del guardalinee Faverani e per dare il tempo a Rubinho di indossare i calzettoni chiari richiesti dall'arbitro Orsato. Poi finisce con un secco 3-0 per l'Atalanta firmato Padoin-Chevanton-Ferreira Pinto a spese di un Livorno che ben poco ha fatto per restare in sella alla gara. Per Mutti è la vittoria ufficiale n. 200 in carriera, per l'Atalanta il ritorno al successo dopo oltre 40 giorni. Anche Siena e Lazio vincono, ma intanto l'Atalanta lascia l'ultima piazza, mettendosi alle spalle i toscani e restando agganciata al gruppone, a -4 dalla salvezza. Il Livorno invece allunga la striscia negativa: il suo bottino è di 3 punti in dieci turni.

AVANTI CON PADOIN — Fuori Zanetti, Talamonti e De Ascentis, oltre al lungodegente Barreto, nonché gli squalificati Doni, Capelli e Tiribocchi, l'Atalanta affida alla coppia Amoruso-Chevanton le speranze di tornare alla vittoria dopo oltre 40 giorni. Il Livorno risponde col solo Lucarelli in posizione avanzata, supportato da Di Gennaro e Bellucci, con Miglionico, Bernardini e Bergvold out. Ne nasce un primo tempo a senso unico, con l'Atalanta perennemente proiettata in avanti, trascinata dalle ali Ferreira Pinto e Valdes, con il duo d'attacco sempre pronto a raccogliere i suggerimenti, mentre Padoin e Guarente si alternano nel ruolo di guastatori con licenza di inserimento a sorpresa. Dall'altra parte il Livorno non solo non riesce a pungere, ma fatica anche nella fase di contenimento, tanto che la sua gara appare come un'apnea prolungata e sofferta. A concretizzare la supremazia dei padroni di casa ci pensa Padoin al 13', al culmine di un'azione collettiva che è l'emblema della prestazione dei lombardi: cross di Amoruso, Chevanton fa fuori Perticone e batte di sinistro, Rubinho respinge in tuffo, con Padoin pronto al tap in al volo di destro. E' l'1-0 per l'Atalanta, ma l'approccio alla gara da parte di entrambe le contendenti resta lo stesso. Cosmi decide di ridisegnare il modulo, avanzando Bellucci al fianco di Lucarelli: il 4-4-2 consente al Livorno di redistribuirsi meglio in campo, ma non di aumentare la sua pericolosità. Anzi, i toscani di fatto mai impensieriscono Consigli, mentre l'Atalanta dà l'impressione di poter raddoppiare ad ogni avanzata. Le due occasioni più limpide per il raddoppio capitano a Ferreira Pinto, anticipato in extremis al 17', poi, al 33', Rubinho respinge su Chevanton.

UNO-DUE PER IL TRIS FINALE — Si dice che Serse Cosmi abbia fatto tremare i muri durante l'intervallo. Pulzetti dal 1' entra in campo al posto di Raimondi. Ma è tutto inutile. Dopo nemmeno un minuto Manfredini di testa sbaglia la più facile delle occasioni, ma al 4' l'Atalanta ha già trovato il raddoppio: Guarente fa spiovere un bel pallone, Chevanton di destro infila il 2-0. Poi si toglie la maglia e viene ammonito. Danilevicius rileva Bellucci, ma la furia atalantina non è appagata, e cinque minuti dopo i padroni di casa centrano il tris: lo realizza Ferreira Pinto, che torna al gol dopo il lungo infortunio. Cosmi accasciato i panchina è il simbolo della resa toscana, l'Atalanta non smette di spingere. Con Amoruso che sfiora il gol di testa su una punizione battuta da Guarente e mancata da Knezevic. Poi la partita si va spegnendo, Lucarelli tenta un colpo di coda al 43' ma la sua rovesciata trova pronto Consigli. E i toscani, ora ultimi in classifica, alzano bandiera bianca.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
21/03/2010 18:13
 
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Bari-Parma, pari perfetto
Un tempo a testa, è 1-1

