Campionato Serie A 2010/2011

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binariomorto
00domenica 30 gennaio 2011 20:09
Bogdani beffa il Lecce
Il Cesena pareggia al 94'

I pugliesi giocano meglio e passano con Corvia nel primo tempo. Nella ripresa Rosati para un rigore a Budan e all'ultima occasione del match l'attaccante albanese firma il pari

LECCE, 30 gennaio 2011 - La peggiore delle beffe. Il Lecce gioca meglio, passa in vantaggio dopo pochi minuti e sfiora il raddoppio in varie occasioni, ma al 94' deve accontentarsi di dividere la posta in palio con il Cesena, diretta rivale nella lotta per la salvezza. La beffa ha un nome ben preciso: Erjon Bogani. Suo lo stacco decisivo su cui Rosati (che qualche minuto prima aveva parato un rigore a Budan) nulla può. Di Corvia il gol del vantaggio giallorosso nel primo tempo. Lecce al quarto risultato utile consecutivo (e terzo 1-1 di fila). Nel Cesena, che invece ritrova un punto dopo tre ko, gli ammoniti Lauro e Colucci salteranno la prossima sfida-salvezza, in programma mercoledì sera con il Catania.


SEI PUNTI — Per quella che doveva essere "una partita da sei punti", De Canio cambia poco rispetto al pari di Firenze. Costretto a rinunciare a Di Michele (problemi muscolari), il tecnico rilancia Corvia in coppia con Jeda; alle loro spalle Olivera. Dietro gioca Ferrario al posto di Gustavo, non in perfette condizioni. Cambia qualcosa invece Ficcadenti, che può contare su Jimenez e Giaccherini e sceglie Bogdani al posto di Budan.

VOLA CORVIA — Si parte e bastano pochi istanti per capire che il Lecce farà di tutto per vincere. Primo minuto: palla in verticale per Corvia, che calcia male da buona posizione sul disturbo di Von Bergen. Secondo minuto: tiro cross pericoloso di Olivera su cui lo stesso Corvia non arriva per un soffio. Ce ne vogliono undici di minuti prima che arrivi il vantaggio. Firmato dall'attaccante cresciuto nelle giovanili della Roma, di testa, dopo un corner di Olivera e un tentativo di salvataggio disperato sulla linea di Ceccarelli.


CHANCE MANCATA — Dopo la sfuriata dei primi minuti e ottenuto il vantaggio, il Lecce arretra un po' il baricentro, difende con ordine e cerca di colpire gli ospiti in contropiede. Riuscendoci quasi con Olivera, sul cui destro risponde bene Antonioli, ma soprattutto con Corvia, che manca il raddoppio da due passi dopo un altro corner di Olivera. Fino alla mezz'ora il Cesena non si vede. Ci vuole un'amnesia di Vives, fino a quel momento perfetto il mezzo al campo, per rianimare i romagnoli: Jimenez gli soffia palla in area e mette dentro un pallone su cui Bogdani ha la colpa di non crederci. Il cileno è il più vivo dei suoi e nel finale del tempo mette qualche brivido all'attenta difesa pugliese.

NON BASTA ROSATI — Nella ripresa il Cesena si riversa in avanti alla ricerca del pari, con convinzione ma poca lucidità. Ficcandenti fa subito un doppio cambio: Budan e Dellafiore per Caserta e Lauro. Il Lecce non si scompone e riesce a tenere palla quando riparte con Olivera e Jeda. Non si vedono grosse occasioni, fino al minuto 37, quando Bergonzi vede un fallo di mano di Tomovic in area (sicuramente involontario). Dal dischetto va Budan, che si fa ipnotizzare dall'ottimo Rosati. Sembra fatta per i pugliesi, che resistono fino al 94', quando Bogdani salta più in alto di tutti sul cross di Ceccarelli.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 30 gennaio 2011 20:11
L' incontro Bologna-Roma è stato sospeso al 16' del primo tempo per impraticabilità del campo a causa della neve e del ghiaccio sul terreno di gioco.
binariomorto
00domenica 30 gennaio 2011 23:31
Juve, è crisi nera
Perde 2-1 con l'Udinese

I bianconeri perdono all'Olimpico di Torino contro la squadra di Guidolin: alla splendida rete di Marchisio rispondono di gol di Zapata e Sanchez. I friulani sorpassano in classifica la squadra di Delneri, settima e momentaneamente fuori dall'Europa. Espulsi Bonucci e Sanchez

MILANO, 30 gennaio 2011 - La Juventus affonda in casa con l'Udinese. Se il pari scialbo con la Samp era stato un campanello d'allarme, e la sconfitta con la Roma in Coppa Italia un k.o. che privava i bianconeri dell'unica opportunità rimasta di alzare un trofeo a fine stagione, la sconfitta con l'Udinese è sinonimo di crisi nera. SI complica anche la corsa alla Champions League, e, anzi, a dirla tutta, pure quella all'Europa League. Sotto i colpi di un'Udinese che esce fuori alla distanza atleticamente, conferma l'ottimo momento, e si rilancia per la volata lunga per l'Europa, proprio ai danni dei bianconeri di Torino, superati in classifica. Delneri ieri ha dichiarato in conferenza stampa che la stagione bianconera è finora in linea con i programmi societari, ma con il passo falso di stasera rotola al settimo posto in classifica, momentaneamente fuori anche dall'Europa versione 2011-12. E già fuori da Coppa Italia e dall'Europa League. Guidolin invece se la ride: anche quando Di Natale non segna e viene sostituito, i suoi sono in grado di fare l'impresa.


SBADIGLI — Il primo tempo non è certo granchè. Per la Juve non è una novità, reduce dalle prestazioni modeste contro Sampdoria e Roma, mica è facile invertire la rotta dopo tante mazzate incassate uan dietro l'altra, in questo 2011, mentre dall'Udinese, che arriva all'Olimpico sulle ali dell'entusiasmo dopo la vittoria sull'Inter, ci sarebbe da attendersi di più. Ma dopo un buon inizio - durante il quale sfruttano bene le fasce - i friulani si adeguano al grigiore generale. Sarà il cielo di Torino, il freddo, con il nevischio che di certo non aiuta lo spettacolo, sarà che il "primo non prenderle" impera, perchè i punti sono fondamentali nella lotta per l'Europa della prossima stagione. Fatto sta, che le palle gol sembrano diventate più rare dei panda. Chiellini si fa sentire con Sanchez, che allora gira a largo, come Di Natale; dall'altra parte Martinez lotta, ma, stringi stringi, non tira in porta. L'unico attaccante a fare perlomeno partita pari con i difensori è il solito Del Piero, cui non si può più chiedere di essere un fulmine, ma che almeno centra la porta con un sinistro velenoso dalla distanza su cui Handanovic si rifugia in angolo. La Juve chiude meglio il primo tempo, ma proprio in chiusura arriva l'occasione migliore per gli ospiti, con Isla che conclude a lato. Poco gioco, un'occasione per parte: è la fotografia dello 0-0 dopo i primi 46'.


BOTTA E RISPOSTA — La ripresa è tutta un'altra cosa. E meno male. Entrano più in partita i numeri dieci, Del Piero e Di Natale, che sfiorano il gol personale di un soffio. Per il capitano dell'Udinese sarebbe stato il 100° gol in serie A con il club di Pozzo. Ma la rete spettacolare la trova non un fantasista, ma un mediano dai piedi nobili: Marchisio. Il centrocampista bianconero incendia la partita con una mezzarovesciata da appena dentro l'area avversaria. Gol meraviglioso. Da fenomeno. E Juve in vantaggio. L'Udinese non si scompone, per niente. Pareggia subito, con Zapata, in mischia, dopo una paratona di Buffon su Di Natale.

DECIDE SANCHEZ — El nino maravilla vince la partita con un gol da centravanti puro, nel finale, a centroarea, su assist del maratoneta Isla. La Juve cade sulle ginocchia. Non bastano le urla di Buffon, l'esempio di Del Piero, qualche mischione nel recupero. La Juve crolla come un sasso. Impotente. Ad oggi, fuori dall'Europa.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 31 gennaio 2011 12:34
SERIE A 2010/2011 22ª Giornata (3ª Ritorno)

Anticipi del 29/01/2011
Lazio - Fiorentina 2-0
Catania - Milan 0-2
Incontri del 30/01/2011
Brescia - Chievo 0-3
Bologna - Roma sosp
Cagliari - Bari 2-1
Genoa - Parma 3-1
Inter - Palermo 3-2
Lecce - Cesena 1-1
Napoli - Sampdoria 4-0
Juventus - Udinese 1-2

Classifica
1) Milan punti 47;
2) Napoli punti 43;
3) lazio punti 40;
4) Inter(*) e Roma(*) punti 38;
6) Udinese punti 36;
7) Juventus punti 35;
8) Palermo punti 34;
9) Cagliari punti 29;
10) Chievo, Genoa(*) e Sampdoria(*) punti 27;
13) Bologna(-3)(*), Fiorentina(*) e Parma punti 25;
16) Catania punti 22;
17) Lecce punti 21;
18) Cesena punti 20;
19) Brescia punti 18;
20) Bari punti 14.

(-3) punti di penalità
(*) una partita in meno

Fiorentina-Inter sarà recuperata il 16 Febbraio 2011
Sampdoria-Genoa sarà recuperata in data da definire
Bologna - Roma sospesa al 16' del p.t. sul risultato di 0-0
binariomorto
00mercoledì 2 febbraio 2011 00:16
Il Milan sbatte contro un muro
Con la Lazio finisce 0-0

Nell'anticipo serale della 23ª giornata di serie A la capolista non trova la rete, non capitalizzando le tante occasioni create. Doppio palo di Ibrahimovic, salvataggio sulla linea di porta di Biava su Robinho. Infortuni per Bonera e Legrottaglie

MILANO, 1 febbraio 2011 - Il Milan incespica sulla Lazio e fa allargare il sorriso alle rivali che tra domani e giovedì avranno la possibilità di dare uno scossone al campionato. Ma lo 0-0 finale sta stretto al Milan che fa i conti con almeno sei clamorose palle gol, anche se ai biancocelesti va dato il merito di non perdere mai la testa e mantenere la giusta concentrazione per condurre in porto un prezioso pareggio. Il più sfortunato della partita è stato comunque Legrottaglie che ha esordito nella ripresa, al posto dell'infortunato Bonera, ed è uscito in barella dopo 39' per una brutta botta alla testa procuratagli da uno scontro con Kozak. Ma il mezzo passo falso del Milan contro una diretta rivale sottolinea, eccezion fatta per la vittoria nel derby, l'incapacità dei rossoneri tra le proprie mura di fare la differenza, come accaduto con Juventus e Roma.


THIAGO AVANZA — Catania è un bel ricordo. Per Massimiliano Allegri ciò che conta è il divenire. A cominciare dalla Lazio. Partita da vincere, dice, perché poi per conquistare il campionato basteranno altri 10 successi. Ormai votata al sacrificio, la squadra rossonera dalla difesa a centrocampo vive di improvvisazioni. Riecco Thiago Silva in mezzo alla linea mediana, che in un periodo di vacche magre rappresenta un miracolo calcistico. Il brasiliano gioca tra il rientrante Flamini e Emanuelson, mentre davanti a Robinho, Ibra ritrova Pato.

VAI HERNANES — Non sta meglio la Lazio. Edy Reja però non specula, e nonostante i numerosi forfait propone un 4-3-1-2 molto offensivo con Hernanes alle spalle di Kozak e Sculli. Atteggiamento subito confermato da Ledesma che esplode il destro dal limite; Abbiati si fa trovare pronto nonostante la finta di Bonera. La risposta arriva subito con un bel triangolo fra Robinho e Ibra con cross in area, dove però non ci sono compagni. Appare comunque evidente il desiderio di giocarsela al pari del Milan, perché la Lazio fa pressing, anche se negli ultimi venti metri va in confusione.


AHI EMANUELSON — I rossoneri rispondono sull'asse Thiago Silva-Emanuelson, l'unico in grado di aprire varchi, in attesa del risveglio di Pato che se fa una cosa giusta, ne sbaglia altre cinque. Come al 20', quando pasticcia su un grande recupero di Thiago sempre pronto a far ripartire la squadra. Al 21' Flamini si ritrova al limite la palla gol fra i piedi; il sinistro del francese è sbilenco e con la porta spalancata tira alto. Al 27' Ibra va a colpo sicuro di testa, ma la palla carambola su Biava e poi in angolo. Evidente che sia il Milan a incidere di più, anche se i rossoneri evidenziano problemi di mira. Occasioni come quella capitata al 36' a Emanuelson in mezzo all'area, su bel tocco di Ibra, con palla altra sopra la traversa, grida ancora vendetta. L'olandese resta comunque una gradevole sorpresa. E' lui, con Flamini, a lavorare sui fianchi la Lazio, che arretra di parecchi metri e punta a cogliere l'attimo. Reja chiede più sovrapposizioni agli esterni, sorvegliati a vista dalla difesa rossonera, dove Yepes fa la differenza. Ma la cronaca scarna del primo tempo disegna perfettamente la mediocrità di una sfida senza passione in cui a tratti incide la stanchezza e che fa pari e patta fra i trequartisti, perché sia Robinho sia Hernanes vagano senza una meta precisa.


DA UN PALO ALL'ALTRO — La ripresa scatta con Legrottaglie al posto di Bonera, alle prese con un leggero infortunio, e un Milan più veloce e avvolgente. La spinta dei rossoneri sembra avere la meglio, ma la Lazio resiste stoicamente. Al 6' è la sfortuna, o meglio una combinazione di casi a dire di no a Ibra, il cui potente destro sbatte sul palo alla destra di Muslera e carambola sull'altro. Al 7' è Flamini a non imprimere potenza a un facila diagonale. Il trittico delle incredibili occasioni culmina all'8' quando Ibra spadroneggia in area e conclude a fil di palo. Superata la crisi, la Lazio rallenta il ritmo, con il preciso scopo di infilare il Milan in contropiede. Al 18' Allegri decide di richiamare lo spento, abulico, indisponente Pato, per cercare la giocata vincente con Cassano. E' il barese al 25' a lancia Ibra che vede a destra Robinho: il tiro del brasiliano supera Muslera, ma non Biava che salva sulla linea. Il tiro al bersaglio non ha fine. La Lazio, con le forze fresche di Bresciano e Mauri (fuori Gonzalez e Sculli) argina il pressing dei rossoneri che al 39', sacrificano l'ennesimo giocatore: proprio Legrottaglie, che lascia a Sokratis dopo uno scontro con Kozak. Ibra, Emanuelson ci provano ancora, ma non è proprio serata: a conti fatti San Siro si conferma bestia nera. Per la Lazio terra di conquista.

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 3 febbraio 2011 00:15
Grande Chievo: battuto il Napoli
La banda Mazzarri scivola a -5

Splendido 2-0 dei veronesi agli azzurri che si allontanano dalla vetta. Grande prova dei ragazzi di Pioli in gol con Moscadelli e Sardo

VERONA, 2 febbraio 2011 - Napoli non pervenuto. Nella serata ideale, Cavani e compagni perdono la grandissima occasione di avvicinarsi al Milan, incappando in una netta e meritata sconfitta in casa del Chievo che dopo il 3-1 dell'andata infligge ai campani un 2-0 tondo tondo. In gol Moscardelli e Sardo, senza dimenticare altre tre occasioni limpide fallite dai veroni in contropiede.

