Campionato Serie A 2010/2011

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binariomorto
00domenica 28 novembre 2010 19:43
Lazio, non basta Hernanes
Il Milan resta a più tre

I biancocelesti non vanno oltre l'1-1 all'Olimpico col Catania: uno due tra Silvestre e il brasiliano a fine primo tempo, poi i siciliani si chiudono e non sfondano il muro siciliano

ROMA, 28 novembre 2010 - "Questo qui ha qualcosa in più, lo vedi dopo due allenamenti". Lo disse in ritiro Edy Reja di Hernanes. Ma stavolta la classe del brasiliano non basta alla Lazio, bloccata all'Olimpico sull'1-1 dal Catania. Occasione persa. Perchè il Milan resta a meno tre e il secondo posto torna nel mirino dell'Inter, in attesa di Palermo-Roma. Non è sui rossoneri che i biancocelesti devono fare la corsa. L'obiettivo deve essere il quarto posto in chiave Champions. E non sarà facile. Perchè la Lazio ha qualità. E' ben allenata. Ma a livello di organico c'è di meglio. Con il Catania i biancocelesti hanno attaccato praticamente sempre, ma hanno preso un gol evitabile e hanno faticato contro una squadra che ha nella solidità difensiva la sua qualità più evidente. Come evidenziato da Reja, il colpo del k.o. non è nel dna della sua squadra. Ci vorrebbe uno con il gol nel sangue, anche sporco. Uno alla Inzaghi, insomma.Che sappia vivere di mischie e gol di rapina.

SCELTE — Reja va col pilota automatico nella scelta della formazione. Il 4-2-3-1 con Zarate di punta è ormai il modulo di riferimento. Dall'altra parte Giampaolo, senza Maxi Lopez, lancia dal 1' Llama, Morimoto e Pablo Ledesma. Biagianti fa da schermo davanti alla difesa. Gli esterni Gomez e Mascara aiutano molto il centrocampo per un modulo stretto parente del 4-5-1.

TUTTI DIETRO — Giampaolo si arrocca dietro con i suoi, badando a farli restare corti. Nella Lazio la luce l'accende Hernanes, bravissimo palla al piede, nello smarcare i compagni e anche nel calciare. I biancocelesti collezionano punizioni dal limite. Faticano a sfondare, perchè la prima punta di peso non c'è. Lo stesso Floccari non è proprio questo tipo di giocatore. E contro squadre così chiuse si può soffrire. Il Catania dietro è guidato da Silvestre, uno dei migliori difensori centrali del campionato, e tiene botta anche grazie a un paio di interventi di Andujar. Alla Lazio manca uno sbocco sugli esterni: Mauri ed Hernanes non sono certo delle ali pure.


CHE BOTTI — Dopo che la Lazio fa la partita per tutto il primo tempo, passa il Catania. Succede spesso nel calcio. Gomez stuzzica Muslera da fuori, poi sul successivo corner di Llama Silvestre sovrasta Biava e batte Muslera di testa. Risultato bugiardissimo. Ma nell'unico minuto di recupero del primo tempo ci pensa Hernanes con una progressione di 30 metri chiusa da un destro da fuori. Parità ristabilita e tutti al riposo. Da rivedere l'atteggiamento difensivo dei siciliani, che nella circostanza permettono troppo a Hernanes.

MOSSE REJA — Reja ha giocatori duttili davanti. E riparte con dei cambiamenti. Zarate si allrga a sinistra, Mauri a destra. Hernanes è più centrale. Giampaolo toglie Mascara (non pervenuto) e Llama per Martinho e Izco. Nella Lazio entrano Foggia e Matuzalem per Mauri, lontano daa ltre prestazioni di questa stagione, e C. Ledesma.

LAMPI ZARATE — Cala Hernanes, sale Zarate. Le fortune della Lazio sono sempre affidate agli uomini di qualità davanti. L'argentino sfiora due volte il gol, anche se la Lazio fatica a sfondare il muro del Catania, squadra smaliziata anche quando si tratta di guadagnare qualche secondo con intelligenza calcistica. Zarate sfiora il gol con due azioni individuali da grande giocatore. Foggia porta vivvacità confusa. Ma Andujar non deve mai sporcarsi i guanti nel finale, tranne che per accompagnare in corner il destro di Hernanes. Ci sarebbe anche un contropiede sciupato dal Catania al 50'. Ma così sarebbe stato troppo.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 28 novembre 2010 19:50
Bari, altra delusione
Caputo riprende il Cesena

L'attaccante pugliese, al primo gol in serie A, risponde al vantaggio di Colucci su rigore. La squadra di Ventura rimane all'ultimo posto, romagnoli penultimi

BARI, 28 novembre 2010 - Un pari che vale quasi come una sconfitta. Soprattutto per il Bari, che non si riprende dalla crisi, ma almeno (se si vuol vedere il bicchiere mezzo pieno) ritrova il gol dopo tre partite a secco, e riacciuffa un Cesena che era passato in vantaggio con un rigore di Colucci. Pesano molto in casa Ventura le numerose assenze (oggi fuori anche Parisi per infortunio).


LE SQUADRE — Ventura, in piena emergenza, si affida all'inedita coppia offensiva tutta pugliese Rana-Caputo. In mezzo rientrano Almiron e Donati, così come Andrea Masiello, che va a piazzarsi da esterno alto a destra. Nel Cesena Ficcadenti sceglie Ceccarelli a destra, con Lauro in panchina. Davanti c'è Bogdani, supportato da Jimenez e Schelotto. In panchina, per la prima volta disponibile, Igor Budan.

NOIA INIZIALE — Difficile raccontare un primo tempo in cui non succede nulla: squadre imprecise, gioco spezzettato e nemmeno un vero tiro in porta. Nella prima mezz'ora si contano cinque ammoniti, con Caputo e Parisi che rischiano il secondo giallo. L'unico a provarci tra i puglielsi è Pulzetti, con un destro dai trenta metri che finisce alto. Per il resto, qualche tentativo in velocità di Rana e un inserimento di Almiron, ma senza creare problemi ad Antonioli. Il Cesena, che tiene più la palla, cresce nei minuti finali e sfiora il colpaccio con un cross di Ceccarelli per Schelotto, su cui chiude Belmonte.


BOTTA E RISPOSTA — Nella ripresa è tutta un'altra partita. Nei dieci minuti iniziali si vedono più giocate che in tutto il primo tempo: Parolo prova il destro su calcio da fermo, a lato; Jimenez serve Giaccherini, chiuso all'ultimo in area; Caputo tenta un destro, ma non trova la giusta forza. Al 17' la svolta. Donati mette giù Jimenez in area e Colucci non sbaglia dagli undici metri. Si riprende e il Bari trova il pari dopo neanche due minuti: cross del neo-entrato Rivas (che ha acceso i suoi), Caputo anticipa tutti e firma il suo primo gol in serie A. E' la doppia scossa che rianima definitivamente il match e gli spettatori del San Nicola. Saltano gli schemi, le squadre si allungano e sembra poter accadere di tutto. Giaccherini sfiora il palo da fuori, ma nei minuti finali è solo Bari. Caputo sbaglia il raddoppio a tu per tu con Antonioli, poi Rivas svetta in area ma non trova la porta. Ma negli ultimi minuti è Budan (entrato per Bogdani dopo una lunga assenza) ad avere per due volte la palla buona, senza fortuna. Finisce pari, ed è giusto così.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 28 novembre 2010 19:52
Bologna-Chievo rinviata per neve.
binariomorto
00lunedì 29 novembre 2010 10:00
Palermo, vittoria e sorpasso
La Roma si ritrova settima

Dopo un buon avvio, la squadra di Ranieri viene trafitta a freddo da Miccoli, si disunisce e perde intensità. Nella ripresa giallorossi da subito in difficoltà: Ilicic e Nocerino firmano il 3-0. Totti accorcia a tempo scaduto: 3-1 il finale. I rosanero agganciano l'Inter

PALERMO, 28 novembre 2010 - Un gol di Miccoli, il numero 46 in maglia rosanero, il secondo in questa stagione nonché il primo in casa dopo lo scorso 9 maggio, apre le marcature contro la Roma e alimenta i sogni di sorpasso del Palermo sulla squadra di Ranieri. Nella ripresa Ilicic e Nocerino mettono il risultato in cassaforte: un 3-1 perentorio, che premia la gran partita del Palermo ma forse punisce la Roma oltre i suoi demeriti. E ora i giallorossi, che si fermano dopo 8 risultati utili consecutivi, si ritrovano in settima posizione, mentre i rosanero festeggiano la terza vittoria casalinga consecutiva, nonché la quarta vittoria in 5 gare e l'aggancio all'Inter in classifica.

MICCOLI-GOL — Ranieri deve rinunciare fra gli altri a Perrotta, Taddei e Vucinic ma può mandare in campo il triangolo offensivo più promettente per la Roma: il riscoperto Menez a servizio di Totti e Borriello. Rossi risponde col trio delle meraviglie Pastore-Ilicic-Miccoli, in una sfida che per la Roma può voler dire terza piazza e per il Palermo il sorpasso proprio sui giallorossi. Parte forte la squadra di Ranieri, che già dopo 3 minuti prova a passare con Riise. Sirigu dice no, compiendo la prima delle tre decisive parate che fermeranno i giallorossi nel primo tempo. Squadra compatta, passaggi brevi e ficcanti, manovra offensiva avvolgente e continua: la Roma fa capire di essere in giornata. Il Palermo però chiude bene e non rinuncia alla fantasia del trio offensivo. Ma è la Roma la squadra più pericolosa: al 14' ancora Sirigu si oppone a un tiro di Menez. Poi la doccia fredda per i giallorossi, complice un'amnesia difensiva che concede metri di beata solitudine a Miccoli, in area. Nocerino innesca Ilicic in area: lo sloveno ha tutto il tempo di guardarsi intorno, vedere Miccoli sul versante opposto e di servirlo. Il Romario del Salento non chiede di meglio: stop di destro, conclusione di sinistro e Julio Sergio capitola al 20'. La Roma incassa, torna alla carica, ma perde qualcosa sul piano della sicurezza. I collegamenti fra Menez, Totti e Borriello non funzionano al meglio, la squadra perde intensità. Nonostante ciò, al 34' Simplicio ha la palla buona ma, in area, non trova l'impatto col pallone e Menez sbaglia mira. Non è finita: Sirigu al 40' mette il terzo chiavistello al risultato, opponendosi a un tiro di Totti (poi Pizarro manda fuori). Insomma, in un primo tempo in cui la Roma la fa da protagonista, il Palermo sfodera un cinismo alla fine più efficace e produttivo.


UNO-DUE DI ILICIC E NOCERINO — La ripresa si apre con Goian al posto dell'acciaccato Munoz (problema muscolare). Ma soprattutto con una Roma solo lontana parente di quella del secondo tempo sfoderato contro il Bayern e che era valsa ai giallorossi una storica rimonta. La voglia c'è, gambe e testa meno, tanto che la squadra si allunga e perde sia intensità, sia efficacia. Le occasioni da rete si rarefanno, il ritmo si abbassa, il Palermo dedica più attenzione (e minutaggio) alla fase di contenimento che non a quella offensiva. La Roma non ha la forza per ribaltare l'azione, Rossi intuisce e fa scaldare Baptista. Ma intanto il Palermo, che già in apertura si era fatto pericoloso con Pastore (bravo Julio Sergio), intuisce che è il momento di chiudere il match. Detto fatto, al 16' Balzaretti crossa rasoterra e Ilicic supera Julio Sergio con un sinistro ravvicinato. Passano 4 minuti e il Palermo realizza il tris: Pastore parte in contropiede e lancia Bovo in profondità, il difensore aspetta l'arrivo di Nocerino e gli allunga un pallone che chiede solo di essere spinto in rete: sinistro e gol. Ma soprattutto gara chiusa, perché questa Roma non ha né le idee né le energie per ribaltare il rapporto di forze in campo. Non solo, Menez accusa un dolore al polpaccio destro, e al suo posto entra Cicinho. Rossi concede a Miccoli un'uscita con applauso di tutto lo stadio, inserendo al suo posto Maccarone. Ancora il tempo per un secondo, decisivo intervento di Julio Sergio su Ilicic, e poi Totti accorcia le sistanze con un destro da posizione angolata. Ma ormai è il 92', e la partita è abbondantemente finita.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00martedì 30 novembre 2010 23:45
SERIE A 2010/2011 14ª Giornata (14ª Andata)

Anticipi del 27/11/2010
Sampdoria - Milan 1-1
Juventus - Fiorentina 1-1
Incontri del 28/11/2010
Inter - Parma 5-2
Bari - Cesena 1-1
Bologna - Chievo rinv.
Brescia - Genoa 0-0
Cagliari - Lecce 3-2
Lazio - Catania 1-1
Udinese - Napoli 3-1
Palermo - Roma 3-1

Classifica
1) Milan punti 30;
2) Lazio punti 27;
3) Juventus e Napoli punti 24;
5) Inter e Palermo punti 23;
7) Roma punti 22;
8) Sampdoria e Udinese punti 20;
10) Chievo(*) punti 19;
11) Catania e Genoa punti 18;
13) Cagliari punti 17;
14) Fiorentina punti 16;
15) Parma punti 15;
16) Bologna(*) punti 14;
17) Brescia, Cesena e Lecce punti 12;
20) Bari punti 10.