Primo tempo con gli ospiti padroni del campo e un grande Gillet che limita i danni al gol di Zenoni, segnato con la complicità di Belmonte. Poi la ripresa, con un Bari trasformato che martella la porta degli uomini di Guidolin, improvvisamente incapaci di arrivare alla conclusione: prima la traversa di Meggiorini, poi il pari-capolavoro di Andrea Masiello

BARI, 21 marzo 2010 - Un tempo a testa, un gol a testa: visto così, quello di Bari è un pari perfetto. Ma è anche vero che nel primo tempo il Parma ha dimostrato di poter dominare i padroni di casa, e nella ripresa gli uomini di Ventura si sono dimostrati in grado di schiacciare quelli di Guidolin: come dire che ciascuna delle due squadre ha regalato un tempo all'avversario, e quindi entrambe hanno qualcosa da rimproverarsi se non sono riuscite a rendere ancora più tranquille le rispettive posizioni in classifica.

PARMA SAGGIO — Il Parma si presenta al San Nicola con una condotta tattica saggia. Sa che il Bari sarebbe partito forte, come puntualmente accade, e lo imbriglia subito col possesso palla. Così, nonostrante la veemenza e l'attivismo di Allegretti e Alvarez, le occasioni per la squadra di Ventura si riducono a due o tre di conclusioni di Meggiorini: la seconda è un palo esterno su diagonale ravvicinato da destra, con lo specchio però chiuso dal portiere e Castillo invece liberissimo in area che chiamava palla. Sul fronte opposto, invece, minuto dopo minuto si comincia a guadagnare metri, alzando parallelamente il pressing. Jimenez e Valiani iniziano a macinare gioco e a rifornire di palloni Crespo e Lanzafame, con la collaborazione sulle fasce soprattutto di Zenoni e Antonelli. Ed ecco fioccare le occasioni, che ben presto fanno del portiere Gillet il migliore dei suoi. Lucarelli ci prova due volte di testa: nella prima occasione è il belga a sventare la minaccia, la seconda volta la palla va fuori di poco. Poi c'è Lanzafame che viene atterrato in area da Belmonte e il rigore ci potrebbe stare, ma l'arbitro non lo dà. C'è Crespo che manda fuori di poco di testa, mentre ancora Gillet dice di no un paio di volte ad altrettanti tiri di Jimenez con due tuffi plastici. Ma il portierone del Bari non può nulla al 36' su un tiro-cross da destra di Zenoni toccato dal suo compagno Belmonte quel tanto che basta per spiazzarlo in modo irrimediabile. E da lì alla fine per un Parma così tattico è un gioco da ragazzi portare nello spogliatoio il vantaggio.

LA RIPRESA — Ventura ripresenta il Bari con Kamata per Allegretti, alla ricerca di maggiore vivacità e incisività. E stavolta in effetti la sfuriata iniziale degli uomini di Ventura crea al Parma difficoltà decisamente superiori a quelle dell'avvio del primo tempo. Il tecnico dei biancorossi insiste, toglie un opaco Donati (che la prende male) e butta nella mischia Almiron. C'è un episodio da rigore stavolta favorevole al Bari, con Castillo trattenuto da Lucarelli: l'arbitro Guida fa ancora giocare. E' un campanello d'allarme, così anche Guidolin mette mano ai cambi, cercando a sua volta di rispondere con un po' di pressione sulla difesa barese: escono Crespo prima e Jimenez poi, dentro Biabiany e Lunardini. L'effetto si vede, perché il Parma, che nella prima metà della ripresa non aveva pressoché mai varcato la metà campo, inizia ad affacciarsi sporadicamente dalle parti di Gillet. Ma la porta di Pavarini continua a essere di gran lunga la più bersagliata, con Meggiorini che prima coglie in pieno la traversa dalla distanza, poi sfiora il palo con un altro minaccioso rasoterra. Entra anche Sforzini a mettere potenza nell'attacco dei padroni di casa. In realtà però il sospirato gol del pari arriva grazie al difensore centrale Andrea Masiello, che fa una cosa da fantasista: ingresso in area a suon di dribbling con piedi che sembrano fare quello che vogliono, scambio stretto con Kamata e diagonale secco ed eseguito con con freddezza a battere il portiere da pochi passi. Un gol strameritato, a sancire il pari perfetto. Con tanto di coppia di guardalinee al femminile e nessun fuorigioco contestato.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
21/03/2010 18:15
 
