Campionato Serie A 2010/2011

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binariomorto
00domenica 13 febbraio 2011 22:50
Udinese, odore di Champions
E il Cesena cola a picco

Doppietta di Totò Di Natale e gol di Inler, i friulani continuano a vincere e salgono al quinto posto. Vantaggio al 41' del primo tempo con punizione gioiello del capitano, poi lo svizzero e ancora il cannoniere nella ripresa chiudono la partita

CESENA, 13 febbraio 2011 - "Alla Champions ci crede anche mia nonna" recitava uno striscione presente nel settore ospiti del Manuzzi. Ora come ora, farebbe bene a crederci tutta Udine: ottavo risultato utile consecutivo e terza vittoria in trasferta di fila per i friulani. Numeri che, qualora ce ne fosse ancora bisogno, esaltano l'ottimo momento dei ragazzi terribili di Guidolin. Per il Cesena, invece, è notte fonda: arriva la 14ma sconfitta stagionale e anche le voci di un possibile cambio in panchina.


CESENA RESTYLING — Se Guidolin si affida all'usato sicuro schierando la formazione "titolare" - quella che negli ultimi 7 incontri gli ha regalato solo gioie - dall'altra parte, invece, un Cesena alla continua ricerca della quadratura (e soprattutto di qualche gol), sceglie i nuovi arrivati Rosina (sostituisce Jimenez squalificato) davanti, Sammarco a centrocampo e Felipe in difesa. Tutta nuova anche la carta d'identità di Felipe, che sfoggia Dal Bello sulla schiena, cognome degli antenati italiani.

ROSINA SFIORITA — Il fantasista calabrese fatica ad entrare in partita, svariando su tutto il fronte d'attacco, ma non trovando mai la posizione giusta. Bogdani, così, finisce per rimanere troppo solo in avanti, anche se un ispirato Giaccherini prova a cercarlo con traversoni interessanti. L'Udinese approfitta delle difficoltà avversarie per cominciare la gara in attacco, ma col passare dei minuti la squadra di Ficcadenti alza il baricentro e schiaccia i ragazzi di Guidolin.


UOMINI E CAPORALI — Come spesso accade, però, ai romagnoli manca il killer instict o, per dirla con parole più semplici, uno che la butti dentro: Bogdani si danna l'anima e crea anche qualche varco interessante, ma la difesa dell'Udinese si salva sempre e anche abbastanza tranquillamente. Dall'altra parte i friulani possono controllare in serenità ed aspettare il guizzo dei propri fuoriclasse là davanti che - puntualmente - arriva: Totò Di Natale piazza all'incrocio una punizione dal limite con una facilità disarmante e ad Antonioli non resta che raccogliere il pallone in fondo alla rete. E' il 41', il Cesena viene punito nel suo momento migliore e la squadra di Ficcadenti subisce in maniera evidente il contraccolpo psicologico.

FISCHI PER FICCA — Il secondo tempo comincia con un'Udinese arrembante, che ha tutta l'intenzione di chiudere la contesa. Dalla panchina romagnola arrivano le contromosse: dentro Caserta per l'ammonito Parolo e, soprattutto, Budan per Rosina. Scelta, quest'ultima, contestata con veemenza dal pubblico del Manuzzi. Curiosamente, però, il cambio che sortisce maggiori effetti è il primo, visto che è Caserta a dare al Cesena quella scossa che serviva: qualche buona giocata, una conclusione dal limite ben respinta da Handanovic e tanta quantità al servizio della squadra. Di Budan, invece, si son perse le tracce dopo l'ingresso in campo tra i fischi.


SAPORE DI CHAMPIONS — Come se non bastassero le difficoltà oggettive di una squadra sfilacciata e con poche idee, ci si mettono anche gli errori dei singoli ad affossare i romagnoli: Ceccarelli cerca di difendere - male - un pallone sulla fascia, Armero glielo sfila come il più agile dei borseggiatori e Inler impallina Antonioli dal limite. Il Cesena crolla, ma Di Natale non ha pietà, raccogliendo ad un metro dalla porta un pallone vagante e siglando la sua doppietta. Il Manuzzi, attonito, assiste silenziosamente alla disfatta. Anzi, si chiude addirittura con la standing ovation per Di Natale, alla quale partecipano anche gli sportivissimi tifosi di casa.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 13 febbraio 2011 22:53
Catania, rimonta con Lodi
Festa Simeone, Lecce k.o.

Una doppietta su punizione del fantasista salva i siciliani dalla sconfitta dopo le reti di Jeda e Munari. Finale incandescente, De Canio furioso, espulso Giacomazzi per proteste. Nel primo tempo il gol di Silvestre dopo 45' nervosi

CATANIA, 13 febbraio 2011 - Partita vietata ai deboli di cuore, il 3-2 del Catania sul Lecce. Vittoria da tre punti che vale il doppio perché è la prima di Diego Simeone dopo tre sconfitte e un pareggio e perché significa sorpasso su una diretta concorrente nella lotta salvezza. L'eroe di giornata è Francesco Lodi, prelevato dal Frosinone nel mercato di gennaio: entra a inizio ripresa e in sei minuti ribalta il punteggio con due punizioni-gioiello, due colpi di sinistro imparabili per Rosati. Le colpe del Lecce sono da ricercare altrove, negli errori in attacco di Jeda e Olivera, incapaci di sfruttare più d'un contropiede in superiorità numerica dopo aver trovato con Munari il momentaneo 1-2. Finale incandescente, De Canio a muso duro con l'arbitro Romeo che espelle Giacomazzi per proteste a partita conclusa.


GOL ED ERRORI — Sette giorni dopo il regalo al Palermo, il Lecce ne confeziona un altro per il Catania, sotto 1-2 in casa al 16' della ripresa. Fin lì partita nervosa, sbloccata dai padroni di casa a fine primo tempo con un tocco di Silvestre in area, riacciuffata da Jeda a inizio secondo tempo con un facile colpo di testa su cross di Munari. Equilibrio perfetto di gol fatti e mancati, come quelli di Maxi Lopez al cambio di campo, uno splendido sinistro al volo fuori di niente e poi un destro in corsa troppo lento per impensierire Rosati. Sul ribaltamento lo splendido uno-due Olivera-Munari, palo del primo e rete in ribattuta del secondo. Poteva finire qui, o nei due contropiedi successivi del Lecce in superiorità numerica, ma prima il palo e poi Schelotto tengono in partita i siciliani. E allora si scatena Lodi.


MAGIE E VELENI — La prima punizione assegnata da Romeo è per un fallo di Rispoli su Gomez più dentro (linea) che fuori dall'area. Il fantasista ex Empoli, Udinese e Frosinone sistema la sfera e come fosse un rigore la piazza dove Rosati non può arrivare. Il pareggio al 35' della ripresa rianima un Catania impaziente di trovare il primo successo dell'era Simeone. Passano 5' e Romeo fischia un'altra punizione dal limite per i siciliani, stavolta per presunto fallo di Spolli su Maxi Lopez. Va ancora Lodi, è il sorpasso: esplode la gioia del Massimino sugli spalti, la rabbia di De Canio in campo.

