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SUPERSAGGIO
Napoli, che colpo: 0-1 a casa di una bella Viola

Grande spettacolo a Firenze tra due squadre ricche di grinta e classe. A decidere è nel finale il gol di Maggio dopo che gli uomini di Mazzarri (espulso per proteste) avevano preso il sopravvento in termini di occasioni. Frey, migliore dei viola, ha anche parato un rigore a Quagliarella: Poi ha subito il primo gol in casa di questo campionato

FIRENZE, 25 ottobre 2009 - Come si chiude una bella partita, dopo aver offerto da entrambe le parti classe e grinta? Con un episodio, che stavolta ha premiato chi ha collezionato più occasioni, cioè il Napoli. Perché se è vero che la Fiorentina ha mostrato la generosità di sempre, il suo uomo migliore è stato Frey, mentre i suoi ospiti hanno saputo unire velocità e pericolosità nelle ripartenze a una grande sagacia tattica. Segnando con merito nel finale un gol, il primo subìto dai viola in casa in questo campionato.

BIGLIETTO DA VISITA — Il Napoli di Mazzarri mostra subito il suo biglietto da visita, fatto di due elementi: pressing altissimo a cercare di fermare sul nascere le iniziative viola e due schegge impazzite come Lavezzi e Hamsik a imperversare tra le linee. Proprio il Pocho propizia la prima occasione della partita lanciando Maggio sulla destra: gran diagonale e grande risposta di Frey. Sul fronte opposto, i viola dopo alcuni minuti prendono le misure dell'assetto senza Gila (che rifiata in panchina), i vari Vargas e Jovetic iniziano a produrre gioco e arriva il lavoro per De Sanctis, che deve parare a terra prima su Mutu di testa e poi su un bel tiro di Jovetic. A quel punto, sul piano tattico, il Napoli arretra e inizia una fase di supremazia territoriale viola, con De Silvestri che inizia a farsi vedere bene sulla destra e quindi con un accenno di padronanza delle fasce grazie anche allo strapotere del solito Vargas, che sfiora puntualmente il gol. Ma la squadra di Mazzarri ha in mano carte da non sottovalutare mai: alle spalle di Quagliarella, oltre all'asse-fantasia Lavezzi-Hamsik, c'è un Maggio in periodo di grazia, e con questi tre a ronzare il pericolo è sempre in agguato. E arriva puntuale intorno alla mezzora, quando prima il Pocho e poi lo slovacco, a tu per tu con Frey, lo costringono alla respinta miracolosa di piede; e poco dopo, quando ancora Hamsik obbliga il portierone francese a un nuovo intervento da par suo. Poi è ancora lo slovacco ad avere la palla buona da Lavezzi e a metterla anche dentro, ma era già stato fischiato fuorigioco. A quel punto i viola sentono il campanello d'allarme, rialzano il loro baricentro e riprendono a costruire gioco sulle fasce: di qui i cross come quello di Jorgensen (subentrato all'infortunato Santana) che regala a Mutu la palla di un colpo di testa da buona posizione che finisce alto. Così all'intervallo è pari anche ai punti.


LA RIPRESA — Ma Prandelli vuole vincere, e mette giù la carta Gilardino già in avvio di ripresa. I risultati si vedono subito: corner procurato da Vargas, palla in mezzo, Gila al volo, De Sanctis può solo ribattere centralmente, riprende Jorgensen e Hamsik deve salvare sulla linea. Poi i viola insistono, per lanci lunghi (con Jovetic che però chiede palla bassa) o scorribande sulle fasce, e nel primo quarto d'ora sono padroni del campo. C'è anche un episodio che accende le proteste quando Vargas fa una sgroppata delle sue sulla sinistra, cerca Gila che però nel frattempo è messo giù da Contini: costretto al tiro, se lo vede respingere dal portiere. Tutto regolare per l'arbitro, ci sono ritorsioni in campo, si accendono le panchine e alla fine è Mazzarri a farne le spese con un'espulsione. Intanto il Napoli ha alzato il suo baricentro, Lavezzi, Maggio e Hamsik tentano iniziative pur non supportati dal miglior Quagliarella e la partita si mantiene spettacolare. Finché non arriva la fiammata del Napoli, con Frey che sale in cattedra e che a Quagliarella para un rigore e poi un'altra conclusione ravvicinata. E' un nuovo campabello d'aalarme per i viola, che reagiscono con grinta e generosità ma la difesa di Mazzarri regge. E poi quando viene giocata la carta Denis, il nuovo entrato inventa un assist per Maggio che trova un tocco da attaccante beffando Frey. Ed è l'apoteosi, tutto sommato meritata, di questo nuovo Napoli di Mazzarri.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
25/10/2009 19:35
 
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SUPERSAGGIO
E' un Bari d'alta quota
La Lazio non sa più vincere

I gol di Barreto nel primo tempo e Meggiorini nella ripresa stendono i biancocelesti, che non vincono in campionato da fine agosto. Biancorossi in zona Europa League

BARI, 25 ottobre 2009 - Un bel Bari batte 2-0 la Lazio con i gol di Barreto e Meggiorini e apre la crisi della Lazio, che non vince una partita in campionato dal 30 agosto, seconda giornata. In mezzo due sconfitte e quattro pareggi. Troppo poco per una squadra partita con ben altre ambizioni. Continuano a stupire invece i biancorossi di Ventura: la squadra gioca bene, diverte e ha buone individualità. I 14 punti ottenuti fin qui, che proiettano il Bari a ridosso della zona Europa League, non sono un caso.

DIFESA A TRE — Contrariamente a quanto annunciato, nel Bari c'è Barreto in campo dall'inizio nonostante la febbre che l'ha colpito in settimana; al suo fianco c'è Kutuzov, mentre Meggiorini parte dalla panchina. Nella Lazio Ballardini conferma la difesa a tre, con Kolarov largo sulla sinistra che in fase di ripiego diventa un difensore aggiunto; in attacco tandem Rocchi-Zarate, supportati da Mauri.

BARRETO-GOL — Il Bari parte decisamente meglio: Almiron e Donati prendono possesso del centrocampo sovrastando Brocchi e Matuzalem, Kutuzov fa un gran lavoro di raccordo fra la mediana e Barreto, il rapidissimo Alvarez imperversa sulla fascia destra. Da una giocata di Almiron, all'11', nasce il gol del vantaggio barese: il centrocampista argentino controlla a metà campo, alza lo sguardo, lancia Barreto bravissimo a scattare sul filo del fuorigioco; solo davanti a Muslera, il brasiliano non ha difficoltà a battere l'estremo difensore laziale. Avanti di un gol, Ventura può giocare come meglio preferisce: difesa bloccata, spazi molto stretti a centrocampo e tutti pronti a lanciarsi in contropiede. Al 21' Almiron ci prova dalla lunga distanza, ma la palla è a lato; un minuto Barreto affonda in area, tocca indietro per Allegretti che dal limite calcia alto. E la Lazio? Confusa, imprecisa, anche nei passaggi più semplici, si vede per la prima volta dalle parti di Gillet al 25', con un calcio di punizione di Zarate da posizione defilata bloccato facilmente dal portiere belga. L'occasione più ghiotta per gli ospiti arriva al 36' con un gran destro di Zarate da fuori area, Gillet vola sulla sinistra e con la punta delle dita devia in corner. L'attaccante argentino è il più vivo nella lazio, ma la squadra non lo imita. Nel finale di primo tempo il Bari è indemoniato: al 40' Allegretti manda alto un pallonetto, al 41' Muslera blocca a terra una conclusione centrale di Alvarez e al 45' Kutuzov apre per l'inserimento di Almiron che di prima intenzione calcia a lato.

