Campionato Serie A 2010/2011

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binariomorto
00sabato 15 gennaio 2011 22:44
Napoli stecca la "settima"
Frenato dalla Fiorentina

Il primo anticipo del 20° turno finisce 0-0. Gara equilibrata: meglio i viola nel primo tempo, emergono gli azzurri nella ripresa. I ragazzi di Mazzarri mancano la settima vittoria consecutiva al San Paolo tra Europa League e campionato. Infortunio a Grava

MILANO, 15 gennaio 2011 - Arrivò il settimo, e il Napoli dovette accontentarsi di un brodino. Per gli apostoli del miracolo azzurro è un turno da dimenticare in fretta: per Cavani, c'è l'astinenza; per Grava, il dolore di un infortunio; per Lavezzi, il sacrificio; per Sosa, l'amarezza di una bocciatura. Al Napoli non riesce l'apoteosi. Non arriva la settima vittoria consecutiva al San Paolo (dopo le sei tra campionato ed Europa League), Nella cornice dei 50.000 a Fuorigrotta il -1 virtuale dal Milan resta un miraggio. Ma giusto così: la Fiorentina è più bella nel primo, il Napoli più muscolare nella ripresa.


STADIO FELICE — Sembra lo stadio del calcio felice: il San Paolo è una cartolina a colori che coccola i sogni dei cinquantamila, accompagnati in un'avventura incredibile dai nuovi eroi del Napoli del Duemila. Napoli-Fiorentina apre il ventesimo turno del campionato, è la porta dei desideri dei tifosi azzurri che nel cannocchiale hanno impostato le coordinate verso Milano, verso quella testa della classifica che, dietro l'iceberg viola, non è poi così lontana. Ma i sogni si infrangeranno in un pomeriggio complicato.


SOSA: TUTTO QUI ? — Il clima è elettrico, l'atmosfera entusiasmante. Il Napoli di Mazzarri si fa piacevolmente coinvolgere. Almeno nei primi minuti: lì davanti, dove tutto puo' accadere in un soffio, c'è l'evangelico spietato, Cavani, con la dinamo alle spalle fornita da Lavezzi. Si sfiorano subito, e sono pronti ad eplodere. Tra i due pero', s'inserisce Sosa, chiamato a sostituire Hamsik nella giornata in cui è squalificato. Ma è l'unico segno degno di nota di Sosa, quando (al 3') disegna un assist per Cavani: la bomba dell'uruguaiano muore altissima sulla traversa. Il contagio d'entusiasmo del pubblico sulla pelle del Napoli è pero' un tatuaggio che si cancella in fretta. Al quarto d'ora la Fiorentina batte colpo, e approfitta del centrocampo azzurro dove si fuma senza filtro. Al 25' s'infortuna Grava (distorsione al ginocchio sinistro), ma al 31’ Santana spreca, sotto porta, il colpo dell'1-0. La gara è equilibrata, e in pareggio, in fretta, vanno anche le occasioni da rete: tocca a Cannavaro riequilibrare i conti. Storia del 36' quando, quasi incredulo, fallisce, a pochi passi da Boruc su cross di Lavezzi. Fuori il primo tempo: 0-0. Mazzarri in panchina sembra il più sudato di tutti.


ZONA NAPOLI — Voleva la grinta del San Paolo. Mazzarri sembra, pero', tarantolato nell'accompagnare nei primi della ripresa un Napoli senza la forza delle altre domeniche. La prima mossa del tecnico sa di bocciatura: fuori Sosa, dentro Yebda. Poi, riecco le maniche di camicia. Il Napoli, caso strano ma vero, si scuote, prende coraggio e - alla vecchia maniera (percussioni laterali e ripartenze con gli assi sudamericani) - si ancora nella metà campo dei viola. Mihajlovic deve sostituire Montolivo (infortunatosi) con Marchionni, poi toglie Gilardino (dentro Babacar). La gara viaggia sui binari dell'equilibrio, senza grandi emozioni (solo un brivido quando Donadel spara verso De Sanctis, al 21': palla sul fondo). Il Napoli pero' non vuole smentire il copione di una stagione. E mentre i minuti scorrono, sale la pressione azzurra. Ma è una pressione che non ha la forza di sfondamento dei precedenti. Mazzarri nel finale sbilancia il suo Napoli con Dumitru per Pazienza, ma non c'è verso e non c'è storia. Provatela a giocare per altri 45', Napoli-Fiorentina finirà ancora 0-0.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 15 gennaio 2011 23:40
L'Inter travolge il Bologna 4-1
Torna Milito, poi tanto Eto'o

Quarta vittoria su 4 con Leonardo in panchina: apre le marcature Stankovic, del Principeo il raddoppio, poi il camerunense va a segno con una doppietta nella ripresa. Di Gimenez il gol della bandiera. Ovazione per Zanetti, alla presenza in A n. 519

MILANO, 15 gennaio 2011 - Adesso li fa anche rientrare in ritardo dagli spogliatoi, dopo l’intervallo. Manca un gesto delle manette e poi la trasformazione di Leonardo in Mourinho sarà completa. Leo non pare il tipo da certi eccessi, ma la cosa importante è che la sua Inter corre come quella di Mou: 4-1 al Bologna, terza vittoria di fila in campionato, come non succedeva da inizio campionato (dalla 2ª alla 4ª giornata), operazione rimonta che può continuare (temporaneo -8 dal Milan). E poi gara come ai tempi belli, con squadra abile a raccogliersi per coprire e letale nel ripartire in verticale. Stankovic fa le veci di Sneijder, Milito torna a segnare alla sua maniera, Eto’o fa 23 in stagione, Maicon domina. Chissà cosa starà pensando Benitez, vedendo l’esterno brasiliano scorrazzare, crossare e tirare come non hai mai fatto durante la sua gestione...


I GOL — Ci pensa Mudingayi: Bastano cinque minuti per capire che l’Inter è scesa in campo col piede buono. Il palo di Milito, il tiro-cross di Maicon sono avvisaglie, ma a mandare in vantaggio i nerazzurri ci pensa Mudingayi. Passaggio a dir poco sbagliato a centrocampo, Eto’o lanciato in contropiede: Samu resiste a una carica e poi trova l’assist per l’inserimento di Stankovic, in area: deviazione da due passi e 1-0, ma il serbo ha un piede oltre la linea del fuorigioco. Azione verticale, come quella del 2-0: filtrante col contagiri di Motta per Milito, che sbilancia con una finta Portanova e batte di sinistro: Viviano non è perfetto, è 2-0. Nel secondo tempo si mischiano i fattori, e il risultato cambia ancora: stavolta è Milito a fare l’assist, con un tacco che chiude un triangolo, ed Eto’o infila sul palo lontano (3-0 al 18’). Per la par condicio, Samu centrerà anche l’angolo alto e vicino, con una punizione doc per il 4-0. Il gol di Gimenez, su confusa azione d’angolo, vale per le statistiche e poco altro.

ROMBO CONVINCENTE — L’unica variante proposta da Leonardo rispetto alla gara di Catania la posizione delle punte: si parte con Eto’o sul centro-destra e Milito sul centro-sinistra, ma in realtà i due si scambieranno spesso. Per il resto si rivede un rombo più convincente che nelle ultime uscite per quel che riguarda la fase difensiva: Motta garantisce il solito palleggio, Cambiasso ordine e raddoppi.


SFIDA PORTIERI — Si giocava anche una sfida a distanza, quella fra Castellazzi, promosso titolare per l’infortunio di Julio Cesar, e Viviano, indicato come prossimo sostituto del brasiliano fra i pali dell’Inter. Il "vecchio" Castellazzi si toglie le sue soddisfazioni, surclassando il collega: se il rossoblù sbaglia sul 2-0 di Milito, l’interista è decisivo due volte nel primo tempo, sempre su Di Vaio (tiro secco dopo gran controllo in corsa e punizione).

BOLOGNA TRAVOLTO — Il Bologna subisce l’impeto dell’Inter da subito: solo sotto 2-0 proverà a mettere la testa fuori, e a quel punto esagererà. La difesa a volte si alza un po’ troppo, lasciando spazi alle rispolverate ripartenze nerazzurre. Ekdal fatica a collegare centrocampo e punte, Ramirez prova qualche azione personale confermando buona tecnica, ma passare Zanetti è dura. Gli esterni difensivi non possono permettersi di salire, Portanova non è all’altezza di Britos e, fatta eccezione per Di Vaio, nessuno è davvero pericoloso.


ZANETTI DA RECORD — Chiusura d’obbligo per capitan Javier Zanetti: raggiunge Beppe Bergomi a quota 519 gare, si gode le ovazioni di San Siro e riassume parte delle sue infinite doti con un paio di chiusure su Ramirez: quando dopo averlo fermato evita l’angolo, con uno scatto dei suoi, i decibel allo stadio raggiungono livelli da gol segnato. Chiude saltellando sotto la curva: si sta ancora giocando, ma non importa a nessuno.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 16 gennaio 2011 15:04
Il Cagliari stende il Palermo
Pastore non brilla, Matri a quota 9

Sardi in vantaggio con un gol in fuorigioco, ma è Biondini a risolvere rispondendo a Pastore che aveva riaperto la gara. Troppo remissivi i rosanero: solo un'occasione oltre alla rete del momentaneo 2-1

CAGLIARI, 16 gennaio 2011 - Nell'aperitivo della ventesima giornata il Cagliari supera 3-1 il Palermo e ne frena le velleità d'Europa. Resta ferma a quota 31 la squadra di Rossi, si porta a 26 il Cagliari, che oggi ha meritato i tre punti per la grande personalità messa in mostra, soprattutto quando il Palermo ha riaperto la gara portandosi sul 2-1 a inizio ripresa.


PRESENTI&ASSENTI — Tante le assenze sia da una parte che dall'altra: i padroni di casa devono rinunciare allo squalificato Cossu oltre agli infortunati Lazzari e Pinardi, i rosanero rispondono con un Miccoli febbricitante, la squalifica di Bovo e i forfait di Pinilla, Hernandez e Goian. Così Donadoni scegli un tridente con Nenè dietro a Matri e Acquafresca, mentre Rossi opta per Maccarone a far da unico terminale offensivo davanti a Pastore-Ilicic. E sloveno è l'asse portante della squadra: oltre a Ilicic, ci sono anche Bacinovic in mezzo e Andelkovic dietro (esordio in campionato per lui, e dei tre risulterà il migliore). E assai sottotono è anche Pastore, che mai riesce ad accendere la luce.

UN GOL E POCHE OCCASIONI — L'inizio è di marca rosanero: il Palermo è più continuo nella pressione offensiva, e va anche vicino al gol con Maccarone, servito in profondità da Ilicic. Ma Agazzi dice di no. Tre ammonizioni in 13' minuti fanno capire quanto le due squadre tengano al match: finiscono sul taccuino di Tagliavento Conti, Ilicic e Bacinovic. Poi la gara si fa meno nervosa e più avvincente, anche perché alla prima iniziativa offensiva di un certo spessore il Cagliari passa: al 23' Nenè (liberato in evidente fuorigioco) colpisce la base del palo alla sinistra di Sirigu, irrompe Matri che di destro insacca il facile tap in. Per l'attaccante lombardo è il nono gol stagionale, il 33° con la maglia del Cagliari, anche se la polemica esultanza dell'attaccante racconta un momento non facile con i tifosi, che ne temono l'addio alla Sardegna dopo le lusinghe di molte big (Milan in testa). Ora la gara è aperta ed equilibrata, ma nessuna delle due contendenti riesce più a farsi pericolosa.

FUOCHI D'ARTIFICIO — La ripresa si apre invece col botto: dopo 2' Conti tocca in area, scattano in contemporanea Acquafresca e Nocerino, il tocco decisivo è del palermitano, che manda alle spalle di Sirigu. Neanche il tempo di esultare per il Cagliari, e Pastore gela gli entusiasmi dei padroni di casa: un suo destro in corsa perentorio riporta il match sul 2-1, al 5'. Il match ritrova ritmo e suspence, il Cagliari non vuol farsi sfuggire di mano la gara. E così al 9' ci pensa Biondini, con un destro al volo su corta respinta di Balzaretti, a tenere a distanza il Palermo (3-1). Le squadre si allungano, a guadagnarci è lo spettacolo: il Cagliari non lesina azioni offensive e conclusioni verso Sirigu, il Palermo è meno intraprendente ma resta in partita, alla ricerca di spazi che però i padroni di casa non concedono. Tanto che la squadra di Rossi non colleziona alcuna occasione oltre all'incursione di Maccarone nel primo tempo. Fra i rosanero debutta Joao Pedro, nel Cagliari Ragatzu dà il cambio ad Acquafresca. Ma la gara ha ormai dato il meglio, col Palermo che alla fine non ha più la forza di reagire con un forcing da tutto per tutto, e il Cagliari che riesce a nascondere il pallone agli avversari e a intascare tre punti preziosi.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 16 gennaio 2011 19:52
Kozak fa volare la Lazio
Di testa affonda la Samp

Un colpo di testa del neoentrato centravanti ceco Kozak piega le resistenze dei doriani. La squadra di Reja raggiunge il Napoli al secondo posto a quota 37 punti. Gol nel finale, in sospetto fuorigioco, dopo una gara molto bloccata: la Sampdoria avrebbe probabilmente meritato il pareggio

MILANO, 16 gennaio 2011 - Le cronache quotidiane di mercato parlano di una Lazio alla costante ricerca di un rinforzo in attacco, di un centravanti vero da affiancare a Floccari, non proprio prolifico in questo periodo. Ma a domare la Sampdoria e riportare la Lazio al secondo posto ci pensa un ariete che Lotito si ritrova già in casa: è Libor Kozak, attaccante ceco classe 1989 che ha parecchie richieste, specie in serie B. E' suo il colpo di testa decisivo al 39' della ripresa, su una punizione di Ledesma, che prima finta e forse fa saltare così la trappola del fuorigioco dei doriani. In realtà resta più di qualche dubbio sulla posizione del match-winner laziale, che comunque colpisce tutto solo al centro dell'area e batte Curci. La Lazio porta così a casa una gara piuttosto bloccata, in cui crea poco e rischia altrettanto poco. Per quello che si era visto, probabilmente lo 0-0 era fotografia esatta del match, ma nelle stagioni buone i punti si fanno anche così. E questa rischia di essere davvero una stagione buona per i biancocelesti.


LAZIO POCO PUNGENTE — Non passerà alla storia come la miglior gara stagionale dei biancocelesti, ma conta poco. Reja si ritrova senza Biava e Radu, e lancia Diakité e Scaloni, all’esordio dal primo minuto quest’anno: la difesa nonostante i cambi forzati si dimostra l'arma in più, quadrata intorno al solito ottimo Dias. Davanti il tecnico prova a riportare Zarate più vicino a Floccari, con Mauri ad ispirare e Hernanes un po’ lontano dal centro del gioco, sulla destra. Nonostante il nuovo modulo, restano i problemi offensivi per la Lazio, che raramente si rende pericolosa, se non dopo azioni personali di Zarate o tiri estemporanei di Hernanes. Risulteranno decisivi i cambi nel finale. Va bene anche così: riscatto immediato dopo il k.o. col Lecce.