FINALE CALDO — Il Lecce non ha più forze per rispondere al secondo svantaggio del match, finisce 3-2 dopo il 2-4 casalingo contro il Palermo. Per De Canio, che si vede ammoniti i diffidati Gustavo, Olivera e Jeda, è troppo: va a muso duro contro Romeo, mentre il fischietto di Verona espelle Giacomazzi per proteste. Tre dirigenti si mettono in mezzo per evitare che la situazione degeneri, mentre il Catania festeggia sotto la curva la vittoria del sorpasso e dell'aggancio al Parma a quota 26. Simeone è riuscito a trasmettere la grinta ai suoi, ora deve lavorare sul gioco perché i siciliani sono ancora troppo timidi nell'attaccare palla a terra. Per i pugliesi, invece, il bel gioco non paga: cala la notte, fonda.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 13 febbraio 2011 22:56
Sampdoria, ecco la scossa
Il Bologna è tramortito

I blucerchiati battono 3-1 gli emiliani dopo aver segnato i loro gol nel primo quarto d'ora della partita. E' il ritorno alla vittoria per gli uomini di Di Carlo dopo oltre un mese d'astinenza: di Palombo, Gastaldello e Maccarone le reti doriane. Accorcia Paponi per i rossoblù

GENOVA, 13 febbraio 2011 - La mettevano solo Pazzini e Cassano: dieci gol, su venti totali della Sampdoria, erano a firma dei due che adesso sono altrove. Forse la crisi era tutta qui, per i blucerchiati, che non andavano a segno da oltre un mese: mica poco, ma la qualità non si era trasferita a Milano con i due campioni. Pum pum pum, tre colpi in un quarto d'ora, di Palombo, Gastaldello e Maccarone; e Bologna al tappeto nonostante il gol della bandiera di Paponi nella ripresa. Meglio di così, la Sampdoria non poteva reagire ai risultati mancanti e alle contestazioni dei tifosi. E ora sotto col derby.

UN QUARTO D'ORA — Non è un caso che la scossa la dia capitan Palombo. Il centrocampista, che una settimana fa ha rinnovato fino al 2015 con i blucerchiati, apre le marcature con una punizione rabbiosa all'8° minuto: discutibile, l'atteggiamento della barriera bolognese, che si apre lasciando passare il pallone. Ma è tutta la difesa di Malesani a fare acqua: ne passano altri tre, di minuti, e Gastaldello svetta su corner di Ziegler. Viviano esce maluccio, Casarini non respinge sul palo ed ecco il 2-0. Finita? Macché: Portanova perde un contrasto a centrocampo e in contropiede vola Maccarone, che scarta il portiere e deposita a porta vuota.

PAPONI NON MOLLA — E' solo il quarto d'ora, e la partita è già in ghiaccio. Il Bologna, colpito tre volte con pugni da k.o, prova a reagire. Uno dei più spaesati, Moras, viene sacrificato per far entrare Ramirez (Casarini diventa terzino destro); e l'uruguaiano un po' di verve la dà ai suoi, ma è il resto della squadra che non gira. Non per motivi specifici, ma perché la Samp ne ha di più; e recuperare uno svantaggio simile sarebbe difficile per chiunque. Possiamo pure ipotizzare che i punti per la salvezza il Bologna potrebbe ottenerli in altre occasioni. Il gol di Paponi, nuovo entrato che fino ad oggi non aveva quasi mai giocatoi, conferma che la squadra resta viva.


CAMPO DISASTRATO — Comunque, brava la Samp, che cercava una reazione dopo un mese molto difficile. Guberti trequartista e libero di svariare, con mediana robusta (Palombo-Dessena-Poli), è una soluzione che fa sempre comodo, ma quello che cambia per Di Carlo è ritrovare la coppia di difensori centrali titolare: Gastaldello segna, Lucchini è colpevole sul gol di Paponi (se lo lascia passare dietro e non tenta nemmeno di contrastargli il tiro), però non sfigura. Come sempre, hai voglia a segnare tanti gol, ma se dietro si tentenna è dura. Così come è dura giocare su un campo ridotto così male: per il derby di mercoledì urge trattamento ricostituente.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 13 febbraio 2011 23:00
Cagliari chiama l'Europa
Chievo non pervenuto

Tutto facile per la squadra di Donadoni: 4-1 sui veneti. Apre Conti, raddoppia Canini, doppietta di Nenè, gol della bandiera di Thereau. La gestione-Donadoni ha portato 24 punti, un ritmo da Grande. E ora la zona-Europa League non è più così lontana

CAGLIARI, 13 febbraio 2011 - Un sms al campionato: il Cagliari chiama un posto in Europa. I bad boys di Donadoni schiacciano il Chievo di Pioli: 4 a 1, con la pratica chiusa già al 45' sul 3 a 0. Apre Conti, raddoppia Canini. E Nenè confuta il teorema che senza Matri ci devono pensare difensori e centrocampisti: segna un gol per tempo, servendo la doppietta perfetta. Trentacinque punti valgono la possibile svolta di una stagione: da domani, a Cagliari proveranno la caccia a un posto in Europa League (con il Palermo fermo a 40). Con la gestione-Donadoni, il Cagliari sta avendo il passo delle Grandi: 24 punti e il 4° posto, insieme all'Inter (che pero' ha due partite in meno), nella classifica virtuale dalla tredicesima giornata (dal dopo-Bisoli), dietro a Napoli (28 punti), Milan ed Udinese (26). Il Chievo frena dopo 6 turni di campionato (inutile il gol della bandiera di Thereau nel finale). Per la serie: e il settimo si riposò.


SUL VELLUTO — Donadoni affida a Cossu i gradi di uomo-chiave, dietro Nenè ed Acquafresca. Pioli ha gli uomini contati, e spera nella coppia Moscardelli-Pellissier. C'è il tempo di ricordare il record di Alessandro Agostini, alla presenza numero 208 in rossoblù che gli consente di raggiunge Comunardo Niccolai al 7° posto nella classifica all-time dei sardi in partite di campionato. Inizio al piccolo trotto: partita non nervosa, non intensa, fase di studio. Pioli davanti la panchina è il più nervoso: forse vede nel futuro, perché un po' alla volta il suo Chievo si scioglie sotto il bel sole dell'isola. Già detto: l'incognita di questo Cagliari è dove potrà arrivare senza Matri. Daniele Conti ricorda che il feeling con il gol lo ha sempre avuto, quando al 19' s'inserisce di testa sull'assist di Pisano: è l'1-0. Quando Acquafresca (28') fallisce davanti a Sorrentino, il fantasma di Matri torna nella mente dei tifosi sardi. Ma il Chievo è assente non giustificato, e il Cagliari ne approfitta. Canini raddoppia (al 29') in mischia. Non è pero' ancora finita. A un minuto dall'intervallo, Cossu lancia Nenè: pallonetto delizioso ed è hattrick Cagliari! Sul velluto, senza soffrire: Chievo impalpabile. Quasi in gita scolastica sull'isola.