MEGGIORINI RADDOPPIA — Alla Lazio serve una scossa. Ballardini prova a darla rivoluzionando la squadra in avvio di ripresa: detro Cruz e Foggia, fuori Mauri e Cribari. Kolarov retrocede sulla fascia sinistra della difesa, Foggia si piazza al suo posto a centrocampo e Cruz va in avanti ad affiancare Rocchi e Zarate. Un 4-3-3 necessario ma rischioso. Infatti la manovra laziale resta lenta, ma il Bari va a nozze in contropiede: al 4' una rapida ripartenza della squadra di Ventura, con azione tutta di prima, libera sulla destra Alvarez, che entra in area e calcia in diagonale centrando il palo interno. La Lazio non incide: Ballardini le prova tutte e manda in campo Dabo per Lichsteiner. L'unico brivido per la porta del Bari arriva da Gillet, che al 21' rischia due dribbling in area prima di spazzare. Sul contropiede che ne consegue, Alvarez entra in area da destra, dribbla Kolarov che allunga una gamba, l'esterno dell'Honduras cade ma non sembra fallo. Cambia anche Ventura: fuori Barreto, che non ha i 90' nelle gambe, dentro Meggiorini: proprio il 24enne attaccante di scuola Inter, smarcato in area da Kutuzov, al 24' batte Muslera mettendo al sicuro la vittoria. Un fallaccio di Dabo su Alvarez al 37' provoca l'espulsione, sacrosanta, del francese. Con la Lazio in dieci, la partita finisce praticamente qui.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
25/10/2009 19:39
 
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Cagliari, risolve Lazzari
Il Genoa non vince più

I sardi vincono 3-2 in rimonta con un gol nel finale del fantasista. Di Mesto, Nenè (su rigore), Floccari e Biondini le altre reti. Espulsi Moretti e Fabrizio Preziosi nella ripresa

CAGLIARI, 25 ottobre 2009 - Il Cagliari mette fine alla maledizione del Sant'Elia, conquistando i primi tre punti casalinghi in rimonta. Finisce 3-2, con il gol in extremis di Lazzari, entrato nella ripresa. Sprofonda il Genoa, che non riesce a gestire un doppio vantaggio e può recriminare su qualche episodio dubbio (espulso il d.g. Fabrizio Preziosi nel finale).

SCHIERAMENTI — Gasperini vuol mettere fine al periodo no e presenta una squadra più coperta rispetto al solito. Dietro si gioca a quattro, con l'inserimento di Papastathopoulos e lo slittamento di Bocchetti sulla sinistra. Zapater va in panchina e la cerniera di mezzo è formata da Rossi, Milanetto e Juric. Davanti c'è Floccari, supportato da Mesto e Palladino. Allegri dal canto suo deve rinunciare a Marzoratti, che ha accusato qualche problema in mattinata. Canini scala a destra, e rientra Lopez in mezzo. Davanti c'è l'esordio di Nenè, che finora aveva giocato 8 volte subentrando sempre a partita in corso.

MATCH BLOCCATO — Non ne viene fuori un bel match in avvio. Il Cagliari sente la pressione dopo il filotto negativo al Sant'Elia e cerca di fare la partita. Cossu è vivace, Biondini e Conti fanno il lavoro sporco, ma c'è poca intesa con i brasiliani Jeda e Nenè. L'ex centravanti del Nacional de Madeira si muove molto, ma non si fa trovare in area quando serve (soprattutto al 32', sull'invito di Cossu). Il Genoa risponde con ordine e senza colpi di testa: si chiude bene e riparte sfruttando la velocità di Palladino e Mesto sugli esterni.

EPISODI — La gara è brutta e si sblocca su un episodio abbastanza casuale, al termine del momento di maggior pressione ospite. Minuto 21: Mesto batte un calcio di punizione che beffa Marchetti grazie alla netta deviazione di Dessena. La squadra di Allegri incassa il colpo e si riporta in avanti. Le idee sono però poche e si infrangono puntualmente sul muro genoano. Gasperini perde Juric (risentimento muscolare) e rilancia Zapater. Alla mezzora gli isolani sfiorano il pari, ma la sfortuna dice no al bolide di Conti su calcio da fermo, che viene respinto dalla traversa.

RIPRESA — Si riprende senza cambi, ma con un ritmo molto più alto. Nei primi tre minuti si vedono più occasioni rispetto a tutto il primo tempo e non è un caso che al 10' arrivi il pareggio. Lo firma Biondini, dopo il palo di Dessena (da rivedere la posizione del centrocampista sul tiro del compagno). Passano quattro minuti e il Genoa passa nuovamente. E' Floccari a battere Marchetti di sinistro sull'assist involontario di Lopez.

RIBALTONE FINALE — Da lì in poi il match si accende definitivamente. Allegri dà spazio a Matri e Lazzari e il Cagliari si riversa in avanti senza soluzione di continuità. Al 32' la svolta. Moretti interviene con il braccio su un tiro ravvicinato in area: Gava concede il rigore ed espelle il difensore per doppia ammonizione. Sul dischetto va Nenè, che trova il palo-gol del 2-2. In dieci e con poche energie residue, il Genoa pensa a portare a casa almeno un punto: fuori Palladino, dentro Esposito. Ma la beffa è in agguato e si materializza al 42', quando Lazzari controlla un gran pallone in area e batte Amelia con un bel sinistro. Regalando la prima gioia casalinga ai suoi.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
25/10/2009 19:43
 
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Conte fa volare l'Atalanta
Il Parma torna sulla terra

Nel primo tempo Valdes su rigore (fallo di mano di Panucci), nel secondo colpo di testa di Tiribocchi. Paloschi, appena entrato, riduce le distanze, ma subito dopo è Peluso a chiudere i giochi

BERGAMO, 25 ottobre 2009 - L'Atalanta vince la "partita della vita", così l'aveva definita mister Conte alla vigilia: tre pareggi e due vittorie consecutive per l'ex tecnico del Bari, cha ha trasformato i nerazzurri. Il Parma di Bergamo, invece, non riesce a lasciare un'impronta ed è solo la brutta copia della squadra sorpresa di questo inizio di campionato.

NUOVO CINEMA PARADISO — Visto che ha portato bene contro l'Udinese, Conte replica, riunendo sabato sera tutta la squadra davanti al grande schermo. E già che ci siamo, poiché le superstizioni non sono mai troppe, anche l'undici titolare è quello vincente della trasferta friulana; in panchina si rivedono Barreto e Talamonti al rientro dopo i rispettivi infortuni. La febbre blocca Paci e Guidolin risolve dunque a favore di Lucarelli l'unico dubbio in difesa; in attacco la coppia annunciata alla vigilia Amoruso-Bojinov, Paloschi attende pazientemente il suo turno.

UN FILM GIÀ VISTO — L'inizio di gara ricorda pellicole già "ammirate" all'Atleti Azzurri d'Italia, con l'Atalanta che dimostra palesi difficoltà nell'impostazione della manovra, anche perché Capitan Doni non sembra in una delle sue migliori giornate. Il Parma si chiude bene, fa grande densità a centrocampo e non rischia praticamente nulla (anche se là davanti non è che faccia faville).