PIOLINON SBAGLIA NULLA — Occorre avere lucidità e freddezza quando si deve rincorrere una vittoria che può portarti a soli due punti dalla vetta. Walter Mazzarri catechizza i suoi all'insegna della gara offensiva e infatti il Napoli parte con grande personalità, senza però fare i conti con il perfetto congegno preparato da Stefano Pioli. Il tecnico propone difesa e centrocampo imbottiti con lo scopo di sbarrare la strada alle menti azzurre. Pressing sui portatori di palla, marcatura a uomo su Zuniga e Cavani, difesa molto bassa. Ma soprattutto contropiede veloce e straordinaria capacità di dominare sulle fasce.


SBALLO MOSCARDELLI — I gialloblù dapprima cercano di confondere gli azzurri sull'affollata linea mediana, per poi ripartire affidandosi a Fernandes e all'instacabile Pellissier. Ed è proprio il valdostano a tagliare in due il Napoli, sorpreso dalla veemenza dei veronesi, ma anche dalla forza fisica dell'avversario. Nasce così al 20' il vantaggio del Chievo. Il capolavoro è doppio: di Pellissier che dalla sinistra con un lancio geometrico trova Moscardelli defilato a destra. Splendido stop di destro e quindi sinistro a giro che si infila sul secondo palo di De Sanctis. Il gol destabilizza gli azzurri che non riescono a cavare un ragno da buco. Come si sente la mancanza di Lavezzi, la sua capacità di penetrare centralmente e confezionare palle da mettere in rete.

TANTO CHIEVO — Il Napoli si scuote e cerca alternative per trovare varchi nel Chievo. Ma è davvero dura, perché il sacrificio è la parola d'ordine dei veneti pronti ad arretrare per dare manforte alla difesa. I tempi sono perfetti: la manovra difensiva, la ripartenza e il pressing non hanno sbavature. Inevitabile a questo punto il rischio: i ragazzi di Mazzarri si scoprono per regalare praterie ai padroni di casa che potrebbero raddoppiare. In un momento di autentica bambola, infatti, sull'ennesimo lancio in profondità, Pellissier trova l'ostacolo di De Sanctis in uscita. La palla respinta arriva a Moscardelli che da una ventina di metri liscia con la porta vuota. Il Napoli si congeda dal primo tempo perfetto del Chievo con un'occasione sciupata da Cavani che vede Sorrentino fuori dai pali, ma sbaglia completamente la conclusione.


CI PENSA SARDO — Mazzarri corre ai ripari e riparte al 46' con Lucarelli al posto di Zuniga. Ma è ancora il Chievo a stupire. Come lascia esterefatti il raddoppio di Sardo al 5'. Lui, napoletano di nascita, conquista di petto una palla nella trequarti centrale, supera tre difensori, irrompe in area e di esterno destro trova il 2-0. Il Napoli carica con tutte le sue forze e rischia il tracollo in contropiede sempre sull'asse Pellissier-Moscardelli, con Fernandes pronto a dare una mano. Straordinario il lavoro dello svizzero di Capoverde, bravo a rientrare e fare il difensore, per poi rilanciare la manovra offensiva. Pioli inserisce Constant per Bogliacino, mentre Mazzarri replica con Sosa per Gargano. Ma è ancora il Chievo a mancare il 3-0 con Pellissier che sbaglia in area ciò che sa fare a occhi chiusi.

OCCASIONE PERDUTA — Il Napoli è in chiara difficoltà, al punto da non riuscire a placare la voglia matta di un Chievo che riesce nell'impresa di schiacciare il Napoli nella sua trequarti a lungo. Quasi inverosimile la serata no degli azzurri che si svegliano troppo tardi. Al 35' Cavani fa qualcosa da matador sfiorando di testa il palo. Ma dopo il k.o. di Andreolli (dentro Cesar), fuori in barella dopo uno scontro con Sorrentino, è ancora la squadra di casa a mancare il 3-0 con Moscardelli che fallisce il più facile dei gol davanti a De Sanctis dopo l'ennesimo contropiede. Poi l'adrenalina del Chievo fa la differenza; utile per mantenere il risultato e lasciare in embrione la rimonta degli azzurri.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 3 febbraio 2011 00:18
Eder ferma la Roma
Non basta Borriello

All'Olimpico finisce 1-1: dopo un primo tempo lento i giallorossi si svegliano con l'ingresso di Menez. Traverse di Vucinic e Totti ma nel finale arriva anche quella di Lanzafame

ROMA, 2 febbraio 2011 - L'effetto Iachini si fa sentire. Subito. Il Brescia all'Olimpico fa la sua partita attenta e concreta e trova un punto d'oro. La Roma impiega un tempo a capire come affondare il colpo: il tridente Totti-Borriello-Vucinic non basta, Ranieri nella ripresa inserisce anche Menez e le cose migliorano. Ma alla fine si contano due gol, Borriello e Eder, e tre traverse, Vucinic, Totti e Lanzafame. Per i giallorossi, visti i risultati delle altre in cima alla classifica, un'occasionissima buttata. E domenica c'è l'Inter.


BRUTTO PRIMO TEMPO — Il primo tempo ai punti va al Brescia, senza Caracciolo e con Sereni k.o. nel riscaldamento. In campo va Arcari e non deluderà. Tatticamente Iachini vince infatti la sfida con Ranieri: il 3-5-2 degli ospiti, attentissimi a chiudere tutti gli spazi e rallentare il ritmo di gioco (il possesso palla è per il 51,6% biancazzurro), si traduce nell'annullamento totale dell'offensiva romanista nei primi trenta minuti. Nel Brescia Zambelli e Diamanti vanno più volte vicino al tiro, ma la prima conclusione in porta, tra l'altro non pericolosa, arriva al 26' con un tiro dalla distanza di Eder. Poi un tiro al di Zambelli e poco altro. Dopo la mezzora la Roma ha un parziale risveglio: prima Bega chiude bene su Borriello lanciato a rete, poi ci provano Vucinic (in rovesciata), Borriello e Juan (di testa) e Cassetti (botta da fuori). Ma è comunque troppo poco per una squadra che punta al titolo e lotta in casa contro la penultima in classifica.


CAMBI AZZARDATI — Ranieri cambia. E anche questa volta la mossa sembra rivelarsi azzeccata. Dentro Menez al posto di Simplicio, Roma superoffensiva con quattro punte in campo. Ma la differenza si vede. I giallorossi al 7' vanno vicinissimi al gol con Vucinic (servito dal francese) che coglie in pieno la traversa. Un minuto dopo un tiro insidioso di Riise spaventa Arcari, quindi è Totti a sfiorare il vantaggio. Il gol alla fine arriva, al 13': palla lunga per Vucinic, un rimpallo favorisce Borriello che di potenza trova la sua decima rete di questo campionato. ll Brescia deve cambiare gioco, aumentano gli spazi e la Roma ne approfitta. Al 19' coglie la seconda traversa della serata, questa volta con Totti su punizione. Iachini non può restare a guardare: dentro Lanzafame, fuori Zanetti. E al 24' ecco il pareggio: lancio preciso di Hetemaj, salta indisturbato Eder che di testa supera Julio Sergio. Un minuto dopo il Brescia sfiora il raddoppio proprio con Lanzafame: botta dalla distanza e gran parata di Julio Sergio che manda in angolo. Tutto da rifare per la Roma che si ritrova davanti il muro bresciano del primo tempo. E infatti combina poco, a parte qualche bella giocata di Menez. L'occasione d'oro per vincere capita invece ancora sui piedi di Lanzafame che allo scadere, lanciato in contropiede, si trova solo davanti a Julio Sergio e colpisce in pieno la traversa. Un pareggio che alla fine sembra star stretto a tutti.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 3 febbraio 2011 00:22
Juve, ancora una sconfitta
Il Palermo stavolta tiene: 2-1

I bianconeri perdono per la 3ª volta di fila, dopo Roma e Udinese. Reagiscono alle reti di Miccoli e Migliaccio, ma non vanno oltre il gol di Marchisio. Negato alla squadra di Delneri un rigore per mani di Bovo, Matri non concretizza un paio di occasioni. I rosanero - dopo la beffa di San Siro - amministrano il vantaggio: Vecchia Signora sorpassata in classifica

MILANO, 2 febbraio 2011 - Il Palermo stavolta chude il cerchio e lascia l'incompiuta, quella vissuta a San Siro con l'Inter, a Matri, che toppa l'esordio in bianconero. Palermo-Juventus si riassume così, andando oltre il 2-1 finale targato Miccoli e Migliaccio, cui ha risposto, solo in parte, Marchisio. I rosanero incantano nella prima mezz'ora riprendendo il filo lasciato nei primi 45' contro l'Inter, poi sono di nuovo costretti a stringere i denti, ma stavolta portano a casa il successo. Che vale il sorpasso in classifica, che significa settimo successo di fila in casa ed Europa (League) più vicina. La Juve perde ancora. Per la terza volta di fila, dopo i tonfi con Roma (coppa Italia) e Udinese. Stavolta non è una disfatta, l'encefalogramma non è piatto. L'orgoglio si è visto, le gambe hanno risposto. Ma il gioco resta un optional, e il contrasto tra l'esordio di Pazzini con l'Inter e quello di Matri in maglia bianconera è una mazzata per i tifosi della Vecchia Signora: l'attaccante nuovo acquisto si fa trovare due volte al posto giusto al momento giusto, ma sbaglia in maniera clamorosa. Juve ottava, adesso.


DOPPIA M — Il primo tempo è a due facce. La prima è quella del Palermo: sbarazzina, estrosa, divertente come i suoi giovani fantasisti Ilicic e soprattutto l'iluminato Pastore. Che inventa il lancio a tagliare il campo per Miccoli: Grygera si addormenta, il Romario del Salento lo semina in velocità e trafigge tra le gambe Buffon. Il Palermo insiste. Incattivito dalla beffa di San Siro, galvanizzato dal tifo del Barbera e dall'impotenza bianconera. Il 2-0 arriva grazie al marchio di fabbrica di Migliaccio: il colpo di testa. Su azione d'angolo: la Juve marca a zona, anzi non marca, Migliaccio prende il tempo a Chiellini: et voilà, la frittata bianconera è fatta. Palermo avanti di due reti, come contro l'Inter.


REAZIONE JUVE — Stavolta però la Juve, fotocopia per mezz'ora di quella molle vista contro Roma e Udinese, reagisce. Orgogliosa. Matri si divora un gol a tu per tu con Sirigu, che lo ipnotizza in uscita, ed è facile immaginare i commenti degli juventini a casa, davanti alla tv. Il contrasto tra il suo esordio e quello di Pazzini è stridente, come le unghie puntate su una lavagna. Ma la Juve non si arrende. Neanche quando l'arbitro Morganti prende un abbaglio clamoroso sul mani di Bovo in area, non sanzionato con un rigore evidente. Marchisio si rifiuta di perdere così. E segna il secondo gol di fila, dopo quello all'Udinese: stavolta con un sinistro preciso, all'angolino, La gara si apre: Pastore sfiora la terza rete, Matri va a terra su un pallone invitante che poteva valere il pareggio. Squadre all'intervallo sul 2-1: gara piacevole ed aperta.


FORCING JUVE — Che parte fortissimo nella ripresa. Krasic è a tratti un uragano, anche se fuori stagione, la sua è stata a inizio campionato. Matri ha un'altra palla buona a centroarea: spara su Bovo. Dopo un quarto d'ora il vento bianconero si attenua, allora Delneri prova a issare vele nuove, per portare la nave bianconera in porto illesa, qui nel mare siciliano: dentro Sissoko e Martinez per Aquilani e Matri. Cambi che faranno discutere: dentro un mediano per un regista e fuori il nuovo acquisto, che vede così concludersi il suo debutto come un'incompiuta. Il Palermo ora è meno bello, ma anche meno disattento che a Milano. Soffre, testa bassa e gambe sempre in movimento. Pastore quando parte in dribbling in velocità, palla al piede, è imprendibile: Miccoli non gli toglie gli occhi di dosso e si muove in base alle incursioni dell'argentino, aspettando sempre la palla buona. Che arriva, ma lui conclude alto, con Buffon a terra, già battuto. La gara resta bella: Sirigu fa il miracolo su una conclusione ravvicinata di Martinez. Stavolta la difesa tiene: sarà contento pure Zamparini. Così come uno stadio festante: il Palermo è sempre bello e stavolta vincente.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 3 febbraio 2011 00:25
Viola, riecco un po' di zanne
1-0 al Genoa, lo firma Santana

Prova grintosa della Fiorentina, ma sul gol dell'argentino pesa un'altra papera del portiere portoghese. Nella ripresa i rossoblù calano, i viola controllano e sprecano con Cerci

FIRENZE, 2 febbraio 2011 - Aveva chiesto ai suoi di azzannare il Genoa, Sinisa Mihajlovic. E le zanne, magari non con la furia che lui ha sempre amato, si sono comunque viste di fronte a un avversario che nel primo tempo è stato anche piuttosto ostico e pericoloso, per calare poi nella ripresa. Oltre alla vittoria, invece, il tecnico serbo ha rivisto grinta e velocità, con i due esterni Marchionni e Santana in grande spolvero.


PREDOMINIO IN ALTALENA — I viola partono provando subito a obbedire al tecnico. E in effetti i primi minuti sono veementi, e culminano in un bel tiro al volo di Gila che va alto di non molto. Ben presto, però, il Genoa chiarisce che le zanne le hanno anche i suoi. Il pressing si fa stretto e asfissiante e arriva l'occasione anche per i rossoblù, quando Palacio da destra fa partire un diagonale secco su cui Boruc deve volare per deviare in angolo. Il pubblico viola inizia a disapprovare, così gli uomini di Mihajlovic, dopo il quarto d'ora, tornano a premere sull'acceleratore. Marchionni, Behrami - all'esordio - e Gilardino sono attivissimi e creano affanno nella difesa dei rossoblù. I quali però, quando vengono avanti, sfondano spesso a destra, facendo imbestialire il tecnico serbo.

VIOLA SULLE ALI — Sull'altro fronte la difesa è probabilmente piazzata meglio, ma Marchionni è ispirato e la scompagina spesso: come quando intorno alla mezzora, si fa strada centralmente e poi libera sulla sinistra Santana, il cui tiro è respinto da Mesto a portiere battuto. La reazione del Genoa c'è, grazie soprattutto alla vivacità di Mesto e Floro Flores: è quest'ultimo ad andare più vicino al gol quando devia al volo da pochi passi un bel traversone ma Boruc lo chiude come sa. Il problema è che, nel finale di tempo, il Genoa ci crede un po' troppo, e presta il fianco al contropiede viola: una prima volta fa tutto Montolivo, poi palla a Comotto su cui è bravo Eduardo; nella seconda occasione però proprio il portiere si fa sfuggire la palla di un bel cross di Pasqual, su cui irrompe Santana e mette in rete. Ancora una papera per il portiere portoghese. Dall'altra parte invece Boruc chiude il tempo salvando ancora su Criscito, mandando i suoi al riposo in vantaggio.

