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SUPERSAGGIO
L'Atalanta travolge il Cagliari
E continua a sperare

Seconda vittoria consecutiva in casa per i bergamaschi che battono i sardi con il gol di Tiribocchi e la doppietta di Valdes. Sul risultato pesa l'espulsione di Dessena al 17' del primo tempo. Cossu fallisce un rigore sul 3-0

BERGAMO, 24 marzo 2010 - L'Atalanta non molla e complice la sciagurata espulsione di Dessena nel primo tempo continua a sperare nella rimonta che significherebbe Serie A. Una punizione troppo severa per il Cagliari che si è difesa bene e nel primo tempo ha tentato di ripartire con Cossu.

LAZZARI KO — Ultima chiamata per l'Atalanta che non può più sbagliare se vuole continuare a sperare nella salvezza, mentre il Cagliari gioca per evitare di rimborsare altri biglietti ai propri tifosi e per allontanare i sospetti di Bortolo Mutti sulla prestazione rossoblu di domenica scorsa contro la Lazio. L'Atalanta recupera Consigli e schiera Garics nonostante la frattura alla mano. Sulla sinistra Peluso per l'infortunato Bellini. Nel Cagliari, Allegri sceglie Larrivey per fare coppia con Matri e deve rinunciare all'ultimo minuto a Lazzari infortunato.

FOLLIA DESSENA — I bergamaschi gestiscono il pallino del gioco ma non riescono a rifornire le punte, Chevanton e Amoruso, che spesso indietreggiano a cercare palla. Il Cagliari si chiude e riparte pericolosamente con le folate di Dessena e Cossu. La svolta al 17' del primo tempo quando Dessena perde la bussola e decide di stendere Valdes che si invola sulla sinistra, ma all'altezza del centrocampo. Insurrezione della panchina bergamasca e rosso diretto per il numero 4 rossoblu. Fallo brutto quanto inutile e decisione dell'arbitro assolutamente giusta.

CADE IL FORTINO — Ma nel primo tempo l'Atalanta non riesce a imprimere velocità alla propria rete di passaggi sulla trequarti, perde Chevanton per infortunio e si affida ai guizzi di Garics e Peluso sulle fasce e all'imprevedibilità di Valdes. Sia l'austriaco che l'uruguaiano ci provano più volte ma trovano sulla propria strada un super Marchetti, che si conferma il portiere italiano del futuro. Nella ripresa un guizzo del Tir abbatte il 'fortino' Marchetti: all'8' ennesimo tiro dal limite, ma stavolta Tiribocchi è lesto a ribadire in rete con un bel tiro sotto la traversa. E' il colpo del k.o. che fiacca l'organizzata resistenza dei sardi. Valdes continua a squarciare la difesa rossoblu accentrandosi dalla sinistra e impegna sempre Marchetti. Al 19' fallo su Tiribocchi, rigore e realizzazione di Valdes. Sempre l'uruguaiano sigilla il risultato con un tiro a girare splendido dal limite.

ABBONATI AL TRE — Per il Cagliari solo il tempo di sbagliare un rigore con Cossu (traversa) e di realizzare il gol della bandiera con Conti nel recupero. Seconda vittoria casalinga consecutiva per i bergamaschi che rimangono a quattro punti dalla Lazio ma avvicinano anche l'Udinese. Per la banda di Allegri la serie negativa si allunga: un punto in sei partite ma stavolta bisogna allontanare lo spettro di combine e distrazioni varie. Se va trovata una causa alla sconfitta rossoblu chiedere a Dessena e al suo pazzo minuto 17.

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
25/03/2010 00:21
 
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SUPERSAGGIO
Il Catania vede la salvezza
Fiorentina, Champions lontana

Con una rete di Mascara dopo poco più di un minuto, i siciliani conquistano tre punti fondamentali per allontanare, forse definitivamente, la serie B. I viola ci provano sino alla fine ma sprecano troppo. E il quarto posto resta un miraggio

CATANIA, 24 marzo 2010 - "Se vinciamo abbiamo un piede e mezzo in serie A". Sinisa Mihajlovic lo aveva detto. E l'1-0 con cui il Catania supera la Fiorentina profuma di salvezza. Fare i 4-5 punti della sicurezza non sarà un problema. Del resto una squadra con individualità del calibro di Mascara, Maxi Lopez, Martinez, Silvestre e Biagianti merita la massima categoria. Chi vede allontanarsi il proprio obiettivo è la Fiorentina, ora a sette punti dal quarto posto. I viola, colpevolmente sorpresi dopo 65", hanno lottato fino alla fine, sprecando soprattutto nel primo tempo. Il pari non sarebbe stato uno scandalo, ma di questi tempi il Catania è cliente molto difficile tra le mura amiche. E sa difendersi e soffrire, grazie alla mentalità trasmessa da Mihajlovic.

PRONTI VIA — Gervasoni (bravo per tutta la gara) non fa in tempo a fischiare l'inizio che il Catania è vantaggio. Izco parte a destra e pesca con un preciso cross Mascara sul secondo palo. Il colpo di testa non è il pezzo forte del giocatore più rappresentativo a disposizione di Mihajlovic, ma nella circostanza impatta bene e non dà scampo a Frey. I viola subiscono il colpo e passano un brutto quarto d'ora con un Catania aggressivo ed efficace.

ORGOGLIO — Ma la Fiorentina, pur coi suoi limiti, è una squadra unita, di carattere, in cui tutti remano dalla stessa parte. Montolivo prende in mano il centrocampo, Jovetic ha lampi da fuoriclasse e in poco tempo arrivano tre nitide palle gol per Kroldrup, Santana e lo stesso Montolivo. Delittuoso non capitalizzarne nemmeno una. Il Catania si stringe intorno ad Andujar e protegge il vantaggio, non del tutto meritato, fino al riposo. Encomiabili gli attaccanti esterni Martinez e Mascara, che si impegnano in efficaci ripiegamenti difensivi.

A VISO APERTO — I viola non si perdono d'animo in avvio di ripresa e partono aggressivi, ma pericolosità è limitata. Jovetic cala alla distanza, Gilardino (che nel finale dovrà uscire dopo uno scontro fortuito con Andujar) si fa sovrastare da Terllizzi. Prandelli ci prova con la freschezza di Babacar, bravo a sfiorare il gol di testa. Ma manca grande lucidità in un forcing che comunque a tratti fa soffrire un Catania ottimamente organizzato in fase difensiva. E che non rinuncia a pungere con Maxi Lopez e Mascara. L'ultimo brivido per Andujar arriva nel recupero sul sinistro di Jovetic, ma l'argentino si guadagna il premio partita con una gran deviazione in corner.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
25/03/2010 00:26
 
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SUPERSAGGIO
Udinese: sono solo fischi
E il Chievo rischia il colpo

I friuliani brutti e senz'anima non vanno oltre lo 0-0 al Friuli nella notte in cui si omaggia Totò Di Natale per il record dei gol nella storia dei bianconeri. Sono gli ospiti a sfiorare la vittoria nella ripresa, due volte, e sempre con Pinzi

UDINE, 24 marzo 2010 - Quando c’è un Totò in scena, pretendi spettacolo. Non la pensano così Chievo e Udinese, che di bello questa sera non hanno nulla da offrire. Lo spettacolo non abita al Friuli, e pazienza: Di Carlo alza un bunker imperforabile per una distratta Udinese notturna. Zero a zero, zero emozioni, zero tiri nelle due porte nel primo tempo: nemmeno per sbaglio, nemmeno a pagarlo a peso d’oro. E nella ripresa, quando ti aspetti l'assalto friuliano, rischia solo il Chievo: ma rischia di vincerla con due fiammate di Pinzi.


