Campionato Serie A 2010/2011

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binariomorto
00domenica 17 aprile 2011 00:17
L'Inter non esiste più
Crolla anche a Parma: -8

Quarta sconfitta nelle ultime cinque partite: i campioni di tutto si sciolgono definitivamente sotto i colpi di Giovinco e Amauri. Finisce 2-0 per la squadra di Colomba, che fa un importante passo avanti verso la salvezza. Nerazzurri a meno 8 dal Milan: addio scudetto

MILANO, 16 aprile 2011 - Quattro sconfitte nelle ultime cinque. Una caduta dietro l'altra, un meno otto dal Milan che non lascia speranze di rimonta. L'Inter si "disfa" definitivamente a Parma, cade sotto i colpi dui due ex-juventini e ora dovrà guardarsi soprattutto alle spalle, per salvaguardare il terzo posto. E dovrà concentrarsi sulla Coppa Italia, il titulo più alla sua portata. A Parma viene infilata prima da Giovinco, poi da Amauri quando ha lasciato le ultime energie in un tentativo di rimonta tutto nervi a inizio ripresa. I campioni di tutto non ci sono più.


I GOL — Il gol che manda l'Inter a meno otto dal Milan arriva un quarto d'ora dopo quello di Seedorf: lo segna Giovinco, l'uomo che sin dai primi minuti aveva messo in difficoltà i centrocampisti nerazzurri in velocità. E' il 35' quando Zaccardo piazza un cross dalla trequarti destra, su cui Nagatomo si fa tagliar fuori. Lo raccoglie Modesto a sinistra: assist rasoterra per Giovinco, che arriva sulla palla prima di Zanetti, Lucio e soprattutto Cambiasso, che lo insegue con ritardo. E' l'1-0, ma è anche un segno dell'attuale forma fisica dei nerazzurri. Che affiora totalmente nella seconda metà della ripresa, quando il Parma potrebbe dilagare: il gol del 2-0 arriva con un rasoterra da distanza ravvicinata di Amauri (che prima evava centrato una traversa), al 41'. Lo pesca Bojinov, grazie anche a una deviazione e alla posizione di Lucio, che tiene in gioco tutti.


SENZA SNEIJDER — Le sorprese di Leonardo non erano finite alla vigilia con l'esclusione di Motta e Maicon: Sneijder infatti rimane inizialmente in panchina, con Kharja schierato rifinitore. Dopo un paio di partite del franco-marocchino in quella posizione si può arrivare a un verdetto: fa fatica. Normale che si senta la differenza rispetto a Sneijder, ma Kharja non riesce quasi mai a trovare la posizione e a innescare gli attaccanti. Tanto che a inizio ripresa Leonardo corre ai ripari e ripropone Sneijder: Esce Chivu, Nagatomo va a sinistra (meglio), Zanetti scala in difesa, Kharja retrocede di qualche metro (senza peraltro migliorare molto).

CON SNEIJDER — Con Sneijder le cose cambiano, almeno a livello di ritmo: nel primo tempo la squadra è statica, il gioco è lento, le punte non hanno mai palloni giocabili. Nel secondo per 20' si va a velocità diversa, l'olandese riesce a lanciare nello spazio Eto'o, l'Inter dà l'impressione di poter raggiungere il pareggio. Paradossalmente, però, le occasioni migliori le aveva create nel primo tempo, con due estemporanei tiri da fuori di Stankovic (clamoroso l'incrocio dei pali su punizione). E a fare da contraltare alla maggiore aggressività c'è il fatto che la squadra col passare dei minuti si allunga terribilmente, fino a crollare definitivamente sul 2-0 di Amauri. Il centrocampo smette di fare filtro, con l'ingresso di Pandev la squadra è divisa in due tronconi e rischia persino la figuraccia.


PARMA UN PO' PIÙ SALVO — Figurone invece del Parma, che pure era partito con la paura addosso di chi ha un punto solo sulla terz'ultima. Col passare dei minuti prende fiducia, vede che può sfondare tranquillamente, specie sulla fascia di Modesto (in gran serata). Con un po' più di lucidità da parte di Amauri, Candreva (che litiga con Colomba quando sostituito) e Bojinov nel finale poteva anche segnare più gol . Crespo ne prova uno con la "rabona", quando ormai il timore per gli ex campioni è definitivamente tramontato. La difesa chiude imbattuta (Paletta e Lucareli attenti), Morrone e Dzemaili hanno, oggi come oggi, molta più corsa dei pariruolo interisti. La salvezza è più vicina, dopo stasera.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 18 aprile 2011 00:02
Lazio, poker da Champions
Zarate affonda il Catania

La squadra di Reja vince 4-1 al Massimino: gol di Hernanes, Mauri, Floccari e del discusso argentino, che regala anche due assist decisivi. Di Schelotto il momentaneo pareggio a inizio ripresa

Catania, 17 aprile 2011 - Colpaccio della Lazio, che vince al Massimino, dove il Catania trionfava da quattro giornate di fila, e vede da vicino la Champions League. La squadra di Reja domina l'incontro, passa nel primo tempo con Hernanes e reagisce con forza al momentaneo pari di Schelotto, grazie a una gran prova di Zarate (gol e due assist), partito in panchina. I biancocelesti si portano così a quota 60, a sole 3 lunghezze dall'Inter. E sabato c'è la sfida di San Siro proprio contro i nerazzurri.


FUORI ZARATE — La novità principale a inizio gara è proprio l'assenza dell'argentino. Reja lo manda in panchina dopo cinque presenze di fila da titolare, un po' per il ritardo di sabato nell'allenamento di rifinitura, un po' perché Sculli gli garantisce una maggior copertura. Per il resto, le formazioni sono quelle annunciate e i moduli speculari: biancocelesti con Sculli-Mauri-Hernanes alle spalle di Floccari; rossoazzurri con Schelotto-Ricchiuti-Bergessio a supporto di Maxi Lopez. Tra gli etnei rientra Capuano dopo l'infortunio.


SCULLI INFORTUNATO — La sensazione è che le squadra scendano in campo con piglio diverso. Meglio la Lazio, sin dai primi minuti. Ledesma e Bresciano garantiscono la copertura degli spazi in mediana, e i tre trequartisti svariano tra le linee creando problemi agli uomini di Simeone. Prima del quarto d'ora, però, Reja è costretto a rivedere la scelta iniziale: si fa male Sculli (problemi muscolari per lui) ed entra Zarate. L'argentino ha voglia e si vede: il tecnico deve subito richiamarlo perché rientra troppo in aiuto alla difesa. Zarate parte a sinistra, ma diventa devastante quando si allarga a destra e prende possesso della corsia in società con Lichtsteiner. Al 19' Floccari si trova un buon pallone in area sul cross di Mauri, ma è bravo Andujar a uscire sui piedi dell'attaccante.

VANTAGGIO — La Lazio gioca meglio, ma gli etnei si chiudono bene e non sono molte le occasioni degne di nota. Un paio di spunti di Zarate non trovano la deviazione dei compagni in area, mentre Hernanes scalda le mani di Andujar su punizione. Al 40' il meritato vantaggio: giocata sulla destra, dove gli ospiti sfondano continuamente da diversi minuti, cross di Lichtsteiner, Mauri prolunga di testa ed Hernanes trova il tap-in vincente sul secondo palo. Pochi minuti dopo Maxi Lopez si ritrova uno dei pochi palloni giocabili: lo difende bene in area e riesce a girarsi, ma il diagonale non centra lo specchio.


CONTRORISPOSTA — La ripresa si apre senza cambi, ma con un immediato colpo di scena. Passano circa 25 secondi e il Catania pareggia: destro di Bergessio, respinta di Muslera, dormita della difesa e comodo appoggio in rete di Schelotto. E' la scossa che può cambiare l'inerzia della gara. La squadra di Simeone sembra essersi svegliata, ma è un'illusione. La Lazio ha il merito di non perdere la testa e al 10' sfiora il vantaggio con una doppia occasione capitata a Lichtsteiner (sul secondo tentativo salva Terlizzi a porta vuota). Un minuto dopo ed è 1-2: grande giocata di Zarate in area, assist per Mauri che deve solo appoggiare in rete. Ma era in posizione irregolare.

DISCESA — L'argentino è scatenato e alla mezz'ora regala un altro assist al bacio, stavolta a Floccari, dopo essere scattato sul filo del fuorigioco su invito di Hernanes. Il Catania non ne ha più, e nel finale subisce anche il quarto gol: firmato, com'era giusto, da Zarate, con un destro preciso a scavalcare la barriera su punizione.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 18 aprile 2011 00:10
La Juve si ferma a Firenze
0-0 e Champions più lontana

I bianconeri dopo tre vittorie consecutive sono bloccati al Franchi da una Fiorentina volitiva, che ha attaccato per tutta la partita. La squadra di Delneri, troppo rinunciataria, ha cercato i tre punti solo nel finale. Ora il quarto posto è distante 8 punti

FIRENZE, 17 aprile 2011 - La Juventus si ferma a Firenze. Dopo tre vittorie di fila pareggia 0-0 al Franchi, opposta ad una Fiorentina volitiva, che ha tenuto il pallino del gioco per tutta la partita. E così la squadra di Delneri, che dimostra limiti di personalità, impostando una gara orientata al "primo non prenderle", vede allontanarsi l'obiettivo Champions League. La Lazio vince, e allora il quarto posto è adesso lontano 8 punti. Certo, Delneri può dire di aver visto anche qualcosa di buono: la difesa bianconera ha ridotto al minimo i pericoli creati da un avversario motivato dalla storica rivalità ancor più che dalle esigenze di classifica. E l'Europa, intesa come quella di periferia, l'Europa League, resta a portata di mano, anche se dipenderà molto dai risultati nelle semifinali di Coppa Italia di Palermo e Roma. La Fiorentina ha giocato una gara generosa, ai punti avrebbe meritato di più, e reclama per un presunto rigore per un contatto Bonucci-Kroldrup.

SCHIERAMENTI — Mihajlovic preferisce De Silvestri a Comotto come terzino destro e schiera Cerci alto, con Mutu dall'altra parte, a supporto di Gilardino, là davanti. Delneri ritrova Buffon, conferma Motta sulla destra, e parte con il modulo delle ultime fortunate uscite, con Matri unica punta assistito a turno dai vari Krasic, Pepe e Marchisio. Del Piero e Toni si accomodano dunque in panchina.


OCCASIONE CERCI — La Fiorentina parte forte. Ritmo alto, gioco arioso, con Montolivo - obiettivo di mercato dei bianconeri, pare - che vince il duello con Aquilani e da playmaker basso apre il gioco sugli esterni alti. E proprio un attaccante di fascia, Cerci, si costruisce la prima e migliore palla gol del primo tempo: il suo sinistro, deviato da Grosso - che ha un passo diverso e fatica a contenerne le accelerazioni - finisce appena alto. Poi è Gilardino a rendersi pericoloso: azzecca il taglio dal centro, non il destro al volo. Era difficile. E la Juve? Solida, ordinata. Con la difesa rinforzata dai ripiegamenti di un centrocampo folto, ma non pervenuta in attacco. Matri fa il possibile, anche di più, tenendo palla e facendo le sponde, ma è poco assistito. Mancano fantasia e uomini capaci di creare la superiorità numerica. All'intervallo è 0-0, dunque. Con la Juve che ha anestetizzato la partita dopo i primi minuti di sofferenza.


BOTTA E RISPOSTA — Il secondo tempo parte con un'occasione per parte. Bonucci di testa in mischia su azione d'angolo colpisce debolmente. In pratica un appoggio a Boruc, e un gol mancato. La Viola replica subito. Colpo di testa di poco largo di Gilardino sul cross tagliato di Cerci. La squadra di casa attacca a pieno organico, la Juve si ritira nella sua metà campo, come una maglietta accorciata da un lavaggio imprudente.

SI CAMBIA — Il primo a farlo è Delneri. Fuori Krasic, in giornata grigia, dentro capitan Del Piero, al rientro. Cambia pure il modulo: 4-4-2 classico, adesso. Del Piero è subito pericoloso, di sinistro, Boruc attento, ribatte. Poi entra pure Toni, che non ripete la prestazione dell'ultima uscita col Genoa e MIhajlovic risponde con l'ingresso di Ljajic, che non riesce ad incidere. La gara si impenna di nuovo nel finale, con la Juve che - troppo poco e troppo tardi - prova ad andare a prendersi i tre punti di cui ha bisogno in chiave Champions. Ma Toni ostacola un solissimo Marchisio, e il risultato resta inchiodato sullo 0-0. Che inchioda pure, spalle al muro, la Vecchia Signora. Ora la speranza d'Europa che conta è ridotta al lumicino.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 18 aprile 2011 00:14
Il Genoa blinda la serie A
Il Brescia sempre più giù

I rossoblù vincono 3-0 e allontanano la squadra di Iachini dalla salvezza. Nella ripresa i gol di Rafinha, l'autorete di Accardi e il sigillo di Antonelli tutti in gol grazie agli assist di Palacio

GENOVA, 17 aprile 2011 - Il Genoa batte in crescendo il Brescia 3-0 e a 42 punti si candida per una nuova stagione in serie A. Precipita invece la formazione di Iachini, trafitta nella ripresa dai gol di Rafinha, dall'autorete di Accardi e dalla rete di Antonelli, in tutti i tre casi grazie agli assist di Palacio. Una vittoria maturata con estrema pazienza, dopo avere subito il pressing del lombardi che non mollano mai e che devono fare i conti con un Eduardo mai visto.


FRENESIA — Per nulla soddisfatto delle ultime prestazioni, Ballardini ritiene opportuno conferire più autorità a centrocampo e schiera il predestinato Rafinha al posto di Konko come esterno destro. Per il resto nulla di nuovo, mentre Iachini senza lo squalificato Eder affianca Diamanti a Caracciolo. Il tema di Marassi è noto: i rossoblù lottano per la vittoria-serenità, il Brescia invece per tentare il colpo e conquistare una miracolosa salvezza. La partenza della formazione lombarda è fin troppo chiara: pressing costante e ben organizzato, mentre il Genoa arranca sorpreso. I liguri riescono comunque a fatica a ricucire gli strappi, senza però riuscire mai a spaventare la difesa ospite. Ma in entrambi i casi c'è troppa frenesia e poca lucidità negli ultimi venti metri. Atteggiamento che penalizza lo spettacolo e regala poche emozioni, anche se le contendenti attaccano a viso aperto senza inutili tatticismi. Le uniche occasioni, a dire il vero, sono casuali, come la palla che va a sbattere sulla coscia di Floro Flores e sfiora la traversa, oppure le carambole davanti e Eduardo.