NATALE A BERGAMO — Così, per risolvere una gara tatticamente bloccata, ci vuole il classico episodio: ci pensa Panucci a travestirsi da Babbo Natale e regalare un rigore ai bergamaschi. Al 43', infatti, su cross di Guarente, l'esperto difensore allunga il braccio per anticipare Tiribocchi. Romeo, però, vede e provvede e Valdes realizza e sigla il suo secondo gol consecutivo dopo quello di settimana scorsa a Udine.

IL CAMIONISTA — A inizio ripresa ci si aspetterebbe un Parma tambureggiante alla ricerca del pareggio e invece passano solo 7' e l'Atalanta trova il raddoppio: Padoin sfugge sulla destra e mette in mezzo un pallone al miele, al Tir non resta che indirizzarlo di testa verso la porta, Mirante può solo ammirare il pallone finire in fondo al sacco. Il Parma non reagisce, almeno fino a quando Guidolin non fa entrare Paloschi, al quale bastano pochi secondi per riaprire la partita: colpo di testa sul primo palo su corner e Consigli, fino a quel momento insuperabile, si piega.

BRAVEHEART ATALANTA — Il finale alla ricerca del pareggio da parte degli emiliani, però, è all'insegna della frenesia e della confusione, che non scalfisce l'ordinata difesa nerazzurra. Anzi, prima della fine, i padroni di casa si tolgono anche lo sfizio di chiudere la gara con il primo gol in A del difensore Peluso che, su azione da calcio d'angolo, anticipa tutti sul primo palo e beffa Mirante.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
26/10/2009 09:30
 
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Doppio Nesta, super Dida
Il Milan passa a casa Chievo

Ancora una rimonta dei rossoneri dopo la Roma e il Real: vanno sotto dopo 7 minuti con il gol di PInzi, ma con una ripresa sontuosa ribaltano il risultato grazie alla doppietta del difensore nel finale. Strepitosa parata del brasiliano sull'1-1. Agganciati al quarto posto Palermo e Fiorentina

VERONA, 25 ottobre 2009 - Il solito Milan: primo tempo inguardabile con gol subito dopo soli sette minuti, e ripresa sontuosa, con ribaltone finale ampiamente meritato. Il gol dell'illusione porta la firma di Pinzi. Nel secondo tempo Leonardo corregge in attacco con l'ingresso decisivo di Borriello, anche se l'eroe è il difensore di razza Alessandro Nestra, autentico leader della squadra: doppietta storica di testa che lancia il Milan al quarto posto in compagnia di Palermo e Fiorentina.


OFFENSIVI — L'ordine di Mimmo Di Carlo? Pressare i portatori di palla e aggredire con la velocità. Solo così puoi battere il Milan. Il tecnico gialloblù è orfano di Yepes in difesa e schiera Mandelli che ha nelle gambe soli tre minuti di campionato. Nel 4-3-1-2, Pinzi è un trequartista anomalo perché oltre a ispirare Pellissier e Bogdani, deve concentrarsi su Pirlo e Seedorf, con il compito di sbarrare la strada. Leonardo dal canto suo tira dritto e conferma il 4-3-3 del secondo tempo di Madrid, questa volta con Huntelaar tra Pato e Ronaldinho: l'olandese ariete di turno con i due brasiliani larghi e liberi di gestirsi a piacere. Jankulovski va invece a ingrossare la lista degli infortunati: ora sono otto; il ceco verrà sottoposto nei prossimi giorni a intervento chirurgico per la rimozione della placca alla caviglia sinistra, applicata dopo l'infortunio del maggio 2005 quando giocava nell'Udinese. Al suo posto Leo schiera Antonini.

REAL CHIEVO — Ma chi si attende l'irriducibile Milan del Santiago Bernabeu si deve ben presto ricredere. Spavaldo e per nulla intimorito, il Chievo mette subito sotto i rossoneri e sfiora il gol a ripetizione. Sorpreso e pressato, il Milan capitola già al 7'. L'errore difensivo è evidente: Pinzi ha spazi aperti per ricevere al centro dell'area e battere Dida, incolpevole e preso in controtempo. La rete consapevolizza il Chievo che non molla un attimo la presa. Abile le mosse della squadra capace di compattarsi in fase di possesso palla e dare vita a un 4-4-2. Per il Milan sono quindici minuti di atroce sofferenza, dettati dalla bravura dei padroni di casa. Se i rossoneri attaccano, i gialloblù chiudono tutti gli spazi, trasformando il possesso palla del Milan in un noioso torello senza via d'uscita.


E POI C'E' SORRENTINO — Seedorf e Pirlo lavorano il doppio: si sacrificano in difesa e fanno ripartire l'azione ed è proprio sui piedi dell'olandese la grande occasione che sfuma sulla doppia parata di Sorrentino. Poi un'infinita sequenza di cross senza buon fine, che sottolinea semmai una certa incompatibilità fra lo spento Huntelaar e Pato. Alla fine ha la meglio l'organizzazione del Chievo, mentre il Milan mette in archivio l'ennesimo incomprensibile primo tempo. Eppure Leonardo conferma l'olandese anche all'inizio del secondo tempo, in cui il Milan schiaccia il Chievo nella sua trequarti mancando a più riprese il gol. Nitide le occasioni capitate a Huntelaar, chiuso da Morero, e a Ronaldinho, il cui tocco ravvicinato viene miracolosamente respinto sulla linea di porta da Sorrentino.

FINALMENTE BORRIELLO — E' un altro Milan, ma incapace di metterla dentro. Così al 15', alla ricerca disperata di un finalizzatore, Leonardo è costretto a sostituire Huntelaar con Borriello che, come a Madrid, regala consistenza in attacco. Il pressing è a tutto campo, ma i rischi sono dietro l'angolo. Cosa spreca, infatti, Pellissier al 17', quando in fuga solitaria si impappina in area e viene sopraffatto da Nesta. Il Chievo accusa un calo fisico, ma riesce ugualmente a frenare la pressione rossonera che punge con Borriello. Ma è ancora una volta Sorrentino a compiere il miracolo su Seedorf al 31'. Magico il tocco dell'olandese, strepitosa la deviazione in angolo del portiere. Ma l'ottimo numero 1 di Di Carlo capitola 36'. Borriello colpisce la traversa con un colpo di testa. Sulla respinta raccoglie Nesta che ribadisce in rete. Il Milan pressa e potrebbe ribaltare il risultato, ma sul colpo di tacco ravvicinato di Inzaghi c'è ancora una volta uno straordinario Sorrentino.


SANTO NESTA — Il recupero è un thriller pazzesco. Al 46' Dida si guadagna il suo stipendio cancellando la papera di Madrid con una parata che ha dell'incredibile sul colpo di testa da due passi di Granoche. Non sbaglia invece Nesta, ancora lui: inzuccata da bomber puro al 47' dal vertice dell'area piccola. Sorrentino è ancora battuto. Il progetto di Leonardo prende il volo.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
28/10/2009 23:28
 
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Furia Juve sulla Samp
Mourinho è avvertito

Sorprendente metamorfosi della squadra di Ferrara, che non solo vince, ma trova una grande prestazione: 5-1. Doppietta di Amauri, gol di Chiellini, Camoranesi e Trezeguet: Diego e Giovinco su alti livelli. Pazzini e Cassano annullati, Samp schiacciata dalla prova di forza dei bianconeri

MILANO, 28 otobre 2009 - "Grazie di tutto Samp, ma a inseguire l'Inter ci pensiamo noi". La Juventus sembra mandare questo messaggio nella sfida fra aspiranti anti-nerazzurri. Cinque gol alla squadra di Delneri, ma soprattutto una grandissima prova di forza, con grandi prestazioni dei singoli, ma anche una manovra corale impressionante. Amauri sblocca la gara, e con una doppietta arriva a quattro gol nelle ultime tre partite in campionato, Diego ritorna ad alti livelli, difesa e centrocampo annullano la macchina in passato perfetta dei blucerchiati. Prova convincente, a pochi giorni da prestazione di livello molto più basso. Se durerà, qualcosa è cambiato, Mourinho e soci sono avvertiti.