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Chievo, troppi regali
Catania ringrazia: è 1-1

I veronesi attaccano tanto e sprecano molte occasioni prima del vantaggio di Pellissier. I siciliani reagiscono e trovano il pari su un rigore realizzato da Maxi Lopez. Infortuni per Potenza e Andujar

VERONA, 21 marzo 2010 - Era la classica partita da pareggio ma Chievo e Catania hanno portato a casa il punticino al termine di una partita che da pareggio ha avuto solo il primo tempo. Nella ripresa le emozioni sono state tantissime. L’1-1 finale non scontenta nessuno ma al termine del match restano tante perplessità. I padroni di casa hanno sbagliato tantissimo e pressato fino al vantaggio, poi non hanno più fatto nulla. Gli ospiti hanno invece iniziato a giocare solo dopo il gol dei gialloblu. Perché non lo abbiano fatto anche prima resta un mistero. A parziale scusante per Mihajlovic i tre cambi obbligati da infortuni, Potenza, Biagianti e Andujar. Però obiettivamente il Catania non è parso brillante come contro l'Inter.

SOPORIFERA — Quasi soporifera la prima parte di gara. Un po’ perché il Chievo non è riuscito ad agire in velocità, un po’ perché il Catania è parso preferire il controllo della partita alle ariose azioni con cui aveva messo in gran difficoltà l’Inter. Maxi Lopez e Mascara hanno agito praticamente fissi a centrocampo, di occasioni pericolose per Sorrentino non si è visto praticamente niente. Andujar ha invece sofferto un po’ di più ma Pellissier una volta ha calciato fuori, un’altra volta lo ha preso in pieno dopo un ottimo aggancio. L’altra ottima occasione del primo tempo l’ha avuta Luciano il cui destro in corsa però da ottima posizione è finito in tribuna. Da segnalare l’infortunio di Potenza che ha dovuto lasciare il posto a Spolli.

TRATTENUTA — La ripresa è tutta un’altra cosa. Il Chievo continua a premere e nel giro di 15 minuti si contano la bellezza di 4 nette palle gol, compreso il rigore non dato a Pellissier al 5’ su trattenuta vistosa di Alvarez. Nell’ordine: al 10’ Bogdani si fa respingere il tiro da Andujar (che all’11’ si infortuna e lascia il posto a Kosicky). Al 13’ Pellissier prende di testa la traversa quando il gol era ormai fatto. Poi al 14’ a al 17’ l’attaccante si fa respingere due tiri da Kosicky. Porta stregata? Al 19’ Pellissier si fa perdonare e scattato bene sul filo del fuorigioco entra in area e realizza il più che meritato 1-0.

INEVITABILE — E qui il Catania ha cominciato a giocare. Il baricentro si è alzato e le occasioni sono arrivate. In particolare da Augustyn che prima ha scaldato le mani a Sorrentino, poi lo ha fatto esaltare con un tuffo che si candida a miglior parata della settimana. Al 27’ Maxi Lopez, il più in palla in attacco dei suoi, ha sfiorato il palo e un minuto dopo Ledesma si è visto annullare giustamente un gol per fuorigioco. Gol nell’aria anche in questo caso evidentemente. Difatti al 29’ Maxi è entrato in area ed è caduto dando l’idea di essere inciampato su stesso ma con la gamba del difensore vicina. L’arbitro ha optato per il rigore e lo stesso Lopez ha spiazzato Sorrentino. Poi nient’altro da segnalare fino all’inevitabile 1-1.

g.fer.