SUPER PALACIO — La partenza della ripresa e i primi minuti non cambiano lo stato delle cose. Il ritmo è indiavolato, ma la testa è sgombra da idee. Così Ballardini e Iachini fanno la prima mossa: nel Genoa Antonelli per Kucka, nel Brescia Lanzafame per Kone. Tra i rossoblù Rafinha si sposta al centro della linea mediana, mentre Palacio arretra rispetto a Floro Flores. Mosse azzeccate, perché il Genoa trova equilibrio, sfruttando anche una certa stanchezza del Brescia. Momento che coincide con il gol rossoblù. E' il 14' quando Palacio si scatena in fuorigioco. Rafinha lo accompagna e raccoglie l'assist da trasformare in gol. Il Brescia reagisce subito, ma tra la punizione di Diamanti e il pareggio ci si mette di mezzo Eduardo che toglie letteralmente la palla dal sette. Iachini inserisce anche Berardi per Accardi. Cambio fatale, perché il neo entrato al 25' permette al Genoa di raddoppiare con la più classica delle autoreti: palla deviata in rete sul cross dalla sinistra di Palacio. Ma non molla il Brescia che ingaggia un duello con Eduardo, ma il portoghese manda a quel paese i suoi detrattori almeno con tre interventi decisivi. La ciliegina sulla torta è di Antonelli che in pieno recupero raccoglie di destro l'assist di super Palacio per poi insaccare con un piattone sinistro. Giù il sipario!

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 18 aprile 2011 00:17
Suicidio Cagliari nel finale
Corvia regala il pari al Lecce

Incredibile partita al Via del Mare con zampata del nuovo entrato al 94' dopo che i sardi erano stati avanti anche 3-1 grazie alle doppietta di Acquafresca. Finisce 3-3, un risultato che serve ai salentini per rimanere a tre punti dalla terz'ultima

LECCE, 18 aprile 2011 - Cagliari perfetto, per 88 minuti: 3-1 a Via del Mare e Lecce annichilito da un Acquafresca essenziale, nella sua doppietta realizzata con due palloni toccati. Poi, all'improvviso, la scossa. Anzi, lo scossone. Fabiano, colpo di testa vincente: pum, 2-3. E al 94', trenta secondi (giusti) oltre i tre decretati per il recupero, sbuca Daniele Corvia, che appena entrato segna il 3-3. Pum pum. Pareggio, fine della favola per i sardi; e il Lecce agguanta un punto insperato, che lo fa tornare a tre punti dalla terz'ultima, la Sampdoria.

MESBAH INCONTENIBILE — E allora bravo De Canio, che acciuffa per i capelli un pareggio grazie al suo centravanti, subentrato al posto di un evanescente Jeda. E bravo l'allenatore anche per aver spostato Mesbah (migliore dei suoi) a centrocampo invece che in difesa, togliendo Grossmuller e mettendo dietro Brivio. Certo, senza il convulso finale sarebbero stati problemi; una sconfitta così, contro una squadra "tranquilla" come il Cagliari, avrebbe rappresentato un suicidio mica da ridere.

MATRI CHI? — Protagonista della gara, comunque, è stato Robert Acquafresca. Il presidente dei sardi, Massimo Cellino, in settimana aveva detto: "Con Matri avremmo più punti in classifica". Forse è vero. Sta di fatto che il centravanti ex Genoa e Atalanta è al terzo timbro in tre partite (due trasferte, ricordiamolo). Due gol diversi, ma da punta vera, i suoi: il primo, con un destro al volo su cross di Lazzari, e il secondo in contropiede, lanciato facile facile da Biondini. Quindi va bene che non c'è Matri, ma non è stato sostituito con l'ultimo degli scappati di casa.

DISTRAZIONE E NERVOSISMO — Tutte inutili, comunque, le prodezze di Acquafresca, e il 2-1 di Conti (colpo di testa vincente da calcio d'angolo). Inutile la prova a tutto campo di Cossu, completamente a suo agio negli spazi larghissimi concessi dalla difesa del Lecce, troppo distratta nel primo tempo. Non che il resto della squadra avesse fatto meglio, visti i buchi a centrocampo e lo scollegamento dei vari reparti. Con un Olivera sottotono e un Di Michele nervoso al limite dell'ammonizione sarebbe stato difficile comunque.

OSSIGENO — Per fortuna il finale ha rimesso a posto l'inerzia. E meno male che Gustavo, nel tentativo di fermare Cossu (inutilmente) al 47' si sia fatto male, costringendo l'arbitro ad allungare il recupero e dando a Corvia la possibilità di segnare il 3-3 con un gol in cui la palla non ha toccato terra per cinque secondi. Il pareggio è ossigeno per il Lecce, anche se il sogno in casa giallorossa era di allungare a +5 dalla Sampdoria, terz'ultima. Al Cagliari resta la magra soddisfazione di 88 minuti perfetti. Ma le partite durano ne durano 90, se non 94.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 18 aprile 2011 00:23
Colpo Cesena con Bogdani
Per il Bari la B è vicinissima

I romagnoli la spuntano con un gol dell'albanese all'inizio della ripresa e fanno un balzo importante in classifica. I pugliesi ci provano in tutti i modi, ma Antonioli non concede nulla

CESENA, 17 aprile 2011 - Sono tre punti che pesano come un macigno quelli che il Cesena si conquista al Manuzzi con l’1-0 sul Bari. Bogdani firma la rete decisiva, porta i suoi a quota 34, in una domenica perfetta per la combinazione dei risultati. Il Bari offre una prestazione tutto cuore, più volte sfiora la rete, ma un grande Antonioli spinge i pugliesi verso la B.

LE SCELTE — Tra infortuni e squalifiche il Cesena perde pezzi, perciò Ficcadenti si ritrova a doversi inventare una nuova formazione per la sfida delicatissima col Bari. Davanti all'inossidabile Antonioli, cambia il blocco centrale: Pellegrino e Benalouane, una volta sola insieme in stagione nella sconfitta con la Samp lo scorso 31 ottobre, sostituiscono lo squalificato Von Bergen e Felipe, messo ko da una distorsione al ginocchio destro con stiramento del collaterale mediale. Sulle fasce, invece, confermati Santon e Lauro. A centrocampo, complice il turno di stop per Sammarco e Caserta, Jimenez completa il reparto di fianco a Colucci e Parolo. Proprio l'arretramento di qualche metro del cileno permette a Ficcadenti di osare e inserire Rosina con Giaccherini, entrambi a supporto della punta di peso Bogdani. Del resto per il Cesena questa è la partita da vincere a tutti costi e un reparto offensivo spregiudicato è il minimo contro una delle difese più perforate del campionato. Il Bari, isolatissimo a quota 21, ha ben poco da perdere a questo punto. Mutti riconferma per nove undicesimi la squadra che ha strappato un punto al Catania. Lo squalificato Andrea Masiello è rimpiazzato da Raggi, pronto a proteggere Gillet, con Belmonte, Rossi e Parisi. In mezzo al campo Almiron, che ha risolto l'infiammazione al tendine rotuleo, è affiancato da Gazzi e Bentivoglio, mentre Ghezzal, che vince il ballottaggio con Alvarez, e Huseklepp agiscono alle spalle dell'ungherese Rudolf. Al solito foltissima la banda dei indisponibili, cui si aggiunge il polacco Glik.


PRIMO TEMPO — E’ partita vera tra Cesena, che deve assolutamente fare i tre punti, e Bari, spavaldo e pronto a non mollare di un centimetro. Le due formazioni partono subito molto vivaci e c’è un continuo botta e risposta, con la chiave di tutto a centrocampo. La scelta di Ficcadenti, infatti, di schierare Jimenez sulla mediana permette al Cesena di attaccare con quattro uomini, ma allo stesso tempo lo obbliga a rischiare con i due soli centrocampisti di ruolo Parolo e Colucci. Il Bari, con Almiron in cabina di regia, non si lascia intimidire e crea la prima vera palla gol del primo tempo con Rudolf al 18’. L’attaccante ungherese si incunea alle spalle di Pellegrino e si ritrova a tu per tu con Antonioli che salva il risultato con la caviglia sinistra. Il Bari, a quel punto, arretra un po’ il baricentro e il Cesena crea tre occasioni limpidissime. La prima viene sparata fuori dal sinistro di Jimenez, impreciso, mentre Bogdani viene anticipato da una splendida chiusura in scivolata di Rossi. La palla d’oro, comunque, è quella che finisce sulla testa del piccoletto Giaccherini, al quale un Gillet provvidenziale strozza l’urlo in gola proprio al 45’. Il Cesena è rabbioso, vuole il gol a tutti i costi, ma il Bari gioca con la tranquillità di chi non ha nulla da perdere. D’altronde finché c’è matematica c’è speranza.


SECONDO TEMPO — Inizio col botto dei romagnoli che trovano la rete del vantaggio con Bogdani al 3’. L’attaccante albanese si infila nelle maglie della difesa barese, imbeccato da un passaggio filtrante di Giaccherini, e beffa Gillet con un colpo da biliardo. La conclusione sfiora l’interno del palo sinistro e la palla carambola in rete. 1-0 e tre punti d’oro che prendono la via di Cesena. Il Bari, però, è tutto fuorché una squadra rassegnata come dovrebbe capitare a chi sta vedendo lo spettro della B. Gli uomini di Mutti quantomeno ci mettono la faccia e cercano di recuperare con grande volontà, mentre il Cesena fa la guardia. L’occasione più ghiotta capita su punizione, sul sinistro di Parisi che sfiora la traversa di Antonioli. Nel frattempo le sostituzioni alterano di poco l’equilibrio della gara e i padroni di casa cercano di gestire la rete preziosissima di Bogdani, con qualche puntatina in area con il solito inesauribile Giaccherini, e di tenere buono un Bari che non molla mai con Rudolf, pezzo interessante, e paga solo la sua imprecisione. La tensione agonistica, in effetti, si taglia a fette e nel finale il Bari è arrembante: è solo uno spettacolare Antonioli a chiudere la porta del Cesena con un balzo felino sulla botta di Rivas. Gli ultimi minuti sono da panico per il Cesena, che termina la gara con un occhio al tabellone per controllare i risultati delle altre e un occhio a un Bari generosissimo

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 18 aprile 2011 00:26
Chievo, salvezza vicina
Il Bologna non c'è più

Constant porta in vantaggio i padroni di casa al 15', poi i giallobu dominano il primo tempo. Proprio allo scadere, però, Rigoni viene espulso, ma nonostante 45' di superiorità numerica, gli emiliani non riescono a pareggiare. Nel finale Marcolini raddoppia con un pallonetto d'antologia

VERONA, 17 aprile 2011 - Con il primo gol in serie A di Constant e un capolavoro di Marcolini nel finale il Chievo supera facilmente il solito spento Bologna degli ultimi tempi. Una vittoria decisiva per i veneti, che si portano a 39 punti e festeggiano una salvezza sempre più vicina. Un 2-0 che non ammette repliche. Terza sconfitta consecutiva per gli emiliani che, viceversa, sono parsi già in vacanza dopo un inizio tutto sommato promettente. La voglia, però, si esaurisce troppo presto.


OBA OBA CONSTANT — Il Bologna comincia anche abbastanza bene, ma il Chievo alla prima occasione passa in vantaggio: Pellissier trova lo spazio dal limite, Viviano si supera ma ribatte proprio sui piedi di Costant che non si fa pregare per appoggiare in rete (15'). E' la prima gioia per il centrocampista francese in serie A, che val la pena di essere festeggiata in maniera particolare: capriole alla "nigeriana" per lui (in verità lo stile è rivedibile) tra lo stupore di compagni e tifosi. Dopo il vantaggio, il Chievo legittima: Viviano si traveste da superman su un'altra conclusione dal limite di Bogliacino, poi è solo la traversa a salvarlo su una giocata alla Maradona di Sardo, che si alza il pallone e colpisce al volo. Infine, ancora padroni di casa pericolosi, con Moscardelli che si allunga su traversone di Pellissier, ma non abbastanza per raddoppiare (la palla sfila a lato di poco).


PROFONDO ROSSO — Malesani non aspetta neanche l'intervallo per sostituire uno spento Ekdal con un frizzante Meggiorini: il Bologna diventa a tre punte ma, soprattutto, guadagna profondità e peso offensivo. Non bastasse la mossa del tecnico del Bologna per accendere la partita ed ecco che Rigoni si fa prendere dall'agonismo al secondo di recupero e abbatte Ramirez a centrocampo con un intervento da dietro: per Gava è rosso diretto, il Chievo rientrerà dagli spogliatoio dopo l'intervallo con solo 10 uomini, senza Moscardelli davanti, ma con Frey a dare una mano dietro. Altri 10' e il Bologna cambia ancora: dentro Della Rocca e fuori Casarini: ospiti a trazione anteriore, ma il Chievo in contropiede è pericolosissimo.


DIEGO MARCOLINI — Non a caso, è Pellissier a ripresentarsi solo davanti a Viviano in avvio di ripresa, ma anziché tentare di superarlo, offre un assist nel deserto. Il tecnico degli emiliani sembra morso dalla tarantola e al 12' esaurisce tutti i cambi: Mutarelli richiamato in panchina, chance (sfruttata male) per Radovanovic. E' tutto inutile, perché le già poche risorse fisiche della sua squadra si esauriscono tutte nel tentativo di sfondare centralmente, ma la difesa del Chievo tira su un muro e controlla agevolmente. Anzi, prima della fine, è ancora Marcolini a togliersi lo sfizio della carriera: un pallonetto da centrocampo che supera Viviano fuori dai pali. Un gol che difficilmente potrà dimenticare e che, sostanzialmente, suggella una meritata salvezza.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 18 aprile 2011 00:30
Napoli, svanisce il sogno
L'Udinese è realtà: 1-2

Pur priva di Sanchez e Di Natale, la squadra di Guidolin mette in scena la partita perfetta, chiudenjdo i varchi all'avversario e ripartendo in velocità: sengano Inler, vero protagonista (che non esulta e alimenta le voci che lo vogliono nel mirino partenopeo) e l'ex Denis. Traversa di Maggio, Cavani si fa parare un rigore

NAPOLI, 17 aprile 2011 - Fine di un sogno. Il capolavoro tattico di Guidolin blocca il Napoli sul più bello e lancia il Milan di Allegri verso il titolo: 6 punti a 5 giornate dalla fine diventano troppi da recuperare per la banda Mazzarri, comunque autrice di una stagione eccezionale. L’Udinese invece si riprende dopo la doppia sconfitta giallorossa (Lecce e Roma) e ora può dire la sua per un posto in Champions. Perché se vincere a Napoli non è da tutti, i meriti del tecnico e dei bianconeri sono ancora maggiori visto le contemporanee assenze di Totò Di Natale (26 gol) e Sanchez (12) vale a dire la coppia più prolifica del campionato. I friulani controllano la gara chiudendo le fonti del gioco avversarie, senza mai chiudersi e ripartendo in maniera pericolosa. Il convulso finale, col rigore sbagliato da Cavani e il gol di Mascara, non scalfisce i meriti dell’Udinese. Ed è splendida la risposta del grande pubblico napoletano che comunque applaude e incoraggia una squadra che ha regalato una stagione indimenticabile e con un prestigioso secondo posto da difendere.


DENIS APPLAUSI E BRIVIDI — L’Udinese parte coperta, ma con un pressing molto alto che mette in difficoltà la mediana azzurra in fase di impostazione. E così la prima occasione arriva con German Denis (applaudito inizialmente dai riconoscenti tifosi napoletani) che si smarca e con un sinistro gela il San Paolo, ma super De Sanctis conferma la sua buona vena e respinge. Il Napoli fatica, ma a sua volta cerca di riconquistare alto il pallone. Al 9’ ci riesce Cavani che triangola con Hamsik, ma stavolta il tiro dell’uruguaiano non è preciso da buona posizione. Copione simile poco dopo, con diagonale che esce di pochissimo.