Bologna e Chievo una partita in meno
binariomorto
00venerdì 3 dicembre 2010 23:35
Stavolta si "scansa" l'Inter
La Lazio vola al primo posto

All'Olimpico i biancocelesti battono 3-1 la squadra di Benitez: Biava, Zarate e Hernanes su punizione firmano la vittoria che lancia la squadra di Reja temporaneamente al primo posto, agganciando il Milan. Inter spenta, si sveglia solo dopo il gol di Pandev; infortunato Stankovic

ROMA, 3 dicembre 2010 – Quando alla vigilia era stato fatto notare a Reja che questa Lazio da troppi anni non batteva una grande, il canuto tecnico friulano ha sorriso, ricordando che col Napoli gli era riuscito più volte (interrompendo una lunghissima serie positiva con Mancini in panca). E in effetti Edy confeziona la sua partita perfetta (o quasi, visto i 10’ di tremarella nel finale), quella che aveva sottolineato servisse per battere l’Inter. E così per Benitez l’Olimpico diventa l’anticamera dell’inferno: due sconfitte su due qui, già 4 in campionato. Troppe per questo 2010 favoloso per titoli vinti, ma con un campionato che rischia di vedere alla ripresa di gennaio (dopo il Mondiale per club) i nerazzurri staccati in doppia cifra dalla vetta. Soli 10’ giocati in rimonta sul 2-1 sono troppo pochi per assolvere la squadra campione d’Italia e d’Europa eccessivamente timorosa e incapace di proporsi per oltre un’ora. Applausi tutti per Reja e i suoi che riagganciano per una sera il Milan in testa. Serata indimenticabile per i tifosi laziali, unico neo quei buu insopportabili a Muntari.

INTERPRETAZIONE DIVERSA DEI MODULI — Alla fine entrambi i tecnici optano per il 4-2-3-1 nonostante i dubbi nella settimana di lavoro. Ma Benitez (che lascia fuori Materazzi e Thiago Motta puntando su Natalino e Muntari) tiene una squadra troppo bassa e timorosa, mentre Reja spinge all’attacco i suoi, puntando sui piedi buoni di Hernanes e Mauri (i migliori in assoluto), che si scambiano di posizione e favoriscono gli inserimenti di Lichtsteiner a destra, dove Muntari di fatto fa il terzino e Zanetti ci mette tutta la sua esperienza. E allora è dal lato sinistro che i laziali fanno soffrire l’Inter, perché Zarate si decentra da quel lato per dare profondità e puntare l’inesperto Natalino, alla sua prima partita da titolare in serie A, con sole 18 primavere alle spalle. Compito complicato per il ragazzo visto che Biabiany è poco efficace in copertura.


SINISTRA AL POTERE — E non è un caso che le azioni più pericolose dei padroni di casa partono da quella parte, fino al gol del meritato vantaggio. Al 18’ è Hernanes a crossare di mancino, Floccari devia di testa, salva Castellazzi in qualche modo: Mauri da un metro tira a botta sicura, ma non ha fatto i conti con capitan Zanetti, che arriva a mettere la sua potente e provvidenziale coscia. Poco male, perché il gruppo di Reja non molla la presa e al 26’ l’Inter prima va alle corde e poi k.o. Ubriacante slalom di Zarate che dallo spigolo dell’area piccola tira, ma Lucio si oppone. Sull’angolo conseguente battuto dall’argentino: testa di Hernanes, leggera deviazione di Floccari, ci mette una mano Castellazzi, la palla balla sulla linea e Cambiasso in rovesciata cerca di spazzarla via, ma colpisce il fianco proteso di Biava, al suo primo gol con la maglia biancoceleste. Apparentemente rocambolesco, ma assolutamente voluto e meritato il vantaggio.


REAZIONE MOGIA — L’Inter, che perde anche Stankovic per infortunio (ai flessori della coscia sinistra, entra Thiago Motta), è troppo statica e il solo Sneijder che cerca la giocata non basta, visto che Pandev (fischiatissimo dai suoi vecchi tifosi) è marcatissimo. E così gli unici brividi nel primo tempo arrivano… da Muslera un po’ incerto sui tiri dalla lunga distanza: una velenosa punizione di Sneijder (con Pandev che fallisce il bersaglio sul tap-in) e un sinistro di Thiago Motta, deviato un po’ goffamente. Poco per la squadra che ha vinto tutto fino a pochi mesi fa, anche se mancano attaccanti del peso di Milito ed Eto’o e la lista degli infortunati è sempre più lunga.

IL SEGNO DI ZARATE — A Maurito mancava l’Inter fra i suoi bersagli e quale migliore occasione con un’Inter che nella ripresa prova ad alzare il baricentro lasciando praterie al rapido argentino. Hernanes al primo pallone recuperato taglia il campo con un bel lancio, un regalo di Natalino (che sbaglia l’anticipo) spiana la strada a Zarate, che scavalca facilmente con un pallonetto Castellazzi. Il copione a questo punto diventa ideale per la squadra di Reja, che sfiora il terzo gol con Floccari (respinge Castellazzi) e Mauri, col tiro destinato in porta e Zarate che incredilmente lo respinge. E’ amara l’immagine con l’argentino in progressione e Sneijder – potenziale Pallone d’oro – a inseguirlo trattenendolo per la maglia. E poi ancora e solo Lazio, con Hernanes e Mauri a regalare numeri d’alta classe, sfiorando ripetutamente il gol.


LAMPO PANDEV — Ma la Lazio scialacqua un po’ troppo ed ecco la zampata dell’ex: Sneijder serve al limite dell’area Pandev che, grazie a due fortunati rimpalli sui centrali difensivi, sfonda di sinistro. La partita cambia totalmente nell’ultimo quarto d’ora con la Lazio che rincula timorosa e l’Inter che ora ci mette l’anima e con l’olandese e il macedone si fa ancora pericolosa al tiro. Ma è Cordoba ad andare più vicino al pareggio, con un tiro ravvicinato (azione da calcio d’angolo) respinto di Muslera con ginocchio salvifico.

IL PIEDE CALDO DI HERNANES — Ma proprio quando i tifosi laziali temono l’ennesimo pareggio, ecco che il brasiliano torna in cattedra. Il suo piede è caldissimo e lo vedi quando Matuzalem conquista con esperienza una punizione al limite dell’area. Hernanes finta di tirare a giro sulla barriera e beffa il colpevole Castellazzi sul suo palo. Sigillo al risultato. La traversa timbrata da Sneijder testimonia solo che l’olandese è l’ultimo a mollare. E da lui bisogna ripartire, per provare a conquistare il mondo ad Abu Dhabi.

Maurizio Nicita

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 4 dicembre 2010 21:44
La Roma rovina tutto
Chievo, rimonta doppia

Su un terreno ai limiti della praticabilità, i giallorossi pareggiano 2-2 a Verona facendosi raggiungere dopo la doppietta di Simplicio. Nella ripresa vengono fuori i veronesi, a segno con Moscardelli (papera di Julio Sergio) e Granoche. Nel finale espulso De Rossi, poi la squadra di Ranieri rischia addirittura la sconfitta

VERONA, 4 dicembre 2010 - La solita Roma. Bella squadra. Forte, che gioca un bel calcio. E che butta via punti inconcepibili per chi vuole sperare di vincere qualcosa. Il 2-2 di Verona col Chievo, incassato dopo un doppio vantaggio, grida vendetta. E nel finale si poteva pure perdere. Una grande squadra, invece di protestare su un fallo laterale giustamente invertito, evita di prendere un gol come quello del pari. Evita di perdere le staffe. Ma gestisce la partita. La solita Roma: vecchie qualità, vecchi difetti. Pur con diverse attenuanti, dal turnover di Ranieri a un campo indecente per la serie A.

AL LIMITE — Il terreno di gioco del Bentegodi è in pessime condizioni soprattuto nella fascia centrale. Si gioca sulla sabbia. Ora, forse a termini di regolamento c'erano le condizioni per disputare la partita. Ma così è impossibile vedere una bella gara dal punto di vista tecnico. Il merito dei giocatori in campo è di aver offerto comunque uno spettacolo godibile sul piano dell'intensità.

CHAMPIONS O CAMPO? — Ranieri sceglie una squadra senza diversi pezzi da novanta. Pizarro è in panchina. Non è una novità. Ma l'esclusione contemporanea di Totti e Borriello sì. Gioca Simplicio dietro a Vucinic e al redivivo Adriano. Il tecnico giallorosso vuole evitare guai su un campo a rischio di guai muscolari. E soprattutto mercoledì c'è la trasferta in casa dei romeni del Cluj. Con un punto si va alla seconda fase di Champions. E perdere il capitano o il cannoniere della squadra non è il massimo. Pioli invece sceglie la squadra migliore, col francese Constant che ormai ha conquistato il posto di trequartista a spese di Bogliacino e Bentivoglio. Moscardelli è la spalla di Pellissier.

OBBLIGATE — Evidente da subito la miglior predisposizione del Chievo a giocare su una battigia travestita da campo. Si cerca subito la profondità per le punte, cercando di salire anche sull'eventuale respinta della difesa avversaria. Tema tattico banale. Ma inevitabile. La Roma, squadra tecnica e di buoni palleggiatori, fa più fatica ad adattarsi. Adriano e Simplicio ci provano da lontano.

SIMPLICIO LA FA SEMPLICE — Ma questa è una partita che si sblocca su un errore, su una palla inattiva o una situazione fortuita. E l'episodio premia la Roma al 25', con Simplicio che in area beffa Rigoni rubandogli palla da dietro e superando Sorrentino col tocco di destro. Gran gol di un giocatore che dopo i primi problematici mesi sta trovando il meritato spazio. E che non si ferma qui, finalizzando sul finire di tempo l'assist di Cassetti dopo una bella palla di Adriano. Prova incoraggiante quella dell'Imperatore nel primo tempo. Il Chievo batte un colpo con Fernandes nel recupero, ma è poca cosa.


JULIO SERGIO LA COMPLICA — Difficile quindi recuperare un doppio svantaggio, anche se la Roma rientra in campo poco cattiva e un po' svagata. Julio Sergio poi esagera, regalando il gol dell'1-2 a Moscardelli, che non sperava certo di segnare con quel sinistro da fuori area. Il portiere giallorosso si fa rimbalzare la palla davanti e poi non riesce più a gestirla. Continua a spingere il Chievo. La Roma concede pochino, ma si accontenta troppo.

PUNITA — Così il Chievo, di gran lunga migliore nel secondo tempo, pareggia. Nasce tutto da un fallo laterale battuto da Taddei dentro al campo. Tutto perchè le righe non si vedono bene. Serie A o torneo parrocchiale? Il quarto uomo se ne accorge e inverte. Guarda caso sull'azione successiva Bogliacino, appena entrato, di testa mette Granoche davanti al portiere. Che non sbaglia e segna il primo gol stagionale. Tutto molto bello, ma una difesa fin lì molto attenta prende un gol abbastanza inconcepibile a questi livelli, con il Diablo che è troppo facilitato nel compito.

BRUTTO FINALE — I giallorossi si infuriano col quarto uomo. Ma la rimessa era irregolare. De Rossi entra male su Moscardelli. Rosso. E il Chievo potrebbe addiritura vincere, se Julio Sergio prima e Burdisso poi non salvassero sulle conclusioni di Granoche e Pellissier. Almeno un punto rimane. Ma quanti rimpanti...

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 4 dicembre 2010 23:23
Potenza Ibra
Milan da paura

I rossoneri chiudono la pratica con il Brescia nei primi 31 minuti e staccano la Lazio. Zlatan dà spettacolo, prima regalando l'assist a Boateng, poi realizzando un gol pazzesco dopo un'azione personale. In mezzo la rete di Robinho

MILANO, 4 dicembre 2010 - Al 31' del primo tempo Zlatan Ibrahimovic infila il suo ottavo gol in campionato e i tre punti in cassaforte. Lo fa alla sua maniera: esagerato come sempre. Spietato e infallibile, con tutto il delirio che ne consegue. Prima ancora aveva confezionato l'assist a Boateng, il sesto per la precisione; ma non un assist qualsiasi. Uno di quei passaggi frutto di giochi di potere assoluto. Quasi una quisquilia il 2-0 di Robinho che sfrutta un errorraccio difensivo. Tre a zero in 31' minuti e il Milan mette sotto il Brescia. Poi solo accademia. La Lazio torna a tre punti; l'Inter, come la Roma, addirittura a 10.


BOATENG TREQUARTISTA — Massimiliano Allegri fa esperimenti. Nella sera in cui torna a schierare Pirlo davanti alla difesa, ha un'intuizione e decide di affidare il ruolo di trequartista ai ruvidi piedi di Kevin Prince Boateng: fiume in piena alle spalle di Ibra e Robinho. Non fa più scalpore la panchina di Ronaldinho che accetta suo malgrado: l'equilibrio è stato raggiunto e Allegri va a passo spedito sulla sua strada. Come fermare il Milan? Giuseppe Iachini è realista e pratico; in apparenza propone una difesa a tre, un centrocampo fitto con cinque uomini e Caracciolo unica punta, ma supportato dagli eclettici Kone e Diamanti. Parola d'ordine: tarpare le ali a Pirlo a nel caso triplicare sullo scardinatore Ibrahimovic.