UNA MALEDETTA DOMENICA — Quando si riparte, il Chievo ci mette almeno l'orgoglio. Pellissier riscalda i guanti ad Agazzi (è il 15'), poi Jokic scarica la rabbia con un missile intercettato dal portiere di casa (al 17'), prima di lasciare la scena a Thereau. Moscardelli (20') sbatte su un super-Agazzi, ed è il segnale che questa è davvero una maledetta domenica per gli scaligeri. Il Cagliari è in versione il migliore dei mondi possibili per Roberto Donadoni: tranquillo, ordinato, letale in contropiede (d'altronde sul 3-0 il compito è facilitato). Al 22' Cossu fa la lepre, scappa ma sbatte contro la spalla di Cesar: va a terra, sanguina, vorrebbe il rigore. Per l'arbitro, tutto regolare. Sarà la botta del suo 'tamburello', ma il Cagliari si ricarica a caccia del poker. Non si acontenta (perché dovrebbe?). Eccolo il poker sul tavolo verde del sant'Elia: Nenè in acrobazia alza il cartello con il numero 4. Poi, nel finale, Thereau riduce lo svantaggio. Dunque, Chievo al palo; Cagliari lanciatissimo con un messaggio al campionato e uno alla tifoseria. Sms per la A: la truppa di Donadoni se la vuole giocare per l'Europa. Sms per club e supporter: sull'isola, forse, hanno trovato il nuovo-Matri. Meno grosso, meno potente, passaporto brasiliano. Ma intanto le doppiette di Nenè portano punti come quelle dello juventino.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 13 febbraio 2011 23:03
Bari-Genoa senza sapore
Il trionfo della noia

Al San Nicola finisce 0-0. Partita troppo tattica priva di emozioni. Nel primo tempo palo di Palacio, nella ripresa annullato un gol di Okaka

BARI, 13 febbraio 2011 - Gli occhi se li sono stropicciati sabato pomeriggio ammirando le prodezze del barese Antonio Cassano. Rimpianti giustificati dopo 90 minuti di noia e rare emozioni al San Nicola dove Bari e Genoa si accontentano di un inutile 0-0 che ai pugliesi non serve a nulla, anche se interrompe una serie nera.

TORNA GHEZZAL — Al suo esordio Bortolo Mutti chiedeva ai suoi una grande prestazione per non spegnere il lumicino della speranza, rinunciando a Gazzi e schierando Almiron a centrocampo, con Bentivoglio esterno sinistro. Poi la sorpresa Ghezzal a fare reparto con Okaka. Genoa in campo con la formazione che ha imposto il pari al Milan, a eccezione dell'infortunato Destro sostituito da Palacio.

IL PALO DI PALACIO — A caccia di punti a tutti i costi, il Bari scatta sul semaforo verde con la rabbia in corpo. Immediata la penetrazione di Bentivoglio che scorge Okaka libero in area, ma trova Criscito a sbarrargli la strada. Sono passati venticinque secondo appena, ma la voglia del Bari deve subito fare i conti con la serenità del Genoa. La squadra di Ballardini vive sulle penetrazioni veloci di Mesto e Rossi, sull'intelligenza di Milanetto e Kucka e la prontezza di Palacio pronto a ribadire a rete tutto ciò che gli passa il convento. I galletti per un buon quarto d'ora subiscono il pressing dei rossoblù, che dopo il clamoroso palo colpito da Palacio al 9', addomesticano la partita con il possesso palla. Il Bari si fa rivedere negli ultimi minuti della prima frazione, ma senza mai mettere in crisi la difesa ligure, orchestrata con esperienza da Kaladze e Dainelli. Almiron si danna l'anima e il solo Rivas riesce a regalare scampioli di buon calcio, troppo poco per rivitalizzare una gara anemica. Insomma, 45 minuti di noia, senza un omaggio allo spettacolo che il San Nicola meriterebbe.

OKAKA CI PROVA — Non ci sono cambi all'inizio della ripresa e la tattica prevale sul gioco. Il Bari sembra spingere di più, ma ci vuole l'ingresso di Alvarez al 14' (fuori Rivas) per regalare brio alla manovra del Bari. La sua velocità è ossigeno; quella che gli permette al 19' di crossare in area per Okaka che di testa colpisce troppo centralmente. Ballardini risponde con Paloschi per Palacio; Mutti replica con Castillo per Ghezzal. Ma è ancora Alvarez, insuperabile nell'uno contro uno, a servire a Okaka la palla da girare in rete: Eduardo blocca sulla linea. Al 33' Okaka la mette finalmente dentro, ma il gioco era fermo per un precedente fallo di Castillo. Mutti non ci sta e lancia anche Gazzi per Almiron, approfittando dell'evidente calo del Genoa. Ma lo 0-0 resiste fino al 95'. Al Bari ora serve solo un miracolo.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 13 febbraio 2011 23:11
Orgoglio Juve, Inter k.o.
Decide Matri, traversa Eto'o

I bianconeri vincono 1-0, gol del centravanti su cross di Sorensen, poi nel finale clamorosa occasione fallita dal camerunese. Bianconeri solidi in difesa, nerazzurri senza idee: Buffon chiude il primo tempo senza parate, poi ci mette del suo su Eto'o nella ripresa

TORINO, 13 febbraio 2011 - La Vecchia Signora con un paio d’ore di anticipo su San Valentino fa un regalo grande così ai suoi tifosi innamorati, traditi da troppe prestazioni del 2011. Batte l’Inter 1-0 all’Olimpico di Torino, grazie all’ennesima perla di Matri, al 14° gol stagionale, e si rilancia in prospettiva Champions, ora lontana i 3 punti che ancora la separano proprio dai nerazzurri. Ma soprattutto i tre punti di stasera "rischiano" di far perdere lo scudetto ad un’Inter irriconoscibile rispetto a quella brillante finora targata Leonardo, ed adesso a -8 dal Milan capolista, seppur con una partita in meno (mercoledì alle 18.30 è in programma il recupero a Firenze contro la Fiorentina). I nerazzurri sono mancati come prestazione ancor più che come risultato, svegliandosi troppo tardi, regalando almeno un tempo di gioco. Lo spirito è stato troppo da partita di routine e non abbastanza da sfida di cartello, perchè questa Juve, con tutti i suoi difetti recenti, contro i nerazzurri si trasforma, come dimostra l’imbattibilità in campionato nello scontro diretto dell’Olimpico. E le alternative in panchina per cambiare i piani, per Leonardo sono pochissime, e questo è un problema anche in prospettiva.


JUVE D’ACCIAIO — La Vecchia Signora sorprende tutti con un primo tempo condotto dal 1’ al 45’. Come gioco, come personalità. Due le chiavi di volta rispetto a quella zoppicante di inizio 2011 fotografata dalla classifica: una difesa con quattro difensori centrali in campo, con Sorensen e Chiellini che ancorano le fasce e turano le falle, grazie a centimetri e muscoli in abbondanza, e finalmente un centravanti da Juve in attacco: Alessandro Matri. E così anche senza una grande fantasia - l’unico a contribuire alla causa è Aquilani -, i bianconeri dominano i campioni d’Italia, d’Europa e del mondo. Solidi, tosti, e con due colossi in avanti, dove Toni si muove tartarughesco, ma efficace. La sua potenza mette addirittura in crisi Ranocchia, che gli rende chili e anni di esperienza, e Cordoba, che gli rende diversi centimetri. Proprio Cordoba prima rischia il rigore per un intervento in area su Matri, poi si dimentica dell’ex Cagliari: un’amnesia fatale.


MATRI GOL — Perchè il neoazzurro - e parliamo di Nazionale - di testa raccoglie un cross dalla destra di Sorensen e lo infila all’angolino dove Julio Cesar non può arrivare. Terzo gol in altrettante partite di campionato con la Juve per Matri. E Olimpico in delirio.