GIGANTE INLER — Partita piacevole e con accelerazioni improvvise. Più incisiva l’Udinese che ha in Inler il suo faro. Lo svizzero non si fa condizionare dalle voci che lo vorrebbero proprio al Napoli nella prossima stagione. Eccellente un suo recupero divensivo in velocità su Lavezzi, uno solitamente imprendibile. Ed è sempre lo svizzero abile a superare il pressing avversario e a rilanciare i suoi, che con Pinzi e Asamoah sprecano qualche situazione favorevole. Poi il capolavoro a inizio ripresa con un gran destro che s’infila all’angolino sinistro del portiere, lì dove non può arrivare il bravo De Sanctis.

DIRETTIVE BLOCCATE — Guidolin sarà privo dei suoi migliori attaccanti, ma ha preparato molto bene la partita, con i suoi che hanno studiato alla perfezione movimenti e traiettorie avversarie, bloccati sulle fasce dove raramente Maggio e Dossena riescono ad arrivare in fondo e crossare come sono abituati a fare. L’infortunio alla caviglia di Isla, con l’inserimento di Cuadrado, non varia gli equilibri tattici. Le uniche occasioni nel primo tempo il Napoli le ha con due ripartenze e alla fine quando Cavani esce dalla morsa centrale per favorire gli inserimenti di Maggio e Lavezzi e in questo caso è bravo Handanovic. Poco per come è abituata la squadra di Mazzarri.

RIPRESA INCUBO AZZURRO — Inler fa saltare gli equilibri col suo bolide. A quel punto il Napoli comincia ad attaccare a testa bassa, ma con poca lucidità. E così ne approfitta l’Udinese che con una micidiale ripartenza raddoppia. Protagonista Armero che trova una prateria libera e poi serve Denis che ha il tempo di controllare e segnare di sinistro: quasi scusandosi con la curva B.

CAMBIO DI MEDIANA — Mazzarri le prova tutte, tirando fuori i suoi non brillanti mediani e inserendo Gargano e Mascara più avanti, spostando indietro Hamsik. Poi mette anche Lucarelli (per Dossena), in pratica le stesse mosse del finale con l’incredibile rimonta alla Lazio. Ma stavolta mancano i fuochi d’artificio. Comunque Maggio colpisce una traversa. Poi in un finale fatto di risse che Tagliavento controlla decisamente male, scaturisce anche un fallo da rigore di Domizzi (poi cacciato per proteste) su Lucarelli, ma Handanovic para il debole tiro di Cavani, regalando all’assente Di Natale la gioia di rimanere capocannoniere. Il gol all’ultimo minuto di Mascara serve a poco. Brava Udinese, ma applausi anche al Napoli: dai suoi tifosi.

dal nostro inviato
Maurizio Nicita


Fonte: gazzetta
binariomorto
00venerdì 22 aprile 2011 13:49
SERIE A 2010/2011 33ª Giornata (14ª Ritorno)

Anticipo del 16/04/2011
Roma - Palermo 2-3
Milan - Sampdoria 3-0
Parma - Inter 2-0
Incontri del 17/04/2011
Catania - Lazio 1-4
Cesena - Bari 1-0
Chievo - Bologna 2-0
Fiorentina - Juventus 0-0
Genoa - Brescia 3-0
Lecce - Cagliari 3-3
Napoli - Udinese 1-2

Classifica
1) Milan punti 71;
2) Napoli punti 65;
3) Inter punti 63;
4) Lazio punti 60;
5) Udinese punti 59;
6) Roma punti 53;
7) Juventus punti 52;
8) Palermo punti 47;
9) Cagliari punti 44;
10) Fiorentina punti 43;
11) Genoa punti 42;
12) Bologna(-3) punti 40;
13) Chievo punti 39;
14) Catania punti 36;
15) Lecce e Parma punti 35;
17) Cesena punti 34;
18) Sampdoria punti 32;
19) Brescia punti 30;
20) Bari punti 21.

(-3) punti di penalità.
binariomorto
00sabato 23 aprile 2011 22:11
L'Inter non muore mai
In 10 rimonta la Lazio: 2-1

I nerazzurri, sotto dopo il rigore di Zarate e con un uomo in meno (rosso a Julio Cesar) risalgono con Sneijder ed Eto'o. Nella ripresa espulso anche Mauri. Leonardo approfitta del crollo del Napoli e torna secondo

MILANO, 23 aprile 2011 - Come dice Mou, questa Inter avrà anche bisogno di interventi per tornare la schiacciasassi dell'anno scorso. Ma non nello spirito. Nella voglia di lottare. Che resta quella della solita, pazza Inter. Quella del triplete insomma. La vittoria (2-1) in rimonta sulla Lazio dice moltissimo di questa squadra. Sfibrata dopo una stagione infinita. Penalizzata ancora dagli infortuni (Stankovic) e costretta a giocare in 10 contro una Lazio caldissima e a caccia della Champions. In molti avrebbero mollato. Non i nerazzurri. Che approfittano anche di una Lazio poco cinica per blindare la Champions senza i preliminari e sopravanzare un Napoli che pare in debito di ossigeno. Dopo la vittoria del Milan a Brescia, parlare di scudetto è più che utopia. Se i nerazzurri non vinceranno sabato a Cesena, i rossoneri potranno festeggiare lo scudetto domenica 1 maggio battendo un Bologna già in vacanza. Ma se la stagione si chiudesse col secondo posto e la Coppa Italia il bilancio non sarebbe poi malvagio.

SCELTE — Leonardo decide che l'anticamera di Milito è finita e lo schiera accanto a Eto'o, in una formazione molto vicina a quella che i giornali disegnavano la scorsa estate. Anche se un eccelso Nagatomo scalza Chivu e agisce a sinistra. Reja, che ha finalmente trovato un punto di incontro con Zarate, mette l'argentino prima punta, sostenuto alle spalle da Mauri, Hernanes e Floccari. Inizialmente Bresciano affianca Ledesma in mezzo: Brocchi non sta ancora benissimo.


APPROCCIO — Parte meglio la Lazio, messa bene in campo da Reja. Manovra semplice, cambi di gioco. E uno Zarate devastante. Maurito, più vicino alla porta e libero di svariare, salta chiunque provi a fermarlo e stuzzica Julio Cesar dopo 5'. L'Inter, con un Milito che è ancora un ranocchio più che un Principe, sembra più farraginosa. Evidente però il proposito di evitare di allungarsi, come troppo spesso è successo nelle ultime prestazioni, anche per un evidente deficit fisico.


MAZZATA — La Lazio passa, con merito, al 25'. Zarate va via sul filo del fuorigioco, salta Julio Cesar col dribbling sull'interno e costringe il portiere brasiliano a stenderlo. Rigore netto e rosso inevitabile. Su cui si può discutere. Nel metodo più che nel merito. Perchè punire una squadra col rigore e l'uomo in meno in queste circostanze è qualcosa su cui si dovrebbe dibattere nella stanza dei bottoni del calcio. Dal dischetto trasforma Zarate dopo aver sottratto il pallone a Hernanes.

MOSSA LEO — L'ex tecnico del Milan toglie Milito per Castellazzi. Scelta giusta. Ma apprezzabile è soprattutto l'idea di giocare con il 4-4-1: Sneijder si allarga a sinistra in fase difensiva e Eto'o è il riferimento centrale. In questo modo si può contenere bene chi attacca con l'uomo in più anche senza portare un pressing asfissiante. Certo, ripartire e creare gioco può essere un problema.

COLPE LAZIO — Ma una mano in questo senso la danno i biancocelesti. Che dopo il vantaggio perdono lucidità. La palla gira poco. E questo è un peccato mortale quando sei in superiorità numerica. Hernanes, bravo ma lento, non è in giornata. Floccari non incide lontano dalla porta. Ledesma non è nella sua migliore giornata in regìa. Così l'Inter, che tra i suoi difetti non annovera la mancanza di spirito, spinge. Creare occasioni non è facile. Perchè la Lazio difende con ordine e i terzini Lichtsteiner (bravo) e Garrido sono molto bloccati. Ci vorrebbe una palla inattiva per fare male a Muslera.

PRODEZZA — Ci pensa Eto'o a guadagnare la punizione dalla mattonella Wesley, per la verità un po' arrugginita quest'anno. Fischio un po' generoso quello di Morganti, che vede il camerunese stretto tra Bresciano e Biava. Sneijder calcia a giro e batte Muslera con una soluzione pregevole, anche se non angolatissima.


POVERO BIAVA — Dopo l'intervallo si riparte dall'1-1. Ed è la Lazio a deludere. Perchè l'involuzione della seconda parte di primo tempo è ancora lì. Leonardo perde Stankovic per l'ennesimo infortunio muscolare dell'anno. Dentro Mariga. Nella sfortuna non male: il keniano può essere molto utile con la sua forza fisica quando ti devi difendere. Ma è ancora la Lazio ad aiutare i nerazzurri, comunque tonici come mai nell'ultimo mese. Un immenso Zanetti (ma che ha nei polmoni?) lancia Eto'o in profondità. Biava è in vantaggio sul camerunese, ma l'ex genoano con uno scivolone tanto sfortunato quanto goffo spalanca la porta a Eto'o, che salta Muslera e segna di sinistro.

POCA LUCIDITA' — Dobbiamo ripeterci. Perchè la Lazio fa troppo poco con l'uomo in più. Situazione che sussiste fino al 21', quando Morganti caccia Mauri per un calcio da dietro a Nagatomo, più malizioso che cattivo. Reja inserisce Kozak per il negativo Floccari. Ed è proprio il ceko a creare la palla gol più netta per il 2-2, dopo che Dias non aveva approfittato sottoporta di una brutta copertura di Maicon sul secondo palo. L'assist di Zarate col petto è l'ennesimo gioiello, ma la girata del pennellone trova solo la traversa. E' l'ultimo sussulto. Perchè nel finale è l'Inter ad avere due volte la palla del 3-1, con Maicon ed Eto'o. Non rischiando nemmeno più nulla. Non sarà scudetto, ma per blindare la Champions e ritrovare fiducia ci voleva una vittoria così.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 23 aprile 2011 22:15
Palermo, prova d'autorità
Rimonta un brutto Napoli: 2-1

Segna subito su rigore Cavani (accolto bene dai suoi ex tifosi) ma i rosanero reagiscono subito e nonostante alcuni episodi arbitrali dubbi a loro danno trovano il pari con Balzaretti e poi il vantaggio con un rocambolesco rigore trasformato da Bovo. Il Napoli stenta a reagire e gli uomini di Rossi potrebbero dilagare nella ripresa ma sprecano molto

PALERMO, 23 aprile 2011 - Prendere gol su rigore dopo due minuti rischia di mettere la partita su un piano inclinato troppo impervio. Ma il Palermo di oggi ha saputo piazzare il peso del bel gioco e del carattere sul quel piano e ribaltare la partita. Mettendo sotto proprio quel Napoli che del bel gioco ha fatto un carattere distintivo. E che ora, comunque, aiutato dagli altri risultati del turno, non vede compromesso il suo percorso verso l'Europa che conta.

SUBITO MATADOR — All'ingresso in campo delle squadre si sentono solo applausi, rivolti quindi anche a lui, al Matador. I fischi arriveranno due minuti dopo, ma per motivi di gioco: il centravanti viene subito lanciato pericolosamente sotto porta, e Cassani, arrivato su di lui goffamente, non trova di meglio che respingere con un braccio (accompagnando addirittura la palla), provocando rigore. Di qui i fischi a Cavani, che però non perde la concentrazione e trasforma. La reazione del Palermo è rabbiosa, ma in rosanero c'è gente come Pastore, Ilicic, Hernandez: di qualità. Le trame sono spesso di prima e veloci, e il Napoli inizia ad andare in affanno.


CHE REAZIONE — L'occasione più ghiotta per la squadra di Rossi è comunque un rigore forse negato. Succede al 20', quando dopo una di queste spettacolari scorribande Nocerino viene liberato per il tiro dal limite. Lo murano due difensori: uno dei due è Campagnaro, che ha un braccio un po' largo per sostenere il gesto della respinta ed è molto vicino a Nocerino, ma è innegabile che il volume del corpo di Campagnaro aumenti. Si scatenano le prime proteste contro l'arbitro Damato, in campo e sugli spalti. Ma poi il Palermo insiste, subisce a tratti il contropiede napoletano ma quando viene avanti è travolgente. Il gol matura al 38' con Balzaretti, vera spina nel fianco sulla sinistra del fronte d'attacco palermiotano: irrompe su un traversone di Cassani che arriva dalla fascia opposta e si coordina per un gran diagonale di sinistro al volo. La rabbia dei padroni di casa non si ferma qui. Anche perché l'azzurro Pazienza, già ammonito, si produce in un fallo tanto evitabile quanto brutto, ma il secondo giallo non viene fuori dalla tasca dell'arbitro: le proteste lievitano e alla fine è il tecnico Delio Rossi a uscire. Nuove polemiche poi nel recupero: segna Nocerino ma l'arbitro aveva già fischiato rigore per precedente atterramento di Migliaccio e annulla. Per fortuna Bovo trasforma e si va al riposo piu tranquilli.


STESSO COPIONE — Si riprende con lo stesso copione: Palermo in attacco, cross ancora verso sinistra per il solito Balzaretti, puntualmente lasciato solo per un colpo di testa che lambisce il secondo palo. Poi l'ennesimo episodio dubbio in area Napoli: stavolta è Cribari ad atterrare da dietro Hernandez ma l'arbitro, dopo uno scambio di occhiate col guardalinee, fa giocare. Quindi un altro palo, proprio di Hernandez, dopo un lancio millimetrico di Pastore. E il Napoli? Stenta a rientrare in partita, e allora Mazzarri mette mano ai cambi: entrano prima Zuniga (per Maggio), poi Yebda (per Pazienza), quindi Lucarelli (per Hamisk). Gli effetti si vedono, perché il baricentro napoletano si alza grazie soprattutto al centravanti che fa da boa. Ma ovviamente gli uomini di Mazzarri prestano il fianco al contropiede rosanero, spesso in parità o addirittura superiorità numerica: in particolare, a metà ripresa Ilicic e Nocerino arrivano quasi in porta ma poi graziano De Sanctis. C'è anche la collezione di errori di Hernandez, che spreca due occasioni e prende un palo: ma questo Palermo è più forte degli sprechi e degli errori arbitrali, e porta a casa la vittoria col carattere.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 23 aprile 2011 22:19
Roma ok, ci pensa Perrotta
Ma poi sono soltanto errori

I giallorossi superano agevolmente il Chievo 1-0 grazie a un gol lampo del centrocampista dopo soli 4 minuti. Poi tante azioni per segnare non sfruttate: si segnala in negativo Vucinic che continua a litigare con il gol

ROMA, 23 aprile 2011 - Meno male per la Roma che il gol è arrivato subito… La vittoria per 1-0 contro il Chievo è stata infatti un festival delle reti mangiate, quasi tutte dai giallorossi. Solitamente partite del genere rischiano di finire male: non è successo e i ragazzi di Vincenzo Montella possono festeggiare una Pasqua un po’ più serena. Ma tutti quegli sbagli in zona rossa testimoniano che per la Roma il momento non è davvero dei più felici. Buon per lei che il Chievo è parso più venire in gita, forse poco convinto di prendersi dei punti.