TOTO' NIGHT — La festa è in avvio, ma dura pochi minuti. Perché già al quarto d’ora di una partita brutta, e da non riguardare in tv, gli applausi si trasformano in fischi. La festa è tutta per Totò Di Natale, omaggiato con una coreografia speciale dai tifosi del Friuli per i suoi 76 gol timbrati fino a questo punto del campionato: è il miglior bomber della storia dell’Udinese. Ha superato anche Lorenzo Bettini, cannoniere degli anni Cinquanta.f

CAMOMILLA — Applausi e poi fischi, e non c’è nessun segreto: l’Udinese è contratta, distratta, pasticciona. I friulani sperano sull’effetto Friuli (26 punti dei 31 in classifica) per tirarsi fuori dalla zona B, ma nel primo tempo lasciano testa e gambe altrove. Il Chievo, in una più comoda situazione di classifica (36 punti), gioca la migliore gara possibile: bandito lo spettacolo, Di Carlo erige un fortino inespugnabile, e le indicazioni sono di ripartire in contropiede con gli inserimenti di Pinzi e la vivacità (discontinua) di Pellissier. Poco da dire, poco da scrivere, tanti fischi a metà e alla fine del parziale. Sul taccuino finisce l’infortunio di Coda al 6’, sostituito subito da Ferronetti, e qualche conclusione dalla distanza di Floro Flores (due volte) e Lukovic (addirittura da centrocampo!). Di Natale (34’), che pure fin qui combina poco, urla in faccia a Isla dopo l’ennesimo lancio mal calibrato e si lamenta con Marino. Fortuna per i friulani che il Chievo sembra accontentarsi e quando Pinzi ha la prima, e unica, occasione (al 36’ su lancio di Ariatti) sembra non credere ai propri occhi e sbaglia l’aggancio. Intervallo.


FORTINO — Il jolly arriva dal Cile, si chiama Sanchez. Marino se lo gioca subito, in avvio di ripresa, per uno spento Pepe. La voglia c’è, ma non basta. Anche il cileno combina poco, e il fortino dei veneti resta tutto in piedi e senza crepe. Il copione non cambia: Di Natale muove la testa guardando Marino in panchina. Il tecnico prima è una sfinge, con il passare dei minuti s’innervosisce, ma l’Udinese proprio non ingrana. La partita resta brutta. Non si accende nemmeno dopo che al 17’ Sanchez di tacco ha l’occasione per sbloccare il risultato, sfruttando l’equilibrio instabile di Sorrentino. Il Chievo controlla, gestisce, riparte e rischia il colpaccio due volte e sempre con Pinzi: al 18’, in tuffo, gela la schiena dei tifosi friulani, per pochi centimetri non buca Handanovic; al 31’ quando da distanza ravvicinata si fa stregare da Handanovic, rifugiatosi in angolo. Il resto è nulla. O quasi. Resta il punto a testa, ottimo per il Chievo, e quei fischi che piovono su questa Udinese. Brutta e senz’anima.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
25/03/2010 00:29
 
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SUPERSAGGIO
Lazio, passata la paura
Siena battuto 2-0 all'Olimpico

I biancocelesti segnano un gol per tempo in una partita tenuta sempre in pugno: reti di Lichtsteiner e Cruz, appena subentrato - da 15" - a Zarate. Ospiti irriconoscibili, generosi nella ripresa, ma mai pericolosi, Curci ha evitato un passivo più largo

ROMA, 24 marzo 2010 - La Lazio vede la salvezza più vicina. Batte il Siena 2-0 all'Olimpico nello scontro più diretto possibile, tra quart'ultima e terz'ultima, grazie ai gol di Lichtsteiner e Cruz. Ma soprattutto domina la partita, dimostrando risorse fisiche e mentali incoraggianti anche in prospettiva. E dando continuità al 2-0 di Cagliari. Risultato che stavolta non è stato più rotondo solo per merito del portiere ex Roma, Curci, il migliore tra gli ospiti. Irriconoscibili, rispetto alle ultime uscite: i toscani avevano inanellato 6 risultati utili consecutivi, ma giocando in un altro modo. Stavolta sono partiti male, e non è bastato un volitivo avvio di ripresa per riequilibrare una partita tutta in salita. Stavolta le alchimie tattiche di Malesani - che ha fatto coesistere anche 5 attaccanti - non hanno funzionato.


PARTENZA COL BOTTO — Quella della Lazio. Determinata, tosta, con l'atteggiamento giusto per una sfida che non ammette tentennamenti, nè tantomeno errori. Trova subito il gol, al 6': con Lichtsteiner, a segno con un sinistro al volo a centroarea sul cross da sinistra di Mauri. Lazio avanti e Siena, schierato con una sorprendente quanto inaspettata difesa a tre, che non funziona per niente, costretto a rincorrere.

SOLO LAZIO, MA CURCI SI SALVA — I biancocelesti dominano il primo tempo. Sarà il gol in apertura, che mette la gara in discesa, o forse i demeriti del Siena, che dietro mette paura (peggior difesa del campionato, 53 gol subìti). Sta di fatto che la coppia d'attacco Rocchi-Zarate è di continuo dalle parti di Curci. L'attaccante ex Empoli sfiora il gol due volte: una volta salva un super Curci, nell'altra il pallone esce di poco. Anche l'argentino sfiora il gol, ma il portiere di Malesani sente aria di derby e lo neutralizza. All'intervallo è 1-0, un risultato che sta stretto alla squadra di Reja, che domina ma spreca troppo.

MALESANI LE PROVA TUTTE — Si riparte con un Siena più offensivo: 4-2-3-1, con una punta esterna, Reginaldo, che sostituisce un difensore centrale, Pratali. Al 9' entra anche Calaiò, il quinto attaccante dei bianconeri, stasera in maglia verde che sostituisce il terzino sinistro, Del Grosso. Siena ora schierato con il modulo 3-4-3. Spregiudicato. Ma i cambi tattici di Malesani non bastano, stavolta. Il Siena ha un altro piglio nella ripresa, è generoso, ma resta inconcludente, malgrado i tanti attaccanti in campo e il sostegno dei mille tifosi in trasferta.

CRUZ CHIUDE I CONTI — Entra per Zarate e lascia subito il segno in 15 secondi. Con una rete in mischia, con una rovesciata che non lascia scampo a Curci. L'Olimpico può tirare un sospiro di sollievo: pratica chiusa. E classifica che fa un po' meno paura, anche se l'Atalanta resta a -4.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
25/03/2010 00:35
 
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La Samp affonda a Bari
Cassano, gol e scuse

La squadra di Ventura batte i blucerchiati 2-1: ospiti in vantaggio nel primo tempo con il gol dell'ex (che non esulta), nella ripresa Meggiorini agguanta il pari su un liscio della difesa ospite, poi Barreto realizza il gol-partita

BARI, 24 marzo 2010 - Non è bastato alla Sampdoria il gol di Antonio Cassano, nella sua città, per consentire ai blucerchiati di mantenersi in zona Champions. Il Bari, trascinato da un imprendibile Alvarez, nella ripresa pareggia con Meggiorini e poi realizza con Barreto la rete che vale i tre punti.

BARRETO E RIVAS RECUPERANO — Ventura recupera Barreto e Rivas in extremis; nella Sampdoria turno di riposo per Poli e Semioli, rimpiazzati da Tissone e Mannini, mentre in difesa c'è Marco Rossi per lo squalificato Lucchini. Cassano, per la prima volta da avversario nella sua Bari, viene accolto con entusiasmo dallo stadio che l'ha visto muovere i primi passi.

CASSANO-GOL — La Samp sembra partire con il piede giusto, con una girata a lato di Pazzini in avvio, ma ben presto è il Bari a prendere in mano le redini della partita. Al 4' Barreto in contropiede affonda centralmente, apre a destra per Alvarez, ma sul suo cross non c'è nessuno. L'honduregno imperversa sulla destra bruciando regolarmente Ziegler. La Samp è lenta, Cassano è isolato in avanti e quando rientra a centrocampo per avere palloni giocabili viene annullato da Gazzi. Al 14' Alvarez affonda sulla destra, tocca al centro per Barreto che supera Storari con un pallonetto, ma Gastaldello allontana nei pressi della linea di porta. Due minuti dopo Barreto apre a sinistra per Rivas che mette al centro per Meggiorini, la difesa della Samp allontana. La partita è nelle mani del Bari, ma a sorpresa sono gli ospiti a passare al 20': Guberti va via a Salvatore Masiello sulla destra, crossa a centro area per Cassano che di piatto destro batte Gillet. Dubbia la posizione dell'attaccante doriano, che non esulta dopo il gol alla sua ex squadra. Cinque minuti dopo Pazzini va vicino al raddoppio: Cassano lo pesca bene in area, ma Gillet è bravo a respingere la conclusione dell'attaccante blucerchiato. Il Bari continua a fare la partita, produce tantissimo sulle fasce laterali, soprattutto sulla destra, ma è impreciso in fase conclusiva: al 25' Meggiorini impegna Storari in rovesciata, al 29' il portiere ospite smanaccia un tiro-cross di Rivas da sinistra e al 41' Barreto, lanciato in profondità da Belmonte, svirgola a pochi passi dalla porta.

