Campionato Serie A 2010/2011

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, [2], 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15
binariomorto
00domenica 19 settembre 2010 21:05
Tutta un'altra Juventus
Gioco e 4 gol all'Udinese

La squadra di Delneri chiude i conti già nel primo tempo con l'autorete di Coda e le reti di Quagliarella e Marchisio. Poi nella ripresa arrontonda il risultato il subentrato Iaquinta, ex di turno, polemico con il pubblico di Udine

UDINE, 19 settembre 2010 - La Juventus volta pagina. Dopo qualche uscita così così, con troppi punti lasciati per strada in questo avvio di stagione, vince 4-0 a Udine giocando un signor primo tempo. Che prova a fugare i primi dubbi e mugugni della tifoseria, e che fa almeno intravedere prospettive stuzzicanti. Il tempo dirà se la partita del Friuli è stata un bivio stagionale o un illusorio fuoco di paglia. Per adesso la cronaca dice che al Friuli segnano: Bonucci (provoca l'autoreta di Coda), Quagliarella, Marchisio ed un polemico Iaquinta. I quali affossano un'Udinese che - come la Juve - aveva tanto bisogno di punti, ultima a quota zero sul fondo della classifica. La squadra di Guidolin vive un pomeriggio da dimenticare. La difesa, per dire, ci ha messo del suo nello scatenare l'attacco della Vecchia Signora.

LA REGOLA DEL TRE — La Juve continua a segnare a raffica. I tre gol contro la Sampdoria prima e il Lech Poznan poi non erano bastati: colpa delle crepe difensive bianconere, stavolta invece l'Udinese non riesce a replicare. Annichilita dal triplo svantaggio maturato in soli 45'. E dire che i bianconeri presentavano un attacco pesi leggeri, con Quagliarella e Del Piero, non esattamente dei giganti, in avanti. Ma questo schieramento, che a Bari aveva toppato, stavolta funziona, grazie anche al supporto degli inserimenti offensivi di Krasic e Marchisio. Poi Iaquinta - gratuitamente polemico dopo il gol con la sua ex tifoseria - chiude i conti.


UN'ALTRA JUVE — La Juve dei primi 45' del Friuli è la migliore della stagione. Non che ci volesse molto, ma di gran lunga. Assomiglia a quella immaginata da Marotta in fase di mercato, e di quella sognata dai tifosi bianconeri, scottati dalle tante delusioni del dopo Calciopoli e costretti a lamentarsi dopo le prime modeste uscite di campionato e coppa. Anzitutto Krasic. Doveva essere il pezzo pregiato della campagna acquisti, sta cominciando a dimostrare perché. Lanciato in velocità sulla fascia destra sembra un camion, e quando c'è da crossare dimostra un piede adeguato, imbeccando Quagliarella e Marchisio per gol spettacolari. Quello dell'ex di tacco, quello del centrocampista con un sinistro meraviglioso al volo. Per entrambi è il secondo gol consecutivo in campionato. Sono reti pesanti per giocatori chiamati a fare un salto di qualità: per Marchisio quello della consacrazione, per Quagliarella per dimostrare che può essere lui l'attaccante da 15 gol che la Juve cerca disperatamente per non rimpiangere i mancati arrivi di Dzeko e Pazzini. Poi Del Piero. Leader senza età. Allenatore in campo e rifinitore delizioso, questo pomeriggio. Infine la difesa. Che per una volta non concede (quasi) niente, pur giocando molto (troppo?) alta. E Bonucci, che provoca il primo gol in mischia (l'ultimo tocco è di Coda), e Chiellini, quando si spingono in avanti sui calci piazzati, sono una minaccia costante.

POLEMICA IAQUINTA — La ripresa ha poco da dire. La gara è chiusa. L'unico spunto lo regala l'ingresso di un altro ex, Iaquinta, che sostituisce Del Piero e segna il 4-0 con un destro preciso. Poi esulta polemicamente verso la sua ex curva e viene beccato sino al fischio finale, sorbendosi pure qualche pedata dai giocatori friulani. Contorno. La Juve scaccia i fantasmi grazie alla prima vittoria in campionato. Da Udine torna con una consapevolezza e una fiducia diversa. Come la classifica, che aveva tanto bisogno di questi tre punti.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 19 settembre 2010 21:09
Parma, quanti casi-moviola
Con il Genoa finisce 1-1

Il Genoa passa nel primo tempo con un rigore di Toni. Nella ripresa pareggia Zaccardo, che era da espulsione sul penalty. Al 38' i gialloblù esultano, ma per Rizzoli la palla non oltrepassa la linea

PARMA, 19 settembre 2010 - Parma e Genoa si dividono la posta. Un 1-1 mediocre e a tratti troppo tattico e noioso, che farà comunque discutere per due buoni motivi. Non per il rigore assegnato per il netto fallo di mano di Zaccardo, poi trasformato da Toni, bensì per la mancata ammonizione del difensore, già redarguito da Rizzoli. Soprattutto perché è proprio Zaccardo a segnare il gol del pareggio al 27' della ripresa. Al 38' i padroni di casa esultano dopo una doppia smanacciata di Eduardo sulla linea di porta, ma Rizzoli dice di no: la palla non l'ha oltrepassata.


TUTTI ALL'ATTACCO — Tridenti contro al Tardini: da una parte Marques, Bojinov e Giovinco, dall'altra Palacio, Toni e Mesto. Schemi che spianano la strada allo spettacolo, ma che in realtà producono poche emozioni e molta tattica. Il primo tempo premia il Genoa non solo per il risultato, ma per la sua organizzazione difensiva, che poi è il trampolino di lancio di tutte le azioni offensive dei rossoblù. Il Parma è discontinuo e concentra il gioco su Giovinco e Marques, andando però a sbattere con il muro messo su da Gasperini, in cui Ranocchia e Dainelli fanno la differenza.

LA PRIMA VOLTA DI TONI — L'unica emozione della prima frazione resta il gol di Luca Toni, il primo della stagione con la maglia del Genoa. Rizzoli, sempre puntuale e preciso, lo assegna giustamente per un netto fallo di mano di Zaccardo che andrebbe ammonito. Ma il fischietto bolognese, che già lo aveva sanzionato con il giallo dopo soli due minuti, lo grazia. Sistema tutto Toni che invece non grazia Mirante e lo trafigge con un tiro potente e centrale. Un gol che fa sbandare i gialloblù i quali faticano a rientrare in partita e quando si presentano negli ultimi venti metri devono fare i conti con problemi di mira e mancanza di lucidità.

LA TESTA DI ZACCARDO — Scontato il copione della ripresa: Genoa arretrato a difesa del gol, ma pronto a scatenare il contropiede, potendo contare su molti piedi buoni, uomini veloci e l'astuzia di Toni, che sarà al 60%, ma quando gli capita la palla fa venire le palpitazioni al Parma. Sul fronte opposto a dannarsi di più è la "formica" Giovinco, troppo solo però per creare pericoli. Al 10' Marino si affida alla qualità di Candreva che rileva Gobbi, mentre Gasperini risponde con Kharja e Sculli per Veloso e Palacio. Ma il calcio riserva sempre sorprese. Quando la sconfitta sembra profilarsi, Giovinco al 27' guadagna una punizione al limite. A calciarla è Bojinov. Cross morbido su cui si avventa nell'area piccola Zaccardo, il cui colpo di testa batte Eduardo. Sull'1-1 il Genoa traballa e per poco non soccombe al 38', quando sul tiro di Marques, Eduardo in due tempi toglie la palla dalla porta. Il Parma esulta, Rizzoli fa cenno che non è gol, ma il dubbio rimane.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 19 settembre 2010 23:24
Al Napoli vengono i 3 minuti
Samp rimontata e battuta 2-1

La squadra di Mazzarri aggredisce fin dal primo minuto sorprendendo i doriani, ma fatica a trovare la porta. Poi, nel finale di ripresa, il fallo ingenuo di Cannavaro che regala un rigore a Cassano. Quindi la reazione e i gol di Hamsik e Cavani, su deliziosi assist di Gargano e Lavezzi, tra il 38' e il 41'

GENOVA, 19 settembre 2010 - Se è vero che sotto porta ci vuole cattiveria, il Napoli è diventato cattivo solo dopo essere andato sotto contro la Sampdoria a causa di un rigore evitabilissimo. Perché fin dall'inizio aveva attaccato ossessivamente mettendo sotto una Samp impreparata a questo atteggiamento dell'avversario. Con la cattiveria giusta, comunque, gli uomini hanno ribaltato il risultato in tre minuti a fine ripresa. Come in fondo era giusto.

NAPOLI DI CASA — Si parte, e la vera squadra di casa sembra il Napoli. Trascinata da Lavezzi, la squadra di Mazzarri inizia a martellare l'area doriana: a portare brividi sono puntualmente Lavezzi, Hamsik e Cavani. La Samp appare sorpresa e quindi in affanno. Un solo dato: 6 corner per i partenopei nei primi 20 minuti. E' solo verso metà tempo che la Samp inizia a capovolgere il fronte, con Cassano che inizia a tenere palla e a distribuire assist come quello per Guberti, che sfiora il palo di un niente. La furia agonistica e offensiva del Napoli, tuttavia, rende difficile alla Samp il compito di pensare e organzzarsi: così, a parte qualche folata di Cassano (in ombra Pazzini), è il Napoli a continuare a collezionare angoli e conclusioni, anche se queste ultime trovano raramente lo specchio della porta. Ma Dossena, che tira appena può, impegna seriamente Dossena proprio allo scadere del tempo.

LA RIPRESA — Si riprende con lo stesso copione: Napoli che aggredisce ma non concretizza, Samp che riparte ma stenta a concludere. Continua l'attivismo di un Lavezzi che però sottoporta non trova precisione, mentre sul fronte opposto si inizia a vedere Pazzini, che rientra verso metà campo a cercarsi i palloni. In tutto ciò si inizia a sentire il peso del dispendio fisico soprattutto dei partenopei: la Samp ne approfitta e iniziano le occasioni blucerchiate. E' soprattutto Guberti a tirare appena può, e a metà tempo a liberarsi con eleganza in dribbling per un gran destro a rientrare dalla distanza che finisce sulla traversa poco lontano dall'incrocio. Poi l'ingenuità proprio da parte dell'uomo di esperienza del Napoli, Paolo Cannavaro, che placca in area un Pozzi probabilmente in fuorigioco: ammonizione e rigore che Cassano trasforma. Ma il carattere del Napoli di questa sera è la vera arma in più: passano 5 minuti e Gargano inventa su punizione un assist delizioso per Hamsik, che taglia in area e conclude angolatissimo. E 3 minuti dopo è Lavezzi a confezionare l'assist da sinistra per Cavani, che devia in rete da distanza ravvicinata al volo di esterno, anticipando Lucchini. E regalando alla sua squadra la vittoria che merita dopo una partita tutta cuore e attacco.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 20 settembre 2010 14:03
SERIE A 2010/2011 3ª Giornata (3ª Andata)

Anticipi del 18/09/2010
Fiorentina - Lazio 1-2
Milan - Catania 2-0
Incontri del 19/09/2010
Bari - Cagliari 0-0
Cesena - Lecce 1-0
Chievo - Brescia 0-1
Palermo - Inter 1-2
Parma - Genoa 1-1
Roma - Bologna 2-2
Udinese - Juventus 0-4
Sampdoria - Napoli 1-2

Classifica
1) Cesena e Inter punti 7;
3) Brescia, Chievo e Lazio punti 6;
6) Bari, Cagliari e Napoli punti 5;
9) Catania, Genoa, Juventus, Milan, Parma e Sampdoria punti 4;
15) Lecce punti 3;
16) Bologna e Roma punti 2;
18) Fiorentina e Palermo punti 1;
20) Udinese punti 0.
binariomorto
00mercoledì 22 settembre 2010 23:49
E' tornato Milito: doppietta
Con Eto'o demolisce il Bari

L'Inter vince 4-0 e prova la prima fuga stagionale: nerazzurri soli in vetta. Apre l'argentino di testa su cross del camerunese, che nella ripresa trasforma due rigori. Chiude ancora il Principe in contropiede. Il Bari si ferma a un palo dopo 20''

MILANO, 22 settembre 2010 - "Troppo grati per non aspettarti. Diego Milito, la Nord è con te". La curva accoglie il Principe con questo striscione, Diego risponde decretando che l'attesa è finita. E' il 27' quando Eto'o se ne va per l'ennesima volta sulla sinistra: piazza il cross alto, Milito se ne "frega" della trattenuta di Rossi. Ha preso posizione, colpisce di testa e firma l'1-0. A San Siro scatta la festa e la gioia più grande pare proprio quella del centravanti che soffriva, eccome, il digiuno forzato. Arriverà anche la doppietta, in contropiede, su assist di Stankovic, con un destro potente. In mezzo due gol dal dischetto di Eto'o, per un 4-0 sul Bari forse pesante per i pugliesi, ma che rispecchia una gara controllata dalla squadra di Benitez. L'Inter ora prova, ufficialmente, la prima fuga.