UNO E DUE — Mossa che si perde negli intenti, perché dopo una partenza aggressiva e prorompente, il Milan passa al 4', proprio grazie alla prima magia di Ibra. Lo svedese si tira dietro la difesa del Brescia e dalla linea di fondo tocca al limite dell'area piccola dove Boateng arriva come un Tir e batte Sereni. Come dire: Allegri è Henry Potter; ogni idea è vincente. Nella logica delle cose un avversario alzerebbe bandiera bianca. Invece, spalleggiato dalle urla di Iachini, il Brescia alza il baricentro e spinge sfruttando la buona visione del gioco di Diamanti e la velocità sulle fasce. Al 17', addirittura, Caracciolo potrebbe pareggiare. L'Arione, servitro da Hetemaj inventa una mezza rovesciata in area, ma deve fare i conti con Abbiati che compie un autentico miracolo. Ma Hetemaj al 2' la combina grossa con un retropassaggio da dilettante a Sereni dalla ttequarti; Robinho, che non è uno sprovveduto, si avventa sulla palla e dai dodici metri trafigge il portiere. Un Ibra pazzesco: incontenibile, scaltro, maestoso. Come al 41' quando con un colpo di tacco spattacolare libera Boateng, la cui conclusione sorvola di poco la tarversa.


PAZZESCO IBRA — L'errore difensivo della squadra di Iachini ne innesca altri; colpa del Milan che attacca con rabbia e decisione; merito dei fuoriclasse rossoneri, capaci di rivoltare le partite come calzini. Quello che combina Ibra al 31' è da cineteca del calcio. Zlatan prende palla al limite, irrompe in area, si beve la difesa e inventa un fendente che si infilza sotto la traversa. E potrebbero essere quattro se Bega non salvasse sulla linea il tiro di Robinho dopo un clamoroso errore di Zebina.

ACCADEMIA — Il 3-0 permette ad Allegri di sfruttare la panchina. All'inizio della ripresa c'è infatti Yepes al posto di Nesta, sostituito per precauzione. Il gap non ferma comunque il Brescia che cerca la profondità, regalando però ampi spazi al Milan che fa girare molto la palla e preferisce non forzare. I rossoneri giocano in punta di piedi e sfiorano il 4-0 a ripetizione. Anche dcon a Ronaldinho che al 70' prende il posto di Ibra. Ma il resto è solo cronaca spicciola. I rossoneri non infieriscono: può davvero bastare: la marcia, per ora trionfale, continua.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 5 dicembre 2010 22:51
Pazzini e doppio Guberti
Troppa Samp per il Bari

I blucerchiati senza problemi sui pugliesi, sempre più ultimi, in una partita comunque condizionata dalle decisioni dell'arbitro Pierpaoli, che assegna un rigore dubbio ed espelle Rossi in maniera fiscale. A segno ancora il centravanti e l'ex di turno

GENOVA, 5 dicembre 2010 - Sarebbe divertente pensare a come si sarebbe comportato il barese Antonio Cassano di fronte alla sua ex squadra. Avrebbe infierito su un avversario ormai a pezzi? Controprove impossibili, perché Fantantonio non c'è ma, in compenso, c'è la Sampdoria seppur contro un Bari ai minimi termini. Il risultato, 3-0, è largo e meritato. Ma non c'è dubbio che le decisioni dell'arbitro Pierpaoli abbiano influito sulla partita. Un rigore non proprio solare e un'espulsione discutibile dell'uomo che aveva causato, appunto, il rigore (Rossi). Aiutini non necessari in una gara che sarebbe scattata squilibrata a prescindere.

INVOLONTARIO — Il rigore, dicevamo, cambia tutto. Perché sblocca il risultato dopo un quarto d'ora ma soprattutto perché non c'è. Cross di Cacciatore da destra, la palla finisce sulla tibia e poi sul braccio di Rossi. Quindi, gesto involontario, anche se l'arto era effettivamente allargato. Pierpaoli ha bisogno dell'aiuto del guardalinee, piazzato meglio, e fischia. I giocatori della Samp, convinti di dover battere un calcio d'angolo, si trovano questo regalo e lo scartano al meglio. Pazzini, dal dischetto, non sbaglia e si conferma bomber quasi unico dei blucerchiati senza Cassano.

VENTURA APPLAUDITO — Al Bari, che aveva impostato una gara di contenimento, non ne va bene una. E siccome quando piove grandina (o nevica), ecco, appunto il diluvio. Da un calcio d'angolo solite scaramucce intorno al portiere. Il colpevole è Rossi, con Curci. Entrambi ammoniti, ma per il difensore del Bari è il secondo giallo e, quindi, la doccia anticipata. Con un po' più di buonsenso Pierpaoli avrebbe potuto lasciar correre, anche perché è Rossi ad essere spintonato dal portiere della Samp: invece, nell'incredulità pugliese, è pure inferiorità numerica. Ventura chiede lumi e riceve il cartellino rosso pure lui. Marassi, comunque, applaude il tecnico genovese.


GUBERTI ALLA DEL PIERO — Con la consueta lunga lista di infortunati (Raggi si aggiunge al gruppo nel riscaldamento: gioca Galasso), il Bari non può reagire. Gazzi trasloca al centro della difesa dopo l'espulsione di Rossi, ma è un tampone a dir poco precario. Davanti la strana coppia Rana-Rivas non la becca mai e in mezzo Donati, in teoria faro dei biancorossi, gira a vuoto. Per la Sampdoria è fin troppo facile affondare, proprio con un ex: Guberti. Suoi, gli altri due gol blucerchiati. Il 2-0 è un piccolo capolavoro "alla Del Piero", con destro a giro che finisce all'incrocio dei pali. Il 3-0, invece, è un omaggio di Gazzi, che devia alle spalle di Gillet un piattone dell'ex compagno di squadra. Nel dubbio, in entrambe le occasioni, Guberti non esulta.

ZONA CHAMPIONS — Comunque, decisioni di Pierpaoli a parte, la Samp merita il successo, che vuol dire sorpasso alla Roma e aggancio ad Inter e Palermo. Pur senza incantare i blucerchiati sono ai margini della zona Champions. Il Bari, che propone anche Almiron centravanti, deve solo aspettare Natale e sperare nello sciopero. Una tappa in meno della via Crucis in attesa, chissà, di qualche regalo sotto l'albero. Peggio di così, sfortuna compresa, è difficile pensare.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 5 dicembre 2010 22:58
Mutu stende il Cagliari
Primo k.o. per Donadoni

L'attaccante romeno si sblocca dopo 319 giorni e con un colpo di testa regala tre punti fondamentali alla Fiorentina. Annullato un gol super a Donadel, ai sardi non basta Matri e un ispirato Lazzari

FIRENZE, 5 dicembre 2010 - Senza Frey, senza Montolivo, senza Gilardino. Senza la sua spina dorsale, e qualche volta senza gioco. Ma la Fiorentina di Mihajlovic ha carattere e per la terza volta consecutiva s'impone al Franchi per 1-0. Dopo Chievo e Cesena, anche il Cagliari scivola in Toscana, ed è la prima volta da quando sulla panchina dei rossoblu siede Donadoni (2 successi, 1 sconfitta). A decidere il match, Adrian Mutu: il romeno gira in porta una punizione di D'Agostino e torna al gol 319 giorni dopo l'ultima volta. Il resto lo fa Boruc, con lui in porta è vittoria e sorpasso.

MUTU DAVANTI — Lo aspettavano tutti, dopo la squalifica e l'infortunio. Da grande campione qual è, Mutu si è fatto trovare subito pronto, in un ruolo non suo come la punta centrale. Il gol al 7' della ripresa, punizione di D'Agostino e colpo di testa imprendibile ad anticipare la marcatura di Canini. Un gol alla Mutu, fortemente voluto in un 2010 orribile, tra doping, risse e il fisico che non entra in condizione. Ma prima della rete, tanta corsa e tanto lavoro, tanta voglia di trascinare i Viola là davanti, dove Ljajic è ancora troppo leggero e Babacar un puledro da Coppa Italia. Insomma, senza Gilardino il sanguigno Mihajlovic non poteva far altro che aggrapparsi al romeno, uno che il carattere ce l'ha sempre avuto, fuori e dentro il campo. E anche oggi non ha tradito.


CAGLIARI IN DIFESA — L'avversaria non era delle più semplici. Nel cambio tra Bisoli e Donadoni, il Cagliari ci ha guadagnato in schemi d'attacco, gioco sulle fasce e voglia di sacrificarsi da parte di tutti. Non a caso nel primo tempo, la Fiorentina si è vista spesso imbrigliare la manovra, Mutu davanti e dietro tutti quanti, verrebbe da dire: fatta eccezione per D'Agostino, che spesso ha cercato e qualche volta trovato la millimetrica verticalizzazione, i compagni di reparto hanno badato più a far legna, tentando salturiamente l'uno contro uno (Ljajic, Santana) ma senza passare mai.

QUASI BEFFA — Nella ripresa il gol della Fiorentina a far saltare tutti i tatticismi. Come già altre volte in passato, i Viola fanno fatica a difendere il vantaggio e spesso concedono troppi metri alla risposta degli avversari. Donadoni ci ha provato con Lazzari (ottimo impatto sul match) e poi con Ragatzu al posto di un evanescente Cossu, ma l'occasione più ghiotta del Cagliari è arrivata dopo una sbandata dei padroni di casa: alla mezz'ora Donadel batte Agazzi con un tiro incredibile ma sulla traiettoria c'è Zanetti, in fuorigioco. Peruzzo annulla mentre i gigliati festeggiano e non s'accorgono che Matri è già dalle parti di Boruc. Serve un intervento super del portiere polacco per mettere in cassaforte la 6ª vittoria casalinga consecutiva.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 5 dicembre 2010 23:02
Parma, ci pensa Crespo
L'Udinese si arrende 2-1

Una doppietta dell'attaccante argentino (151 gol in A) consente agli emiliani di tornare alla vittoria. Friulani in gol col solito Di Natale che però nella ripresa si mangia la rete del 2-2. Festa gialloblu un po' rovinata dall'infortunio muscolare di Crespo

PARMA, 5 dicembre 2010 - La classe di Hernan Crespo è sempre quella; quello che cambia, purtroppo, è l’età. Il fenomeno del Parma ha deciso la sfida con l’Udinese con una doppietta da attaccante che sa sempre come buttarla dentro. Ma il bicipite femorale che “tira” proprio in occasione dello stacco vincente con cui l’argentino ha realizzato il definitivo 2-1, ha ricordato a tutti cosa significhi avere 35 anni. Pazienza. Quello che contava per gli emiliani era portare a casa 3 punti fondamentali. L’Udinese ha un po’ deluso, specie pensando alla strepitosa prestazione con cui ha travolto il Napoli domenica scorsa. La continuità sembra essere il principale limite della squadra di Guidolin, oggi acclamato dai suoi ex tifosi gialloblu, coi quali è rimasto in ottimi rapporti.


INSERIMENTO — Il Parma ha fatto subito la partita. Allargando il gioco a destra e a sinistra con Zaccardo, Candreva, Angelo e Gobbi, ha costretto l’Udinese a restare aperta al centro dove Giovinco, Crespo e Dzemaili hanno provato più volte l’inserimento giusto. Ma a parte dieci minuti di sbandamento, non è che i friulani, in tenuta arancione, abbiano sofferto più di tanto. Per sbloccare il punteggio ci è voluta una fesseria di Benatia che invece di "accompagnare" Giovinco sulla linea di fondo, al 23’ ha affondato il tackle atterrando il folletto gialloblu: l’arbitro ha fischiato l’inevitabile rigore che Crespo ha trasformato.


REAZIONE — Handanovic non è riuscito a fermare il quinto penalty consecutivo, Crespo ha invece festeggiato il 150° gol in A. Ci si aspettava una furibonda reazione friulana ma è stato anzi ancora Crespo a scaldare Handanovic al 34’. Una parata pesante perché esattamente un minuto dopo l’Udinese ha pescato il jolly. Fallo su Asamoah vicino al limite dell’area e punizione a giro di Di Natale che Mirante valuta male. Il tuffo è tardivo e la palla si infila per l’1-1, trovato senza grandi sforzi, bisogna dire.


MIRACOLOSO — Nella ripresa è sempre il Parma a condurre le danze. Al 10’ Angelo crossa perfettamente sul primo palo, là dove Crespo ha quasi sempre saputo saltare in anticipo sul diretto difensore: accade anche questa volta e per Handanovic non c’è scampo. E’ il 2-1 decisivo. Guidolin ha così inserito Denis ma la partita non è granché cambiata. Merito dei gialloblu che hanno tenuto alto il pressing. E quando sono calati, ancora Di Natale ha avuto la palla del 2-2, regalo di un rimpallo tra Lucarelli e Paletta: Mirante è però stato miracoloso nell’uscita. Il palo di Domizzi in recupero non fa altro che aumentare i rimpianti dei bianconeri. Ma i 3 punti del Parma sono assolutamente meritati.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 5 dicembre 2010 23:05
Toni guida la rimonta
Il Genoa passa a Lecce

Sotto di un gol nel primo tempo per il vantaggio di Ofere, la squadra di Ballardini ribalta il risultato e chiude sul 3-1 con reti dell'attaccante, di Ranocchia e di Rossi

LECCE, 5 dicembre 2010 - Il Genoa torna a vincere dopo aver ottenuto un solo punto nelle ultime due uscite e lo fa con una rimonta di carattere al Via del Mare. Sotto di un gol a fine primo tempo, la squadra di Ballardini ha ribaltato il risultato con Toni, Ranocchia e Rossi. Prosegue invece il periodo nero in casa Lecce: quarta sconfitta consecutiva e un punto nelle ultime sette partite. Per De Canio si profila un'altra settimana nera.