MEGGIORINI PAREGGIA — In avvio di ripresa Ventura prova a rimontare puntando sulle fasce: Kamata, entrato per Rivas sulla sinistra, e Alvarez a destra imperversano, ma la difesa della Samp chiude in maniera ordinata. Almeno fino al 13', quando la retroguardia blucerchiata commette una grande ingenuità: cross di Belmonte dalla destra, un liscio di Accardi (entrato nel finale di primo tempo per l'infortunato Rossi) a centro area disorienta Gastaldello che svirgola il rinvio e serve involontariamente un pallone d'oro a Meggiorini, da due passi l'attaccante barese batte facilmente Storari. Meggiorini poi uscirà per un problema a un polpaccio, al suo posto Castillo. Al 25' i padroni di casa vanno vicinissimi al raddoppio: Barreto scatta in contropiede e tutto solo scavalca Storari in uscita con un pallonetto, Accardi recupera e salva la Samp con l'aiuto del palo. Delneri prova a cambiare le carte in tavola: fuori Tissone e Guberti, dentro Poli e Padalino. Ma è sempre il Bari a fare il match. La squadra di Ventura continua ad attaccare, la Samp pensa solo a non subire e al 41' capitola: Alvarez, fra i migliori in campo, umilia Ziegler sulla destra e mette al centro per Barreto, che di testa batte Storari. Nel finale, con la Samp sbilanciata in avanti, il Bari sfiora a ripetizione il gol del 3-1.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
25/03/2010 00:40
 
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SUPERSAGGIO
Genoa all'ultimo respiro
Palermo imbufalito

Un rigore al 98' regala un pareggio - ormai inatteso - ai rossoblu. I rosanero terminano in 9 con Kjaer espulso nel finale e Balzaretti infortunato poco dopo a cambi ormai fatti. Ospiti furiosi per l'eccessivo recupero

GENOVA, 24 marzo 2010 - Era praticamente finita, col Palermo in fuga verso il sogno Champions, ma dal 90' in poi succede di tutto: espulso Kjaer per doppia ammonizione, Sirigu toglie dall'incrocio una punizione di Milanetto, Balzaretti s'infortuna ed è costretto ad uscire. Palermo in 9 uomini per i quattro minuti di recupero, che diventano sette per l'infortunio di Balzaretti. E proprio al 52' Amelia esce a valanga su Criscito, è rigore: Kharja realizza, Valeri fischia la fine, il Palermo insorge.


DELIO STUPISCE — Le squadre scendono in campo e la gente allunga la testa alla ricerca di Miccoli: tutto vano, Rossi gli preferisce Hernandez; una sorpresa anche nella difesa rosanero, dentro Goian e fuori Bovo. Gasperini sceglie Tomovic dietro e Palladino davanti, Sculli fa la prima punta; capitan Rossi parte dalla panchina.

CICCIO PASTICCIO — Il Genoa inizia bene e conquista presto campo: i rossoblù attaccano con insistenza, ma senza rendersi particolarmente pericolosi. Sculli fa bene il gioco di sponda, ma Palladino esagera in arzigigoli poco redditizi, mentre Palacio sfonda sulla destra ma senza trovare assistenza in mezzo. Il Palermo controlla sornione, dando l'impressione di aspettare solo l'errore avversario, che puntualmente arriva al 34': Tomovic si spara un sonnellino, Amelia lo imita facendosi beccare nella terra di nessuno, Hernandez ringrazia e in allungo fa scivolare blandamente la palla in rete. Non contenta, la difesa rossoblù replica poco dopo lanciando Cavani a tu per tu con Amelia, che questa volta si riscatta in uscita. Gasperini in panchina è una furia, i suoi sembrano ignorarlo e continuano a caracollare per il campo incuranti degli strepitii dell'allenatore.


GASP STRAVOLGE — Il Genoa di fine primo tempo è chiaramente una squadra che ha accusato psicologicamente il colpo, il tecnico se ne accorge e prova a scuoterli: al 20' della ripresa son già finite tutte le sostituzioni, dentro Suazo, Rossi e Kharja, fuori Mesto, Zapater e Tomovic. Il modulo diventa un 4-2-4 decisamente a trazione anteriore che, però, non porta benefici davanti e, anzi, regala incredibili praterie agli avversari: in una di queste ci si tuffa Cavani, recuperato però da Moretti che gli carpisce il pallone, ma Valeri ha un abbaglio e assegna il rigore. Sarebbe anche chiara occasione da rete, ma l'assistente Giacheri salva il collega dalla clamorosa topica e lo fa recedere dall'intento.


MONTAGNE RUSSE — Quando il Genoa sembra non avere più le risorse fisiche e psicologiche per recuperare, Bocchetti svetta su tutti a centro area su azione da calcio d'angolo e batte Sirigu. E proprio quando i rossoblù sembrano prendere il sopravvento, ecco Pastore che soprende la difesa avversaria e con un pregevole esterno destro riporta in vantaggio i suoi. Il tutto in 3', dal 30' al 33'. Il forcing finale della squadra di Gasperini è più di nervi, ma se non altro qualche grattacapo a Sirigu lo crea: il portiere rosanero, però, toglie dall'incrocio una stupenda punizione di Milanetto e sull'occasione successiva è salvato da un compagno su conclusione a botta sicura ancora di Bocchetti. All'ultimo secondo, poi, con il Palermo in 9 (Kjaer espulso e Balzaretti infortunato), il fortino rosanero crolla: Sirigu abbatte Criscito e Kharja realizza il rigore del pari che, forse, non accontenta nessuno e fa imbufalire i siciliani, che reclamano non tanto per la massima punizione, quanto per il cospicuo recupero concesso.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
25/03/2010 00:44
 
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SUPERSAGGIO
Il Milan cade a Parma
Bojinov: "Dedicato a Mourinho"

Con un gol del bulgaro al 90', i rossoneri affondano al Tardini. Ancora una prova incolore e nel recupero anche l'espulsione di Pirlo. Raggiunti dalla Roma, mentre i nerazzurri volano a più 4

PARMA, 24 marzo 2010 - Al 90', quando il pareggio sta per prendere forma, Bojinov, subentrato a Crespo, trova la rete della vittoria e della gloria: l'1-0 che basta a un bel Parma per mettere in crisi il MIlan. Un colpo micidiale che mette in discussione la marcia rossonera verso un sempre più improbabile scudetto. Piscologicamente letale, anche perché poco dopo la rete subita, Pirlo viene espulso per un'entrata fallosa. Ma a conti fatti, il risultato finale premia chi ci crede di più nonostante la grande occasione capitata a Inzaghi prima della prodezza del bulgaro. La beffa per i rossoneri è che alla fine Bojinov dedica la sua rete pesantissima "A Mourinho e all'Inter che mi stanno simpatici".


CUORE SEEDORF — Leonardo si era affidato al cuore storico del Milan. Alla vigilia della sfida del Tardini ne aveva sottolineato la fondamentale importanza. Spazio quindi a Clarence Seedorf nel centrocampo, dove Ambrosini, non ancora al meglio, lascia il posto a Flamini, tra i rossoneri più in forma. Lo schema è l'ancelottiano 4-3-2-1, con l'olandese e Ronaldinho alle spalle di Borriello, di nuovo titolare nonostante i numeri dell'insaziabile Inzaghi. In difesa Leo riparte dalla ripresa della gara col Napoli, con Zambrotta a destra e Antonini a sinistra. Scelte precise per frenare la tanto temuta velocità del Parma. Guidolin conferma invece le previsioni e schiera il 4-3-1-2 con Jimenez dietro a Biabiany e all'ex Crespo.