ASSI — La Roma ha calato subito in campo i suoi assi e il messaggio di Montella è stato ben recepito dai suoi. I giallorossi con Menez, Totti e Vucinic, più Perrotta a supporto, hanno aggredito il Chievo e hanno segnato subito. Dopo soli tre minuti, azione veloce al limite dell’area, palla dentro di Totti per De Rossi (tenuto in gioco da un difensore) e assist perfetto per Perrotta che di destro ha incanalato immediatamente la partita nelle mani dei padroni di casa. La reazione del Chievo è stata piuttosto molle. Troppo basso il pressing dei ragazzi di Pioli, l’azione non è mai decollata e così Juan e Burdisso hanno facilmente controllato gli scatti di Pellissier. Solo Constant ha rotto un po’ gli indugi sul centrosinistra: suo il primo tiro in porta dei veneti al 20’.


CRISI VUCINIC — Prima solo da segnalare il proseguimento del tremendo momento di crisi di Mirko Vucinic. L’attaccante si è divorato due gol al 14’ (clamoroso) e 17’ (più difficile ma inspiegabile per un attaccane del suo valore). Montella lo ha sempre incoraggiato, ma la punta ha mancato lo specchio della porta anche al 44’. L’1-0 del primo tempo, insomma, è andato piuttosto stretto ai giallorossi.

CHE ASSEDIO — Nella ripresa il Chievo ha provato a farsi subito vedere: prima con Guana (tiro alto da lontano) poi con Uribe, subentrato al fumoso Moscardelli: l’attaccante solo davanti a Doni si è però mangiato il possibile pareggio. Era l’8’ e l’errore ha svegliato nuovamente la Roma. I giallorossi ci hanno provato e riprovato in serie ma il 2-0 non è arrivato. Al 12’ Menez ha centrato il palo. Al 14’ Sardo ha fermato ancora Vucinic. Al 15’ Vucinic ha impegnato Sorrentino e al 18’ lo ha fatto Totti. Al 25’ la traversa salva il portiere che poi è bravissimo su Perrotta da un metro. Poi al 31’ tocca a Juan sfiorare il palo da corner. Pizarro ha evitato la beffa al 42’ con un bell’anticipo difensivo. Poi è toccato a Brighi allungare la lista dei rimpianti romanisti. E’ la cronaca di un assedio, insomma. Tra una vittoria per 1-0 e una per 5-0 non c’è differenza di punti assegnati: ma in panchina (e in tribuna) oggi i romanisti avrebbero preferito soffrire un po' meno.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 23 aprile 2011 22:22
Amauri è l'oro di Parma
Udinese nervosa e battuta

Una doppietta del brasiliano stende i friulani, in dieci dal 21' per l'espulsione sciocca di Inler (fallo brutto su Giovinco e reazione con colpo di petto all'arbitro). E i gialloblù confermano il loro ottimo momento di forma dopo il successo sull'Inter

UDINE, 23 aprile 2011 - Finisce con l'eroe zoppicante, in panchina, che sorride lo stesso. Carvalho Amauri de Oliveira, dopo l'Inter, affossa anche l'Udinese, al Friuli: un colpo che vale doppio, anche se dietro, in classifica, vincono tutte. La salvezza, però, è più vicina da oggi per il Parma, matematica o non matematica. Stanno troppo bene gli emiliani, rigenerati da Colomba (a Pasqua fa sempre bene), o troppo male i bianconeri di Guidolin, alla terza sconfitta nelle ultime quattro partite? Intanto diamo a Cesare quel che è di Cesare. O ad Amauri quello che è di Amauri.


BELARDI COLPEVOLE — Il brasiliano, appena arrivato alla Juventus, tre anni fa, si era ritrovato come primo compagno di stanza Emanuele Belardi. Il portiere dell'Udinese, che gioca titolare solo perché Handanovic è squalificato, è come il metano; nel senso che dà una mano. O meglio, la mette malissimo sul colpo di testa di Amauri al 13' e la palla finisce in rete. Premessa: sul cross di Valiani l'attaccante del Parma pare in leggero fuorigioco. Poi torna indietro per l'inzuccata, ma quando parte il traversone è appena oltre Benatia. Dettaglio non trascurabile.

INLER, MA CHE FAI? — Altro dettaglio non trascurabile, l'Udinese ha giocato tre quarti della gara in dieci. Colpa di Inler, che a sei giorni di distanza dalla prova da califfo contro il Napoli perde la brocca e lascia i suoi in inferiorità numerica al 21'. Dopo aver subito un contrasto duro di Morrone e aver visto una punizione non data a Sanchez al limite dell'area del Parma lo svizzero va ad abbattere Giovinco a centrocampo; e non contento, mentre l'arbitro gli sventola sotto il naso il cartellino giallo, gli dà pure un colpo di petto. Espulsione ovvia, meritata e aggiungeteci voi altri aggettivi non positivi.


CONDIZIONE PRECARIA — Brutta botta, per l'Udinese, perdere il faro di centrocampo dopo aver subito un gol inaspettato. Il 4-4-2 del Parma, a questo punto, diventa una cassaforte: sulle fasce volano e tamponano sia Modesto che Valiani, mentre Giovinco ha davvero un altro passo rispetto ai lungagnoni della difesa friulana. Aggiungeteci un Sanchez e un Isla non al meglio ed ecco servito lo scacco matto. Inutile anche l'ingresso di Di Natale nella ripresa per rianimare la ciurma. Alla fine lo schema è palla lunga per la testa di Corradi (entrato per Sanchez) e sperare in qualcosa. Di fatto, comunque, Mirante è inoperoso.

CONTROPIEDE — Tra un cartellino e un altro (saranno otto alla fine i gialli, più il rosso) la partita scivola via tranquilla, con gli ospiti al timone. Bojinov si divora il raddoppio mancando un facile stop e i titoli di coda li deve mettere ancora Amauri, perfetto nello scattare in contropiede sul filo del fuorigioco (questione di centimetri) e nel battere Belardi per la seconda volta. E con questi fanno tre gol in due partite, e sette da quando è a Parma. Un giocatore ritrovato, insomma. Zoppicante o non zoppicante, lo stesso attaccante decisivo esploso nel Palermo proprio di Guidolin, ora allenatore dell'Udinese.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 23 aprile 2011 22:26
La Fiorentina passa a Cagliari
Grande doppietta di Cerci

I viola vincono 2-1 e scavalcano i sardi in classifica. Il centrocampista segna due gol, provvisorio pareggio di Cossu a inizio ripresa

CAGLIARI, 23 aprile 2011 - Sorpasso della Fiorentina ai danni del Cagliari in una partita che ormai non conta nulla. I viola vanno in vantaggio con Cerci nel finale del primo tempo, Cossu ribatte immediatamente al 1’ della ripresa, ma è ancora il centrocampista offensivo che trova la zampata vincente e segna il 2-1 per gli ospiti.


LE SCELTE — Stesso 4-3-2-1 per Roberto Donadoni che ripropone una formazione identica a quella pazza di Lecce, capace di incantare e poi sperperare. Con Nené e Pisano indisponibili, il tecnico bergamasco opta per la consueta linea difensiva a quattro davanti ad Agazzi, con Canini e Astori centrali, mentre Perico e Agostini presidiano le fasce. A fare da schermo alla difesa in mezzo al campo capitan Conti, coadiuvato dal belga Nainggolan e da Biondini, mentre qualche metro più avanti Lazzari e Cossu sono gli uomini che devono inventare. A buttarla dentro ci deve pensare Robert Acquafresca, centravanti tirato a lucido dalla doppietta al Via del Mare. Sinisa Mihajlovic, invece, conferma in blocco la difesa che ha tenuto a freno la Juve nella gara al Franchi domenica scorsa. Dentro quindi De Silvesti, Gamberini, Kroldup e Pasqual a proteggere Boruc. A centrocampo il serbo mescola le carte, complice l’affaticamento muscolare di Vargas. Dentro, quindi, Montolivo a ispirare i suoi, affiancato da Behrami e Donadel che sostituisce il peruviano. Perno del reparto offensivo il solito Gilardino, con Cerci e Mutu a fare da partner là davanti. Nonostante l'importanza della partita sia pari a zero in termini di classifica, Sinisa decide di non fare sconti agli outsider ed ecco allora che il senegalese Babacar si accomoda di nuovo in panchina. Tra gli indisponibili Jovetic, Santana e, stop di questa settimana, il giovane Camporese.


IL PRIMO TEMPO — E' una partita che non ha un perché quella al Sant'Elia, senza obiettivi a portata di mano che debbano far sudare troppo nessuna delle due squadre. La classifica recita così: Cagliari punti 44, molti dei quali figli di un campionato raddrizzato dalla gestione di Donadoni, Fiorentina punti 43, e un'annataccia tra mugugni di delusione per un anonimato calcistico che al popolo viola proprio non va giù. Mihajlovic, comunque, è stato chiaro. Non si tollerano cali o distrazioni. La partita in realtà è avara di emozioni, le due squadre si impegnano, ma non c’è la frenesia dettata dalla voglia matta di punti. Si combatte a centrocampo, il ritmo è abbastanza compassato e anche quando ci sono situazioni dubbie, come il contatto Gilardino-Astori in area o il mani di Donadel sulla linea d’area, la scarsa veemenza con cui si reclama un eventuale rigore fa capire che il pomeriggio calcistico di sardi e fiorentini sarà leggermente soporifero. Quando meno te lo aspetti, però, arriva il primo vero tiro in porta al 46’, quello di Alessio Cerci che trova l’1-0 proprio una manciata di secondi prima che Doveri fischi la fine del primo tempo. Il romano raccoglie una palla di Mutu, si gira al limite dell’area e piazza un sinistro rasoterra che si infila alle spalle di Agazzi. 1-0 e tutti negli spogliatoi.


LA RIPRESA — Cosa predichino durante l’intervallo Donadoni e Mihajolovic non si sa, ma quelle che entrano in campo sembrano due squadre nuove di zecca. Passano appena 45 secondi e Cossu riporta in equilibrio i conti: il piccolo fantasista del Cagliari raccoglie un suggerimento delizioso di Acquafresca e con un tocco morbido col macino beffa Boruc. La Fiorentina, però, deve aver digerito la lezione di Sinisa stavolta, perché riparte subito di buona lena e la caparbietà alla fine viene premiata. Al 5’ i viola si proiettano nell’area dei sardi, un grande Agazzi ha i riflessi pronti per negare il gol a Behrami sotto porta, ma in agguato c’è di nuovo Cerci. Il numero 24 è pronto a sfruttare la ribattuta dell’estremo difensore del Cagliari e infila la doppietta. A quel punto il Cagliari non ci sta. Forse perché non ci sono punti da perdere, bensì la faccia davanti ai propri tifosi, i sardi ce la mettono tutta. E anche Donadoni dalla panchina prova a dare la scossa, con un paio di cambi che ridisegnano un Cagliari a trazione anteriore: fuori Conti e Lazzari, dentro Missiroli e Ragatzu. La Viola accusa il forcing dei rossoblù che premono per trovare il gol del pari con un Cossu a tutto campo, poi Montolivo e compagni riescono a ragionare e a spegnere le folate della squadra di Donadoni che, a questo punto, deve riconoscere nella Fiorentina la propria bestia nera. La prima sconfitta del tecnico bergamasco, infatti, era arrivata proprio il 5 dicembre scorso con i toscani che avevano vinto per 1-0 al Franchi. A Mihajlovic, invece, non resta che la consolazione parziale dell’impegno dei suoi quando la stagione ormai è andata in fumo

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 23 aprile 2011 22:33
Floro Flores e Palacio, forza 4
Il Lecce affonda e trema

Due doppiette degli attaccanti rossoblu regalano la vittoria al Genoa. Ai pugliesi non basta l'altra doppietta di Di Michele: sprofondano al terz'ultimo posto

GENOVA, 23 aprile 2011 - Il "Preziosi furioso" aveva ammonito i suoi: nessun calo di tensione. Così il Lecce, che sperava di trovarsi di fronte un Genoa arrendevole, ha dovuto ricredersi. Floro Flores e Palacio hanno preso alla lettera gli input del presidente e si sono regalati un sabato alle giostre: due doppiette per loro che neutralizzano quella di un pur ottimo Di Michele. Il Lecce, fin quando in partita, ha mostrato personalità e qualità, ma al momento dello svantaggio è praticamente crollato, più sul piano mentale che su quello fisico. A De Canio il compito di fare da psicologo perché questa sconfitta, che relega la sua squadra al terz'ultimo posto, non pesi troppo nella testa dei suoi ragazzi. Ironia della sorte, con questa vittoria il Genoa ha "salvato" i cugini, consentendo loro di affiancare proprio i pugliesi in classifica.

GIOCO DELLE QUATTRO K — Ballardini deve fare a meno di capitan Rossi, fermato alla vigilia da un problema muscolare: al suo posto avanza in banda Antonelli, coperto dietro da Criscito; attacco Floro Flores-Palacio per scardinare la nutrita difesa del Lecce. De Canio, infatti, schiera la retroguardia a tre e il centrocampo a cinque, lasciando ai pestiferi Jeda e Di Michele il compito di scombinare i piani del Genoa.


FESTA DI SAN (DI) MICHELE — E il piano tattico del mister dei pugliesi sembra funzionare alla meraviglia, visto che al primo tiro in porta (3') il Lecce va in vantaggio: è Di Michele a vestire quelli del giovin Del Piero e spolverare l'incrocio con un tiro a giro di sinistro dal vertice dell'area rossoblu. E' un gol bellissimo, che lascia di stucco Eduardo e costringe il Genoa alla reazione. Che, in effetti, arriva, anche se favorita da una svista del guardalinee: al 10' Floro Flores scatta in profondità (oltre la linea dei difensori seppure di poco) e appoggia in rete col piattone destro.


TARANTELLA PUGLIESE — De Canio, allora, prende in mano l'album delle figurine e sposta per il campo i suoi giocatori come fossero pedine di una invisibile scacchiera: dal 3-5-2 si passa al 4-4-2, per poi tornare alla difesa a tre, ma con Giacomazzi in versione libero. Non si sa se tutto questo turbinio disorienti più i giocatori del Genoa o, piuttosto, gli stessi leccesi, ma alla fine è la retroguardia di casa ad andare in confusione e lasciare Di Michele a due passi da Eduardo libero di batterlo in tutta tranquillità. I ragazzi di Ballardini, però, non si fanno intimorire, mettono giù la testa e caricano: proprio uno sfondamento stile rugby, infatti, regala il pari ai liguri, grazie ad un testardo Palacio che in mischia supera Rosati al terzo tentativo. E' il 42' e fino all'intervallo non succede più nulla.