UNDICI — Reduce da una settimana tribolata, De Canio torna sul campo e cambia qualcosa rispetto a quanto annunciato. Davanti non gioca Corvia, ma Ofere in tandem con Di Michele; dietro di loro si posiziona Olivera, coperto da Giacomazzi, Munari e Mesbah; in difesa rientra Ferrario. Ballardini invece conferma il 4-4-2 con Toni-Palladino e Kharja qualche metro più avanti di Veloso.


GARA VIVACE — Di fronte ci sono la peggior difesa (Lecce, 28 gol subiti) e il peggior attacco (Genoa, 10 realizzazioni). Ne viene fuori una gara combattuta, giocata a ritmi elevati e con grande attenzione. Il Genoa tiene più la palla, allarga il gioco su Criscito e Mesto, e cerca più volte il colpo di Toni. Il Lecce si chiude bene e gioca sulle ripartenze orchestrate da Di Michele e Olivera. Il primo è di gran lunga il più ispirato e al quarto d'ora prova il gol capolavoro con un sinistro da posizione impossibile, ma Eduardo toglie la palla dal sette. Alla mezz'ora si fa male Ferrario, sostituito da Gustavo. E nel finale del tempo, l'episodio che sblocca il match: contropiede letale del Lecce, Di Michele salta Criscito in velocità e serve a Ofere il più comodo degli assist. Vantaggio meritato.


RIBALTONE — Nella ripresa si gioca a ritmi ancora elevatissimi. Al 10' il doppio episodio che indirizza il destino del match. Di Michele è scatenato e salta mezza difesa ospite in area, ma sbaglia il destro, che finisce a lato di un soffio. Gol sbagliato, gol subito: ripartenza dei liguri che guadagnano una serie di corner di fila. Su uno di questi Luca Toni svetta sulla palla messa dentro da Veloso e riporta in parità la gara. Ballardini capisce che è il momento decisivo e inserisce Destro per Mesto. Palladino fa un passo indietro, Destro va a far coppia con Toni, e la squadra guadagna profondità. Il Lecce cala fisicamente e alla mezz'ora arriva il raddoppio, ancora su una palla da fermo: punizione di Veloso e colpo di testa vincente di Ranocchia. La squadra di De Canio si sfalda definitivamente e prova ad attaccare a testa bassa, ma ha perso lucidità e non crea occasioni pericolose. All'ultimo minuto, l'ennesimo contropiede del Genoa porta al gol di Rossi, facile facile sull'assist di Destro.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 5 dicembre 2010 23:09
Al Bologna basta Di Vaio
I tifosi contestano il Cesena

Il capitano sblocca la partita nel primo tempo e poi trascina i compagni alla vittoria: 2-0 nel finale, in gol anche Britos all'87'. I bianconeri hanno provato una timida reazione ad inizio di ripresa. Storica vittoria al Manuzzi per gli emiliani. Ficcadenti in bilico

CESENA, 5 dicembre 2010 - E sono 121 gol per Marco di Vaio, ma chissà se tra questi il capitano rossoblù riesce a trovarne uno più storico di quello che ha consentito al Bologna di espugnare - per la prima volta - il Manuzzi. Sono i rossoblù ad aggiudicarsi il derby emiliano-romagnolo, forse addirittura con eccessiva sofferenza, ma probabilmente con merito: il raddoppio di Britos, infatti, è arrivato solo all'87' e dopo una ripresa vissuta un po' in apnea. Gli uomini di Malesani, tuttavia, ottengono una vittoria fondamentale che, oltre a fare classifica, fa anche tanto morale. Il che non è affatto secondario, in un momento tanto complicato per le note vicende societarie. Splendida, però, la reazione di Di Vaio e compagni sul campo.


FASCE RIFATTE — Il Cesena è nella formazione annunciata alla vigilia: c'è Appiah a centrocampo insieme a Parolo e Colucci, Giaccherini e Jimenez partono larghi per cercare la testa di Bogdani. I due, però, se la devono vedere con Esposito e Morleo, che Malesani schiera al posto di Garics e Rubin: lo schema di partenza del Bologna è un 4-4-1-1 con il solo Di Vaio di punta, assistito da Ramirez; Buscé e Della Rocca rispettivamente a destra e sinistra.

L'OTTOVOLANTE — Il Bologna parte con maggiore personalità e decisione. Il Cesena, dal canto suo, sembra fin troppo timido e, forse, accusa un po' troppo l'aria del derby o la tensione della classica partita da "ultima spiaggia": Di Vaio e compagni danno proprio la sensazione di controllare senza troppa fatica e attendere esclusivamente il momento giusto per colpire. Che, puntualmente, arriva: è il 31' e la difesa romagnola commette l'errore fatale di lasciare dieci centimetri di spazio al capitano rossoblù, freddo a controllare, girarsi in un fazzoletto e superare Antonioli con un diagonale di rara forza e bellezza. Ottava marcatura stagionale e ottavo sigillo di Di Vaio contro l'estremo difensore cesenate, sua vittima preferita.


DUE TORRI BIANCONERE — Ficcadenti - la cui posizione non è così sicura sulla panchina romagnola - decide di rivoluzionare tutto al 45' e giocarsi la carta a sorpresa: dentro Budan al fianco di Bogdani (esce Appiah), ma anche Schelotto (al posto di Jimenez). Il modulo diventa un 4-4-2 più classico, proprio come quello del Bologna, che sul finire del primo tempo è costretto a sostituire Ramirez (infortunato) con Meggiorini. L'azione dei padroni di casa si fa sicuramente più insistente rispetto alla prima frazione, ma probabilmente non meno confusa: tanto basta, però, perché il Bologna si preoccupi e abbassi paurosamente il baricentro. Bogdani manca l'appuntamento col pareggio di testa a pochi passi da Viviano, poi è lo stesso portiere a negarlo a Parolo, autore di una'ammirevole conclusione dal limite in scivolata che stava prendendo in controtempo il numero 1 della Nazionale.


L'ANGELO VOLANTE — Il Bologna, ormai, è rintanato nella propria area nel tentativo di difendere l'importantissimo risultato. Il modulo di Malesani del secondo tempo è un 9-1 con il solo Di Vaio davanti che, però, fa egregiamente il suo mestiere: il capitano lotta su ogni pallone, lo difende, fa salire la squadra e appena vede un varco ci si butta. Le sue conclusioni non inquadrano la porta, ma i suoi assist sono miele per i compagni che, però, non ne approfittano. Meggiorini si fa vedere solo su una pregevole rovesciata respinta da Antonioli, poi più nulla. Basta così, comunque, perché il Cesena ha speso molto nel tentativo di ribaltare il risultato e nel finale non ne ha più per impensierire Britos (ottima la sua prestazione) e compagni di reparto. E proprio il difensore uruguayano a 3' dalla fine corona la sua splendida gara con un tuffo di testa in perfetto stile Cagnotto che indirizza la palla proprio sotto l'incrocio. Si chiude con la scontata contestazione del pubblico del Manuzzi. Ficcadenti, ora, torna sulla graticola?

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 5 dicembre 2010 23:12
Quagliarella show
La Juve sbanca Catania

I bianconeri vincono 3-1 al Massimino con un primo tempo cinico e una ripresa autoritaria. Apre le danze Pepe e pareggia Morimoto. Poi si scatena l'attaccante che segna una doppietta e recrimina per un gol fantasma non visto dall'arbitro

CATANIA, 5 dicembre 2010 - La Juventus non fa la fine di Roma e Inter e resta sulla scia di Milan e Lazio battendo il Catania con un netto 3-1. I tre punti conquistati al Massimino confermano una crescita costante dei bianconeri che volano sulle ali di uno strepitoso Quagliarella, autore di una strepitosa doppietta e della solita rete fantasma, con tanto di palla che sbatte sulla traversa per poi superare la linea di porta. Di Pepe il primo gol della serata, subito pareggiato da Morimoto.


CATANIA D'ATTACCO — Le premesse non erano certamente queste. Almeno per Giampaolo che all'insegna del pressing schiera Morimoto con Maxi Lopez e Gomez a supporto. Ma chiede a Martinho il valore aggiunto sulla fascia sinistra. Pressing a tutto campo contro una Juve che consegna a Iaquinta e Quagliarella il compito di cercare il gol. Mosse che alla fine dei primi 45' si dimostreranno tutte azzeccate. Le due squadre regalano un primo tempo veloce e piacevole, in cui i rossoazzurri incidono di più, ma faticano a finalizzare. Per gran parte della frazione sono i ragazzi di Giampaolo a mantenere il pallino del gioco, caratterizzato dalla costante pressione e l'aggressività chiesta dal tecnico come unica arma vincente contro la Juve.

BOTTA E RISPOSTA — Il Catania insiste con le verticalizzazioni, che i bianconeri faticano a digerire. Ma lo spettacolo è garantito da Martinho e Gomez, mancini pazzeschi, abili nel superare l'uomo e rifornire le punte con cross invitanti. La Juve soffre, ma usa l'esperienza per ribattere e ripartire. Aquilani conferma di non attraversare un buon momento e raddoppia il lavoro di Melo che copre e puntualmente consegna la palla a Krasic che fa il guastatore e cerca la porta. Il Catania intanto prosegue a macinare gioco sbilanciandosi e consegnando spazi alla Juve che riparte con calma e ragiona. Al 35' arriva il gol di Pepe. L'idea è di Iaquinta: gran lavoro sulla destra e assist teso su cui si avventa in mezzo all'area Pepe, abile a colpire al volo di controbalzo e infilare Andujar. Non fai in tempo a goderti il vantaggio che il Catania acciuffa il pari. Martinho è spettacolare e dalla linea di fondo mette al limite dell'area piccola una palla che Grosso controlla male. Morimoto non si fa pregare e con un tocco sporco segna.


QUAGLIARELLA SHOW — Un 1-1 che non fa una grinza, ma che ha il potere di caricare ulteriormente la Juve, ora più incisiva e veloce. Dal 43' al 44' accade di tutto. Dalla destra, il nervo scopero del Catania, Krasic mette in area un cross teso che Quagliarella scaglia in rete: la palla colpisce la traversa e rimabalza ben oltre la linea di porta. Gol netto, ma Damato ha un abbaglio clamoroso e non vede. Ma la delusione svanisce subito perché lo stesso Quagliarella trova il 2-1 su assist di Iaquinta, con un tiro incrociato e angolato. La prodezza dell'attaccante è vitamina per la Juve che scatta nella ripresa con sicurezza e autorità. Delneri ne approfitta per togliere lo spento Aquilani (dentro Sissoko), mentre Quagliarella decolla ancora e segna la terza rete, pardon, seconda. Ruba palla a Biagianti al limite e scarica una bordata che si infila alla destra di Andujar.

CONTROLLO — Il Catania però non si arrende, anche se manca il fuoco del primo tempo. Complice la Juve che in difesa non sbaglia più e controlla senza margini di errore, scatenandosi di tanto in tanto in contropiede. Manca soprattutto l'apporto di Gomez che Giampaolo sostituisce con Ricchiuti, mentre toglie Morimoto per Antenucci nel tentativo di riaprire il match. I nuovi entrati regalano infatti nuova linfa e il Catania sfiora il gol a ripetizione. Delneri risponde con Del Piero e Salihamidzic per Quagliarella e Pepe. Ale entra subito in partita: al 42' sfiora il poker di testa, al 48' parte in contropiede e regala Krasic una di quelle palle da spingere in rete; il serbo invece sbaglia la facile conclusione. Ma il 3-1 basta e avanza. Milan e Lazio sono avvisati: la Juve c'è e non molla.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00martedì 7 dicembre 2010 00:33
Napoli fino all'ultimo respiro
Maggio stende il Palermo al 95'

La squadra di Mazzarri mantiene il terzo posto credendoci sino in fondo. Al San Paolo partita molto tattica: creano molto di più i padroni di casa ma le parate di Sirigu sembrano inchiodare il risultato sullo 0-0. Nell'ultima occasione del match Cavani scatta sul filo del fuorigioco e serve il centrocampista che segna a porta vuota

NAPOLI, 6 dicembre 2010 - Il partitone tra le due grandi ambiziose della A ha detto Napoli. Giustamente perché gli azzurri hanno meritato in pieno la vittoria per 1-0 nel posticipo della 15ª contro il Palermo. Ma è stata una faticaccia perché le parate di Sirigu avevano praticamente blindato lo 0-0. Invece al 95’, quando tutto sembrava finito, Cavani ha avuto la forza di liberarsi a sinistra sul filo del fuorigioco (Balzaretti è però sembrato tenerlo in gioco) e ha servito l’ottimo Maggio che in scivolata ha fatto esplodere il San Paolo. Il Palermo esce da questa partita un po’ ridimensionato. Ma il merito è soprattutto della squadra Napoli nel suo complesso, più abile a chiudere le principali fonti di gioco degli avversari e a proporsi con continuità in attacco. Il gol nel finale è stato sofferto ma avrebbe potuto arrivare molto prima.