ETO'O È LA CHIAVE — Dopo il primo gol Milito corre a ringraziare Eto'o, perché a favorire lo "sblocco" è stato lui: il camerunese resta per distacco il più in forma degli interisti. Se poi un infortunio dell'ultima ora di Raggi costringe Ventura a schierare Pulzetti sullla sua fascia, il match è impari. Un centrocampista come terzino, un non-difensore a provare a limitare quello che oggi pare illimitabile: la frittata è presto fatta, Samuel se ne va regolarmente nell'uno contro uno, crea superiorità, piazza cross. E' il 30', e quindi manca ancora un'ora di gioco, quando parte una standing ovation per il camerunese, durante una pausa per l'infortunio di Samuel. Eto'o ringrazia lo stadio, pare il novantesimo. Invece è solo il primo tempo, e nel secondo lo aspetta una doppietta e una seconda ovazione. I due gol arrivano dal dischetto, il primo per fallo di mano di Rossi, il secondo per un fallo di Rivas su Lucio che stava uscendo dall'area e che ci aggiunge un bel tuffo. Samu trasforma entrambi i tiri dal dischetto, cambiando angolo e chiudendo la partita.


INTER, DIFESA SICURA — La forma di Eto'o fa sì che l'Inter, che tendeva a "pendere" a destra per lo strapotere di Maicon, finisca invece con l'attaccare di più a sinistra. Chivu si permette sortite che in passato gli erano negate, Maicon finisce persino con l'essere trascurato. Per il resto sono tutti segnali positivi: la squadra occupa la metà campo avversaria, la difesa rischia pochissimo, (anche quando di fa male Samuel e entra Cordoba) Cambiasso torna a sradicare palloni e a proporsi in attacco, Milito oltre al gol ritrova anche l'appoggio alla manovra. E poi non solo Eto'o salta l'uomo nell'uno contro uno: ci riescono spesso anche Sneijder e Pandev. Così è più facile creare azioni offensive.


BARI TROPPO COPERTO — Il Bari invece perde la prima partita stagionale, e lo fa snaturandosi un po'. Dopo 20'' centra un palo clamoroso con Almiron, dopo non aver fatto toccare palla ai nerazzurri dopo il calcio d'inizio. Pare l'inizio di una gara giocata a viso aperto, invece la squadra di Ventura si chiude dietro, preoccupata da Sneijder e compagni, e gli concede troppo campo. Barreto ha praticamente un solo pallone giocabile, ci si interstardisce sul cercare l'uno contro uno di Alvarez. Sulla carta avrebbe potuto mettere in crisi Chivu, invece non ci riesce. Ci prova Parisi con qualche tiro da fuori, mentre Almiron e Donati lottano. Dietro si pagano due ingenuità nelle occasioni dei due rigori e quel "mismatch" Pulzetti-Eto'o. Si può ripartire già domenica, contro il Brescia secondo.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00mercoledì 22 settembre 2010 23:54
Il primo Ibra non basta
La Lazio frena il Milan

All'Olimpico 1-1 al termine di una gara vivace. Nella ripresa arriva il lampo dello svedese, prima rete in A col rossonero. La squadra di Reja reagisce e trova il pareggio con Floccari, grazie a Hernanes. Ora l'Inter è a +5 dai rossoneri

ROMA, 22 settembre 2010 - All'Olimpico l'unica a spiccare il volo è l'aquila che sorvola lo stadio con eleganza poco prima dell'inizio della gara. Chi non accelera è invece il Milan, fermato da una Lazio tosta che subisce nella ripresa il primo gol in campionato di Ibrahimovic, ma riesce a pareggiare con orgoglio grazie a una zampata di Floccari, ispirata da Hernanes. Alla fine il punto dei romani vale molto di più di quello rossonero. Per l'ingegnere Allegri, il cantiere Milan dovrà prolungare i suoi lavori. I problemi? Sempre gli stessi. La soluzione? Molto complicata e già sabato contro il genoa a San Siro i rossoneri dovranno invertire la tandenza.

SFIDA A SCACCHI — La prova del fuoco del Milan parte da Prince Kevin Boateng schierato da Allegri nel tridente. Il ghanese, oltre ai piedi buoni, garantisce anche forza fisica e copertura a protezione di un centrocampo di ancelottiana memoria: Gattuso, Pirlo e Seedorf. Reja risponde con un razionale 4-4-1-1, dove il primo 1 è la qualità eccelsa di Hernanes, e il secondo la furbizia in area di Floccari. In difesa, esterno destro, c'è Calanda; sulla linea dei centrocampisti Foggia viene preferito a Bresciano.

IBRA SPRECONE — I numeri ci sono tutti: da una parte la voglia della Lazio di confermare il colpo di Firenze, dall'altra il desiderio di spaccare il mondo. E i rossoneri partono bene. Pressing alto proprio come piace ad Allegri. Quella della Lazio è invece una partenza tattica. Chiaro l'intento dei ragazzi di Reja: mantenere un profilo basso e sbarrare la strada al Milan, alla ricerca del contropiede letale; la recente storia rossonera insegna. Con il rischio però di soccombere dopo soli 7 minuti, quando Ibrahimovic ha la palla gol che spreca malamente addosso a Muslera, che gli chiude lo specchio della porta. Occasione pazzesca, maledetta da Allegri, che già intravede i soliti problemi.

POCO RONALDINHO — La nota buona è Boateng, bravo a cercare il movimento in profondità anche se occupa un ruolo che non gli appartiene. Ma non è aiutato. Dinho, poi, è stralunato e assente, mentre Ibra è marcato spesso da tre avversari. Il Milan cerca di stanare la Lazio, ma è la Lazio a venirne fuori alla grande con velocità, sfruttando anche una certa lentezza dei rossoneri. Ma al 18' è ancora Ibra a mancare il gol; lo svedese, dopo due finte trova lo spazio nell'area piccola, ma Muslera replica in angolo. Vita durissima, anche perché i biancocelesti salgono e fanno vedere di che pasta sono fatti. Hernanes ha i numeri; lo si capisce dai movimenti, dal tocco delicato, dalla capacità di inquadrare il gioco. Al 27' fa bruciare le mani ad Abbiati che vola per deviare in angolo una punizione tesa e forte. Al 31' libera un diagonale che esce di poco. Insomma una Lazio discreta, mentre il Milan latita in profondità. E Ronaldinho? Dopo una partenza ricca di promesse si defila e giochicchia palloni senza futuro. Tranne al 44', quando in un flash inventa un tocco magico a sinistra per Seedorf che mette in mezzo invece di tirare in porta.


BOTTA E RISPOSTA — La furia con cui il Milan parte nella ripresa è il risultato di una probabile sfuriata di Allegri negli spogliatoi. I rossoneri assediano la Lazio, ma non ottengono alcun risultato. La copertura dei padroni di casa è un muro invalicabile ben organizzato. Dias e Radu le prendono tutte, per non parlare poi dell'ottimo Cavanda che trova anche il tempo per proporsi in attacco, sfruttando gli spazi sulla fascia. La Lazio sembrerebbe prendere coraggio e forza, ma con il MIlan non puoi sbagliare nulla. Al 21' infatti perde palla favorendo Seedorf che con una verticalizzazione alla Pirlo trova Ibrahimovic. Lo svedese vola con i laziali alla calcagna, supera Muslera e pur pressato infila a porta vuota. E' il momento di riforzare il centrocampo. Flamini rileva Gattuso. Reja invece aspetta, poi toglie Foggia per Rocchi e Mauri per Zarate: urge il tridente. Il risultato arriva al 36', quando Hernanes si ricava uno spazio l'area e serve a Floccari l'assist perfetto: Zampata della punta che Abbiati nemmeno vede. Un'azione analoga a quella fallita da Rocchi subito dopo. Ma è un finale da infarto. Al 43' Zambrotta fa tremare la traversa con un bolide incredibile dalla distanza, subito dopo pareggiato da Hernanes che obbliga Abbiati alla deviazione in angolo. E c'è ancora il tempo per una grande occasione rossonera, al termine di uno scambio tra Dinho e Ibra, con botta di Boateng che viene deviata in angolo con il corpo da Radu. E' l'occasione che chiude la partita. Per la Lazio un buon punto di carattere; per il Milan, un pari che non soddisfa: l'Inter a 5 punti è sempre di più un incubo.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00mercoledì 22 settembre 2010 23:59
Chievo storico al San Paolo
Pellissier abbatte il Napoli

Doppietta decisiva del centravanti e gol di Fernandes per ribaltare il vantaggio di Cannavaro. Mazzarri ripropone gli stessi di domenica ma paga la poca lucidità della squadra

NAPOLI, 22 settembre 2010 - E' un Napoli col braccino dopo la vittoria esterna di Genova. Tutti ad aspettarsi la partita della consacrazione, arriva invece la reazione del Chievo dopo la sconfitta interna contro il Brescia. La partita dal finale già scritto, ha regalato il risultato più inatteso: prima vittoria nella storia dei veneti in terra campana. La squadra di Mazzarri, probabilmente, paga la stanchezza delle tre partite in sei giorni, con tanto di posticipo domenicale.


CAPITANO MIO CAPITANO — Se Mazzarri (sbagliando?) ripropone gli stessi 11 che hanno vinto con personalità in casa della Samp, il Chievo cambia ben quattro pedine, dando una ventata di freschezza alla squadra spenta vista contro il Brescia. Non a caso, i gialloblu, fin dall'avvio, non mostrano alcun timore reverenziale: la squadra di Pioli gioca con calma, a testa alta, con pressing ultraoffensivo e ripartenze veloci. Il Napoli, però, dal canto suo, non si fa impressionare e, almeno all'inizio, ribatte colpo su colpo. Tanto che al 9' è già in vantaggio, grazie al colpo di testa in tuffo di Cannavaro (già al secondo gol stagionale) che appoggia in rete un bel cross filtrante di Lavezzi favorito dal sonnellino della difesa ospite. Padroni di casa, ma anche padroni del campo, soprattutto dopo la rete del capitano: gli ospiti sembrano accusare il colpo.

"DIEGO" PELLISSIER — Quando, però, la strada sembra in discesa per i ragazzi di Mazzarri, sale in cattedra "l'altro capitano": Sergio da Aosta, nello stadio che fu di Maradona, non vuol essere da meno e regala alla platea dal palato fine un gol degno di Dieguito, con un diagonale al volo da posizione defilata che s'infila all'angolino. Non solo la rete del pareggio, l'attaccante si carica i compagni sulle spalle: scatta, viene incontro, difende palla e fa quello che in gergo si definisce "reparto da solo", anche perché di Granoche - al di là di una protesta per un'uscita a valanga di De Sanctis - neanche l'ombra.

CAVANI TUTTOFARE — La partita, comunque, si mantiene assolutamente godibile, anche se il pareggio ha l'effetto di narcotizzare il Chievo e creare ansia al Napoli, che non riesce più a ripartire in maniera lucida. Cavani è una furia, ma perde un sacco di energie a rincorrere avversari, abbassarsi sulla linea mediana e consentire gli inserimenti da dietro - come al 38', quando Hamsik s'inserisce, scarta anche Sorrentino e da posizione defilata coglie la traversa - ma l'azione è decisamente meno fluida rispetto a quella ammirata al Ferraris. Alla squadra di Mazzarri non fa difetto la voglia, ma la razionalità sì: in attacco manca lucidità e dietro si concedono praterie, nelle quali Pellissier va a nozze.


TOH CHI SI RIVEDE — Il Napoli avrebbe probabilmente bisogno di una sterzata d'energia, magari dalla panchina, considerate le risorse profuse domenica sera a Genova e la mancanza di turnover. Invece, è Pioli a trovare il jolly: Fernandes rileva Constant e, pochi minuti dopo, trova il piattone (ancora assist di Pellissier) al limite dell'area e l'angolino alla sinistra dell'incolpevole De Sanctis. Bella rivincita dopo i fischi contro il Brescia. Mazzarri prova a copiare la mossa del collega, dentro Sosa al posto di Gargano nel tentativo di dare un po' d'ordine e qualità al gioco, in realtà con esito decisamente diverso e, non a caso, al San Paolo si fischia lo "spettacolo".

HARAHIRI CANNAVARO — In verità, pur con la forza dei nervi, e soprattutto grazie alle iniziative solitarie di Lavezzi, il Napoli va vicino al pareggio: su un'incursione dell'argentino, Andreolli si trasforma in piallatrice e lo abbatte: Giannoccaro fa proseguire. Su cross dalla trequarti, invece, Hamsik trova il tempo di testa, ma anche il 47 di Sorrentino che ribatte. Il gol è nell'aria, peccato per i tifosi napoletani che arrivi dall'altra parte: Cannavaro si traveste da Babbo Natale e prepara il regalino a Pellissier, che scarta il dono, e pure De Sanctis, prima di appoggiare in rete a porta sguarnita. E' la mazzata finale per i ragazzi di Mazzarri che - già stanchi di gamba - non trovano le energie nervose per reagire.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 23 settembre 2010 00:03
Roma, ora la crisi è nerissima
Il Brescia la stende: è secondo

Al Rigamonti finisce 2-1: reti di Hetemaj e Caracciolo su rigore per i padroni di casa, Borriello tiene vive le speranze giallorosse sino al 96'. Penalty ingiustificato del 2-0: costa anche l'espuslone a Mexes. Brescia dietro solo all'Inter in classifica, Roma terzultima a 2 punti. Infortunio a Julio Sergio, al 7' degli 8' di recupero super Sereni su Adriano

BRESCIA, 22 settembre 2010 - La Roma è in crisi nera. A Brescia perde la partita e i nervi con Mexes: finisce 2-1 per la squadra di Iachini, rivelazione del campionato, con tre successi in quattro uscite, che valgono un clamoroso secondo posto. Decidono i gol di Hetemaj, sconosciuto centrocampista finlandese, e Caracciolo, su rigore contestatissimo da Mexes, che viene anche espulso per doppia ammonizione e poi ha una reazione plateale nei confronti del guardalinee, reo di aver segnalato il presunto (e ingiustificato, sia come posizione, al limite dell'area, che nell'intervento, iniziato sul pallone) fallo che origina il raddoppio bresciano. La Roma - cui non basta il solito gol del mai domo Borriello - in 4 gare di campionato ha raccolto la miseria di due punticini. In più ha perso la Supercoppa italiana, contro l'inter, e in Champions League, a Monaco di Baviera contro il Bayern. Insomma: 6 partite, in questa stagione 2010-11, zero vittorie. Sabato c'è Roma-Inter: sembra già una prova senza appello per la squadra di Ranieri, che oggi ha provato a rilanciare nella ripresa Adriano, togliendo un Menez ispirato. Missione fallita, non ne va bene una.