SAMP, EMOZIONE MACHEDA — Più pesante ancora l'emergenza difensiva della Sampdoria, che si presenta all'Olimpico senza i due centrali Lucchini e Gastaldello, squalificati, a cui si aggiunge il forfait di Zauri: Volta e Accardi costituiscono la improvvisata coppia centrale, Dessena viene retrocesso in difesa, sulla destra. Tutto sommato, il reparto se la cava bene fino al gol di Kozak. Ok, ogni tanto si soffre un po' l'uno contro uno di Zarate, ma chi non lo soffre? In attacco Pazzini non è in una delle sue giornate migliori: ha pochi palloni giocabili, si fa vedere poco e soprattutto si mangia l’unica occasione (enorme) che gli capita a inizio ripresa, quando Palombo lo pesca in area: il suo tiro di controbalzo è altissimo. Il più pericoloso e attivo alla fine risulterà l'ungherese Koman, che più di una volta mette in crisi Scaloni. A metà ripresa al posto di Pozzi entra Macheda, un passato nelle giovanili della Lazio, e decisamente emozionato per il suo esordio all'Olimpico. Sarà la tensione, ma non si vede mai. La Samp punta su di lui per far dimenticare Cassano: il ragazzo è giovane, ed è appena arrivato. Avrà altre occasioni, ma per ora non basta.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 16 gennaio 2011 19:56
Juve, vittoria a denti stretti
Che fatica, ma 2-1 al Bari

I bianconeri superano gli ultimi in classifica e si riscattano dopo due sconfitte di fila in campionato grazie ai gol di Del Piero su punizione e di Aquilani. Pugliesi che ribattono colpo su colpo ma non riescono a tenere il momentaneo pari firmato dal nuovo acquisto Rudolf

MILANO, 16 gennaio 2011 - I tre punti arrivano, per il gioco, ripassare. La Juventus piega il Bari ultimo in classifica per 2-1, in casa, facendo le fatiche di Ercole, ringraziando due prodezze individuali di Del Piero prima e Aquilani poi, e anche la poca lucidità degli avanti biancorossi che dopo l'1-1 del nuovo aquisto Rudolf, non hanno sfruttato gli ampi spazi in contropiede. I tre punti arrivano, e dunque non è tempo di sofismi sulle modalità di incasso, in casa bianconera. Non dopo due sconfitte di fila, e rovinose, in campionato, non con un'infermeria piena, sintomo di una dilagante epidemia di sfortuna. La squadra di Delneri resta attaccata con le unghie all'ultimo vagone del treno Champions, mentre il Bari vede la stazione salvezza ancora molto distante, nonostante una prova più che decorosa.

LE FORMAZIONI — Juventus e Bari sono decimate dagli infortuni. I bianconeri schierano addirittura in attacco GIannetti, da Siena, classe 1991, al debutto in serie A. In assenza di Toni, Amauri, Iaquinta e Quagliarella è lui a far compagnia a Del Piero. In mezzo si rivede Sissoko, dopo le polemiche con il club, sostituisce lo squalificato Melo. In porta c'è Buffon, Storari si accomoda in panca. Ventura, sempre senza i lungodegenti Almiron e Barreto, schiera dal 1' il nuovo acquisto Rudolf, e durante il riscaldamente perde anche di Rivas, acciaccato. Al suo posto gioca Romero.


STENTI JUVE, RIMEDIA ALE — I bianconeri faticano a produrre gioco. Spuntati, senza un attaccante che apra spazi e distribuisca sponde, non incidono. Ventura è bravo a raddoppiare sugli esterni, e così la manovra si arena sulla trequarti. Dal grigiore generale emerge la voglia matta di Sissoko, che evidentemente smaniava dalla voglia di tornare ad essere protagonista: fa e disfa, ma è dappertutto, sembra che si voglia mangiare pallone e avversari. Per sbloccare una gara così, con il Bari che non osa svegliare il can che dorme, e si limita a difendersi, ordinato, serve la prodezza di un singolo, magari su calcio piazzato. Non si accettano neanche scommesse, sul nome: Ale Del Piero, e chi sennò? Il capitano ha a disposizione due tentativi in 5', grazie a due punizioni quasi dal limite, la seconda assegnata dall'arbitro con manica larga, più che lunga, di stagione. Il primo tiro si rivela in realtà un tiraccio, ma la seconda conclusione, al 43', è il solito gioiello del capitano: palla tagliata che spezza l'equilibrio. 1-0 Juve. Per gli amanti delle statistiche è il settimo gol stagionale del numero 10, in 29 partite, lui che è il più impiegato da Delneri. Il centro numero 280 in maglia bianconera, in 661 presenze.

PARI RUDOLF, LA GARA SI APRE — Dopo altri 10' di noia, la gara si riapre, e si incendia, al 12'. Quando segna il Bari. Alvarez mette il turbo e semina il compassato Sorensen, uno scontro impari in velocità, poi indovina l'assist per Rudolf, che, inspiegabilmente solo sul passaggio da sinistra, ha il tempo di prendere la mira e infilare Buffon. Ora la Juve si getta tutta in avanti, per forza. E il Bari si ritrova praterie in contropiede, per forza. La gara è finalmente divertente, con le squadre lunghe e continui rovesciamenti di campo. È in bilico: pronta per essere carpita da chi la vuole di più, e da chi ha la migliore condizione fisica. E un gran tiro al volo di Aquilani premia il desiderio di riscatto della Juve, che dà seguito al successo in Coppa Italia sul Catania e porta a casa tre punti fondamentali per le ambizioni da Europa che conta.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 16 gennaio 2011 19:59
Roma, tre punti d'oro al 90'
Pellegrino condanna il Cesena

L'autogol dell'argentino, provocato da Simplicio dopo una gran giocata del nuovo entrato Borriello, lancia i giallorossi, apparsi brillanti solo a tratti. I romagnoli non demeritano, ma serve un centravanti di peso

CESENA, 16 gennaio 2010 - A 2' dalla fine sembrava già pronta una nuova udienza del processo a Ranieri e alla Roma. Ma i giallorossi trovano il gol all 89', sbancano il campo del Cesena e trovano qualche giorno di serenità in vista del derby di Coppa Italia con la Lazio. Decide un clamoroso autogol di Pellegrino dopo un'azione avviata da Borriello e proseguita da Adriano. Con un dubbio sulla posizione del brasiliano. Guarda caso i due cambi decisi da Ranieri al 36' della ripresa.


I PROBLEMI RESTANO — La Roma stavolta tiene in difesa, non prende gol dal secondo peggior attacco del campionato. Ma le perplessità restano. La prestazione è brillante solo a tratti. I giocatori sono molto nervosi (guardate Menez e Vucinic al momento della sostituzione) e neanche troppo brillanti fisicamente.

INTENSITA' — Il Cesena, che ha in Budan il terminale offensivo davanti a Giaccherini e Jimenez, vuole subito aggredire la Roma al fischio d'inizio. Parolo, Colucci e Caserta sono maestri nel pressing. Davanti la vivacità di Giaccherini crea problemi alla Roma. Doni salva sull'ex pavese in avvio, poi la Roma sale di tono. Perrotta non trova il secondo palo al 10' e i giallorossi iniziano a fare un possesso palla più incisivo.

EQUILIBRIO — Il primo tempo prosegue equilibrato. La Roma, vista la gara non brillante di Totti, si affida alla classe di Menez e Vucinic, mentre il Cesena, ben messo in campo, paga la mancanza di una punta brava a dare profondità. Sul finire di tempo la Roma rischia di far male ai romagnoli. Prima Totti, servito da Vucinic, si fa chiudere da Antonioli in uscita bassa, poi lo stesso montenegrino con un bel diagonale di sinistro sfiora il palo.


BRILLANTE — Stesso copione nella ripresa. La partenza del Cesena sorprende la Roma. Giaccherini segna con la mano e Giannoccaro, non perfetto nella gestione dei cartellini, annulla giustamente. Parolo e Colucci spaventano Doni da fuori area. Il ritmo del Cesena, forsennato in questa fase, non può essere costante fino al 90'. E la Roma, che ha più qualità, prende campo alla distanza. Niente di che, perchè di gioco corale se ne vede pochino. Sono i soliti Menez e Vucinic a provare con spunti individuali, ma Antonioli non deve fare granché.

CAMBI TARDIVI MA DECISIVI — Allora Ranieri decide di cambiare qualcosa. Dentro Borriello e Adriano per Menez e Vucinic. Pensi subito che sarebbe dovuto uscire Totti. Anche se dopo le polemiche di Genova forse Ranieri ha preferito evitare di sollecitare ulteriormente i nervi del suo capitano. E che Borriello sarebbe dovuto entrare prima. Però il centravanti ex Milan anche in 10' riesce ad essere decisivo. Di fatto è la sua gran giocata a provocare l'autogol di Pellegrino. Il mancino trova una gran traversa dopo un controllo da grande centravanti. Poi Antonioli salva da campione su Adriano, in posizione di sospetto fuorigioco. Sembra passato il pericolo per il Cesena, ma Pellegrino mette il successivo cross di Simplicio nella propria porta. Molto goffamente. Più colpevole che sfortunato l'argentino. E così il Cesena perde altri punti preziosi nei minuti finali. Sperando di non pentirsene a maggio e in attesa di trovare un centravanti che segni almeno 10 gol.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 16 gennaio 2011 20:04
Udinese, un altro show
Il Genoa lotta ma cede 4-2

I bianconeri di Guidolin conquistano tre preziosi punti grazie alla vittoria di Marassi propiziata da Armero, Di Natale (erroraccio di Eduardo), Sanchez e Denis. I rossoblu rimontano solo due volte con Milanetto e Destro

GENOVA, 16 gennaio 2010 - Giocare contro l’Udinese di questo periodo non è augurabile nemmeno al Barcellona. Quattro gol al Milan domenica scorsa, altri quattro oggi al Genoa, in entrambi i casi in trasferta. Stavolta però, rispetto a Milano, la difesa dei friulani si è fatta bucare solo 2 volte e così è arrivata una preziosa vittoria. Sarà curioso vedere domenica prossima al Friuli il test contro la lanciatissima Inter. Ma certo è che questa squadra sembra aver trovato una quadratura perfetta.


FOLATE — Quando riesce a sprigionare il palleggio in velocità riesce a portare i suoi uomini soli davanti ai portieri avversari. Il Milan e questo Genoa, squadra di lottatori, ne hanno evidenziato i limiti caratteriali: non appena i ragazzi di Guidolin si addormentano possono prendere sempre gol. Ma se i bianconeri restano concentrati, in questo momento possono creare problemi a chiunque. E giocano un calcio davvero divertente. I rossoblu di Ballardini non hanno letto benissimo la situazione: sono riusciti a raddrizzare due volte la partita ma hanno continuato a testa bassa esponendosi alle folate offensive di gente come Sanchez, Isla e Di Natale. Spiace dirlo ma la punizione avrebbe potuto essere anche più severa.

GIOCO VELOCE — Partita molto tattica ma non noiosa nel primo tempo. Il gioco è fluito molto veloce anche se di occasioni pulitissime, oltre ai gol, non se ne sono viste molte. I duelli di centrocampo sono stati feroci, palloni semplici per le punte non ne sono praticamente filtrati. Il migliore lo ha avuto Di Natale all’8’, su cross basso di Pinzi: l’attaccante non ha però trovato la sfera per la più comoda delle deviazioni. Il Genoa ha cercato di creare di più ma il centrocampo a 5 dei friulani è stato spesso difficile da aggirare. Il grosso del gioco è nato sull’asse Milanetto-Rossi-Criscito-Destro sul lato sinistro dell’attacco genoano.


REAZIONE — Ma a passare per prima è stata la squadra ospite, sempre temibile quando si è messa a palleggiare con precisione. Il gol è arrivato da un lancio lungo per Armero che in velocità ha travolto Chico e battuto Eduardo in uscita con un pregevolissimo pallonetto. La reazione rossoblu è stata caparbia anche se un po’ confusa. Jankovic ha fatto spazientire Marassi spedendo alto un sinistro con palla vagante in area in uno dei pochi momenti di disattenzione friulana. Al 46’, però, il pari è arrivato per grosso merito di Sculli, un altro che non molla mai. L’attaccante ha inseguito una palla che stava solo per finire sul fondo, l’ha tenuta dentro e servito di esterno destro al limite dell’area l’accorrente Milanetto: il centrocampista ha esploso il sinistro e Handanovic è rimasto pietrificato. Tutto sommato corretto l’1-1 del primo tempo.


ERRORACCIO — Nella ripresa l’Udinese-show è ispirato da Eduardo. Il portiere di casa liscia clamorosamente un pallone e Di Natale, apparso oggi meno brillante, non deve far altro che appoggiare in rete il 2-1. Sul capovolgimento di fronte il Genoa pareggia ancora: colpo di testa di Destro, palo e tocco vincente dello stesso attaccante. Sembra essere un segno del destino, ma in realtà è una trappola. Il Genoa, infatti, ci crede troppo e si espone al micidiale contropiede avversario. Ne viene fuori una strage: prima segna Sanchez messo solo davanti alla rete da un magico triangolo Di Natale-Isla. Poi segna Denis smarcato dall’ottimo Armero. Poi Pasquale e Sanchez si mangiano letteralmente altri due gol a legittimare il 4-2 finale. Il pubblico di Genova ha fischiato duramente, probabilmente più contro la società.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 16 gennaio 2011 20:09
Il Brescia stavolta respira
Bega-Diamanti: Parma k.o.

Il difensore, che non segnava in A da cinque anni, e il fantasista danno tre punti fondamentali ai lombardi, che avvicinano la zona salvezza. Per i gialloblù una partita a inseguire, compresa l'espulsione di Paci alla mezz'ora per un fallaccio su Eder

BRESCIA, 16 gennaio 2011 - Storia, agli antipodi, di due difensori centrali: uno che fa gol in campionato dopo 5 anni di astinenza, e l'altro che si fa espellere lasciando in dieci la propria squadra per oltre un'ora. Francesco Bega e Massimo Paci, di mestiere stopper, hanno deciso nel bene e nel male la partita. Il primo segnando nel recupero, già scaduto, del primo tempo; il secondo quando, al 28', ha azzoppato (letteralmente) Eder, lanciato a rete, con un fallaccio, meritandosi il rosso. Episodi che, aggiunti alla perla di Diamanti nel finale, hanno dato al Brescia una fondamentale vittoria sul Parma per 2-0.

PACI SPEZZA L'EQUILIBRIO — Non che i lombardi abbiano demeritato, quando parliamo solo di episodi: tutt'altro. Certo, la superiorità numerica dei padroni di casa è stata un fattore. Fino all'espulsione di Paci, infatti, la gara era stata equilibrata, oltre che divertente: due punte e mezzo da una parte, idem dall'altra. Buone occasioni, attacchi spuntati. Eder, che provoca il rosso al difensore, in precedenza si era divorato l'1-0 sbagliando un tocco facile da dentro l'area: uscito lui, con Lanzafame si è visto un Brescia migliore, con l'ex juventino e Diamanti bravi a ripiegare e, contemporaneamente, ad assistere Caracciolo.