LA RIPRESA — Si riprende con i viola che sembrano in grado di controllare la partita senza chiudersi. Santana è sempre in palla e cerca costantemente la porta. Così Ballardini mette mano ai cambi, pompando energie fresche in attacco con Chico e Paloschi. Mihajlovic è invece costretto alla sostituzione di un ottimo Behrami per i colpi presi da quest'ultimo: tocca a Cerci. La Fiorentina si mantiene comunque autorevole anche nel possesso palla, mentre il Genoa non dimostra l'aggressività del primo tempo. I viola sbagliano anche una clamorosa occasione verso la mezzora, quando Marchionni, pur ben piazzato in area, preferisce toccare generosamente per Cerci, messo ancora meglio ma che spara alle stelle. Ballardini gioca il tutto per tutto e mette dentro anche Destro, giocando di fatto con quattro punte. Mihajlovic risponde coprendosi con Natali, ma c'è solo un'occasione per Paloschi, che sfiora il palo con un colpo di testa. Il finale è invece un crescendo viola, fino al sospirato fischio finale che sancisce il ritorno ai tre punti.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 3 febbraio 2011 00:28
Di Vaio illude il Bologna
Domizzi salva l'Udinese

Al Friuli finisce 1-1. Partita vivace: spreco di occasioni nel primo tempo, poi al 20' della ripresa apre il bomber rossoblù, pari al 32' del difensore bianconero. Sullo 0-0 traversa di Di Natale

MILANO, 2 febbraio 2011 - La D vale doppia. Prima Di Vaio, poi Domizzi. Ne manca una: è quella di Di Natale. Nella notte del Friuli in cui ti aspetti il gol numero 100 in serie A con l'Udinese di Totò, arrivano i colpi del bomber del Bologna e del difensore bianconero, al suo secondo gol in questa serie A. Tra l'Udinese, senza lo squalificato Sanchez, e il Bologna, privo della fantasia di Ramirez e Gimenez, finisce 1-1. I gol nella ripresa, le emozioni (e gli sprechi) nel primo. Con un finale rissoso e intenso, l'impressione è che questo pari non accontenti nessuno: né la squadra di Guidolin frenata nella rincorsa verso la zona-Champions, né il Bologna di Malesani affamato di punti per risalire sempre di più dalle sabbie mobili della classifica.


QUANTI SPRECHI — Partire forti, per stupire, schiacciare, segnare. L'inizio dell'Udinese è la messa in pratica della teoria delle tre esse. Sembra troppo, e troppo in fretta. E infatti l'Udinese è un fiammifero dalla miccia corta. Così mentre Armero sulla sinistra si segnala più per buona volontà che per spunti incisivi, e mentre Di Natale tarda ad entrare in partita, il Bologna ne approfitta per riorganizzarsi. Mudingayi, che non sarà un profeta della mediana, copre a dovere Della Rocca (che vaga come un'anima triste nella notte del Friuli). La scuola di Malesani è un compito in classe senza sbavature: squadra robusta e solida, niente fronzoli, mentre Inler, Pinzi e Asamoah provano a giocare di fioretto. Se la cartina di tornasole del confronto tra le due scuole fossero le occasioni da rete, gli applausi andrebbero ai ragazzi di Malesani. Intorno al 10' i due minuti che potrebbero cambiare l'inerzia del confronto. Il boxeur che prova a stendere l'Udinese è Meggiorini, non una ma due volte: prima, con girata a volo di sinistra (salva Belardi); subito dopo, con colpo di testa, sul quale Inler salva sulla linea. Il Bologna, bello compatto, al 15', impreca quado Di Vaio (assist di Meggiorini), si ritrova sui piedi il gol: il diagonale è inguardabile. L'adrenalina per un possibile-gol si trasforma in amara, amarissima, delusione. L'Udinese riaccende la luce, e si lascia alle spalle il black-out di una decina di primi. Di Natale divora l'1-0 (al 25'), ipnotizzato solo davanti a Viviano. Totò se non sa essere bomber, è però giocoliere: guardare per credere la magia del 39’ con cui rifinisce per un Armero (in inserimento sulla sinistra): arriva come un tir, e non trova il pedale del freno. La conclusione somiglia a un tamponamento in autostrada su corsia di sorpasso.


ARSENICO DI VAIO — Quando si riparte, l'incipit sembra una fotocopia del primo tempo. Ancora Udinese, e subito di gran carriera. Passano sessanta secondi, e Di Natale inventa su calcio di punizione una traiettoria deliziosa: la palla, deviata, sbatte sulla traversa. A differenza del primo tempo, l'Udinese dura ancora meno: i ritmi si abbassano e sul taccuino non finiscono altre occasioni. Il killer è pero' in agguato. E non veste bianconero: Marco Di Vaio (al 20') prende palla a ridosso del limite dell'area friuliana, da fermo inganna Zapata e il suo diagonale fa bye-bye a Belardi: 1-0 per il Bologna, e palla al centro. Nemmeno il tempo di ripartire che Di Vaio serve a Meggiorini la palla del raddoppio: il centravanti rossoblù arriva tardi, e non aggancia. Questione di centimetri. L'Udinese non ha voglia di spegnersi nè di mollare. Minuto numero 32: Di Natale da calcio di punizione invita Domizzi al gol, l'ex difensore del Napoli è l'uomo del pronto-subito e sempre: è il colpo che spegne l'illusione del Bologna. Nel finale (al 40') Meggiorini si divora il 2-1; poi (al 46') Di Natale spara sul muro dei difensori rossoblù. Un'occasione per parte. Uno a uno. Ok, il punteggio è giusto.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 3 febbraio 2011 00:31
Il Cagliari apre la crisi Samp
Capolavoro di Nainggolan

La squadra di Donadoni dimentica subito Matri e batte i blucerchiati a Marassi: decide uno splendido gol del centrocampista belga. Palombo e compagni a picco: la Samp non segna da quattro giornate e i tifosi contestano Garrone

GENOVA, 2 febbraio 2011 - La Sampdoria non segna da quattro giornate. Sarà un caso se l'astinenza coincide con la rivoluzione del reparto offensivo? La squadra di Di Carlo non è andata in gol neanche contro il Cagliari, che dimentica subito Matri e giocando da grande, gestendo il match e colpendo al momento giusto con uno splendido gol di Nainggolan, conquista tre punti importanti e sale al 9° posto.

SAMP IN EMERGENZA — Sampdoria in emergenza: Di Carlo deve ancora fare a meno di Lucchini e Gastaldello, quindi manda in campo subito il neo-acquisto Martinez nell'inedito ruolo di centrale, affiancandogli Volta, con Zauri e Ziegler esterni. A centrocampo Mannini spinge sulla destra e Guberti sulla sinistra, con Palombo e Poli centrali. In attacco Biabiany è preferito a Macheda nel ruolo di spalla di Maccarone. Nel Cagliari orfano di Matri, Donadoni modifica leggermente il modulo: davanti ad Agazzi ci sono Perico (preferito a Pisano), Canini, Astori e a sinistra Ariaudo prende il posto dell'acciaccato Agostini; a centrocampo rientrano Conti e Nainggolan, affiancati da Biondini; davanti due mezze punte, Lazzari e Cossu, alle spalle di Acquafresca.


SUPER NAINGGOLAN — Con una squadra azzoppata dagli infortuni e dalle cessioni eccellenti, la Samp prova a sopperire con il cuore e la grinta a una qualità tecnica che si è inesorabilmente abbassata rispetto all'inizio di stagione. L'undici di Di Carlo sfrutta bene le fasce, bene a sinistra con Guberti e Ziegler ma un po' meno a destra con Zauri e Mannini, fa girare molto la palla ma non riesce a tirare in porta. Maccarone e Biabiany giocano insieme per la prima volta e si vede, così come è evidente che i due sono ancora un corpo estraneo nel gioco della squadra. Al 23' i blucerchiati hanno la prima palla-gol: Guberti dalla lunetta del calcio d'angolo mette al centro, Mannini stoppa bene al limite dell'area piccola ma da ottima posizione spara incredibilmente alto. Il Cagliari è più quadrato: controlla senza soffrire, domina in mezzo al campo dove Biondini, Conti e Nainggolan hanno la meglio su Palombo-Poli. La squadra di Donadoni fa sfogare la Samp e dalla mezz'ora comincia a crescere d'intensità. Al 37' una magia di Nainggolan sblocca la partita: il belga riceve palla da rimessa laterale sull'out sinistro, scavalca Zauri e Mannini con un pallonetto, supera in dribbling Palombo, elude facilmente un goffo intervento di Poli, si accentra e con un gran destro da fuori area fulmina Curci. Gol pazzesco. La Samp si accorge che cuore e grinta non bastano e va subito in difficoltà. Il Cagliari, trascinato da un Nainggolan a tutto campo, prende il controllo della partita e al 41' sfiora il raddoppio: cross da sinistra del solito Nainggolan, Cossu sul secondo palo prova il destro al volo ma colpisce male.


SAMP IN CONFUSIONE — Si torna in campo per il secondo tempo e la Samp va subito vicina il pareggio: Palombo imbecca Biabiany in velocità, il francese entra in area ma calcia addosso ad Agazzi in uscita. Tre minuti dopo Lazzari si beve Zauri e calcia a botta sicura, Curci respinge. Rapido ribaltamento di fronte e Biabiany fugge tutto solo verso l'area del Cagliari, Agazzi esce e lo abbatte prendendosi il cartellino giallo. Ammonizione giusta: l'attaccante blucerchiato si stava allargando, mentre due difensori del Cagliari avevano già coperto la porta. Nell'impatto però Agazzi ha la peggio: stordito, è costretto ad uscire, al suo posto entra Pelizzoli. All'11' Biabiany dimostra ancora una volta di non essere certo una punta implacabile: Poli vince un rimpallo al limite, il pallone finisce casualmente al francese che si gira in area ma calcia a lato. La Samp si sbatte un sacco per arrivare verso la porta avversaria, il Cagliari è più concreto e con pochi passaggi riesce a mettere l'uomo davanti a Curci: al 19' una splendida azione tutta di prima libera al tiro Lazzari, che tusso solo in mezzo all'area sbaglia tutto e calcia a lato. Al 18' Di Carlo butta in campo il tridente: fuori Mannini e dentro Macheda. Ma dopo neanche 15 minuti cambia ancora modulo togliendo una punta, Maccarone, per far posto a un centrocampista, Dessena. La Samp prova a spingere con cuore ma anche con troppa confusione, mentre il Cagliari, con calma e freddezza, non sbaglia nulla e al 37' va vicinissimo al raddoppio: Ariaudo lancia Cossu che si libera di un difensore, va sul fondo e mette al centro dove Curci in tuffo toglie il pallone dai piedi di Nenè. Nel finale c'è spazio anche per un errore arbitrale: Biabiany viene steso da Nainggolan, l'arbitro sbaglia e ammonisce Ariaudo. Il belga, già sanzionato con un cartellino giallo, sarebbe stato espulso. Ma la Samp di oggi, probabilmente, non avrebbe segnato neanche in superiorità numerica.

GARRONE CONTESTATO — Al termine della partita va in scena anche uno spettacolo inusuale a Genova: Garrone, lasciando la tribuna, viene contestato da un gruppo di tifosi. "Vergogna" e "ora basta" sono le urla rivolte al presidente della Sampdoria.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 3 febbraio 2011 00:35
Jimenez risponde a Maxi
Il Catania pareggia a Cesena

L'argentino porta in vantaggio i siciliani nei primi minuti. Poi crescono i romagnoli, che trovano il pari con un bel gol del cileno. Ripresa bloccata: risultato giusto

CESENA, 2 febbraio 2011 - Segna Maxi e il Catania sembra più squadra. Poi si sveglia il Cesena, che risponde con Jimenez e sfiora il raddoppio. Finisce pari, risultato giusto che sembra accontentare tutti. Ficcadenti non perde terreno, e per come s'era messa all'inizio non è cosa da poco. Simeone non trova il primo successo da allenatore in Italia, ma un pari in casa di una diretta concorrente per la salvezza non si butta certo via. Note negative per entrambi: il successo del Lecce e il pari all'Olimpico del Brescia.

NOVITA' — Molte le novità di mercato, e diversi i cambiamenti negli undici iniziali. Come annunciato, nel Catania decimato dalle assenze non c'è il neo-arrivato Schelotto, cui (come concordato dai club) viene evitato il confronto con gli ex compagni. Assente anche l'altro acquisto, Gonzalo Bergessio: Simeone davanti si affida a Morimoto in coppia con Maxi Lopez. C'è invece Lodi, che si piazza in mezzo al campo con Ledesma. Nel Cesena esordisce Santon dal primo minuto; Ficcadenti preferisce Appiah a Sammarco. Panchina per Rosina e Felipe.


GOL A FREDDO — Si parte a ritmo altissimo. Il Catania gioca con grande aggressività in mezzo e si affida alla corsa di Gomez e Ricchiuti sulle fasce. Al 7' Lodi cerca il gran sinistro da fuori, senza fortuna. Dopo un minuto, il vantaggio dei siciliani. Giocata di Lodi in mezzo al campo, in verticale per Ricchiuti che prolunga per il taglio di Maxi: destro incrociato su cui Antonioli non è esente da colpe. Colpita a freddo, la squadra di Ficcadenti reagisce e prende le misure. Soprattutto in mediana, con Appiah a sobbarcarsi il lavoro sporco e Jimenez a fare da raccordo tra Caserta e Parolo e il terminale Bogdani.


RISPOSTA — La prima risposta arriva al 17', con una gran giocata di Giaccherini che scarica un sinistro rasoterra, a lato di un niente. Ficcadenti chiede a Santon di spingere sulla sinistra e l'ex interista cresce molto. Suo lo spunto che porta al pareggio, appena superata la mezz'ora. Il terzino vede Jimenez: il cileno punta l'area, resiste a un contrasto e chiede l'uno-due a Bogdani prima di superare Andujar con un tocco preciso da posizione centrale. Pari giusto e gara che si accende. Caserta cerca subito il raddoppio, ma non trova la porta. Su una ripartenza del Catania, Morimoto finisce a terra dopo un contrasto in area con Von Bergen, ma Gervasoni lascia correre. Giustamente.

EQUILIBRIO — La ripresa è bloccata e meno divertente. Cresce la stanchezza: da una parte Gomez e Ricchiuti non spingono come in avvio, dall'altra Jimenez non torna più a cercare palloni giocabili. Al 18' Bogdani segna di testa, ma è in fuorigioco (di poco). Anche Giaccherini si ritrova una buona palla sull'assist di Sammarco (entrato per lo sfinito Appiah), ma Andujar è pronto e ribatte con il piede. Simeone corre ai ripari, Ficcadenti lancia Rosina, ma c'è poco da fare. Nel finale solo qualche mischia e i pensieri che vanno solo alle trasferte di domenica: Cesena a Napoli; Catania a Bologna.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 3 febbraio 2011 00:39
Al Parma non basta Amauri
Chevanton fa pace con Lecce

Gli ospiti vincono al Tardini (1-0 il finale) con un gol allo scadere dell'attaccante appena reintegrato in rosa da De Canio. Parma in crisi nera

PARMA, 2 febbraio 2011 - Amauri non era il problema della Juventus, come la sconfitta dei bianconeri a Palermo ha ampiamente dimostrato, ma almeno al momento non è neanche la soluzione ai problemi offensivi del Parma: la squadra di Marino, infatti, in una gara che aveva già il profumo dello spareggio salvezza, non si sblocca neanche con una formazione estremamente offensiva. E se il Parma, alla fine, ha dalla sua le statistiche e le occasioni da gol, un indomito Lecce si è guadagnato la vittoria con una gara ordinata e di personalità e proprio con un gol di Chevanton, appena reintegrato in rosa e in campo da poco più di 15'.