PARTENZA ROMA — Ranieri, vista la malaparata, torna all'antico: Roma schierata con il 4-2-3-1, quello che storicamente i giallorossi hanno interpretato meglio negli ultimi anni. Non ci sono De Rossi e Totti, sostituiti da Brighi, schierato basso al fianco di Pizarro, e Vucinic, che parte largo a sinistra e converge al centro per dare una mano all'altrimenti isolato Borriello. Iachini replica con una squadra compatta: tanta legna in mezzo, con corridori e interditori assortiti, e davanti Diamanti ad inventare dietro al tecnico Eder e al roccioso Caracciolo. I giallorossi non partono neanche male. Menez quando accende il suo motore - e la continuità resta un optional - fa paura: un suo sinistro dopo una cavalcata palla al piede finisce di poco largo. Borriello fa reparto da solo, cattivo, determinato, cerca la porta appena può, ma Sereni è attento.


ARRIVO BRESCIA — Sì, perchè alla prima occasione i padroni di casa passano. Con il finlandese Hetemaj, alla prima rete in serie A. Bello il cross dalla destra di Caracciolo, clamorosa la dormita del centrocampo giallorosso, che non segue l'inserimento da dietro. La Roma accusa il colpo. Sbanda, accumula cartellini gialli. Ammoniti Cassetti, tra i più attivi, Mexes e Rosi, che rischia anche l'espulsione, troppo nervoso. Ranieri non lo perdona: alla mezzora dentro Cicinho, al suo posto. La Roma nel finale ritrova un minimo di fiducia e qualche conclusione, ma il Brescia si difende con ordine e non rischia più di tanto. All'intervallo si va sull'1-0. Roma in crisi nera.

DENTRO ADRIANO — Ranieri cambia a inizio ripresa: dentro Adriano, fuori, a sorpresa per quello che si è visto, Menez. Dopo 15' dentro anche Baptista, per Vucinic. Ranieri ha finito i cambi con mezzora da giocare. La Bestia va vicina al gol con un colpo di testa in mischia.


RIGORE E ROSSO A MEXES — Al 20' si decide la gara. In un'azione di contropiede bresciano già viziata da fuorigioco, Mexes tocca prima il pallone, poi Eder al limite dell'area. Per l'arbitro Russo dentro. Rigore e secondo giallo a Mexes, espulso, che poi perde la testa e minaccia il guardalinee, accompagnato fuori dal campo dai compagni. Dal dischetto Caracciolo segna di potenza il 2-0.

ORGOGLIO BORRIELLO — La Roma attacca fino al 90', con l'orgoglio, ma con un uomo in meno. Borriello è l'ultimo ad arrendersi: segna con una splendida girata in mischia, con il suo sinistro ispirato, e tiene aperta la gara sino al 98'. Quando Sereni salva il risultato sul colpo di testa di Adriano. Non basta alla Roma, che chiede un rigore per un mani di Hetemaj, cade ancora e perde per infortunio Julio Sergio, che finisce in porta, ma in lacrime. Mentre il Rigamonti può far festa: Brescia secondo a 9 punti, Roma terzultima a due 2 punti. Sembra la classifica alla rovescia, e invece è tutto vero.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 23 settembre 2010 00:08
E' un Maxi Catania: 2-0
Cesena, brusco risveglio

Una rete di Silvestre e una di Lopez abbattono la capolista al Massimino. Troppo leggera la squadra di Ficcadenti, Giaccherini in ombra. Ora siciliani e romagnoli appaiati in classifica

CATANIA, 22 settembre 2010 - E' il Catania dei dieci argentini tra campo e panchina la prima squadra a battere il Cesena nella stagione 2010/11. Silvestre firma il gol dell'1-0, Maxi Lopez si sblocca e trova il raddoppio nella ripresa. Ti aspetti la reazione della capolista, invece i romagnoli, mai sotto dall'inizio del campionato, non trovano le ripartenze per impensierire la squadra di Giampaolo che adesso, con due vittorie e un pareggio, si porta nella parte alta e nobile della classifica per fregiarsi del titolo di sorpresa, al pari dei bianconeri di Ficcadenti.


CHE GOMEZ — In casa del Catania l'ultima novità si chiama Alejandro Dario Gomez: l'amministratore delegato Lo Monaco lo ha prelevato in estate dagli argentini del San Lorenzo. Classe '88, abbina corsa a grande tecnica e senso tattico: quando nella stessa squadra c'è un certo Mascara, per gli avversari sono guai. Se ne accorge presto il Cesena, schierato 4 volte su 4 con lo stesso undici. Nagatomo, per esempio, doveva rifiatare e invece si ritrova a inseguire il folletto di Buenos Aires. Già, un altro 165 centimetri come il dirimpettaio Giaccherini, che stavolta - dopo gli elogi del c.t. Prandelli - non brilla.

SOLO CATANIA — Al 23' il vantaggio dei padroni di casa: Mascara taglia una, due punizioni a centro-area. Sul terzo spiovente perfettamente calibrato, Silvestre lascia sul posto Von Bergen e batte Antonioli in tuffo. Per il 40enne portiere ex Milan e Roma è il primo gol incassato in quattro partite. La reazione del Cesena non c'è, correre non basta, fino al riposo è il Catania a tenere palla, pressare e cercare la porta. Un copione già visto domenica al Dino Manuzzi, prima che i romagnoli reagissero all'ingiusta espulsione di Colucci (oggi regolarmente in campo).


RIECCO EL TANKE — Il vero Cesena, piuttosto, si vede al 1' della ripresa: azione in velocità di Bogdani, che dalla destra libera Schelotto. L'italo-argentino prolunga per Giaccherini, qualche centimetro in più nella gamba o nel piede e sarebbe il pareggio. Invece, nonostante la timida reazione romagnola, è il Catania a raddoppiare: volontario o no, l'assist di Ledesma sul filo del fuorigioco per Maxi Lopez è un gioiello che il "Tanke" si limita a spingere in rete. Lo aspettavano, i tifosi del Catania, e l'argentino alla fine si è sbloccato. Potrebbe persino segnare una doppietta, se Ledesma pochi istanti dopo non peccasse di egoismo. Finisce qui o quasi, nel senso che Andujar di parate vere non ne fa.

PANCHINE CONTRO — Ancora Bogdani manca il gol per pochi centrimetri, poi Mascara prova la magia, ma il tiro a effetto sul secondo palo esce di poco. Malonga e Ighalo dentro, ma Ficcadenti non trova la combinazione per scassinare la difesa siciliana, marchio di fabbrica di Giampaolo. Che al posto di Gomez, a corto di fiato, inserisce Izco per blindare l'importante successo. E' in questo cambio la chiave di lettura del Catania, buoni titolari e buona panchina per una stagione che può regalare qualcosa di più della salvezza.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 23 settembre 2010 00:13
Mesto risponde a Gilardino
Poi Frey para tutto: è 1-1

A Marassi partita intensa tra Genoa e Fiorentina: l'attaccante porta in vantaggio gli ospiti, poi il centrocampista pareggia. Segue una pressione furibonda dei liguri che però si trovano di fronte al portiere francese in stato di grazia

GENOVA, 22 settembre 2010 - La Fiorentina riparte da Sebastian Frey. L’1-1 in casa del Genoa nel turno infrasettimanale porta la firma del portierone francese, autore di stupende parate che hanno tenuto a galla la barca di Sinisa Mihajlovic, pesantemente sballottata dalle folate rossoblu. I liguri non sono riusciti a prendere i primi 3 punti casalinghi della stagione ma non hanno molto da rimproverarsi: con prestazioni simili è difficile credere che in futuro ne vinceranno poche.

INCURSIONI — Nel primo tempo la partita è rimasta sostanzialmente in vita grazie a Gilardino e Frey. L’attaccante infatti è stato perfetto all’11’ nel deviare alle spalle di Eduardo una palla di Vargas sporcata involontariamente da Mesto. Il portiere, invece, nulla ha potuto 7 minuti dopo contro lo stesso Mesto, messogli meravigliosamente contro da un assist di Veloso: il centrocampista lo ha fulminato di destro sul secondo palo. Poi però si è rifatto chiudendo la porta contro tutte le incursioni genoane.

IN SCENA — A dir poco furibonde e concentrate tra il 25’ e il 36’, effetto dello show che il trio Veloso-Mesto-Palacio ha messo in scena sul lato destro dell’attacco genoano. Il povero Pasqual è stato più volte strapazzato e non troppo meglio è andata quando Mihajlovic ha ordinato ai suoi di aiutarlo. I cross sono arrivati copiosi e con essi le minacce sempre però sventate da Frey. Come al 35’ quando Criscito ha colpito a botta sicura e il portiere ha respinto. E come al 36’ e al 44’ sui colpi di testa di Sculli e Toni.

JOLLY — Nella ripresa si prosegue sulla falsariga del primo tempo. Con l’unica differenza che il Genoa inevitabilmente cala nella sua furia agonistica col passare dei minuti. Pur dominando la partita, comunque. Ma che per la Fiorentina non sia stata una brutta serata, oltre al risultato, lo ha dimostrato il tentativo di provare a venir fuori anche in un match in cui l’avversario è stato durissimo. Come al 15’ quando per poco Cerci non ha pescato il jolly prendendo il palo dopo un’uscita sbagliata di Eduardo. Frey ha poi fermato ancora Toni e Criscito chiudendo a chiave la porta e regalando a Mihajlovic e alla squadra un po’ di fiducia per le prossime gare.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 23 settembre 2010 00:17
No Cassano, no emozioni
Cagliari-Samp è 0-0

Tra sardi e blucerchiati finisce senza reti; pochissime occasioni da gol, quasi tutte sui piedi e sulla testa di Pazzini. Un punto a testa che muove la classifica di entrambe le squadre

CAGLIARI, 22 settembre 2010 - Facile dire che con Cassano sarebbe stata più divertente. Non ci sono le controprove, ma la partita scialba offerta stasera da Cagliari e Sampdoria autorizza le nostalgie per Fantantonio, rimasto a riposare a Genova. Lo 0-0 più logico del mondo, tra due squadre che si sono annullate, preferendo distruggere piuttosto che costruire. Per il Cagliari è il terzo pari a reti bianche del campionato: a parte la goleada alla Roma (5-1), un ruolino di marcia quantomeno curioso.

TUTTO PAZZO — Gli unici brividi di una gara altrimenti da sbadigli sono firmati da Pazzini. Pur orfano di Cassano, il centravanti blucerchiato e della Nazionale riesce a farsi vedere tre volte e per pochissimo non trova il gol. Nel primo tempo, di sinistro, dopo un uno-due con Pozzi, calcia a fil di incrocio dei pali; nella ripresa, su cross di Guberti, decolla sopra Canini e di testa la mette appena sopra la traversa, poi lanciato da Marilungo si vede stoppare da Agazzi in uscita. A parte questo, nessun segno di vita dall'attacco della Samp, né tantomeno da quello del Cagliari.

RAGATZU — I sardi sorprendono soprattutto per lo schieramento iniziale: non più il classico 4-3-1-2, ma il 4-2-3-1, che diventa spesso 4-2-1-3. Senza Matri, larghi giocano il baby Ragatzu e Nené, con Cossu alle spalle di Acquafresca. La mossa a sorpresa di Bisoli riesce pochino: Ragatzu forse paga l'emozione e sbaglia tantissimi passaggi, mentre Nené, che ala non è, mastica male il nuovo ruolo. Anzi, lascia pure scoperta la sua fascia e in mezzo Biondini e Nainggolan (ottimo) devono raddoppiare la fatica. Per fortuna loro, di pungere, i giocatori della Samp hanno pochissima voglia.

STANCHEZZA — Qualche cambio nella ripresa prova a dare la scossa. Ma dei nuovi entrati nessuno incide. Nemmeno Matri, che torna là davanti in coppia con Nenè, o Lazzari, che va a rilevare Ragatzu e a ricomporre un 4-3-1-2. La Samp abbassa l'età media con gli ingressi di Marilungo e Obiang, ma a parte le già citate occasioni di Pazzini non impensierisce mai Agazzi. Anzi, le squadre accusano pure la stanchezza. Il pari è inevitabile. Chissà se con Cassano sarebbe andata in maniera diversa.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 23 settembre 2010 00:20
Crespo salva il Parma
Al Lecce non basta Jeda

Finisce 1-1 al via del Mare. Al rigore del brasiliano al 31' del primo tempo, risponde l'argentino con un guizzo al 24' della ripresa. Giovinco esce per un infortunio muscolare

PARMA, 22 settembre 2010 - Aveva già assaporato il gusto della seconda vittoria stagionale in casa, il Lecce. Ma aveva dimenticato che nell'attacco del Parma gioca tale Hernan Crespo. Una palla toccata dall'argentino, un gol. Inutile il rigore di Jeda, i numeri di Piatti, la grinta di Giacomazzi. Alla squadra di Marino basta una rete in anticipo del veterano per portare a csa un punto prezioso.