INTER NON PERVENUTA — E l’Inter? Chiederete. Mah, non sembra neanche lei in campo, nonostante i colori siano i soliti, nerazzurri. Dietro soffre tanto, in mezzo le idee latitano e si sviluppano su ritmi da crociera, gli unici guizzi arrivano da Sneijder ed Eto’o, che hanno un altro passo rispetto ai Marines difensivi della Juve, che per evitare problemi li raddoppiano con continuità. L’1-0 all’intervallo stupisce meno delle zero parate di Buffon, mai impegnato.


NUOVA INTER — Non negli interpreti, ma nello spirito. Quella che nel secondo tempo guadagna campo e crea dopo qualche minuto, con Pazzini di testa, l’occasione che non aveva saputo andarsi a prendere in tutta la prima frazione di gioco: Buffon respinge.

MATRI ED ETO’O CHE OCCASIONI — La Juve sfiora il 2-0 quando Krasic finalmente mette una palla al centro, invece di incaponirsi in dribbling: Matri di testa, solo come mai, mette appena fuori. Allora Leonardo cambia: dentro Pandev per Kharja. E cambio tattico dal 4-3-1-2 al 4-2-3-1 di mourinhiana memoria. Delneri replica sostituendo il generoso Toni, stanchissimo, con il contropiedista Iaquinta. La gara resta viva e in bilico sino al 90’, Eto’o, beccato dal pubblico di casa per tutta la partita, costringe Buffon al primo grande intervento. La Juve, pur con Matri infortunato che si trascina per il campo, regge sino alla fine. Trema sulla traversa di Eto’o, ma digrigna i denti con un Chiellini galattico, e non molla. E così si gode una serata di gloria: non succedeva da tanto tempo.

dal nostro inviato
Riccardo Pratesi


Fonte: gazzetta
binariomorto
00martedì 15 febbraio 2011 13:12
SERIE A 2010/2011 25ª Giornata (6ª Ritorno)

Anticipo del 12/02/2011
Milan - Parma 4-0
Roma - Napoli 0-2
Incontri del 13/02/2011
Palermo - Fiorentina 2-4
Bari - Genoa 0-0
Brescia - Lazio 0-2
Cagliari - Chievo 4-1
Catania - Lecce 3-2
Cesena - Udinese 0-3
Sampdoria - Bologna 3-1
Juventus - Inter 1-0

Classifica
1) Milan punti 52;
2) Napoli punti 49;
3) Lazio punti 45;
4) Inter(*) punti 44;
5) Udinese punti 43;
6) Juventus punti 41;
7) Palermo punti 40;
8) Roma(*) punti 39;
9) Cagliari punti 35;
10) Fiorentina(*) punti 32;
11) Chievo punti 31;
12) Sampdoria(*) punti 30;
13) Bologna(-3)(*) e Genoa(*) punti 29;
15) Catania e Parma punti 26;
17) Lecce punti 24;
18) Brescia punti 22;
19) Cesena punti 21;
20) Bari punti 15.

(-3) punti di penalità
(*) una partita in meno

Fiorentina-Inter sarà recuperata il 16 Febbraio 2011
Sampdoria-Genoa sarà recuperata in data da definire
Bologna - Roma sospesa al 16' del p.t. sul risultato di 0-0, sarà recuperata il 23 Febbraio 2011
binariomorto
00giovedì 17 febbraio 2011 00:03
Pazzini castiga la Fiorentina
L'Inter ora è a -5 dal Milan

Al Franchi finisce 2-1 per i nerazzurri: nel primo tempo autorete di Camporese e "gollonzo" di Pasqual, nella ripresa decide un gol dell'ex, che trasforma di piatto un bel cross di Eto'o, dopo un numero sulla destra. Il "Pazzo" non esulta, Leonardo centra l'ottava vittoria in dieci gare in campionato

MILANO, 16 febbraio 2011 - "Distacco che si potrebbe ulteriormente ridurre in caso di vittoria a Firenze". Da mesi è questo il ritornello della remuntada interista. Tutte le tabelle prevedevano e quasi imponevano alla squadra di Leonardo una vittoria contro quella di Mihajlovic: beh, Zanetti e compagni ce la fanno, nonostante col passare delle settimane aumentassero le quotazioni della Fiorentina, finalmente ritrovata. L'Inter vince 2-1, cancella la sconfitta di Torino e si ripropone con forza nella sua rincorsa scudetto: ora i punti di distacco dal Milan, senza "se" e senza asterischi, sono 5. A decidere la gara di Firenze ci pensa l'ex Pazzini, su suggerimento di Eto'o, dopo un autogol (Camporese) e un "gollonzo" (Pasqual) nel primo tempo.


GOLLONZI E IL PAZZO — Il primo tempo si gioca a viso aperto, con ribaltamenti di fronte e difese un po' sbilanciate (specie quella dell'Inter). Ad andare sotto è però la Fiorentina, già al 6': l'Inter si lancia nel primo contropiede della sua gara grazie all'accelerazione di Stankovic. Il serbo scarica a destra per Eto'o, che piazza un cross basso. Camporese devia involontariamente e batte Boruc. Autogol e 1-0, che regge fino al 33', quando arriva un altro "gollonzo": stavolta il cross arriva da sinistra e lo fa Pasqual. Gilardino è in anticipo su Cordoba e Ranocchia, ma non tocca la palla. Basta l'allungo del suo piede per ingannare Julio Cesar: la palla sfila fino al secondo palo per l'1-1. Nella ripresa riparte più forte l'Inter, la Viola arretra, Eto'o scardina le resistenze: al 17' punta Camporese, lo salta netto con una finta, va sul fondo e crossa basso: Pazzini è il più veloce a infilare di piatto. Fa 2-1 e non esulta, ma esulterà anche per lui il suo allenatore alla fine.


FIORENTINA, NON BASTA — Mihajlovic sapeva come battere l'Inter: lo aveva fatto l'anno scorso col Catania, ci riprova quest'anno con una Fiorentina che ha "svoltato", dal punto di vista della fiducia. Mutu e Santana (poi uscito presto per infortunio e sostituito da Ljajic) supportano bene Gilardino, Montolivo li innesca a ripetizione con filtranti sempre a destinazione. Nel primo tempo la squadra di Sinisa gioca alla pari, nella ripresa nonostante un buon Ljajic accusa il calo di Mutu (inevitabile) e finisce con l'arretrare troppo, anche per "colpa" degli avversari. Camporese è lo sfortunato protagonista dei due episodi chiave: prima si trova sul cross di Eto'o, poi si trova di fronte a Eto'o quando questi inventa una di quelle giocate che hanno mandato in crisi anche difensori più esperti. Gamberini limita a lungo Pazzini, ma poi deve inchinarsi, Donadel si piazza su Sneijder, Behrami è molto attivo.


LEONARDO, TUTA E CORSA — Attivo quasi come Leo. Quello di Firenze è un Leonardo che ha mantenuto la stessa carica nervosa della vigilia: si presenta al Franchi in tuta (una novità per lui), e si agita più dei suoi giocatori in campo, che cerca di guidare e "muovere" a bracciate. Invoca spesso una difesa più alta, mentre cerca di infondere coraggio a Nagatomo, alla prima da titolare: il giapponese in fin dei conti scenderà spesso sulla sinistra, ma non sempre è puntualissimo nel rientrare. E visto che Maicon è sempre "alto", Cordoba e Ranocchia spesso son soli a rispondere alle sfuriate avversarie. Per fortuna di Leonardo, Ranocchia è in giornata di grazia e dimostra di valere tutti i soldi spesi: non solo in prospettiva, già adesso. La novità tattica di giornata è lo spostamento di Eto'o sul centro-destra: Samu resta devastante, ma forse fa più fatica a liberarsi al tiro (lo sostituisce col cross), e la mossa finisce col limitare un po' gli spazi di Maicon. Positivo il rientro di Stankovic, che garantisce corsa e inserimenti sottoporta: l'equilibrio è ancora una chimera, ma Leonardo forse nemmeno lo cerca. Forte di otto vittorie e due sconfitte, può rilanciare con un "sono così, prendere o lasciare".