CORSI E RICORSI — Di fatto l'episodio della cacciata di Paci si riverbera anche sul gol di Bega, perché vengono dati 4' di recupero nel primo tempo. Certo, il tiro del difensore parte quando è già in corso il 50° minuto, ma l'azione da cui si genera è avvolgente e continuata; quindi non interromperla non era stato scandaloso. Poi il jolly resta tale, perché Bega non segnava in Serie A dal 14 dicembre 2005; da un Palermo-Cagliari 2-2 in cui l'attuale difensore del Brescia aveva raddrizzato una partita sbloccata, guarda un po', dal suo attuale compagno di squadra, Caracciolo. Che allora giocava tra i rosanero siciliani.


PAURA BRESCIA — La tranquillità, comunque, non è di casa a Brescia. La gestione del risultato, insegna la storia recente, non è tra le caratteristiche principali dell'undici di Beretta; giusto una settimana fa la Fiorentina aveva rimontato due gol ai lombardi, vincendo al Franchi. Così, anche stavolta, nonostante la superiorità numerica, la paura dilaga. Il Parma, senza strafare (e senza tirare mai in porta), costringe il Brescia sulla difensiva. Senza la boa Crespo, sacrificata per riordinare la difesa con Paletta, prevale l'agilità di Palladino e Giovinco. Ma, come detto, di tiri in porta manco l'ombra.

DIAMANTI TUTTOFARE — Il massimo sforzo dei gialloblù serve solo a provarne il fisico. Per almeno un quarto d'ora nella ripresa, però, dalle parti di Arcari (sostituto dell'infortunato Sereni), oltre ai palloni volano le streghe. Togliendo anche Caracciolo, Beretta rinuncia a un uomo che sappia tenere palla; cosa che non è Possanzini. Per fortuna del Brescia c'è un Diamanti tuttofare: il toscano torna in copertura e quando può esplode il suo sinistro. Dopo un paio di tentativi a salve, arriva il colpo vincente, a cinque minuti dal fischio finale. Il 2-0 tranquillizza tutti e vista la sconfitta del Cesena al Rigamonti si può tornare a sperare.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 16 gennaio 2011 20:13
Pellissier risponde a Maxi
Catania-Chievo finisce 1-1

Siciliani avanti con un rigore dell'argentino nel primo tempo (fallo di Mantovani su Ledesma). Nella ripresa cresce la squadra di Pioli, che trova il pari con un bel destro di Pellissier

CATANIA, 16 gennaio 2011 - Catania e Chievo, di fronte con l'identico obiettivo di allontanare il terzultimo posto, si dividono la posta in palio con un gol per tempo. Apre le danze Maxi Lopez su rigore dopo una buona intuizione di Gomez; chiude i conti, trovando un pari utile e importante, Sergio Pellissier, con un bel destro nella ripresa. Al 90' il bicchiere del Chievo è più pieno, visto che evita di farsi scavalcare dai siciliani e aggancia il Genoa, guadagnando anche un punto su Parma e Cesena.


ASSENZE — Giampaolo deve fare i conti con le consuete defezioni (su tutti Biagianti, Morimoto, Potenza, Izco e Alvarez) e decide di non rischiare Mascara. Al suo posto c'è Llama a rinforzare la linea mediana, con maggiori libertà concesse a Gomez. Davanti c'è Maxi, mentre dietro rientra Spolli a far coppia con Silvestre. Pioli dal canto suo non ha a disposizione Luciano e punta sul tandem Pellissier-Thereau, con Bogliacino a supporto.

RITMI ELEVATI — Si parte a ritmi molto elevati, con due squadre ordinate dietro e molto muscolari in mezzo. Spolli fa da subito a sportellate con Pellissier, cercando di tenerlo il più possibile al largo dell'area dei siciliani. Thereau si muove molto, e il Chievo manovra bene, ma mancano gli inserimenti dei centrocampisti per provare a scardinare la difesa di casa. Sull'altro fronte, il Catania mostra un po' più di fantasia, grazie soprattutto agli spunti del 'Papu' Gomez e di Ledesma, coperti dal lavoro sporco di Carboni.


EPISODI — Non è un caso che sia proprio una giocata dei due centrocampisti argentini a sbloccare una gara vivace, ma bloccata. E' il 29': Gomez si smarca al limite e vede il corridoio per Ledesma, che si lancia nello spazio e cade sulla trattenuta di Mantovani. Rigore giusto e giallo per il difensore. Dagli undici metri Maxi Lopez non fallisce il destro, spiazzando Sorrentino. Per il Chievo, che fin lì aveva ben tenuto il campo, è una secchiata d'acqua fredda che ridà vigore. La reazione c'è, ma prima Spolli chiude in area su Thereau e poi Andujar si supera deviando in corner un bolide mancino di Bogliacino da buona posizione che avrebbe meritato miglior sorte.

AGGANCIO — Il forcing scaligero prosegue a inizio ripresa e, dopo una serie di cross che non impensieriscono Andujar, si concretizza nel pari. Firmato, ovviamente, Pellissier, che trova un bel destro incrociato su assist tagliato di Frey; stavolta il portiere argentino non può nulla. Il match si ravviva. Si gioca su continui ribaltamenti di fronte, anche se le occasioni non sono molte. Giampaolo manda in campo Mascara, Pioli risponde con Granoche, ma l'occasione migliore capita (dopo un'uscita di Sorrentino su una buona giocata di Maxi) nel finale ad Augusyn, che non riesce ad angolare il colpo di testa, a tu per tu con il portiere. Risultato giusto e fischi, forse un po' ingenerosi, del Massimino alla squadra di casa.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 16 gennaio 2011 23:58
Olivera risponde a Ibra
Il Milan frena a Lecce

Al Via del Mare finisce 1-1. I rossoneri faticano contro i salentini e passano nella ripresa con un gol splendido dello svedese. Ma a 8' dalla fine arriva lo splendido pareggio dell'uruguaiano. Ora le inseguitrici sono a 4 punti e anche l'Inter si avvicina

LECCE, 16 gennaio 2011 - Il Milan frena a Lecce. Al capolavoro di Ibrahinmovic risponde Olivera con altrettanta maestria. Per i salentini un punto da sballo. Per i rossoneri il secondo pari consecutivo che fa sorridere gli inseguitori e conferma una flessione nel gioco del Milan che concede agli avversari l'unica occasione da gol della partita. Cassano, inserito negli ultimi venti minuti, questa volta non decide; ancora di più Pato che dopo la doppietta all'Udinese finisce la sua gara nell'anonimato.


NESTA AL SUO POSTO — Se batti la Lazio non è un caso. Gigi De Canio lo sa, anche se mantiene il profilo basso evitando proclami, ma sogna di replicare con il Milan. All'ultimo momento fa due cambi: a centrocampo rinuncia a Giacomazzi e schiera Olivera, mentre in attacco accanto a Jeda, opportunamente ritirato dal mercato, propone un marpione dell'area di rigore come Di Michele. Allegri ritrova il monumento Nesta, ma non rinuncia a Bonera che sposta a sinistra lasciando fuori Antonini. A centrocampo ritrova Ambrosini e recupera Flamini. Consegna a Seedorf la bacchetta della regia e si affida in attacco a Pato e Ibrahimovic. Cassano è pronto in panchina, mentre Robinho è vittima dell'influenza.


LECCE ORGANIZZATO — Con l'obbligo di tornare alla base con tre punti, il canovaccio dei rossoneri è scontato, ma sin dall'inizio il Lecce fa capire quanto la vita sia dura al Via del Mare. La tattica di De Canio è evidente: quattro difensori supportati da quattro centrocampisti e due punte in attesa di aggiornamenti. Il tecnico lucano chiede organizzazione e prega i suoi di giocarsela con molta calma. Il Milan dal canto suo fatica a velocizzare la manovra, mentre il Lecce fa della profondità la sua arma migliore. Ne risulta così una partita poco gradevole dove l'impotenza dei rossoneri appare evidente. Ingabbiati dai salentini, i primi della classe non riescono a decollare, e imbastire manove offensive è maledettamente complicato. Il gioco non è fluido e gli uomini simbolo non incidono. Merito del Lecce che però alla mezzora rallenta e retrocede di parecchi metri, soffrendo di più il pressing rossonero.

IBRA ISOLATO MA SEMPRE PRONTO — Il Milan cerca di cavalcare l'onda, ma è costretto a cercare la conclusione dalla distanza. Arruginito e poco lucido, si fa inchiodare e fa imbestialire Allegri. Il tecnico perde la pazienza e chiede a gran voce maggiore profondità. Ma servirebbe un Seedorf più preciso e continuo e un Ibra meno isolato in avanti. Ma quando allo svedese capita la la palla buona sono dolori. Al 43', infatti, Zlatan irrompe in area e al momento del tiro, che parrebbe trasformarsi in gol, a salvare la patria ci pensa Tomovic con una grande deviazione. E' l'unica azione degna di nota di un primo tempo che non passerà alla storia, come il Milan che va dritto negli spogliatoi carico di perplessità.


IBRACADABRA — La partenza nella ripresa fa capire chiaramente che Allegri negli spogliatoi non le ha mandate a dire. Più ritmo e soprattutto più convinzione che al 4' si trasformano nel gol capolavoro di Ibrahimovic. Lo svedesone recupera palla e da 25 metri tra due avversari vede Rosati fuori dalla porta e lo infila sotto la traversa. De Canio corre subito ai ripari: dentro Giacomazzi fuori Grossmuller. Seedorf in un eccesso di altruismo invece di infilare il 2-0 lascia allo stralunato Pato che viene anticipato e nel contropiede per poco Giacomazzi non pareggia. Confusione nell'area rossonera e palla morbida dell'uruguaiano che Amelia smanaccia evitando il gol.


REPLICA OLIVERA — La reazione del Lecce è veemente. Mette sotto il MIlan sfruttando la sua velocità. Il Milan si difende con le unghie e si scatena in contropiede. I giallorossi ci provano anche con Corvia che prende il posto di Jeda, mentre Allegri risponde con Cassano, il cui processo di recupero prevede per ora una ventina di minuti a partita. Il barese sostituisce l'evanescente Pato, innescando immediatamente un dialogo con Ibra. Ma è il Lecce, con un Piatti in più (fuori Vives) a impressionare con una manovra costante, che esalta il lato operaio del carattere rossonero. Il calcio però è strano, perché l'errore decisivo lo commette chi dovrebbe garantire più sicurezza, tra l'altro nell'unica vera occasione capitata ai padroni di casa. Accade a Nesta che prima devia un tiro di Di Michele sul palo e poi si dimentica di Oliveira (Allegri parlerà di errore di Gattuso e di squadra): di collo pieno infila l'1-1. Il Milan annichilito cerca il guizzo nel recupero e Cassano per due volte innesca Ibra, ma non c'è il bis della magia. E ora chi insegue spera.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00martedì 18 gennaio 2011 23:46
SERIE A 2010/2011 20ª Giornata (1ª Ritorno)

Anticipi del 15/01/2011
Napoli - Fiorentina 0-0
Inter - Bologna 4-1
Incontri del 16/01/2011
Cagliari - Palermo 3-1
Brescia - Parma 2-0
Catania - Chievo 1-1
Cesena - Roma 0-1
Genoa - Udinese 2-4
Juventus - Bari 2-1
Lazio - Sampdoria 1-0
Lecce - Milan 1-1

Classifica
1) Milan punti 41;
2) Lazio e Napoli punti 37;
4) Roma 35 punti;
5) Juventus punti 34;
6) Inter(**) punti 32;
7) Palermo punti 31;
8) Udinese punti 30;
9) Cagliari e Sampdoria(*) punti 26;
11) Fiorentina(*) punti 24;
12) Chievo e Genoa(*) punti 23;
14) Bologna(-3), Catania e Parma punti 22;
17) Cesena(*) e Lecce punti 19;
19) Brescia punti 18;
20) Bari punti 14.

(-3) punti di penalità
(*) una partita in meno
(**) due partite in meno

Inter-Cesena sarà recuperata il 19 Gennaio 2011
Fiorentina-Inter sarà recuperata il 16 Febbraio 2011
Sampdoria-Genoa sarà recuperata in data da definire
binariomorto
00giovedì 20 gennaio 2011 14:20
Super Eto'o stende il Cesena
Inter a -6: parte la "remuntada"?

I nerazzurri superano a fatica i romagnoli nel recupero della sedicesima giornata. Eto'o e Leonardo portano subito la squadra di Leonardo sul 2-0, il Cesena rimonta con Bogdani e Giaccherini, poi Chivu realizza il 3-2

MILANO, 19 gennaio 2011 - Si potrà parlare di "remuntada"? A Piqué e compagni non portò benissimo, ma per l’Inter resta un bel ricordo. In attesa di dirimere il dubbio scaramantico, la sostanza è che l’Inter va come un treno. Un treno che risale la classifica, trainato dalla locomotiva Eto’o. Il 3-2 sul Cesena vale la quinta vittoria su cinque della gestione Leonardo, la quarta di fila in campionato e il -6 (con una gara in meno) dal Milan. Un Eto’o straordinario e straripante indirizza la partita, il maggiore tasso tecnico e la maggiore voglia la decidono. La partita col Cesena non è stata una passeggiata, non tutto è perfetto, nel finale i nerazzurri rischiano, ma conta il ritmo, da corsa, con cui procede la risalita. La paura, semmai, è per la ricomparsa degli infortuni: si ferma Milito, ma è presto per valutare se sia ricaduta o precauzione.

TUTTO FACILE, ANZI NO — Un quarto d’ora di Eto’o, un quarto d’ora di buoni contropiede del Cesena (con dormite difensive interiste) e si riparte da capo, dal 2-2. Con un Eto’o così, si rischia di iniziare sempre 2-0: Samu segna il suo 24° gol stagionale e dopo un minuto dà il via all’azione del gol di Milito. Si parte sempre da sinistra, prima Eto’o si accentra, scambia con Milito e spostandosi a destra azzecca il diagonale, poi pesca Pandev (tenuto in gioco) in area: assist per Milito per il facile 2-0.


PAREGGIO, ANZI NO — Sembra già tutto finito al 15’, invece finisce solo la partita di Milito, che poco più tardi per un risentimento muscolare (adduttori) lascia il posto a Biabiany. Non è proprio la stessa cosa, come si è già visto nei mesi passati. La manovra fino a quel punto spettacolare si inceppa, il Cesena fino a lì tremolante prende fiducia. Al 23’ Ceccarelli crossa dalla trequarti, Bogdani in area ha tempo di stoppare e girare nell’angolino basso: 2-1. Altri sei minuti, altro lancio dalla trequarti, stavolta di Gimenez, in verticale: Maicon tiene in gioco Giaccherini che non si fa pregare per battere di controbalzo per il 2-2. Altro che finita, l’Inter deve ricominciare. Ma il Cesena non riuscirà ad andare negli spogliatoi con un pari: al 46’ Chivu fa 3-2: poco prima Colucci sulla linea gli aveva tolto il gol, ora Maicon gli crossa sul caschetto una palla da spingere dentro: 3-2. Basterà.