CALCI PIAZZATI E FATTORE CHIELLINI — Il primo gol della Juve arriva da un calcio piazzato. Sta diventando decisamente un'arma in più dei bianconeri: perché Diego le batte molto bene e perché sono molti i "corazzieri" che possono andare a staccare di testa. Amauri, Chiellini, Cannavaro, Sissoko, Grosso, Melo: provate voi a marcarli tutti. Al 26' la Samp non ci riesce: sul pallone alto Amauri ci va di testa, colpisce Sissoko, la palla resta lì e il brasiliano infila la sua terza rete consecutiva. Poi arriverà anche la quarta, la crisi realizzativa è alla spalle: adesso è sicuro. E i calci da fermo di Diego sono un fattore: due miracoli di Castellazzi su Chiellini (corner) e su deviazione di Lucchini che cerca di anticipare Amauri (punizione) Il secondo gol della Juve lo costruisce Chiellini, l'uomo che è stato in forma e in palla anche quando il resto della Juve stentava: anticipo nella sua metà campo, fra Bellucci e Cassano, ripartenza palla al piede, apertura su Amauri e, non contento, proiezione in mezzo all'area. Lì lo pesca il cross basso del brasiliano, assistman, che passa fra le gambe di Gastaldello.


RIPRESA DILAGANTE — Nella ripresa la Juve dilagherà, con gli inserimenti sulle fasce e il talento di Camoranesi. Al 5' Diego apre per Giovinco, che inventa un bel cross basso arretrato a trovare Mauro German. L'italo argentino infila di piatto, mentre al 17' piazzerà l'ennesimo bel cross da destra: stavolta Amauri va in anticipo e piazza il 4-0. Chiude Trezeguet, su cross di Grosso: anche lui partecipa alla festa bianconera.


LA MIGLIORE JUVE — Metamorfosi in tre giorni: dalla gara di Siena è passato pochissimo, ma di simile, nelle due prestazioni bianconere, c'è solo il bottino: tre punti. Perché se in Toscana c'era stata una manovra faticosa e impacciata, all'Olimpico si vede probabilmente la migliore Juventus della stagione. Corta, fortissima fisicamente, costante nel pressing e ordinata nei passaggi e negli inserimenti dei terzini. Il 4-2-3-1 rischiava di lasciar spazio alla Samp sulle fasce, invece occupa perfettamente gli spazi. Diego torna quello di inizio campionato, rientra a prendersi i palloni e li smista in modo intelligente, saltando l'uomo se serve. Giovinco è attivo e continuo sulla sinistra, e fa quasi sempre la cosa giusta, Camoranesi regala giocate di classe. Melo e Sissoko fanno diga a centrocampo, risultando decisivi, Cannavaro va in anticipo costante su Cassano, Chiellini annulla Pazzini e si concede sortite. Singoli ad alto livello, ma è il collettivo che impressiona per capacità di muoversi in modo compatto ed efficace. Bell'esame passato da Ferrara, contro un "maestro" di tattica come Delneri.

SAMP BLOCCATA — Il tecnico doriano si accorge presto che le cose volgono al peggio: dopo mezz'ora fa già il primo cambio, più che giustificato. La Samp tiene il ritmo della Juve per una decina di minuti, poi inizia a soffrire: Mannini ci mette una pezza un paio di volte, facendo il difensore aggiunto, poi, a cavallo dei due tempi, il crollo. Non si vede praticamente mai il gioco che ha portato in alto i blucerchiati: la sola assenza di Palombo, out per infortunio, non può spiegare tutto. Mannini deve pensare a difendere, Ziegler non sfonda mai, Cassano è chiuso dai raddoppi, Pazzini vede pochissimi palloni. Il primo che riceve, un cross di Cassano, lo trasforma in rete: un bel colpo di testa in anticipo su Cannavaro. E' il 19' della ripresa, e a quel punto la frittata è fatta. I galloni di anti-Inter passano alla Juve. Se resta un episodio, di fronte a una squadra in palla, può anche non essere grave, per Delneri.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
28/10/2009 23:47
 
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Cuore Napoli
Milan afferrato al 93'

Sotto di due gol dopo sei minuti (Inzaghi e Pato), gli azzuri di Mazzarri rincorrono i rossoneri che restano in dieci all'86' per l'espulsione di Abate. Al 90' arriva lo splendido gol di Cigarini; sul filo di lana quello di Denis

NAPOLI, 28 ottobre 2009 - Bastano due acuti, quando il Napoli non ne ha più, per agguantare il Milan; quando ormai tutto sembra perduto. Annichiliti dopo soli cinque minuti di gioco per i gol di Inzaghi e Pato, gli azzurri ricuciono lo strappo, attaccano più con il cuore che con le gambe e dopo l'espulsione per doppia ammonizione di Abate all'86' raccolgono i frutti di una gara sofferta, accorciando prima con Cigarini al 90' e pareggiando al 93' di Denis. Bravi gli azzurri a crederci fino in fondo; ingenui i rossoneri che dopo un primo tempo con i fiocchi, gestiscono male la ripresa e il finale e vengono acciuffati dopo otto giorni di rimonte.


PARTITA A SCACCHI — L'autostima del Napoli si riconosce nell'entusiasmo di Walter Mazzarri che modella la squadra a piacere. C'è il Milan? Ecco quindi un più prudente 4-2-3-1, perché una punta sola (Quagliarella) non dà riferimenti e tre piedi buoni come quelli di Maggio, Lavezzi e Hamsik sanno fare tanto male. Per ostacolare senza limiti i rossoneri, piazza davanti alla difesa Pazienza e Gargano, uomini di rottura. L'autostima convince invece Leonardo a insistere sul 4-3-3, con quattro varianti rispetto a Verona: Abate per Oddo, Zambrotta per Antonini, Ambrosini al posto di Flamini e Inzaghi preferito a Huntelaar. E' la partita a scacchi ipotizzata dal tecnico rossonero che si riserva di correggere in corsa.

UNO-DUE — Ma le vie del calcio sono infinite e imprevedibili. Basta infatti poco al Milan per cucirsi addosso la partita e pochi secondi a Inzaghi per infilare De Sanctis. Bravo Seedorf a tagliare verticalmente la distratta difesa del Napoli e servire Inzaghi, pronto come un avvoltoio a raccogliere al limite, penetrare in area e battere di sinistro De Sanctis. Un pugno nello stomaco a cui si aggiunge il gancio destro micidiale di Pato quando scatta il 6'. Inzaghi allunga di testa dalla linea del centrocampo per lo straordinario "Papero" che fugge via: scatto bruciante e testa alta per metà campo, poi il bolide sicuro che incide il 2-0 sul tabellone. San Paolo ammutolito e Napoli che prima di riprendersi impiega una decina di minuti.


PAURA NESTA — La volontà non manca. Mazzarri predica velocità e la squadra applica i consigli, ma regna troppa confusione nonostante l'impegno di Hamsik e Maggio. Il Milan, senza Nesta dall'8' per un problema all'adduttore della gamba destra, si difende e riparte, ma senza esagerare, badando semmai a rallentare il ritmo. A funzionare, e questa è la nuova idea, è la posizione di Seedorf nel vertice alto del centrocampo. L'olandese recupera palle e si sacrifica coprendo spazi e i vuoti di Ronaldinho, il cui fuoco predicato da Leonardo è ancora un'immagine allegorica. Il Napoli ci mette il cuore, ma si perde negli ultimi metri per mancanza di lucidità e distrazione.