ESORDIO PER JEDA — L'annunciato turn-over del Parma si limita a Crespo e Candreva, mentre Gobbi scivola in difesa a sinistra al posto dell'influenzato Antonelli. De Canio punta su Jeda, cento partite in serie A ed esordio in maglia giallorossa. Schierato punta centrale per Corvia, ruolo inusuale per l'ex cagliaritano. Chevanton va in tribuna.

PARTENZA LENTA — Le due squadre giocano in maniera simile: pressano in fase offensiva e contano su Giacomazzi e Candreva per far partire veloci ripartenze. Pericolose quelle del Parma quando passano dai piedi di Giovinco. Vives è ottimo sulla sinistra nell'uno contro uno, ma spesso è fuori posizione e da lì arrivano tre pericoli con l'ex juventino, Candreva e Marques. Anche se l'occasione più clamorosa per gli ospiti capita sui piedi di Zaccardo al 12': il tiro del difensore è troppo centrale. Il Lecce non punge, ma sfrutta un errore della difesa emiliana per passare in vantaggio. Brighi assegna un rigore netto e Jeda spiazza Mirante al 31'.

GUIZZO CRESPO — Nella ripresa sembra non cambiare niente. Anzi. Bojinov latita sulla destra e si sente la mancanza di Giovinco, uscito per un infortunio muscolare dopo l'ultimo scatto del primo tempo. Qualche acuto di Marques e una stupenda azione di Piatti illuminano la ripresa. Il fantasista giallorosso si beve Paci con un colpo di tacco al 18', ma poi spreca con un sinistro a lato davanti a Mirante. Poi escono lui e Jeda, ma soprattutto entra Angelo. L'ex leccese al primo pallone giocato confeziona l'assist per Crespo, solito rapace d'area: è 1-1. Certo se Ofere avesse stoppato bene la palla del 2-1 al 40', magari sarebbe finita in altro modo. Ma finisce con Marques che continua a scattare infaticabile sulla fascia. Il pari è giusto. Il Lecce non vince in serie A contro il Parma dal 1991 e due gol in quattro partite sono un po' pochini per sperare nella salvezza.

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 23 settembre 2010 00:24
Udinese, stavolta è sfortuna
Il Bologna ringrazia: 2-1

La squadra di Guidolin va in vantaggio per prima con Di Natale, viene raggiunta da Gimenez ma insiste e nella ripresa prende in mano la gara. Triova però siolo due traverse, con Benatia e Adi, mentre nel finale arriva la zampata decisiva di Di Vaio

BOLOGNA, 22 settembre 2010 - Stavolta è sfortuna. L'Udinese gioca una gara accorta, colpendo in contropiede nel primo tempo e prendendo in mano la gara nella ripresa, ma cozza due volte contro la traversa. Mentre alla fine è la solita vecchia volpe del Bologna, Di Vaio, a trovarsi nel posto giusto al momento giusto e a risolvere la partita. Con i friulani che in classifica restano al palo.


DOPPIA SORPRESA — A sorpresa, Guidolin schiera Di Natale, che tutti si aspettavano in panchina. Il motivo si capisce dopo 9 minuti. Perché è il Bologna a fare da subito la partita, come prevedibile, e quando si tratta di contropiede il Totò dei friulani è un'arma micidiale. Puntalmente, infatti, su azione di angolo del Bologna, gli ospiti ripartono velocissimi: lancio di Floro Fores da metà campo a destra per Di Natale il cui diagonale è angolatiossimo sul secondo palo. Il Bologna però ha il merito di non abbattersi e riprende a macinare gioco. Di Vaio e Meggiorini non danno punti di riferimento, scambiandosi continuamente tra il centro e la sinistra dell'attacco rossoblù, mentre Gimenez imperversa sulla destra. E proprio in una di queste occasioni che il capitano, da sinistra, indovina il cross giusto per Gimenez, che di testa insacca sul primo palo spiazzando il portiere. A quel punto la partita trova un suo equiilibrio: Bologna che mantiene una certa supremazia territoriale, e che va ancora vicino al gol con Di Vaio e Gimenez. Ma che mostra evidenti falle in difesa, soffrendo le folate dell'Udinese, che prima impegna seriamente Viviano con un'acrobazia, poi colpisce incredibilimente la traversa con un colpo di Benatia, liberissimo in area a pochi passi dalla porta.

LA RIPRESA — Si riparte con Guidolin che gioca la carta Sanchez per Floro Flores. I risultati si vedono subito, perché il gioco dell'Udinese nei primi 10 minuti non è più di rimessa ma di arrembaggio: il Bologna va in affanno e arriva la seconda traversa con Abdi, sempre da posizione ravvicinata. Solo dopo il quarto d'ora il Bologna riprende ad affacciarsi nella metà campo avversaria: Malesani, comunque, si copre a centrocampo inserendo Siligardi per Meggiorini. La gara si fa più equilibrata, grazie anche all'attivismo sulla sinistra di Rubin, a tratti il vero trascinatore dei rossoblù. I due tecnici mettono mano ai cambi pompando energie fresche alla ricerca della vittoria. E' l'Udinese però a trarne i maggiori benefìci ritrovando l'energia dell'inizio del tempo, con Di Natale che in acrobazia sfiora il palo. Ma proprio nel miglior momento friulano, ecco il gol di Di Vaio, lasciato colpevolmente solo, che firma la zampata decisiva e fa sprofondare l'Udinese.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 23 settembre 2010 23:40
Palermo, rinascita a Torino
Batte ancora la Juve: 3-1

I rosanero per la terza stagione di fila espugnano l'Olimpico: reti di Pastore, Ilicic, Bovo e Iaquinta. La squadra di Delio Rossi aggancia i bianconeri a quota 4 punti in classifica. Palo di Pastore, eccellente, traversa di Del Piero poi sostituito da Delneri

TORINO, 23 settebre 2010 - Il Palermo ormai ci ha preso l'abitudine. Batte la Juventus a domicilio per la terza stagione di fila, giocando un bel calcio e rilanciandosi in classifica, dopo il solitario puntincino raggranellato in tre partite. Insomma, i rosanero si tirano fuori dalla buca dove si erano cacciati. E lasciamo il posto nella buca alla Juve di Delneri, surclassata sul piano della prestazione prima ancora che del risultato. Che dice 3-1 Palermo, gol di Bovo, Pastore, sontuoso, Ilicic, suo degno partner nella coppia di trequartisti dietro Pinilla. Già Pinilla. Schierato a sorpresa centravanti da Delio Rossi, che le ha indovinate tutte, preferendo la sua fisicità al frullatore Hernandez, un razzo, ma meno capace di far salire la squadra in trasferta, tenendo palla. Le ha indovinate meno Delneri, che dopo un passo avanti, quello di Udine, vede i suoi fare un netto passo indietro. La difesa gioca tanto alta che sembra quella di Zeman, con gli esterni bassi che invece paiono giocare alle belle statuine, il centrocampo ha la creatività di una catena di montaggio, e l'attacco tascabile Quagliarella-Del Piero non è parso ben assortito. Il capitano, poi di gran lunga il più incisivo dei bianconeri, è stato tolto sullo 0-1 in maniera misteriosa. E quindi si è passati da un attacco tutto fantasia e niente fisico ad un attacco tutto fisico e niente fantasia. E la casella gol segnati si muove dallo 0 solo quando i bianconeri sono sotto di tre reti, anche per merito di un ottimo Sirigu, tra i pali. Alla Juve non è bastato neanche aggrapparsi al solito orgoglio: ha lottato, invano, fino al 94', segnando con Iaquinta.

SUPER PALERMO — Il Palermo sembra tutto tranne che una squadra in difficoltà, con un solo misero punticino in classifica. Delio Rossi l'ha rimodellata per l'occasione: Bacinovic playmaker, Pastore, elegante come una Mercedes, e Ilicic dietro a Pinilla, la cui stazza è stata preferita alla verve di Hernandez. Dopo 2' i rosanero sono già avanti. Gol di Pastore, e di chi sennò: il giocatore piùù atteso, che ribadisce in rete uina corta respinta di Storari su Pinilla. Difesa della Juve distratta, per usare un eufemismo. La squadra di Delneri fatica da matti: tiene la difesa alta, quasi a centroacampo e soffre sugli esterni le ripartenze degli ospiti. Pinilla sfiora il palo con un diagonale destro, Pastore, devastante negli spazi larghi, si mangia un gol solo davanti al portiere. Colpisce il palo a Storari battuto, ma la scivolata di Motta è da Mai dire gol. Il Palermo manca il colpo da k.o.

ORGOGLIO DEL PIERO — E allora la Juve prova a replicare, trascinata dal suo capitano, l'eterno Del Piero. Che si ribella alla situazione, ben fotografata allo scontro fisico al 13' tra Pepe e Marchisio. Sembra l'autoscontro del luna park. Del Piero cambia marcia. Sfiora il gol su punizione (bravo Sirigu), poi chiama il portiere della Nazionale ad un paratone salvarisultato sul suo destro dalla distanza. La palla finisce sulla traversa. Poi quasi allo scadere di tempo Del Piero iin dribbling è steso in area da Cassani, l'arbitro Orsato gli dice di rialzarsi. E prende una topica clamorosa, visto che era a pochi metri e l'azione era statica.


DELNERI CAMBIA — Dentro Iaquinta e Amauri per Pepe e Quagliarella, sottotono. La Juve è rimodellata con un 4-2-3-1, con Krasic-Del Piero-Iaquinta dietro Amauri. La Juve preme, ma non passa. Delneri inspiegabilmente al quarto d'ora toglie Del Piero, il migliore dei suoi. Dentro Aquilani.

RADDOPPIO ILICIC — Il Palermo prende la Juve d'infilata una volta di più, ancora sugli esterni, la difesa bianconera. Pastore punta Motta e calcia verso Storari, che respinge corto, irromper Ilicic, non pressato da Grygera, che colpisce sporco e trova la carambola vincente con il palo. 2-0 Palermo. E Juve al tappeto.

CAPOCCIATE AMAURI — La Juve ha poche divagazioni adesso, rispetto allo spartito. Palla sugli esterni, soprattutto sul dinamico Krasic, e palla in mezzo per la testa del rientrante Amauri, che di testa la prende spesso e volentieri, ma non sempre è preciso. Quando trova la porta, ci pensa Sirigu a dirgli di no. Arrivano anche i gol di Bovo di punizione, e di Iaquinta di tesa su cross di Motta, sempre più a suo agio quando gioca in proiezione offensiva. Vince un ottimo Palermo, che esce dalla crisi. E la lascia ai bianconeri, agganciati e15esimi in classifica.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00venerdì 24 settembre 2010 15:53
SERIE A 2010/2011 4ª Giornata (4ª Andata)

Incontri del 22/09/2010
Bologna - Udinese 2-1
Brescia - Roma 2-1
Cagliari - Sampdoria 0-0
Catania - Cesena 2-0
Genoa - Fiorentina 1-1
Inter - Bari 4-0
Lazio - Milan 1-1
Lecce - Parma 1-1
Napoli - Chievo 1-3
Posticipo del 23/09/2010
Juventus - Palermo 1-3

Classifica
1) Inter punti 10;
2) Brescia e Chievo punti 9
4) Catania, Cesena e Lazio punti 7;
7) Cagliari punti 6;
8) Bari, Bologna, Genoa, Napoli, Milan, Parma e Sampdoria punti 5;
15) Juventus, Lecce e Palermo punti 4;
18) Fiorentina e Roma punti 2;
20) Udinese punti 0.
binariomorto
00sabato 25 settembre 2010 23:15
Ibra detta legge a S. Siro
Al Milan basta: 1-0 sul Genoa

Con un altro gol inventato dallo svedese a inizio ripresa, i rossoneri regolano un avversario difficile e risalgono in classifica. Nel primo tempo palo di Palacio

MILANO, 25 settembre 2010 - La seconda vittoria sudatissima del Milan arriva contro un Genoa ostico e votato all'attacco. I rossoneri soffrono nel primo tempo e rischiano di soccombere due volte. Nel secondo tempo, con un altro atteggiamento, trovano il gol con Zlatan Ibrahimovic, il cui 47 (Sacchi insegna), non ammette repliche. Il Genoa, che non vince con il Milan a San Siro dal 1958, dovrà attendere ancora, ma anche cercare più equilibrio in fase difensiva.

PIRLO NON SI TOCCA — Allegri è convinto che il suo Milan decollerà. Inizia così con Robinho titolare nel tridente alla destra di Ibra e Ronaldinho. Pirlo vince il suo ballottaggio con Seedorf e si ritrova i fianchi coperti da due mastini come Gattuso e Boateng. In difesa spazio ad Abate, preferito a Zambrotta. Gasperini rilancia il suo modulo offensivo e schiera dal primo minuto Chico, preferito a destra a Marco Rossi.