PARMA SCOLORITO — Non solo Amauri: ma se il pacchetto offensivo è tutto ex Juve - al fianco del brasiliano agiscono Palladino e Giovinco - spruzzi di bianco e nero si vedono anche a centrocampo (Candreva) e pure in porta (Mirante); Paletta paga la giornata no di Genova, dietro Paci torna a guidare la difesa dopo la squalifica. De Canio è preoccupato dagli impegni ravvicinati e si dà al turnover, di uomini e moduli: al Tardini il Lecce si presenta col 4-4-1-1, Piatti dietro l'unica punta Corvia.

UN PARMA DA AMAURI — Primi 20' a tinte gialloblù, con un Amauri che sembra tornato quello dei tempi di Palermo: tanto movimento da parte del brasiliano, qualche palla che gli sfila vicino, manca solo la deviazione vincente. Ma è tutto il Parma in avvio a farsi preferire, con un Lecce costretto sulla difensiva e quasi intimidito dalla pressione avversaria. Col passare dei minuti, però, la squadra di De Canio ritrova sicurezza e comincia a dettare i ritmi: Corvia va giù in area su un'improvvida entrata di Paci - Russo fa proseguire - poi qualche conclusione dalla distanza, ma niente che possa impensierire seriamente Mirante. Non che dall'altra parte a Rosati vengano i capelli bianchi sulle girate di Candreva e Galloppa, ma sulle conclusioni nello specchio si fa sempre trovare pronto e quando non ci arriva lui - su girata di Paci e colpo di testa di Lucarelli - Grossmuller salva sulla linea e Russo annulla per fuorigioco di Palladino sulla traiettoria.


FIGLIOL PRODIGO — La seconda frazione ricomincia con un Lecce ordinato e tutto sommato mai isterico, nonostante la pressione confusa dei padroni di casa: sebbene Mirante non corra pericoli, la squadra di De Canio non dispiace affatto e mostra ottima personalità. Nel Parma, viceversa, col passare dei minuti sale la tensione e quando anche le poche occasioni da rete non vengono tradotte in rete (in particolare una conclusione di Candreva respinta da Rosati e che Amauri non riesce a ribadire in porta), i nervi iniziano a fare le bizze. Marino si sbraccia da bordo campo, richiamando i suoi giocatori e predicando calma, ma la partita ormai sembra incanalata verso l'inevitabile pareggio. Il jolly dal mazzo, però, lo pesca De Canio, che al 31' richiama Corvia e inserisce il "pentito" Chevanton: l'uruguaiano, al secondo minuto di recupero, lo ripaga con un beffardo colpo di testa che gela Mirante e regala tre punti importantissimi ai salentini. Al Parma resta solo la contestazione.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 3 febbraio 2011 23:49
Inter, la risalita continua
Kharja piega il Bari, poi è 3-0

Il franco-marocchino trova l'1-0 dopo 60' di sofferenza, nel recupero Pazzini e il rientrante Sneijder arrotondano il risultato. Fallisce l'esperimento del tridente pesante Pazzini-Milito-Eto'o, i nerazzurri cambiano marcia col ritorno al rombo. I biancorossi recriminano per la mancata espulsione di Chivu

MILANO, 3 febbraio 2011 - Fossimo nella Roma, prepareremmo una marcatura particolare, domenica, per Yuto Nagatomo. A occhio tocca a lui diventare decisivo. Contro la Samp è andato in scena lo show di Pazzini, oggi a Bari ha aperto (e praticamente deciso) la gara l'altro nuovo acquisto dell'inverno interista: in gol, per l'1-0, va Houssine Kharja. Il franco-marocchino non segnava su azione da 21 mesi (in mezzo un infortunio al ginocchio e qualche centro su rigore), lo fa alla seconda uscita in maglia nerazzurra, dopo essersi dedicato agli assist nella prima. Il suo gol al 25' della ripresa apre le danze: nel finale l'Inter arrotonderà il risultato sul 3-0 (ancora Pazzini e il rientrante Sneijder), arrivando a -7 dal Milan (con una gara in meno). La rimonta continua, mentre la squadra di Ventura mostra miglioramenti nel gioco, ma continua a non trovare punti.


I GOL — Houssine Kharja, l'uomo che conserva gelosamente dei pantaloncini bucati di Leonardo dei tempi del Psg, per oltre un tempo era parso piuttosto sperduto in un centrocampo a tre che faticava a supportare le punte: il ritorno al rombo lo favorisce. Al 25' l'azione parte da Thiago Motta, l'ex Genoa serve Eto'o sulla sinistra. Samu trova l'assist di piatto a tagliar fuori due difensori, Kharja azzecca il rasoterra di sinistro. E' l'1-0, che apre la scatola. Poi nel recupero la squadra di Leonardo si autopremia con altri due gol: prima è Pazzini, lanciato in contropiede da Thiago Motta a riscattare con un diagonale una partita in cui aveva visto raramente il pallone. E subito dopo ecco Sneijder, rientrante dopo la lunga assenza: cross di Zanetti da destro, sponda di petto di Kharja e girata vincente dell'olandese, fondamentale per questa squadra. Adesso tocca a Nagatomo.

CHIVU DA ROSSO — Il giapponese, peraltro, giocherà quasi sicuramente contro la Roma. A Bari l'inter poteva essere in dieci dal 15' del secondo tempo, quando Chivu preso da un incomprensibile raptus colpisce con un destro al volto Marco Rossi a palla lontana. Il difensore barese va al tappeto, la terna non si accorge del pugno, ma scatterà sicuramente la prova televisiva: probabile che il romeno resti ai box per tre giornate.


TRIDENTE RIMANDATO — Leonardo parte come aveva chiuso contro il Palermo, col tridente pesante Pazzini-Milito-Eto'o: è il Principe a fare da riferimento centrale, ma i tre finiranno con l'essere piuttosto isolati davanti, e ricevono pochi palloni giocabili. Manca un raccordo fra centrocampo ed attacco, l'unico a svolgere quella funzione è un difensore, Maicon, che scende regolarmente sulla destra ma ci prova spesso da solo (due tiri nel primo tempo). I tre centrocampisti finiscono spesso in inferiorità, tanto che al 9' Almiron parte in progressione per vie centrali dalla sua metà campo e arriva fino al limite. Ranocchia lo attera, Julio Cesar salva sulla sua punizione. Insomma, si balla, e il cambio al 60' è una liberazione per la squadra interista: entra Sneijder, si torna al rombo, Kharja e Thiago Motta possono concedersi sortite, ne guadagna il possesso palla. Dietro, ci pensa spesso Ranocchia, mentre Materazzi fatica un po'. Leonardo incassa i tre punti: non è stata una delle migliori gare della sua gestione, il tridente va forse in archivio. Ma anche stavolta il tecnico ha riaggiustato la gara.


BARI, CLASSIFICA DIFFICILE — Il 3-0 punisce oltremisura il Bari. Nonostante la classifica, nonostante il k.o. interno, questa non è la peggior squadra di Serie A, tutt'altro. Però la distanza dalla quart'ultima è ora di nove punti. Ventura conferma il cambio di modulo, con Bentivoglio trequartista e Rudolf e Okaka coppia d'attacco. I due sono ben assortiti, Rudolf è molto mobile e svaria, Okaka, potente fisicamente, prova a fare da riferimento, ma difficilmente il Bari riesce a penetrare nell'area avversaria, nonostante le sovrapposizioni di Andrea Masiello, bravo anche a limitare, per quanto limitabile, lo scatenato Eto'o di questi tempi. Gazzi sarà il più pericoloso nel secondo tempo, il norvegese Huseklepp al debutto conferma il suo curriculum che parlava di una velocità "esagerata". Col rientro di Barreto, l'attacco ha risorse per risalire, a patto che prima o poi si torni a segnare. Questa gara va dimenticta in fretta. La stessa fretta che aveva l'Inter di risalire la classifica.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 5 febbraio 2011 13:54
SERIE A 2010/2011 23ª Giornata (4ª Ritorno)

Anticipo del 01/02/2011
Milan - Lazio 0-0
Incontri del 02/02/2011
Cesena - Catania 1-1
Chievo - Napoli 2-0
Fiorentina - Genoa 1-0
Palermo - Juventus 2-1
Parma - Lecce 0-1
Roma -Brescia 1-1
Sampdoria - cagliari 0-1
Udinese - Bologna 1-1
Posticipo del 03/02/2011
Bari - Inter 0-3

Classifica
1) Milan punti 48;
2) Napoli punti 43;
3) Inter(*) e Lazio punti 41;
5) Roma(*) punti 39;
6) Palermo e Udinese punti 37;
8) Juventus punti 35;
9) Cagliari punti 32;
10) Chievo punti 30;
11) Fiorentina(*) punti 28;
12) Genoa(*) e Sampdoria(*) punti 27;
14) Bologna(-3)(*) punti 26;
15) Parma punti 25;
16) Lecce punti 24;
17) Catania punti 23;
18) Cesena punti 21;
19) Brescia punti 19;
20) Bari punti 14.

(-3) punti di penalità
(*) una partita in meno

Fiorentina-Inter sarà recuperata il 16 Febbraio 2011
Sampdoria-Genoa sarà recuperata in data da definire
Bologna - Roma sospesa al 16' del p.t. sul risultato di 0-0, sarà recuperata il 23 Febbraio 2011
binariomorto
00sabato 5 febbraio 2011 22:48
Sanchez show, Di Natale 100
L'Udinese affonda la Samp

Nel primo anticipo della 24ª giornata 2-0 dei bianconeri ai blucerchiati, alla terza sconfitta consecutiva. Totò, ispirato dal cileno, raggiunge la tripla cifra in Serie A con i friulani

UDINE, 5 febbraio 2011 - La coppia più bella della Serie A. Antonio Di Natale e Alexis Sanchez sono i protagonisti assoluti del 2-0 con cui l’Udinese accentua la crisi della Sampdoria, arrivata a tre sconfitte consecutiva e 5 gare senza segnare. Il duo d’attacco di Guidolin fa quello che vuole nel primo tempo, quando il cileno, su assist di Totò, trova la sua settima rete stagionale e Di Natale, servito da Sanchez, tocca quota 100 gol in Serie A con la maglia dell’Udinese. Ma a fare grandi i bianconeri, al settimo risultato utile consecutivo (5 vittorie) che vale quota 40 punti in classifica (quota salvezza in cassaforte, ora può sognare l’Europa League), ci pensano anche la velocità sulle fasce di Armero e Isla, le geometrie di Inler e la sicurezza difensiva di Zapata. La Samp può consolarsi solo con una ripresa di cuore, in cui ha sfruttato il calo dell’Udinese per mettere paura a Belardi (salvato dalla traversa al 38’), ma per uscire dalla crisi non basta. E Di Carlo ci ha messo del suo, proponendo Maccarone come unica punta (Big Mac, lasciato solo, si perde nella difesa bianconera), mal supportato da Biabiany e Koman.

COLPI DA K.O. — Guidolin ritrova Sanchez, reduce da un turno di squalifica. In difesa c’è Coda e non Domizzi, a centrocampo la fantasia di Abdì viene preferita ai muscoli di Pinzi. Di Carlo rivoluziona la Samp: il mascherato mancino Lucchini trasloca a destra in difesa con Martinez che fa coppia con Volta al centro; centrocampo con 3 mastini e gli esterni Biabiany e Koman a supportare Maccarone. I blucerchiati provano la partita di contenimento, e per poco più di un quarto d’ora ci riescono soprattutto per merito di Martinez, diga centrale che né Di Natale né Sanchez riescono ad aggirare. Quando il cileno si sposta a sinistra per cercare spazi, il giochetto alla Samp non riesce più. Il Niño Maravilla al 17’ viene steso sulla sinistra da Lucchini: Di Natale batte la punizione, Martinez sbaglia il fuorigioco e dall’alto dei suoi 168 centimetri Sanchez di testa centra la sua settima rete in Serie A. Gli ospiti concedono spazi in cui la velocità dell’Udinese (Sanchez e gli esterni Isla e Armero su tutti) va a nozze: i bianconeri sfondano soprattutto sulle fasce, ma i cross al centro sono imprecisi. La Sampdoria cresce lentamente quando Koman e Biabiany vengono aiutati dalle incursioni dei terzini, ma Maccarone in attacco è troppo solo e Belardi non corre pericoli. Nel momento migliore dei blucerchiati, al 40’, arriva il raddoppio: Sanchez parte in progressione e nessun giocatore della Samp riesce a stargli dietro, il cileno poi verticalizza per Di Natale che di sinistro riesce a battere Curci. La festa del Friuli può esplodere, visto che Antonio festeggia il gol numero 100 in Serie A con la maglia dell’Udinese.

SPRAZZI DI SAMP — Dopo lo show i bianconeri tirano il fiato, lasciando la scena alla Sampdoria nei primi minuti della ripresa. Ci prova prima Koman, servito da Maccarone, poi Ziegler, con una gran punizione da fuori su cui Belardi si inventa una parata da campione. L’Udinese si ritrova ed è sempre pericolosa quanto riparte, anche con Denis al posto di Di Natale. Di Carlo manda dentro Guberti, Macheda e Mannini, che al 38’ della ripresa manda un gran destro a girare a stamparsi contro la traversa. Belardi e l’Udinese si salvano, la Samp no: nessun gol e un solo punto nel girone di ritorno. E la classifica diventa preoccupante.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 6 febbraio 2011 00:34
Matri dà due calci alla crisi
La Juve vince 3-1 a Cagliari

Il nuovo centravanti realizza una doppietta nel successo esterno dei bianconeri al Sant'Elia, dopo tre sconfitte di fila, due in campionato. A segno anche Acquafresca per il momentaneo 1-1 e poi Toni nel finale. Non convalidata sull'1-2 una rete a Nenè, per precedente fallo in mischia di Canini

CAGLIARI, 5 febbraio 2011 - La Juventus rialza la testa. Nel segno del suo nuovo profeta, Alessandro Matri. Che segna la doppietta che vale il successo nel 3-1 finale sul Cagliari al Sant'Elia, contornato anche dalle reti di Acquafresca e Toni. Se il nuovo acquisto, grande ex, è il centravanti che la Juve cercava disperatamente, quello in grado di fare la differenza in una stagione, ce lo dirà solo il tempo. Quello che ci dice questa gara è che la Juve ha di sicuro migliorato il suo parco attaccanti: Matri si dimostra un chiaro passo avanti rispetto all'ultimo Amauri. E così la squadra di Delneri interrompe la serie di tre sconfitte consecutive, due in campionato, riparte nella rincorsa all'Europa, con in testa quella che conta di più, quella della Champions League, e guadagna un pizzico di fiducia, e ne aveva un grande bisogno. Il Cagliari fa la sua partita, non regala niente alla Vecchia Signora, ma finisce per pagare la cattiva giornata del suo portiere Agazzi. Sette vittorie e cinque sconfitte, questo il bilancio, ora, per la gestione Donadoni.