RIECCO DIDA — Dopo il riposo il Milan in possesso palla congela il gioco perché capisce che il Napoli ha polmoni e passione per andare in gol. Gli azzurri sono treni che volano sulle fasce e a ripetizione Dida deve esaltare il suo grande spessore. Prima respingendo due volte su Lavezzi e Maggio al 2', poi chiudendo la strada all'11' a Gargano, ad Hamsik e ancora a Lavezzi. Leonardo corre ai ripari per non rovinare la festa e abbandona il 4-3-3 per un compatto 4-4-2. Il sacrificato è Ronaldinho per l'interditore Flamini; il Gaucho non ci sta e manda a quel paese Leonardo. Mazzarri dal canto suo rivoluziona tutto: dentro Cigarini, Datolo e Denis, fuori Pazienza, Campagnaro e Quagliarella. Ma il passare del tempo coincide con il calo fisico degli azzurri che attaccano a folate, ma senza incidere. Il Milan ci mette poi del suo frammentando il ritmo con un sapiente possesso palla. Quello che poi fa ripartire l'azione e al 21' potrebbe regalare il 3-0 se Inzaghi, dopo avere evitato De Sanctis, non alzasse troppo la mira oltre la traversa. Al 40' è invece Grava ad anticipare Borriello al momento del tiro.


FINALE DA FILM — Dal 41' il Milan gioca in dieci per l'espulsione di Abate (doppia ammonizione) e l'uomo in più paga. Al 45' arriva infatti il gran gol di Cigarini: botta dalla distanza nel sette. E' proprio vero: le vie del calcio sono infinite e imprevedibili, perché il 48' regala lo splendido colpo di testa di Denis a fil di palo su cui Dida non può nulla. Giustissimo per il Napoli e Mazzarri; velenoso e difficile da digerire per il Milan e Leonardo. Proprio un finale da film. Che a De Laurentiis piacerà molto.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
28/10/2009 23:54
 
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Floro Flores scatenato
La Roma cade ancora

Una doppietta dell'attaccante su due situazioni di palla inattiva regalano all'Udinese una preziosa vittoria per 2-1 contro i giallorossi, cui non basta il momentaneo pari di De Rossi. Espulsi Taddei e Basta

UDINE, 28 ottobre 2009 - Una buona Roma si è arresa a un’Udinese capoccia, quella di uno scatenato Floro Flores. L’attaccante bianconero ha infatti risolto il match della decima giornata con due colpi di testa da situazione di palla inattiva. Ai giallorossi non è bastato il momentaneo pari di De Rossi. Gli infortuni non hanno aiutato certamente la truppa di Ranieri, oggi apparsa comunque viva. Il rammarico resta perché sono state molte le occasioni non sfruttate. Vucinic nel finale avrebbe anche potuto pareggiare. Però il successo dell’Udinese è meritato: i padroni di casa hanno colpito nei momenti giusti e preso tre punti pesanti. Per i giallorossi continua la crisi di risultati.


ERRORI — La partita è iniziata con un po’ di errori da ambo le parti. Poi è la Roma ad accendere il match con Vucinic, apparso in ottima serata da centroboa smistatore di palloni per gli inserimenti dei compagni da entrambe le fasce e dal centro. Al 9’ è Brighi a vedersi ribattuto un tiro in corner. Poi Mirko in due minuti libera prima De Rossi che calcia debolmente e poi Brighi che trova preparato Handanovic. E’ una bella Roma ma proprio nel momento migliore i giallorossi beccano il gol: da punizione sulla sinistra, incursione vincente di Floro Flores che trova l’incrocio dei pali. E’ il 21’. La Roma sbanda, l’Udinese potrebbe affondare ma non ci riesce malgrado alcune buone occasioni. In particolare al 24’ con Asamoah che solo davanti a Doni perde l’attimo per calciare, si allarga e lascia il tempo al portiere giallorosso di chiudere lo specchio.


IL PARI — Così la Roma resta unita e continua a creare gioco. Le occasioni si moltiplicano: al 32’ Guberti liscia un tiro al volo, al 38’ è Handanovic a respingere da pochi passi una legnata di Motta, bravissimo nello stop a seguire di petto. Il pari è maturo e al 42’ arriva meritato. Anche in questo caso da situazione di palla inattiva: corner da destra, stacco di Juan, Handanovic respinge dove è appostato De Rossi che da un metro mette dentro.

ASCENSORE — La ripresa è tutta diversa perché al 3’Taddei (innervosito da una manata di Inler) ne dice due di troppo al guardalinee e viene espulso. Un episodio che paradossalmente non aiuta l’Udinese: i friulani premono ma si trovano di fronte una buona organizzazione difensiva degli ospiti: la partita si inceppa. I due tecnici provano a cambiare il match inserendo Andreolli e Cicinho (la Roma), Isla e Pepe (l’Udinese). Al 33’ Basta prende il secondo giallo e le due squadre tornano in parità numerica. Tutto sembra dunque volgere al naturale pari quando al 39’, da corner, Floro Flores prende l’ascensore e di testa fulmina ancora Doni. Toccherebbe a Vucinic riequilibrare la partita, ma il tocco solo davanti ad Handanovic è clamorosamente fuori. Giusti i 3 punti all’Udinese.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
28/10/2009 23:59
 
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Muslera, ma che fai?
Il Cagliari inguaia la Lazio

I sardi vincono 1-0 all'Olimpico grazie a Matri, che sfrutta una papera del portiere biancoceleste per segnare il gol partita. Romani generosi ma mai brillanti

ROMA, 28 ottobre 2009 - Come sono lontani i fasti di Pechino. Una Lazio poco brillante, nervosa e contratta viene battuta 1-0 dal Cagliari all'Olimpico e aggrava la crisi che alla vigilia della partita ha portato 200 tifosi a contestare la squadra a Formello. Mossa che in realtà ha finito col far aumentare la tensione: la Lazio, già limitata di suo, gioca come se fosse imbrigliata dalle sue stesse paure. Bene invece il Cagliari di Allegri, che si conferma squadra molto adatta alle gare in trasferta. Buona organizzazione tattica, compattezza e uomini veloci per provare il contropiede. Anche se, senza il gentile omaggio di Muslera, magari avrebbe portato via solo un punto. Già, Muslera, il portierino che sembrava maturato ma che con l'errore sul gol decisivo di Matri è ripiombato nelle sue insicurezze. Altra brutta gatta da pelare per Ballardini, alle prese con un momento che definire complicato è un eufemismo.

MINI TURNOVER — Le tre partite previste in una settimana condizionano solo in parte le scelte di Ballardini, che dietro al tandem Zarate-Rocchi inizialmente ripropone lo scontento Foggia e a centrocampo lancia il baby Perpetuini, tenuto in grande considerazione dall'ex tecnico del Palermo. Allegri cambia ancora meno, l'unico vero titolare in panchina è Dessena, che lascia spazio a Biondini, a segno domenica scorsa col Genoa.

NOIA — La partenza promette bene. Matri si coordina bene per la girata, che però è centrale. Sull'altro fronte Kolarov entra in area e impegna col sinistro Marchetti. Ma i fuochi d'artificio, se vogliamo chiamarli così, finiscono qui. Il resto del primo tempo offre pochissimo. Il Cagliari si difende bene e non trema mai. Zarate invoca il rigore per una leggera trattenuta di Agostini, ma lo 0-0 al riposo rispecchia quanto (non) visto in campo.