SAGRA DELLA DOPPIETTA — Nel secondo tempo ci si aspetterebbe il forcing del Lecce (che pure in avvio c'è) ed invece alla prima occasione è ancora Palacio a rispondere presente: al 9', appostato sul primo palo su azione di calcio d'angolo, l'argentino gira di testa e gela Rosati. Il Lecce non fa in tempo ad organizzare una reazione che è costretto nuovamente a capitolare: 8' più tardi, infatti, Criscito si beve mezza difesa e serve un cicchetto anche a Floro Flores, che deve solo metterci la coscia per spingerla in rete. Gli ospiti tentano una reazione finale, spronata anche dai cambi di De Canio che inserisce Corvia e Piatti, ma senza grandi risultati. E' il gol del 3 a 2 di Palacio a rompere la partita e quello successivo di Floro Flores ha l'effetto di raccogliere i cocci di un Lecce che non c'era già più.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 23 aprile 2011 22:37
Il Cesena affonda il Bologna
Adesso "vede" la salvezza

La squadra di Ficcadenti vince 2-0 ed espugna il Dall'Ara conquistando tre punti fondamentali per la permanenza in A. Rossoblù irriconoscibili

BOLOGNA, 23 aprile 2011 - Era un derby decisivo per tenere vive le speranze del Cesena in chiave salvezza. Ma era anche il derby del riscatto del Bologna, reduce da tre sconfitte consecutive e da una settimana burrascosa anche lontano dal campo per la vicenda dei pass. Alla fine prevalgono gli ospiti, con Giaccherini che cresce nel corso della partita e si fa uomo a immagine e somiglianza – per determinazione e tenacia – della volontà di tutta la squadra di restare nella massima serie anche nella prossima stagione.


QUOTA 37 — La sfida parte in sordina, con un Cesena in realtà timido che subisce il gioco dei padroni di casa senza essere incisivo a rete. Poi la svolta nella ripresa: Ficcadenti suona la carica ai suoi e il Cesena del secondo tempo regala ai 3.000 tifosi presenti al Dall’Ara una Pasqua dolcissima, con tre punti pesantissimi su cui mettono la firma Giaccherini e Malonga. Il Cesena esce dal Dall’Ara a quota 37 punti: la strada per la salvezza resta in salita, ma questa vittoria dà fiducia a una squadra che dimostra di stare bene e di essere in una condizione psicologica ottimale.


OCCASIONI BOLOGNA — Il primo tiro in porta è del Bologna: Mudingayi calcia di esterno destro, Antonioli si fa trovare pronto e para facile. Quasi una chiamata, ma è il primo squillo che preannuncia le successive occasioni rossoblù. La più clamorosa quella che arriva al 20’, quando Di Vaio taglia in area per ricevere l’assist smarcante di Meggiorini, senza però concludere a rete. Sempre Di Vaio è protagonista di un’altra palla gol alla mezzora: il centravanti riceve una rimessa laterale spalle alla porta, si gira - come pochi come lui sanno fare – e sorprendendo la difesa avversaria prova il tiro. La palla sfila a lato sul secondo palo. Il Cesena, dal canto suo, non riesce a concretizzare molto. Qualche contropiede, un paio di tiri con Jimenez e Parolo, ma Viviano di fatto chiude il primo tempo con i guanti puliti. Gli ultimi sussulti arrivano ancora dal Bologna, la cui spinta sulle fasce – soprattutto con Rubin – è buona. Bologna vicino al gol: Meggiorini batte la punizione dal limite. Il suo sinistro sfila di poco a lato, alla sinistra di Antonioli. Poi un tiro di Perez allo scadere.

SVEGLIA CESENA — Alla ripresa è tutto un altro Cesena. Partenza super, e super Giaccherini, che dopo soli 3 minuti trova un gran gol: Jimenez raccoglie un assist di Parolo, respinge Viviano. Ci prova allora proprio Giaccherini, in due tempi: prima ribatte Rubin, ma sul secondo tiro nulla possono la difesa né il portiere dei rossoblù. È solo l’inizio dell’assalto del Cesena, che ancora con Giaccherini – uomo chiave del match – trova altre due palle gol su cui questa volta è magistrale Viviano. Bologna sotto shock. E ci rimarrà fino alla fine, steso dal raddoppio di Malonga che arriva al 39’. A poco serve recriminare sul fuorigioco inesistente di Meggiorini che annulla il 2-1 del Bologna: il Cesena non molla, con almeno altre due occasioni che avrebbe potuto sfruttare meglio in contropiede. Risultato giusto, che rimanda il desiderio di riscatto del Bologna alla prossima giornata, e che alluga la striscia di risultati positivi del Cesena: su nove partite, quattro vittorie e quattro pareggi. Se il mese di maggio sarà dolce come questa Pasqua, la serie A per Giaccherini e compagni è assicurata.

Francesca Salsano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 23 aprile 2011 22:41
Pozzi risolleva la Samp
Il Bari retrocede in B

I blucerchiati vincono in Puglia grazie a un calcio di rigore e agguantano in classifica il Lecce. Per la squadra di Mutti ora c'è anche la condanna della matematica

BARI, 23 aprile 2011 - La Sampdoria continua a sperare, per il Bari è ufficialmente serie B. I blucerchiati vincono con merito al San Nicola grazie a un rigore trasformato da Pozzi e dimostrano di avere ancora qualcosa da dire nella corsa alla salvezza. Per la squadra di Mutti la corsa è finita: dopo due anni nella massima divisione, anche la matematica condanna il Bari alla retrocessione.

CAVASIN CAMBIA — Con Ghezzal fuori causa per un acciacco, in prima linea si rivede Rivas al fianco di Huseklepp e alle spalle di Rudolf; in difesa rientrano A. Masiello e Glik, che giocano al posto di Belmonte e Raggi in un reparto completato da Rossi e Parisi, con Gillet tra i pali; a centrocampo il trio Bentivoglio-Almiron-Gazzi. Cavasin torna al 4-4-2, recupera Gastaldello e menda a sorpresa in panchina Lucchini, con Volta che fa il centrale mentre Zauri e Ziegler sono sulle fasce e Curci in porta; a centrocampo ci sono Guberti e Laczko esterni, con Palombo e Poli centrali; in attacco Pozzi e Maccarone.


SAMP SPRECONA — Dopo una parata semplice di Curci su calcio di punizione di Parisi deviato dalla barriera e un diagonale di Huseklepp messo in corner dal portiere blucerchiato, la Sampdoria avvia il suo monologo. La squadra di Cavasin deve vincere se vuole continuare a sperare nella salvezza e allora non può far altro che attaccare, ma la mira sbagliata e le parate di Gillet inchiodano il risultato sullo zero a zero. I blucerchiati vanno vicini al gol per la prima volta al 20': pallone in profondità di Laczko per Pozzi, sinistro dal limite dell'attaccante e deviazione in corner di Gillet. Sul calcio d'angolo lo stesso Gillet respinge d'istinto un tocco sottoporta di Pozzi, che protesta per un presunto fallo da dietro prima del tiro. Un colpo di testa alto di Rivas e si torna subito dall'altra parte, dove Pozzi calcia al volo di sinistro su cross di Ziegler sfiorando la traversa. La Samp continua ad attaccare, ma spreca troppo: al 26' Pozzi e Guberti sfondano al centro, l'esterno prova il destro ma Gillet blocca a terra. Al 34' i blucerchiati trovano la porta, ma il gol viene annullato: Maccarone supera un difensore in area e prova il sinistro, supera Gillet ma non Masiello che respinge sulla linea con il petto; sulla ribattuta Laczko ribadisce in rete ma al momento del tiro di Maccarone era in fuorigioco. L'ultimo brivido del primo tempo arriva al 36': Guberti tocca in profondità per Maccarone che calcia di prima intenzione, il suo destro a giro è di poco a lato.


POZZI SU RIGORE — Si riparte con due sostituzioni nel Bari: fuori Almiron e Rossi, dentro Codrea e Rinaldi. Il Bari sembra più intraprendente nell'avvio di secondo tempo e al 9' si fa vedere dalle parti di Curci: sinistro in diagonale di Rivas, parata a terra del portiere blucerchiato. Cavasin prova ad alzare il baricentro spostando Guberti dietro le punte e avanzando Ziegler a centrocampo. La mossa funziona: al 13' Poli si ritrova un buon pallone in area e prova il sinistro, Gillet devia e il pallone tocca la traversa prima di uscire. Sul corner Huseklepp tocca da dietro Poli e lo mette giù, calcio di rigore per la Samp. Dal dischetto Pozzi angola bene, Gillet indovina la traiettoria ma non trattiene e i blucerchiati passano in vantaggio. La squadra di Cavasin rischia di vanificare tutto dopo pochi minuti: al 18' la difesa ospite lascia Masiello tutto solo sul cross di Parisi, il difensore del Bari da ottima posizione manda a lato di testa. Mutti inserisce Romero al posto di Huseklepp, Cavasin risponde tornando al 4-4-2, con Macheda e Mannini dentro al posto di Maccarone e Guberti. Il Bari prova a rimettersi in partita e alza il baricentro, ma la mira non è delle migliori: al 29' Rudolf va via bene a Zauri, ma calcia male. La fragilità psicologica della Samp viene fuori tutta: la palla-gol creata dal Bari spaventa i genovesi, che si rintanano nella propria metà campo e lasciano troppo spazio ai padroni di casa. Ma i biancorossi, a un passo dalla Serie B, non hanno più le forze per spingere. Finisce così, al piccolo trotto. La Samp si risolleva e agguanta il Lecce, per il Bari la corsa è ufficialmente finita.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 23 aprile 2011 22:45
Il Milan espugna Brescia
Scudetto sempre più vicino

Un gol di Robinho nel finale condanna un buon Brescia: se l'Inter non vince a Cesena, il Primo maggio potrebbe essere tricolore battendo il Bologna. Diamanti colpisce una traversa, mentre Cassano ed Eder falliscono occasioni importanti

BRESCIA, 23 aprile 2011 - Il Milan vince "La partita", quella che secondo le teorie di Massimiliano Allegri dovrebbe spianare la strada verso lo scudetto. Con l'esperienza e una grande prova difensiva nella ripresa, i rossoneri vincono a Brescia 1-0, con il più classico dei contropiede, innescato da Cassano e rifinito da Robinho. Vittoria sofferta, anzi soffertissima, perché il Brescia con l'acqua alla gola gioca un secondo tempo con la bava alla bocca sfiorando anche l'impresa. E adesso, se l'Inter non vince a Cesena, il Milan battendo domenica prossima il Bologna può cucirsi sul petto lo scudetto, anche se ci saranno da giocare altri tre turni.


SALTA GATTUSO — Thiago Silva fa spaventare Allegri durante il riscaldamento. Attimi di tensione, ma il brasiliano stringe i denti e va a fare reparto in difesa con Yepes risultando alla fine il migliore dei suoi. Cede il passo, invece, Gattuso, vittima del riacutizzarsi di un problema a flessori della coscia destra. Il francese, Van Bommel e Seedorf garantiscono ripartenza a centrocampo; ma anche copertura, perché Beppe Iachini stravolge le previsioni schierando un modulo speculare al Milan; un 4-3-1-2 con Diamanti alle spalle di Eder e Caracciolo, esattamente come temeva Allegri: gli uomini con più talento e fiuto del gol. Il tema offensivo rossonero è invece certificato da Boateng, schierato alle spalle di Cassano e Robinho.

ROBINHO — Il primo tempo è il prevedibile copione di un regista con poca fantasia: Milan padrone del gioco che riesce a domare il pressing alto del Brescia, collezionando nitide palle-gol. Già al 7' Robinho si fa ribattere il tiro da due passi; al 10', invece, Cassano con un gesto tecnico superbo serve il brasiliano che spreca al volo di piatto destro. Quella di Robinho che fallisce gol a grappoli è una costante; spesso in controtempo, permette agli avversari di riorganizzarsi e chiudere i varchi. Iachini dal canto suo invita i suoi alla cautela, perché Cassano è in serata di grazia e infila numeri eccezionali. Il Milan gestisce il gioco con esterma calma, ribattendo al Brescia che pare sì offensivo, ma che in realtà difende con tutti i suoi giocatori dietro la linea del pallone. Ma è sempre il barese a dettare i tempi; suo, al 38'. il tocco per il solito Robinho il cui destro in area viene respinto con bravura da Arcari. Nel Brescia il solo Eder fa valere le sue doti; sue le migliori manovre del Brescia, mentre Caracciolo è defilato e Diamanti è costretto a un efficace lavoro di sacrficio e copertura su Boateng. Il primo tempo si congeda con l'ennesima occasione per il Milan, ma questa volta, al 42', è Cassano di testa solo davanti a Arcari a sfiorare la traversa.


BEL BRESCIA — A tratti leziosi, i rossoneri vengono presi letteralmente in contropiede all'inizio della ripresa. Al 3', infatti, Eder ha la palla gol, ma dal dischetto la spreca oltre la traversa. Il Brescia applica un feroce pressing che mette in difficoltà i rossoneri. Il Milan risponde con la qualità e all'8' Cassano spreca clamorosamente la rete, ancora di testa sul cross di Seedorf. Il tempo vola e Iachini per limitare il gap tecnico in campo toglie Vass per Baiocco. L'idea è buona, perché l'ex cavallo di battaglia di Cosmi conferisce ordine in campo. Il Brescia ci prova e al 17' Caracciolo di testa impegna Abbiati ben piazzato sul secondo palo. Ma c'è subito la replica e questa volta Robinho fa tutto bene, ma il suo sinistro dal limite viene deviato da Arcari a pugni uniti in angolo. Constatata che la serata di Boateng non è tra le migliori, Allegri lo sostituisce con Emanuelson confidando nella capacità di penetrare dell'olandese. Dentro anche Jonathas e Filippini nel Brescia, il primo per Caracciolo, il secondo per l'infortunato Zanetti.