RANOCCHIA, ANZI NO — Leonardo aveva dovuto cambiare formazione all’ultimo, perché scoppia il caso Ranocchia. In extremis a qualcuno viene il dubbio che il difensore, che ha già disputato la 16ª giornata con il Genoa, non possa giocare il recupero. L’Inter avrebbe chiesto lumi alla Lega, non ottenendo risposte troppo rassicuranti (sul momento non si trovano regole precise né precedenti). Così, per non rischiare ricorsi, l’acquisto invernale resta ai box, Materazzi è promosso titolare al fianco di Lucio. La rinuncia non sarà indolore, perché Matrix fatica e la difesa interista balbetta parecchio, incassando due gol evitabili per vie centrali. In compenso gli esterni collaborano eccome alla fase offensiva, e il gol del 3-2 (cross di Maicon, testa di Chivu) lo testimonia.


ZANETTI 520 — In fase offensiva il rombo iniziale, con Pandev suggeritore, funziona bene finché Milito resta in campo. Dopo i tre attaccanti cercano invano una posizione logica, trovandola raramente. Pandev si becca gli urlacci del pubblico, mentre Biabiany incassa una sostituzione per Obi. Nonostante questo, e nonostante qualche passaggio sbagliato di troppo a centrocampo, il quarto gol potrebbe arrivare grazie a Eto’o, che scuote la traversa, e a Maicon (triangolo con Pandev, tiro parato). In mezzo Zanetti si gode il primato solitario (520 gare con la maglia dell’Inter) con la solita prestazione fatta di chiusure e ripartenze.

CESENA, ANCHE UN ROSSO — Il Cesena esce da San Siro senza punti e con un rosso a Giaccherini che gli farà saltare la prossima. L’esterno si becca un secondo giallo stupido calciando a gioco fermo: brutto finale per una gara in cui aveva confermato le sue doti. E se Budan ha sulla coscienza due palle per il possibile 3-3, Bogdani mostra una gran forma al servizio della squadra. Ceccarelli se ne va col mal di testa per aver marcato Eto’o: si consoli, non gliene capiteranno tanti altri, di avversari così.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 22 gennaio 2011 22:53
Palermo e un Bovo in coda
La punizione per il Brescia

Palermo-Brescia 1-0, decide un calcio piazzato del difensore rosanero. Grande fatica, ma vittoria meritata sul catenaccio lombardo. La squadra di Beretta tutta in una traversa colpita (sullo 0-0) da Caracciolo

MILANO, 22 gennaio 2011 - Delio Rossi twitta: “Non ne sbagliamo mai due di seguito”. Mario Beretta bluffa: tre attaccanti nello spremavversari del Barbera. Il messaggio in bottiglia conteneva indizi chiari: la sindrome da vittima, di solito, è una carica di adrenalina, più che una pillola demotivante. Aggiungi, poi: l’ottimo momento di Miccoli, il feeling con il gol del Palermo, il genio di Pastore. Sarebbe stato facile immaginare un Palermo garibaldino. E infatti la camicia rossa gli uomini di Delio Rossi la indossano, ma i suoi granatieri hanno le polveri bagnate. Il Brescia è in balia. esprime un catenaccio nemmeno solido; il Palermo spreca l'impossibile. Poi, nel finale, Bovo trova la punizione da tre punti. Fa il Miccoli. Palermo sogna l'Europa dei Grandi.


EFFETTO DOSSIER — Le ombre dei torti arbitrali inseguono questo Palermo-Brescia. D'altronde, forse, era inevitabile. La denuncia di Zamparini sui torti arbitrali è la punta di veleno, prima di sedersi al tavolo del Barbera. Il pubblico dimostra subito di stare dalla parte del presidente: fischi, cori e striscioni contro Lega Calcio e classe arbitrale. Gli effetti collaterali si risentono anche in campo. E quando Pastore va a terra (al 36'), tra Filippini e Berardi, gli animi si scaldano, la tensione in campo è già alle stelle. Partita difficile per Gervasoni.

IO SONO PASTORE — Il figlio dell’Argentina sembra dirlo sottovoce prima di iniziare. “Io, sono Pastore”. E allora un’infiammazione ad una caviglia non puo’ fermarlo. Le promesse si rispettano; Pastore non si tira indietro. E’ lui l’anima di un Palermo aggressivo, compatto, tutto a trazione anteriore. I numeri non servono solo alle statistiche: se il Palermo è reduce da cinque vittorie casalinghe, e nelle ultime quattro ha sempre realizzato quattro reti, il motivo c’è e si vede. Benvenuti, quindi, nella macchina spremaavversari del Barbera.


PECCATO, MUNOZ — Pastore recita il doppio ruolo: guida spirituale e cecchino dalla potenza devastante (al 4’, venti metri palla al piede, poi gran bomba sulla quale Arcari si salva coi pugni). Ilicic è l’uomo che entra ed esce dalla partita; Miccoli è il solito indomabile: un’altalena tra il talento puro ed incontrollabile (al 6’ si gira al volo in area, su assist di Cassani: palla altissima) e l’imprevedibilità (al 40’ e al 46’, Miccoli dalla distanza, sempre Arcari coi pugni). Palermo, rock. E’ il manifesto di un primo atto dominato dai ragazzi di Delio Rossi. E al primo di recupero, la traversa trema sulla testata di Munoz.

SUPER ARCARI — L’illusione dell’Airone dura un momento. Il tempo di un volo, intorno al 7’: Caracciolo trova la pista giusta, ottima la coordinazione, potente la conclusione: sulla sua strada c’è il duro della traversa. Il Brescia è tutto in questo spunto; il resto, è solo catenaccio. La scenografia della ripresa è un replay del primo atto. Uguali i protagonisti: Pastore, Miccoli, Ilicic, Munoz, più la spinta di Cassani. Arcari recita la parte dell’antagonista, e l’interpretazione è da Oscar. Il portiere è pazzesco, quando dice no ad un colpo di testa di Migliaccio. A Palermo, nessuno vuole il tramonto del sogno Champions. Si parte da dietro: con Cassani che corre come un matto e (al 23’) sfiora l’1-0: diagonale potente ma impreciso. Miccoli è l’ultimo ad arrendersi (al 24’ punizione di poco sulla traversa); Munoz è il difensore con il vizio del blitz in area (al 26’, Cordova salva sul suo colpo di testa in area); Ilicic spreca (al 32’) a porta vuota.


CON UN BOVO IN GOLA — Il finale è storia di un arrembaggio. E di una porta che sembra maledetta. Stregata. Tutta Palermo sembra spingere i ragazzi di Delio Rossi. Miccoli e Pastore non si arrendono, ma c'è ancora sulla loro strada Arcari e un Brescia in dieci nella propria area. Da queste parti sono abituati a vincere con tanti gol, e in largo anticipo. E allora quando Bovo a 4' dalla fine fa esplodere la punizione che vale l'1-0, il Barbera esplode. Con il cuore in gola, e stremato dall'emozione, festeggia la vittoria. Meritata. Già, ma provante. Perché al Barbera non sono allenati alle sensazioni forti del 90'. Forse, è più bello così.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 22 gennaio 2011 22:53
Prodezza di Giovinco
Simeone k.o. all'esordio

Parma-Catania finisce 2-0, sblocca Candreva poi la prodezza della Formica Atomica. Inutile l'assetto offensivo dei siciliani, troppo imprecisi sottoporta. Per gli emiliani ritorno al successo dopo due sconfitte consecutive

PARMA, 22 gennaio 2011 - Fischi prima, applausi dopo per il Parma di Marino, vittorioso per 2-0 sul Catania dell'esordiente Simeone. A scaldare il Tardini ci pensano Candreva e soprattutto Giovinco (prodezza su punizione) dopo un primo tempo gelido, con qualche spunto dei singoli ma deludente se si guarda alle squadre. I tre punti arrivano nella ripresa e dopo due sconfitte consecutive, mentre i siciliani - Giampaolo o no - confermano il mal di trasferta: il 7 febbraio sarà un anno senza successi. E la classifica piange: se gli emiliani si portano a quota 25, il Catania femo a 22 rischia di essere risucchiato nelle sabbie mobili della zona retrocessione.

RIECCO SIMEONE — Il "Cholo" non è cambiato: capello corto, curato, profilo da lottatore, onesto: ai tanti argentini del Catania parla in italiano, per non creare spaccature nello spogliatoio. Il primo 11 disegnato è un coraggioso 4-2-3-1, con il redivivo Ricchiuti assieme a Mascara e Gomez alle spalle di Maxi Lopez. Un bell'arsenale. Dopo 50' a viso aperto, giocati meglio, arriva il gol di Candreva a scombussolargli i piani. Il raddoppio di Giovinco è la condanna definitiva. Lo aveva detto l'amico-ex compagno Crespo, "Simeone non ha la bacchetta magica", e Marino lo punisce.


RABBIA PARMA — E' un Parma nervoso, slegato quello che scende in campo al Tardini, perfettamente riassunto nella prestazione di Candreva, uno dei suoi uomini di punta: inizio nervoso, un calcione a Gomez in barriera che poteva costargli il rosso, poi l'orgoglio di spingere dentro il pallone del vantaggio e la chiusura a testa alta. E' stato lui a rivolgersi alla curva chiedendo silenzio (non applausi) al posto dei fischi: gli emiliani erano bloccati di testa dopo le due sconfitte consecutive e la contestazione rischiava di peggiorare le cose. I tre punti, invece, sono ossigeno e rilanciano le ambizioni di una squadra costruita per qualcosa di più che la salvezza. Con il rientro di Galloppa dopo un lungo stop che vale più d'un sorriso.

MAXI IMPEGNO — Il primo tempo scivola via come una partita a scacchi con poche mosse e tanto studio: un destro di Maxi Lopez bloccato da Mirante, un sinistro di Gomez strozzato fuori e un contropiede di Candreva, bravo a saltare Andujar, meno nel concludere a lato. Ai punti, meglio il Catania. Simeone trova risposte confortanti dalla difesa e dal centrocampo, meno dal 3+1 d'attacco, con Ricchiuti e Gomez troppo spesso a pestarsi i piedi. Serve una giocata e per poco Maxi Lopez non la trova a inizio ripresa: controllo spalle alla porta e palla sul sinistro per un diagonale che sfiora il palo e si spegne sul fondo. Il solito Gomez, poi, impegna Mirante con un tiro potente alzato sopra la traversa.


UNO, DUE LETALE — Nel momento migliore del Catania, passa il Parma: Angelo stacca su Sciacca e colpisce la traversa, la palla rimbalza sulla linea e Candreva è il più lesto (12') a ribattere in rete. L'adrenalina, adesso, viaggia sui canali giusti: punizione dal limite dell'area, Giovinco si sistema la palla e la mette dove Andujar non può arrivare, sopra la barriera all'incrocio dei pali. Sono i due colpi del k.o. in 4', gli etnei hanno la forza per rialzarsi dal tappeto ma di colpi non se ne vedono più fino al fischio finale. L'assetto offensivo non è bastato, il lavoro di Simeone riparte da qui. Il Parma, invece, ha bisogno di velocità e il ritorno di Marques (in panchina) più Palladino potrebbe segnare la svolta.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 22 gennaio 2011 23:24
Roma, tre schiaffi al Cagliari
E per una notte è seconda

I giallorossi battono 3-0 la squadra di Donadoni che non meritava un passivo così pesante: in gol Totti su rigore, Perrotta e Menez

ROMA, 22 gennaio 2011 - La Roma vince ancora e per una notte si gode il secondo posto in classifica a tre punti dal Milan. La squadra di Ranieri, che lascia ancora fuori dall'undici titolare Menez e Vucinic, supera 3-0 un Cagliari che non ha comunque mai mollato e che nei primi 20 minuti della ripresa non ha fatto vedere palla ai giallorossi, salvati da un Mexes in stato di grazia e dalla scarsa concretezza degli ospiti. In gol Totti su rigore, Perrotta e Menez.


DE ROSSI OVUNQUE — Primo tempo a ritmi altissimi. La palla viaggia freneticamente da una parte all'altra del campo, azioni e capovolgimenti di fronte continui. Segnale evidente che nessuno vuole perdere e che nessuno ha paura di vincere. La Roma stavolta funziona anche senza Vucinic e Menez. Merito soprattutto di un grande Daniele De Rossi. De Rossi è ovunque: gestisce e imposta il gioco, si ritrova in due occasioni (al 30' e al 45') a fare il difensore aggiunto sull'inserimento e il cross di Agostini, si spinge in avanti favorendo una conclusione di Borriello (al 40') su cui si supera Agazzi e soprattutto conquista il rigore del vantaggio romanista. È lì De Rossi, in mezzo all'area, quando al 22' Totti fa partire dalla sinistra il suo cross. Canini lo trattiene, lui cade, Gava fischia e Totti dal dischetto trasforma. Buono anche il primo tempo del capitano giallorosso, che torna al gol e realizza il suo 13° centro al Cagliari. I rossoblù non sono comunque mai rimasti a guardare, mettendo spesso in difficoltà i giallorossi, soprattutto grazie a Cossu. Una furia nella prima metà dell'incontro. Cross, punizioni, tiri a girare: il trequartista cagliaritano riesce spesso a superare la difesa della Roma, impegnando (soprattutto con la botta al 6') Julio Sergio.

SUPER MEXES — Nella ripresa ci si aspetta l'inserimento di Matri, lasciato a sorpresa in panchina per fare spazio a Nenè. Ma Donadoni conferma l'undici titolare. E l'inizio del secondo tempo gli dà assolutamente ragione. È un assedio dei rossoblù, trascinati dal solito Cossu. Il numero 7 del Cagliari ha un'occasione d'oro al 2' su cui è provvidenziale l'intervento di Mexes. Piovono le palle gol per gli ospiti: Acquafresca, Nainggolan, Astori, Conti e ancora Cossu. La difesa della Roma in qualche modo se la cava, soprattutto grazie agli interventi di Mexes, sicuramente tra i migliori in campo, e qualche buona parata di Julio Sergio. Ma è assolutamente il Cagliari a fare la partita nei primi venti minuti. Donadoni manda dentro Matri, mentre Ranieri inserisce la coppia Vucinic-Menez per Borriello-Taddei. Passano un paio di minuti e De Rossi, sempre lui, fa partire una botta dal limite: Agazzi si allunga e manda in angolo. Al 25' Totti calcia dalla bandierina, Juan salta e colpisce forte di testa: il portiere del Cagliari commette il primo vero errore della gara, non trattiene il pallone e Perrotta trova il tap in vincente: 2-0. La Roma prova ad affondare ancora con Totti ma stavolta è bravo Agazzi. Poi è Matri al 36' a sfiorare il gol, il suo destro è potente ma impreciso. Il Cagliari ci prova fino alla fine ed è un grande Mexes a frenare la rimonta. Ed è ancora il francese a mancare al 46' il gol di testa. Gol che comunque arriva un minuto dopo grazie ad una grande azione dell'altro francese della Roma, Jeremy Menez, che raccoglie il pallone di Vucinic sul filo del fuorigioco, salta un uomo, dribbla il portiere e realizza il 3-0 finale. Sotto gli occhi divertiti di Platini.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 23 gennaio 2011 17:40
Stankovic illude l'Inter
Poi è solo Udinese: 3-1!