MA COSA FA? — Si riparte con Mauri per Perpetuini, ma è un episodio ad accendere la gara. Al 5' una punizione di Conti, forte ma centrale, fa combinare la frittata a Muslera, che si fa sfuggire la palla in maniera incredibile consegnando a Matri un facile 1-0. Va proprio tutto male alla Lazio. La reazione dei biancocelesti è comunque velleitaria. Non basta la terza punta (Cruz) e nemmeno un paio di spunti indivuali di Zarate, sempre bello da vedere ma alla resa dei conti poco incisivo. Così sono i sinistri da lontano di Kolarov le più grosse preoccupazioni per l'attento Marchetti, che blinda la vittoria dei sardi, legittimata dal palo di Lazzari nel finale. Proprio come nello scorso campionato, concluso con una salvezza comoda. E la sensazione è che anche quest'anno possa essere così.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
29/10/2009 00:02
 
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Genoa cinico, 2-1 ai viola
Fiorentina ancora k.o.

Viola belli ma spuntati in attacco, proprio nel giorno del debutto del tridente Gila-Mutu-Jovetic. Rossoblù ancora in difficoltà nel gioco ma più concreti davanti, dove Palladino segna con un tacco delizioso e Mesto trova il raddoppio. In mezzo il gol di Marchionni. La squadra di Prandelli recrimina per due pali e due probabili rigori negati

GENOVA, 28 ottobre 2009 - Viene annunciato l'inedito tridente Gila-Mutu-Jovetic e ti aspetti una Fiorentina sfavillante in attacco. E invece vedi una squadra che gioca bene ma conclude poco, e quando lo fa lo deve a centrocampisti e difensori. Mentre un Genoa bruttino è però cinico quanto basta per metterla dentro quando serve e portare a casa i tre punti

SCHERMAGLIE — Si parte con vivaci schermaglie a centrocampo, dove entrambe le squadre pressano stretto. E con una leggera supremazia territoriale dei viola, che però stenta a produrre occasioni. Dall'altra parte invece la difesa viola si fa sorprendere da Sculli, che di testa su cross di Palladino sfiora il palo alla sinistra di un Frey immobile. Il campanello d'allarme si aziona subito e la reazione della Fiorentina è tale da produrre nell'area genoana due episodi su cui l'arbitro Saccani appare troppo "inglese". Prima è Vargas a riuscire a toccare in mezzo un pallone su cui si avventa Gila, che però viene spinto da dietro quel tanto che basta per ruzzolare su Amelia. Poi fa tutto Montolivo: tiro, respinta di Amelia a campanile, ancora Montolivo che va a saltare di testa da pochi passi ma che riceve una spintarella da dietro da Bocchetti sufficiente a sbilanciarlo e a far sfumare l'occasione. Poi sono ancora i viola a produrre gioco e ad attaccare, ma senza mai creare problemi veri ad Amelia. Sull'altro fronte, invece, quando i rossoblù riescono ad arrivare nei pressi dell'area sono decisamente più pericolosi: ci vuole il solito Frey per mettere una pezza prima su Sculli, poi su Palladino con un grande riflesso di piede a ancora su Modesto. Quando però Palladino riceve sul filo del fuorigioco (ma in posizione regolare, l'offside è di Crespo e ininfluente), stoppa di petto e si inventa un delizioso e angolatissimo tacco, anche il portierone francese deve arrendersi. E i viola vanno in spogliatoio recriminando contro l'arbitro ma anche contro la loro poca concretezza.

LA RIPRESA — Il Genoa riparte caricato, mentre i viola faticano ancora a produrre occasioni. E' soprattutto la gabbia anti-Jovetic escogitata da Gasperini a togliere fantasia alla manovra fiorentina a suon di raddoppi o anche marcature triplicate. Così Prandelli decide di richiamarlo in panca e di potenziare il gioco di fascia con Marchionni, mossa alla quale segue a breve giro di posta l'ingresso di Zanetti per Donadel. L'effetto è immediato: Montolivo prende un palo con uno splendido tiro dalla distanza e ne "ispira" un altro crossando per Gamberini che di testa coglie il montante. Poi finalmente ecco il gol: lo firma Marchionni ben innescato da Pasqual. Ma anche Gasperini, dalla tribuna, pilota i cambi giusti: entrano Palacio e Mesto e sono proprio loro a confezionare il gol del raddoppio. A quel punto sale in cattedra Amelia, che sventa su Dainelli oltre che sul solito Montolivo. Ed è determinante insieme a un po' di fortuna per difendere fino in fondo la vittoria.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
29/10/2009 00:06
 
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Parma 4° con Bojinov-Paloschi
Bari, primo scivolone esterno

La squadra di Guidolin lanciata a quota 17 punti da due prodezze dei suoi giovani attaccanti. Per gli uomini di Ventura prima volta con due reti al passivo

PARMA, 28 ottobre 2009 - Servivano due magie per perforare la difesa meno battuta del campionato. Il Parma ringrazia Bojinov e Paloschi per il 2-0 al Bari e vola al quarto posto a quota 17 punti. Per gli uomini di Ventura, che mai avevano subito due reti in questa stagione, è la prima sconfitta esterna che pone fine a una striscia positiva lunga quattro turni. Vittoria meritata quella degli emiliani, che hanno fatto la partita nel primo tempo mettendola in cassaforte nella ripresa. Il Bari in difesa è il solito muro, ma i pugliesi in avanti hanno combinato davvero poco, anche quando dalla panchina si è alzato Barreto

LE SCELTE — L'influenza costringe Guidolin a cambiare formazione: Dellafiore completa il terzetto difensivo con Panucci e Lucarelli, Antonelli si posiziona a sinistra di un centrocampo in cui Lunardini è il perno centrale, Paloschi e Lanzafame sono la coppia d'attacco. Ventura riaffida a Parisi la fascia sinistra difensiva, ripropone Gazzi a centrocampo e tiene Barreto in panchina, affidandosi in avanti a Meggiorini e Kutuzov.

TUTTO CHIUSO — Il primo tempo non è di quelli da ricordare: una sola occasione da gol, al 33', quando Kutuzov dribbla anche Mirante ma si allarga troppo consentendo a Antonelli di salvare sulla linea con una scivolata disperata. Prima e dopo è noia. Il Parma fa la partita, cercando di sfondare soprattutto a sinistra dove Antonelli è molto attivo ma poco preciso. Il Bari però in difesa è insormontabile, tanto che completa il decimo primo tempo della sua avventura in serie A senza subire una rete: Ranocchia e Bonucci sovrastano fisicamente Paloschi e Lanzafame, che sono costretti a girare al largo per vedere un pallone. Ma la squadra di Ventura si accontenta di contenere, con Alvarez latitante sulla destra e la coppia Donati-Gazzi che non riesce a fare gioco. Lo 0-0 del 45' è il risultato più logico.

LE MAGIE — Guidolin prova a dare la scossa al Parma inserendo Bojinov e Dzemaili per Lanzafame e Galloppa, dopo meno di dieci minuti della ripresa. La mossa ci mette poco a dare i suoi frutti: al 13' Bojinov converge da destra e spara un sinistro da fuori che si infila all'incrocio dei pali. Per il bulgaro è la rete numero 3 in stagione. Otto minuti dopo Paloschi raddoppia con un'altra magia: il 19enne in comproprietà col Milan controlla in area liberandosi di Ranocchia, e col destro disegna una parabola che si infila alle spalle di Gillet. Per il numero 43 è la quarta rete in stagione, la seconda in tre giorni dopo quella segnata domenica.