RIVOLUZIONE DELNERI — Il tecnico friulano profeta manicheo del 4-4-2 per una sera fa un'eccezione. Del resto la sua Juve non funziona, bisogna provare qualcosa. E allora via al progetto 4-3-3, con Krasic e Martinez esterni alti e Matri unica punta. E dietro, siccome la coperta è sempre corta e la Juve ha bisogno di protezione, di questi tempi, quattro difensori centrali: da destra Sorensen-Bonucci-Barzagli-Chiellini. Con il difensore livornese della Nazionale sacrificato nel ruolo nel quale ha cominciato la carriera in serie A. Il Cagliari gioca con un modulo simile: un centravanti, Acquafresca, e due a supporto: Lazzari e Matri, più trequartisti che esterni di ruolo.

L'OCCASIONE SPRECATA — La Juve ricomincia da dove aveva finito a Palermo: da qualche progresso nel gioco, rispetto alle ultime sciagurate uscite, ma anche dagli errori sottoporta dell'ex più atteso, Matri, che, trovato da Marchisio, si fa ipnotizzare da Agazzi. Anche al Barbera l'attaccante nuovo acquisto si era fatto trovare al posto giusto al momento giusto senza poi però andare oltre l'incompiuta. I tifosi juventini devono aver pensato: "Ci risiamo". E invece...


MATRI GOL — E invece Matri segna il suo 12° gol di questo campionato, il primo, attesissimo, con la nuova maglia bianconera, proprio alla sua ex squadra. Approfittando di una palla vagante, su cui si avventa, lesto, girandola forte sul primo palo. Una mano gliela dà Agazzi, che copre il montante poco e male. 1-0, Juve avanti. Matri non esulta per rispetto verso i suoi ex tifosi.

CHIELLO BIS IN FUORIGIOCO — La Juve prende coraggio. Soprattutto si accorge che il Cagliari non punge, che non la fa soffrire più di tanto, e allora "rischia" anche il 2-0. La rete avversaria si gonfia sul tocco sottomisura di Chiellini che approfitta di una papera di Agazzi, ma il Chiello è in fuorigioco. Davvero clamoroso l'erroraccio del portiere dei rossoblù, che dopo un inizio confortante testimoniato da un paratone su Aquilani, combina questa frittata, probabilmente scosso dall'errore sullo 0-1. Ma il Cagliari non paga dazio. Però non riesce neanche a reagire, inconcludente: arrivano in avanti troppi palloni alti, la contraerea bianconera è poderosa. I padroni di casa non vanno oltre due mezze occasioni in mischia, favorite da un paio di uscite alte sbagliate da Buffon. All'intervallo, bianconeri in vantaggio.


PARI ACQUAFRESCA — Alla prima occasione nitida il Cagliari passa. Con Acquafresca, che risponde all'ex compagno Matri nella sfida tra centravanti con un interno destro al volo su cross da sinistra di Cossu. Chiellini di testa non ci arriva, e soprattutto Martinez non fa la diagonale.

RECORD DEL PIERO — Ed è l'ultima volta che si può citare Martinez, cambiato da Delneri subito dopo l'1-1. Dentro il capitano. Che con 444 presenze in serie A con la Juve si appropria dell'ennesimo record, superando Boniperti anche in questa categoria.

GRANDI MANOVRE E MATRI GOL — Un'occasione per parte: Conti non trova la rete, non sfruttando un assist delizioso di Cossu, su punizione, uno schema. Poi Matri fa un movimento da gran centravanti, con un taglio sul primo palo, colpendo di testa di poco fuori un bel cross da sinistra di Del Piero. Poi continuano i cambi. Prima Delneri stupisce tutti togliendo Krasic e inserendo Sissoko: rinuncia così agli esterni. E la Juve stenta, mentre il Cagliari ritrova fiducia e guadagna metri. Allora Delneri cambia ancora, inserisce Toni e sposta Del Piero trequartista. La Juve ritrova un capo e una coda. E pure il gol. Ancora di Matri. Con un bel destro al volo, su cross da sinistra di Chiellini.


IL GIALLO E IL SIGILLO DI TONI — Finale pirotecnico. Il Cagliari segna in mischia con Nenè - e la Juve conferma le difficoltà a difendere a zona su palle inattive -, ma un fallo di Canini su Toni vanifica il successivo 2-2. Il Cagliari non ha nemmeno il tempo di protestare, che subisce la terza rete. Bellissimo colpo di testa di Toni, al 100 gol in serie A, da appena dentro l'area di rigore: capocciata fortissima, che non lascia scampo al frastornato Agazzi. Gara chiusa. La Juve rialza la testa.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 6 febbraio 2011 15:42
Bologna, ci pensa Portanova
Il Catania ha solo carattere

Un gol del difensore piega la resistenza dei siciliani, in dieci dal 21' per l'espulsione di Pablo Alvarez. Con questo risultato gli emiliani, che hanno perso una volta sola in casa quest'anno, fanno un bel balzo in classifica, allontanandosi dalla zona salvezza

BOLOGNA, 6 febbraio 2011 - Fare più punti possibili in casa è la regola numero uno per chi si vuole salvare. Il Bologna quest'anno ha perso una volta sola al Dall'Ara (3-0 contro il Milan) e alla faccia delle penalizzazioni può ritenersi già abbastanza tranquillo. Specie se le rivali sono come il Catania che, di contro, lontano dal Massimino ha racimolato appena quattro punti, e che stavolta si è svegliato troppo tardi. L'1-0 lo firma Daniele Portanova, eroe nel giorno in cui, per una volta, Marco Di Vaio si toglie dalla copertina del match, sbagliando anche un gol facile.

LÀ SULLA DASTRA... — Maledetta fascia destra. Al Catania da quella parte non ne va bene una, almeno oggi. Di fatto, si decide tutto in quella porzione di campo. Minuto 12: Pablo Alvarez, al rientro dopo l'infortunio, commette un primo fallo da ammonizione. Minuto 20: quasi in fotocopia, l'argentino si aggrappa a Ekdal meritandosi un giusto quanto solare secondo cartellino giallo. Ospiti in dieci e costretti a cambiare uno schieramento che stava dando fastidio, fin lì, al Bologna (Schelotto-Gomez-Ricchiuti dietro Maxi Lopez).

PER GARICS — Schelotto va a fare il terzino, ma non cambia la musica. Ledesma, peraltro già ammonito, frana su Di Vaio rischiando anche lui l'espulsione. La punizione arriva in area, dove Perez trova un cross che sembra più un tiro sbagliato; poco male, perché liberissimo al centro c'è Portanova, che col piatto non sbaglia ed esulta dedicando la sua prima rete in campionato a Garics, recentemente infortunatosi ai legamenti del ginocchio (stagione finita). La serie "continuiamo così, facciamoci del male" della fascia destra del Catania prosegue, giusto per la cronaca, con un fallaccio di Schelotto su Di Vaio quasi al 45'. Giallo quasi da rosso per l'ex del Cesena.


CAMBI COSÌ COSÌ — Simeone cerca la reazione dai suoi, ma questa non arriva. Ci prova allargando il gioco con Martinho per Lodi (fin lì uno dei migliori, comunque: come a fine primo tempo con un sinistro respinto a fatica da Viviano) e poi con Llama per Schelotto (che esce ferito alla testa dopo una zuccata con Britos). Peccato che quest'ultimo, invece che a sinistra vada al centro per lasciare la fascia al giovane Martinho: che, però, non la vede mai. Insomma, idee poco chiare a partire dall'allenatore; almeno, da dopo l'espulsione in avanti. Con Maxi Lopez servito poco e male, il buio in casa Catania è servito.

MAXI RECUPERO — Il Bologna, ordinato, vince nonostante un Di Vaio in versione sciagurata, per una volta. Il bomber spreca due buone occasioni: nella prima Andujar gli respinge un tiro centrale, ma nella seconda si divora un calcio di rigore in movimento, sparando in curva dopo assist di Meggiorini. Pazienza: con un Ekdal che taglia e cuce e una difesa ferrea gli emiliani portano a casa (anche dopo sette minuti di recupero nella ripresa) tre punti d'oro, e meritati. Il miracolo-salvezza si avvicina, e Malesani lo sa, esplodendo di gioia al fischio finale.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 6 febbraio 2011 20:22
Palermo zemaniano, Lecce-stop
Miccoli: gol, cuore e lacrime

La squadra di Delio Rossi vince 4-2 al Via del Mare e continua la rincorsa alla zona Champions. Nel primo tempo i gol di Giacomazzi e Miccoli; nella ripresa, Jeda porta subito avanti il Lecce. Entra Ilicic e i rosaneri dilagano: Pastore, Hernandez e Ilicic chiudono la domenica

MILANO, 6 febbraio 2011 - Quando non c'era allenamento, quel giovane tecnico era sempre sugli spalti. Non troppo lontano da Lecce: cappellino, taccuino e occhi sgranati. Delio Rossi non si faceva scappare un appunto, mentre Zeman teneva una delle sue lezioni. Storia del secondo Foggia in epoca Zemanlandia, dal '91 al '93, uno spaccato di quella favola, con Delio tecnico delle giovanili che imparava da Zdenek che sorprendeva la A. Tornato da queste parti, l'allievo si è ricordato della lezione del maestro. Eccola, in Lecce-Palermo, la sintesi di quella storia: Miccoli tiene il Palermo in partita dopo 45' (1-1, prima il vantaggio di Giacomazzi); nella ripresa Jeda spaventa (2-1), poi un Palermo dalla filosofia-zemaniana agguanta i salentini e dilaga: Pastore, Hernandez e Ilicic. Tutto di un fiato. Tutto senza freni. Tutto come una ventina d'anni fa.


LA LEGGE DELL'EX — Non c'è mattonella che non gli consegni un applauso. Dovunque si sposti, Fabrizio Miccoli trova la gente del Salento, la sua gente, che (addirittura!) si alza in piedi ad applaudirlo. Gli occhi brillano più di un orecchino, le gambe si bloccano ed è giustificato se a questo ragazzo, cresciuto da un pezzo tra magie, ribellioni e le Grandi che non si sono accorte del suo talento, nato a Nardò, dietro l'angolo del Via del Mare, abbia il fiato corto. Quando il petto si contrae e il cuore batte troppo forte, inutile chiedere alle gambe di andare. Lui s'inceppa, fantasma romantico in giro per il campo. E non è il solo. Ilicic, affaticato, resta un tempo in panchina, Pastore è assente non giustificato; il Palermo, semplicemente così: irriconoscibile. Anche Cassani, uno che di partite ne sbaglia davvero poche, sembra spaesato nella domenica in cui diventa il più presente della storia in A del Palermo (152 caps). Il Lecce ha un impatto tosto e cinico, niente tappeti rossi, ma l'elogio della concretezza. Giacomazzi, al ritorno dal 1', ci prova subito ma sbatte contro un super-Sirigu. Due occasioni fanno primavera: al 17' cross di Oliveira, Giacomazzi c'è per confermare la legge del gol dell'ex. Se togli il 21' (su Migliaccio miracolo di Rosati), il Palermo non perviene: il suo tridente è con la testa altrove, il centrocampo fuma senza filtro, Munoz alza le barricate ma il Lecce vive una domenica da quattro giornate. Lecce ordinato, compatto e perforante in contropiede: il palo di Giacomazzi (al 42') poteva valere il raddoppio.


PER CHI SUONA LA CAMPANA — Tutto finito? No, arriva l'ora di chiudere l'album dei rimpianti. Minuto 47', punizione dal limite: sulla mattonella c'è proprio Miccoli. Frustata violenta e rabbiosa: è il pari. Miccoli non esulta, il primo tempo finisce qui, lui passeggia a passo lentissimo (quasi fosse un replay) verso l'uscita dal campo, consolato dai compagni di squadra. Testa bassa, quasi una lacrima. Sensazioni forti, cuore che vorrebbe quasi fermarsi, per quel bambino che sognava giallorosso. Raccontano che nello spogliatoio sia scoppiato in lacrime, e alla ripresa al suo posto c'è Hernandez. Per una volta, il calcio non è solo milioni di euro.


SCUOLA ZEMANIANA — Sembra la domenica degli ex, quando Jeda (al 5') riporta avanti il Lecce: in fondo, il vantaggio ci sta, dopo quanto prodotto dai salentini nel primo tempo. La svolta della gara sarebbe uno di quei capitoli perfetti da inserire nell'antologia della scuola zemaniana. Delio Rossi richiama dalla panchina Ilicic, tenuto fuori per un affaticamento: lo sloveno fa subito disastri. Due minuti, delizioso l'assist per Pastore: l'argentino si sveglia, ed è 2-2. State in campana, perché saranno i 10' a rischio-infarto per i tifosi del Palermo. Al 15' Hernandez sfonda centrale e fa 3-2. Ancora, senza sosta (al 17'): stavolta è Pastore che ricambia il favore, Ilicic non si fa pregare. E sono 4 ! La meravigliosa macchina da gol del Palermo ha funzionato ancora. E' vero, con il difetto di essersi svegliata con un tempo di ritardo. Ma poco importa. In dieci minuti puo' cambiare il mondo. Per il maestro Zeman, ne potevano bastare anche due. L'unica deviazione sul tema dell'allievo Delio.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 6 febbraio 2011 20:31
Napoli, ancora il Matador
Cesena battuto, Milan a +3

La squadra di Mazzarri al San Paolo si impone 2-0, grazie alla 18ª rete di Cavani, che raccoglie un assist di Maggio cui poi non viene assegnato nella ripresa un gol fantasma, e al centro di Sosa nel recupero. Gli azzurri consolidano il secondo posto e si avvicinano alla capolista. Cesena spuntato in avanti, troppo rinunciatario

NAPOLI, 6 febbraio 2011 - Il massimo con il minimo sforzo. ll Napoli in un colpo solo - con i gol del solito Cavani e nel recupero da Sosa - batte il Cesena, riscatta il k.o. di Verona e si porta a -3 dal Milan capolista. Al San Paolo alla squadra di Mazzarri, senza mai forzare tempi e ritmi, basta in pratica una zampata, la 18ª in campionato, del Matador uruguaiano per assicurarsi tre punti che servono per continuare a sognare senza limiti. Punti che coronano una prova diligente, in cui gli azzurri hanno concesso pochissimo ai romagnoli, davvero deludenti in fase offensiva e con Rosina ancorato in panchina per 80'. Il Napoli ha iniziato bene entrambi i tempi segnando due volte - nel caso del colpo di testa di Maggio l'arbitro non si è accorto della parata oltre la linea di porta di Antonioli -, poi è andato avanti a strattoni, evitando di andare a cercarsi guai scoprendosi.