Al Friuli grande prestazione dei bianconeri che subiscono il gol del serbo e poi travolgono gli avversari con Zapata, Di Natale e Domizzi. I nerazzurri sono apparsi in difficoltà. Castellazzi non perfetto sui gol

UDINE, 23 gennaio 2011 - La rimonta dell’Inter, e forse molti sogni scudetto nerazzurri, si fermano a Udine. È senza appelli il 3-1 con cui l’Udinese ha travolto i nerazzurri di Leonardo, che ora comincia a fare i conti con la dura realtà di una rosa in cui, alla lunga, non avere una buona rotazione dei sostituti è un grosso limite. Soprattutto se si gioca contro una squadra, quella di Guidolin, che scoppia di salute e talento. Contro cui, insomma, nascondere le difficoltà è più difficile. Va anche detto che i nerazzurri per risalire hanno speso molte energie fisiche e nervose, un passo falso al Friuli, di questi tempi, lo subirebbero tante in Europa. Ma appare ormai chiaro che, al di là del recupero contro la Fiorentina, questa squadra difficilmente potrà reggere una rimonta simile restando parimenti competitiva in Champions. Oggi Castellazzi ha fatto rimpiangere Julio Cesar, l’assenza di un attaccante di peso che sostituisse Milito ha completato il quadro: da soli Eto’o e Pandev non potranno risolvere tutti i problemi.


BENE STANKOVIC — Nel primo tempo si è capito chiaramente perché l’Udinese è una squadra in grande forma. A parte l’approccio corretto con tanto pressing e gioco palla a terra, si è vista una squadra estremamente sicura dei suoi mezzi e solida in tutti i reparti. L’Inter senza Milito è sì rimasta priva di profondità offensiva (e si è visto perché per creare qualcosa si è dovuta muovere in massa). Ma nel complesso non ha sbagliato granché, anzi, è pure passata in vantaggio con Stankovic, brillantissimo. Il problema è che, come spesso accade contro le squadre che ne hanno di più, non è così sorprendente trovarsi sotto di due reti in un attimo. I nerazzurri hanno trovato la rete del serbo al 16’ proprio mentre era l’Udinese a fare più gioco: bella azione di Motta a destra, cross basso per il centrocampista, stop a seguire e destro vincente imparabile. Esattamente un minuto più tardi un episodio altrettanto decisivo: da respinta al limite dell’area friulana su azione di corner, ancora Stankovic spara un missile di destro al volo che però stavolta Handanovic intercetta e alza in angolo da fenomeno. Sarebbe stato il 2-0, forse mortale per i padroni di casa.


MORALE — Invece la giocata del portierone bianconero è stata fondamentale perché ha ridato morale ai padroni di casa. Che in 4 minuti, hanno ribaltato il risultato, complice la poco felice giornata del collega estremo difensore interista. Prima al 21’ con Zapata, servito magnificamente in verticale mentre l’Inter stava avviando un contropiede: bellissimo il sinistro del difensore ma Castellazzi non è apparso un felino. E poi al 25’ con una punizone a giro del solito Di Natale: la palla era angolata ma il sostituto di Julio Cesar è sembrato ancora imperfetto. L’Inter si è ritrovata così sotto nel punteggio contro la squadra più in forma della A dopo essere passata in vantaggio, un test decisamente severo. Prima della sosta i nerazzurri sono comunque apparsi vivi con Stankovic due volte, Eto’o e Cambiasso che hanno impensierito la difesa bianconera. Ma per la prima volta da quando è sulla nuova panchina, Leonardo è rientrato negli spogliatoi in svantaggio.

TRE SQUALIFICATI — Nuvoloni e pensieri cupi che poi nella ripresa hanno trovato ulteriori riscontri. Col passare dei minuti si è visto che il passo dell’Udinese era nettamente superiore. Le occasioni e i pericoli in area nerazzurra si sono moltiplicati, fino al meritatissimo terzo gol segnato da Domizzi che ha anticipato Castellazzi. Qualche protesta per un rigore non dato per un calcione a Cambiasso sul 2-1 non cambia di una virgola la sostanza di questa partita, e cioè che i 3 punti li ha meritati tutti l’Udinese. Per Leonardo i guai, comunque, non finiscono qui: Chivu, Cordoba e Stankovic, tutti diffidati, si sono fatti ammonire e col Palermo non ci saranno. La parola rimonta, oggi, suona davvero stonatissima.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 23 gennaio 2011 17:56
Lavezzi abbatte il Bari
Napoli a -1 dal Milan

In casa dei pugliesi fa tutto il Pocho: gol e assist per il raddoppio di Cavani. Vittoria meritata dei ragazzi di Mazzarri che sono secondi da soli

MILANO, 23 gennaio 2011 - Paura di volare ? Nemmeno per sogno: Mazzarri si fida di lui. Pocho Lavezzi, l'uomo del lungo digiuno con il gol e delle meraviglie a 100 km/h. In coda al primo tempo, timbra la sfida tra Bari e Napoli del San Nicola; la sigilla sul finire della ripresa, con l'assist per il raddoppio di Cavani. Per Lavezzi è il quinto stagionale, e sblocca il digiuno personale che durava dalla trasferta di Cagliari del 10 novembre. Primo gol del 2011, vittoria pesante per il Napoli che ora è al secondo posto da solo: il Milan, impegnato stasera nel posticipo, è solo a un punto.


POCHOMANIACI — Collo del piede di Cavani, piatto di Lavezzi. L’anatomia del vantaggio è la sintesi della stagione del Napoli. Aggrappato alla furia del suo tridente, superlanciato in orbita dal talento degli argentini e dalla classe dello slovacco Hamisk, che ritorna dopo lo stop (per squalifica) dell'ultimo turno con la Fiorentina. Bisogna dare ragione a Walter Mazzarri: questo Napoli ha ancora tanta voglia di volare. E anche nella navicella del San Nicola, imposta subito le coordinate per restare in orbita. Il Bari, maglia nera della serie A, non ha gli anticorpi per frenare questo Napoli affamato di vittorie, dopo lo 0-0 con la Fiorentina. Gli azzurri non sono solo la coppia delle meraviglia Cavani-Lavezzi. Prendete, ad esempio, Maggio: le sue percussioni sono costanti (al 12’ Gillet si salva in angolo e al 24’ il portiere del Bari va a vuoto su un traversone per Cavani). Prove tecniche di gol per Lavezzi alla mezz'ora: dribbla Glik, poi Belmonte si trasforma nel salvagente-Bari e fa muro con il corpo. Ma il vantaggio è nell’aria: passano otto minuti. Il film è una sceneggiatura facile-facile. Calcio di punizione: Cavani spara con il collo, in area Lavezzi corregge in rete. I duemila tifosi del Napoli in terra di Puglia in versione ‘pochomaniaci’.


DISASTRO PARISI — L'impatto di Parisi sulla ripresa ha la forza di una mareggiata nel cuore d'estate: devastante. Quando il Bari prova a raccogliersi intorno ai neo entrati Okaka e Almiron, per lanciare nella rimonte, il difensore la combina davvero grossa. Entrata scomposta, mani sul volto di Maggio, il giallo è inevitabile. Peccato che non sia il primo: è il secondo, dopo quello del primo tempo. Il Bari resta in 10, e le ambizioni (timidissime) di rimonta finiscono qui. Sul volto di Maggio, nella testa (chissà cosa gli sarà passato) di Parisi. Pochi minuti prima, storia del 18', la squadra di Ventura era venuta fuori dal letargo con una fiondata di Rudolf: brivido freddo, pero', per De Sanctis. Ma l'equazione non è ancora completo. Il primo era stato Cavani-Lavezzi; il secondo è Lavezzi-Cavani. E' il raddoppio (al 42'). Comunque la si giri, l'equazione disegna sempre la stessa curva: gol e meraviglie.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 23 gennaio 2011 18:00
Bologna, che colpo con l'ex
Di Vaio condanna la Lazio

Finisce 3-1 al Dall'Ara: il gol iniziale di Floccari non basta e Reja, che viene rimontato da Ramirez e dalla doppietta del centravanti. Decisivo anche Viviano. tensione nel finale: espulsi Dias e Gimenez dalla panchina

BOLOGNA, 23 gennaio 2011 - Un vecchio adagio del calcio dice che in questo sport bastano un grande portiere e un ottimo centravanti per fare buoni risultati. A Bologna ci credono un po' di più che altrove. Perchè sono Emiliano Viviano e Marco Di Vaio gli artefici del 3-1 alla Lazio. I due uomini chiave di Malesani sono in tutti gli episodi che indirizzano la gara. Detto ciò, se la Lazio è a questo livello la Champions resterà un sogno d'autunno. Poco incisiva in attacco. Perforabile in difesa. Con lacune in organico (una prima punta). Con qualche tensione interna. Vedi Zarate. Che a fine partita sfoga la sua frustrazione lanciando la palla sulla nuca di Rubin e accendendo un piccolo parapiglia. Nulla di che, se frequentate i campi di calcio ne vedete di molto peggio. Ma certo la serenità è un'altra cosa.

QUALITA' — Reja, costretto a rispolverare Scaloni per la squalifica di Lichtsteiner, lancia subito il nuovo acquiisto Sculli accanto a Floccari. Gli screzi con Zarate, con cui proprio non si prende provocano l'esclusione iniziale dell'argentino. Hernanes è l'uomo tra le linee. Quello che deve dare qualità. E non si sottrae al compito quando al 5' mette Floccari davanti a Viviano. L'ex genoano non sbaglia e ritrova quel gol che mancava da novembre.

REAZIONE — Il Bologna, schierato con un robusto centrocampo in cui sono Ekdal e Ramirez ad appoggiare di Vaio, incassa la sberla con una grande disinvoltura. Del resto chi sta vivendo una situazione societaria del genere, tra stipendi in ritardo e punti di penalizzazione, dev'essere vaccinato. Alberto Malesani è stato formidabile nel tenere compatti i suoi. Che reagiscono subito. Di Vaio prima invoca un rigore, poi a tu per tu con Muslera lo grazia. Nella circostanza brutto l'allineamento di Dias e Biava. E la cosa si ripeterà. La Lazio, con un Ledesma piuttosto abulico, potrebbe segnare il 2-0. Ma Viviano è prodigioso sul colpo di testa ravvicinato di Floccari.


UNO E DUE — Dopo aver rischiato di affondare, il Bologna ribalta la partita. Ekdal (bravo l'ex juventino) trova Ramirez in profondità. L'uruguaiano, uno con un sinistro delizioso, incrocia sul secondo palo. Gran gol per essere il primo in A. Passano 3' e la Lazio capitola ancora. Della Rocca trova Di Vaio tra le maglie troppo larghe della difesa laziale, il grande ex rientra sul destro e batte Muslera sul primo palo. Tutto troppo facile però. Sculli non sta bene e Zarate lo rileva. L'argentino si fa subito vedere: pescato da Floccari calcia benissimo di sinistro. Ma c'è ancora Viviano.

CALO — La ripresa offre meno spunti. Normale, dopo un primo tempo a mille all'ora. Il Bologna si difende bene, come spesso succede. E per la Lazio, che continua a non avere una vera prima punta di peso, ci sono pochissimi spazi. Viviano, dopo le due prodezze, fa pochino. Anzi, è il Bologna a sciupare un paio di situazioni interessanti. La Lazio nel finale, complice anche un certo nervosismo (espulsi Dias e Gimenez, direttamente dalla panchina del Bologna, dopo un battibecco) non crea più nulla. E l'erroraccio di Biava, che spalanca la strada a Di Vaio per il 3-1, è la degna chiusura di un brutto pomeriggio per Reja.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 23 gennaio 2011 18:16
Samp-Juve, che delusione
Tanti infortuni, niente gol

Partita sottotono a Marassi, contrassegnata dai k.o. di Traore, Lucchini, Pazzini e Pozzi, tutti costretti ad uscire prima del tempo. Tanti lanci lunghi, altrettanti falli che sono sfociati in 7 ammoniti. Un'occasione per parte: per Pazzini e Del Piero

MILANO, 23 gennaio 2011 - Sampdoria-Juventus finisce 0-0, ma ha solo sconfitti. I blucerchiati, perchè perdono per infortunio Pazzini, Pozzi e Lucchini e confermano di attraversare un momento così così, i bianconeri in chiave Europa non approfittano dei passi falsi di Lazio e Inter, perdono terreno nei confronti di Roma e Napoli, e devono ora guardarsi da Palermo e Udinese. Insomma, per un posto nella prossima Champions si fa dura, la qualificazione in Europa League non sembra comunque una formalità, pensare ad una rincorsa scudetto sembra forse abusare della fede dei tifosi, ad oggi, nonostante il relativo distacco dal vertice. A Marassi si è visto pochissimo gioco, con le conclusioni in porta centellinate come medicine da prendere in gocce rigorosamente contate. Tanti lanci lunghi, per attaccanti fuori condizione o poco assistiti. Lo 0-0 finale è stato tanto brutto quanto inevitabile: la Juve ha fatto qualcosa nel finale, ma troppo poco e troppo tardi: Amauri e Del Piero non hanno trovato la porta.


JUVE DECIMATA — Di Carlo preferisce Macheda a Pozzi come partner offensivo di Pazzini. Mannini titolare da esterno destro, Koman in panca. Delneri deve fare a meno anche di Del Piero, reduce da un'influenza e costretto a partire dalla panchina. E così, senza Quagliarella, Iaquinta e il capitano, e con Martinez a mezzo servizio, l'attacco bianconero è per forza di cose formato da Amauri (con mascherina protettiva) e Pepe, tornato punta come nelle giovanili.

PIU CALCI CHE CALCIO — Il primo tempo è da dimenticare. Di quelli che, in un mondo perfetto, andrebbe cancellato e fatto ripartire da capo. Come fosse un dvd. Il succo è questo: tanti calci e poco calcio. Colpa del terreno di gioco, che non è certo un granchè, ma anche dell'eccessiva prudenza reciproca. Nessuno si scopre, e soprattutto, si scavalca il centrocampo con lanci lunghi da una parte e dall'altra. Traore (problemi muscolari) e Lucchini (infortunio allo zigomo) escono infortunati rispettivamenti al 2' e al 10'. Al loro posto Grosso e Accardi. La fotografia dei primi 45' è la grafica dei tiri della Samp a fine primo tempo: zero. Poco più per la Juve: un colpo di testa di Bonucci parato da Curci, e Amauri che arriva per l'ennesima vola secondo, dietro al suo marcatore, su cross invitante di Pepe. E proprio Pepe segnerebbe pure un gran gol, ma a gioco fermo, per un fallo di mano in fase di controllo in cui viene ammonito.