SOTTO CONTROLLO — Ventura si affida a Barreto per cercare di rimontare, ma il Bari ha poche idee e il Parma controlla bene. Gli uomini di Guidolin non rinunciano comunque ad attaccare, trascinati dalla voglia di Paloschi che corre dietro a ogni pallone, anche in difesa. Gli emiliani volano con la quarta vittoria casalinga in 5 esibizioni al Tardini, i pugliesi restano fermi a quota 14.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
29/10/2009 00:10
 
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Marcolini, magia da tre punti
Catania k.o. con il Chievo

Il centrocampista si fa perdonare dopo il rigore sbagliato e regala il successo alla squadra di Di Carlo, passata in vantaggio nel primo tempo con Mantovani e raggiunta dal rigore di Mascara. Espulso Morimoto

CATANIA, 28 ottobre 2009 - Il Chievo si riprende dopo le due sconfitte consecutive e trova tre punti d'oro al Massimino. La squadra di Di Carlo si porta così a quota 14, spostandosi nelle acque tranquille della colonnina sinistra della graduatoria. Sprofonda invece il Catania, che viene sorpassato da Bologna e Livorno e si trova ora al penultimo posto.

SQUADRE — Atzori schiera l'undici annunciato, con il rientro dal 1' di Pablo Ledesma dopo i sei mesi di stop e quello di Andujar tra i pali; davanti non c'è Martinez: spazio a Ricchiuti e Mascara alle spalle di Morimoto. Di Carlo lancia invece Bentivoglio a supporto di Granoche e Pellissier, con Iori e Marcolini in regia; dietro c'è invece il fischiatissimo ex Sardo al posto di Frey.

DOPPIO MURO — La gara è subito vivace ma le occasioni latitano. Ci prova Bentivoglio di testa al 12' sul cross di Luciano, ma la sua deviazione è imprecisa. Per il resto vincono le difese: bene Spolli su Pellissier in un paio di circostanze, così come Yepes sui tentativi di assist di Mascara. Ricchiuti, molto mobile, prova il colpo in controbalzo ma non ha fortuna.

SCOSSA — Alla mezzora, la svolta. Al primo errore la retroguardia del Catania viene punita: calcio d'angolo, dormita generale e sinistro al volo di un indisturbato Mantovani che segna il suo primo gol in stagione. Nei minuti seguenti c'è un calo di tensione e succede un po' di tutto. Spolli atterra Pellissier in area e Marcolini fallisce lo 0-2 centrando il palo dagli undici metri. Passano sei minuti e Yepes restituisce il favore: fallo su Ricchiuti e calcio di rigore. Mascara non sbaglia e si va all'intervallo sull'1-1.

RIPRESA — Nel secondo tempo il Catania parte con un piglio migliore. Atzori dà spazio a Llama e Plasmati e guadagna un po' di vivacità. L'attacco rimane comunque leggero, e la coppia Mandelli-Yepes si salva sempre senza troppi affanni. Potenza e Plasmati ci provano con due colpi di testa, che si spengono sul fondo. Dall'altra parte si segnala un gol (giustamente) annullato a Luciano per fuorigioco e poco altro.

RISCOSSA — Il gol partita arriva al 25', quando Marcolini decide di farsi perdonare l'errore dal dischetto e inventa un grandissimo gol: sinistro incrociato dal vertice dell'area, con Andujar che non può nulla sulla palombella beffarda. L'episodio taglia le gambe al Catania, che aveva speso molto fino a quel momento. Gli etnei continuano a insistere e dove manca lucidità non arriva nemmeno la fortuna a riportare le cose nel verso giusto.

SUPER-PARATA — Al 32' Llama prova un gran sinistro da fuori, ma trova sulla sua strada un grande Sorrentino, fin lì poco impegnato. Confusi e vani tutti i tentativi finali del Catania; negli ultimi minuti arriva anche il rosso diretto a Morimoto, per un brutto fallo di frustrazione. I rosso-azzurri sprofondano così in piena zona retrocessione.
Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
29/10/2009 00:12
 
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Adailton esalta il Bologna
Siena k.o., Giampaolo via?

Un gol per tempo del brasiliano e di Osvaldo regalano il primo successo a Colomba. Inutile il 2-1 di Calaiò nel finale. Contestazione dei tifosi toscani che invocano un ritorno di Beretta

BOLOGNA, 28 ottobre 2009 - Vola, Colomba. Con l'arbitro Romeo, l'Osvaldo furioso e le lenzuola anti-Menarini alle finestre, la prima vittoria del tecnico subentrato a Papadopulo ha sapori antichi. Non a caso il migliore è Adailton, che proprio giovane non è (classe '77), anche se ormai è sempre più la sua stagione: 5 presenze, 3 gol. Con lui si esalta Viviano, premiato prima della partita come miglior numero uno della B nella passata stagione. C'era voglia di dimostrare qualcosa, evidentemente: Ghezzal, Maccarone e Codrea ci provano, ma non passano. Il Siena gioca meglio, ma non segna. Ore contate per Giampaolo? I tifosi invocano un ritorno di Beretta.

CHE ADAILTON — Nel Bologna non c'è Di Vaio, squalificato, al suo posto Osvaldo. Confermati Valiani e Adailton sulla trequarti. Dall'altra parte Rossi e non Del Grosso sulla sinistra, Ghezzal a far coppia con Maccarone. Calaiò si vede solo nella ripresa. Partono meglio i toscani, più squadra e più gioco, ma Adailton prende la mira: al 9' traversa su punizione. Jajalo impegna Viviano e sul ribaltamento il Bologna passa: Ficagna liscia la passa a centrocampo, Adailton s'invola e con uno splendido diagonale batte Curci (16'). Da qui in poi, solo Siena. Prima è Ghezzal a esaltare i riflessi di Viviano, poi tocca a Codrea provarci dalla distanza: punizione potente e destro in corsa, ma il rossoblù fa buonissima guardia. Colomba se la prende con Osvaldo che non fa salire i suoi. Per dirla col tecnico, "fa le delle cose buonissime ma poi perde la palla così...".


OSVALDO POLEMICO — L'italo-argentino si riscatta nella ripresa. La trama è la stessa, Siena che fa la partita, padroni di casa che ci provano di rimessa. Viviano deve smanacciare ancora su una punizione di Calaiò, subentrato a Codrea, poi salgono in cattedra i "dissidenti": cross di Lanna, testa di Osvaldo e 2-0. Per i più fischiati (assieme a Mudingayi) d'un colpo scrosciano applausi ma lo stesso l'esultanza dei due è polemica, con l'orecchio teso alla tribuna. Colomba gongola, Giampaolo si dispera e mette anche Paolucci, la quarta punta. Adailton esce tra gli applausi dopo aver colpito un'altra traversa, Calaiò accorcia al 42' ma non basta. Il Siena resta ultimo, il Bologna esce dalla zona retrocessione.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
29/10/2009 00:16
 
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Il Livorno di Cosmi vola
Prima sconfitta per Conte

Un colpo di testa di Miglionico, con evidente compartecipazione di Consigli, regala la seconda vittoria consecutiva ai toscani.