MOLTI ERRORI — Il primo tempo è stato onestamente un po’ bruttino. Nel senso che l’impegno di entrambe non è mancato ma a fioccare sono stati più gli errori. Il Napoli è certamente partito più aggressivo, impostato da Mazzarri per recuperare palla molto in avanti per provare così a innescare in velocità il trio Hamsik, Lavezzi, Cavani. La difesa del Palermo sbanda subito un po’ sulle folate offensive partenopee. Però non crolla. Gargano, Pazienza e soprattutto Maggio sulla destra danno tanta continuità al gioco degli azzurri ma a mancare è la precisione sottoporta. In diverse occasioni sono arrivati dalle fasce cross bassi per nessuno. Così qualche pericolo è scaturito con le botte da lontano: Maggio e Lavezzi hanno due volte costretto Sirigu a parare.

PASTORE BLOCCATO — Sull’altro fronte si è visto solo qualche contropiede di Miccoli. Pastore è sempre stato controllato bene da Pazienza, su di lui è stato predisposto un controllo serrato per evitare di consentirgli la partenza in velocità, la sua arma micidiale. Mancando poi un apporto continuo di Ilicic ecco che l’azione offensiva dei rosanero si è praticamente impastata. Solo Miccoli ha tentato una conclusione da lontano. Nel complesso però, come detto, di grosse occasioni se ne sono viste poche.

LA SVOLTA — Nella ripresa la pressione del Napoli è aumentata. Gli inserimenti di Vitale, Yebda e Dumitru per Pazienza, Lavezzi (infortunio alla caviglia destra) e Dossena alla fine si sono rivelati importanti per consentire la creazione di pericoli sino al termine. Delio Rossi ha provato a levare Miccoli inserendo Maccarone, ma in attacco palloni per le punte ne sono arrivati pochissimi. E’ stato Sirigu a illudere il Palermo, soprattutto al 20’ quando ha fermato Hamsik con una parata favolosa da un metro. Ma nemmeno lui ha potuto farci niente al minuto 95’, un momento che potrebbe essere la svolta positiva della stagione di questo Napoli.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00mercoledì 8 dicembre 2010 21:58
Di Vaio show nel recupero
Il Bologna batte il Chievo

Il capitano rossoblù al 93' firma il 2-1 della truppa di Malesani sui veneti. Nel primo tempo aveva segnato Britos, ad inizio ripresa il momentaneo pari di Cesar

BOLOGNA, 8 dicembre 2010 - Marco Di Vaio non molla mai. Nemmeno quando è stanco, nemmeno quando un problema alla gamba sinistra a metà ripresa aveva fatto temere che non fosse in grado di terminare la gara. Il 34enne highlander regala al Bologna la terza vittoria casalinga consecutiva al terzo minuto di recupero della ripresa, quando inventa un gran triangolo con Moras che vale alla squadra di Malesani il 2-1 nel replay della gara contro il Chievo non giocata per neve lo scorso 28 novembre. L'uomo che ha segnato 9 dei 16 gol stagionali dei rossoblù sale in vetta alla classifica dei cannonieri assieme a Eto'o, Cavani e Di Natale, i gialloblù veneti invece incassano la prima sconfitta dopo quattro risultati utili in una gara che, nella ripresa, avrebbero anche potuto vincere.

BRITOS COLPISCE — Di Vaio mette lo zampino anche sulla rete che sblocca il risultato, l'1-0 firmato da Britos. Il difensore uruguaiano segna il suo secondo gol consecutivo (terzo della stagione) al 39' del primo tempo, riprendendo una corta respinta di Sorrentino su una punizione-bomba del capitano del Bologna. Il gol rossoblu è una delle poche emozioni di un primo tempo con poca fantasia, complice il doppio 4-3-1-2 scelto dai due tecnici. Malesani manda Ekdal a fare da rifinitore alle spalle di Di Vaio e Gimenez, Pioli sceglie Constant per supportare Pellissier e Moscardelli, ma nella prima mezz'ora mancano del tutto i tiri in porta (nonostante Gimenez metta i brividi a Sorrentino con un gran diagonale poco dopo il quarto d’ora). Non mancano invece gli infortuni: si ferma prima Constant, toccato duro da Perez e rimpiazzato da Bogliacino; poi lo stesso mastino del Bologna, costretto allo stop da un problema muscolare alla gamba destra e sostituito da Casarini.


CHIEVO IN RIMONTA — La ripresa si apre nel segno di Cesar, il difensore sloveno che in Chievo-Inter si era preso una testata nel petto da Eto'o. Al 4' della ripresa il numero 12 gialloblù si avvita in area su corner di Marcolini e infila Viviano, che al Dall’Ara non subiva gol da tre partite e mezza. Il Bologna accusa il colpo, complice l'uscita per infortunio di Mudingayi, l'attacco del Chievo trova nuova forza con Granoche, entrato al 18' al posto dello spento Moscardelli e i gialloblù diventano pericolosi. Viviano deve superarsi per negare il gol a Granoche, al tiro da distanza ravvicinata al 27'; Casarini poco dopo deve salire in cielo per togliere a Marcolini la possibilità di spedire in porta un cross morbido di Pellissier.


APOTEOSI DI VAIO — Il Bologna si riprende e con le poche energie rimaste si ripresenta dalle parti di Sorrentino. Di Vaio, sempre lui, al 41' pesca Casarini in area per il gol del 2-1, ma l'arbitro annulla per fuorigioco. Il capitano rossoblù allora decide di provarci in prima persona, quando manca solo il recupero al triplice fischio dell'arbitro. Prima Marcolini gli nega il gol con un salvataggio alla disperata. Poi, al terzo minuto extra, il capitano chiede il triangolo a Moras, ricevendone in cambio un pallone fantastico che lo smarca in area: per uno come lui infilare Sorrentino è un gioco da ragazzi. Il Dall'Ara esplode, il Bologna vola in classifica a quota 19 punti (uno è già stato tolto per la penalizzazione): navigherebbe in acque tranquille, con 8 punti di margine sulla zona retrocessione, ma è in arrivo una nuova penalizzazione che rimetterà nei guai la truppa di Malesani. Ma con Di Vaio in forma smagliante e il Dall'Ara (dove il Bologna non perde da aprile) come alleato, nemmeno l'arrivo domenica del Milan capolista spaventa tanto i rossoblù.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00mercoledì 8 dicembre 2010 22:05
SERIE A 2010/2011 15ª Giornata (15ª Andata)

Anticipo del 03/12/2010
Lazio - Inter 3-1
Anticipi del 04/12/2010
Chievo - Roma 2-2
Milan - Brescia 3-0
Incontri del 05/12/2010
Cesena - Bologna 0-2
Fiorentina - Cagliari 1-0
Lecce - Genoa 1-3
Parma - Udinese 2-1
Sampdoria - Bari 3-0
Catania - Juventus 1-3
Postcipo del 06/12/2010
Napoli - Palermo 1-0

Classifica
1) Milan punti 33;
2) Lazio punti 30;
3) Juventus e Napoli punti 27;
5) Inter, Palermo, Roma e Sampdoria punti 23;
9) Genoa punti 21;
10) Chievo e Udinese punti 20;
12) Bologna(*) e Fiorentina punti 19;
14) Catania e Parma punti 18;
16) Cagliari punti 17;
17) Brescia, Cesena e Lecce punti 12;
20) Bari punti 10.

(*)-1 punti di penalità

La classifica tiene conto del recupero della partita della 14° di Andata
sospesa per neve Bologna - Chievo 2-1 del 08/12/2010.
binariomorto
00sabato 11 dicembre 2010 22:25
Palermo, vittoria in rimonta
Il Parma si arrende a Pinilla

La squadra di Rossi vince 3-1 al Barbera. Emiliani (senza Marino colpito da un lutto) in vantaggio con Lucarelli nel primo tempo. Poi il ribaltone: a segno l'attaccante cileno, entrato al posto di uno spento Pastore, Miccoli e Zaccardo (autogol)

PALERMO, 11 dicembre 2010 - Un Palermo "double face" si libera dell'insidia Parma e conquista tre punti dopo un avvio molto stentato. Sotto di un gol al 45', Delio Rossi rivede i fantasmi di Napoli, decide di togliere Pastore e i suoi si rianimano. Segna subito Pinilla (entrato proprio al posto del fantasista argentino), e poco dopo raddoppia Miccoli. Il Parma non crolla ma trova sulla sua strada un grande Sirigu. Nel finale l'autogol di Zaccardo (un ex) gela definitivamente gli ospiti. I siciliani salgono così a quota 26, lasciandosi momentaneamente dietro Inter, Roma e Samp.


LUTTO — Il Parma è in lutto per la scomparsa della madre di Pasquale Marino. Il tecnico non è in panchina, sostituito da Massimo Mezzini. In campo c'è Pisano al posto di Gobbi, che non ce l'ha fatta a recuperare; davanti Giovinco e Angelo allargano il gioco e Crespo fa la stella dell'albero di Natale; in mezzo confermato il trio Dzemaili-Morrone-Candreva. Nel Palermo Bovo gioca da terzino destro al posto dello squalificato Cassani; non c'è neanche Migliaccio ed esordisce Rigoni; davanti spazio al trio fantasia Pastore-Ilicic-Miccoli, con il recuperato Pinilla che si siede in panchina.


DOCCIA FREDDA — Si parte e dopo sette minuti il Parma è già in vantaggio: corner di Giovinco dalla sinistra e Alessandro Lucarelli, lasciato completamente solo, trova il colpo di testa vincente. L'episodio non è causale: il Palermo tiene di più la palla, ma non riesce ad alzare il ritmo e viene imbrigliato dalla mediana muscolare degli emiliani. Sembra mancare anche un po' di cattiveria: Pastore tocca molti palloni, ma non è ispirato; Ilicic è la brutta copia del giocatore che ha segnato già 6 gol; Miccoli si perde tra Paletta e Lucarelli e non trova mai la porta; Bovo è in grande difficoltà sulla fascia. E il Parma nel frattempo rischia di raddoppiare quando Crespo dà un gran pallone ad Angelo, il cui destro incrociato finisce a lato di poco.

RIBALTONE — Quando si torna in campo dopo l'intervallo, Delio Rossi soprende tutti: fuori Pastore, sicuramente in ombra rispetto al solito ma non certo il peggiore dei suoi, e dentro Pinilla. I fatti danno ragione al tecnico romagnolo. Minuto 7: gran giocata sull'asse Nocerino-Ilicic, risposta di Mirante proprio sui piedi del cileno che non poteva chiedere di più al suo rientro. L'episodio è un elettroshock che risveglia i siciliani. Passano pochi minuti e Miccoli trova il raddoppio, con un destro da fuori sulla sponda di Pinilla. Le squadre si allungano, cresce la stanchezza e ne guadagna lo spettacolo: il finale è apertissimo. Sirigu si supera su una deviazione ravvicinata di Crespo e poi su un destro violento di Candreva. Dall'altra parte è Kasami a impegnare Mirante, mentre Ilicic centra la traversa con un bel sinistro a giro. Ma a chiudere i giochi ci pensa Zaccardo, con un autogol di testa nel tentativo di anticipare Kasami (che avrebbe meritato il gol personale).

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 11 dicembre 2010 22:30
Papere, mani e poi Di Natale
L'Udinese gela la Fiorentina

Un regalo di Handanovic apre la strada a Santana per l'1-0. Nella ripresa, il pari di Armero e poi il colpo da tre punti firmato dal capocannoniere. Rigore negato all'Udinese, sullo 0-1, per un tocco di mano di Gamberini

UDINE, 11 dicembre 2010 - L’istinto è un ingrediente del talento. Leggi, e rivedi il gol di Armero (18’ s.t.): pensiero zero, azione a mille. La bomba finisce all’incrocio e pareggia il vantaggio di Santana (con regalo di Handanovic, al 31’ p.t.). Ma il talento puro è soprattutto cura spasmodica dei dettagli. Il fuoriclasse si chiama Toto’ Di Natale, e l’assist da farmacista di Denis lo manda in orbita. Un dettaglio, un elogio della precisione. L’Udinese vince 2-1, nonostante la serata-no di Handanovic e dell’arbitro De Marco, che non vede il “muro” (sì, proprio così: muro a mano aperta) di Gamberini su girata di Di Natale (al 45’ p.t.).


IL CILENO E IL REGALO — Imprendibile, nello scatto. Delizioso, nell’assist. Geniale, nella giocata. Sanchez è il capotreno di quel Freccia Argento chiamato Udinese, che in apertura è una rotativa sul corpo fiacco della Fiorentina. Non è solo un attimo. Il primo atto del Friuli è per 40’ un monologo della squadra di Guidolin. I viola si accontentano di 300 secondi, dopo la mezz’ora. Da quando Handanovic si addormenta, per risvegliarsi con la sberla di Santana, confezionando il regalo di giornata. Tradotto, significa Fiorentina avanti 1-0. Nonostante il talento cristallino del cileno, nonostante la grinta di Di Natale, nonostante che in mezzo al campo Isla, Pinzi ed Asamoah entrano ed escano a piacimento nella diga a formato Emmenthal di D’Agostino e Donadel. Il cileno è l’uomo in più quando firma assist (al 5’ per Di Natale), quando crea il panico nella difesa viola (intorno al 25’: giallo a Mutu, Vargas e Donadel), quando ci prova da solo (al 30’: diagonale da brivido, di poco a lato). Un aiuto, consistente, arriva anche da Di Natale e da Benatia (al 7’ prende la traversa), ma il regalo di Handanovic è una strada da quale non si torna indietro.