SUPER AZIONE GOL — Il primo tempo comincia a ritmo serrato. Il Napoli ha fretta: di dimenticare la partitaccia con il Chievo, di rimediare mettendo sotto il Cesena. La rete arriva subito, a premiare gli sforzi della squadra di Mazzarri. Ed è una bellezza: la inizia Cribari, la imposta Hamsik, Maggio con un cross dalla destra la rifnisce per Cavani, che sottoporta, di sinistro, fa secco Pellegrino e segna l'1-0. È il 18° gol in questo campionato per il Matador. Inesorabile. Dopo la rete il ritmo cala. Perchè il Napoli perde quota, traccheggia, gestisce il risultato. Perchè il Cesena ci prova a rimediare la situazione, ma non punge più di tanto. Jimenez segna al primo tiro, ma è in evidente fuorigioco. Poco altro da segnalare: un paio di incursioni di Zuniga, molto attivo sulla sinistra, e la disinvoltura con cui la rinnovata difesa degli azzurri, questo pomeriggio con Santacroce e Cribari preferiti a Campagnaro e Cannavaro, tiene a bada Bogdani.

GOL FANTASMA E GOL VERO DI SOSA — La ripresa non è granchè. Il Napoli concede il bis: nel senso che parte di nuovo a mille, costruendo subito la migliore occasione per il 2-0. Si tratta di un classico gol fantasma: un colpo di testa di Maggio su cross di Lavezzi è parato da Antonioli probabilmente dentro la porta. L'arbitro Celi non batte ciglio, fa continuare a giocare nonostante le proteste dell'esterno destro di Mazzarri. Poi, però, accade poco altro. Il Napoli va a strappi, pericoloso con Aronica, il Cesena interpreta il "vorrei ma non posso". La prima occasione arriva a pochi minuti dalla fine, quando Bogdani si sbarazza di Santacroce, ma di testa non trova la porta. Quella che inquadra per il 2-0 finale nel recupero il nuovo entrato Sosa, al primo gol col Napoli, raccogliendo un assist dell'altro nuovo entrato, e pure nuovo acquisto, Mascara. Il Napoli vince e continua a sognare.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 6 febbraio 2011 20:36
Cesar risponde a Hernanes
E la Lazio rallenta ancora

All'Olimpico finisce 1-1 tra i biancocelesti e il Chievo: a Reja non basta la prodezza del brasiliano su punizione. I veronesi si confermano squadra solida e difficile da affrontare

ROMA, 6 febbraio 2011 - "Ci difendiamo bene, ma davanti creiamo poco". Lo aveva detto Edy Reja dopo lo 0-0 a S. Siro col Milan. E l'incisività offensiva manca anche nell'1-1 interno col Chievo, che rappresenta un'occasione persa. Terza in attesa del posticipo Inter-Roma, la Lazio non sfrutta il gioiello di Hernanes e si fa rimontare da un Chievo giunto al sesto risultato utile consecutivo. Difficile parlare di Champions. Ci sentiamo di condividere le parole di Reja, che realisticamente ha parlato di Europa League.

CHI CAMBIA.. — Pioli, reduce da un turno infrasettimanale nel quale ha cancellato il Napoli dal campo, cambia qualcosa. In difesa Frey affianca Cesar in mezzo: Mandelli e Andreolli non stanno benissimo. Guana fa rifiatare Rigoni a centrocampo. Ma la vera sorpresa è Jokic, molto spesso quinto quinto di difesa.

E CHI NO... — Nessuno stravolgimento per Reja, che concede un turno di riposo al Mauri un po' calante di questa fase per fare spazio a Bresciano. Torna Zarate dopo il parapiglia di Bologna, accanto al discusso Kozak, centravanti che qualcuno sta cercando di etichettare come picchiatore ma che si conferma elemento molto interessante soprattutto in prospettiva.

PRIMO NON PRENDERLE — Il Chievo non sta facendo la bella stagione di cui è protagonista per caso. I ragazzi di Pioli, che hanno qualche problema quando devono fare la partita, si difendono davvero bene. Concedono pochissimo. Sono corti. Raddoppiano. E quando possono ripartono con Pellissier. E la Lazio fatica nella prima parte. Gli spazi sono pochini. Hernanes e Zarate sono marcati bene: soprattutto l'argentino non ha mai campo per partire con le sue progressioni. L'unico pericoloso è Kozak, che fa a sportellate e si fa sentire. Nelle due occasioni in cui il ceco si rende insidioso sono Nicolas Frey e Sorrentino a evitare guai peggiori.

LAMPO — E ci vuole un gran colpo di Hernanes, proprio in chiusura di primo tempo, a sbloccare la partita. La punizione di destro del brasiliano è perfetta, anche se Sorrentino nella circostanza non ci convince del tutto, facendosi sorprendere sul suo palo. Gol comunque meritato dai biancocelesti, più continui nel fare la partita.

SCOSSA CHIEVO — Pioli riparte con Thereau per Moscardelli e due brividi, provocati da Fernandes e Sardo. I veronesi capiscono che questa Lazio dietro può essere battuta. Il pari arriva su palla inattiva. Dias si fa beffare da Cesar sul secondo palo sul corner di Bogliacino. Rivedibile l'atteggiamento di tutta la retroguardia nelle marcature. Anche se resta il dubbio su un possibile fallo di Jokic su Matuzalem non fischiato, da cui nascono azione e corner dell'1-1.

POCA INCISIVITA' — E qui vengono fuori i limiti della Lazio. Reja ci prova con Sculli e Mauri per Hernanes e Zarate, ma le difficoltà contro le squadre che si chiudono bene restano. Sorrentino non deve compiere nessuna parata. La Lazio ha spirito e voglia di fare, ma non altrettanta lucidità. E contro squadre che regalano poco è difficile fare la differenza.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 6 febbraio 2011 20:55
Pato e Ibra non bastano
Il Genoa ferma il Milan

I rossoneri pareggiano 1-1 a Marassi. I gol nel primo tempo: al brasiliano, assist dello svedese, risponde nel recupero Floro Flores. Ora il Napoli è a 3 punti

GENOVA, 6 febbraio 2011 - Incalza il fiato alle spalle. E' nitido e forte. Il Milan lo avverte con una certa inquietudine dopo il secondo pareggio consecutivo. Questa volta a Marassi con il Genoa. Non basta Pato su assist di Ibra; Floro Flores agguanta i rossoneri che nella ripresa non riescono più a trovare il guizzo vincente. L'1-1 erode il vantaggio sul Napoli che ora insegue a meno 3 e fa venire l'acquolina in bocca a Inter e Roma.

DESTRO E PATO — Il riscatto, quello che fa bene alla testa e alla classifica, può partire dalla sfida ai rossoneri. Davide Ballardini conferma dieci undicesimi della formazione, con una variante in attacco: accanto a Floro Flores c'è Destro, preferito a Palacio - ma per poco - ancora lontano dal suo cento per cento. Abbottonata dal centrocampo alla difesa in un tradizionale 4-4-2, la squadra rossoblù confida sulla velocità degli esterni e il pressing sui portatori di palla rossoneri. E poiché il Milan non vuole farsi mancare nulla ecco saltare anche Antonini. Problemi agli adduttori; lo sostituisce Bonera, mentre Oddo va a destra. Ma Massimiliano Allegri, oltre a recuperare Van Bommel squalificato con la Lazio, ritrova Gattuso, che piazza a destra nel rombo di centrocampo, e Seedorf che si accomoda in panchina con Cassano, perché il tecnico alla fine si affida ancora a Pato, nonostante la sconcertante esibizione contro la Lazio.


PATO E FLORO FLORES — Il Milan, Ballardini docet, lo fermi solo con un pressing feroce. Il Genoa si adegua e aggredisce con convinzione. Alti e aggressivi i rossoblù affondano, ma senza mai colpire al cuore. La squadra di Allegri dal canto suo non riesce a dare brio alla sua manovra, andando a sbattere contro il muro del centrocampo genoano. Di rimessa prova al 9' con Robinho che sbaglia il primo gol della giornata, alzando oltre la traversa. Al 16' Destro lascia per problemi fisici a Palacio che riesce a regalare più spinta al contropiede dei padroni di casa. Il Milan ribatte con grande organizzazione difensiva, ma ci vuole un buon quarto d'ora prima che i rossoneri riescano a trovare il giusto equilibrio in mezzo, grazie anche all'arretramento di Pato e Robinho che vanno a fare pressing. Idea che porta buoni frutti: il Milan riesce a nascondere il pallone, alternando al possesso una serie di azioni spettacolari. Come il gol di Pato al 29', frutto di un'invenzione di Ibra che dal lato destro dell'area piccola supera Dainelli e mette davanti a Eduardo per il Papero, il cui piatto destro è imparabile. Potrebbe anche arrivare il raddoppio se il brasiliano, invece di lanciare a sinistra lo svedese, non decidesse di servire centralmente Robinho fermato in fuorigioco. Yepes e compagni gestiscono con ordine la manovra difensiva, ma al 46' subiscono il gol di Floro Flores, che sfrutta in area un fortunoso rimpallo tra Kucka e Van Bommel: facilissimo infilare alla destra di Abbiati.


CASSANO NON BASTA — Con gli stessi volti all'inizio della ripresa, la sfida inzia con la grande uscita di Eduardo sui piedi di Flamini e il salvataggio di Marco Rossi che in scivolata evita a Robinho di centrare la porta. Il Genoa però non si lascia intimorire e risponde per le rime, sfruttando la forza penetrativa di Palacio e Criscito. Il Milan difetta sulla corsia di Flamini, impegnato a raddoppiare e placare le sortite di Mesto. Ibra spesso fa reparto da solo, ma non riesce a scrollarsi di dosso la marcatura a uomo. Così Allegri, consapevole del ritorno del Genoa, chiede a Cassano di dare una scossa alla squadra, preferendolo a Robinho. Il pressing è feroce. Al 25' Pato di testa serve sul palo oppsoto Ibra che si contorce e riesce a ribadire sul primo palo, ma Eduardo devia in angolo con un balzo impeccabile.

LA FORZA GLI EX — Ballardini toglie Floro Flores per l'ex Paloschi in uno dei momenti migliori dei rossoblù. Allegri risponde con Emanuelson, confidando in un spinta migliore laddove Flamini non ha brillato. Ma il Genoa ha sette vite; tecnicamente è inferiore ed è con l'orgoglio a mettere sotto il Milan nelle veloci ripartenze dove Kucka esibisce doti inaspettate. Non incidono, invece, Cassano ed Emanuelson, ingabbiati e probabilmente con poca benzina nelle gambe. Servirebbe ben altro carburante per trovare il gol: il Genoa si chiude bene (l'altro ex Kaladze e Dainelli su tutti) e trova anche spazio per il contropiede con il pressing di Paloschi. Inutile l'ultimo tentativo di Cassano che si allunga la palla sul fischio di Mazzoleni. Il Napoli è più vicino.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 6 febbraio 2011 21:02
Amauri si rilancia a Parma
Fiorentina, pari in rimonta

Grande gara dell'italobrasiliano, ben ispirato da Giovinco, che torna al gol dopo quasi un anno e colpisce una traversa. A inizio ripresa i viola trovano l'1-1 con un rigore di D'Agostino, Mutu in campo nel finale. Dieci ammoniti

PARMA, 6 febbraio 2011 - Dopo 4 sconfitte nelle ultime 5 gare il Parma impatta 1-1 al Tardini contro la Fiorentina. In vantaggio con Amauri (assist di Giovinco, per una fattura tutta ex bianconera del gol) al 15' del p.t., il Parma subisce la rimonta viola: a segno D'Agostino su rigore al 4' della ripresa. I viola devono così rimandare l'appuntamento con la vittoria esterna, che manca ormai da 18 trasferte.

APRE AMAURI — Marino preferisce Palladino ad Angelo per affiancare gli altri due ex juventini d'attacco, Amauri-Giovinco; Mihajlovic promuove fra i titolari Comotto e Cerci (De Silvestri e Montolivo in panca), portandosi fra i 18 anche Babacar e Kroldrup, ma soprattutto Mutu, al rientro fra i convocati a distanza di quasi due mesi. Dopo un avvio promettente dei viola, il Parma passa al primo affondo: al 15' è Amauri a portare in vantaggio il Parma, tornando al gol dopo quasi un anno. E che gol: Giovinco mette in mezzo, l'italo-brasiliano si avvita in una rovesciata acrobatica e di destro manda alle spalle di Boruc. L'eccesso di esultanza induce Gava ad ammonirlo. La Fiorentina accusa il colpo, perde verve e convinzione, il Parma gioca con semplicità e grande concretezza. Tanto che potrebbe raddoppiare al 32', con un'azione-fotocopia firmata sempre dalla coppia ex juventina. Assist di Giovinco, rovesciata di Amauri ma stavolta Boruc para. I viola si incaponiscono nell'accentrare l'azione, Marchionni, Santana e Cerci non riescono a mettere le ali alla squadra, che di fatto non tenta nemmeno di sfruttare le fasce. L'unico ad arrivare al cross dal fondo è, in un'occasione, Comotto: il suo retropassaggio per Behrami (il cui tiro non "buca" il muro gialloblù) resta l'assist potenzialmente più pericoloso della prima frazione. Ma è poca cosa per una squadra che deve recuperare uno svantaggio. E invece la Fiorentina gioca lenta e leziosa, senza riuscire mai ad impensierire un Parma essenziale, cinico e pragmatico.


RISPONDE D'AGOSTINO — La ripresa si apre con il botto: dopo 3' Gobbi trattiene Camporese in area, Gava assegna la massima punizione. D'Agostino di sinistro spiazza Mirante: dopo 4' le squadre sono sull'1-1. Comincia qui una gara del tutto diversa rispetto al primo tempo e che durerà fino alla mezz'ora: la Fiorentina torna focosamente in sella, il Parma rallenta e inaugura una fase di dignitosa sofferenza. Tanti i falli, altrettante le interruzioni di gioco, ma le punizioni mai si trasformano in occasioni da gol. Fioccano anche le ammonizioni (alla fine saranno dieci), il (bel) gioco è un lontano ricordo. Le azioni offensive rallentano per ritmo e per numero, le palle gol spariscono dal copione del match. Marino gioca anche la carta-Crespo (sua l'occasione più ghiotta dei primi 30', quando lanciato da Giovinco sbaglia di pochissimo la mira in un'azione di contropiede, insieme a un contropiede di Amauri fermato da un ottimo Boruc). Poi, alla mezz'ora, Mutu si è già sfilato la tuta ed è pronto al rientro in campo, ma Comotto chiede il cambio, e al suo posto viene scelto De Silvestri. Il turno del romeno arriva poco più tardi: al 34' sostituisce uno stremato Behrami e subito chiama Mirante al mezzo miracolo con un destro angolato. E' il segnale che cambia il volto del match: la gara si infiamma, l'ultimo quarto d'ora è una raffica di occasioni, con Santana e Giovinco vicinissimi al gol e Amauri che colpisce la traversa con un colpo di testa. E invece finisce 1-1, un risultato che a ben vedere non serve a nessuna delle due.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 6 febbraio 2011 21:07
Iachini-bis e il Brescia va
Bari sempre più a fondo

La squadra lombarda batte gli uomini di Ventura 2-0 con i gol di Diamanti su rigore e Caracciolo. Al 93', prima del raddoppio, Arcari salva i suoi parando a Kutuzov il tiro del possibile 1-1

BRESCIA, 6 febbraio 2011 - Lo Iachini-bis funziona. Dopo aver pareggiato all'Olimpico contro la Roma, il Brescia guidato dall'allenatore esonerato a inizio dicembre e richiamato due settimane fa batte 2-0 il Bari in un delicatissimo scontro salvezza e sale al terzultimo posto, a -1 dalla zona salvezza. La partita, bruttina, è decisa da un rigore di Diamanti e da una rete nel finale di Caracciolo in contropiede. Un risultato che punisce oltre misura un Bari che, come al solito, è generoso e ci mette un cuore grande così, ma non tira mai in porta. La generosità non basta più: dopo l'ennesima sconfitta, la sesta consecutiva (sette se si conta anche la Coppa Italia) la squadra di Ventura è sempre a -9 dalla zona salvezza. Tantissimi punti, forse troppi.