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 17 febbraio 2011 00:08
Il Genoa e la scossa-derby
Sampdoria punita da Rafinha

Finisce 1-0 a favore dei rossoblù, che superano i rivali in classifica e legittimano il risultato colpendo anche due traverse con Palacio e Rossi. Decisivo Eduardo su Guberti nel primo tempo, Curci evita il raddoppio genoano nella ripresa

GENOVA, 16 febbraio 2011 - Il Genoa conquista la sua decima vittoria in un derby in casa Samp, superando i blucerchiati per 1-0 nel recupero del match rinviato il 19 dicembre scorso per neve. Match winner è Rafinha, a segno al 10' della ripresa: il brasiliano legittima così una supremazia rossoblù evidente per tutti i 90 minuti. La Samp si scuote tardi, e nemmeno nel disperato forcing finale dà l'impressione di poter sovvertire i rapporti di forza in campo. Il Genoa supera così la Samp in classifica.

MACHEDA E RAFINHA LE NOVITÀ — Un infortunio per parte altera i piani iniziali di Di Carlo e Ballardini: Biabiany aveva accusato un indurimento a una coscia ieri durante la rifinitura, Konko ha un problema a un ginocchio, entrambi fuori causa, non vanno nemmeno in panchina. Al loro posto dunque si presentano in campo Macheda, che fa coppia con Maccarone, e Rafinha, a completare il centrocampo rossoblù. Parte meglio il Genoa: più sicuro, più organizzato, più squadra. Infatti pronti via e Palacio colpisce la traversa, in un'offensiva partita da un brillantissimo Kucka. Il Genoa macina gioco offensivo con fluidità e intensità, la Samp è più timida e meno efficace. A eccezione di Guberti, folletto spesso imprendibile per gli avversari, che infatti si presenta ben due volte a tu per tu con Eduardo: prima il portiere si salva di piede, poi in angolo. Ma è il Genoa ad andare ancora più vicino al gol: Kucka conferma di avere spessore non solo in fase di impostazione, ma anche di conclusione e sbaglia di poco il bersaglio, Rossi colpisce un'altra volta la traversa (e sul successivo tap in Floro Flores è nettamente in fuorigioco) e Palacio in azione di contropiede sbaglia il tocco finale, mandando altissimo. Insomma, è un Genoa che contro una Samp che gioca solo a sprazzi meritava di più, e invece si va al riposo sullo 0-0.


RAFINHA-GOL — Si ricomincia sulle stesse note: Genoa avvolgente nella manovra offensiva, Samp inconsistente sulle fasce, poco lucida nelle vie centrali, appesa a Guberti come al filo della speranza. Ma stavolta non dura: Rafinha al 10' inventa un destro in corsa dalla distanza che non lascia scampo a Curci, appostato un po' fuori dai pali. Di Carlo capisce che qualcosa non va, anche perché anche sul piano del carattere la Samp appare apatica e poco reattiva. E allora dentro Mannini, fuori Macheda. Maccarone diventa il terminale offensivo più avanzato, è servito di più e trova maggiori spazi, ma non riesce a essere decisivo. Ballardini risponde immettendo forza fresca: Paloschi al posto di Floro Flores. La Samp sente che il tempo stringe e si fa più pressante, Di Carlo asseconda la squadra mandando in campo anche Zaza per l'assalto finale. Ma il Genoa mantiene tranquillità e possesso palla, anestetizzando così la pericolosità avvversaria. I blucerchiati ci mettono più gambe e cuore, che testa. Il Genoa sfiora il raddoppio con Rossi (ottimo Curci in angolo) e conquista il derby numero 103. Che non passerà alla storia, ma in questa stagione grigia per entrambe le squadre suona comunque come uno squillo di tromba.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 19 febbraio 2011 23:34
Bologna, Paponi usa la testa
Il Palermo in 10 cede al 90'

Finisce 1-0 al "Dall'Ara" nel primo anticipo della ventiseiesima: i siciliani, quasi mai pericolosi e in inferiorità dal 57' (rosso a Garcia), si arrendono allo scadere all'incornata del nuovo entrato

BOLOGNA, 19 febbraio 2011 - Chissà se Zamparini fino al 90' era contento. Perchè un Palermo brutto ma insolitamente solido dietro stava portando via un punto in 10 da Bologna. Ma poi arriva il gol di Paponi e i tre punti vanno al Bologna. E meritatamente. Perchè i siciliani steccano di brutto. Menomati dalle assenze, certo. Ma mai brillanti. E dopo il 2-4 interno con la Fiorentina, c'è un altro stop. Più del risultato preoccupa l'involuzione nel gioco. Dov'è finita la squadra più divertente della serie A in fase offensiva? Basta la mancanza di Cassani e Balzaretti a giustificare la brutta prova? Forse no.

COLLAUDATO — Malesani, privo di Britos, sceglie il solito 4-3-1-2, nel quale l'uruguaiano Gaston Ramirez (classe 1990) è l'uomo-qualità. Il mancino è un giocatore che può avere futuro nel nostro campionato. Sinistro educatissimo, visione di gioco e buona discreta rapidità. A centrocampo Della Rocca, Perez e Mudingayi assicurano il giusto peso in interdizione.

MUTILATO — Il Palermo del Dall'Ara cambia volto. Per forza. Perchè senza la spinta di Cassani e Balzaretti, due pistoni essenziali del suo motore, non è la solita squadra. Nocerino si allarga a destra, con l'acerbo Garcia a sinistra. Dietro si abbandona la linea a quattro per una difesa a tre. Davanti Hernandez è preferito a Miccoli. Ma i rosanero non fanno male. Nel primo tempo si sente la mancanza di Pinilla, l'unica punta consistente fisicamente e in grado di dare profondità. Hernandez, bravino, non è quel tipo di giocatore. Il tutto si complica poi con l'ingenua espulsione di Garcia (mai entrare così quando si è già ammoniti, tanto più che hai accanto un compagno), che costringe il Palermo a giocare una partita di pura sofferenza. Che non è nel Dna dei siciliani, sempre bravi a creare gioco ma spesso inadeguati quando devono difendersi.


SUSSULTI — Non devono ingannare due giocate da fuoriclasse del Flaco Pastore. Il Palermo non fa male. Fatta eccezione per un paio di corner di Ilicic impattati bene da Bovo e Migliaccio, con Viviano presente. Ma è il Bologna a sfiorare il gol. Prima con Perez, che si trova solo sul secondo palo e spedisce alto. Poi è Sirigu a sventare sul sinistro di Meggiorini.

TUTTI DIETRO — Cambia poco nella ripresa. Il Bologna parte aggressivo. Il Palermo resta su livelli inferiori a quelli abituali. Poi dal 12' si rintana dietro, in inferiorità numerica. E al Bologna, capace di attaccare con intensità a econtinuità, manca un po' di lucidità sottoporta. Di Vaio sbaglia un gol di testa. E non è da lui. Ramirez sfiora il palo di testa.