LA MANO DI GAMBERINI — Ferita nell’orgoglio, colpita a tradimento, l’Udinese si getta all’assalto nel finale di frazione. Nulla da fare: il primo atto si chiude senza gloria, senza il gol del pari (meritato) e tra le polemiche contro le decisioni di De Marco. Passi di sorvolare sull’atterramento di Inler da parte di Kroldrup (al 43’), ma due minuti dopo il Friuli esplode. Gamberini stoppa di mano (braccio staccato dal corpo, seppure non volontario) sulla girata di Di Natale. Niente rigore, solo giallo per Sanchez. Pioggia di fischi: tutti per De Marco.


LA BOMBA DEL COLOMBIANO — Quando si riparte, prevale la rabbia alla precisione. I cecchini di casa hanno il navigatore con le coordinate sballate, e non inquadrano la porta. Di Natale incrocia (al 7’) sul fondo, Inler (al 12’) spara sui cartelloni. L’aveva fatta pero’ ancora più grossa Musolino, l’assistente di De Marco, che, a 2’ dal ritorno in campo, prima alza e poi abbassa la bandierina su Di Natale. Un gioco di ombre, che ferma tutti in campo. Primo o secondo atto, non cambia nulla: la Fiorentina è in balia della foga dell’Udinese. E dalle ombre del Friuli, spunta un colombiano: la botta è secca, la mira da James Bond. Il gol di Armero è un capolavoro di arte e precisione.

E POI ... TOTO' — Il pari non basta. Non è una giusta ricompensa per lo sforzo. L’orgoglio di Udine è più forte della fatica. E allora, a chi affidarsi ? Sicuramente a lui: al capitano. Che, nel primo tempo, è rimasto in campo, nonostante la fitta al flessore della gamba destra. Al rallenty il film del 2-1 è un ballo della precisione: l’assist di Denis è chirurgico, Di Natale è millimetrico. Se quindi il talento è questione di precisione, al Friuli se ne trova una distesa.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 11 dicembre 2010 23:00
Hamsik! Napoli al 2° posto
Colpaccio in casa Genoa

Un colpo di testa dello slovacco regala ai partenopei l'aggancio alla Lazio, nonostante l'espulsione di Pazienza nel finale. E' il quinto successo stagionale in trasferta. Rossoblù in partita solo nella ripresa, con gli innesti di Rudolf e Mesto

GENOVA, 11 DICEMBRE 2010 - Premiata ditta Hamsik-Gargano, per matrimoni e gol pesanti. Come quello di Genova, dove i partenopei non vincevano dal 2002 (in serie B): il quinto successo esterno stagionale lancia il Napoli al 2° posto in classifica, al pari della Lazio che domani affronta la Juventus. L'entusiasmo è alle stelle, i piedi per terra. Anche senza Lavezzi, Mazzarri ha trovato l'equilibrio della grande squadra, contro un Genoa che stavolta non è bello - in stile Ballardini - né vincente. E quando non arrivano i punti, piovono i fischi. Quelli destinati a Mazzarri, l'ex tecnico della Samp non li sente: qui a Marassi, quest'anno, s'è già preso 6 punti.


UN TEMPO IN REGALO — E' davvero troppo regalare un tempo a questo Napoli. Eppure il Genoa nei primi 45' ci riesce, con un approccio molle alla gara, giocatori che non girano - Veloso e Palladino su tutti - la difesa che affonda alla prima ondata partenopea: l'ingenuo fallo di Milanetto su Maggio permette a Gargano di pennellare una punizione perfetta sul primo palo, che Hamsik trasforma in gol con facilità. Veloso, in marcatura, non salta neanche. La reazione dei rossoblu è in un'azione prepotente di Toni, che si libera di Cannavaro e cross nell'area piccola. Solo Dossena evita il pari. Ma sono più le colpe di Palladino, schierato seconda punta come piace a lui, sempre in ritardo sulle sponde del compagno di reparto, mai un tiro e mai un recupero.


RUDOLF NON BASTA — Ballardini lascia negli spogliatoi l'aplomb inglese, Palladino e Veloso e si ripresenta in campo con la rabbia della coppia Mesto-Rudolf. E' una scossa: già al 1' il Genoa recrimina per un mani in area di Maggio che non sembra tanto involontario. Clamoroso, addirittura, quanto succede 2' più tardi, con Ranocchia, Dainelli e Toni che si ostacolano in area nella più chiara occasione da rete concessa dal Napoli. Quando va così, la serata è stregata: Mesto scambia con Rudolf e calcia al volo il pallone di ritorno. Fuori. Va più o meno così fino al 94', nonostante l'espulsione (generosa) di Pazienza per doppia ammonizione.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 12 dicembre 2010 19:23
Ancora Boateng-Robinho-Ibra
Il Milan non si ferma più

I rossoneri vincono 3-0 replicando la vittoria sul Brescia; in gol il ghanese, il brasiliano e lo svedese che ci mette anche l'assist. E Abbiati para un rigore a Di Vaio

BOLOGNA, 12 dicembre 2010 - Chi li ferma più? Dopo il 3-0 al Brescia ecco quello al Bologna. Praticamente la fotocopia, perché le reti del Milan le firmano con lo stesso ordine di una settimana fa Boateng, Robinho e Ibrahimovic, quest'ultimo autore dell'assist (il settimo) per il ghanese. Gloria anche per Abbiati che al 78' para un rigore a Di Vaio. Il Milan mantiene così il passo, pronto a lanciare la grande fuga.

DINAMISMO ROSSONERO — Alberto Malesani non pensa alla messa in mora. Anzi, sulla scia delle due vittorie consecutive carica la squadra e chiede un nuovo miracolo. Affronta il Milan con coraggio e mette il talento di Ramirez al servizio di Di Vaio. Allegri vuole dinamismo e solo Boateng gli garantisce velocità alle spalle di Robinho e Ibra. Così dirotta ancora Seedorf in panchina in compagnia di Ronaldinho. Tocca invece a Bonera sostituire Thiago Silva in mezzo alla difesa. Senza dimenticare l'ennesimo esperimento di Allegri, con Ambrosini più arretrato in mezzo al centrocampo e Pirlo leggermente avanzato.


IBRA E BOATENG — Il Bologna davanti all'Everest non si lascia intimorire e dopo una breve fase di studio avvisa il Milan. Al 4', infatti, Ramirez fa vedere di che pasta è fatto: evita Gattuso e da distanza siderale mira il sette, ma Abbiati vola e toglie la palla dalla porta. E' il picco rossoblù del primo tempo, perché a parte qualche sortita del bravo Morleo sulla sinistra, da quel momento esiste solo il Milan. I rossoneri fanno circolare la palla e innescano all'improvviso ripartenze micidiali sull'asse Ibra-Boateng-Robinho, a conferma che quella di Allegri è una grande idea. Il Bologna non ha ovviamente nessuna colpa e forse Malesani sbaglia a non concedere a Di Vaio una vera punta. Il capitano fa reparto da solo, ma non può fare nulla con l'organizzazione difensiva del Milan che al 9' passa. Come con il Brescia, Ibrahimovic inventa dalla sinistra un assist portentoso: Boateng si avventa sulla palla e con una zampata di esterno destro fulmina Viviano.

I SOLITI SOLISTI — Un gol che nella boxe avrebbe la stessa potenza di un gancio. Il Bologna cerca di mettere insieme i pezzi, ma subisce il pressing a tratti feroce dei rossoneri. Il Milan è spettacolare e al 35' ottiene il raddoppio sempre grazie al suo tridente. La genesi è identica: Ibra lancia Boateng che invita a nozze Robinho al limite: irruzione in area e rasoterra imparabile. Subito dopo Viviano dice di no a Ibra e allo scadere è invece la traversa a fermare Zambrotta. Così non può andare e Malesani all'inizio della ripresa lascia negli spogliatoi Della Rocca e Buscé e inserisce Meggiorini ed Ekdal. Un Bologna più offensivo per provare a scardinare la difesa aversaria. Aggressiva la reazione degli emiliani, anche se è il Milan a sfiorare il 3-0 con Ibra al 6'.


C'È ANCHE IBRA — Allegri all'8' toglie Gattuso per Strasser; mossa che preserva il centrocampista in vista della Roma. Poi tocca a Zambrotta lasciare il posto ad Antonini, poco dopo l'erroraccio di Abbiati che esce dall'area e poi contrastato da Ramirez perde palla, ma l'uruguaiano spreca la grande occasione concludendo sull'esterno della rete. E' un Bologna che unisce il carattere alla passione, ma che ha di fronte un avversario troppo forte. Il 3-0 di Ibra al 15' è un mix di strapotere tecnico e potenza fisica. Come la verticalizzazione di Pirlo per lo svedese che stoppa in corsa al limite e anticipa Viviano con il destro. Il marchio di Zlatan è così prorompente che Allegri decide di non sostituirlo, nonostante la sua diffida, nonostante alcuni screzi con Britos. Entra invece Seedorf per Boateng, appena in tempo per commettere fallo in area su Di Vaio. Rocchi indica il dischetto del rigore, ma Abbiati, che vuole partecipare alla festa, con un grande intervento toglie la soddisfazione al capitano del Bologna. Il resto è pura accademia: i rossoneri volano.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 12 dicembre 2010 22:27
Roma, col Bari basta Juan
E Menez delizia l'Olimpico

All'Olimpico i giallorossi superano 1-0 i pugliesi, privi di 10 giocatori, grazie a una rete del brasiliano al 30'. Totti sbaglia un rigore, poi Gillet frena lo scatenato francese, il migliore

ROMA, 12 dicembre 2010 - Tre punti dovevano essere. E tre punti sono arrivati. La Roma batte 1-0 un Bari troppo rimaneggiato per essere vero e dopo la rimonta-shock subìta a Verona mantiene la zona Champions a portata di mano. Risultato che va stretto alla Roma, anche dopo una partita non particolarmente brillante da parte dei giallorossi.

VENTURA A LOURDES — Davvero difficile giudicare i pugliesi. Che hanno fatto anche più di quanto era lecito aspettarsi. All'appello mancano nove giocatori. In ordine d'importanza Barreto, Almiron, Alvarez, Salvatore Masiello, Ghezzal, Parisi, Kutuzov, Castillo e Belmonte. E c'è pure Rossi squalificato. La situazione tra l'altro si trascina da diverse domeniche. I pugliesi, che hanno l'organico per salvarsi, hanno assoluto bisogno di svuotare l'infermeria. Più del mercato di gennaio. All'Olimpico Ventura ha dovuto lanciare gente come Rinaldi, Galasso, Strambelli (bravino), oltre al già proposto Caputo. Qualche bella trama a centrocampo si è vista. Ma tirare in porta senza una punta all'altezza della categoria è una chimera. L'unica vera conclusione è arrivata nel recupero con la punizione di Andrea Masiello. Troppo poco.

TOTTI SPRECA — La Roma parte subito con una discreta intensità. Senza ammazzarsi, ma fa capire di aver voglia di chiuderla presto. Ranieri sceglie Greco e Simplicio a centrocampo. Pizarro si siede ancora in panchina. Pure in assenza dello squalificato De Rossi. La prima occasione è per Totti al 20', dopo che Borriello si strattona in area con Rinaldi e l'arbitro decide di fischiare il rigore. Il capitano calcia male e consente a Gillet di parare il tiro dal dischetto. Il gol-partita arriva 10' dopo, con la difesa pugliese che si fa un sonno profondo sulla punizione dello stesso Totti, perdendosi Juan, che di destro anticipa Gillet e firma il suo primo gol stagionale. Tra l'altro il brasiliano per pochi centimetri parte in posizione irregolare e il gol sarebbe da annullare, anche se la chiamata era davvero complicata per il guardalinee.


MENEZ SI SCATENA — Ventura si gira verso la sua panchina, sconsolato. Vede solo ragazzini. Nessuna possibilità di creare pericoli. La partita, già di suo non particolarmente bella, nella ripresa vive sul duello tra uno scatenato Menez e Gillet. Il francese ha una progressione palla al piede devastante. Inarrestabile. Parliamo di un potenziale fuoriclasse. Gillet compie almeno quattro parate sul francese. Ed è anche fortunato quando Cassetti di testa colpisce il palo e Romeo annulla il raddoppio a Borriello per un controllo al limite, forse con il braccio. Il 2-0 sarebbe stato giusto. Ma un Bari comunque coraggioso esce dall'Olimpico con l'onore delle armi. E un solo gol al passivo. Sperando che i suoi medici siano ispirati.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 12 dicembre 2010 22:33
Nenè fa grande il Cagliari
Sorpasso sul Catania

Una tripletta del brasiliano lancia i rossoblù a quota 20, siciliani mai in partita e in 9 per le espulsioni di Martinho e Morimoto. Con Donadoni bilancio dei sardi da big: 9 punti in 4 gare. Giampaolo sorpreso dalla mossa Cossu a sinistra

CAGLIARI, 12 dicembre 2010 - Matri? No, Nenè. Per tre volte, per tre punti che significano sorpasso sul Catania, battuto e umiliato. Troppo Cagliari per Giampaolo e i suoi, mai in partita per atteggiamento tattico e caratteriale. Di contro Donadoni sa quello che vuole, è alla terza vittoria in quattro gare e viaggia da big con giocatori rigenerati come il brasiliano autore di una tripletta, Nainggolan o Perico. Sono lontanissimi i fischi d'inizio stagione, ora i sardi sognano una salvezza tranquilla e pure qualcosa di più. Il Catania, invece, non può essere quello visto oggi, troppo simile al suo giocatore più forte, quel Maxi Lopez sostituito alla fine del primo tempo perché inguardabile, isolato, rassegnato.

