Disastro Sampdoria
Colpaccio del Cesena
Samp senza idee e grinta, capace di sussulti solo nel finale, ne approfitta un Cesena ordinato e cinico. Di Carlo contestato dal pubblico, Garrone e Tosi scortati dalla Digos. Blucerchiati risucchiati in zona retrocessione
GENOVA, 6 marzo 2011 - E' buio pesto a Genova, anche se si gioca alle 12.30. La squadra di Di Carlo affonda per 3-2 sotto i colpi di un Cesena ordinato e cinico, che tramortisce i blucerchiati prima con Parolo e poi con due reti di Giaccherini. Inutili le reti di Volta e il rigore di Maccarone. La Samp adesso resta inchiodata a 31 punti ed è risucchiata nel vortice della lotta-salvezza mentre il Cesena raggiunge il Lecce a 28 e rilancia le proprie speranze di salvarsi.
LE SCELTE — Mimmo Di Carlo torna alla difesa a quattro, con Zauri e Ziegler sulle fasce e la coppia Gastaldello- Lucchini al centro della difesa a proteggere Curci. In mezzo al campo per i blucerchiati è Dessena che va a sostituire Poli, vittima di un fastidio muscolare, e si affianca a Palombo e Mannini. Per il reparto avanzato, il tecnico di Cassino si affida al solito Guberti e a Biabiany, a supporto di un Maccarone alla ricerca del gol numero 100 tra i professionisti. Pozzi, purtroppo per l’attacco sterile della Samp, è ancora out. Massimo Ficcadenti, invece, butta nella mischia Santon (complice la squalifica di Ceccarelli) che completa il reparto difensivo con Pellegrino, reduce da un attacco influenzale, Von Bergen e Lauro, davanti al sempreverde Antonioli. A centrocampo Caserta, Colucci e Parolo. E poi il cileno Jimenez e Giaccherini, che sorpassa last minute Rosina. Punta unica Malonga, pronto a rimpiazzare il capocannoniere Bogdani, squalificato, e Budan al rientro.
GUARDARE AVANTI — L’imperativo di Edoardo Garrone in settimana è stato chiaro: “Il progetto va avanti. I cicli finiscono, ma ora si pensa al futuro”. Lo striscione in curva “Per questa maglia si deve lottare, forza Sampdoria devi segnare” spiega lo stato d'animo del popolo blucerchiato che sembra aver recepito il messaggio. Il destino però è beffardo e certi voli pindarici della mente sampdoriana sono inevitabili: l’arbitro è Pierpaoli, quello che si era beccato la maglia di Cassano in faccia. E il Cesena è proprio la squadra con la quale il Pazzo si era sbloccato alla nona giornata, dopo un digiuno insolitamente lungo. Altri tempi. L’unico digiuno al quale si può pensare ora a Marassi è quello che impone l’orario della sfida che vale tre punti d’oro, in ottica salvezza per la squadra di Campedelli e per alleviare i tormenti stagionali per quella di Garrone senior.
IL PRIMO TEMPO — Gli uomini di Di Carlo vogliono uscire dalle sabbie mobili della classifica e lo dimostrano con un avvio veemente, ma onestamente poco concreto. Il carattere c’è, la cattiveria sotto porta meno: Biabiany si muove molto, ma sbaglia due volte, prima su un bel lancio di Palombo, poi su un suggerimento ghiotto dal fondo di Maccarone. Il Cesena molto timido all’inizio, pian piano guadagna metri e fiducia e un paio di ripartenze sprecate scaldano i motori della squadra di Ficcadenti, con Jimenez a vivacizzare la manovra. Nel frattempo entra Koman al posto di Palombo, che prende una botta e si ritrova con una frattura alla quarta costola sinistra, e la Samp, senza il suo capitano, perde il metronomo e l’uomo capace di imbeccare gli attaccanti con i suoi precisi lanci lunghi. Ecco allora che il Cesena sente aria di colpaccio e si fa trovare pronto su un errore di Lucchini che perde palla. Parolo ne approfitta e infila con una bella botta Curci al 43’. 1-0 e tutto da rifare per i blucerchiati che escono tra i fischi del pubblico, stanco di una Samp sterile.
LA RIPRESA — Due colpi di Giaccherini, prima uno splendido destro al volo e poi un gol di rapina ai danni di un Gastaldello ingenuo, condannano la Samp a sprofondare nel baratro della zona salvezza. La squadra di Genova è inconcludente, è un pugile suonato che le ha prese di santa ragione. L’ingresso di Macheda è lo specchio di un tentativo last minute di Di Carlo di salvare la gara. E’ inutile, però, la prima rete di Volta in serie A al 37’ su una papera clamorosa di Antonioli, così come il rigore trasformato da Maccarone al 47'. Troppo tardi.
CONTESTAZIONE — Questo è senza dubbio uno dei momenti più duri della gestione Garrone, che lascia la tribuna con Tosi qualche minuto prima della fine, entrambi scortati dalla Digos, tra i fischi del popolo doriano, incapace di perdonare chi ha smontato il giocattolo Cassano-Pazzini. La rabbia, poi, viene vomitata addosso al mister: lo striscione “Di Carlo ora vattene” fa la sua comparsa in curva, sostituendo quello benaugurate di inizio partita. La contestazione monta, si chiedono le dimissioni al tecnico e, appena finita la partita, i tifosi provano pure a raggiungere gli spogliatoi tramite il tunnel che dalla tribuna porta nella pancia del Ferraris, ma nessuno riesce a entrare. Gli steward arginano la reazione del popolo blucerchiato che, dalle parole degli striscioni, è passato ai fatti. La Samp, intanto, da martedì se ne va in ritiro anticipato, mentre il suo capitano Angelo Palombo viene ricoverato presso la clinica Montallegro.
DI CARLO VIA? — La società risponde tramite il direttore sportivo Tosi: "Ci prendiamo 24 ore per decidere il futuro di Di Carlo. Serve una scelta di buonsenso e largamente condivisa, dunque terremo conto della contestazione dei tifosi. Da martedì saremo in ritiro a Roma". L'impressione, in realtà, è che il mister sia già saltato e i dubbi da sciogliere riguarderebbero solamente il sostituto.
Azzurra Saggini
Fonte:
gazzetta