TRIDENTE BARI — Iachini recupera Konè dopo la squalifica e lo piazza sul centro-destra della folta mediana a cinque, completata da Zambelli e Berardi sulle fasce, Hetemaj sul centro-sinistra e Zanetti in regia. In difesa, davanti ad Arcari, ci sono Zebina, Bega e Zoboli. Davanti non c'è Caracciolo, tenuto in panchina perchè non ha ancora recuperato dall'infortunio; spazio a Eder supportato alle spalle da Diamanti. Senza lo squalificato trequartista Bentivoglio, Ventura lancia dall'inizio il nazionale norvegese Huseklepp, schierato in un inedito tridente con Castillo e Rudolf. Davanti a Gillet confermata la difesa a quattro con Andrea Masiello, Glik, Rossi e Parisi; in mezzo Donati, Almiron e Gazzi.


DIAMANTI NON FALLISCE — Brescia e Bari sono ultima e penultima. E in campo si vede. La qualità non è molta, le due squadre faticano in fase di impostazione e allora si ricorre al lancio lungo a cercare le punte o alla conclusione dalla distanza. In un contesto simile serve un episodio per sbloccare la situazione. E l'episodio arriva al 17': Konè entra in area dalla destra, tenta lo slalom fra i centrali del Bari e viene ingenuamente messo giù da dietro da Gazzi. Ineccepibile il rigore: dal dischetto Diamanti batte Gillet, che intuisce la traiettoria ma non arriva nell'angolino basso alla sua sinistra. Sotto di un gol e ultimo in classifica, il Bari non ha davvero più nulla da perdere e dovrebbe buttarsi avanti con tutta la foga possibile eppure la manovra della squadra di Ventura è drammaticamente lenta. L'occasione più ghiotta per gli ospiti arriva al 32': Almiron mette un bel pallone in area per Castillo, che tutto solo sbuccia la conclusione con il pallone che si perde sul fondo. Due minuti dopo sempre Castillo, imbeccato da un corner di Parisi, colpisce di testa nell'area piccola ma non riesce a deviare verso la porta. Il finale di primo tempo vede il Bari in crescita, non abbastanza per arrivare al pareggio.


L'ASSALTO DEL BARI — Dopo l'intervallo si riparte con una novità nel Brescia: Cristiano Zanetti non ha ancora i 90 minuti nelle gambe e allora resta negli spogliatoi, al suo posto dentro Antonio Filippini, prossimo alla pubblicazione del suo primo album da musicista come leader del gruppo "Antonio Filippini & the Stalkers". Ventura risponde con Alvarez per Huseklepp, autore di una prova negativa. Il Bari prova ad alzare il ritmo, però le occasioni sono tutte per il Brescia: al 6' gran sinistro da fuori area di Diamanti con il pallone che sfiora l'incrocio dei pali alla sinistra di Gillet. Due minuti dopo ci prova Eder, il portiere ospite blocca senza problemi. Il Bari guadagna metri di campo: al 20' un destro di Donati da fuori area finisce sul fondo alla destra di Arcari. Pochi minuti dopo lo stesso Donati imbecca Alvarez con un bel lancio in profondità, ma il rapido esterno da ottima posizione sbaglia tutto e calcia debolmente in diagonale: tutto facile per Arcari. I pugliesi crescono, si piazzano stabilmente nella metà campo del Brescia, ma faticano dannatamente ad arrivare al tiro o anche ad andare sul fondo per un cross. E allora piovono i traversoni dalla trequarti che sono facile preda di Bega e compagni. Ventura tenta l'ultima carta: dentro Kutuzov e fuori Castillo. E proprio sui piedi del bielorusso arriva, al 48', la più grande occasione per arrivare al pareggio: l'attaccante dopo un rimpallo si ritrova il pallone fra i piede davanti ad Arcari, che con un guizzo sventa la conclusione del barese. Sulla parata nasce un rapido ribaltamento di fronte con Caracciolo che, tutto solo davanti a Gillet, interrompe il suo lungo digiuno e mette dentro il gol del 2-0. In un amen, si passa dal possibile 1-1 al 2-0 per il Brescia. L'ennesimo segnale che le cose, a Bari, girano davvero male.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 7 febbraio 2011 00:50
Vincono l'Inter e lo spettacolo
Appassionante 5-3 alla Roma

Primo tempo giocato a tutta da entrambe le squadre: in gol Sneijder, Simplicio ed Eto'o. Nella ripresa l'espulsione di Burdisso - con rigore procurato da Pazzini - e ancora in gol il camerunese. Poi arrotonda Thiago Motta e sembra fatta, ma l'orgoglio riporta sotto i giallorossi con Vucinic e Loria. Chiude la partita Cambiasso

MILANO, 6 febbraio 2011 - Quando al 38’ del primo tempo il pubblico di San Siro si esibisce in una inconsueta pañolada si può discutere del merito (il fallo di Kharja pare esserci), ma non della scelta stilistica. I fazzoletti bianchi con cui si contesta l’arbitro in Spagna sono adatti a una partita giocata in "stile Liga". E Liga di alta classifica. Inter e Roma si affrontano senza tatticismi, pensando poco alla fase difensiva, regalando giocate da applausi (su tutte una "ruleta" di Maicon per uscire dalla difesa) e impegnando parecchio i portieri. Alla lunga, sfonda l’Inter, che chiude 5-3 e continua la sua cavalcata (7 vittorie e 1 k.o. in campionato da quando c’è Leonardo). E non è un caso che a indirizzare la partita pensi ancora Samuel Eto’o (26 gol stagionali, 14 in A), uno che col Barcellona, espressione massima di quel tipo di calcio, ci ha giocato eccome.

IL MILAN E’ VICINO — La Liga, comunque, è molto meno equilibrata di questo campionato, in cui l’Inter si riporta a -5 dal Milan, pregustando un -2 in caso di vittoria nel recupero con la Fiorentina. Insomma, l’abisso è un ricordo, i campioni in carica si sono riportati lì. La squadra segna 5 gol e ne potrebbe fare altrettanti in più: ha ritrovato fiducia e la forma di uomini chiave. A San Siro, poi, attaccare viene facile: lo sanno anche in Giappone, adesso, visto che Nagatomo appena entrato rischia di piazzare un cross assist. Meno bene la tenuta difensiva: va bene fare gli spagnoli, ma... Il 5-3 finale, comunque, testimonia anche gli sforzi della Roma, che tiene botta, in dieci per il rosso a Burdisso, fino alla fine.


PIOGGIA DI GOL — Sneijder è tornato il vero Sneijder: lo aveva fatto capire in 45’ a Bari, lo conferma dopo 3’: apre per Maicon, riceve il passaggio di ritorno al limite dell’area, si inventa un sinistro che finisce all’incrocio dei pali lontano. Non finirà lì, l’olandese si costruirà altre tre-quattro occasioni con tiri da fuori. L’Inter attacca e rischia, tanto che la Roma, al 13’ rimette in piedi la partita: Vucinic apre per la discesa di Cassetti, cross sul secondo palo dove Maicon non copre su Simplicio, che in scivolata fa 1-1. Ci vuole Eto’o, e una mezza papera di Julio Sergio per riportare i nerazzurri sul 2-1: il camerunese è lanciato in contropiede sulla sinistra, converge e piazza un piatto sinistro non irresistibile. Ma tanto basta. La ripresa è una pioggia di gol: il rigore di Eto’o (fallo di Burdisso su Pazzini lanciato a rete), la testa di Thiago Motta su angolo (sponda di Cambiasso), la deviazione vincente di Vucinic sulla punizione di De Rossi, la testa del neoentrato Loria su corner (più che dubbio), il definitivo piatto di Cambiasso da distanza ravvicinata.

INTER, ROMBO PROMOSSO — Non ci sono dubbi: oggi come oggi, è questo l’assetto migliore per l’Inter. Il centrocampo a rombo apre le corsie per le discese di Maicon (e per quelle di Zanetti), e con Sneijder le soluzioni sono decisamente superiori in attacco. Quando la squadra di Leonardo va in crisi di idee, poi, c’è sempre il vecchio schema "palla a Eto’o". Ci pensa lui. La coperta è appena un po’ corta in fase difensiva: Leo prova a coprire le fasce con Cambiasso e Kharja, più mobili di Thiago Motta, ma il brasiliano così finisce per fare lo schermo davanti alla difesa, pagando un po’ la differenza di passo con gli avversari. Sui calci da fermo, poi, qualcosa è da rivedere.


LA ROMA CI PROVA — Ci vuole comunque un Julio Cesar strepitoso nel primo tempo per limitare la Roma, che risponde colpo su colpo, sfruttando gli spazi: Vucinic e Menez si scambiano la posizione, Simplicio arriva più volte al tiro. Al 15’ Menez, Borriello e ancora Menez chiamano Julio Cesar a una tripla parata, poi i gol arrivano anche in dieci. I problemi piuttosto sono in difesa, dove si concede troppo spazio a Maicon: i centrali reggono ma De Rossi non è il capitan Futuro che sradicava palloni e ripartiva. Julio Sergio, poi, dà poche sicurezze, anche se evita almeno altri tre gol. Paradossi di una partita in cui tutti vanno all’attacco.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00martedì 8 febbraio 2011 22:18
SERIE A 2010/2011 24ª Giornata (5ª Ritorno)

Anticipo del 05/02/2011
Udinese - Sampdoria 2-0
Cagliari - Juventus 1-3
Incontri del 02/02/2011
Bologna - Catania 1-0
Brescia - Bari 2-0
Genoa - Milan 1-1
Lazio - Chievo 1-1
Lecce - Palermo 2-4
Napoli - Cesena 2-0
Parma - Fiorentina 1-1
Posticipo del 06/02/2011
Inter - Roma 5-3

Classifica
1) Milan punti 49;
2) Napoli punti 46;
3) Inter(*) punti 44;
4) Lazio punti 42;
5) Palermo e Udinese punti 40;
7) Roma(*) punti 39;
8) Juventus punti 38;
9) Cagliari punti 32;
10) Chievo punti 31;
11) Bologna(-3)(*) e Fiorentina(*) punti 29;
13) Genoa(*) punti 28;
14) Sampdoria(*) punti 27;
15) Parma punti 26;
16) Lecce punti 24;
17) Catania punti 23;
18) Brescia punti 22;
19) Cesena punti 21;
20) Bari punti 14.

(-3) punti di penalità
(*) una partita in meno

Fiorentina-Inter sarà recuperata il 16 Febbraio 2011
Sampdoria-Genoa sarà recuperata in data da definire
Bologna - Roma sospesa al 16' del p.t. sul risultato di 0-0, sarà recuperata il 23 Febbraio 2011
binariomorto
00sabato 12 febbraio 2011 21:40
Cassano segna e illumina
Ciclone Milan sul Parma

Prova spettacolare dei rossoneri che vincono 4-0 con due gol per tempo. Nel primo a rete Seedorf e FantAntonio; nella ripresa due volte Robinho, subentrato all'olandese, con due assist del barese

MILANO, 12 febbraio 2011 - Il Milan travolge il Parma e per un altro week-end può godersi la vista migliore sul campionato. Travolgenti i rossoneri: vincono 4-0 ed esaltano tutta la loro qualità grazie agli uomini di maggior classe. A cominciare da Antonio Cassano che per la prima volta segna da rossonero (e che gol!) e inventa i due assist per Robinho che si regala una doppietta nella ripresa. Ad aprire le danze è però Seedorf che mette la palla in rete dopo solo otto minuti grazie al Mago Ibra. Successo che non fa una grinza dopo due pareggi consecutivi, dettati dalle numerose assenze e dalla stanchezza.


VECCHIA GUARDIA — Ma avanti così. Anche se cadono uno a uno, perché se Allegri perde di nuovo Andrea Pirlo (decisivo nella gara di andata), si consola con il ritorno di Nesta al centro della difesa. Di questi tempi, un'autentica manna. Allegri lo affianca a Thiago Silva, rinunciando con un po' di dispiacere all'ottimo Yepes, soprattutto perché il brasiliano anche da centrocampista sa regalare spettacolo e classe. Ma davanti alla difesa tocca ancora a Van Bommel, con Gattuso a destra e Merkel preferito a Flamini. La novità è però davanti, all'insegna della vecchia guardia. C'è infatti Seedorf, e non Robinho, alle spalle di Ibra e Cassano nella logica del turnover. Martedì, infatti, c'è il Tottenham di Champions. Pato diventa così utile a rispondere per le rime a Bale e company. In casa gialloblù, Marino se la gioca senza limiti. La storia è nota: una gara in difesa potrebbe scatenare una mattanza. Così il tecnico del Parma schiera lo stesso modulo del Milan, il 4-3-1-2, con (reparto di tutto rispetto) Giovinco trequartista alle spalle di Crespo e Amauri.


ECCO CASSANO — Ma basta pochissimo per immaginare lo scenario di San Siro. Non tanto per il potente destro di Seedorf deviato in angolo da Mirante dopo soli 25 secondi, nemmeno per l'atteggiamento offensivo dei rossoneri che ostentano una classe smisurata. A colpire è infatti la compattezza della squadra che ribatte il pressing dei gialloblù e costruisce il suo vantaggio con una manovra avvolgente. Merito dei suoi solisti che si ritrovano a occhi chiusi. Merito dei senatori che non ne vogliono sapere di mollare. Come nel caso del gol di Seedorf all'8'. L'idea è di Ibra che serve una palla illuminante in mezzo all'area, su cui si avventa come un rapace l'olandese. Mirante si getta sui suoi piedi, tocca la sfera, ma l'orange riesce e recuperare e correggere in rete da posizione defilata. Ma il capolavoro è del 17'. Cassano scambia al limite con Gattuso che restituisce al volo in area con un tocco di esterno sinistro. Splendido l'interno destro sempre di prima del barese che mette sul secondo palo. Vera poesia. Che fa sorridere anche Allegri. Il Parma prova a spingere, ma la squadra di Marino si arena negli ultimi venti metri, dove Van Bommel prima, Nesta e Thiago Silva poi, sono muri invalicabili. Manovra da cui il Milan riprende slancio per andare a sfiorare ripetutamente il 3-0. Con Merkel, che manca clamorosamente la palla davanti a Mirante, con Cassano e Ibra. Insomma un Milan straripante, veloce e ordinato come piace ad Allegri.