LEZIONE DI DONADONI — la mossa vincente di Donadoni ha un nome e una posizione: Cossu largo a sinistra. Potenza è costretto a contenere il fantasista sardo, Carboni lo cerca al centro e gira a vuoto, Agostini si sovrappone spesso e volentieri: è suo l'assist per il secondo gol di Nenè, sue molte avanzate non sfruttate da Matri, oggi meno preciso del solito. In generale tutto il Cagliari appare corto, ordinato, contro un Catania molle fin dal primo minuto, incapace di affondare sull'asse Gomez-Morimoto, per un Maxi Lopez che gira al largo. Il risultato è deprimente: zero tiri nello specchio in 90' e due espulsioni (Martinho e Morimoto) che rendono ancora più fallimentare la trasferta di Cagliari.


UNO, DUE, TRE: NENE' — Le tre reti di Nenè hanno un minimo comune denominatore: la difesa dei siciliani, immobile. Il brasiliano è bravissimo all'11' quando ribatte al volo il colpo di testa di Matri respinto dalla traversa; lo stesso al 27', sul cross di Agostini girato in rete con un grande stacco e nella ripresa, sull'angolo di Lazzari (altro giocatore recuperato da Donadoni). Ma in tutte e tre le occasioni, nessun difensore del Catania oppone resistenza: non Silvestre, né Capuano, né Terlizzi. Un sogno per Nenè, che in questa stagione aveva messo a segno soltanto 1 gol in 15 presenze. Ora, a quota 4, è già a metà dell'opera per eguagliare le 8 reti della passata stagione. Ammonito, salterà la prossima per squalifica. Al suo posto, scalpita Acquafresca, un altro cavallo di razza.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 12 dicembre 2010 22:37
Beretta, esordio con vittoria
Ma è Curci a tradire la Samp

Il tecnico milanese interrompe la striscia di 11 partite senza vittoria del Brescia grazie a una punizione di Cordova che il portiere della Samp ha valutato male. Doriani in difficoltà e pericolosi nel secondo tempo solo una volta con Pazzini

BRESCIA, 12 dicembre 2010 - Si interrompe contro la Sampdoria la striscia senza vittorie del Brescia. Dopo 11 risultati negativi, l’esonero di Iachini e l’arrivo di Mario Beretta hanno dato la scossa che il presidente Corioni cercava. L’1-0 con cui i lombardi hanno ritrovato i tre punti non risolve certo i problemi, ma è un buon tonico per il morale del gruppo. Certo ci si è messo anche Curci ad aiutare Beretta: sul gol decisivo del match la sua complicità è al limite del favoreggiamento. Ma non è il caso di essere schizzinosi. Il Brescia ha meritato la vittoria mostrando tanta voglia di fare, e nel complesso non ha rubato nulla.

SPENTA — La Samp sembra invece un po’ spenta. Quello che ha colpito è stata la difficoltà a creare gioco offensivo, sia pure contro avversari molto attenti in fase difensiva. Ma una squadra come questa non può certo regalare un Cassano ogni domenica senza risentirne sul lungo periodo. E adesso sembra proprio che i sintomi si stiano aggravando.


TRAIETTORIA — E dire che i ragazzi di Di Carlo erano sembrati partire meglio, sicuramente più aggressivi dei padroni di casa. Marilungo il protagonista principale con un tiro cross e un colpo di testa che lasciavano pensare a una supremazia ligure. Invece il Brescia si è assestato e ha avuto anche una certa buona dose di fortuna nel trovare il vantaggio. Al 13’, infatti, da punizione centralissima di Cordova, Curci valuta male la traiettoria della palla e quando si rende conto che il pallone è perfettamente centrale è ormai troppo tardi: cerca disperatamente di intervenire col piede ma rimedia solo una figuraccia.

MACCHINOSA — È il classico 1-0 che dà tranquillità a chi va in vantaggio e toglie sicurezza a chi lo subisce. La manovra dei doriani è infatti lenta, macchinosa. Sulle fasce l’affondo è praticamente inesistente e così le opzioni offensive per rifornire di palloni bomber Pazzini scarseggiano. I doriani ci provano un paio di volte con Palombo ma la palla è sempre alta. Lo stesso Pazzini scarica fuori un destro al volo e Marilungo non fa meglio svirgolando un tentativo di rovesciata. Da parte sua il Brescia si è limitato a controllare la situazione tentando qualche offensiva.


ATTERRAMENTO — Nella ripresa ci si aspetta la reazione Samp ma il gioco dei blucerchiati non decolla. Gli ingressi di Accardi, Pozzi e Koman non cambiano praticamente nulla. Gli unici sussulti sono una bella girata di destro di Pazzini al 26’ (bravissimo Sereni in tuffo) e un atterramento di Zambelli su Palombo che ha fatto gridare al rigore gli ospiti. Per il resto tanto gioco a centrocampo e palloni scodellati in area alla disperata ricerca del varco che la difesa del Brescia non ha mai concesso.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 12 dicembre 2010 22:42
Lecce, sono Piatti d'oro
Il Chievo si sveglia tardi

L'argentino protagonista con una doppietta: i salentini vincono 3-2 sui gialloblù e respirano in zona salvezza. Ospiti mai davvero in partita, forse stanchi per la terza fatica in una settimana

LECCE, 12 dicembre 2010 - Era dal 24 ottobre che il Lecce non vinceva una partita di campionato (2-1 al Brescia). Stavolta al Via del Mare cade il Chievo, svegliatosi tardi dopo un primo tempo al limite del disastroso. Veronesi spettatori del trionfo giallorosso e dello show di Ignacio Piatti, l'argentino che fino ad oggi raramente aveva mostrato il suo talento: l'ex Independiente segna due gol, il 2-0 e il 3-1, e fornisce giocate spettacolari. Di Ofere, Bogliacino e Mandelli le altre reti.

TURNOVER CHE NON PAGA — Bravo il Lecce, quindi, ma pollice verso per il Chievo, perché il 3-2 è un risultato bugiardo. I veronesi, forse disabituati alle tre gare settimanali, scendono in campo spenti e non si accendono mai, salvo rarissime occasioni. Il mini-turnover di Pioli non paga: anzi, è deleterio. La fascia sinistra, ad esempio, formata per l'occasione da Jokic e Bogliacino (più il rientrante Constant), è un pianto: Donati e Munari, infatti, piallano regolarmente gli avversari. E non che dalle altre parti del campo vada meglio per i veronesi.

VELOCITÀ — Per una volta al Lecce va tutto bene. In fondo, la qualità ai salentini non manca; e quando può sprigionarsi fa male. Olivera, Piatti, Di Michele e Ofere rendono i giallorossi a trazione stra-anteriore. In velocità il quartetto di De Canio fa malissimo; non sempre il resto della squadra lo segue, ma tanto basta ad ammutolire il Chievo. L'1-0 di Ofere è emblematico: lo svedese parte da centrocampo in progressione, si scrolla di dosso Granoche e dal limite calcia nell'angolino. Sorrentino si butta tardi e il gol è inevitabile.


SCHEGGIA DI MICHELE — Di Michele è il grimaldello. Ogni volta che ingrana le marce alte né il pachidermico Cesar né Andreolli riescono a contenerlo. Il raddoppio di Piatti nasce da un'azione dell'ex Torino, che apre per Munari il cui cross è ribadito in rete dall'argentino con un destro al volo. Ma la tranquillità non è di casa a Lecce, perché il gioco arioso che sullo 0-0 andava benissimo sul 2-0 è quantomeno discutibile: troppo slegati, i reparti dei salentini, e il Chievo, pur dormiente, ne approfitta. Buco al limite in cui si inserisce Constant, Giacomazzi lo abbatte ed è punizione. Il sinistro di Bogliacino fa il resto. Partita riaperta e padroni di casa in affanno.

ROSATI GOFFO — Ma il Chievo, come detto, dorme. Piatti, allora, si riprende il proscenio. Ruba palla sulla trequarti veronese e va a concludere con un destro incrociato rasoterra per la sua doppietta. Già in precedenza Sorrentino si era superato ancora sull'argentino, servito a 5-6 metri dalla porta dal solito Di Michele, esagerato in contropiede. Il 3-1 non chiude la partita perché Mandelli in pieno recupero riprende una goffa respinta di Rosati su punizione ancora di Bogliacino. Troppo tardi, però. I tre punti restano a Lecce.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 12 dicembre 2010 23:53
Juve, ci pensa ancora Krasic
Lazio battuta e raggiunta

Subito botta e risposta: segna Chiellini, risponde Zarate. Poi una lunga pressione bianconera con la Lazio che si difende in modo organizzato. Alla fine, nel recupero, il gol del serbo per un errore di Muslera, che poco prima aveva salvato il risultato su Del Piero

TORINO, 12 dicembre 2010 - Se stasera c'era da designare l'anti-Milan, allora il risultato depone a favore della Juventus. L'andamento della partita, tuttavia, ha visto la squadra di Reja difendersi con organizzazione e ripartire con efficacia, mentre gli uomini di Delneri hanno sciorinato impegno e agonismo, ma ancora troppe difficoltà in fase conclusiva, dove resta una sostanziale dipendenza dai colpi di testa di Chiellini e da Krasic. La vera anti-Milan dovrà avere un attaccante che la mette dentro con continuità. Ma per intanto i tifosi bianconeri possono gioire con la loro squadra che sale al secondo posto a sei lunghezze dal Milan, in coabitazione con Lazio e Napoli


DUE GOL-BLITZ — Si gioca ed è subito vantaggio Juve. Dopo due minuti Iaquinta conquista un corner, Aquilani lo va a battere da sinistra e mette il pallone preciso a centro area per l'inserimento di Chiellini che di testa mette dentro angolato sul primo palo. Sembra insomma che la partita assuma subito una fisionomia precisa, con la Juve che ne diventa padrona e la Lazio che sbanda: passano pochi minuti e Quagliarella potrebbe raddoppiare quando Krasic, dopo una bella azione personale, gli serve una deliziosa palla che l'attaccante napoletano devia prontamente al volo: alto di poco. E' la classica situazione in cui solo un episodio può fa cambiare il vento. E l'episodio arriva ben presto, precisamente al 13': c'è un corner su cui la difesa bianconera è messa male, nel batti e ribatti la spuntano i laziali con palla che arriva a Zarate e poi finisce in rete. E da quel momento è parità non solo nel punteggio, ma anche nella velocità, nel grande agonismo, nel pressing e pure nella tendenza a qualche pasticcio difensivo e a un gioco non sempre lucido. Alla lunga, però, la Juve riprende il sopravvento e cerca la porta con più insistenza rispetto agli avversari. Aquilani è ispirato, smista molti palloni e va anche pericolosamente alla conclusione (trovando pure la parte superiore della traversa), preferibilmente dalla distanza. In area, invece, la Lazio sembra aver preso le misure: anche quando, nel finale, Iaquinta ha la palla buona, è Biava ancora prima di Muslera a respingere in spaccata. Così a conti fatti il pari con cui si va al riposo è il risultato giusto.


LA RIPRESA — Si riprende con lo stesso copione: pressione Juve, Lazio che si difende con ordine. Un forcing che col passare dei minuti cresce di intensità ma che, nonostante le ripetute sgroppate di Krasic sulla sinistra con cross finale, non produce vere e proprie occasioni. Delneri capisce che è necessario intervenire e lo fa spinto anche da un problema muscolare di Marchisio: entra Pepe. Tutto tecnico invece il cambio di Quagliarella, che ha all'attivo solo l'occasione del primo tempo: a metà ripresa tocca a Del Piero. Le acque si smuovono, ci sono un paio di conclusioni di Pepe su cui Muslera è bravo ma la Lazio non si disunisce e tiene palla appena può. Così la partita si trascina fino all'assalto finale nel recupero ma la Lazio sembra poter resistere, grazie ancora a Muslera che vola a respingere una bella punizione di Del Piero. Ma proprio Muslera capitola all'ultimo minuto di recuopero sull'ennesima scorribanda a destra di Krasic, che arriva sul fondo e prova a mettere nell'area piccola: ed è proprio il portiere a deviare nella sua porta. Quella che gli attaccanti bianconeri invece non avevano trovato.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00mercoledì 15 dicembre 2010 15:39
SERIE A 2010/2011 16ª Giornata (16ª Andata)

Anticipi del 11/12/2010
Palermo - Parma 3-1
Udinese - Fiorentina 2-1
Genoa - Napoli 0-1
Incontri del 12/12/2010
Bologna - Milan 0-3
Brescia - Sampdoria 1-0
Cagliari - Catania 3-0
Inter - Cesena rinv
Lecce - Chievo 2-1
Roma - Bari 1-0
Juventus - Lazio 2-1

Classifica
1) Milan punti 36;
2) Juventus, Lazio e Napoli punti 30;
5) Palermo e Roma punti 25;
7) Inter (**), Sampdoria e Udinese punti 23;
10) Genoa punti 21;
11) Cagliari e Chievo punti 20;
13) Bologna(*) e Fiorentina punti 19;
15) Catania e Parma punti 18;
17) Brescia e Lecce punti 15;
19) Cesena(**) punti 12;
20) Bari punti 10.