IL GENOA CI PROVA — Moduli speculari per garantire il massimo dello spettacolo che, a dire il vero, fatica a prendere corpo in un vai e vieni poco chiaro. Il Milan è subito aggressivo. Lo conferma il tridente in costante movimento, dove i tre si scambiano spesso di ruolo. Ma sono solo apparenze; i brasiliani e lo svedese non pungono. Soprattutto Zlatan che soffre a dismisura dovendosela vedere con una feroce marcatura; colpevole anche la lentezza dei rossoneri che permette ai rossoblù di organizzarsi. Milan e Genoa sono molto simili: abili a ripartite, ma pasticcioni in difesa: tanta intensità dentro piccoli spazi ed è lo spettacolo a rimetterci. Azioni? Al 27' Dinho mette in area per Gattuso che sfiora il gol tirando sul primo palo dove Eduardo chiude bene. Ringhio è un esempio ed è in forma. E' dappertutto, dispensa saggezza e fa muro, ma non puoi pretendere da lui i gol. Così a sfiorare la rete, dopo un tentativo di Boateng respinto da Eduardo, è due volte il Genoa: prima con Palacio che scheggia il palo complice una deviazione di Abbiati, splendido al 46' quando deve respingere a pugni uniti il colpo di testa ravvicinato di Chico.


IL 47 DI IBRA — Non va. Allegri nè è consapevole. Ma il livornese è uomo che non cambia le sue idee e inizia la ripresa con gli stessi uomini. Come dargli torto. Partiti con la rabbia in corpo, i rossoneri passano al 4'. L'azione è milanista doc: una verticalizzazione di Pirlo che pesca Ibrahimovic. Pressato da due genoani, Zlatan allunga il 47 e con la punta del destro inventa un pallonetto che Eduardo smanaccia inutilmente. Allegri mantiene il suo aplomb, ma in realtà fa implodere la sua soddisfazione. Il Genoa reagisce rischiando però il contropeide del Milan. Gasperini, addirittura, inserisce Sculli per Chico dilatando il suo potenziale offensivo. C'è spazio anche per MIlanetto (fuori Veloso), necessario per ridare lucidità alla manovra. Allegri invece inserisce Flamini per l'ottimo Gattuso che non ne ha più. I muscoli del francese e la classe di Seedorf che prende il posto di Ronaldinho in serata no; mossa più che apprezzabile, perché l'olandese fa ragionare di più la squadra.

FLAMINI SPRECONE — Ma chi rincorre è il Genoa. I rossoblù assediano il fortino del Milan che fatica a salire. Un'impotenza a cui reagisce con la sua qualità. E non è un caso se tra il 36' e il 44' la squadra di Allegri sfiori quattro volte il gol. Su tutte il salvataggio di Criscito che toglie la gioia della rete a Robinho e l'occasione sciupata da Flamini che calcia alto da posizione illuminante. Il Genoa ci prova più con il fisico che con la testa, ma il gap tecnico gli dà torto. Allegri e i rossoneri passano e salgono in classifica sperando in un'impresa della Roma. Ma Ibra ha altri pensieri: "L' Inter? Noi dobbiamo pensare a noi; cosa fanno gli altri non mi preoccupa, se noi facciamo il nostro lavoro arriviamo primi".

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 25 settembre 2010 23:45
Vucinic gela l'Inter al 92'
Orgoglio Roma coi campioni: 1-0

Gara equilibrata, nervosa e brutta nella ripresa: nel recupero il neoentrato montenegrino va in tuffo su un cross di De Rossi e sblocca il risultato. I giallorossi trovano la prima vittoria stagionale, per l'Inter prima sconfitta in campionato

ROMA, 25 settembre 2010 - Quando tutto sembra finito e lo 0-0 sembra stampato, questa sfida - diventata la più spettacolare dell’ultimo lustro - regala le emozioni maggiori in coda. Quella frustata che confeziona la prima sconfitta nel campionato italiano per Rafa Benitez e rilancia anche la Roma che trova il primo successo, cercato e trovato nel momento in cui all’Olimpico in pochi ci credevano. Sì perché Mirko Vucinic, subentrato a un Totti deludente, aveva fatto imprecare la curva sud per un paio di giocate approssimative. E invece proprio il montenegrino si fa trovare pronto sull’ultimo cross di De Rossi (anche lui senza lampi per 90’), anticipando il colpevole Lucio. Questo in un finale nel quale la Roma cala fisicamente e regge solo col carattere, l’Inter non trova il colpo del k.o. con Eto’o e paga oltremodo una prestazione forse troppo guardinga. I tentativi di fuga per il momento sono rimandati. E il Milan incalza a 2 punti.

DIFESE BLOCCATE — L’inizio è decisamente di studio. Roma coperta nel suo 4-4-2 con Menez e Perrotta esterni abbastanza attenti a non perdere le distanze con i mediani De Rossi e Pizarro. All’inizio c’è solo un lampo di Sneijder, con un cross pericoloso da destra, a parte Stankovic che comincerà il suo personale tiro al bersaglio dalla grande distanza. Poi grandi applausi per un bel recupero in velocità di Juan su Milito. E un bel taglio ancora dell’olandese su cross basso di Maicon.

QUELLI COL CASCO — A infiammare la sfida ci pensano gli uomini col casco, visto che entrambi i terzini mancini usano la protezione al capo. E se Chivu (beccato dal primo minuto dopo i gestacci al pubblico romano nella finale di Coppa Italia) si arrangia come può ed è l’unico nervoso e ammonito del primo tempo, Riise diventa il grande protagonista: con lui la Roma ha ben altra forza offensiva. Il norvegese, davanti al suo ex tecnico del Liverpool Benitez, sfodera una prestazione di grande intensità, costringendo spesso Maicon sulla difensiva e superandolo un paio di volte. Dai suoi cross i giallorossi costruiscono le occasioni migliori. Al primo lancio di sinistro, con la difesa dell’Inter piazzata non benissimo, Totti riesce con un assist sporco a trovare Perrotta solo davanti al portiere e Julio Cesar si salva respingendo col corpo. Allo scadere del tempo ancora Riise pesca solo in area Totti, il cui controllo approssimativo mette dubbi sull’identità a pochi passi dalla porta.

STANKOVIC IL CECCHINO — Se nella mediana romanista Pizarro detta i tempi e De Rossi annaspa, in quella interista brilla uno Stankovic ispirato. Un suo assist libera Eto’o sulcui tiro Burdisso si oppone col corpo. Ma soprattutto il serbo prova più volte il tiro dalla distanza, confidando in un Lobont respingente, nel senso che il portiere romeno non blocca mai il pallone. Due tiri nello specchio sul quale la riserva di Julio Sergio si arrangia con stile non impeccabile e poi una traversa verso la fine del tempo.


INIZIO RIPRESA SPETTACOLARE — Un Cambiasso come al solito poco appariscente, trova l’inserimento giusto a inizio ripresa, Sneijder lo pesca a centro area smarcato, ma l’argentino – fantasma per Maradona – non riesce a deviare di testa come vorrebbe. Le squadre si allungano e la partita diventa spettacolare. Menez, un po’ molle nel primo tempo, si rende conto che può puntare e scavalcare Chivu: ci riesce e sul cross in scivolata – con Julio Cesar fuori causa - da un metro Borriello manca l’occasione più clamorosa. Poco dopo Eto’o, con un tiro a girare costringe Lobont all’ennesima respinta.

LA PAPERA DI JULIO CESAR — Già la stagione scorsa una sua incertezza aveva agevolato un gol di De Rossi, stavolta il portiere brasiliano la fa grossa: deve rimettere dal fondo, ma mette il pallone per terra nella propria area piccola lo tocca col piede e lo riprende in mano: l’attento Morganti fischia la punizione a due, ma la conclusione di Totti non è degna del suo nome e l’Inter (e soprattutto il suo numero 1) tira un sospiro di sollievo.


INTER A SPECCHIO — Benitez si rende conto che la sua squadra soffre un po’ e sostituisce uno stanco Milito con Muntari che si piazza a sinistra sulla mediana, così i nerazzurri passano al 4-4-1-1. Con Eto’o nella sua posizione preferita. Ma stavolta il camerunese non è micidiale, perché quando poco dopo la mezz’ora Juan commette uno dei pochi errori e Sneijder verticalizza: Samuel sparacchia fuori da buona posizione. Cerca di rifarsi poco dopo, ma sulla sua frustata di destro, Lobont compie il suo intervento migliore. Poi il Vucinic che non ti aspetti e la Roma che vince ancora con i campioni d’Italia all’Olimpico, come nel marzo scorso: 2-1 alla squadra di Mourinho.

BRAVO MORGANTI — Con le premesse di una settimana carica di polemiche e tensioni, un applauso va all’arbitro marchigiano che sa leggere i momenti della partita senza farsi condizionare. Un solo cartellino nel primo tempo corretto – dove decide di non fischiare per una gamba troppo alta di Lucio in area (sarebbe punizione a due) - poi comincia a sventolare gialli quando il nervosismo sale. E se grazia Chivu da una possibile espulsione per doppia ammonizione, è indulgente anche con Menez per un intervento da dietro su Sneijder che potrebbe essere da rosso.

Maurizio Nicita

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 26 settembre 2010 16:33
Il Napoli fa a pezzi il Cesena
Parolo illude, Cavani decide

Gli azzurri fanno la partita, ma al 3' della ripresa subiscono la rete dei romagnoli. Mazzarri, espulso, decide i cambi: dentro l'uruguaiano e Gargano e la squadra decolla. Finisce 4-1 con il pareggio di Lavezzi, il rigore di Hamsik e la doppietta dell'ex rosane

CESENA, 26 settembre 2010 - Il Napoli riscatta il brutto tonfo del San Paolo con il Chievo, piantando una bandiera al Manuzzi con su scritto a caratteri cubitali 4-1. Gara pazzesca, perché gli azzurri dominano il Cesena tutto il primo tempo, subiscono il gol di Parolo al 3' della ripresa, ma poi rimontano e fanno a pezzi la formazione di Ficcadenti. Decisivi gli ingressi di Cavani e Gargano. Così arriva il pari di Lavezzi, il gol su rigore di Hamsik e la fantastica doppietta dell'ex rosanero. Poker che non fa una grinza e che catapulta l'attaccante sudamericano in testa alla classifica dei cannonieri con 5 gol al fianco di Eto'o.

MAZZARRI CAMBIA — Il Cesena dei miracoli non cambia abito nemmeno nell'antipasto. Ficcadenti rilancia la sua formazione tipo e il 4-3-3 che ha fatto male a qualche grande. Mazzarri invece inserisce cinque nuovi elementi rispetto alla gara col Chievo. Fa esordire come partenti Sosa e Yebda, dirotta Cavani in panchina (mossa discutibile) e inserisce appunto Sosa al fianco di Hamsik. Uomini molto tecnici, ma anche muscoli sulle fasce, con una regola da non perdere di vista: restare alti per frenare il pressing offensivo dei romagnoli.

MONOLOGO AZZURRO — E per tutto il primo tempo è il Napoli a fare la partita. Un monologo plateale, contro la compattezza difensiva dei padroni di casa che utilizzano un antidoto vecchio come il mondo: il catenaccio, magari pronti a scatenare il contropiede. In realtà ci vogliono ben 25 minuti per vedere il primo tiro dei cesenati; rasoterra debole di Parolo bloccato da De Sanctis. Il 65% di possesso palla degli azzurri dice tutto, ma sottolinea anche che negli ultimi 15 metri manca la zampata decisiva, anche perché l'ultimo uomo, il vecchio e saggio Antonioloi, è attento e fa buon uso della sua esperienza. Così alle prese con gli spazi strettissimi, il Napoli prova a ragionare di più alla ricerca di una soluzione. Lavezzi al 38' inventa un diagonale che Antonioli devia in angolo. Al 44' Hamisk al volo di destro sfiora il primo palo. Un po' poco, a dire il vero, dopo un dominio territoriale contro un Cesena incapace di trovare il guizzo.


PAROLO ILLUDE — E la ripresa inizia con lo stesso copione e la prima vera nitida occasione per il Napoli. Zuniga fa tutto da solo, irrompe in area, ma deve fare i conti con la straordinaria reattività di Antonioli che respinge. Occasioni da capitalizzare. Soprattutto quando di fronte hai una squadra come il Cesena. Al 3', infatti, Cribari si fa infilare da Schelotto sulla linea di fondo. Errore capitale, perché l'argentino tocca al centro dell'area per Parolo che, tuitto solo, ha il tempo di mirare e impallinare De Sanctis. Mazzarri perde la testa intravedendo chissà quale fallo di Schelotto. Il tono non piace a D'Amato che lo espelle. Il Napoli va in trance, ma è costretto a riorganizzarsi in fretta, perché il Cesena cerca di chiudere la partita. Con un sms Mazzarri ordina a Frustalupi l'ingresso di Cavani e Gargano (fuori Sosa e Yebda). Era ora. L'attaccante sfiora subito il gol. L'uruguaiano penetra in area alla sua maniera e calcia a colpo sicuro. Ma oggi è super Antonioli. E se non c'è il numero uno dei romagnoli ci pensa l'incrocio dei pali che al 25' respinge il destro di Gargano dai 25 metri. Ma sono segnali evidenti. Al 27', infatti, arriva uno dei pareggi più meritati della storia. Azione da raccontare. Cavani in area a sinistra per Dossena che tocca nell'area piccola per Lavezzi; il "Pocho" non ha il 47 di Ibra ma ci arriva lo stesso.