PAZZO E DEL PIERO: CHE OCCASIONI — La ripresa parte col botto: Pazzini si mangia un gol solo davanti a Buffon. Un episodio estemporaneo. La musica non cambia: resta stonata come la conclusione del centravanti della Nazionale. Allora Delneri prova a cambiarla con i cambi. All'11' entra Del Piero per Krasic, che però era sembrato il più vivo, perlomeno atleticamente, dei suoi, l'unico in grado di saltare l'uomo uno contro uno. Al 15' esce anche Pazzini, ma non per scelta tecnica. Il Pazzo si è fatto male (distorsione a una caviglia), dentro Pozzi, che 10' è a sua volta costretto a gettare la spugna, sostituito da Tissone. La gara sale di tono, anche perchè certo non può scendere. Del Piero regala qualche lampo di classe, e qualche pallone ghiotto a centroarea, ma Amauri è ritardatario cronico. Allora il capitano si mette in proprio, e chiama Curci alla prima parata decisiva. Poi nel recupero si mangia l'1-0 su assist di Motta: calcia alto da ottima posizione. Più che il numero dei tiri cresce quello degli ammoniti, saranno sette, alla fine. Certo non il voto in pagella che si sono meritate Samp e Juve.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 23 gennaio 2011 18:22
Di Michele croce e delizia
Il Lecce ferma la Fiorentina

L'attaccante segna e sbaglia il rigore dello 0-2, poi pareggia Gilardino. Viola bloccati dopo 5 successi di fila al Franchi. Primo tempo tutto pugliese, nella ripresa meglio i toscani

Firenze, 23 gennaio 2011 - Stop casalingo per la Fiorentina dopo cinque vittorie di fila in campionato al Franchi. La squadra di Mihajlovic gioca un brutto primo tempo e soccombe sotto i colpi di Di Michele, che sbaglia anche un rigore dopo aver portato meritatamente in vantaggio i suoi. In avvio di ripresa arriva il pari di Gilardino, con un colpo di testa ravvicinato. Il Lecce si porta così a quota 20, staccando momentaneamente (di un punto) il Cesena e la zona retrocessione. Domenica prossima la squadra di De Canio se la vedrà proprio con i romagnoli.

JEDA E NON CORVIA — Si parte con le formazioni annunciate. De Canio propone la coppia Jeda-Di Michele e lascia fuori Corvia, mentre Giacomazzi vince il ballottaggio con Grossmuller. Mihajlovic si affida a Gilardino, supportato da Santana a destra e Ljajic a sinistra.


ONE MAN SHOW — Nel primo tempo il protagonista è uno solo: David Di Michele. Nel bene, e nel male. Per il gol che porta in vantaggio i suoi, alla mezz'ora, dopo un bello scambio con Olivera (ma è grave la leggerezza di De Silvestri sull'uruguaiano); per le buone giocate negli ultimi metri, su tutte il sinistro incrociato a lato di un soffio dopo aver bruciato Gamberini e il rigore procurato; ma anche per gli errori sottoporta: un colpo di testa tra le braccia di Boruc da ottima posizione e, soprattutto, lo stesso penalty calciato sulla traversa con un eccesso di sicurezza (e il portiere spiazzato). E i viola? Poca cosa, nei primi 45'. Ljajic è troppo leggero, Santana non trova complici nelle poche sgroppate sulla destra, Gilardino non riceve i palloni che vorrebbe. La miglior palla capita a Donadel, che si vede respingere un destro ravvicinato da Rosati.


GILA-GOL — Nella ripresa i tecnici non cambiano. Si gioca su spazi sempre più larghi e a buon ritmo. La squadra di Mihajlovic parte subito forte e rimette a posto le cose dopo una decina di minuti: cross di Montolivo, torre di Gamberini e colpo di testa vincente di Gilardino da pochi passi. Lo stesso attaccante poco dopo ha la palla per il raddoppio, ma trova l'opposizione di Rosati. Sono minuti favorevoli ai padroni di casa. Montolivo si trova un buon pallone negli ultimi metri, ma sbaglia lo stop. Poi cresce la stanchezza e la spinta viola si affievolisce. Gli ospiti cercano l'inesauribile sprint di Jeda e Di Michele davanti, che spesso mettono in difficoltà la non rapida difesa toscana. L'attaccante brasiliano cade in area dopo aver tentato di saltare Boruc e si becca (giustamente) il giallo per simulazione. Una palla buona capita a Gustavo, che tutto solo nel cuore dell'area ricorda di non essere un attaccante. Il finale è vibrante, ma al Lecce, che mostra di avere più fiato, manca la cattiveria nei metri finali per portare a termine il colpaccio che sarebbe stato decisivo nella lotta per la salvezza.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 23 gennaio 2011 18:25
Il Genoa non passa a Verona
In dieci il Chievo si salva

Pareggio senza gol al Bentegodi. Marco Rossi si mangia un gol in avvio. Nella ripresa, dopo l'espulsione di Cesar, la squadra di Ballardini assedia l'area di Sorrentino ma non trova la via della porta. Floro Flores stecca al debutto

VERONA, 23 gennaio 2011 - Il Chievo ferma il Genoa sullo 0-0 portando a casa un punto che sa di vittoria. Già, perchè dopo un primo tempo brutto e noioso, ma giocato ad armi pari, la squadra di Pioli ha rischiato di affondare nella ripresa, giocata per metà in dieci a causa dell'espulsione di Cesar. Nel finale in superiorità numerica, il Genoa, trascinato da un Palacio in gran giornata, ha provato a fare sua la partita. Invano.

C'È FLORO FLORES — Nel Chievo, che non vince da otto giornate, Pioli sceglie Thereau per far coppia in attacco con Pellissier, con Bogliacino alle loro spalle. In difesa, davanti a Sorrentino, ci sono i soliti Frey, Mandelli, Cesar e Mantovani; centrocampo a tre con Fernandes, Rigoni e Constant. In tribuna c'è l'attaccante colombiano Fernando Uribe, che Pioli spera di poter schierare presto. Dall'altra parte Ballardini manda subito in campo Floro Flores, che fa il suo esordio con la maglia del Genoa dopo essere stato acquistato in settimana dall'Udinese; al suo fianco in attacco c'è Palacio. Il tecnico del Grifone dà ancora fiducia a Eduardo, nonostante la papera della scorsa settimana; davanti a lui ci sono Mesto, Moretti, Kaladze e Criscito, con Dainelli che non riesce a recuperare in extremis; centrocampo a quattro con Rafinha a destra (preferito a Jankovic), il capitano Marco Rossi a sinistra, Milanetto e Kucka in mezzo.


ROSSI, CHE ERRORE — Il primo tempo è da dimenticare: le squadre sono bloccate, pensano più a coprirsi che a far male e le occasioni da gol sono rare come le oasi nel deserto. La più clamorosa è in apertura: al 7' Floro Flores libera in area Marco Rossi che tutto solo davanti a Sorrentino cerca di colpire di testa anzichè andare di piede, ne viene fuori una conclusione facile facile per il portiere del Chievo. I veronesi si avvicinano alla porta di Eduardo all'11' con un gran sinistro di Pellissier in posizione di precario equilibrio e da posizione angolata, giocata apprezzabile ma pallone sopra la traversa. Che i difensori del Genoa non si fidino granchè di Eduardo, dopo l'erroraccio della scorsa settimana contro l'Udinese, lo si vede al 23': traversone di Mantovani dalla sinistra, Eduardo è sulla traiettoria e si prepara a bloccare il pallone facile facile quando Kaladze lo anticipa e interviene di testa mettendo in calcio d'angolo ma rischiando anche l'autorete. L'attacco del Genoa è un po' statico, ma quando i due lì davanti si muovono come chiede Ballardini, la difesa del Chievo va in difficoltà. Come al 35', quando Palacio parte da lontano e serve in profondità Floro Flores, l'ex Udinese mette al centro per Rossi che a sua volta tocca indietro per l'accorrente Kucka, destro dello slovacco parato con sicurezza da Sorrentino.


FINALE GENOANO — Nella ripresa il match si vivacizza: al 3' Floro Flores si inserisce bene in area ma il suo diagonale è a lato. Tre minuti dopo Rigoni prova il tiro dalla lunghissima distanza, la conclusione è violenta ma trova Eduardo ben piazzato. All'8' Rigoni spedisce in area una gran palla per Pellissier, Mesto è bravo a fare la diagonale e a chiudere con il corpo, rischiando il fallo da rigore. Pioli prova a dare peso all'attacco inserendo Moscardelli per Thereau. Dall'altra parte Moretti, che ha un problema muscolare a una coscia, esce per far posto a Chico. Nel Genoa Palacio corre, crea, inventa, ma non può fare tutto da solo: Floro Flores è in ritardo di condizione e ancora un po' fuori dagli schemi (e al 22' Ballardini lo sostituisce con Jankovic) mentre i centrocampisti non si inseriscono come dovrebbero per dare una mano all'argentino. Al 23' la partita potrebbe svoltare: Cesar ferma Palacio lanciato in contropiede e l'arbitro D'Amato gli sventola in faccia il secondo cartellino giallo. Il match si anima: Pellissier affonda sulla sinistra e mette al centro un pallone d'oro per Moscardelli, Eduardo è attendo e in tuffo anticipa l'attaccante del Chievo. Sul ribaltamento di fronte Criscito, imbeccato dal solito Palacio, affonda centralmente in area ma la difesa del Chievo si salva. Pioli corre ai ripari togliendo il trequartista Bogliacino per inserire il difensore Andreolli e in seguito Sardo per Constant, coprendosi ancora di più. La superiorità numerica alla lunga viene fuori e l'ultima parte del match è di chiara marca genoana: al 35' pallone al centro per Palacio che calcia a botta sicura ma colpisce in pieno Frey; tre minuti dopo l'argentino tocca indietro per l'accorrente Milanetto che però calcia a lato. Ballardini ci crede e manda in campo un'altra punta, Destro, al posto di Mesto. Ma nel finale il Chievo riesce a chiudersi bene senza rischiare più nulla, portando a casa un pareggio che sa di vittoria.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 23 gennaio 2011 23:52
Milan autogol più Ibra
per domare un bel Cesena

Falcidiati dalle assenze (e si aggiunge anche Nesta: 3 settimane di stop), i rossoneri danno comunque spettacolo ma soffrono la vivacità del Cesena. Risolve un'autorete di Pellegrino che tentava di salvare su Ibra, lanciato a rete da Cassano. Nel recupero della ripresa gran gol dello svedese

MILANO, 23 gennaio 2011 - Con le stampelle (è proprio il caso di dirlo) e con il carattere, il Milan conduce in porto una vittoria pesante che mantiene Napoli e Roma a 4 e 6 punti e allarga il gap dall'Inter che scivola a meno 9. Quella con il caparbio Cesena è la vittoria dell'umiltà, costruita sugli infortuni inattesi di Gattuso e Nesta che azzerano quasi il centrocampo e parte della difesa. Il vantaggio arriva su autorete. Ma Ibra non rinuncia ad aggiungere poesia alla gelida serata con un gol pazzesco che fa alzare la temperatura.


ANCHE GATTUSO — Cadono come birilli i centrocampisti del Milan. Prima Pirlo, poi Flamini e nel riscaldamento anche Gattuso. Allegri, che fa della freddezza una delle sue qualità migliori, non si fa prendere dal panico e si inventa Thiago Silva centrocampista davanti alla difesa con Ambrosini a destra e il giovane Merkel a sinistra. Così è Yepes ad affiancare Nesta in difesa. Avvertendo poi l'alito del Napoli e della Roma alle spalle, conferma Cassano con Ibra, supportati da Robinho. Avesse Ficcadenti i problemi di Allegri. Lui che deve rinunciare oltre a Lauro e Nagatomo, anche a Giaccherini e Jimenez, schiera un audace 4-3-3 con Schelotto, Budan e Malonga in attacco.

MALONGA — Termine migliore non fu azzeccato, perché il Cesena parte in tromba e sfruttando velocità e fantasia sorprende i rossoneri. Al 3' Malonga mira il primo palo dove Abbiati è ben appostato ma para con un po' di difficoltà. All'11 è Ambrosini a deviare in angolo una bella girata di Malonga. Il francesino, 22 anni, ha piedi buoni ed è la spina nel fianco del Milan. Lui ci prova da tutte le posizioni, mentre Ibra e compagni faticano a imbastire la manovra. Spezzettata e senza una logica pertinente, la prima della classe balbetta, così come faticano a entrare in partita lo svedese e Cassano.

SALTA NESTA — Al 17' Antonini si perde in un vuoto di memoria sul limite corto della sua area di rigore. Schelotto, che è un fulmine, gli ruba palla e scarica sul primo palo dove Abbiati compie un miracolo, poi ribadito nell'alzare in corner la spazzata conseguente di Nesta. Tempi duri che più duri non si può. Antonini non riesce a contenere Schelotto e, ironia della sorte, al 23' salta anche Nesta per una lussazione alla spalla sinistra e che necessita di un controllo in ospedale (dopo le preoccupazioni iniziali, non verranno riscontrate fratture: potrebbero bastare tre settimane di stop, senza intervento). Prende il suo posto Sokratis.


ABRACASSANO — Al 27' si vede finalmente il Milan. L'azione la ispira Ibra che lancia Robinho. Discesa per vie centrali e rasoterra troppo debole per impensierire Antonioli. Al 30' l'occasione è doppia. Cassano confeziona un gioiello per Ibra che solo davanti ad Antonioli si fa ribattere il tiro. La palla viene raccolta da Robinho - magnifico interprete nel suo ruolo di trequartista tuttofare - che sfiora la traversa. Al 33' Antonini solo davanti al terminale romagnolo spreca miseramente il diagonale a lato. Mai momento fu propizio per passare. Al 43' brividi alle stelle. Per il gelo ma anche per il cross dalla destra di Robinho su cui si avventa in tuffo come un falco Ibra: Antonioli si trova lì e blocca in due tempi sul primo palo. Al 45' il Milan trova il gol. Si tratta di un'autorete di Pellegrino che batte nell'angolo Antonioli nel tentativo di anticipare Ibra. Ma l'assist, l'assist col cucchiaio, di quelli che riescono solo ai geni, è di Cassano.

STANCHEZZA — L'eredità di FantAntonio è da proteggere come oro, perché il Cesena del primo tempo merita tanto rispetto e applausi. A farsi in quattro sono le sette anime di Ambrosini e di Merkel che sembra un veterano del calcio e la conferma della duttilità di Thiago. Il Cesena è tosto e gioca senza mai perdere di vista la porta di Abbiati. All'8' Ficcadenti cambia due uomini: fuori Budan e Schelotto, dentro Bogdani e Sammarco. Nelle intenzioni del tecnico ci sono peso in attacco e ordine a centrocampo. Fatica però la squadra romagnola, pressata dal Milan che cerca il raddoppio ma non trova la porta. I rossoneri incasellano tiri svirgolati, molli e imprecisi, controlli rabberciati e molta stanchezza. Ci provano Ibra e Cassano a spalmare classe, ma la praticità del Cesena è fulminante. Al 32', infatti, Sokratis toglie la palla a Bogdani pronto a sfondare in rete, ma cosa combina a seguire Robinho che solo davanti ad Antonioli si fa incantare e ribattere la facile conclusione. I romagnoli però non mollano e al 35' sfiorano la rete con Sammarco che allarga troppo il tiro. C'è anche il tempo per Pato (fuori Cassano con standing ovation): troppo poco per incidere, solo una punizione mal calibrata e niente più. Tutto sommato meglio Robinho che al 47' colpisce il palo ma che al 48' consegna a Ibra la palla perfetta. Poi ci pensa Zlatan: traiettoria magica. Che vale il biglietto.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 27 gennaio 2011 14:24
SERIE A 2010/2011 21ª Giornata (2ª Ritorno)

Anticipi del 22/01/2011
Palermo - Brescia 1-0
Parma - Catania 2-0
Roma - Cagliari 3-0
Incontri del 23/01/2011
Udinese - Inter 3-1
Bari - Napoli 0-2
Bologna - Lazio 3-1
Chievo - Genoa 0-0
Fiorentina - Lecce 1-1
Sampdoria - Juventus 0-0
Milan - Cesena 2-0

Classifica
1) Milan punti 44;
2) Napoli punti 40;
3) Roma punti 38;
4) Lazio 37 punti;
5) Inter(*) e Juventus punti 35;
7) Palermo punti 34;
8) Udinese punti 33;
9) Sampdoria(*) punti 27;
10) Cagliari punti 26;
11) Bologna(-3), Fiorentina(*) e Parma punti 25;
14) Chievo e Genoa(*) punti 24;
16) Catania punti 22;
17) Lecce punti 20;
18) Cesena punti 19;
19) Brescia punti 18;
20) Bari punti 14.