FINALMENTE ROBINHO — Nomi che ragalano energie impensabili al Brescia, abile a cogliere l'attimo sfuggente del Milan. La squadra di Iachini prende in mano la partita e negli ultimi venti minuti mettono sotto i primi della classe. Al 36' Diamanti su punizione colpisce la traversa con il contributo di Abbiati. Ma al 37' Zebina commette l'errore più grossolano e scatena il contropiede di Cassano che pesca Robinho libero a sinistra. Il brasiliano questa volta non può sbagliare e battere Arcari è facile. Allegri non vuole correre rischi e toglie Cassano per Ambrosini: la grinta del capitano per placare la voglia di un Brescia commovente che non molla. E al 44' è Abbiati a metterci una pezza con una deviazione in angolo pazzesca sul gran diagonale di Diamanti. Un gesto che rischia di diventare un'icona, un po' come la grande parata del portiere a Perugia nello scudetto di Zaccheroni. In evidente riserva il Milan riesce a reggere al gran finale dei padroni di casa: "La partita" è vinta.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 23 aprile 2011 23:25
Lodi risponde a Del Piero
Juve beffata dal Catania: 2-2

I bianconeri segnano due volte nel primo tempo grazie al loro capitano: su rigore e di petto. Poi nella ripresa accorcia le distanze Gomez, e Lodi al 95' - con due minuti ulteriori di prolungamento sul recupero iniziale - su punizione trova il pareggio definitivo

MILANO, 23 aprile 2011 - Neanche un super Del Piero riesce a tenere la Juventus aggrappata al treno Europa. Il capitano bianconero segna una doppietta, ma il Catania pareggia in rimonta 2-2 all'Olimpico di Torino nel posticipo della 34ª giornata di serie A. E così la squadra di Delneri non sfrutta il regalo pomeridiano di Lazio e Udinese e resta lontana dietro, in coda, quella per l'ultimo posto Champions ed i due disponibili di Europa League. Lunedì 2 maggio a Roma contro la Lazio, ora distante 7 lunghezze, per poter sperare in un finale decente di una stagione disgraziata dovrà vincere lo scontro diretto, e forse non basterà comunque. Le disgrazie bianconere sono lo specchio dell'impresa del Catania, che si ritrova risucchiato nelle paludi del fondoclassifica, solo 2 punti sopra il quartultimo posto. I siciliani hanno rimontato con un finale tutto cuore, che ha mostrato in maniera spietata le crepe della Juve: poca personalità, difesa distratta e decisioni di giocatori e tecnico rivedibili: Delneri si è forse giocato stasera le ultime residue possibilità di tenersi la panchina per la prossima stagione. Il cambio del migliore in campo, Del Piero, ma soprattutto del giocatore che con la sua personalità poteva remare controvento nel finale, non può che stupire.

SCHIERAMENTI — Delneri ritrova Del Piero dal 1' e con lui il modulo 4-4-2 tanto caro al tecnico. Sulla sinistra, a centrocampo, gioca Marchisio, resta fuori Pepe. Simeone schiera 10 argentini più Capuano, che vince il ballottaggio con Marchese come terzino sinistro.


DEL PIERO SHOW — Si parte, e dopo soli 40" Motta si fa ammonire per un fallaccio gratuito a centrocampo su Gomez. Insomma, le premesse in casa bianconera sembrano delle peggiori. Ma poi sale in cattedra professor Del Piero. Il capitano bianconero segna due volte, sfruttando altrettanti episodi favorevoli. Prima su rigore per un mani di Alvarez, e poi correggendo in rete, forse in maniera involontaria, un cross di Krasic. I suoi gol per la Juve salgono così a 283, e quelli stagionali diventano 10, miglior marcatore davanti ai 9 centri di Quagliarella. Ma è la prestazione del numero 10 che impressiona: fa ammonire Spolli, Silvestre e Ledesma, sprizza personalità, quella che è tanto mancata a questa squadra in sua assenza. Crea la superiorità numerica e i colpi ad effetto, fa venire i brividi ad Andujar su punizione. Il Catania, che pure ha tanto bisogno di punti, è timido: vivace con Ricchiuti e Gomez, che colpisce la traversa sullo 0-2 con un sinistro violento che aveva lasciato fermo Buffon, ma poco continuo nella manovra e poroso in fase difensiva. All'intervallo è 2-0 Juve.

CAMBI — Si riparte con Sorensen al posto di un Motta incerto, e con Bergessio, punta vera, al posto di uno spento Izco, punta periferica. La partita cambia, ora. Il Catania ci prova, sposta più avanti il suo baricentro, ma Buffon è impegnato solo dal solito frugolino Gomez, con un destro al volo insidioso. Il Catania fa tanta mole di gioco, ma non punge.

GOMEZ TROVA IL GOL — Con merito, impreziosendo un'eccellente prestazione, sfruttando quello che si conferma il problema più evidente della Juventus: le difficoltà sugli esterni bassi. E così arriva un cross dalla sinistra (dove Sorensen come Motta prima di lui fatica ad affrontare avversari agili sulla breve distanza), e Gomez brucia Grosso, che se lo dimentica alle spalle, insaccando sul secondo palo. 2-1 e gara riaperta.

CUORE CATANIA:PARI LODI — Succede di tutto, adesso. Delneri - che ha inspiegabilmente tolto Del Piero e pure Matri, vede la sua Juve mangiarsi un paio di reti in contropiede, ma soffre da matti dietro. Il Catania non si arrende, Melo regala due punizioni di fila dal limite ai rossazzurri. E Lodi, al secondo tentativo, trova un sinistro delizioso che vale il 2-2. Al 5' di recupero, dopo che il prolungamento iniziale era stato di 3'. Per il Catania è come una vittoria: un punto salvezza, per la Juve una beffa bruciante. La Champions League è fuori portata, l'Europa League sempre più lontana, a -3 dalla Roma.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 28 aprile 2011 14:15
SERIE A 2010/2011 34ª Giornata (15ª Ritorno)

Incontri del 23/04/2011
Roma - Chievo 1-0
Bari - Sampdoria 0-1
Bologna - Cesena 0-2
Cagliari - Fiorentina 1-2
Genoa - Lecce 4-2
Inter - Lazio 2-1
Palermo - Napoli 2-1
Udinese - Parma 0-2
Brescia - Milan 0-1
Juventus - Catania 2-2

Classifica
1) Milan punti 74;
2) Inter punti 66;
3) Napoli punti 65;
4) Lazio punti 60;
5) Udinese punti 59;
6) Roma punti 56;
7) Juventus punti 53;
8) Palermo punti 50;
9) Fiorentina punti 46;
10) Genoa punti 45;
11) Cagliari punti 44;
12) Bologna(-3) punti 40;
13) Chievo punti 39;
14) Parma punti 38;
15) Catania e Cesena punti 37;
17) Lecce e Sampdoria punti 35;
19) Brescia punti 30;
20) Bari punti 21.

(-3) punti di penalità.
binariomorto
00domenica 1 maggio 2011 00:16
Sì, l'Inter è proprio Pazza
Il Milan deve rinviare la festa

Il centravanti azzurro segna due splendidi gol nel recupero e condanna il Cesena, avanti fino al 90'. Ai rossoneri non basterà battere il Bologna per festeggiare

CESENA, 30 aprile 2011 - Giampaolo Pazzini è un grande centravanti. E da oggi è anche un guastafeste. L'ex attaccante della Samp segna due gol nel recupero a Cesena e firma la vittoria dell'Inter per 2-1 al Manuzzi. L'ennesima rimonta stagionale nerazzurra. Che ai fini della classifica cambierà molto poco. Non vediamo come il Milan possa perdere lo scudetto. Ma vuoi mettere la soddisfazione di far rinviare la festa ai cugini rossoneri, che già stavano preparando tutto? Ora la squadra di Allegri dovrà faticare un altro po'. E le scatole a Milanello gireranno eccome, perché prima del recupero le bottiglie erano pronte ad essere stappate. Senza contare che con questi tre punti la Champions senza preliminare per Leonardo è poco meno che assicurata.

VERDETTO — Risultato che punisce il Cesena oltre i suoi demeriti. Perché l'Inter gioca da grande squadra quale è solo dopo l'ingresso di Pazzini e dopo essere andata sotto. Gioca un primo tempo svogliato. Ma produce un finale, più sui nervi che sulla lucidità, di grande spessore. Con Pazzini che di testa le prende tutte e manda la difesa di Ficcadenti nel panico. E dopo aver sbagliato la direzione di due stacchi, prima si inventa un gol alla Ibra, e poi salta in testa a tutti all'ultima palla utile. Aiutato da un Cesena in calo fisico, dopo una partita giocata a mille all'ora.


ETO'O E MILITO VICINI — Leonardo, che senza Stankovic e Sneijder non ha trequartisti, si affida al 4-4-2 con Motta-Cambiasso centrali e Pandev largo a sinistra, davanti all'ex Nagatomo. In avanti Milito gioca vicino ad Eto'o, come poche volte abbiamo visto in questa stagione.


DINAMISMO — Ficcadenti sceglie Budan centravanti, con il dinamismo di Giaccherini e la classe di Jimenez a sostenerlo. I romagnoli aggrediscono subito meglio la partita, con un quarto d'ora di grande intensità nel pressing. I tre di centrocampo, Sammarco-Caserta-Parolo, sono dinamici e solidi in interdizione. Così l'Inter, che non ha certo il sangue negli occhi, subisce l'intensità del Cesena. La più grossa palla gol del primo tempo arriva al 6': rinvio di Antonioli, sponda di Budan per Giaccherini, che allungandosi la palla facilita l'uscita di Castellazzi, poi aiutato da Maicon a liberare. Come dire che con un rinvio e un colpo di testa il Cesena è andato in porta. Non il massimo della presenza per i nerazzurri.

POSSESSO PALLA — L'Inter entra in partita quando coinvolge nella manovra i terzini Maicon e Nagatomo, allargando il gioco. Ma il Cesena difende bene e concede solo un paio di conclusioni da lontano a Motta e Lucio. Milito ed Eto'o vedono pochi palloni. E a loro volta non danno mai profondità. Soprattutto l'argentino mostra di essere ancora il lontano parente del meraviglioso centravanti del triplete.

IRREGOLARE MA MERITATO — Si riparte e il copione è il medesimo del primo tempo. Il Cesena aggredisce la partita. E l'Inter sembra molle, più mentalmente che fisicamente. I romagnoli attaccano. Conquistano corner, chiudono l'Inter in area. E segnano con merito all'11'. Giaccherini viene incontro tra le linee, allarga a destra per Ceccarelli che crossa per Budan. Lucio è nettamente sorpreso, anche se il piede sinistro del croato è avanti rispetto al brasiliano al momento del traversone. Fuorigioco di centimetri. E Cesena avanti.


REAZIONE — A questo punto l'Inter entra in partita. Anche grazie al cambio di Leonardo, che toglie un impalpabile Pandev, azzoppato da Ceccarelli, e mette Pazzini. Azzeccato anche il cambio tra un Motta non al meglio e Mariga, che non è Xavi quando ha la palla tra i piedi, ma corre come un dannato. Ci mette del suo anche Ficcadenti, che abbassa troppo la squadra levando Giaccherini per un altro stopper, Benalouane. Così Maicon, che non ha più l'ex Pavia che lo attacca in contropiede, inizia a sgroppare come sa. I nerazzurri faticano a manovrare con incisività, ma chiudono in area il Cesena e sfiorano per tre volte il gol. Una volta con Lucio e due con Pazzini. Sempre con colpi di testa che non inquadrano la porta.

PAZZO RECUPERO — Il Cesena, chiuso nella sua area, è in affanno. Ma ci vuole un gran gol di Pazzini, che brucia Benalouane e conclude con un esterno in acrobazia, per pareggiare. A questo punto l'Inter, squadra che vive sui nervi se ce n'è una, insiste. Il Cesena ha paura. E con certi califfi non puoi permettertela. Maicon crossa da par suo per Pazzini, ancora perfetto nello stacco. Von Bergen, fin qui il migliore del Cesena a nostro avviso, si fa bruciare. Antonioli non può farci nulla.

SALVEZZA? — E così il Cesena, a più cinque sulla zona retrocessione prima del recupero, si ritrova più che mai inguaiato. Con la consolazione, molto magra per la verità, che con altre 3 partite giocate così non sarà un problema restare in serie A.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 1 maggio 2011 00:20
Hamsik-gol, Napoli in orbita
La Champions si avvicina

Lo slovacco firma al 38' della ripresa il gol che vale la vittoria per 1-0 sul Genoa. Gli uomini di Mazzarri hanno ora 9 punti di vantaggio sull'Udinese, quinto

NAPOLI, 30 aprile 2011 - La legge di Hamsik. Lo slovacco è uno di quei talenti a cui basta uno spunto per decidere una partita, come il diagonale dopo 83' minuti di latitanza che lancia lancia il Napoli in orbita. Al passo con l’Inter, seconda in classifica un punto avanti, ma soprattutto a +9 sull’Udinese quinta in graduatoria e prima esclusa dall'Europa più preziosa. La certezza della qualificazione alla Champions League non arriverà con tre giornate di anticipo, visto che i friulani hanno il vantaggio degli scontri diretti, ma gli uomini di Mazzarri vedono un traguardo storico e meritato al termine di una stagione vissuta da protagonisti. L’1-0 contro il Genoa, vittoria che interrompe la striscia di due sconfitte (la peggiore stagionale dei Mazzarri boys), conferma che il Napoli è una squadra che non molla mai e che colpisce duro nel secondo tempo (36 gol su 55 dopo l’intervallo), quando i padroni di casa si sono fatti vivi con insistenza dalle parti di Eduardo, fondamentale nel tenere inviolata la porta del Genoa fino allo spunto vincente di Hamsik.

INIZIO LENTO — Il Napoli ritrova Lavezzi dopo la squalifica. In difesa c’è Aronica e non Ruiz, a centrocampo Pazienza e non Yebda. Genoa in emergenza: tre squalificati (Palacio, Dainelli e Milanetto), Rafinha in campo con la febbre e tre Primavera in panchina. I padroni di casa provano ad imporre il gioco su un campo pesante per la pioggia, ma pendono a sinistra (dove la velocità di Lavezzi manda in crisi i difensori del Genoa) visto che a destra Maggio è stretto nella morsa di Criscito e Antonelli. Gli ospiti lasciano fare, rischiando grosso solo su un tiro da fuori di Lavezzi (12’) e un’incornata da centro area di Pazienza (20’), ma crescono alla distanza, con Criscito che si fa più intraprendente a sinistra e Floro Flores che gira attorno alla boa Paloschi per creare spazi. De Sanctis però non corre pericoli veri, e il primo tempo va in archivio senza tiri in porta e col Napoli al 62% di possesso palla.

IL SEGNO DI HAMSIK — Il Napoli è più pericoloso nella ripresa e diventa inquilino stabile della metà campo del Genoa. Lavezzi è ispirato, Hamsik e Cavani un po’ meno ma basta la loro presenza a far paura. Il San Paolo, che si scalda anche sotto il diluvio, non ha però fatto i conti con Eduardo, spesso colpevole delle disavventure stagionali dei rossoblu, ma stasera in stato di grazia. Il portiere portoghese nega il gol a Yebda (subentrato a Pazienza) al 17’, poi si ripete sul colpo di testa ravvicinato di Lavezzi al 23’. E quando non ci arriva in prima persona si fa dare una mano da Criscito (in due occasioni toglie a Maggio un facile tap-in) e dalla faccia di Kaladze (protagonista di un salvataggio “involontario” al 22’, quando facilita l’intervento del portiere dopo un colpo di testa mancato di Cavani). Ballardini nel frattempo prova a vincere inserendo un attaccante in più, Jelenic, ma finendo per sbilanciare la squadra. E il Napoli è in agguato e colpisce, al 38’: rilancio lungo di Aronica, spizzata di testa di Cavani per Hamsik, che approfitta del metro che gli concede Criscito per battere Eduardo firmando la sua rete numero 11 in Serie A nel 2010-11. Il Genoa, che nel 2011 fuori casa ha vinto solo nel recupero del derby con la Samp, ci prova e nel finale mette qualche brivido al Napoli, ma la porta di De Sanctis non crolla: gli uomini di Mazzarri si mettono alle spalle le due sconfitte consecutive e tornano a vedere la Champions.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 1 maggio 2011 20:12
Milan, basta Flamini
Manca un punto al tricolore

I rossoneri, pur senza entusiasmare, vincono 1-0 contro il Bologna grazie a una rete del francese. Partita blanda, nella ripresa espulso il rossoblù Della Rocca per fallo brutto su Nesta. Per lo scudetto ora è sufficiente un pari

MILANO, 1 maggio 2011 - Un punto e il Diavolo è in Paradiso. Un punto sabato all'Olimpico contro la Roma e lo scudetto numero 18 arriva sulle maglie del Milan. A sbrigare la pratica Bologna la banda Allegri impiega il tempo di una pausa caffè: 8 minuti. Flamini, non esattamente un fedelissimo del gol, si lancia in verticale e infila Viviano in due tempi. Cannoniere atipico, ma simbolico. Questo Milan era stato annunciato in estate come il circo dello spettacolo estremo: Ibra, Dinho, Binho, Pato, Seedorf e chi più ne ha più ne metta. Andò a sbattere la seconda giornata contro il Cesena e Allegri cominciò a lavorare al progetto di una squadra vera, equilibrata. Che nacque a Bari, alla decima giornata: Gattuso, Ambrosini, Flamini. Il Milan dei mediani. Vittoria per 3-2, segnò anche Flamini, appunto, che col Bologna ha firmato un gol quasi-scudetto. Ecco perché simbolico. La curva Sud ha opportunamente steso lo striscione: "Grazie, Allegri". Più decisivo di Ibra.