EMOZIONE CRESPO — Uomini che garantiscono la manovra ideale per creare problemi al Milan. E la partenza è così devastante che dopo soli 10 secondi di gioco Crespo va a colpire clamorosamente la traversa con un diagonale. E' il segnale di un Parma che per un buon quarto d'ora non fa ragionare i rossoneri e non concede nulla. La squadra di Guidolin sfrutta la profondità con azioni sulle fasce, senza disdegnare le vie centrali dove Jimenez dialoga magnificamente con le punte. I gialloblù sanno far girare la palla e pressano a centrocampo.Valiani, Morrone e Galloppa chiudono gli spazi, pressando sui portatori di palla. Quando il Milan riesce finalmente a prendere le misure sfrutta con maggiore frequenza le fasce dove il Parma mostra il suo lato più debole, ma manca il peso in area e nonostante le buone di intenzioni di un Seedorf in spolvero e un Flamini pronto al sacrificio, i rossoneri non impensieriscono mai Mirante.

IL FUOCO DI INZAGHI — Troppo brutto il primo tempo per essere vero. Quasi improbabile Ronaldinho, spento e confusionario. Assente anche Borriello, poco mobile e marcato a uomo. Allora Leonardo, all'inizio della ripresa, invita Pirlo a fare il trequartista. La mossa regala più spazi di manovra a Ronaldinho che sale di tono e potrebbe anche segnare al 3'. Pirlo è comunque il punto di riferimento: in quella posizione è illuminante. Leonardo decide però di aggiungere benzina sulla fascia destra, inserendo Abate al posto di Zambrotta. Ma il cambio a cui crede di più è quello del 20', quando Inzaghi prende il posto di Borriello. L'ingresso del centravanti equivale a una scheggia impazzita. Ma non basta. Entra anche Huntelaar per Gattuso, mentre Boijonv rileva Crespo.

CI PENSA VALERI — La gigantesca occasione capita a Inzaghi al 37', quando Pirlo gli serve sul filo del fuorigioco la palla perfetta. Pippo ci arriva di testa troppo debolmente e solo davanti a Mirante conclude fra le braccia del portiere gialloblù. Il Milan ci prova, ma è troppo molle per fare male ai ragazzi di Guidolin che alla fine ci credono e trovano anche il gol. Proprio con Bojinov che raccoglie una corta respinta di Abbiati sul tiro di Valiani e a fine gara dedica il gol a José Mourinho. La rete scioglie il Milan che perde addirittura Pirlo espulso da Morganti per un fallo da tergo. Uno schiaffone micidiale ed eccessivo che toglie dai giochi il capitano per la sfida di domenica prossima con la Lazio, dove mancherà anche Ronaldinho che, ammonito e diffidato, sarà squalificato dal giudice sportivo.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
25/03/2010 00:48
 
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SUPERSAGGIO
Roma implacabile a Bologna
E ora aspetta al varco l'Inter

Nella ripresa i giallorossi stendono i padroni di casa con un uno-due firmato Riise-Baptista e agganciano in classifica il Milan. Sabato all'Olimpico il big match con i nerazzurri, tuttora a +4

BOLOGNA, 24 marzo 2010 - La Roma infila il ventesimo risultato utile consecutivo, seconda vittoria di fila, battendo 2-0 il Bologna al Dall'Ara. Goleador della serata Riise, che devia in maniera decisiva un tiro dalla lunga distanza di De Rossi, al 3' della ripresa e Baptista, che sfrutta al meglio un assist di Cerci al 37'. Un risultato pesantissimo, che mantiene invariata la distanza dall'Inter (la capolista resta a +4), ma consente alla Roma di agganciare il Milan fermato a Parma, a tre giorni dalla sfida casalinga contro i nerazzurri.

OCCASIONI ROMA — Uno squalificato per parte (Britos e Juan), più Totti ancora out, ma per la sfida di sabato con l'Inter ce la dovrebbe fare. Per il resto il Bologna sceglie la via del turnover, trattenendo Guana, Adailton e Di Vaio in panca, mentre Mingazzini e la coppia uruguaiana Zalayeta-Gimenez trovano spazio fra i titolari. La Roma risponde con un 4-3-1-2 con Taddei in campo e Perrotta in panca, e il trio Menez-Vucinic-Toni davanti. Parte meglio la Roma, che nella prima mezz'ora accumula un rosario di occasioni (mancate): già dopo 25 secondi De Rossi arma il destro di Menez, con Viviano costretto alle deviazione disperata di piede. Al 12' Toni si trova tutto solo vicino all'area piccola, ma il suo colpo di testa, poco convinto e troppo centrale, viene parato dal portiere rossoblu. Due minuti dopo Gimenez salta più alto di Riise ma di testa manda fuori. Insistono i giallorossi: al 21' Portanova frana scompostamente su Toni in area. L'attaccante cade, il pallone finisce a Menez che batte a rete: Viviano si tuffa e devia in angolo. Ancora Toni al 29' impegna il numero uno emiliano, poi qualcosa si inceppa nel meccanismo della squadra di Ranieri. Il campanello d'allarme suona al 31'. Gimenez arriva sotto rete, in posizione angolata: Julio Sergio, al primo intervento, devia in angolo. Nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo cresce il Bologna, in grande condizione fisica: la sua aggressività mette in difficoltà i giallorossi, che non riescono più a far prevalere le loro migliori qualità tecniche. I rossblu spingono, arrivano spesso al limite, ma non riescono a costruire limpide occasioni da rete. La Roma risponde votandosi al contenimento o poco più, ma di fatto subisce l'iniziativa dei padroni di casa senza più riuscire a graffiare.

UNO DUE RIISE-BAPTISTA — La ripresa si apre col vantaggio della Roma: al 3' De Rossi scaglia un destro dalla distanza, Riise ci mette la punta del piede provocando una deviazione decisiva nella traiettoria del pallone: è l'1-0 a favore della Roma. Il Bologna reagisce con foga, ma stavolta i giallorossi non perdono lucidità e tengono in pugno la gara, dimostrando di saperla controllare senza affanno. Colomba decide allora di cambiare: fuori Zalayeta e Gimenez, dentro Di Vaio e Adailton, autori finora di nove gol a testa. Al 19' Modesto manca l'impatto col pallone in piena area, un minuto dopo Ranieri si gioca la carta Baptista (al posto di Vucinic) e al 26' Cerci dà il cambio a Menez. Nel frattempo però non succede un granché: la nuova coppia d'attacco bolognese fa grande movimento ma non impensierisce Julio Sergio, che trascorre una serata praticamente inoperosa. Ci prova ancora Mudingayi dalla distanza, il Bologna non si arrende ma quando la Roma gioca da Roma non ce n'è per nessuno. Tanto che i giallorossi trovano anche il raddoppio, confezionato dalla coppia neo-entrata: al 37' assist di Cerci e Baptista infila Viviano con un destro in corsa. In attesa della sfida di sabato con l'Inter, che ora ha un sapore davvero speciale.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
25/03/2010 00:52
 
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Spettacolare Eto'o
E l'Inter allunga: +4

Battuto 3-0 il Livorno con una doppietta del camerunese nel primo tempo: gran tiro di destro e rovesciata da applausi. Nella ripresa chiude Maicon, ottimo rientro di Chivu dopo il terribile incidente del 6 gennaio: gioca col caschetto e si prende gli applausi dello stadio. Livorno sempre ultimo, ora la salvezza è distante 8 punti

MILANO, 24 marzo 2010 - Diciamoci la verità: prima del gol di Londra, qualcuno, sugli spalti di San Siro, iniziava a storcere il naso per le prestazioni di Eto'o. Il ragazzo era tornato in non ottime condizioni dalla coppa D'Africa, il gol nel 2010 era smarrito, Milito gli rubava la scena. Si contavano i gol falliti dimenticando il curriculum del giocatore e l'accoglienza che gli avevano riservato, al ritorno, i suoi ex tifosi del Barça. Oggi i critici si sono alzati ad applaudire: doppietta di Eto'o al Livorno, due reti belle da vedere e pesanti per la corsa allo scudetto, che hanno chiuso una gara non senza problemi. L'Inter vince 3-0, ritrova la vittoria in casa che mancava dal 7 febbraio e festeggia il gol del Parma di Bojinov che riporta a 4 i punti di vantaggio su Milan e Roma, aspettando la sfida dell'Olimpico


LA DOPPIETTA DI ETO'O — Eto'o dà la svolta alla gara al 36' del primo tempo: Julio Cesar ha appena salvato il risultato su Pulzetti, parte il contropiede Inter che Thiago Motta rifinisce, pescando il camerunese in area. Dribbling secco su Perticone e tiro di destro sul secondo palo. Gol bello? Forse anche meglio il secondo, cinque minuti dopo: Pandev entra in area e mette un cross morbido, Eto'o la arpiona in rovesciata sorprendendo tutti, per primo Rubinho. Applausi, gara chiusa e decimo gol per l'ex Barcellona, che segna una doppietta in una delle poche gare stagionali in cui, per l'assenza di Milito, ha giocato da centravanti puro. In forma in primavera, quando conta.