ROBINHO UNO E DUE — Tema rispettato anche all'inizio della ripresa, anche se i rossoneri rallentano i ritmi. Il Parma cerca di approfittarne con Giovinco in prima fila. Il trequartista fa cose belle; cerca il dialogo con i compagni e quando le risposte mancano ci pensa da sé. Difficile però trovare spazio nell'organizzata difesa rossonera. Impressionano il destro potente di Dzemaili al 15' scacciato in angolo da Abbiati e la volontà degli emiliani di cercare il gol. Ma i fraseggi si interrompono bruscamente quando Allegri decide di sostituire Seedorf con Robinho. Il brasiliano entra subito in partita e nello spazio due minuti (al 18' e al 20') abbatte le residue speranze del Parma. Artefice della doppietta è Cassano che produce i due assist decisivi in area: il primo a destra, il secondo a sinistra. Gioco facile per FantAntonio. C'è spazio anche per Pato e Flamini (fuori Ibra e Gattuso); per Bojinov e Angelo (out Crespo e Giovinco), ma non c'è tempo e materiale per le imprese. Il Parma si arrende al Milan che ora attende la prova Tottenham.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 12 febbraio 2011 23:58
Uragano Cavani, Napoli sogna
Roma sconfitta, ora è crisi

Gli uomini di Mazzarri vincono 2-0 all'Olimpico grazie alla doppietta dell'uruguaiano, prima a segno su rigore, poi deviando un cross di Cannavaro. Il Napoli resta a -3 dal Milan, i giallorossi ancora k.o. dopo la sconfitta con l'Inter. Rosi e Lavezzi si sputano: rischiano la squalifica con la prova tv

ROMA, 12 febbraio 2011 - Dopo 17 anni il Napoli torna a vincere all’Olimpico contro la Roma e con i tifosi di casa ammutoliti fa impressione sentire riecheggiare il coro “Oj vita, oj vita mia” della gente napoletana. Faranno discutere a lungo le decisioni dell’inadeguato Bergonzi, pazzesco che con tanti fallacci nessuno venga cacciato dal campo, ma questo non toglie nulla al meritato successo della banda Mazzarri. Che indovina ogni scelta tattica, imbrigliando le fonti di gioco giallorosso e vincendo la partita a scacchi in mezzo al campo contro un incerto Ranieri, al primo k.o. interno della stagione. L’immagine da applausi è capitan Cannavaro, centrale difensivo, che nel finale invece di restarsene a presidiare la propria difesa va a confezionare il cross-assist per il ventesimo gol di Cavani. Ecco, qui si vede il grande lavoro del tecnico livornese: nella tattica, nel fisico e nella testa. Il Napoli è superiore all’avversario in tutto e sarà durissima per i giallorossi rimontare i 10 punti di divario in classifica: i fischi della Curva Sud verso i propri beniamini testimoniano le difficoltà di un ambiente non sereno. De Laurentiis non può più nascondersi: questa squadra è sicuramente da Champions. E se il Milan risentisse della Champions in corso…


ROMA SENZA FANTASIA — Ranieri preferisce tenere in avvio accanto a sé in panchina i suoi piedi buoni: Menez e Totti fuori, e dentro il panzer Borriello con Vucinic e centrocampo più coperto, col 4-4-2. Lo scopo è non concedere spazio ai contropiedisti di Mazzarri, ma così la Roma finisce per rimanere abbastanza rintanata nella propria metà campo ed è pericolosa una sola volta, dopo un quarto d’ora, quando Simplicio libera a sinistra in velocità Vucinic, che cerca la conclusione di precisione, ma trova un reattivo De Sanctis che blocca in due tempi con grande sicurezza.

NERVOSISMO — All’inizio un bel gesto di fair-play: Simplicio colpisce con una involontaria scarpata in faccia Aronica, che viene portato fuori per essere curato e il brasiliano lo segue per rientrare subito dopo in campo insieme all’avversario ristabilito. Ma è come un fiore nel deserto. La partita vive eccessi di nervosismo: Lavezzi sputa a Rosi - Mazzarri nel dopo partita chiarirà che il giallorosso ha provocato l'argentino allo stesso modo "con uno sputo al collo" -. Il romanista reagisce, e Bergonzi (debole e incerta la sua direzione) ammonisce entrambi. Poi quando lo stesso terzino ferma di mano con gesto volontario, il direttore di gara lo grazia dall’espulsione. Così come né Bergonzi né i suoi collaboratori (compreso il quarto uomo Morganti) si rendono conto di una brutta gomitata di Dossena a Taddei, non sanzionata nemmeno con il giallo. E quando il mancino viene ammonito a fine tempo, dovrebbe già essere negli spogliatoi.

SUPREMAZIA NAPOLI — Partita bruttina, molto fisica, e qui prevale il Napoli col suo centrocampo muscolare e veloce. Pazienza e Gargano sono più rapidi a riprendere palla e rilanciare. Maggio a sinistra sovrasta in velocità Riise e da lì gli azzurri si rendono pericolosi con una serie di tiri-cross che mettono i brividi al pubblico romanista, ma che non trovano la deviazione decisiva di Cavani e Hamsik. Mentre si ritrovano nella migliore posizione di tiro i giocatori non proprio con i piedi migliori: Maggio e Dossena non centrano nemmeno il bersaglio.

RIGORE E PROTESTE — Nella ripresa Ranieri capisce che deve cambiare qualcosa e inserisce Menez, ma è il Napoli a passare in vantaggio in maniera discussa. Perché in area un contrasto di Juan su Hamsik, lanciato a rete, porta Bergonzi a fischiare il rigore. Il brasiliano non sembra voler commettere fallo, ma il danno procurato c’è, e stavolta l’arbitro sembra aver ragione. Così come ce l’ha nell’assegnare il gol perché Cavani calcia dagli undici metri e la palla colpisce prima il palo destro e poi quello sinistro ed è ancora il centravanti ad arrivare per primo e a ribadire in gol. I romanisti protestano perché Cavani non potrebbe toccare per la seconda volta il pallone (i pali non contano), ma il labiale dell’arbitro appare chiaro, dice: “La palla è già entrata” e il replay sembra confermarlo.


INCATTIVITI — Partita sempre più nervosa, e anche De Rossi meriterebbe il rosso per un'entrataccia su Cavani, ma ancora una volta l’indeciso Bergonzi opta per il giallo. Roma fuori di testa e che subisce il Napoli, il quale però spreca un paio di situazioni importanti di contropiede. C’è pure un autogol di Cassetti a gioco fermo, perché Zuniga è fermato per fuorigioco sul tiro cross maldestramente deviato nella propria porta. Per vedere De Sanctis impegnato bisogna aspettare alla mezz’ora un sinistro di Menez.


LAVEZZI INCREDIBILE — E nelle praterie lasciate dalla difesa romanista si infila il Pocho, tenuto colpevolmente in gioco da Rosi: sembra un gioco da ragazzi infilare Julio Sergio in uscita, ma l’argentino vuol dribblare anche il portiere che di piede respinge l’assalto.

CI PENSA IL CAPITANO — Ma il Napoli ha fiato e personalità per non rinculare, con Cannavaro in attacco che crossa a Cavani il pallone col quale l’uruguaiano sigilla il risultato e una vittoria da segnare negli annali. E quando il Matador viene sostituito è bello e sportivo l’applauso di tutto l’Olimpico per il cannoniere protagonista assoluto del campionato con 20 gol. Il Milan è sempre lì a tre punti.

Maurizio NIcita

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 13 febbraio 2011 15:17
Fiorentina, tre punti d'oro
Grande rimonta a Palermo

La squadra di Mihajlovic vince 4-2 al Barbera: sotto 1-0 e 2-1 trova una grande reazione nella ripresa centrando il primo successo in trasferta della stagione. Decisivo l'ingresso di Ljajic a un quarto d'ora dalla fine, positivo il rientro dal 1' di Mutu

PALERMO, 13 febbraio 2011 - La Fiorentina conquista la sua prima vittoria in trasferta, il Palermo subisce la sesta rimonta del campionato: al Barbera finisce 4-2 per i viola, al termine di una gara rocambolesca e imprevedibile. Oltre ai gol, siglati nell'ordine da Pastore, Gilardino, Nocerino, Camporese, Bovo (autorete) e Montolivo, da segnalare anche il palo dello stesso Montolivo e la traversa di Hernandez, oltre alle grandi parate di Boruc. Per il Palermo è la quarta sconfitta in altrettanti match disputati all'ora di pranzo, ma soprattutto la fine della striscia di gare interne vincenti: un altro successo avrebbe significato record, invece con il brusco stop di oggi la serie si è fermata a 7.


MUTU, BUON PRIMO TEMPO — Mihajlovic schiera Mutu dal 1' per la prima volta dal dicembre scorso, nel Palermo fa il suo esordio in serie A Kurtic, al posto dello squalificato Bacinovic. Entrambe le squadre hanno assenze pesanti, ma certo la Fiorentina entra in campo galvanizzata dal recupero "integrale" di Mutu, che si scaglia nella gara come fosse all'esordio in serie A. E' nel cuore di ogni azione, ispira offensive su offensive, galvanizza Gilardino, che rispolvera l'antico feeling col compagno. Insomma, per la Fiorentina è davvero un nuovo acquisto, ora la conferma deve venire da una dimostrazione di continuità.


1-1 DOPO 45' — Il Palermo risponde con l'enorme qualità di cui dispone: Ilicic è una fonte continua di idee e tocchi deliziosi e ficcanti nello stesso tempo, Pastore un genietto che quando viene "strofinato" nel modo giusto è capace di qualsiasi magia, Miccoli si vede poco nel primo tempo, cresce alla distanza, ma soprattutto parla la stessa lingua dei compagni di reparto. La forza del Palermo sta nella sua trazione anteriore: il centrocampo produce con discontinuità, ma ogni volta che entra in funzione l'attacco per i viola sono dolori, potenziali o reali. La Fiorentina parte bene, ci mette iniziativa e velocità, espone in vetrina un Mutu vogliosissmo e lo asseconda, ma deve comunque giocare un primo tempo all'inseguimento. Colpa di un gol quasi a freddo di Pastore (ma prima lo stesso argentino si era visto soffiare da Gamberini una rete già fatta, a tu per tu con Boruc), che al 7' insacca l'1-0: assist di Ilicic, prezioso per qualità e continuità, e destro vincente di Pastore, al decimo gol stagionale. La Fiorentina non si scompone e continua a macinare gioco offensivo. Tanto che Gilardino ha due occasioni in un minuto (18'): prima sbaglia di pochissimo la mira, poi è Sirigu a deviare il suo tocco ravvicinato. Ma al terzo tentativo il viola non sbaglia, e al 36' firma il suo ottavo gol in campionato, il 136° in A, nonché il sesto al Palermo: assist di Behrami e colpo di testa ravvicinato, con Munoz beffato. Il Palermo perde per infortunio anche Migliaccio (lo rileva Acquah, altro esordiente). Poi Nocerino e Behrami ci provano ancora, ma il primo tempo si chiude sull1-1.


RIMONTA E SORPASSO VIOLA — La ripresa si apre col botto: dopo 3' Nocerino trova il terzo gol in campionato (colpo di testa su splendido cross di Miccoli, con Santana che resta immobile) e regala il vantaggio ai padroni di casa. Poi Boruc salva due volte la sua porta su Nocerino e Ilicic, al 18' e 20'. In mezzo tanta Fiorentina, che spinge con continuità ma non riesce a farsi pericolosa. Anzi non arriva nemmeno alla conclusione: Mutu non si vede più, per la squadra è come se si sia spenta la luce. Il Palermo invece insiste e tiene alto il ritmo, come se avesse un presentimento. E infatti il gol viola arriva, improvviso ed inatteso, dopo 25 minuti: a siglarlo è Camporese, al primo gol in A, che raccoglie un tiro dalla bandierina e batte Sirigu con un destro angolato. E' il 2-2, ma la gara è lontana dal suo epilogo. Anzi negli ultimi 20' la partita cambia ancora volto, complice anche l'ingresso di Ljajic al 32'. Montolivo colpisce un palo di destro, gli risponderà Hernandez (subentrato a Miccoli al 31') centrando la traversa. I colpi vincenti arrivano al 33', quando Bovo in spaccata mette alle spalle di Sirigu un cross di Ljajic, e al 43', con Ljacjic che serve Montolivo: il suo destro coincide con il definitivo 2-4, nonché col sospirato ritorno alla vittoria esterna della sua squadra.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 13 febbraio 2011 22:46
Gonzalez-Kozak, che Lazio!
Il Brescia si arrende 2-0

I biancocelesti giocano una bella partita e ritrovano il successo in trasferta che mancava dallo scorso 31 ottobre: decisive le reti (una per tempo) del centrocampista e della punta. I lombardi in grande difficoltà pericolosi solo a sprazzi nella ripresa

BRESCIA, 13 febbraio 2011 - La Lazio torna a fare amicizia con i tre punti in trasferta che mancavano dallo scorso 31 ottobre, il Brescia resta in zona sabbie mobili. È netto e senza discussioni il 2-0 con cui i biancocelesti hanno espugnato il Rigamonti. Troppo il divario tra le due squadre, anche in termini di entusiasmo e determinazione. I romani continuano così nel loro sogno nelle zone alte e con le sconfitte di Roma e Palermo piazzano un colpo importante. Il Brescia perde invece male: se ci si vuole salvare non si può entrare in campo troppo arrendevoli già nel primo tempo e per di più in casa.


ATTEGGIAMENTO — Il Brescia ha infatti iniziato il match piuttosto molle, errore di atteggiamento di cui alla lunga la Lazio ha saputo approfittare. I ragazzi di Reja si sono disposti in campo con molta concentrazione e grande pazienza, aspettando l’attimo giusto che si è presentato anche relativamente presto. Al 18’ è stato Lichtsteiner a dar il via all’azione del vantaggio recuperando palla a destra. Veloce giocata per Ledesma, affondo sulla fascia e cross tagliato dello stesso Lichtsteiner per Alvaro Gonzalez: il colpo di testa dell’uruguaiano sul secondo palo non ha lasciato scampo ad Arcari. Alla prima vera azione manovrata, in pratica, la Lazio è passata.

REPARTI LUNGHI — È comunque tutta l’impostazione del Brescia a lasciar desiderare nel primo tempo. Reparti lunghissimi e palloni praticamente inesistenti per Eder e Diamanti hanno di fatto agevolato il compito dei biancocelesti. Al 26’ da un bel recupero di palla a metà campo è partito un secondo contropiede micidiale che ancora Gonzalez ha per poco trasformato in gol: bellissima la parata in tuffo di Arcari che ha tenuto in vita la partita. Iachini si è però reso conto che così non si poteva continuare: fuori Hatemaj e dentro Lanzafame al 30’ per cercare di dare un po’ più di cucitura tra attaccanti e centrocampisti. Muslera, però, ha continuato a rischiare poco.


PELO NELL'UOVO — Nella ripresa i primi 5 minuti hanno mostrato un Brescia con tutt’altro atteggiamento. In pochi attimi i lombardi hanno schiacciato gli ospiti e Muslera ha seriamente rischiato su Eder e Lanzafame. Reja ha richiamato all’ordine i suoi e la Lazio ha ritrovato tranquillità. E a testimonianza della differenza di valori in campo ha saputo chiudere il discorso praticamente subito: al 13' calcio d’angolo dalla destra e stacco vincente di Libor Kozak proprio sulla testa di Zebina. Il Brescia si è praticamente spento lì, la Lazio ha poi mancato più volte il terzo gol. Le parate nel finale di Muslera su Eder e Diamanti potrebbero essere lette come un poco saggio calo di concentrazione della Lazio. Ma oggi sarebbe come cercare il pelo nell’uovo di una prestazione assolutamente convincente sotto molti punti di vista.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
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