CHIUDE CAVANI — Entra Cannavaro per Cribari. Entra Lauro per Giaccherini. Quest'ultimo, cambio fatale. Del difensore l'entrata su Zuniga che D'Amato punisce con un rigore dubbio. Ad Hamsik interessa poco: lo slovacco prende la mira e infila il 2-1. Il Manuzzi ammutolisce al 43' quando Cavani si tira dietro il Cesena e con una diagonale chirurgico segna il 3-1. Ma oggi è domenica, Edinson ha fame e dopo l'antipasto arriva il ragù: palla morbida nel sette. Uno spettacolo. Applausi!

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 26 settembre 2010 19:46
Si sblocca Zarate, Lazio prima
Chievo al secondo ko interno

La squadra di Reja vince a Verona: l'argentino ritrova il gol che mancava da febbraio, diagonale vincente su lancio di Mauri, dopo aver fallito altre tre occasioni. Il Chievo fallisce la possibile fuga in classifica

MILANO, 26 settembre 2010 - La Lazio vola. Vola con il ritrovato Zarate, che interrompe un digiuno che durava dallo scorso febbraio. Vola in testa alla classifica, affiancandosi all'Inter a quota dieci punti. Vola con una squadra che da metà campo in su ha tante risorse, che affianca alla qualità di Hernanes la corsa di Floccari e Mauri. Vola grazie anche a una difesa che pare davvero convincente. Vince 1-0 sul campo del Chievo, e Reja si ritrova a braccetto di Benitez.


ZARATE, QUATTRO OCCASIONI — Mauro Zarate ha bisogno di quattro occasioni per sbloccarsi: sulla prima trova una bella uscita di Sorrentino (lancio di Mauri, prove generali del gol), poi si crea la secondo da solo, girandosi improvvisamente e testando i buoni riflessi di Sorrentino. Il portiere devia sul palo. Quando poi fallisce da due passi, solo sul secondo palo, un piattone su cross di Floccari, pare che la maledizione sia destinata a continuare. Invece nelle ripresa, non certo nel momento migliore dei suoi, ecco che arriva la rete tanto inseguita. Lancio lungo di Mauri su una ripartenza veloce, Zarate arriva sulla palla in area e da posizione defilata inventa il diagonale destro che batte Sorrentino: 1-0, basterà.


MODULI SPECULARI — Chievo e Lazio si presentano in campo con moduli speculari e anche simili indicazioni tattiche: da una parte Brocchi deve cercare di tenere fuori dal gioco Bogliacino, dall'altra Rigoni di appiccica a Hernanes. Le due punte tendono a partire larghe, per favorire gli inserimenti centrali dei centrocampisti. Centrocampisti che però, per quanto riguarda il Chievo, preferiscono invece lanciare profondo per Pellissier e Moscardelli: i due lottano con Dias e Biava, si ritagliano qualche tiro sporco. La Lazio invece sfrutta il movimento continuo di Mauri, le discese costanti di Lichtsteiner sulla destra e soprattutto la maggior qualità da metà campo in su, con Hernanes, Floccari e Zarate.

LAZIO, TIENE LA DIFESA — Il "profeta" Hernanes, come detto, è marcatissimo: Pioli si è preoccupato che i suoi non gli concedessero due metri per caricare il tiro. Fa bene, perché il brasiliano appena può spara, ed è pericoloso con entrambi i piedi. Gli resta il dribbling nello stretto, di cui darà lezioni. Floccari non ha tantissime palle giocabili, ma rientra e riesce spesso a far distendere la squadra. Per il resto la Lazio dimostra una gran solidità difensiva, costruita intorno alla coppia Dias-Biava, puntuale ed elegante soprattutto per quel che riguarda il brasiliano.


CHIEVO, SI FERMA PELLISSIER — Il Chievo perde la sua seconda gara stagionale in casa (viene il dubbio che sia squadra da trasferta), fallisce l'obiettivo di ritrovarsi da solo in testa alla classifica, e vede incepparsi l'attacco fin qui molto prolifico. Su quest'ultimo dato pesa molto l'infortunio di Pellissier, che a inizio secondo tempo deve lasciare il campo per un problema alla schiena. I "mussi" si confermano tatticamente disciplinati, con attaccanti che sanno lottare e fare pressing. La squadra di Pioli non brilla per idee e qualità, e nel momento migliore della Lazio vede qualche problema difensivo. Mantovani perde il duello con Lichtsteiner e Cesar si fa bruciare da Zarate sul gol.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 26 settembre 2010 19:55
Ljajic sblocca la Fiorentina
Primo successo, Parma ko

Un calcio di rigore del serbo rompe l'equilibrio al Franchi, raddoppia De Silvestri, sempre nella ripresa. Per i Viola primi tre punti in campionato, interrotto un digiuno di 12 giornate. Emiliani mai pericolosi senza Giovinco

FIRENZE, 26 settembre 2010 - La Fiorentina supera il Parma 2-0, centra il primo successo stagionale e si rimette in carreggiata dopo la falsa partenza. Ljajic sblocca il risultato dal dischetto: per Mirante, in questo campionato, è la quinta rete incassata su rigore. Un record. Poi ci pensa De Silvestri (con un tocco involontario di Lucarelli) a blindare il vantaggio e a lanciare i Viola, imballati e impauriti per buona parte del match. Stesso discorso per gli emiliani, troppo lenti nelle ripartenze per impensierire i padroni di casa. Così alla fine è un episodio a rompere l'equilibrio e a rilanciare le azioni degli uomini di Mihajlovic. Non è la fine della crisi, ma l'inizio della cura.

PARI E PAURA — Giovinco, Mutu e Jovetic: l'assenza degli uomini di fantasia si fa sentire. Tolto l'estro e i colpi di classe, a questa Fiorentina e a questo Parma resta poco. Restano due formazioni quadrate, col baricentro sbilanciato all'indietro nonostante gli assetti offensivi; restano buoni attaccanti - Gilardino e Bojinov - ma troppo isolati; restano tornanti di fascia che non corrono per due e mostrano 'timidezza' come Vargas, Marques, Cerci e Candreva. Alla fine i giocatori più dinamici sono a centrocampo, ma pensare che le due formazioni si reggano su Montolivo e Morrone non corrisponde alle aspettative d'inizio stagione.


LJAJIC CRESCE — Non può essere nemmeno Ljajic a far la differenza: diciannove anni ancora da compiere, il talentino serbo ha numeri come dimostra al 1' impegnando Mirante in un grande intervento, ma alla fine sono più i palloni persi, gli eccessi d'egoismo e i contrasti mancati. Il 'carattere' invocato da Mihajlovic, insomma, ancora non c'è. Chissà cosa ne pensa Prandelli, c.t. azzurro oggi in tribuna fra amici: la sua Fiorentina degli ultimi tempi non era meno molle di questa. Lo stesso dicasi per il Parma, che in un mese è passato dal 2-0 dell'esordio allo 0-2 del Franchi. In mezzo, due pareggi e un'altra sconfitta. Troppo timore crea problemi agli equilibri e la difesa soffre.

EPISODI CHIAVE — In 90' di alti e bassi, a decidere il match sono alcuni episodi. L'occasionissima del Parma al 6' della ripresa: cross di Candreva, De Silvestri liscia a centro area e Marques non ne approfitta. Al 14' della ripresa Lucarelli stende in area Gilardino lanciato a rete: rigore e ammonizione. Mihajlovic chiede il rosso (giusto) ma il quarto uomo lo riporta alla calma. Trenta secondi prima lo stesso Lucarelli era andato giù nell'area viola, strattonato da Felipe. Anche qui, ci poteva stare il penalty. Sul dischetto va Ljajic e realizza, due su due in questo campionato. La rete sblocca i Viola, si vedono tocchi di prima e ripartenze in verticale. Ci provano Gilardino e Montolivo, ma Mirante fa buona guardia. Alla fine, merita la Fiorentina.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 26 settembre 2010 19:59
Palermo rimonta dallo 0-2
Lecce: indigesto il Maccarone

La squadra di De Canio schiera tre punte e si porta sul 2-0 al Barbera grazie a Giacomazzi (poi espulso nella ripresa) e Corvia. Pinilla dimezza le distanze e nel finale il Palermo carica a testa bassa, con Maccarone che sigla il 2-2 a tempo scaduto

PALERMO, 26 settembre 2010 - Il Lecce non segnava in trasferta dall'8 maggio scorso: c'è riuscito oggi, infilando due gol al Palermo. Ma il doppio vantaggio non è bastato ai salentini ad espugnare il Barbera. Avanti 2-0 fino a inizio ripresa, al 7' e al 48' Pinilla e Maccarone hanno risposto a Giacomazzi e Corvia, pareggiando il conto (2-2). Il Lecce si può consolare pensando al primo punto esterno della stagione e a una prestazione molto positiva nonostante le molte assenze. Ma alla fine ad esultare è il Palermo, che strappa un punto cercato fino in fondo ma tutt'altro che scontato.

GLI UNDICI — Il Palermo si presenta al Lecce con due varianti rispetto all'impresa di Torino di tre giorni fa: rientra Liverani e al posto di Hernandez c'è Pinilla. La squadra di De Canio sceglie invece un assetto parecchio offensivo, con Olivera e Corvia a supportare Jeda in avanti. E tanta intraprendenza viene subito premiata: all'8' l'argentino disegna un assist per Giacomazzi, che da buon ex segna (palo-gol) ma non esulta. Lo fa invece il Lecce, per il quale questa è la prima rete in trasferta di campionato. Un regalo speciale per De Canio, che oggi compie 53 anni. Il Palermo accusa il colpo ma non trova il modo giusto per reagire. Tanto che alla fine del primo tempo sarà il Lecce ad essere andato vicino al raddoppio più di quanto il Palermo abbia sfiorato il pari. L'occasione salentina più limpida al 12', con Corvia che non ci arriva d'un soffio, in scivolata, e Olivera che sfiora un palo. E il Palermo? la sua reazione sta tutta in un paio di occasioni: al 27' Rosati respinge un colpo di testa di Pinilla e al 44' ancora Pinilla va in gol, ma il gioco era già stato fermato da Bergonzi, che ha ravvisato un fuorigico (quantomeno sospetto) dello stesso attaccante. Inutile il tentativo in corsa di Rossi, che intorno alla mezz'ora aveva commutato il suo Palermo in un 4-3-1-2 con Pastore avanzato accanto a Pinilla e Ilicic unico trequartista.

MOSSE E CONTROMOSSE — La ripresa si apre col botto: dopo 33 secondi il Lecce trova il raddoppio. A siglarlo è Corvia in tuffo, su assist di Olivera. Rosati inserisce il suo nome nella cronaca per la seconda volta respingendo una conclusione velenosa di Nocerino, poi il Lecce sbaglia lo 0-3 che avrebbe chiuso il match: al 5' Cassani intercetta in extremis una conclusione sotto rete di Piatti, in mezzo ai fischi del pubblico del Barbera che cerca di dare la scossa ai suoi. Pronti-via, e al 7' il Palermo dimezza le distanze: Pinilla, al suo primo gol in A, raccoglie una corta respinta di Rosati su Ilicic e infila di destro. Poi le panchine prendono iniziative di opposto segno: Rossi manda in campo Bacinovic (per Liverani) e soprattutto Hernandez (per Nocerino), mentre De Canio si cautela togliendo Olivera e Jeda e inserendo Sini e Munari. L'ultimo quarto d'ora si infiamma: il Palermo spinge, Bergonzi segnala un paio di fuorigioco sospetti, viene espulso per proteste il preparatore dei portieri rosanero, entra anche Maccarone. Insomma, il Palermo proprio non ci sta, ma il Lecce non molla la presa, e si fa anzi trovare pronto alle ripartenze in contropiede non appena il Palermo si sbilancia. Al 36' Giacomazzi si fa ammonire per la seconda volta e viene espulso, immediata la contromossa di De Canio che richiama Piatti per Coppola. I minuti finali vedono il Palermo chiudere il Lecce nella sua area, ma verso Rosati non arriva alcuna conclusione davvero pericolosa. Fino al minuto 48, quando Rosati dice ancora di no a Pastore, ma nulla può contro l'accorrente Maccarone, che infila di sinistro. L'ultimo brivido è una conclusione (respinta) di Hernandez, ma per il Lecce sarebbe stata una punizione davvero eccessiva.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 26 settembre 2010 20:03
Barreto dribbling alla Ronaldo
Il Bari affossa un buon Brescia

I lombardi mancano l'occasione storica di portarsi in vetta. Rivas regala il vantaggio ai pugliesi, ma il Brescia pareggia con Konè. Nel secondo tempo, Barreto si guadagna e realizza il rigore decisivo

BARI, 26 settembre 2010 - Non è il solito Bari. Nonostante il vantaggio in avvio di Rivas, la squadra di Ventura dà la sensazione di voler controllare, fondamentale in cui - a giudicare da quanto si è visto - non eccelle. Il Brescia, che aveva cominciato bene, prende il controllo della partita, pareggia con Konè e poi cerca anche la vittoria che la lancerebbe storicamente in vetta: Possanzini si divora l'occasione del vantaggio, la traversa respinge una punizione di Cordova e poi sale in cattedra Barreto. Il brasiliano imperversa, si diletta in slalom degni del miglior Ronaldo e decide la partita.