TRIDENTE E CASCHETTO — Il primo gol di Eto'o arriva dopo 258 minuti di digiuno di reti nerazzurre a San Siro: una eternità, visto come era iniziato il campionato. Anche ieri non è che la manovra abbia impressionato, complici anche le importanti assenze (Sneijder, Milito, oltre al punito Balotelli). Mourinho sceglie un tridente puro e chiede a Maicon di salire molto: ma per mezz'ora i tre davanti faticano ad avere palloni. Il segreto, paradossalmente, è quello di lasciare spazio al Livorno. Si perde un po' di possesso palla, ma in velocità gli attaccanti nerazzurri riescono a fare male. Pandev non sarà precisissimo (assist a parte) per tutta la gara, Quaresma addiritura strappa gli applausi dello stadio (che in passato lo aveva fischiato parecchio): il portoghese svaria su entrambe le fasce, impegna due volte in un minuto Rubinho (sullo 0-0), piazza cross ripetuti e soprattutto pare aver sotterrato la "trivela", che qui da noi non è mai piaciuta granché. Applausi anche per Thiago Motta, che trova due assist, dimostrandosi giocatore di qualità quando i ritmi non sono altissimi. Pochi problemi per Materazzi e Cordoba (specie dopo il 45'), mentre Maicon si concede il terzo gol (una bomba da distanza ravvicinata dopo l'ennesima discesa). Chiude la difesa e la serata di buone notizie il rientro a pieno regime di Cristian Chivu: gioca con il caschetto (da rugby ma fatto su misura) e appare non condizionato né in ritardo di condizione.


LIVORNO, POCHE SPERANZE — Al Livorno restano oltre mezz'ora giocata quasi alla pari con la capolista, ma poche speranze di rimettere in sesto una stagione nata male. I livornesi restano ultimi, la salvezza è ora distante otto punti, l'impressione è che si sia venuti a Milano senza troppe speranze. Lucarelli infatti resta in panchina, Cosmi imbottisce il centrocampo e vede i suoi sprecare due occasioni con Danilevicius (centra Cordoba) e Pulzetti. Rivas fino al gol di Eto'o tiene in piedi i suoi, ma già dopo il destro del camerunese la squadra va virtualmente al tappeto. Nel secondo tempo quasi non ci prova. "Non sono queste le partite in cui bisogna far punti" dicono di solito gli allenatori delle pericolanti. Ma il Livorno deve fare punti inattesi, per sperare.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
26/03/2010 11:31
 
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Napoli, vittoria e aggancio
Juve rimontata e travolta: 3-1

Gli azzurri rispondono alla rete iniziale di Chiellini con i gol di Hamsik, Quagliarella e Lavezzi che nel secondo tempo mettono in ginocchio una Juve schiacciata e impaurita. Lo slovacco sbaglia anche un rigore. La squadra di Mazzarri acciuffa quella di Zaccheroni in classifica: zona Champions a -3

NAPOLI, 25 marzo 2010 - Il Napoli batte la Juventus e la acciuffa al sesto posto, a tre punti dalla zona Champions League. Vince in rimonta, 3-1, grazie alle reti di Hamsik, Quagliarella e Lavezzi, in pratica tutto l'attacco, che replicano al centro iniziale di Chiellini. Vince grazie ad una spettacolare ripresa, trascinato dal pienone del San Paolo, e aiutato dai tremori dei bianconeri, ancora deludenti alla distanza, ancora rimontati. Legittima il successo con un rigore fallito da Hamsik, peraltro decisivo con un gol ed un assist, con le occasioni mancate in un secondo tempo in cui ha messo la Juve in un angolino, quello davanti a Manninger. In casa i partenopei non sono stati battuti da nessuna delle grandi: Inter, Roma, Milan e Juve. La squadra di Zac, invece - dopo i passi falsi con Siena, in Europa League e con la Samp - è costretta una volta di più a leccarsi le ferite. A cancellare il nastro della partita, a provare a ripartire daccapo. È l'11ª sconfitta in campionato, la 15ª stagionale, la 17ªpartita di fila in campionato in cui una difesa di burro subisce rete. Paradossalmente la classifica - che le dà ancora speranze legittime in chiave Europa - è meno brutta della ultima serie di prestazioni.

FORMAZIONI — Mazzarri sceglie la continuità. Lavezzi centravanti atipico, alle sue spalle Hamsik e Quagliarella pronti agli inserimenti. Zaccheroni stupisce tutti. Diego infatti si accomoda in panchina, in attacco accanto al rientrante Amauri c'è Del Piero, pur non al meglio.


CHIELLO GOL — La Juve ancora una volta azzecca la partenza. Come contro il Siena, come a Londra col Fulham, di nuovo un inizio gara illusorio. Anche al San Paolo i bianconeri trovano subito il vantaggio, con il rientrante Chiellini, di testa, sfruttando a centroarea una sponda intelligente, ancora di testa, di Del Piero. Juve in vantaggio grazie al 4° gol stagionale del difensore della Nazionale, che rientrava da un infortunio e la cui presenza in difesa avrebbe probabilmente cambiato i destini (storti per la squadra di Zac) delle ultime gare. Con i se e con i ma però non si fa la storia, e allora la Juve si aggrappa alle chiusure del suo miglior difensore, magari poco eleganti, ma tremendamente efficaci, per tenere a bada la reazione di un Napoli volitivo, ma poco concreto.

OCCASIONE LAVEZZI — L'unica palla gol nitida del primo tempo per la squadra di Mazzarri è griffata dall'argentino che ci prova con un destro da fuori area, Manninger - che rientra tra i pali - alza sopra la traversa. Provano la conclusione anche Hamsik e Quagliarella, ma sono punture di spillo. La Juve - che perde Poulsen per infortunio - schierata con un lineare 4-4-2, è solida, anche se non spettacolare, e nonostante ogni avventura non richiesta in dribbling di Melo mandi in apnea i tifosi bianconeri davanti alla tv, limita al minimo i brividi. Anche se fa fatica a ripartire, poi, con Amauri isolato e che non fa molto per cercare compagnia. All'intervallo la Juve è sopra 1-0.

RISCOSSA NAPOLI — Che mette la quinta nella ripresa. Zebina trattiene ingenuamente in area Quagliarella a inizio ripresa. Rigore. Che Hamsik calcia sulla traversa, poi sul fondo. Ma il pari è solo rimandato. La Juve è in affanno, il Napoli attacca in massa. E l'1-1 lo segna proprio lo slovacco, che si riscatta del penalty fallito segnando di testa sul cross da sinistra di Quagliarella.

FORCING DEGLI AZZURRI — Che insistono. Arrembanti, rinvigoriti dal pari, e dalla tremarella che prende alla Juve, come col Siena, come a Londra, quando il vantaggio iniziale era stato dilapidato tra paure e fantasmi che avevano dato coraggio ad avversari non irresistibili. Maggio ci prova sia dalla distanza che di testa, senza successo. Ma la gara ha definitivamente preso una direzione: quella dei padroni di casa. Testimoniata da un cambio emblematico: fuori Del Piero, dentro Grygera. Sostituzione figlia della paura.


DECIDE QUAGLIARELLA — Proprio lui, che aveva bisogno di un gol come del pane, dopo un periodo un po' così, decide la partitissima con vista sull'Europa. La Juve imbarca acqua sulle fasce, con Zuniga e Maggio che mettono in crisi Zebina e Grosso, e proprio dagli esterni, da un cross di Hamsik dalla destra, arriva il pallone buono per l'attaccante anche della Nazionale, che in allungo, appostato sul secondo palo, segna il 2-1 approfittando del tuffo a vuoto in uscita di Manninger.