BOLOGNA PASSIVO — Il gol narcotizza una partita che, a questo punto, ha poco da dire e si trascina pigra sotto il sole. Il Bologna non si danna certo per raddrizzarla. Malesani ha spalmato una difesa a 4 e una diga di 5 centrocampisti con il solo Di Vaio in attacco. Un assetto per contenere che non si scompone neppure quando becca gol. Continua a contenere e a limitare i danni, con i soli Mudingayi e Mutarelli che, per deformazione professionale da mediani, mostrano i denti. Quinta sconfitta consecutiva: un crollo a salvezza acquisita che rinnega in parte l'ammirazione guadagnata quando la squadra combatteva dignitosamente senza società e senza stipendi.


MILAN AL MINIMO — I rossoneri sfiorano il raddoppio con Cassano (17') e Flamini (45') che arrivano soli davanti a Viviano, ma lo centrano in pieno. Per il resto gestiscono più che affondare. Quasi sempre sottoritmo. Vedi il passo di Seedorf. Tra più vispi Robinho, anche se impreciso, e Boateng, il migliore, l'unico che ragiona in verticale e osa correre. Sua la palla recuperata al 16' della ripresa che Cassano cucina per Robinho: provvidenziale recupero di Britos. L'ingresso di Ramirez e Gimenez spinge avanti il Bologna. Gimenez spaventa Abbiati di testa (30'), Ramirez firma il primo tiro in porta (32') degli emiliani. Quanto basta per innervosire il pubblico che sollecita la serenità del raddoppio. Ma questo Milan pigro e stanco non raccoglie. Non si capisce perché Allegri non lo soccorra con dei cambi. Lo fa finalmente quando Britos (35') sfiora il pari e casca qualche fischio dalle tribune. Entra Pirlo per Boateng, poi il giovane Beretta per Cassano (così e così). Buono invece il ritorno da titolare di capitan Ambrosini: tosto e continuo.

DELLA ROCCA ROSSO — L'espulsione, esagerata, di Della Rocca (37') frena il Bologna che con l'orgoglioso finale ha lucidato in parte la sua prestazione e le ultime uscite balorde che hanno messo a rischio Malesani: stavolta almeno ci ha messo cuore. San Siro rischia di vedere il 2-0 di baby Beretta poi si abbandona ai canti di gioia: "Vinceremo il tricolor!".. A Silvio Berlusconi in tribuna va bene così. Un punto, manca solo un punto. Se la Roma affamata di Champions farà brutti scherzi, il Milan lo festeggerà con il Cagliari a San Siro, il giorno delle elezioni amministrative.

Luigi Garlando

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 1 maggio 2011 20:15
La Fiorentina fa cinquina
Udinese, passo falso Champions

Al Franchi finisce 5-2: doppiette di D'Agostino e Cerci e gran gol di Vargas per i viola, centri di Pinzi e Asamoah per i bianconeri. Gara divertente, toscani scatenati sulle fasce. Gli uomini di Guidolin vedono complicarsi la rincorsa al 4° posto

FIRENZE, 1 maggio 2011 - Vola la Fiorentina. La squadra viola frena la corsa Champions dell’Udinese e si gode l’esplosione di D’Agostino e la rinascita di Vargas e Cerci. Finisce 5 a 2 al Franchi. Emozioni vere. La banda di Mihajlovic non soffre per l’assenza di Mutu. Anzi. L’infortunio del fuoriclasse romeno spalanca le porte della prima squadra a D’Agostino. E l’ex friulano incanta. Grande personalità in cabina di regia e due gol. Non solo, D’Agostino dimostra di poter convivere benissimo con Montolivo e Behrami in un centrocampo a tre. Ci pensino i dirigenti viola prima di "rinunciare" alla possibilità di riscattare a giugno l’ex gioiello dell’Udinese.


LA VIOLA PARTE FORTE — La Fiorentina parte a cento all’ora e sblocca il risultato al 9’ con una formidabile conclusione di Vargas. Il talento peruviano (corteggiato dal Manchester City) batte Handanovic con una magia di sinistro, al volo. Il raddoppio arriva al 22’ con D’Agostino pronto a raccogliere in mischia un pallone vagante. E l’Udinese? La squadra di Guidolin non riesce a sviluppare il suo calcio migliore, L’assenza di Sanchez pesa. Eccome. Comunque al 28’ i friulani si sbloccano con una bella conclusione di Pinzi. Ma non è giornata per l’Udinese. La squadra di Mihajlovic è padrona del campo. Gilardino si mangia un paio di comode occasioni da gol. Ma al 5’ del secondo tempo la Fiorentina va a segno ancora con D’Agostino anche se la conclusione del centrocampista è deviata di Zapata. Gli ospiti provano a reagire. Asamoah riapre la gara realizzando il 2 a 3. Ma l’Udinese non riesce a sviluppare le abituali geometrie in contropiede. Riesce, invece, tutto facile alla Fiorentina.

CERCI: MOMENTO MAGICO — E, nel finale di gara, sale alla ribalta un altro giocatore che è stato a lungo criticato dalla piazza gigliata: Alessio Cerci. L’esterno infila una doppietta che stende definitivamente la formazione di Guidolin. Cerci beffa Handanovic prima con un pallonetto poi, con una conclusione imparabile (su assist di Marchionni). La Fiorentina allunga la sua striscia positiva. E aumenta i rimpianti per una stagione rovinata con un avvio disastroso. Ormai è tardi per conquistare un posto in Europa. Ma il 5 a 2 contro l’Udinese è un messaggio importante per il futuro. E in rampa di lancio c’é anche Jovetic che, dopo il grave incidente al ginocchio, è pronto a rientrare nella mischia. Per l’Udinese è un brutto passo falso in chiave Champions. Ma per Di Natale e compagni non è ancora finita.

Luca Calamai

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 1 maggio 2011 20:18
Il Cagliari non ha voglia
Catania, salvezza in vista

La squadra di Simeone batte 2-0 i rinunciatari sardi con i gol di Silvestre e Bergessio e fa un passo decisivo per evitare la retrocessione

CATANIA, 1 maggio 2011 - In dieci è più facile. Il Catania va in inferiorità numerica e nel finale batte il Cagliari portandosi quasi in salvo. I sardi in precedenza hanno sprecato un paio di occasioni per segnare. Una liberazione per i tifosi catanesi, perché a quota 40 la salvezza è a portata di mano.


CAGLIARI RINUNCIATARIO — S’inizia a ritmo basso da ambo le parti, e la partita non riesce a decollare. Dovrebbe essere il Catania a premere sull’acceleratore, la squadra di Simeone avrebbe l’obbligo di vincere per mettersi al riparo da sgradite sorprese e il Cagliari per altro non sembra intenzionato a mettergli i bastoni fra le ruote. Ma nonostante tutto la formazione etnea non riesce a trovare il bandolo di una manovra convincente ed efficace. E come al solito deve affidarsi all’estro e all’inventiva dei singoli. Che non sempre sortisce l’effetto necessario. Il Cagliari santifica la festa del lavoro, incrociando quasi le gambe, fino a commettere errori persino imbarazzanti nella ripresa.

SENZA LODI E SCHELOTTO — Simeone si affida alla stessa formazione del sabato di Pasqua con l’unica variante di Bergessio al posto di Izco, per un poco redditizio 4-3-3, anzi diremmo quasi inutile vista la carenza di gioco a vantaggio delle punte. E in questo senso si capisce poco la simultanea esclusione di Lodi (quello della punizione che fruttò il miracoloso pareggio sulla Juve) e Schelotto, uno dei pochi se non l’unico capace di creare la superiorità sulla fascia: non a casa la vittoria arriva dopo il loro ingresso in campo. Il gioco del Catania si sviluppa quasi esclusivamente dalla sinistra, sull’asse Capuano-Ricchiuti. Nei primi 45 minuti i padroni di casa costruiscono 6 situazioni offensive con Bergessio, Maxi Lopez e Gomez, ma mai realmente pericolose. L’occasione più propizia del tempo è un gran tiro dalla distanza di Biondini che sfiora la traversa nell’unica iniziativa offensiva cagliaritana.

CAMBIO RITMO — Altra musica ad inizio ripresa con Agostini che salva sulla linea un colpo di testa di Gomez (dopo un rigore reclamato da Maxi per un contatto in area) e poi Acquafresca che nel giro di 2 minuti fallisce un paio di clamorose palle gol (soprattutto la prima). Poi succede quasi più nulla fino alla mezz'ora quando Alvarez si immola per frenare la corsa solitaria di Cossu e viene inevitabilmente espulso. Quella che poi paradossalmente risulterà la "mossa vincente". Dopo 4 minuti infatti il Catania passa: angolo di Lodi, testa di Spolli, respinta di Agazzi, riprende Silvestre che infila il suo quinto gol. Ancora 3 minuti e raddoppia Bergessio (l’uomo che aveva sbagliato l’impossibile) riprendendo una respinta di Agazzi su tiro di Lodi, ma il numero lo fa Schelotto tenendo viva un'azione quando la palla sembrava persa. Catania quasi salvo.

Francesco Caruso

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 1 maggio 2011 20:21
Festeggia il Chievo
Lecce, ora è durissima

Un gol di Rigoni decide la sfida di Verona. Anche se la matematica ancora non dà la salvezza certa, i veronesi possono stare tranquilli. I salentini fanno una partita troppo rinunciataria e la B è molto vicina

VERONA, 1 maggio 2011 - Chievo salvo, Lecce appeso a un filo. Con più sette sulle terzultime, e a tre giornate dalla fine, la squadra di Pioli si è tirata fuori dalla lotta salvezza. Quarantadue punti possono bastare. Il Lecce resta inchiodato a quota 35 e buon per i pugliesi che la Samp sia stata inchiodata sul 3-3 dal Brescia. Terzultimo posto in “solitaria”, però. Oggi come oggi sarebbe Serie B. Non è la fine, la Samp resta a tiro di sorpasso, ma avanti così sarà difficile salvarsi. Seconda sconfitta di fila per i giallorossi. Il Lecce sembra aver perso fiducia in se stesso. Contro il Chievo non sarebbe stato impossibile acciuffare un pari per restare in linea di galleggiamento, ma alla fine la squadra ha pagato l’atteggiamento rinunciatario di partenza.

BRAVO CHIEVO — Quest’anno si festeggia il decennale della prima promozione in Serie A. Correva l’anno 2001 e il Chievo l’allenava Gigi Delneri. Salvo una breve interruzione, una stagione in B, il club pandorato ha messo le tende nel campionato che più conta e se non è un record, gli assomiglia. Quest’anno la salvezza l’ha portata a casa Stefano Pioli, un allenatore che non sarà Pep Guardiola, ma che il mestiere lo conosce. Anche ieri gestione della partita e zampata al momento giusto.

PRIMO TEMPO — Terrorizzate dalla paura di perdere, Chievo e Lecce hanno dato vita a un primo tempo sonnolento. Emozioni col contagocce, freno a mano tirato. Tanti errori, bassi ritmi. Poche emozioni. La prima la confeziona il Lecce al 9’, con un contropiede micidiale. Bravo Di Michele a tenere vivo un pallone difficile, da terra (l’attaccante era scivolato) e a toccare per Mesbah sulla fascia e mette in mezzo un pallone radente per lo stesso Di Michele, che arriva sul pallone in apnea e incoccia in un difensore del Chievo (palla in angolo). La risposta del Chievo arriva con un’iniziativa di Bogliacino sulla sinistra: cross in mezzo per Moscardelli, tocco dell’attaccante e pallone fuori di niente. Altro brivido per i tifosi del Chievo verso la fine, al 38’: punizione di Olivera e da pochi passi Ferrario di testa mette alto. Spira vento di pareggio, in fondo l punto a testa sarebbe il male minore, ma i profeti del “biscotto” sono stati smentiti.

SECONDO TEMPO — Il gol partita nella prima parte della ripresa (13’). Punizione dalla destra, bravo Pellissier a liberarsi della marcatura di Ferrario e a colpire di testa. Palla indirizzata nell’angolo lontano, mezzo miracolo di Rosati, ma sulla deviazione del portiere leccese si avventa Rigoni che mette dentro con grande opportunismo. Come da prassi De Canio a quel punto ha via via ridisegnato la squadra. Dentro Corvia e Piatti per Giacomazzi, che non gradisce la sostituzione e getta via la fascia di capitano, e Brivio. Spazio, infine, anche per Chevanton a una manciata di minuti dalla fine. La reazione del Lecce però non è sembrata granché. Anzi, poco dopo il gol di Rigoni, è stato il Chievo a sfiorare il raddoppio: Moscardelli, innescato da Pellissier, ha messo fuori a tu per tu con Rosati. Il Lecce si è fatto vivo con due colpi di testa fuori misura: il primo di Mesbah (22’) e il secondo di Chevanton (40’). Quasi allo scadere (44’) è stato Ferrario a non approfittare di un’incertezza di Sorrentino, bravo a rimediare. Nel recupero anche il portiere Rosati si è portato nell’area veronese e il Lecce ha rischiato la seconda rete su un ribaltamento improvviso: Pellissier l’ha segnata, ma il guardalinee l’ha fatta annullare per fuorigioco. Tutto sommato l’1-0 ci sta. Da una squadra con l’acqua alla gola come il Lecce era lecito aspettarsi molto di più.

dal nostro inviato
Sebastiano Vernazza


Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 1 maggio 2011 20:25
Sirigu apre con papera
Il Parma ne approfitta e va

I padroni di casa trovano subito il vantaggio (Dzemaili al 2' sfrutta un clamoroso errore del portiere, ma anche dell'arbitro), allungano al 18' con Modesto e subiscono il parziale recupero dei rosanero (Pastore all'11' della ripresa), poi Candreva chiude il match. Mirante k.o.