(-3) punti di penalità
(*) una partita in meno

Fiorentina-Inter sarà recuperata il 16 Febbraio 2011
Sampdoria-Genoa sarà recuperata in data da definire
binariomorto
00sabato 29 gennaio 2011 22:14
Kozak affonda la Fiorentina
Lazio seconda col Napoli

Biancocelesti rimaneggiati, ma all'Olimpico finisce 2-0: decide la doppietta nella ripresa del centravanti ceco. Viola mai pericolosi, con Gilardino troppo isolato. Infortuni per Diakite e Floccari

ROMA, 29 gennaio 2011 - Dedicato a chi sostiene che alla Lazio serve una prima punta di spessore. Il 2-0 della Lazio sulla Fiorentina è firmato da Libor Kozak, lungagnone ceco che in qualche movenza ricorda Kenneth Andersson. Nel giorno in cui mancano Zarate e Rocchi e si fa male pure Floccari, firma la doppietta che premia una Lazio mai bella, ma comunque presente e solida mentalmente. Doti che sembrano fare difetto a una Fiorentina preoccupante, che MIhajlovic non riesce proprio a far decollare.

SCELTE — Reja, che dopo 13' perde Diakite (probabile stiramento) e inserisce Stendardo, dà un po' di respiro a Hernanes, puntando su un 4-4-2 e Kozak che affianca Floccari. Gonzalez e Mauri sono gli esterni. Il problema è che senza il brasiliano la qualità specifica dei biancocelesti scende molto. Tanto più che Zarate è squalificato. Mihajlovic esclude per 45' D'Agostino, regista classico e compassato, per la dinamicità di Santana, con Cerci che fa le veci dell'argentino nel 4-3-3 di Miha. Che è stretto parente di un 4-5-1, in cui il povero Gilardino è isolato. Gli arriva qualche lancio da dietro. Della serie "sei il più forte, pensaci tu". Peccato che il fatturato negli interi 90' si limiti a un sinistro da fuori di Cerci su cui vigila Muslera.

OCCASIONI E INFORTUNI — La Lazio non scintilla. Anzi. Ma si fa preferire per un paio di fiammate. La prima produce l'occasione di Floccari sventata da Boruc, la seconda un paio di cross dal fondo che Kozak non può sfruttare. La situazione peggiora col k.o. di Floccari (ginocchio) al 37'. Entra Sculli, che si piazza dietro Kozak. Ma lo 0-0 dell'intervallo è la logica conseguenza di 45' davvero mediocri.

D'AGO PER CUCIRE — Si riparte con Mihajlovic che inserisce D'Agostino per l'acerbo Ljajic. Reja, che s'è già bruciato due cambi, deve attendere fino agli ultimi 10' per buttare dentro Hernanes, l'unico che può proporre variazioni a un tema che pare quello di uno studente un po' sgrammaticato.


TERRIFICANTE — La Fiorentina prova a tenere la palla. Ma produce davvero poco. Gli esterni non saltano mai l'uomo. Montolivo non illumina. Non che la Lazio faccia molto di più. Ci vorrebbe l'episodio per sbloccare una gara che pare avviata sullo 0-0. Ed è proprio Kozak l'uomo-chiave. Il pennellone di Reja, servito da Radu, approfitta della scellerata entrata di Kroldrup in area. Rigore netto e trasformazione impeccabile. La Fiorentina, che già prima non ha aggredito la partita, accusa. Kroldrup (ancora lui) perde una brutta palla con un passaggiio avventato sulla sua trequarti. Mauri recupera, poi Brocchi e Sculli gestiscono il contropiede in superiorità numerica come meglio non potrebbero. L'ex genoano poi pesca Kozak sul secondo palo, che di testa non può sbagliare e scaccia via i fantasmi di Bologna. E fanno 4 gol n 9 presenze, di cui 8 parziali. Mica male. Finisce qui, con una Fiorentina che non dà proprio segni di vita.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 29 gennaio 2011 23:10
Ibra chiama Robinho
Il Milan vola anche in dieci

I rossoneri vincono 2-0 a Catania e si portano a 47 punti: in rete il brasiliano (58') e lo svedese (85'). La squadra di Allegri in 10 dal 54' per l'espulsione di Van Bommel

CATANIA, 29 gennaio 2011 - Lo aveva detto alla vigilia: "Sarà una partita incasinata". Mai scenario fu più azzeccato. Massimiliano Allegri esce da trionfatore con i suoi ragazzi da Catania con un 2-0 netto e meritato, maturato dopo l'espulsione di Van Bommel al 54'. Ridisegnata, la squadra rossonera trova i gol di Robinho e Ibra, con Yepes i migliori in campo. Ma è tutto il Milan a fare la differenza per carattere e voglia di vincere, anche davanti all'ennesimo k.o. (Ambrosini), nonostante l'inferiorità numerica. Un segnale forte e chiaro al campionato.

SPOLLI SU IBRA — Il Cholo non è tipo da dente avvelenato. Il Milan è stato. Adesso è un avversario e niente di più. Ma poi quel colori infiammano gli occhi e allora sogni l'impresa. L'argentino Diego Simeone e i suoi argentini giocano con il trequartista: Mascara alle spalle di Maxi Lopez e Gomez, preferito a Ricchiuti. Consegna ai muscoli e alla grinta di Spolli i bicipiti e la classe di Ibra e chiede ai suoi di non lasciarsi impressionare dai rossoneri. Allegri sfrutta solo l'arancione di Van Bommel che piazza davanti alla difesa, tra Ambrosini e Merkel preferito a Emanuelson, mentre è Robinho il trequartista alle spalle di Ibra e Cassano.


PRIMO TEMPO BLOCCATO — Avvisati dal tecnico, preoccupato dall'orgoglio dei rossoazzurri, i rossoneri pressano subito con furia e dopo pochi secondi sfiorano il vantaggio. L'illuminazione è di Ibra che mette sulla linea del limite a Robinho, il cui destro a giro obbliga Andujar alla grande parata. Avvisaglie di spettacolo, si direbbe. Il Catania infatti risponde al 4' con una giocata di Gomez, abile a ritagliarsi lo spazio a destra e crossare in mezzo all'area, dove irrompe Capuano il cui tiro al volo viene deviato in angolo da Bonera. Allegri chiede velocità e cambio di gioco che poi nel primo tempo diventano un po' il limite del Milan. Per un quarto d'oro il gioco offre spunti interessanti, per poi lasciare spazio a troppo tatticismo. Tra i siciliani brillano Gomez e Lopez. Maxi svaria da una fascia all''altra, unica soluzione per trovare sbocchi nell'organizzata difesa del Milan, menter Gomez fa il guastatore, sfruttando tutta la sua velocità.

MISCHIONE A CENTROCAMPO — Ma è un Catania macchinoso. E il Milan non gli è da meno. Ne risulta una frazione bloccata tatticamente, in cui i padroni di casa si mostrano troppo prudenti contro un Milan che non trova i guizzi di Cassano, alla ricerca di un dialogo con Ibra asfissiato dalla marcatura a uomo. Il mischione a centrocampo contribuisce poi a far calare il ritmo: problematico per i rossoneri che non spingono a sufficienza, con un Merkel condizionato da un'ammonizione e dai suoi 18 anni, e un Robinho che deve arretrare per conquistare palla. Come quella che Cassano al 44', splendidamente servito da Ibra, calcia su Andujar, poco prima del forfait di Carboni, diga della difesa siciliana, che lascia il posto a Pesce.


C'È ROBINHO — Allegri - lo aveva già pensato nel primo tempo - ridisegna il Milan nella ripresa presentando Emanuelson al posto dello stralunato e stanco Merkel. La spinta è più decisa, ma i rossoneri devono fare i conti con la mira sbilenca di Ibrahimovic che in paio di occasioni spara a vuoto. Le squadre provano a velocizzare la manovra, ma al 9' Tagliavento eccelle per severità mostrando per la seconda volta il cartellino giallo a Van Bommel che lascia la squadra in dieci. Lo choc dura poco, perché al 14' il Milan passa. Ibra viene steso al limite ed è lui steso a fiondare un bolide che Andujar non trattiene: ne approfitta Robinho ben appostato che gonfia inesorabilmente la rete. Allegri opera quindi il secondo cambio: fuori Cassano, dentro Oddo, con Bonera che va a fare il centrale e Thiago il centrocampista. Simeone risponde togliendo un difensore, Augustyn, per Ricchiuti.

INCREDIBILE IBRA — E' a questo punto che viene fuori tutto il carattere del Milan operaio. La squadra rossonera si organizza in difesa. Yepes è insuperabile, ognuno dà il suo contributo e anche Robinho va a difendere palla. Ma è un momento no per il Milan: alla mezzora Ambrosini alza bandiera bianca e lascia a Jankulovski per una contrattura. L'assedio è totale, ma il muro respinge i tentativi del Catania, rinvigorito da Ricchiuti. In attacco resta Ibra che fa reparto da solo e per poco non raddoppia: Zlatan penetra in area e mira il primo palo, ma Andujar mette in angolo. Subito dopo ci prova Emanuelson. L'assedio prosegue, ma regala spazi inauditi al Milan che al 40' trova addirittura il meritato raddoppio. Robinho, ancora una volta straordinario, vede l'area libera e serve splendidamente Ibra che in scivolata di destro chiude la partita.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 30 gennaio 2011 15:32
Che Pellissier! Il Chievo fa 100
Brescia, ora è durissima

I veronesi passano 3-0 al Rigamonti con doppietta dell'attaccante e gol di Mandelli in una gara dominata. E' cifra tonda di successi in serie A per i gialloblù. Per i lombardi, alla sesta sconfitta nelle ultime sette gare, è notte fonda

BRESCIA, 30 gennaio 2011 - Più corsa, più voglia, magari non più talento, ma di sicuro più unità: insomma, più Chievo del Brescia, e la vittoria dei veronesi è la naturale conseguenza. Il 3-0 è un risultato giusto, nonostante fosse un match per la salvezza, in teoria, con paure preventivabili da ambo le parti. La pratica, però, è diversa; perché questo Chievo, che non vinceva da otto giornate, merita la prima metà della classifica, trascinato da un campione come Sergio Pellissier. Tutto il contrario per il Brescia, alla quinta sconfitta nelle ultime sei gare e sempre più penultimo.

CORSA SUPERIORE — Un dato prima di tutto il resto: una parata, al 95' sul 3-0, di Sorrentino, portiere ospite. Un altro: otto volte in fuorigioco i giocatori del Brescia (quasi sempre su calcio di punizione), una quelli del Chievo. Due indizi che fanno la prova: gli ospiti ne hanno di più. D'altronde, se tra i lombardi uno dei migliori (almeno come voglia) è ancora il 38enne Antonio Filippini, con tutto il rispetto per il gladiatore del centrocampo di Beretta, c'è qualcosa che non va. Anche se dopo due minuti ci potrebbe stare, se non il rigore, almeno una punizione dal limite per il Brescia per fallo di Andreolli proprio su Filippini; ma l'arbitro lascia correre per il vantaggio.

PELLI ATTO PRIMO — Il primo tempo finirebbe con un comodo 0-0 se non ci fosse Pellissier. La rete dell'attaccante del Chievo è un inno all'anti-difesa: cross senza pretese di Bogliacino da sinistra che arriva, dall'altra parte, a Fernandes; lo svizzero è bravissimo a crossare di piattone al centro dove il buon Sergione è liberissimo di colpire di testa, quasi in ginocchio. Mareco prova a fermarlo abbracciandolo, ma è tardi: l'incornata dell'aostano vale l'ottavo gol stagionale e una bella mazzata al morale del Brescia, al primo tiro in porta subìto.


CAMBI TARDIVI — Già, perché pronti via e dopo l'intervallo arriva il 2-0. Altro pastrocchio della difesa bresciana, che permette a Mandelli di colpire di testa indisturbato da corner. E potrebbe già essere tris un minuto dopo se Constant, in contropiede, non si divorasse il tocco da pochi passi. Ci vorrebbe un elettrochoc, per risvegliare i padroni di casa; troppo malmessi in campo, prevedibili nel cercare sempre un Caracciolo costantemente in inferiorità numerica. Eder è un fantasma, Diamanti è in giornata-no: Beretta forse ci mette troppo a mettere Lanzafame per il brasiliano, fischiatissimo.

CONTROPIEDE — Non arriva nemmeno la reazione, da parte del Brescia. Il Chievo controlla a piacimento e sembra quasi non voler infierire. Dopo una mezza rissa tra Bega e Constant nel recupero della ripresa ci pensa ancora Pellissier, che poco prima era andato a chiudere in difesa. Scatta sul filo del fuorigioco, in contropiede (azione nata da rinvio di Sorrentino) e castiga Arcari, mentre dagli spalti piovono fumogeni di contestazione in campo. Non sarà facile tirare su la testa per il Brescia, a picco di fiducia e auto-stima.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 30 gennaio 2011 19:51
Il Palermo sogna un tempo
Ma esplode Pazzini: 3-2 Inter!

Stupenda partita a Milano: i rosanero vanno in vantaggio con Miccoli e Nocerino. Poi si scatena il neoacquisto interista, segna subito, pareggia di testa e si procura il rigore del 3-2 segnato da Eto'o. Pastore si fa parare un rigore sull'1-2

MILANO, 30 gennaio 2011 - Pazzo Inter. San Siro lo ama già. E ha i suoi buoni motivi. Sembrava finita: la partita, la remuntada, il campionato, tutto. Invece l’Inter ribalta il 2-0 del Palermo, vince 3-2 e riparte alla caccia del Milan. Una vittoria che può valere più di tre punti, per l’iniezione di adrenalina, fiducia ed energia. Il turbo nel motore dell’Inter ha un nome, un cognome e un soprannome: Giampaolo Pazzini, detto il "Pazzo". L’ultimo arrivato si regala un esordio da sogno, con due gol e un rigore procurato (non limpidissimo) in 45 minuti, quelli che cambiano le prospettive nerazzurre. Eto’o, la continuità, firma la vittoria, Julio Cesar, l’acquisto dall’infermeria (rilanciato per un infortunio al dito di Castellazzi), l’aveva resa possibile, parando un rigore a Pastore. Il Palermo torna in Sicilia sconfitto: recrimina, perché per 45’ aveva mostrato un gran calcio, ma era la partita del Pazzo. Una partita pazzesca.


PALERMO AVANTI 2-0 — I due gol del Palermo nascono da due errori degli esterni nerazzurri: più chiaro al primo, al 4’, quando Santon tocca ma non devia un passaggio di Ilicic per Cassani. La palla resta lì, Cassani salta il giovane nerazzurro, crossa basso al centro dove è facile per Miccoli fare 1-0 di piatto. Sempre da sinistra nasce il 2-0, al 36’: Pastore apre per Cassani, cross che taglia tutta l’area: sul secondo palo Maicon è in ritardo su Nocerino, che lo salta e infila. In mezzo, fra i due gol, pressione dell’Inter che sfonda a sinistra con Eto’o ma trova sempre il piede di un difensore del Palermo sul tiro. Ma i rosanero non si limitano a difendere, e quando ripartono lo fanno con classe e pericolosità.