LAVEZZI ARROTONDA — Nel finale la Juve prova a tirare fuori la testa dal guscio, ma è troppo poco e troppo tardi. Anzi, lascia spazi in contropiede al Napoli, che con Lavezzi segna nel finale il 3-1 conclusivo. Finisce tra gli olè del pubblico: Napoli fa festa, la Juve piange.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
27/03/2010 21:49
 
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Roma esplode di gioia
Inter battuta, adesso è -1

La squadra di Ranieri vince 2-1 la sfida scudetto contro i nerazzurri: vantaggio di De Rossi su papera di Julio Cesar, pareggio di Milito su una azione viziata da fuorigioco iniziale di Pandev, poi decide Toni. Tre legni colpiti dalla capolista, che ora ha un solo punto di vantaggio sui giallorossi

ROMA, 27 marzo 2010 - E alla fine il vecchio Ranieri incarta la sfida dell’anno all’odiato Mourinho e riapre un campionato che la sua Roma può vincere clamorosamente quanto meritatamente, anche se un palo di Milito al 50’ ha visto l’Inter a un nulla dal pareggio. Merita il successo la squadra giallorossa che vince la sfida in mezzo al campo, lì dove Ranieri schiera i suoi meglio, con Menez più utile anche in copertura e girando meglio uomini e posizioni nei momenti di difficoltà, specie quando con De Rossi acciaccato deve uscire e bisogna ridisegnare la linea, inserendo nel finale anche quel Totti che può diventare la ciliegina sulla torta di questo appassionante sprint per lo scudetto. E se la Roma ritrova pedine fondamentali, come quel Toni decisivo e che sente aria di Mondiale (anche se Lippi non c’è in tribuna), l’Inter perde pezzi. L’eccesso di nervosismo porta 7 ammoniti e di questi Maicon, Lucio, Zanetti ed Eto’o salteranno per squalifica la prossima gara col Bologna a San Siro.

RIISE VS MAICON — Partita assai bloccata in avvio. La Roma tiene bassi Pizarro e De Rossi per non lasciare spazi a Sneijder. Per cui le cose più interessanti si vedono sulla fascia dove si affrontano Maicon e Riise: prendono palla all’avversario e ripartono entrambi con progressioni che esaltano lo spettacolo e il pubblico. Nella terza linea interista Lucio e Samuel giocano d’anticipo e chiudono ogni spazio in mezzo. E così Vucinic per trovare spazi agisce per vie esterne e quando arriva sul fondo a destra crea problemi: sarà una delle chiavi tattiche più importanti.

CAPITAN FUTURO — Con situazioni così bloccate, logico sia un calcio piazzato a fare la differenza. E così accade che su una punizione della trequarti Burdisso, sul secondo palo, salta più alto di tutti, Julio Cesar compie una mezza papera non bloccando e De Rossi ci mette tutto il suo peso fisico per sbriciolare il muro di Samuel che cerca di proteggere il pallone che il portiere brasiliano non abbranca.


SHOW VUCINIC — Poche reazioni dell’Inter che non riesce ad avvicinarsi all’area romanista, grazie al filtro in mediana giallorosso. È più pericolosa la Roma con un tiro e una punizione di Vucinic e un’altra di Riise che sibila sul palo più lontano. Mirko è protagonista di un cordiale battibecco con Mourinho nel quale un labiale inequivocabile (che c.... dici) viene smorzato da una stretta di mano col loquace tecnico portoghese. Quasi in chiusura di tempo una traversa colpita da Samuel, in splendida elevazione su calcio d’angolo di Sneijder, ti fa capire che anche nelle giornate no, l’Inter è comunque pericolosa.

UN’ALTRA INTER — Diverso l’atteggiamento dei nerazzurri nella ripresa. Più reattività in mezzo e attaccanti finalmente più vivaci negli spazi. E così Eto’o lancia in profondità Milito la cui girata di destro scheggia l’incrocio dei pali. Poi è Sneijder a impegnare Julio Sergio, più reattivo e pronto del suo più famoso collega e connazionale. Ma in assoluto ora l’Inter è aggressiva e pressa alto. La Roma non molla, comunque, e si rende pericolosa specie con la testa di Toni.


BOTTA MILITO — Mou gioca il tutto per tutto inserendo Pandev per lo spento Stankovic e ridisegnando un 4-2-1-3 con Sneijder alle spalle del pesantissimo tridente Pandev-Milito-Eto’o. Inter che alza il baricentro e costringe la Roma a rinculare. E proprio su’azione tambureggiante, di tipo rugbistico, la capolista trova il pari con Sneijder che crossa dal fondo per il puntualissimo Milito. Peccato che nella stessa azione Pandev gioca la palla in netto fuorigioco. L’assistente Lanciano toppa completamente e ripete l’errore poco dopo ed è Julio Sergio a uscire bene sui piedi sempre di Milito, che altrimenti avrebbe chiuso il campionato con uno strascico di polemiche enormi.

RISPOSTA TONI — Ma quando la partita sembra prendere una brutta piega Taddei, appena entrato, effettua un tiro cross sul quale Toni è abile a sfruttare forse l’unico errore di Lucio: controllo e destro all’angolo. Partita decisa così.


BOATO PER TOTTI — Dal quarto d’ora si scalda Totti e sale il boato dell’Olimpico, bella la stretta di mano con Mourinho. E quando Francesco entra per Vucinic nel finale lo stadio è un tripudio. Il capitano vero non vuol perdersi la festa. E si sacrifica in mezzo al campo facendo da regista e giocando qualche pallone di gran classe, che contribuisce a tenere l’Inter lontana dalla propria area. Finisce col brivido-palo Milito.

COLLINA OSSERVA — In tribuna c’è il designatore Collina che col suo occhio non avrà avuto bisogno del replay sul display che ha davanti per rendersi conto degli errori di Lanciano e anche quelli di Morganti che nel finale ammonisce per simulazione Brighi, quando Julio Cesar in uscita gli tocca un piede e sarebbe rigore. E non espelle Chivu che affonda i tacchetti volontariamente sulla coscia di Toni. Ma per Luca quella "griffe" non brucia: c’è uno scudetto da vincere. E per lui sarebbe il primo. Tra l’altro grazie al vantaggio negli scontri diretti alla Roma basta arrivare a pari punti con i nerazzurri per soffiargli il tricolore.

Maurizio Nicita

Fonte: gazzetta
27/03/2010 23:01
 
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Miccoli, tripletta da Champions
Il Bologna deve arrendersi

L'attaccante salentino stende la squadra di Colomba con tre gol (uno su rigore): i rosanero salgono a quota 51 punti e sono sempre più lanciati verso l'Europa che conta

PALERMO, 27 marzo 2010 - Liverani e Pastore disegnano calcio, Hernandez fa il diavolo a quattro nella difesa del Bologna, Miccoli ne approfitta e sigla una tripletta indimenticabile. Il Palermo abbatte un discreto Bologna e - se possibile - ora ci crede sempre di più. La Champions, ormai, non è più solo un sogno.

EMERGENZA ROSANERO — Rispetto alle formazioni della vigilia, una novità per parte: nel Palermo non c'è Bovo, Migliaccio scala in difesa e Bertolo guadagna una maglia da titolare a centrocampo; gli squalificati Kjaer, Balzaretti e Cavani sono sostituiti rispettivamente da Goian, dal giovane Calderoni (al suo esordio in A) e da Hernandez. Colomba dà spazio a Casarini, che prende il posto di Modesto sulla mediana a sinistra; consueto 4-3-1-2 per i padroni di casa, accorto 4-4-1-1 per gli ospiti.

PALERMO BRASIL — Le assenze in casa Palermo non si vedono, anzi, i rosanero si dilettano in giocate d'alta scuola: Hernandez e Pastore s'intendono a meraviglia, Liverani riprende possesso della regia, Miccoli s'insinua nella difesa avversaria facendosi trovare sempre al posto giusto nel momento giusto. Non a caso, proprio Miccoli - già al 10' - porta in vantaggio i suoi con un diagonale che passa sotto le gambe prima di Britos e poi di Viviano. Ma i ragazzi di Rossi non si accontentano, prima Pastore e poi ancora Miccoli, però, steccano dopo pregevoli manovre d'insieme dell'orchestra rosanero.