STRANO MA... — All 75' Malesani rinuncia a Ramirez. Se non stava male, è una scelta discutibile, pensiamo noi. Perchè il Bologna perde lucidità e precisione. Per fortuna dei tifosi rossoblu è Malesani l'allenatore. Che butta dentro la fisicità di Paponi, già in gol a Genova. E proprio l'ex Parma, al 90', salta in testa a Nocerino, un pesce fuori d'acqua in questa circostanza, e batte Sirigu di testa. Giusto così.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 19 febbraio 2011 23:37
Inter, tre punti con il giallo
Battuto il Cagliari, Milan a -2

I nerazzurri vincono (1-0) grazie a un gol di Kharja con Ranocchia in fuorigioco tra le proteste degli uomini di Donadoni. Nella ripresa la squadra di Leonardo cala ma riesce a difendere il risultato

MILANO, 19 febbraio 2011 - Adesso sono indubbiamente più vicini. Può durare il tempo di una notte e di una mattina, ma l’Inter va a dormire a -2 e butta via il piumone. Si sta benissimo, rispetto al gelo di gennaio. Ora tocca al Milan riportarsi a distanza. Leonardo infila la nona vittoria in campionato con un 1-0 che farà discutere, perché il gol di Kharja è viziato dal fuorigioco di Ranocchia. Lo fa alla sua maniera, quella da "prendere o lasciare": per 45’ mostra un calcio bello e da applaudire, nell’ultima mezz’ora soffre oltremisura il ritorno del Cagliari. Solo la scarsa mira dei sardi e qualche rimpallo buono evitano il pari. La classifica però ride e i tre punti alla vigilia del Bayern sono il classico cavallo donato di cui non verificare la dentatura. Nessun regalo invece per il Cagliari, che pure farebbe abbastanza per meritarselo. Per fortuna di Donadoni, la classifica non piange.

IL GOL — L’Inter passa in vantaggio presto (7’), con un gol veloce come la punizione battuta al limite da Eto’o. La difesa del Cagliari è sorpresa, Kharja è libero in area: primo tiro ribattuto, sul secondo Ranocchia non tocca, mentre la devizione di Canini è ininfluente. Il gol è dunque di Kharja e non del difensore nerazzurro. Più che altro ci sarebbe da discutere sulla posizione di Ranocchia, che probabilmente è in fuorigioco.

RITORNO AL 4-2-3-1 — L’Inter di Leonardo ha un indubbio merito, quello di dare vita a belle gare, specie a San Siro. Cerca lo spettacolo, manovra larga, propensione all’attacco. Fa giocare bene anche gli avversari, concedendo spazi, ma poi li batte, e quindi resta poco da imputargli. Leo alla vigilia del Bayern preferisce non spremere Stankovic, e inserisce Pandev. Per farlo torna al 4-2-3-1, o meglio al 4-2-1-3, visto che Eto’o e il macedone sono sulla linea di Pazzini. L’ex Samp continua a far la boa, i due si scambiano di posizione: Samu è un po’ meno incisivo al tiro, Pandev per un tempo gioca come non faceva da mesi. E’ in palla, ne spreca poche, è pericoloso. Poi cala, e si ribecca gli urlacci del pubblico. La manovra è inizialmente ariosa, grazie anche alla risorsa Nagatomo, che dà uno sbocco pure a sinistra (Maicon è il solito Maicon). L’asse centrale Ranocchia-Motta, poi, garantisce recupero palla e riciclaggio della stessa. Dopo un’ora Eto’o va a rifiatare, si torna al 4-3-1-2 e il Cagliari prende il possesso del campo: tiri, mischie in area, ma l’1-0 resiste.

CAGLIARI, TANTI SFORZI PER NULLA — Donadoni se la gioca, con due punte, Cossu rifinitore e Lazzari libero di inserirsi partendo dalla linea dei centrocampisti. Il reparto centrale va talvolta in inferiorità, Maicon ha un po’ troppo spazio, ma così il Cagliari può anche costruire. Ci vuole una gran chiusura di Nagatomo per togliere a Biondini il gol del pari, mentre Cossu con le leve corte prova a mettere in crisi Motta. Nella ripresa, poi, sono i sardi a essere più pericolosi, con tiri fuori di nulla di Conti e Lazzari, una occasione sprecata da Nené e svariate mischie in area. Alla fine la sconfitta lascia l’amaro in bocca a Donadoni. Era successo già a Mihajlovic, ultimamente succede spesso agli avversari dell’Inter.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 20 febbraio 2011 15:09
Lecce, pomeriggio da sogno
Travolta una Juve da incubo

I giallorossi si impongono 2-0, sfruttando la superiorità numerica causata dall'espulsione di Buffon dopo 11': segnano Mesbah nel primo tempo e Bertolacci nel secondo, i padroni di casa mancano una caterva di occasioni in contropiede. Nel finale espulso anche Vives, ma Rosati non è mai impegnato dai bianconeri

LECCE, 20 febbraio 2011 - Una Juventus da incubo e un Lecce da sogno. È la sintesi della partita del Via del Mare, anticipo domenicale della 26ª giornata di campionato. Se per la Juve si trattava della prova di maturità, dopo due vittorie consecutive di cui l'ultima contro l'Inter, è stata fallita miseramente. E non soltanto per i gol di Mesbah e Bertolacci che hanno deciso la partita. Ma piuttosto perchè la prestazione è stata incredibile, con Rosati mai impegnato in 90', e con lui la porta della difesa più porosa del campionato, e con l'attacco del Lecce che sembrava quello del Manchester United, per la capacità di creare pericoli.

NAUFRAGIO TATTICO — Ci ha messo del suo anche la disposizione tattica bianconera. I quattro colossi, dietro, quattro difensori centrali, schierati a metà campo, in linea, con una difesa altissima, che provava a fare sistematicamente il fuorigioco. Provava, appunto. Non riuscendoci quasi mai. Infilata da ogni lancio lungo, capace di mettere a nudo i limiti di rapidità e attenzione dei difensori bianconeri, messi in croce dal brevilineo Di Michele, che pure non è più un ragazzino. Non è un caso che la Juve fatichi con le piccole, incassando un sacco di gol: quando è impegnata contro squadre come Milan e Inter che tengono in mano le redini del gioco può far valere le qualità nell'uno contro uno, in difesa, dei suoi possenti mastini, superbi di testa; quando invece fa lei la partita, e alza il baricentro applicando sistematicamente l'offside, la retroguardia si apre come il Mar Rosso di biblica memoria. Questo pomeriggio a Lecce, con stoccatori diversi, e meno sciagurati di Grossmuller, poteva finire in goleada. Certo, l'espulsione di Buffon ha complicato le cose, ma le contromisure non hanno funzionato.


CARATTERE LECCE — I salentini hanno avuto il merito di approcciare la partita con l'atteggiamento giusto, senza il minimo timore reverenziale. E di avere il buon senso di insistere sulla soluzione che funziona: la palla in profondità ad evitare il fuorigioco. Poi sono arrivati tanti sprechi sottoporta, ma dietro la squadra di casa non ha sofferto mai. E quindi in casa, dopo Inter e Milan, che hanno pareggiato in Puglia, il Lecce blocca, anzi, stavolta stende, un'altra "grande". La salvezza è più vicina.