Fonte: gazzetta
21/03/2010 23:55
 
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SUPERSAGGIO
Cassano affonda la Juve
La Samp aggancia il 4° posto

Fantantonio torna titolare dopo due mesi, ha due occasioni nel primo tempo e colpisce al 32' della ripresa, con un tiro da lontano su cui sbaglia Chimenti. La Juve cade ancora ed ora è sesta in classifica: male Diego, incide poco Del Piero. Cassano festeggia con Delneri, siglando la pace

MILANO, 21 marzo 2010 - Fuori da tre coppe, al sesto posto in classifica, 10 sconfitte nel torneo di casa, 40 gol al passivo in campionato, da 16 gare consecutive subendo almeno un gol. In più i due acquisti più cari dell'estate languono uno in panchina (Melo), uno in campo (Diego). Questa la stagione orribile della Juventus, in una delle settimane peggiori. Cambiamo prospettiva, passando alla Sampdoria: quarto posto in campionato, con i preliminari di Champions possibili, prima vittoria sulla Juve dal '95, prima vittoria in carriera per Delneri contro la Signora. E gol decisivo di Cassano, l'uomo tornato titolare per l'infortunio di Pozzi. Con tanto di abbraccio a Delneri, a ricucire uno strappo che nelle scorse settimane sembrava chiarissimo, ed ora lo è un po' meno.


DECIDE CASSANO — Il minuto in cui si dividono le sorti delle due squadre è il 32' della ripresa: Cassano vede Chimenti leggermente fuori dai pali, prova a sorprenderlo con un destro da trenta metri. Il terzo portiere fa qualche passo indietro, ma la smanaccia nella sua porta. Ok, poi eviterà altri due gol, ma l'errore pesa tremendamente, come pesano i ripetuti infortuni, anche dei due portieri, sulla stagione bianconera. La Samp centra così una vittoria che aveva comunque meritato, creando notevolmente più degli avversari, e crescendo col passare dei minuti, mentre gli uomini di Zac accusavano le scorie non solo psicologiche della disfatta di Londra.

ANTONIO E NON SOLO — Due mesi dopo Cassano ritorna titolare: in sua assenza la Samp ha trovato una nuova formula, più muscolare, e lui pare volersi adattare: nel primo tempo fa più la punta pura che il fantasista come in passato. Salta una volta l'uomo a centrocampo, si becca i rimbrotti di Delneri perché non copre a sufficienza, ma si fa trovare in zona gol: sono sue le migliori occasioni. Su un colpo di testa su corner Marchisio salva sulla linea, pescato bene da Poli si trova solo davanti a Chimenti, ma il terzo portiere juventino para. Non si ripeterà nel secondo tempo. Nel complesso una gara da protagonista, ma l'aggancio mancato sul dischetto (11') su servizio di Pazzini non è da lui. A centrocampo di fa notare Poli, che trova buoni corridoi per i passaggi e ferma regolarmente Del Piero quando questi arretra. Lucchini e Gastaldello non faticano troppo a stoppare Iaquinta. Nel complesso prestazione di alto livello di una squadra che sembra aver superato il momento peggiore e che può correre fino alla fine, magari verso un preliminare.


JUVE, CERCASI QUALITÀ — Zaccheroni dà fiducia a Diego dietro alle punte, ma il brasiliano continua a non convincere: ci si aspettava che dopo i problemi di adattamento (comprensibili) sbocciasse nel ritorno, invece continua a fare una fatica terribile, anche a liberarsi di marcature a centrocampo. Dietro Cannavaro (preferito a Chiellini, recuperato ma precauzionalmente in panchina) "rimbalza" nelle prestzioni dopo il punto basso toccato a Londra. Zebina resta titolare, nonostante i litigi con i tifosi: il francese viene accolto dai suoi tifosi con uno striscione "Zebi.. no", ma non dà ulteriori motivi per essere attaccato: gara ordinata, prestazione sufficiente. Così così il rientro di Iaquinta, che ha avuto una sola occasione, fallendola. Lo sostituirà Trezeguet, che semplicemente non vedrà mai il pallone. Salvate il soldato David. Alla squadra mancano idee e uomini in grado di metterle in pratica. La riscossa dei campioni o presunti tali non può più farsi attendere: la Juve rischia di restare fuori da tutto. A Napoli, giovedì, l'ennesima ultima spiaggia. Reazione, o la balena bianconera si spiaggerà definitivamente.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
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