BRASILIANO VERO — Così, il Bologna - che in realtà non si era mai mostrato in versione dimessa - riprende fiato e cerca di pungere: un diagonale di Di Vaio che Sirigu controlla, poi Adailton che guadagna un'ottima punizione dal limite; sarebbe posizione ottima per un destro, ma l'attaccante rossoblù arma il suo sinistro, supera la barriera e trova l'incrocio. Un'opera d'arte. Neanche il tempo d'esultare, però, che Buscè fa il danno, incespicando maldestramente nelle gambe di Hernandez al limite dell'area e spalle alla porta. Russo concede il rigore tra le proteste ospiti, Miccoli non si fa impietosire e spiazza Viviano.

URUGUAY CHE PASSIONE — Se Pastore e Liverani continuano a dipingere calcio, là davanti Hernandez si batte come un leoncino stretto com'è nella morsa tra il connazionale Britos e l'esperto Portanova. A proposito di uruguayani, dopo 17' di un secondo tempo anche apprezzabile per volontà, ma assolutamente tranquillo per Sirigu, Colomba si gioca il jolly Gimenez: esce Zenoni, Buscè scala dietro e il Bologna si schiera con un più offensivo 4-3-3. Poichè la mossa non sortisce gli effetti sperati, il tecnico rossoblù esagera: dentro anche Zalayeta per l'ultimo quarto d'ora al posto dell'esterno Casarini: è una squadra a trazione anteriore, con addirittura quattro punte in campo alla ricerca del pareggio.

COPERTA CORTA — Se, ovviamente, il cambio aggiunge peso offensivo ai rossoblù, ha come controindicazione quella di sguarnirli a centrocampo, dove Liverani - primo ed unico errore della sua impeccabile gara al 23' del secondo tempo - imperversa, lanciando in campo aperto ancora Miccoli: il salentino non si emoziona e supera per la terza volta Viviano. La reazione incontenibile di Delio Rossi - che esulta sfrenatamente come ai tempi del deby di Roma - dà la misura dell'importanza di questa vittoria.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
28/03/2010 23:35
 
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Cannavaro rilancia il Napoli
Catania protesta e non ci sta

La rete del difensore decide, ma i rossazzurri prendono una traversa in apertura con Spolli e reclamano un rigore nel finale. Mihajlovic inveisce contro l'arbitro e viene espulso. La squadra di Mazzarri manca il raddoppio con lo stesso Cannavaro e con Campagnaro

NAPOLI, 28 marzo 2010 - Segna Paolo Cannavaro. È la sua prima rete in serie A con la maglia del Napoli. “Finalmente”, dice. Così il Napoli batte il Catania e si porta a casa tre punti d’ora per non perdere di vista l’Europa. La classifica parla chiaro: Palermo quarto con 51 punti, Napoli, Juve e Samp tutte insieme là dietro, a 48. La squadra di Mazzarri ci crede e fa bene. E se contro i bianconeri aveva segnato tutto l’attacco, stavolta a decidere l’incontro ci pensa un difensore, con il compagno di reparto Campagnaro che manca clamorosamente il raddoppio. Il Catania non demerita, protesta per un'entrata dubbia in area di Pazienza su Ricchiuti e poi nel finale per un rigore non dato e Mihajlovic perde la testa: urla, prende a calci bottigliette. L'arbitro lo espelle eil tecnico rossazzurro rischia di saltare il derby con il Palermo di sabato prossimo.

PRIMO TEMPO FIACCO — Com'era stato con la Juve, il Napoli anche stavolta gioca un primo tempo sottotono, per poi esplodere nella ripresa. Nei primi quarantacinque minuti gli azzurri, complici forse il caldo e la gara giocata tre giorni fa, combinano poco. Anche perché il Catania di Mihajlovic è messo in campo alla perfezione. La gara si apre con un'occasionissima per i siciliani: sugli sviluppi di un calcio d'angolo Spolli fa partire un sinistro potente che si stampa sulla traversa. Ma è il Napoli ad avere in mano il gioco, anche se Andujar in porta non corre alcun pericolo serio. La squadra di Mazzarri prova a sfruttare gli inserimenti sulla fascia destra di Maggio, quelli sulla sinistra di Zuniga, tenta di arrivare in porta per vie centrali con Hamsik, Lavezzi e Quagliarella (sua l'occasione migliore del primo tempo, con una girata in area e il pallone che termina sul fondo). Ma non c'è niente da fare. La palla gira e il Catania controlla la situazione anche grazie a un gran lavoro di Mascara e Martinez che si sacrificano nella loro metà campo.

FINALE A NERVI TESI — Dopo l’intervallo scende in campo un altro Napoli. Altra determinazione, altra aggressività. Gli uomini di Mazzarri pressano a tutto campo, il Catania vacilla e al 6’ Paolo Cannavaro sfrutta un’indecisione della difesa siciliana e si fionda sulla palla messa in mezzo da Lavezzi e realizza il gol vittoria. Potrebbe addirittura doppietta se Andujar non avesse una grandissima reazione su un suo colpo di testa. E il Napoli poco dopo potrebbe raddoppiare con Campagnaro, tra i migliori in campo nella ripresa, che a due passi dal portiere rossazzurro tira piano, pensando probabilmente che il gioco fosse fermo. L'argentino, dopo l'uscita di Zuniga, passa in mediana e si rende imprevedibile con i suoi affondi sulla fascia sinistra. Finale a nervi tesi: Maggio a terra insieme a Delvecchio tocca la sfera con la mano. Il Catania chiede il rigore, l'arbitro non vede irregolarità. Quando poi Valeri ammonisce Delvecchio, Mihajlovic perde la testa e viene espulso. Un brutto finale per una bella partita, soprattutto nella ripresa. La caccia all'Europa per il Napoli continua sabato all'Olimpico con la Lazio, mentre il Catania con il Palermo tenterà di allontanarsi deifinitivamente dalla zona retrocessione.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
28/03/2010 23:44
 
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MODERATORE

SUPERSAGGIO
Melo dà ossigeno alla Juve
Atalanta piegata 2-1 nel finale

Il brasiliano, subentrato nella ripresa, segna il gol vittoria e chiede scusa ai tifosi bianconeri nel giorno della contestazione e dello sciopero del tifo organizzato. Del Piero, autore dell'assist, aveva portato in vantaggio i bianconeri, che si erano ancora fatti rimontare, stavolta dall'ex Amoruso. Infortunio per Diego

TORINO, 28 marzo 2010 - La Juventus respira. Vince in apnea sull'Atalanta, 2-1, con rete decisiva nel finale del contestato Felipe Melo, nel giorno più difficile, quello della deflagrazione della contestazione del tifo organizzato. Vince reagendo alla solita rimonta degli avversari, capaci con Amoruso di rispondere al solito Del Piero, ciambella di salvataggio una volta di più nel mare in tempesta. Vince e tiene la scia della nave Champions, che sembrava ormai irraggiungibile, a pochi minuti dalla fine di un'altra partita sofferta, in cui la Juve perlomeno è stata generosa e caparbia, seppure non convincente. Ma almeno ha invertito una rotta che significava colare a picco: era reduce da tre sconfitte di fila. L'Atalanta ha disputato una buona partita, affondata oltre i propri demeriti: l'obiettivo salvezza resta perseguibile, ma terribilmente complicato.


ZACCHERONI ESCLUDE MELO — La Juve è in crisi, e allora Zaccheroni prova a cambiare qualcosa. Fuori il deludente mediano brasiliano: Sissoko gioca nel suo ruolo, davanti alla difesa, Candreva viene inserito nell'11 di partenza da mezzala destra. Davanti la vecchia guardia: Trezeguet-Del Piero. Mutti non si copre: i punti gli servono come il pane, la classifica piange, e visto che la Juve in campionato ha già perso 11 volte, perchè non provare il colpaccio? E quindi in campo Tiribocchi e l'ex Amoruso, con Valdes di rinforzo da esterno sinistro, a puntare Zebina.