ROSSO A BUFFON — De Canio, squalificato, sceglie Di Michele come unica punta, assistito dagli inserimenti di Grossumuller e soprattutto Mesbah, dalla sinistra. Delneri conferma Chiellini terzino sinistro, e la coppia Matri-Toni in attacco. Il Lecce parte fortissimo. Mentre la Juve neanche parte, rimandendo piantata sui blocchi, neanche ci fosse la colla su campo di Via Del Mare a far rimanere impalati i bianconeri. Mesbah fa subito le prove di impresa: riuscite malino, per la verità, quando si divora un gol più che possibile da centroarea. Poi arriva l'episodio che decide la partita: lancio lungo in profondità per Di Michele, Barzagli tiene in gioco l'attaccante, che si presenta solo davanti a Buffon. Il portiere della Nazionale tocca il pallone con le mani fuori area interrompendo così una chiara occasione da gol avversaria: espulso. Dentro Storari, ma al posto di Krasic, piuttosto che di una punta. Scelta che farà discutere.

SOGNO MESBAH — La paura non sveglia la Juve. Che resta la brutta addormentata. I giallorossi sembrano quasi increduli di tanta grazia. Lanciano lungo e tagliano così a fetta la difesa avversaria. Ogni lancio un'occasione. Mesbah va ancora in porta, stavolta tenuto in gioco da Chiellini e non seguito da Sorensen, l'algerino stavolta non sbaglia: Storari trafitto. 1-0 Lecce. Strameritato. La Juve continua ad arrancare. Concedendo altre occasioni a Mesbah e Grossmuller, fallite. Il fischio dell'intervallo salva una Juve contata in piedi che non ha mai chiamato Rosati alla parata.


BERTOLACCI CHIUDE I CONTI — Pronti, via, e a inizio ripresa c'è gloria per il giovane Bertolacci, scuola Roma. Che segna il primo gol in serie A, come Mesbah, del resto. Su sponda aerea di Di Michele, che con il suo metro e settanta centimetri decolla sopra i 186 cm di Barzagli e confeziona un assist al bacio. 2-0. Gara chiusa. E Juve in bambola che rischia il 3-0 quando Grossmuller conclude su Storari un 4 contro 1 in contropiede. Intanto cominciano i cambi: dopo l'intervallo c'è già in campo Del Piero, per Toni, poi entra anche Iaquinta, per Sorensen. Cambia poco. La Juve è sempre più sbilanciata, Chevanton e Grossmuller sbagliano il non sbagliabile negli spazi larghi. Vives si fa cacciare per due falli ingenui, uno dietro l'altro. Ma la Juve non scarta il regalo. Crea la prima occasione, in mischia, solo al 38' della ripresa. E così il Lecce vince, e non subendo gol. L'ultima volta in cui c'era riuscito in casa finora era il 3 ottobre, contro il Catania. Finisce tra gli olè del popolo giallorosso, che vive un pomeriggio indimenticabile.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 20 febbraio 2011 18:35
Allegri: "Punti meritati"
Pioli: "Gara condizionata"

L'allenatore del Milan dopo il 2-1 al Chievo: "Dalla panchina la sensazione era che Robinho l'aveva presa con il braccio". Ma ritiene giusta la vittoria. Ma il tecnico dei gialloblù non ci sta: "Quel gol ha influito molto"

VERONA, 20 febbraio 2011 - La risposta all'Inter è arrivata e Allegri si gode soddisfatto punti e la prodezza di Pato, alle prese con la sua ennesima rinascita. Una risposta che penalizza il Chievo, perché il gol di Robinho viene viziato da un netto stop con il braccio sinistro. Irregolare come quello di Ranocchia, segnato in netto fuorigioco. Allegri non si tira indietro e ammette: "Non ho parlato col giocatore, dalla panchina la sensazione era che Robinho l'aveva presa con il braccio". Ma il tecnico del Milan allo stesso tempo aggiunge che i tre punti del Bentegodi "sono meritati".


NIENTE MALAFEDE — Allegri approfondisce: "L'arbitro non l'ha vista e abbiamo fatto gol. Sembra mano, ma non scordiamoci che a Cesena c'è stato annullato un gol perché secondo Russo, Pato aveva commesso la stessa scorrettezza. I brasiliani stoppano la palla in questo modo, non so che dire. Alla fine dell'anno le valutazioni arbitrali si compensano e credo che non ci sia la malafede ma ci siano solo delle valutazioni sbagliate". E senza eccessivi trionfalismi lancia l'ennesima sfida: "Lo scudetto? Fino alla fine saremo lì a lottare".

AUGURI PRESIDENTE — La vittoria di Verona coincide con il 25esimo anniversario della presidenza di Silvio Berlusconi. "Non ho ancora avuto il piacere di sentirlo, ma sarà contento come lo siamo tutti. I ragazzi gli hanno fatto un bel regalo: hanno disputato una buona gara, fatta eccezione per alcuni momenti dove abbiamo smesso di giocare". L'analisi è perfetta: "Sicuramente non era facile giocare su questo campo, ma la squadra ha cercato di farlo, facendo bene fino al gol del loro pareggio dove abbiamo commesso qualche errore. Bisogna migliorare soprattutto quando andiamo in vantaggio. Siccome noi davanti abbiamo giocatori importanti, dopo aver fatto un gol, bisognerebbe aver la forza di andare a cercare il secondo". Insomma, una vittoria fondamentale che arriva il giorno dopo quella dell'Inter. Ma Allegri ci tiene a chiarirlo: "Non è una risposta nei confronti di nessuno, noi vogliamo vincere il campionato e per farlo bisogna solo vincere".


L'IRA DI PIOLI — Stefano Pioli ingoia amaro: "Purtroppo siamo andati in svantaggio al primo affondo del Milan e in modo molto strano, visto che il gol di Robinho è parso a tutti viziato da un evidente fallo di mano". Il tecnico non ha dubbi: il gol di Robinho ha condizionato l'esito del match, anche se il Chievo ha avuto la forza di pareggiare prima di subire nel finale la rete di Pato. "La partita poi è finita 2-1, ma il gol di Robinho ci ha imposto di mettere sul campo energie mentali e fisiche per recuperare, quindi ha influito molto. Peccato: abbiamo messo in difficoltà il Milan e non meritavamo di uscire sconfitti, ora dobbiamo subito voltare pagina". Stefano Sorrentino, portiere del Chievo, non ci sta: "E' chiaro: l'1-0 del Milan era viziato da un fallo di mano, l'ho visto io e l'ha visto anche l'arbitro. Ma le grandi hanno un altro regolamento. Quell'episodio ha condizionato tutta la partita: togliete il gol di Robinho e il risultato è un altro".

g.des.

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 20 febbraio 2011 18:41
Roma da non credere a Marassi
Avanti 3-0, perde 4-3 col Genoa

I giallorossi al 6' della ripresa sono avanti di tre reti (Mexes, Burdisso e Totti), ma i padroni di casa non si arrendono e rimontano con Palacio (doppietta) e Paloschi. Totti sbaglia un gol fatto e al 40' ancora Paloschi va a segno regalando i tre punti ai rossoblù. Espulso Rafinha a tempo scaduto

GENOVA, 20 febbraio 2011 - La Roma risponde alla violenta contestazione di Trigoria e alle ultime tre sconfitte di fila riversando in campo tutta la sua voglia, creando tantissime occasioni e segnando a ripetizione. Ma alla fine tutto questo non basta, contro un Genoa in straripante condizione fisica: a Marassi finisce 4-3 per i padroni di casa, dopo che al 6' della ripresa erano in svantaggio di tre reti. Sono le doppiette di Palacio e Paloschi a ribaltare un risultato che sembrava segnato. E per la Roma è la quarta sconfitta di fila fra campionato e Coppa, con un bilancio di 14 reti subite in 4 partite.