SULLA RIVAS DEL FIUME — Il Bari, in avvio, lascia sfogare gli ospiti, che mostrano una buona personalità, facendo girare il pallone e non palesando alcun timore della velocità avversaria. Dopo qualche minuto d'attesa, però, la squadra di Ventura comincia ad alzare i ritmi e trova una miniera d'oro sulla destra, dove lo svizzero Deprelà soffre l'esordio e, soprattutto, la vitalità di Rivas: l'ex West Ham prima rischia tantissimo abbracciando un po' troppo affettuosamente l'argentino in area, poi si fa sorprendere dall'ala del Bari che s'imbuca e, con un diagonale imprendibile, batte Sereni. A questo punto, i biancorossi si limitano ad abbassarsi nella propria metà campo, mettendo 11 uomini dietro la linea della palla, aspettando solo l'errore avversario per punirlo in contropiede.


TRAGEDIA GRECA — La tattica dei pugliesi, sulla carta, avrebbe anche un senso considerata la rapidità dei furetti là davanti, peccato che Koné scompagini gli schemi: il sostituto di Diamanti (fuori per problemi fisici) ubriaca Gazzi e Masiello, prima di battere Gillet da sottomisura. Dai padroni di casa, solo uno squillo, con colpo di testa di Barreto in tuffo che Sereni devia a mano aperta. Poi è solo Brescia, che spreca anche una ghiotta occasione per portarsi in vantaggio: Possanzini fa tutto bene, serve il secondo drink a Masiello, lo manda al bar con una finta in area, ma al momento di tirare fuori la punta, svirgola la conclusione e buca solo l'esterno della rete. La squadra di Ventura, però, fatica a scuotersi nonostante gli urlacci del suo tecnico dalla panchina.


BARRETO&ALVARETTO — Il secondo tempo comincia com'era finito il primo, con il Brescia padrone del campo e subito vicino al raddoppio (punizione di Cordova che scuote la traversa). Poi, però, Barreto si mette la maglia di R9 e regala al pubblico uno slalom alla Ronaldo vecchio stile, trovando l'avventata scivolata di Martinez ed un rigore inevitabile (realizzato spiazzando Sereni). Ventura ha poi il merito di capire le difficoltà dell'11 di Iachini e di cercare di approfittarne, inserendo Alvarez sulla destra, dove Daprelà (poi sostituito da Dallamano, ma anche lui in difficoltà) ha evidenti giramenti di testa.

ASSALTO BRESCIA — L'honduregno, però, continua ad imperversare allegramente, offrendo assist a ripetizione per un indiavolato Barreto: Sereni è costretto agli straordinari. La sofferenza della difesa lombarda è acuita anche dalla spregiudicata tattica offensiva di Iachini che, non avendo più nulla da perdere, inserisce tutti gli attaccanti a disposizione: finisce addirittura a quattro punte, dentro anche Caracciolo e Taddei con Pozzanzini ed Eder, ma senza esito. Fino al 90' lo spettacolo è tutto nel vedere Alvarez saltare gli avversari come birilli, collezionando scalpi e ammonizioni (di chi tenta di marcarlo).

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 26 settembre 2010 20:07
Il Catania spreca troppo
Il Bologna strappa l'1-1

Un rigore dubbio nel primo tempo porta gli emiliani in vantaggio con Di Vaio. Nella ripresa assedio del Catania, che fallisce almeno tre palle-gol clamorose. Il pari arriva da un'autorete di Britos. Traversa di Mascara

CATANIA, 26 settembre 2010 - Un Catania arrembante permette di festeggiare solo a metà (1-1 il risultato finale) le cento panchine del suo allenatore Marco Giampaolo. Più che positiva la prestazione dei siciliani, con un secondo tempo giocato solo nella metà campo del Bologna, meno il risultato che sta stretto ai padroni di casa, considerate le due occasioni clamorose capitate a Mascara e Maxi Lopez e la traversa presa dallo stesso Mascara. E anche il rigore su Siligardi è sembrato perlomeno controverso.


DOMINA IL CALDO — Dopo i primi venti minuti giocati a una buona intensità, soprattutto dal Bologna, i ritmi vengono imposti dal gran caldo di Catania. Tra gli ospiti si mettono in mostra Rubin, un pendolino sulla fascia sinistra, Perez, dai suoi piedi passano tutti i palloni giocati dai rossoblu, e Gimenez, che fino alla mezz'ora spaventa la squadra di Giampaolo con i suoi guizzi. Dall'altra parte qualche fiammata di Gomez, comunque troppo lontano dalla porta (come Mascara) nei primi 45 minuti. L'argentino prima sfiora di testa un calcio d'angolo di Mascara, ma guadagna solo un altro tiro dalla bandierina, poi si gira dagli undici metri ma alza troppo la mira.


RIGORE E PROTESTE — Al 40' si infiamma la partita: Siligardi tenta di saltare Silvestre, ma cerca il contatto con il difensore rossazzurro e si lascia cadere. Gava fischia il rigore tra le proteste dei padroni di casa. Di Vaio sbaglia, ma va a ribadire in rete la ribattuta di Andujar. Due minuti dopo Maxi Lopez subisce fallo al limite, Gava fa proseguire per il vantaggio e quando l'attaccante argentino va giù in area dà la punizione dal limite. Lopez furioso, ma non c'è niente da fare. E Mascara colpisce la barriera. Nella ripresa il Catania parte fortissimo e domina per tutti i 45 minuti. Per due volte gli avanti siciliani si portano da soli davanti a Viviano: al 2' Mascara tocca di esterno a lato, al 18' Maxi Lopez fa un passaggio al portiere da pochi metri. La vivacità di Ricchiuti e la stanchezza degli ospiti trasforma la ripresa in un assalto a Fort Apache. Continuano a provarci Gomez, Ricchiuti e Maxi Lopez, ma serve un cross di Marchese e una clamorosa deviazione nella propria porta di Britos per rimettere le cose a posto. Dopo l'1-1, la squadra di Giampaolo non molla e fa ancora in tempo a colpire una traversa con Mascara.

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 26 settembre 2010 20:11
La Samp non sa più vincere
Udinese, finalmente un punto

Senza reti la sfida tra blucerchiati e friulani: partita non entusiasmante, le migliori occasioni sui piedi di Pinzi e Di Natale

GENOVA, 26 settembre 2010 - Non è crisi, ma la Sampdoria che non vince da un mese (e dalla prima giornata di campionato) è un caso da analizzare. Anche contro l'Udinese, ultima in classifica, Cassano e compagni non convincono, finendo imbrigliati dalla tattica impostata da Guidolin. Ed è proprio il tecnico friulano a sorridere, togliendosi di dosso il peso degli zero punti. L'Udinese vista al Ferraris, onestamente, non meritava questa condizione. Lo 0-0, bruttino, è comunque giusto.

PINZI COME AL CHIEVO — Pochi fronzoli, tanta corsa, possibilmente "intelligente". L'Udinese ha una voglia matta di togliere quello zero, nei punti in classifica. Così si spiegano i pochi fronzoli, appunto, nella formazione iniziale: che, anzi, è un mezzo omaggio proprio a Mimmo Di Carlo, tecnico della Samp. Perché vedere Pinzi trequartista ricorda molto il Chievo degli anni passati, con il mediano a dare fastidio all'uomo più pericoloso degli avversari. E chi è il pericolo numero uno dei blucerchiati? Cassano, ovviamente. Che, dalla sua mattonella a sinistra, si vede sempre circondato ora da Pinzi, ora da Isla. Insomma, è soffocamento.

CURCI È UN GATTO — Pinzi e Isla, peraltro, sono molto bravi a riproporsi, e nel primo quarto d'ora la Sampdoria soffre parecchio. Sempre da destra, dove anche Di Natale si sposta a creare ulteriore superiorità numerica. Proprio il capocannoniere dell'ultimo campionato pennella un cross al centro dove Pinzi, invece di stoppare e battere a rete, si avvita per un tiro al volo tutto storto che esalta Curci. Bravo il portiere, ma il centrocampista poteva fare meglio. A questo punto Di Carlo, per coprirsi meglio, sposta a sinistra Guberti, in precedenza battitore libero dietro le punte. E torna l'equilibrio.


DOMIZZI SI ROMPE — Un equilibrio che spesso sconfina nella noia. Difesa e centrocampo dell'Udinese sono pressoché perfetti, lasciando pochissimi spazi a Palombo e a Semioli. L'unica azione degna di nota della Samp è orchestrata dai soliti due, Pazzini e Cassano, con il primo che viene anticipato all'ultimo da Domizzi. Il quale, nell'intervento, ci rimette forse il ginocchio e viene sostituito da Coda. Per il resto, succede poco o nulla. Sembra che le due squadre preferiscano annullarsi che proporre azioni pericolose.

SULLA LINEA — Infatti nella ripresa, se possibile, si vede anche meno. L'occasione migliore ce l'ha Di Natale che, servito sul filo del fuorigioco, supera Curci in pallonetto, ma ci pensa Zauri sulla linea a sbrogliare con calma la matassa. Cassano pensa più a protestare per le mancate ammonizioni ai difensori dell'Udinese (Zapata alla fine si becca il giallo e rischia per una trattenuta su Pazzini), ma non illumina come nelle migliori occasioni. Di Carlo mischia le carte con Marilungo e Pedro, passando a un 4-2-3-1 che dovrebbe impensierire i friulani sugli esterni. Ma niente. Il pari va bene soprattutto agli ospiti, che riescono al quinto tentativo ad acchiappare il primo punto in classifica. Si sente qualche fischio dagli spalti di Marassi al 90', segno che questa Samp convalescente non piace ai suoi tifosi.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 26 settembre 2010 23:21
Juventus a forza 4
Krasic super: 4-2 al Cagliari

Il posticipo dell'Olimpico consacra il nuovo acquisto serbo dei bianconeri, che realizza una tripletta. Segnano anche Bonucci e Matri, due volte. Juve che risale a -3 dall'Inter capolista, ma perde per infortunio Amauri, uscito in barella per una distorsione alla caviglia destra

TORINO, 26 settembre 2010 - La Juventus continua il suo viaggio sulle montagne russe. Dopo una picchiata, contrassegnata dai tre gol subìti dal Palermo, arriva un picco, contro il Cagliari. Cui la squadra di Delneri rifila 4 reti e la prima sconfitta di questo campionato. Quando vince, ed è successo due volta in questo avvio di stagione, la Juve lo fa col pallottoliere: fa poker, come ad Udine. Stavolta finisce 4-2. Ne segna tre Krasic, l'uomo del giorno. Bravissimo, scatenato. E poi va a bersaglio Bonucci. Per il Cagliari la doppietta è targata Matri, che mette a nudo le crepe della peggior difesa della serie A, statistiche alla mano, con 9 reti subite, come Udinese e Roma. La Juve - che perde nel finale Amauri, uscito in barella per un infortunio alla caviglia destra - è a -3 punti dall'Inter capolista, che affronterà nel prossima turno, domenica sera, a San Siro. Un weekend di campionato ha rimescolato le carte in tavola in maniera inimmaginabile.

SCHIERAMENTI — Delneri cambia 4/11 rispetto alla formazione sconfitta dal Palermo a Torino nell'ultimo turno di campionato. Rinaudo, un centrale, fa il terzino destro, ed esordisce così in bianconero. Debutto invece dal 1' per Aquilani, preferito a Marchisio, mentre in avanti gioca la coppia pesante, Amauri-Iaquinta. Bisoli risponde affidando a Perico la fascia destra, a centrocampo c'è Lazzari, con il suo sinistro fatato.


SUPER KRASIC — La Juve del primo tempo ha un nome e un cognome: Milos Krasic. Il serbo segna due volte, sempre al volo, di destro. Sono i suoi primi gol in maglia bianconera. E se finora aveva fatto intravedere spunti interessanti in velocità, stasera dimostra di saper anche finalizzare. E la curva bianconera quasi si confonde: quella sagoma bionda sempre in movimento, che tira ad ogni occasione, sembra proprio un indimenticato ex idolo bianconero: Pavel Nedved. Per il resto la Juve è propositiva, possente, anche se un po' confusionaria. Davanti Iaquinta si dà un gran daffare, ma si divora un paio di palle gol, mentre Amauri non vede la porta e si limita ad un lavoro oscuro di sponda. Il Cagliari soffre la forza d'urto bianconera, anche se in contropiede sa far male a una difesa, quella di Delneri, che in questo inizio di stagione non dà mai l'idea di sicurezza assoluta: Lazzari se ne va sulla sinistra centra per Matri, che sbuca dietro Chiellini e mette dentro il provvisorio pareggio. I sardi non faranno altro, sottoporta, e all'intervallo la Juve è meritatamente avanti, 2-1. Niente di scintillante, ma qualche segnale incoraggiante, dopo il Palermo, c'è.