CLIMA SURREALE — Perchè fa caldo che sembra estate, ma soprattutto perchè c'è clima di contestazione. La Juve è stata presa di mira all'uscita dall'albergo, al momento di recarsi allo stadio, e il tifo organizzato è in sciopero: restano fuori dall'Olimpico, a cantare contro club e giocatori. Mancano anche i tifosi ospiti: trasferta vietata. La Juve ci mette la buona volontà, ma di gioco appena l'ombra. C'è paura, parecchi bianconeri si limitano al passaggio più scontato, non rischiano la giocata per timore di sbagliare. Un'occasione per parte: Trezeguet segna di testa, su punizione calibrata di Diego, ma è in fuorigioco. Poi grande occasione per l'Atalanta: il sinistro di Tirobocchi da ottima posizione è parato bene da Manninger, che sostituisce ancora Buffon, comunque vicino al rientro.


BOTTA E RISPOSTA — A sbloccare il risultato non può che essere una prodezza individuale. E il nome giusto non può che essere quello di Del Piero, capitano ed esempio, che prova a caricarsi la squadra sulle spalle una volta di più. Ale pennella una splendida punizione, e trafigge Consigli con un destro angolato da quasi trenta metri. In tribuna il clan Del Piero, la moglie Sonia in prima fila, alza alcune palette con il numero dieci. Voto all'esecuzione della punizione, ma anche riferito al numero del simbolo bianconero. Nono gol stagionale, il primo su punizione, il settimo in campionato. Poi si fa male Diego, l'ennesimo infortunio in casa Juve: problema muscolare, si rivede Giovinco. L'Atalanta non si arrende, confida nei precedenti di rimonta - un po' di tutti - contro la Juve. E allo scadere di tempo trova il pareggio di Amoruso, che elude il fuorigioco (Grosso non sale) e segna con un sinistro incrociato beffando la difesa schierata bianconera, immobile come una colonna di marmo. È la 18ª partita di fila in cui la Juve subisce rete. E il primo centro dell'attaccante in maglia nerazzurra. All'intervallo è 1-1.


JUVE CONTATA IN PIEDI — L'Atalanta parte meglio, nel secondo tempo. La Juve barcolla, è contata in piedi. Sembra narcotizzata. Sono i bergamaschi che cercano il gol della vittoria, la Juve non riesce a fare altro che provare a difendersi, rischiando pure un po', soprattutto quando tocca palla Valdes, che è una scarica costante di adrenalina su una gara altrimenti a basso ritmo. Poi dopo il 20' i bianconeri ritrovano gradualmente fiducia e guadagnano conseguentemente campo. Si appoggiano a Giovinco, che garantisce qualche lampo, con la sua vivacità, e ai tocchi sporadici ma sapienti di Del Piero. Ma le occasioni da gol latitano. Zaccheroni le prova tutte. Dopo aver inserito Melo, fischiatissimo, prova anche la carta Amauri, al posto di Trezeguet.

DECIDE MELO — Il brasiliano, subentrato a Candreva, segna di testa, al 37' quando la partita sembrava ormai avviata verso il pari. Con una capocciata quasi da attaccante, di potenza, sul cross morbido dalla destra di Del Piero. Melo poi chiede scusa ai tifosi, divisi su di lui persino dopo il gol partita: c'è chi lo applaude, e chi continua a contestarlo. Ma per la Juve oggi non è il momento di sottolizzare: i tre punti dovevano arrivare, e sono arrivati. La zona Champions e a -3: per una Juve diversa a portata di mano, per questa una faticaccia da compiere con umiltà, ma si può ancora fare.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
28/03/2010 23:49
 
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SUPERSAGGIO
Viola: gol e cori per Prandelli
Udinese perdente in trasferta

Il Franchi accoglie il tecnico sostenendolo con cori, la squadra gioca una grande gara: in vantaggio con Vargas, prima subisce il pari di Pepe, poi sale in cattedra con Gilardino, Santana e Jovetic. Ma Europa sempre lontana 4 punti

FIRENZE, 28 marzo 2010 - La Fiorentina batte 4-1 l'Udinese ma non riesce a fare passi avanti nella volata che porta all'Europa League: sono sempre 4 infatti i punti che la separano dalla sesta in classifica. Situazione praticamente invariata anche per l'Udinese, che resta al quart'ultimo posto, con l'Atalanta staccata di tre lunghezze. Per i friulani è l'undicesima sconfitta in 16 trasferte, per i viola la nona vittoria casalinga.

PRIMO TEMPO SCOPPIETTANTE — Primo tempo entusiasmante al Franchi, dove la Fiorentina, orfana di Marchionni e Gamberini, recupera Vargas dal 1' e schiera Jovetic dietro a Gilardino. L'accoglienza iniziale è tutta per Cesare Prandelli, dopo una settimana tesa, a suon di botta e risposta col patron Della Valle: al suo ingresso in campo il tecnico viene accolto da cori e applausi, mentre sugli spalti ci sono striscioni a lui dedicati, non invece i Della Valle. In campo la squadra risponde con un inizio sprint: già dopo 2 minuti Santana potrebbe trovare il gol, ma un suo destro dal limite finisce di poco alto, poi un colpo di testa di Gilardino si infrange in piena area su Zapata. Sembra il preludio a un monologo dei padroni di casa, e invece l'onda viola si placa dopo una decina di minuti. L'Udinese non si fa infatti intimidire e, spinta dal movimento di Pepe e Sanchez sulle fasce, ribalta il rapporto di forze e a sua volta macina gioco occasioni tiri a ripetizione, in un tourbillon ininterrotto e appassionante, con la Fiorentina che non sta certo a guardare. Al 6' Pepe non ci arriva d'un soffio su cross di Di Natale, al 7' Handanovic è chiamato a un doppio miracolo, sulle conclusioni ravvicinate di Jovetic e Gilardino. Poi è Pepe show, con tre occasioni in 5 minuti: al 10', su assist di Sanchez, lascia partire un sinistro al volo da posizione angolata che si impenna oltre la traversa, al 13' arriva in ritardo infinitesimale su un bell'invito del solito Sanchez, infine al 15' su punizione chiama Frey a una respinta a pugni chiusi. Al 20' tocca a Di Natale sfiorare la rete, dopo un traversone troppo forte di Sammarco: pronta la sua rovesciata, sbagliata la mira. Gilardino colpisce molle di testa, Handanovic si trova il pallone fra le mani al 23'. La gara sale di ritmo, le squadre non si fermano un attimo, il gol è nell'aria. E finalmente arriva: è il 36', Montolivo fa il primo tocco, Vargas batte la punizione con un sinistro al fulmicotone che tocca l'interno del palo e si infila alle spalle di un allibito ma non incolpevole Handanovic. Per il peruviano è il quinto gol. Ma la replica friulana è immediata: al 41' DI Natale mette in mezzo un cross rasoterra, irrompe Pepe, che infila con un sinistro in corsa. E' il suo gol numero 3.

TRIS DI GOL VIOLA — La ripresa si apre con De Silvestri al posto di Vargas, fermato dal riacutizzarsi del dolore. Ma per il resto nulla cambia: le squadre continuano ad affrontarsi a viso aperto, in un susseguirsi di emozioni, tiri e quasi gol per un quarto d'ora. Lukovic dopo 2 minuti sfila un pallone a Gilardino in piena area, al 9' Di Natale conclude due volte: prima chiude la difesa, poi Frey respinge. Ci provano Zanetti e Jovetic (mira sbagliata), poi, al 10', Gilardino trova il gol numero 10: tira Santana, Handanovic respinge in tuffo, Gila è lì, sotto rete, e con un tocco rapinoso di sinistro sigla il 2-1. L'Udinese accusa il colpo, cala, non trova più la brillantezza e la forza di reazione del primo tempo. Santana sfiora il gol della tranquillità viola al 15' (Handanovic ci arriva su una sua punizione al curaro). Anche le energie, soprattutto negli uomini di fascia dell'Udinese che tanto hanno speso nei primi 45', cominciano a scarseggiare. Marino toglie Lukovoc e mette Pasqual. Ma è tardi: al 23' infatti la maggior freddezza viola si trasforma ancora in gol. E' Santana con un diagonale di sinistro su assist di Gobbi a superare ancora Handanovic. Entra Cuadrado per Isla Poi, a giochi fatti, esordirà Badu, subentrato a Sammarco), ma ormai l'Udinese non riesce quasi più a farsi pericolosa. Anzi, è la Fiorentina a trovare ancora la via della rete: ci pensa Jovetic, al 39', colpendo di testa un cross di De Silvestri. E' il definitivo 4-1.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
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