PARMA, 1 maggio 2011 - E' la festa dei lavoratori e Blerim Dzemaili appartiene al settore più estremo della categoria: a gente come lui vengono associati aggettivi o metafore bagnate di sudore. Si dice che i mediani compiono un lavoro oscuro, oppure fanno legna. Gol, pochi: le soddisfazioni maggiori arrivano dai complimenti dei compagni che ne sfruttano la fatica. Quando lo svizzero nato in Macedonia si stacca dalla linea di centrocampo per correre a pressare in un angolo remoto, tutti pensano che inizi soltanto la sua consueta sfacchinata. Ma i passi di Dzemaili mettono paura al Palermo: la palla va indietro fino al portiere Sirigu, che rinvia verso la schiena del numero 10. Il suo primo gol in 77 gare in A è una ribattuta con il braccio, da girato, dopo neanche 100 secondi (1'34"), ma è il simbolo del risultato attraverso la fatica. Lo merita anche se l'arbitro lo aiuta in maniera commovente.

SALVEZZA CERTA — La salvezza ormai non è più un problema per il Parma, l'Europa (attraverso il campionato) è lontanissima per il Palermo. Dopo 18 minuti, con il raddoppio di Modesto, la contesa sembra chiusa. Il massimo che riesce a Delio Rossi è un'illusione di riapertura con i cambi della ripresa (dentro Acquah e Pinilla per Bacinovic e Ilicic, mantenendo il 4-3-2-1) e la crescita di Pastore, turista per caso nella prima metà. Ma alla rete dell'argentino, non seguono adeguate palle gol per i palermitani, che si sgonfiano a metà ripresa e lasciano il contropiede del tris a Candreva. Anche senza Amauri, il 4-4-2 di Colomba funziona pure sottoporta.

LA RINASCITA — Tre vittorie consecutive sono un lusso mai visto in questa stagione per il Parma. Ma se dopo Inter e Udinese viene stirato anche il Palermo, altra appartenente alla zona medio-alta della classifica, è lecito chiedersi quanta sofferenza gratuita sia stata imposta ai tifosi gialloblù. Adesso l'aggettivo più usato è sereno: tutto è sereno, il clima, il rapporto con la tifoseria, il tratto del nuovo allenatore Franco Colomba, nove punti in quattro uscite. Una salvezza serena: un mese fa pochi ci scommettevano.

dal nostro inviato
Pierfrancesco Archetti


Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 1 maggio 2011 20:28
Sampdoria, tripla rimonta
Il Brescia si mangia le mani

La sfida salvezza di Marassi finisce 3-3. Un gol di Mannini nei minuti di recupero complica la vita ai lombardi, che si erano trovati in vantaggio per tre volte (Eder e doppietta di Caracciolo). Di Pozzi e Tissone gli altri gol

GENOVA, 1 maggio 2011 - All’inferno e ritorno, questa Sampdoria che va sotto per tre volte nella ripresa sotto i colpi del Brescia, ma alla fine riesce sempre a recuperare lo svantaggio. L’ultimo, in pieno recupero, con un tiro impossibile di Mannini. E’ successo l’incredibile, in una partita dominata dalla paura e dallo spettro della retrocessione, che nel primo tempo ha regalato zero emozioni, fra due squadre povere di gioco e di idee. I blucerchiati hanno tuttavia avuto il merito perlomeno di provarci già nella prima frazione, pur con i propri evidenti limiti offensivi, mentre la squadra di Iachini ha badato inizialmente a tenere il pareggio, anche se il punto finale la allontana dalla salvezza, a tre gare dalla fine del campionato. Adesso, invece, la banda-Cavasin può affrontare con ben altro spirito la stracittadina di domenica prossima con il Genoa.


LA CHIAVE — La Sampdoria ha provato a far saltare il banco buttando subito nella mischia Biabiany al fianco di Pozzi, ma la mossa per lunghi tratti della gara non dà i risultati sperati, perché il francese avrebbe bisogno di un maggior numero di palloni in profondità. Il Brescia si difende, non sempre con ordine, ma rischiando per metà gara ben poco, contro un avversario che attacca di più sulla fascia destra con Mannini, ma di fatto si rende maggiormente pericoloso solo quando Laczko prova a sfondare sulla sinistra.

BOTTA E RISPOSTA — I blucerchiati, che hanno protestato per un contatto Zoboli-Pozzi in piena area nel primo tempo (’26’), sembrano in grado di controllare un Brescia ben poco pericoloso in avanti con Eder (chiuso da Lucchini) e Caracciolo, stretto nella morsa di Zauri e Gastaldello. Invece, in maniera inaspettata, in avvio di ripresa saltano tutti gli equilibri. Eder ha trovato la rete al primo tiro in porta bresciano della partita, Pozzi gli ha risposto quasi subito (ma il merito è tutto di Biabiany) rimettendo la gara in parità.


DISASTRO GASTALDELLO — Fino al patatrac di Gastaldello (peccato mortale su Caracciolo), che regala all’attaccante ospite il pallone del vantaggio-bis. Sembra l’inizio del dramma, ma la Samp riacciuffa il pari con uno slalom vincente di Tissone. Finita qui? Macché: in balia della paura i padroni di casa finiscono nuovamente al tappeto, quando ancora Caracciolo (concorso di colpa fra Zauri e Curci, beccato dalla tifoseria sampdoriana) ridà fiato alle speranze di salvezza dei lombardi. Dramma Samp, ma è durato poco: perché al minuto numero 46, in uno stadio trasformato in una bolgia, Mannini s’inventa il dribbling (su Zebina) e il tiro (sul primo palo) che batte di nuovo Arcari. Un gol da ex, visto che proprio a Brescia, Mannini ha debuttato in A.

NON E' FINITA — Il Brescia mastica amaro: salvezza difficilissima, ma non impossibile. La Samp non si può ancora fregare le mani, ma il punto guadagnato sul Lecce allontana un pizzico la paura e alimenta la speranza.

Filippo Grimaldi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 2 maggio 2011 13:19
Roma&Totti: rimonta e sorpasso
Bari battuto al 95': 3-2 in nove

La squadra di Montella trova una vittoria incredibile al San Nicola. Il capitano giallorosso segna una doppietta e sbaglia un rigore, ma supera Baggio nella classifica dei cannonieri in A (206 reti). Il gol di Rosi tiene i romanisti in corsa per la Champions: espulsi De Rossi, Perrotta e Glik. Il Bari centra anche due legni con Huseklepp e Ghezzal

BARI, 1 maggio 2011 - I 15.649 tra paganti e abbonati presenti al San Nicola di Bari - eroici o folli, fate voi - che hanno assistito al successo della Roma per 2-3 hanno avuto un paio di buoni motivi per giustificare in famiglia il loro gesto apparentemente sconsiderato ed altrettanti per farsi rimproverare dai familiari. 1) Hanno visto una partita santificata da cinque gol 2) Hanno ammirato Francesco Totti segnare una doppietta e - giunto a quota 206 - scavalcare Roberto Baggio nella classifica dei marcatori della storia della serie A. Le ragioni opposte invece per scegliere il cinema o altro sono queste: 1) Hanno definitivamente compreso come le ultime giornate del nostro campionato hanno una regolarità a volte "sui generis" e in ogni caso imbarazzante 2) Il nervosismo del nostro calcio - espulsi De Rossi, Glik e Perrotta - ha superato qualsiasi buon senso e giustificazione.


RIMONTA E NERVOSISMO — Esaurite tutte le ragioni, resta solo la malinconia di una partita in cui una squadra già retrocessa, fischiata e insultata dai propri tifosi ("Mercenari pezzi di merda", il coro più gettonato) ha tenuto sotto scacco per quasi tutto il match una formazione che ha ancora fondate speranze di accedere alla Champions League della prossima stagione. Nel primo tempo, se le due compagini si fossero scambiate le maglie, non ci sarebbe stata ragione per pensare che gli undici provenienti da Roma erano quelli che si giocavano l’Europa che conta. Un Bari in disarmo, con almeno sei titolari infortunati, non a disposizione oppure in panchina (Rivas, Alvarez, Ghezzal, Rossi) ha alimentato vagonate di rimpianti per una stagione sbagliata, almeno finché ha deciso di giocare, avendo messo all’attivo anche due legni (autopalo di Juan e Ghezzal). Poi, nella più perfetta consuetudine del calcio italiano, ha forse deciso di non crearsi nemici e così possiamo eufemisticamente dire che si è dimostrato arrendevole nonostante il buon periodo passato in superiorità numerica. Già, perché la Roma - oltre ai soliti incancreniti limiti - ha dimostrato un tasso di nervosismo imbarazzante. Risultato? De Rossi espulso al 4’ della ripresa per una gomitata a Bentivoglio ("reo"di avergli fatto un tunnel), Perrotta per un colpetto a Masiello (Glik era uscito per fallo da rigore e proteste) e Totti nel primo tempo probabilmente graziato visto che - dopo che Parisi ha respinto in area in modo sospetto (mani) un tiro dello stesso capitano giallorosso - pare subire una serie di frasi il labiale denuncia come "bastardo, pezzo di m...". Insomma, il 10 contro 9 finale ha fatto saltare ogni schema.


RUSSO E I GOL — Segnalato come l’arbitro Russo - che innescò una serie di furibonde proteste ufficiali della Roma dopo il penalizzante arbitraggio di Brescia-Roma - dopo trenta partite ritrova i giallorossi e si adegua alla triste deriva del match, prima perdendone il controllo e poi non concedendo all’ultimo minuto un solare angolo al Bari cha avrebbe chiuso il match sul pari e invece ha innescato la rete della vittoria. Psicologicamente, insomma, non era pronto per tornare sulla Roma, e Lazio e Udinese di sicuro si lamenteranno anche perché la Roma ha tagliato il traguardo dei 13 rigori in campionato. Alla fine, concediamo la passerella agli autori delle reti: Bentivoglio su rigore e Totti su punizione, Huseklepp di testa, ancora Totti su rigore e Rosi nel gran finale. Il capitano ha mancato la tripletta grazie al gran volo di Gillet sul terzo rigore concesso da Russo, ma una partita così malinconica, forse, non meritava la nobiltà di una tripletta.

dal nostro inviato
Massimo Cecchini


Fonte: gazzetta
binariomorto
00martedì 3 maggio 2011 00:19
Juve, colpaccio Pepe a Roma
Lazio beffata dopo gli sprechi

I bianconeri vincono all'Olimpico nella capitale grazie al sinistro vincente dell'esterno deviato nella sua porta da Scaloni all'87'. La squadra di Reja ha attaccato per 80' sprecando tanto, ma ha pagato l'espulsione di Ledesma per doppio giallo nel finale. Juve a -3 dall'Europa League e -4 dalla Champions

MILANO, 2 maggio 2011 - Il calcio è incredibile. E allora può succedere che una Juventus che si è difesa quasi ad oltranza per 80' vinca all'Olimpico contro la Lazio grazie ad un'autorete. E trovi così tre punti fondamentali, anzi di più. Perchè il sinistro di Pepe che Scaloni, entrato per un'infortunio occorso a Biava, devia nella sua porta, spiazzando Muslera, significa Juve a -3 da un posto certo in Europa League e solo a -4 dalla Lazio, che resta al 4° posto. Ma che può recriminare di tutto e di più. Ha creato tanto, sprecato di più, non ha ottenuto un rigore solare, è rimasta con l'uomo in meno per una dabbenaggine di Ledesma è poi si è trovata a mani vuote dopo una prestazione indubbiamente positiva. Ci risiamo, peraltro. Era successo già la giornata prima: allora la vittoria beffarda ai suoi danni era stata firmata dall'Inter, che però perlomeno aveva mostrato fiammate di gioco. La Juve stavolta ha pescato un jolly da un mazzo con un centinaio di carte: del resto la fortuna gli aveva girato le spalle diverse volte in questa stagione, non ultima nella gara con il Catania, stavolta le ha restituito tutto con gli interessi. I bianconeri sono imbattuti da 7 partite, al di là di prestazioni modeste, i risultati adesso arrivano con continuità.


LAZIO GENEROSA, MA POCO CONCRETA — Il primo tempo è bruttino. La Lazio fa la partita, spinge, ma fatica a concretizzare la mole di gioco in occasioni. I biancocelesti sfondano sulle fasce, con Zarate che si allarga sulla sinistra e mette in croce Motta, costretto a fare i conti con la vitalità di Brocchi, ignorato da Krasic, e a destra, con Lichtsteiner che fa più il tornante che il terzino ed ha un passo diverso da Grosso. Ma l'assenza di Mauri si fa sentire, in fase di rifinitura manca qualcosa, e l'unica palla gol nitida è rappresentata da un bel sinistro di Floccari respinto di piede da un ottimo riflesso da Buffon. E la Juve? Non pervenuta. Tutta dietro, e dire che avrebbe un solo risultato per tornare in corsa per l'Europa senza contare sulle disgrazie altrui (del Palermo in Coppa Italia): vincere. E invece si limita a spezzettare il gioco della squadra di Reja. I limiti di manovra ormai sono noti e un tiraccio di Melo su assist di Del Piero ne sono lo specchio più fedele, ma dopo la beffa bruciante col Catania era quantomeno lecito aspettarsi una squadra con il sacro fuoco dentro. E invece niente. La fortuna - sotto forma di una svirgolata di Lichtsteiner - prova a dare una mano alla Vecchia Signora, ma Matri calcia su Muslera quello che era diventato il più ghiotto degli assist. All'intervallo è 0-0. Netta supremazia territoriale dei padroni di casa, ma un'occasione per parte.

OCCASIONI LAZIO — La Juve più volitiva a inizio ripresa, anche come linguaggio del corpo. Non che ci volesse molto. Ma dura poco. La Lazio cresce progressivamente. Il copione è il solito: finchè il ritmo è basso c'è equilibrio, appena la Lazio lo alza, la Juve si schiaccia all'indietro, soffrendo l'inverosimile, dietro, e non per colpa dei centrali, anzi i meno peggio. Le occasioni per la Lazio si susseguono, adesso. Un sinistro di controbalzo di Brocchi, una botta di Hernanes, non un granchè, stasera, una mancato appoggio di Zarate, a due passi da Buffon, Poi Mazzoleni non vede un rigore netto per la Lazio: evidente fallo si Chiellini in area su Floccari. L'attaccante evidenzia la caduta e non ottiene nulla. Delneri cambia Motta e Matri, qualcosa deve fare: dentro Salihamidzic e Toni. Non succede nulla. Fino a quando Ledesma si fa cacciare per doppia ammonizione: plateale il fallo su Melo che gli costa la doccia anticipata.


RIBALTONE PEPE — L'espulsione costa carissima alla Lazio. Perchè la Juve al primo affondo della ripresa passa. Azione confusa: cross per Toni, che la "sbuccia", la palla finisce a Pepe, che trova un buon diagonale, deviato da Scaloni, che spiazza Muslera. La Juve - spesso beffata -, stavolta beffa la Lazio oltre i propri meriti. Roma e Udinese sono a -3, la distanza da un posto certo in l'Europa League, la Champions è poco più lontana, a 4 punti proprio dalla Lazio. Che deve andare a farsi benedire dopo le sconfitte brucianti con Inter e Juventus.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
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