LIVORNO, 28 ottobre 2009 - Niente cinema, niente record e fine dell'imbattibilità per Conte. Il tecnico dell'Atalanta, che lamentava la presenza del fantasma Del Neri, si ferma a cinque risultati utili consecutivi, proprio come il suo predecessore. E proprio come il suo predecessore raccoglie una sconfitta che brucia. Per Cosmi seconda vittoria consecutiva dopo quella di Roma: massimo risultato col minimo sforzo per il Livorno, decide una papera di Consigli.

UN REGALO PER CONTE — In dubbio fino all'ultimo, come d'abitudine, Cristiano Doni recupera e parte titolare: Ceravolo deve aspettare ancora il suo turno in panchina; confermato, invece, il rientro di Talamonti al posto del connazionale Pellegrino. Nel Livorno Cosmi preferisce Diniz a Galante, Lucarelli ritrova la maglia da titolare e affianca Tavano in attacco; a centrocampo spazio a Filippini per 43', poi il centrocampista bresciano s'infortuna e al suo posto entra Marchini.

DIECIMILA CAFFE' — Sono quelli che servirebbero per tenersi svegli in un primo tempo che definire soporifero è un eufemismo. Squadre lentissime e imprecise (soprattutto il Livorno) e rarissime occasioni da rete. Anzi, due per la precisione, una in avvio per l'Atalanta - ma Tiribocchi spreca da ottima posizione un assist delizioso di Doni - e una per Pulzetti - che proprio all'ultimo secondo utile calcia fuori un rigore in movimento. Nel mezzo gli spettatori si cimentano in una gara di sbadigli.

BERGONZI-LUCARELLI 3-0 — Già in avvio di partita Lucarelli e Talamonti si erano scambiati "effusioni" in area, ma Bergonzi - intimidito - ha fatto finta di non vedere l'abbraccio del difensore. Poco dopo, lo stesso attaccante amaranto si regala un turno di riposo abbattendo l'argentino a centrocampo, rimediando il giallo e la squalifica automatica per la gara contro l'Inter. Come se non bastasse, ad inizio ripresa, altro tonfo in area sull'abbraccio di Talamonti, Bergonzi gli fischia ancora contro - immaginiamo per una presunta simulazione - ma se non altro gli risparmia la doccia anticipata. Cosmi, però, annusa il pericolo, lo toglie dal campo e inserisce Danilevicius.

PAPERISSIMA SPRINT — In una gara che è praticamente chiusa a doppia mandata, ci pensa Consigli a spalancare la porta: il colpo di testa di Miglionico al 23' è una palla facile facile per il portierino nerazzurro, peccato che si addormenti e se la faccia sfilare sotto le mani. Per il difensore uruguaiano è il primo gol in serie A, ma dovrebbe trovare il modo di sdebitarsi con l'estremo difensore bergamasco, autore di un regalo con tanto di fiocco. Della reazione atalantina - se si eccettua un maldestro tentativo di pallonetto di Ceravolo che termina alto - nessuna traccia.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
29/10/2009 23:37
 
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Pazza Inter: 5-3 al Palermo
Prima domina, poi barcolla

Balotelli e Eto'o portano i nerazzurri sul 4-0 nel primo tempo, nella ripresa grande reazione della squadra di Zenga: la doppietta di Miccoli e Hernandez riportano sotto i rosanero, che devono capitolare sull'ennesima grande azione di Maicon, trasformata in gol da Milito. Ora sono a +4 sulla Juventus

MILANO, 29 ottobre 2009 - Destini in continuo mutamento. Due giovani in rampa di lancio all'Inter, Balotelli e Santon: fino all'anno scorso Davide era il bravo ragazzo, il cocco di Mourinho, e Mario l'incorreggibile. Poi qualcosa è cambiato: Balotelli resta oggetto delle attenzioni particolari del tecnico, ma anche Santon non è più così perfettino. Ieri il definitivo cambio della guardia: Balotelli protagonista del primo tempo mostruoso da 4-0. Santon entra nella ripresa per Chivu, quando l'attaccante deve abbandonare, e diventa l'anello debole da cui parte il tentativo di rimonta del Palermo. Mourinho prima gli urla di tutto, poi si accorge che è in "bambola" e lo lascia stare. Ma il "bambino" dovrà sudare per recuperare la fiducia. Quei due sono le facce di un'Inter che chiude la gara subito, se la fa riaprire dal Palermo, e poi la richiude con il 5-3 di Milito, servito da un immenso Maicon.


BALOTELLI, SHOW INTERROTTO — In mezzo alla grande prestazione dell'Inter del primo tempo c'è la seratona di Balotelli. Mario inizia male, con una scenetta quando si procura il rigore: non vuole lasciarlo ad Eto'o, Zanetti deve portarlo via e lui inizialmente non esulta nemmeno per il gol. Poi si accorge della situazione e va ad abbracciare Eto'o, che lo aveva guardato male. Da lì in poi è un crescendo, con il colpo di testa su corner per il 2-0, la zampata a porta vuota sul colpo di testa di Cambiasso per il 3-0, l'assist a Eto'o per il 4-0. Balotelli show, che si interrompe al 3' del secondo tempo, quando si ferma in mezzo al campo, per un problema probabilmente legato a una reazione allergica a un farmaco, lasciando il posto a Milito. Seguiranno accertamenti.


INTER, PRIMA SPETTACOLO, POI ANSIA — "Pazza Inter, amala" suona alla fine della gara. E in effetti i nerazzurri sono pazzi, eccome. Nel primo tempo sono mostruosi, affondano a piacimento, nel secondo si sciolgono. Non solo Santon sul banco degli imputati, ma anche i due difensori centrali. Certezze, in entrambi i tempi: Cambiasso davanti alla difesa, ma soprattutto Maicon, probabilmente il "terzino" che sposta più equilibri, anche a livello europeo. C'è lui in molti dei gol nerazzurri, c'è la sua spinta costante quando il Palermo crede di non poter opporre resistenza, nel primo tempo. C'è la sua azione travolgente per chiudere la gara, con un cross che Milito deve solo spingere dentro. Il 5-3 riporta comunque l'Inter a +4 sulla Juventus. La risposta alla Juve arriva nel primo tempo, la ripresa sarà oggetto delle grida di Mourinho.


PALERMO, BUIO E POI LUCE — Walter Zenga ritorna in quella che è stata la "sua" casa e che vorrebbe ritrovare un giorno dal allenatore. Striscione "Bentornato Water, cuore della Nord", cori, applausi e commozione per il tecnico del Palermo. A voler essere cattivi, Zenga ricambia l'omaggio schierando il debuttante Melinte sulla sinistra: il romeno è una mezza sciagura, causando subito il fallo da rigore e poi non riuscendo mai a tenere Maicon, che affonda a piacimento. A dir la verità, Walter non ha tante scelte, con Balzaretti e Bovo squalificati. Tanto che per sostituirlo, nel secondo tempo, deve cambiare assetto, inserendo una punta: sotto 4-0, non c'è molto da perdere. C'è da rimontare, invece. Palermo con tre attaccanti, che si scambiano di posizione continuamente, più Pastore; Cassani straripante a destra, mentre dalla panchina arriva chiaro l'ordine di cercare sempre la verticalizzazione. In diciotto minuti, fra il 4' e il 22' della ripresa, il Palermo fa tre gol: il primo con un lancio lungo per Miccoli, il secondo con una delle tante poiezioni offensive di Cassani (assist per Hernandez), il terzo ancora con un filtrante di Cassani per lo scatto di Miccoli, che così raddoppia il suo bottino: sono i primi gol contro l'Inter. Non basteranno per l'incredibile rimonta, ma sono il sintomo che la squadra c'è.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
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