RIPRESA — La Juve stavolta ha la freddezza sottoporta per chiudere i conti. Segna il 3-1 con Bonucci, al solito pericolosissimo nei suoi inserimenti offensivi sui calci piazzati. È la terza volta in 5 uscite di campionato (dopo Samp e Udinese) che la Juve segna almeno tre reti. La Juve ora straripa, anche se dietro qualche spazio lo lascia sempre, e l'indemoniato Matri trova sempre il modo di fare venire i brividi a Storari, battuto di nuovo nel finale, su passaggio ancora di Lazzari. Ma la gara non è in discussione perchè Krasic è in serata di grazia, gli va bene tutto, come quando perfeziona la personale tripletta grazie anche alla deviazione finale di Astori. La Juve fa poker e risale in classifica sino a -3 dall'Inter. E fra 7 giorni, a San Siro, giocherà lo scontro diretto con in mente un pensiero stupendo.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 27 settembre 2010 13:09
SERIE A 2010/2011 5ª Giornata (5ª Andata)

Anticipi del 25/09/2010
Milan - Genoa 1-0
Roma - Inter 1-0
Incontri del 26/09/2010
Bari - Brescia 2-1
Catania - Bologna 1-1
Chievo - Lazio 0-1
Fiorentina - Parma 2-0
Palermo - Lecce 2-2
Fiorentina - Parma 2-0
Sampdoria - Udinese 0-0
Juventus - Cagliari 4-2

Classifica
1) Inter e Lazio punti 10;
3) Brescia e Chievo punti 9
5) Bari, Catania, Milan e Napoli punti 8;
9) Cesena e Juventus punti 7;
11) Bologna, Cagliari e Sampdoria punti 6;
14) Fiorentina, Genoa, Lecce, Palermo, Parma e Roma punti 5;
20) Udinese punti 1.
binariomorto
00sabato 2 ottobre 2010 22:46
Benatia lancia l'Udinese
Il Cesena capitola al 93'

Nell'anticipo della sesta giornata, la squadra di Guidolin vince 1-0 in pieno recupero con un gol in mischia, dopo che Antonioli aveva salvato spesso i romagnoli. Per i friulani è il primo successo in campionato, per il Cesena la terza sconfitta di fila

UDINE, 2 ottobre 2010 - All’ultimo assalto l’Udinese si porta a casa i 3 punti dopo che per un’ora abbondante ha trovato in Antonioli la saracinesca che ha fermato i suoi attacchi. Al 93’, in mischia, a Benatia è arrivata la palla giusta da spingere in rete, da pochi passi, e il marocchino non ha sbagliato: Cesena k.o.. Al di là dei tempi e modi - è stato contestato dagli ospiti - con cui è maturato il vantaggio, il risultato premia la squadra che dal 30’ del primo tempo in poi ha cercato più spesso la via della rete, anche spinta dalla necessità di cancellare lo “zero” nella voce "vittorie in campionato". I due pali e i tanti interventi decisivi del portiere del Cesena legittimano la vittoria della squadra di Guidolin, anche se apparsa molto contratta contro un avversario votato al contenimento e che non ha sprecato una palla.

PRIMO TEMPO — La prima mezzora va in archivio senza sussulti: l’Udinese manovra di più, il Cesena si difende con ordine, anche con 10 uomini dietro la linea della palla, ma i friulani indulgono un po’ troppo sul lancio lungo, che si rivela inefficace. La squadra di Ficcadenti è più tranquilla, mentre l’Udinese forse è gravata dalla pressione di dover fare risultato a tutti i costi. Di spazi ce ne sono pochi. Fallita la strada del lancio lungo, l’Udinese prova la via dell’accerchiamento, ma nemmeno questo fa breccia fra le linee del Cesena. Dopo un tocco di coscia di Inler da pochi passi (24') e un diagonale di Isla (31'), la partita si accende. Le squadre si allungano e Di Natale comincia a creare problemi alla difesa del Cesena. Un paio di punture, poi una stilettata al volo che finisce fuori di poco. Il tempo di un pericoloso contropiede del Cesena fermato da Isla e la porta di Antonioli trema due volte: al 43’ Colucci salva sulla linea, in mischia, su tiro di Floro Flores e al 46’ è il portiere del Cesena a respingere con stile pallavolistico un tiro, deviato, di Di Natale.

LA RIPRESA — La ripresa incomincia come era finito il primo tempo, con il predominio dell’Udinese che sfiora il gol al 4' con Isla, il cui tiro al volo, a portiere battuto, su cross di Armero, centra il palo. Il Cesena è bravo a far scattare spesso la trappola del fuorigioco, in cui cade soprattutto Di Natale, ma di fatto è sempre costretto a difendersi. Al 17’ ancora un palo dell'Udinese: su un rimpallo, Nagatomo sfiora l’autogol e Pinzi poi manda alto da pochi passi. Prima e dopo c’è tanto Antonioli: al 10’ respinge una bella conclusione di Inler che non vede partire; al 23’ è lesto a deviare in angolo un tiro di Di Natale che gli rimbalza davanti e al 29’ dice ancora no alla punta napoletana, il cui diagonale, da pochi passi, pareva vincente. Il tempo di iniziare una lista di recriminazioni per i friulani, che Benatia spariglia il tavolo: è il gol che vale il primo urrà stagionale per Guidolin e il terzo stop di fila per il Cesena. Con rabbia ed espulsione finale per Ficcadenti.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 2 ottobre 2010 23:16
Fantastico gol di Pirlo!
Il Milan conquista la vetta

Un gran tiro da 38 metri al 26' del primo tempo decide la sfida del Tardini. Mirante para su Ibrahimovic, poi i rossoneri falliscono il raddoppio con Robinho e Ronaldinho. Nel finale il forcing degli emiliani ma senza grandi occasioni

PARMA, 2 ottobre 2010 - "Mamma, che gol!". Lo dice Ronaldinho, già pallone d'oro, guardando la conclusione di Andrea Pirlo da 38 metri infilarsi tra palo e traversa, nell'unico punto dove Mirante, prima e dopo strepitoso, non può arrivare. Per il centrocampista rossonero è il sesto gol al Parma in carriera, il primo che regala la vetta provvisoria della classifica ai rossoneri. Un ritrovato Gattuso e Ronaldinho dietro le due punte le altre scelte azzeccate da Allegri, contro un Parma volitivo ma 'spuntato': Crespo, per dire, non è Bojinov e senza Giovinco la fantasia scarseggia. Promosso anche Ibra, mentre Robinho non incide né come suggeritore, né al tiro.


SETTE MESI DOPO — Il primo posto dei rossoneri - 11 punti contro i 10 di Inter e Lazio - coincide con il ritorno al successo in trasferta a sette mesi di distanza dall'ultima volta: il 3 aprile scorso, il Milan batteva il Cagliari 4-3, prima d'iniziare un lungo digiuno. Lo ha interrotto Andrea Pirlo, con un tiro dei suoi sceso improvvisamente alle spalle di Mirante.

NON SOLO IBRA — Il Milan di Parma è forse il migliore visto dall'inizio di campionato (non fa testo il 4-0 all'esordio con il Lecce): Nesta-Thiago Silva è la coppia centrale che dà maggiori garanzie, Gattuso vale Boateng con più cattiveria, mentre Pirlo è la scintilla per accendere Ibra. La vera novità, però, è Ronaldinho trequartista, non più confinato a sinistra, ma libero di verticalizzare o puntare la porta. Dopo la panchina in Champions League, un giocatore parzialmente ritrovato. Gli unici che non brillano sono Seedorf, troppo lento con la palla tra i piedi, e Robinho, morbido quando c'è da concludere. Il cambio con Pato, al rientro dopo l'infortunio, apre nuovi scenari sul tridente d'attacco.


MIRANTE E CRESPO — Il Parma, invece, non è molto diverso da quello visto a Firenze. C'è Crespo in avanti al posto di Bojinov, l'occasione che gli capita al 12' - a tu per tu con Abbiati - qualche anno fa non l'avrebbe sbagliata. Gli emiliani recriminano per un contatto Nesta-Paci in area nella ripresa, il rigore ci può stare. Ma se in quella fase del match il parziale è solo di 1-0, il merito è soltanto di Mirante, decisivo in almeno tre occasioni. al 29' su Ibra in uscita, e poi al 37', quando lo svedese calcia tre volte e per tre volte l'estremo difensore del Parma gli nega la gioia del gol. Poi s'infortuna Morrone, e Marino inserisce Valiani che carbura alla distanza. Suoi i cross del forcing parmense nel finale, anche se l'occasione più ghiotta capita a Ronaldinho, e non la sfrutta.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 3 ottobre 2010 15:09
Maxi sprechi, il Catania cade
Il Lecce fa festa con Corvia

La partita della 12.30 finisce 1-0 per i pugliesi, che capitalizzano al 36' l'unica vera occasione della gara. I siciliani, raggiunti a quota 8 proprio dai giallorossi, vanno a sprazzi e sono condannati anche dagli errori sottoporta dell'argentino

CATANIA, 3 ottobre 2010 - La vittoria dell'umiltà. Il Lecce supera 1-0 un Catania che ha ben altri valori, ma che nella trasferta in Puglia non si è espresso al meglio. Poca continuità, errori inconsueti da parte di Maxi Lopez, troppi uomini al di sotto del loro standard. E anche una buona dose di sforuna. Se si perde sull'unico vero tiro in porta degli avversari qualcosa da recriminare c'è.


DUE ERRORI NEL NULLA — Il 4-3-3 del Lecce (4-1-4-1 quando la squadra si difende) va attaccato sugli esterni. E il Catania proprio dalla sinistra trova la prima, colossale, occasione dopo 5'. Mascara pesca Maxi Lopez nel cuore dell'area per una conclusione abbastanza comoda. Ma l'argentino calcia addosso all'ottimo Rosati sprecando un gol che una punta del suo livello deve segnare. La partita si spegne: il piano tattico di De Canio, aspettiamoli e ripartiamo, è evidente. Al Catania manca brillantezza. Carboni e Biagianti danno poco in costruzione, Mascara resta in ombra e Maxi, cliente terribile per i centrali pugliesi, non converte neppure la seconda occasione. Ma stavolta non ha colpe: dopo aver saltato Andujar trova il salvataggio di Fabiano appena prima della linea.


EPISODIO — Il Lecce ha un grande merito: va in gol alla prima occasione. Olivera mette in mezzo una palla dalla sinistra che viene casualmente sporcata da Silvestre. La deviazione dell'argentino libera Corvia sul secondo palo, che non può sbagliare.

ATTACCHI STERILI — Giampaolo nella ripresa riparte con Ledesma per Carboni. Poi inserirà anche Antenucci e Gomez. Il Catania sembra avere qualcosa in più, ma fa male solo a tratti. Il Lecce passa dieci minuti complicati a cavallo della mezz'ora, ma Rosati non deve compiere nessuna parata. Così i pugliesi incassano una vittoria preziosa. La salvezza, che visti gli organici della serie A resta comunque complicata, deve passare per forza da Via del Mare.

j.g.

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 3 ottobre 2010 20:39
La Lazio continua il volo
Mauri piega il Brescia

La squadra di Reja ancora in testa dopo il successo per 1-0 sui lombardi. Decide un gol di Mauri al 45' del primo tempo su ottima giocata di Hernanes. Brescia accorto e compatto, ma poco incisivo, e rimasto in dieci dal 30' della ripresa per l'espulsione di Diamanti

ROMA, 3 ottobre 2010 - La Lazio batte il Brescia 1-0 e guarda tutti dalla vetta. In attesa del posticipo di stasera fra Inter e Juventus, con i nerazzurri che al massimo la possono raggiungere, ma non superare, la squadra di Reja continua il suo volo, come quello dell’Aquila Olimpia. La Lazio si gode la vetta del campionato, ma non si può dire che abbia volteggiato agevolmente sul Brescia di Iachini. Ci è voluto un gol di Mauri, su una pregevole azione di Hernanes per rompere gli equilibri in campo e decidere la partita. Una giocata di classe ha sbrecciato l’accorta resistenza del Brescia, che ha offerto buona tattica e disciplina, ma è risultato poco incisivo. Per la Lazio una vittoria sofferta, ma meritata, che le può dare maggiore coscienza dei propri mezzi.

IL PRIMO TEMPO — Nel primo tempo si vede un Brescia coperto e accorto, che non disdegna di sganciarsi in avanti, ma che è bravo soprattutto a imbrigliare la manovra della Lazio. Arrivata ai 20-30 metri, la squadra di Reja fatica a bucare la ragnatela tessuta da Inchini. Così il gioco è nel complesso gradevole, ma non veloce e di azioni di prima se ne vedono poche. Il Brescia prova un paio di punture, e Muslera deve intervenire nei primi minuti, prima per alzare sulla traversa un tiro di Zambelli, poi respingere di pugno una punizione. Ma è Sereni a essere il migliore dei suoi, con una deviazione in angolo su tiro di Brocchi (17’) e con uno splendido volo sulla punizione di Zarate diretta all’incrocio, al 35’. La sagacia tattica del Brescia regge quasi fino alla fine del primo tempo, poi capitola. Al 44’ Floccari difende bene palla in area, poi tira quasi a colpo sicuro, ma Bega, da terra, riesce a rimpallare la conclusione con un piede. È il rumore prima della slavina: un minuto dopo Hernanes parte palla al piede e in mezzo a tre avversari serve in area un pallone con il contagiri a Mauri, che trova il diagonale vincente.


LA RIPRESA — Nella ripresa, i ritmi sono più alti, le squadre più lunghe, il Brescia allarga le sue doppie cerniera fra le linee, inizia a produrre gioco, mostrando pure tecnica e qualità e affidandosi a Eder. La Lazio ringrazia Muslera, al 15’, quando devia con stile ed efficacia un forte diagonale del brasiliano, che sulla stessa azione è pure fermato da Lichtsteiner con un bel contrasto in area. Piccole scintille del Brescia, prima di rimanere in dieci per l’espulsione di Diamanti (29’). Da lì in poi la Lazio gestisce abbastanza bene il possesso palla, corre pochi rischi e porta a casa il risultato. Da lassù, il volo dell’Aquila, può continuare.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:37.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com