LA CAVALLERIA — Dagli spogliatoi non torna solo l’Inter, arriva anche la cavalleria: Pazzini, dopo due parate di Sirigu su Eto’o e Milito, ribalta la gara con una girata dopo aver difeso spalle alla porta e poi con un colpo di testa imperiale su una punizione di Maicon. Kharja, l’altro acquisto last minute, azzecca due passaggi decisivi (per il primo gol e nell’azione del rigore), Julio Cesar conferma di essere tornato non solo sul rigore, ma anche salvando su una deviazione di Zanetti. Ranocchia, l’altro investimento invernale, spazza lo spazzabile e si regala uscite di classe. Acquisti azzeccati, spettacolo a San Siro.


LEONARDO, CHE CAMBI — Leonardo lascia inizialmente in panchina i due nuovi acquisti, rilancia Milito al centro dell’attacco (il Principe non è proprio al meglio della forma ed è sempre un po’ in ritardo) e prova Coutinho per la prima volta nella sua posizione, dietro alle punte. Philippe confermerà di avere piedi educati, qualche idea, ma decisamente pochi chili per questo campionato. Leggero, salta via al primo contrasto: lascerà il posto a Pazzini a inizio ripresa, così come Santon farà spazio a Kharja (Zanetti scala in difesa). È un’altra bocciatura per l’ex "Bambino": a sinistra fatica terribilmente. In fase offensiva ha un piede solo, il destro, per cui non va mai sul fondo, ma si accentra costantemente. La presenza di Maicon sull’altra fascia lo costringe poi a stare "basso", ma quella difensiva è la fase in cui ha sempre mostrato i maggiori limiti. Poi le sotituzioni. Leonardo, messo in condizione di scegliere, sceglie bene: cambi invocati, prevedibili, ma quantomai azzeccati.


PALERMO, CHE SPRECO — E se la rimonta dell’Inter assume contorni epici lo si deve anche al Palermo. La squadra di Rossi per 45’ è pressoché perfetta, con le sovrapposizioni di Balzaretti e Cassani, i chilometri di Nocerino, il dialogo fra Ilicic, Miccoli e Pastore. Il Flaco sarà l’emblema dei rimpianti rosanero (calati tremendamente nella ripresa), per il rigore sbagliato (fallo di Motta su Kasami, dopo contropiede) e per il palo pieno colpito a fine primo tempo. Zamparini sarà infuriato, ma non rompa il giocattolo: questa squadra ha qualità, senza il nuovo eroe di San Siro sarebbe andata diversamente.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 30 gennaio 2011 19:57
Napoli rullo compressore
Cavani arrota la Samp

La squadra di Mazzarri si conferma seconda forza del campionato rifilando un perentorio 4-0 alla squadra ligure: l'attaccante uruguaiano, al comando della classifica cannonieri, firma una tripletta, Hamsik completa il poker. Ma impressionante è la forza d'urto partenopea

NAPOLI, 30 gennaio 2011 - Napoli sempre più seconda forza del campionato, Cavani capocannoniere, Samp battuta 4-0: questo l'esito della giornata azzurra, a dir poco trionfale per la squadra di Mazzarri, peraltro reduce dai 120' di Coppa mercoledì scorso contro l'Inter. La Samp fa la figura della (degna) comparsa e può archiviare la gara come una sconfitta senza recriminazioni, perché nata dalla schiacciante supremazia partenopea. Costruita con un'organizzazione perfetta e finalizzata da Mida-Cavani, che oggi batte anche un rigore e si porta a quota 17. Il Napoli mantiene le distanze dal Milan (-4), sale a quota 43 e si regala un'altra ventata d'entusiasmo per un sogno che sta assumendo contorni sempre più reali.

BUM BUM CAVANI — Sotto gli occhi del neo arrivato Ruiz, oggi in tribuna, il Napoli riparte dal suo tridente-tipo, quello delle meraviglie, la Samp con la fama di miglior difesa del campionato (al via ha subito solo 18 gol). Ma già alla fine del primo tempo i liguri devono inchinarsi alla voglia matta del Napoli e alla capacità realizzativa di Cavani: la prima frazione si chiude col doppio vantaggio azzurro. La squadra di Mazzarri, dopo il k.o. di mercoledì scorso, torna dunque immediatamente al successo, così come era avvenuto dopo i precedenti sei stop stagionali. Una prova di forza, quella del Napoli, che non lascia scampo agli avversari in campo e nemmeno spazio alle recriminazioni fuori. E' vero infatti che la Samp, per la prima volta orfana di Pazzini e con la coppia Macheda-Maccarone all'esordio dal 1', imbocca la partita dal verso giusto e si rende protagonista di un avvio di buon spessore per intraprendenza e personalità. Ma contro questo Napoli non basta: Lavezzi (che mercoledì salterà la gara col Chievo per squalifica)-Hamsik-Cavani sono un tornado irrefrenabile per Volta e C., e se la Samp, in continua pressione offensiva, ha l'ingenuità di concedere loro spazi il gioco partenopeo è presto fatto. Al primo affondo infatti Cavani non perdona: al 16' Lavezzi confeziona un assist, l'uruguaiano controlla in corsa, salta Accardi in dribbling e batte Curci di destro. Un capolavoro, nonché il gol n. 15, suo record da quando è in Italia. La Samp è trafitta nel suo miglior momento ma continua a macinare gioco offensivo con grande intensità. Il Napoli risponde con cinismo da killer: ripartenza, velocità, precisione sotto rete. E il 2-0 arriva al 45, con Cavani atterrato da Accardi in area. Rigore: sul dischetto si porta Cavani, e spiazza Curci di destro. Gol n. 16 e vetta della classifica marcatori conquistata.


ARRIVA IL POKER — La ripresa si apre con il gol che chiude di fatto il match: Lavezzi confeziona il suo secondo assist vincente, a sfruttarlo stavolta è Hamsik: a segno dopo 3' con un sinistro d'impeto. Il Napoli vola, la Samp, che non lesina comunque impegno, gioca la carta Biabiany (al posto di un Macheda volonteroso ma che deve ancora ambientarsi nel campionato italiano). Ma la musica del San Paolo non cambia, anche perché il Napoli è in stato di grazia, nella testa oltre che nelle gambe. Al 12' arriva addirittura il poker: assist di Hamsik, Cavani di sinistro devia il pallone oltre la linea. E' il definitivo 4-0, e ora Mazzarri può regalare attimi di gloria ai suoi: le uscite di Hamsik (dentro Sosa) e Cavani (per Lucarelli che sta recuperando) sono salutate dalle standing ovation di un San Paolo impazzito di gioia. Effetto della seconda vittoria consecutiva azzurra in campionato (la quarta nelle ultime 5 gare), ma soprattutto del sogno che si chiama scudetto. La parola impronunciabile.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 30 gennaio 2011 20:01
Matri segna, Agazzi salva
Il Bari sprofonda a Cagliari

La squadra di Donadoni supera i pugliesi grazie a una doppietta dell'attaccante in apertura. Okaka accorcia le distanze poi il portiere rossoblù compie un miracolo sul rigore di Rudolf

CAGLIARI, 30 gennaio 2011 - Una doppietta di Alessandro Matri, per il quale si fanno sempre più insistenti le voci che lo vogliono alla Juventus, lancia il Cagliari nella fascia medio-alta della classifica e rifila al Bari la quarta sconfitta consecutiva. Ma nel successo dei rossoblù ha un peso determinante la prodigiosa doppia parata di Agazzi sul calcio di rigore di Rudolf nel finale di primo tempo.

SUBITO MISSIROLI E BENTIVOGLIO — Donadoni e Ventura puntano subito sui rinforzi di mercato: nel Cagliari dentro fin dal primo minuto Missiroli, appena arrivato dalla Reggina, mentre nel Bari debutta Bentivoglio, fresco acquisto proveniente dal Chievo. L'ex c.t. azzurro non può contare sugli squalificati Conti e Nainggolan, quindi ridisegna il centrocampo con Biondini, Cossu, Lazzari e Missiroli, che si alternano nel ruolo di trequartista alle spalle di Matri e Nenè; Acquafresca, reduce da influenza, va in panchina. Davanti ad Agazzi la solita difesa a quattro con Pisano, Canini, Astori e Agostini. Ventura, che non può contare sullo squalificato Parisi (oltre agli infortunati Barreto, Salvatore Masiello e Ghezzal) ritrova Almiron dal 1': l'argentino si piazza in regia affiancato da Gazzi e Donati, con Bentivoglio alle spalle di Okaka e Rudolf. In difesa, davanti a Gillet, ci sono Andrea Masiello, Rossi, Glik e Raggi.


SUPER MATRI — Non c'è tempo per lo studio e i tatticismi. Pronti-via e il Cagliari, alla prima azione pericolosa, fa centro: all'8' Missiroli dalla trequarti tocca in profondità per Matri, l'attaccante lodigiano stoppa bene e si gira fulminando Gillet con il sinistro. Passano quattro minuti e i sardi colpiscono ancora: calcio d'angolo, Canini arriva prima di tutti di testa ma Gillet compie un mezzo miracolo respingendo la sua conclusione, sulla ribattuta Matri, tutto solo sul secondo palo, mette dentro da due passi. Sembra già finita dopo neanche un quarto d'ora, ma al 14' il Bari accorcia le distanze: Okaka ha spazio (troppo) e prova il destro dalla lunga distanza, sarebbe un rasoterra facile facile da parare se Agazzi non si facesse passare il pallone in mezzo alle mani. Il gol quasi casuale ravviva il Bari, fin lì simile a una barchetta in balia della tempesta. L'undici di Ventura attacca, ci prova, macina gioco, ma fatica a raggiungere le punte, quindi ci prova con i lanci in profondità che sono facile preda della difesa del Cagliari. Al 39' Almiron si ricorda della papera di Agazzi e prova il destro dalla lunghissima distanza, ma questa volta il portiere non si fa sorprendere. Due minuti più tardi Agazzi si fa perdonare con gli interessi: Canini stende Bentivoglio, rigore netto. Rudolf e Okaka litigano per tirarlo, alla fine va l'ungherese: il portiere del Cagliari indovina la traiettoria, si tuffa sulla sinistra e respinge, Rudolf arriva per ribattere in rete e Agazzi si supera smanacciando sopra la traversa sulla botta da due passi.


BARI GENEROSO — La ripresa si apre con il Bari subito all'attacco: al 2' Gazzi trova Rudolf in area, l'ungherese prova il sinistro da posizione angolatissima ma Agazzi è attento. All'8' si rivede il Cagliari: gran numero di Cossu che stoppa un pallone irraggiungibile, si accentra e con il destro impegna Gillet. Almiron ci prova al 18' con un destro da distanza siderale che sfiora il palo alla destra di Agazzi. Generosa, volonterosa e con un cuore grande così, la squadra di Ventura ci prova finchè le energie reggono, anche con gli innesti di Rivas (per Rudolf) e nel finale di Castillo (per Donati); il Cagliari si chiude bene e cerca di far male in contropiede. Al 44' il Cagliari ha l'occasione per chiudere il match: Masiello tocca ingenuamente da dietro Matri in piena area, l'attaccante cade e l'arbitro fischia il rigore. Se ne incarica Acquafresca che angola bene, ma Gillet vola a respingere sulla sinistra. L'errore dal dischetto mette al Cagliari qualche brivido in più nel finale, ma il Bari, che ci ha messo l'anima, non ha più forze per arrivare al pareggio.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 30 gennaio 2011 20:05
Paletta penalizza il Parma
Il Genoa ringrazia e lo supera

I liguri vincono 3-1 e approfittano della giornata storta del difensore argentino che commette fallo da rigore in avvio e, dopo il pareggio di Crespo, realizza anche un'autorete e offre l'assist involontario a Kaladze

GENOVA, 30 gennaio 2011 - Se la ricorderà per sempre questa giornata Gabriel Paletta. La gara contro il Genoa, sicuramente, lo tormenterà a lungo: d'altronde, non capita tutte le domeniche - almeno Marino se lo augura - di regalare un rigore, un'autorete e un assist agli avversari. Il Genoa non può far altro che approfittarne e chiudere la pratica Parma nel primo tempo con tre punti che valgono il sorpasso in classifica.

CHI SI RIVEDE — E' la giornata dei grandi ritorni: c'è il "figliol prodigo" Konko (subito titolare a destra, solo panchina per Rafinha), ma anche quell'Hernan Crespo arrivato con grandi aspettative, ma la cui permanenza a Genova è durata solo poco più di sei mesi (e senza che l'amore sbocciasse mai veramente). Rientra anche Paloschi dopo la lunga assenza per infortunio e ricomincia dalla panchina; al suo fianco Palladino, pure lui per la prima volta a Marassi dopo la cessione agli emiliani. Ancora ai box, invece, l'altro ex Antonelli.


LAVAGNA TATTICA — Ballardini "s'inventa" Konko laterale alto a destra, con alle sue spalle Mesto: la catena di destra è altamente produttiva e gode anche dell'appoggio di Palacio, che svaria dappertutto, crea varchi per i compagni e regala profondità. Dall'altra parte, il 4-4-2 è completato da Capitan Rossi, che dopo aver girato tutti i ruoli disponibili tranne quello del portiere, si ritrova a sinistra, senza per altro sfigurare; Floro Flores finisce per essere un po' solo là davanti, ma è più che sufficiente, perché dove non arriva lui, ci pensa Paletta.


CALAMITY GABRIEL — Per il difensore argentino, infatti, non è proprio giornata: prima causa un rigore con un improvvido intervento proprio su Floro Flores innocuo e defilato, poi buca la propria porta con uno splendido colpo di testa che s'infila all'incrocio, infine svirgola un pallone e lo recapita proprio sui piedi di Kaladze, che chiude il primo tempo con la terza rete rossoblù. E dire che dopo il vantaggio di Palacio su rigore, la reazione del Parma c'era stata - sebbene timida ed intermittente - e aveva anche prodotto il pari di Crespo, pronto a ribattere in rete l'ennesima difettosa respinta di Eduardo su conclusione neanche troppo pretenziosa di Valiani.


PARMA IN PALLA — Marino nell'intervallo cerca di scuotere i suoi inserendo anche Palladino al posto di Morrone, Valiani arretra sulla linea dei centrocampisti. La mossa del tecnico siciliano ha almeno l'effetto di ridare ordine al Parma, che alza il baricentro e tenta di chiudere il Genoa nella sua metà campo. La pressione degli ospiti, in realtà, si esaurisce troppo presto: poche idee e decisamente confuse quelle della squadra di Marino, che finisce per recapitare in fretta palla tra i piedi di Giovinco e Palladino per poi abbandonarli al loro destino. Il Genoa ha gioco facile, si chiude bene, soffre il giusto e - quando possibile - riparte anche in contropiede. Occasioni da rete per il Parma nel secondo tempo: zero. E' l'epitaffio su una gara assolutamente dominata dal Genoa.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
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