(*)-1 punti di penalità
(**) Inter e Cesena una partita in meno (l' incontro Inter-Cesena sarà
recuperato il 19 Gennaio 2011).
binariomorto
00sabato 18 dicembre 2010 23:04
Jimenez si veste da Matador
Un colpo: Cagliari non si rialza

Il Cesena respira vincendo il primo anticipo della 17a giornata: decide una giocata-gioiello di Jimenez. E' salva la panchina di Ficcadenti: la sua squadra non vinceva dal 10 novembre. La squadra di Donadoni è tutta in una traversa di Acquafresca

CESENA, 18 dicembre 2010 - Adesso, avanti il prossimo. Ah, no: invertiamo la rotta; adesso, arriva la sosta. E allora fermi tutti. Ma peccato: perché questo Cesena ha riscoperto il carattere, ricacciato dalla cantina il talento di Jimenez e di Giaccherini, riassaporato il gusto dei tre punti, e volentieri tornerebbe presto in campo. Ma il copione impone di procedere un passo alla volta. Ecco: la prima notizia è che c’è un Cesena che vince. Un mese e mezzo dopo l’ultima volta, storia del 10 novembre, in casa con la Lazio. Un Cesena che batte prima di tutto le sue paure, e dopo stende un Cagliari di Donadoni troppo timido per tornare a casa con qualche punto dalla tana del Manuzzi. Ficcadenti bacia il talento di Jimenez, rivede la furia di Giaccherini, si specchia nella solidità di una difesa che regge anche all'assalto finale dei sardi: metti tutto insieme, e significa che la sua panchina è salva. Una cartolina dolce per Cesena prima del Natale. Un menu' indigesto per Donadoni: il suo Cagliari è una bella addormentata nel bosco.


SOGNANDO EL MATADOR — Quando nel gennaio del 2007, Jimenez arrivo’ alla Lazio mise subito le cose in chiaro: “Sono qui per il mito di Salas”. Tre anni dopo quella frase è un ricordo che riaffiora d’improvviso. Un flash spuntato dal passato. Nella mente di Jimenez è tutto chiaro: eccolo, al 18’, in versione Matador. L’onda d’urto è quella di una furia: panico nella difesa sarda, e palla nel sacco. Una volta nella vita puoi anche sognare di somigliare al mito di un’infanzia: di suonarle come lui, di muoverti come lui. Tutto questo, nel gelo di Cesena, significa essere decisivo e letale come El Matador.


INCUBO CAGLIARI — Se Jimenez sogna, Donadoni ha gli incubi. Dove sarà finito il suo Cagliari? Forse a specchiarsi su YouTube riguardando il 3-0 al Catania; o ancora, a coccolarsi con i complimenti per il filotto di tre vittorie nelle ultime quattro gare. Il Cagliari del primo atto del Manuzzi è figlio (forse) dei troppi complimenti; irrigidito (forse, bis) dal freddo polare; stupito (altra ipotesi) dal vantaggio in avvio del Cesena. I ragazzi di Ficcadenti partono con la testa tra le nuvole (grigie) dei cattivi pensieri, ma si sciolgono dopo l'urlo di Jimenez. Il resto è controllare senza soffrire, senza patire affanni. “Finalmente, tu”, sembra sussurrare Donadoni, quando il Cagliari ruggisce con rabbia. Al 21’: destro violentissimo di Conti. Al 44’: traversa colpita da Acquafresca e Conti ribatte sparando altissimo in corsa. Pochino.


MI RITORNI IN MENTE — Lo vedi in campo, e ti ritorna in mente il Giaccherini d’inizio campionato. Quello che stese il Milan nelle prime giornate, scomodando i giornalisti di mezza Europa per scoprire questo sconosciuto arrivato dalla provincia. Storia di un film che va in replica, a mesi di distanza: violento, ma non impossibile (al 6’), con Agazzi che si salva d'istinto. Bello, ma non irresistibile (al 18’). Non è giornata per questo Cagliari sperso nel freddo della Romagna. Caserta sfiora ancora il 2-0 (al 19’), e Giaccherini pasticcia nel finale. Il Cesena morde l'osso, che non offre altro: il 2-0 non arrivo, ma i rogmagnoli chiudono con il sorriso un 2010 da sogno.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 18 dicembre 2010 23:53
Milan, lo scherzo dell'ex
Borriello esalta la Roma

La Roma vince a San Siro e si porta a -7 dai rossoneri. Decisivo il gol nella ripresa dell'attaccante dopo un rimpallo con Abate. Pesano gli errori sottoporta di Ibrahimovic

MILANO, 18 dicembre 2010 – Nella sua terza serata più no della stagione (vedi Cesena e Madrid) il Milan si concede alla Roma che sbanca a San Siro grazie all’ex Borriello. Tre Punti d’oro per i giallorossi che riducono il gap che li divide dai rossoneri (da 10 a 7), si rimettono in gioco e fermano la fuga di Ibra e compagni. Contraddittoria la prova del Milan che perde dopo venti minuti Pirlo e gioco e non riesce mai a convincere. Grande colpo dei romani, abili a sfruttare il primo errore per poi proteggere la vittoria


SORPRESA ADRIANO — Innamorato com’è del suo Milan, Massimiliano Allegri non cambia; contro la Roma conferma tutto. Compreso il miracoloso recupero di Gattuso che sembrava tre giorni fa fuori dai giochi. Boateng è inamovibile alle spalle di Ibra e Robinho e indifesa tocca ancora a Bonera affiancare Nesta. Le sorprese le riserva invece Claudio Ranieri che rivolta come un calzino centrocampo e attacco. Spedisce Totti e Taddei in panchina; schiera Brighi e Simplicio sulla linea del centrocampo, con De Rossi ai margini della difesa. Poi Menez alle spalle di un coppa d’attacco pesante: Borriello e, udite udite, Adriano.

FORFAIT PIRLO — Come a Bologna Allegri dà il via libera a Pirlo che svaria a tutto campo, mentre Ambrosini ha il compito di proteggere la difesa. Ed è proprio Pirlo, al 4’, a scuotere la partita con una magia: un tocco morbido per Boateng che manca l’aggancio davanti a Doni: Al 5’ Robinho mette una “x” sulla colonna delle occasioni mancate. Splendido il suo inserimento in area e il destro delicato da posizione defilata che sfiora il lato opposto. Il gol lo sbaglia anche Gattuso al 10’: servito in area dalla linea di fondo da Robinho alza troppo il suo destro. Segnali di un Milan che domina i giallorossi, troppo statici per spaventare i primi della classe. Solo Menez prova a regalare movimento, senza essere ascoltato dai compagni. Al 20’, alla seconda entrata dura, prima di Mexes poi di Menez, Pirlo è costretto a dare forfait: tocca a Seedorf che va a coprire lo stesso ruolo.


ANDAMENTO LENTO — Spenta la luce al Milan, la Roma cerca di guadagnare metri e pressare con più convinzione, ma senza trovare una soluzione in grado di impensierire i rossoneri. Ci prova anche con il possesso palla. Al 30’ nuova palla gol per il Milan, ma Burdisso si fa trovare al posto giusto per respingere davanti a Doni il tiro di Boateng. Nello stesso minuto in cui, nel veloce contropiede Menez alza troppo dal limite. Ma l’errore grossolano lo fa Ibra al 35’: lo svedese parte sul filo del fuorigioco, irrompe in area, ma controlla male favorendo l’uscita di Doni. Non sembra una serata da Zlatan. Ingabbiato e marcato come una bella donna, il rossonero non ingrana, in un contesto in cui si sbaglia molto e il ritmo è calante. Sul fronte opposto Borriello, che si sfila la maschera protettiva, soffre la marcatura stretta, mentre Adriano funziona di più quando prova ad attaccare centralmente. Vittime entrambi dell’attenta difesa rossonera che può avvalersi del contributo muscolare di Ambrosini e Gattuso.


LO STINCO DI BORRIELLO — La ripresa fatica a decollare. Il pallino del gioco resta al Milan, anche se nelle rare puntate verso Doni, i rossoneri infilano troppi errori di comunicazione. Manca il filo conduttore e non è certo Seedorf a cambiare lo stato delle cose. La Roma controlla bene e può organizzare il contropiede. Al 15’ grande palla di De Rossi per Borriello, fermato da Nesta in scivolata. Occasione replicata al 20’ con un tentativo di Adriano che scatena un batti e ribatti nell’area rossonera. Al 22’ Nesta giganteggia e si immola su Brighi che catapulta dal limite. La Roma, insomma, capisce che il momento è buono. E non è un caso che riesca a trovare anche il gol proprio con l’ex di turno. Menez fa quel che vuole sulla destra, mette in mezzo una palla bassa che Abate svirgola proprio sullo stinco dell’ex compagno di brigata: niente da fare per Abbiati. A Borriello non replica al 26’ e al 29’ Ibra che conferma di trovarsi altrove, sbagliando ciò che di norma gli riesce a occhi chiusi davanti a Doni. A Menez sostituito con Taddei, Allegri risponde al 41’ con Ronaldinho per Boateng; un po’ in ritardo a dire il vero. Il finale ghiacciato regala un paio di brividi: una rovesciata di Dinho e un tiro sporco di Ambrosini. Reazione troppo timida per riassestare la partita. La Roma vince; il Milan incassa la sua seconda sconfitta in casa nel momento più bello della sia stagione. Ironia della sorte, nel giorno mondiale dell’Inter.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 19 dicembre 2010 15:20
La Lazio vola a -3 dal Milan
Piegata una bella Udinese

Grandi emozioni: i biancocelesti vincono 3-2 nel finale, dopo aver visto annullato due volte il vantaggio raggiunto con Hernanes e Biava. Di Sanchez e Denis i provvisori pareggi, prima della rete decisiva, un autogol di Zapata su pressione di Kozak, da poco entrato per Zarate

ROMA, 19 dicembre 2010 - La Lazio non spreca l'occasione di portarsi a -3 dal Milan, ma fatica più del previsto per battere una spavalda Udinese, piegata solo nel finale, al 43' della ripresa da un autogol di testa di Zapata, su pressione di Kozak. Partita bella e vivace, giocata su ritmi alti, con i biancocelesti che vanno in vantaggio per due volte, al 2' del primo tempo con Hernanes e al 7' della ripresa con Biava, ma si fanno raggiungere da Sanchez, al 4' della ripresa, e al 16' con Denis, appena entrato, in entrambi i casi con pesanti disattenzioni difensive. Tantissime le palle gol create dalle due squadre, fra cui una traversa di Hernanes e un contropiede della Lazio quattro contro due, in entrambi in casi sull'1-0 per i biancocelesti. Nel finale, l'episodio che decide la gara. Per l'Udinese, alla quarta sconfitta di fila in trasferta, una lezione fin troppo severa.

PRIMO TEMPO — Il tempo di prendere posizione in campo e la Lazio passa in vantaggio. È il 2’ quando Rocchi sfonda centralmente, passa a Hernanes che tira in corsa: il suo rasoterra non è potente, ma passa sotto le gambe di Zapata e inganna Handanovic. Ci sono le premesse perché la gara si indirizzi sui binari preferiti dalla Lazio, che invece deve subire. L’Udinese è aggressiva in mezzo al campo, dove il suo folto centrocampo crea dei problemi alla truppa di Reja: oltre ai 5 uomini che la compongono, la mediana bianconera di arricchisce dei contributi delle punte, Di Natale e Sanchez, che tornano spesso per trasformarsi da stoccatori in rifinitori. Così nascono le grandi occasioni dei friulani, che con di Di Natale (10’), Isla (12’), dopo un bel triangolo con Sanchez, e soprattutto Armero, (18’) da pochi passi, falliscono il pari. L’Udinese è padrona del campo, ma rischia nei ribaltamenti di fronte: Zarate (22’), fermato da Handanovic di piede ed Hernanes, (25’) respinto solo dalla traversa, ricordano ai friulani che i biancocelesti davanti hanno talento per far male, soprattutto negli spazi aperti. Come al 42’, quando la Lazio ha una prateria in un contropiede quattro contro due, ma sia Lichtsteiner, sia Hernanes sono fermati da Handanovic: raddoppio più che divorato dopo 45’ di gioco dinamico e divertente.


LA RIPRESA — La ripresa inizia con le squadre che continuano a tenere il piede sull’acceleratore e la stessa dose di spettacolo del primo tempo. Al 4’ l’Udinese pareggia con Sanchez, di testa, su un cross lento e calibrato di Di Natale che la difesa laziale, a cominciare da Diakite, valuta male. La Lazio però si rialza subito, con Biava, che confeziona il pareggio, al 7’, con una bellissima girata al volo da pochi passi, su sponda del compagno di reparto Dias. Ma non c’è tregua: Di Natale, solo in area, è fermato da Muslera. Il 2-2 arriva con Denis, appena entrato, che di testa batte Muslera al 16'. Il portiere biancoceleste, in realtà si batte da solo, scivolando sullo stacco del centravanti argentino e restando immobile a osservare il pallone che entra in porta. Ma il contagiri resta in zona rossa. Ci provano Zarate, al 24’, poi Di Natale al 26’. Le squadre restano allungate, Reja toglie Zarate per Kozak – scelta sottolineata dai fischi dell’Olimpico, ma che si rivelerà azzeccata - e Handanovic deve salvare in corner su tiro deviato di Hernanes (34’) e poi su Mauri (35’) da pochi passi, mentre Sanchez (35') potrebbe sfruttare meglio un pallonetto insidioso. L’Udinese si copre, per portare a casa un pari più che meritato, ma la Lazio non ci sta e su corner trova il gol vittoria: Zapata, di testa, toglie la palla dalla testa di Kozak, ma la deposita nella sue rete. Beffa Udinese, tripudio Lazio, ma applausi a entrambe: davvero 90' senza tregua e di grandi emozioni.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
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