UNO-DUE ROMA — La Roma approccia la gara con spirito inequivocabilmente battagliero, nonostante le ultime avversità: Taddei accusa qualche linea di febbre nella notte, al suo posto viene rispolverato Brighi. Poi Juan, dopo il riscaldamento, capisce di essere in precarie condizioni di salute (influenza) e lascia il posto a Castellini. Non bastasse, dopo 8 minuti di gioco Perrotta è costretto ad uscire con la caviglia destra malconcia (al suo posto Ranieri getta nella mischia Taddei). Il tutto in aggiunta alle assenze di Vucinic e Adriano (infortunati) e a quelle di Rosi, Cassetti e De Rossi, squalificati. Ma la Roma di Marassi sembra più forte del destino avverso e dei veleni di Trigoria: entra in partita a testa bassa e già prima del vantaggio Borriello e Totti sfiorano più volte il gol. Il grande avvio giallorosso è premiato dalla rete di Mexes al 6', che di testa devia un calcio d'angolo alle spalle di Eduardo. La foga della Roma non si ferma, anzi Totti e C. sono ancora più carichi e determinati. Il Genoa non c'è o se c'è non si vede. Il primo segnale di vita peraltro è offerto da Eduardo, che evita miracolosamente il raddoppio di Taddei. E il primo quarto d'ora se ne va così, con la partita fagocitata dalla squassante pressione della Roma, irrefrenabile e concentrata nelle sue avanzate, nonostante un campo appesantito dalla pioggia. Poi anche il Genoa si scuote, reagisce allo svantaggio, si ricorda del bel successo nel derby di mercoledì scorso (la formazione è la stessa) e sfiora il pari con Palacio. Il Genoa ora spinge, ma la la voglia della Roma travolge la difesa genoana, che non riesce ad opporre adeguata resistenza. E così al 16' l'altro centrale, Nicolas Burdisso, infila Eduardo di testa su azione d'angolo. E ancora il Genoa non ci sta: Floro Flores prima sbaglia la mira, poi chiama Julio Sergio a una grande parata. Il primo tempo si chiude sul 2-0 per la Roma, ma lascia intuire che la partita può ancora dire molto.


RIBALTONE GENOA — E infatti la ripresa si apre con un Genoa scatenato e convinto di poter rimontare e con Floro Flores che subito inaugura il suo personale duello con Julio Sergio: il portiere salva la sua porta già dopo 5'. Un minuto dopo Totti sfrutta un assist di Borriello e di sinistro infila il 3-0. Partita chiusa? Neanche per sogno, perché il Genoa non ha cambiato idea, e non rinuncia a tentare la rimonta. Detto fatto, al 7' Palacio dopo uno scambio con Floro Flores batte Julio Sergio e firma il 3-1. Poi ancora Floro Flores prosegue la sua personale sfida con il portiere giallorosso, che ancora si dimostra decisivo per i suoi, e allora ci pensa Paloschi, che era a digiuno dall'ottobre 2009, a firmare il 2-3. Il Genoa ci crede sempre più ed è sorretto da una condizione fisica straripante, la Roma accusa il colpo e si squaglia come neve al sole. Ora i rapporti di forza sono completamente sovvertiti. Il pareggio arriva con un colpo di testa angolato di Palacio al 29', e la gara incredibilmente si riapre. Al 34' Totti, tutto solo in area, spreca malamente la più facile delle occasioni, tirando addosso a Criscito. Segnale premonitore? Forse, ma la sostanza è che al 40' il Genoa passa ancora e stavolta il risultato è definitivo: Palacio spinge in area per Paloschi, che di destro appoggia in rete da pochi passi. Doppietta anche per lui, e incredibile 4-3 per il Genoa (che finirà in 10 per il doppio giallo a Rafinha a tempo ormai scaduto).

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 20 febbraio 2011 18:47
E' Hernanes show all'Olimpico
La Lazio è in fuga Champions

Un gol del brasiliano al 6' decide il match dell'Olimpico contro il Bari. I pugliesi ci provano, ma solo nel secondo tempo.

ROMA, 20 febbraio 2011 - Hernanes indica la strada verso la Champions, la Lazio segue il suo profeta. Con una prestazione da leader, il brasiliano trascina alla vittoria la sua squadra, contro un Bari che, almeno nel primo tempo, sembra essere andato a Roma in gita scolastica. Troppo debole la resistenza dei ragazzi di Mutti, ma quelli di Reja svolgono al meglio il compitino assegnato: una vittoria fondamentale per continuare a sognare l'Europa, quella più ricca.


L'ESORDIO — Reja dà fiducia a Kozak e al 4-2-3-1, che "regala" un'altra panchina a Zarate e Floccari: centrocampo di qualità con due pivot come Matuzalem e Ledesma; nel riscaldamento Muslera s'infortuna ad una caviglia ed è costretto a dare forfait: al suo posto Berni, alla prima gara in campionato in stagione, e in panchina va il "portierino" della Primavera Berardi, richiamato in tutta fretta (arriverà solo al 5' del primo tempo) e reduce dal derby shock di categoria (7 a 1 contro i "cugini"). Mutti stravolge il Bari: dentro Donati a centrocampo, con Bentivoglio e Alvarez dietro ad Okaka, anche lui in clima "derby".


LA PROFEZIA — In realtà la contesa dura solo 6', il tempo necessario a Sculli per pescare in area Hernanes, che al volo impatta l'assist e batte in controtempo Gillet. Un Bari già timido, si scioglie e i biancocelesti diventano padroni del campo, con il brasiliano mattatore: 7 conclusioni in 42' per il fantasista biancoceleste, con Gillet costretto agli straordinari. Dei biancorossi in avanti nessuna traccia: qualche velleitario taglio di Alvarez e Okaka, ma troppo poco per una squadra che dovrebbe compiere un'impresa per salvarsi. A giudicare dai primi 45', l'undici di Mutti, sembra proprio aver già ammainato la bandiera bianca.


TANGO ARGENTINO — Il tecnico dei pugliesi, allora, cerca almeno di dare una scossa: Bentivoglio resta negli spogliatoi, al suo posto Castillo nel tentativo di dare maggiore peso offensivo ad un Bari che non riesce proprio a tenere su palla. La mossa, se non altro, crea un po' di apprensione alla difesa biancazzurra, che comincia a ballare, con Donati che prova ad approfittarne al 13': il suo piattone a botta sicura, però, si infrange sul parastinco di Berni, autore di una gara di grande personalità. Reja si spaventa e chiama mastino Brocchi a far da guardia ad un centrocampo un po' in disarmo (esce Gonzalez). Sostituzione più che mai utile, visto che di lì a pochi minuti Mutti rompe gli indugi: fuori Okaka e addirittura Parisi, per Rudolf e Ghezzal. In verità la Lazio, che ha avuto l'unica pecca di non chiudere la gara, finirà per controllare la partita, anche se con un po' di affanno, e l'Olimpico, comunque, non si è annoiato, seguendo (e festeggiando) gli aggiornamenti provenienti da Marassi.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 20 febbraio 2011 18:50
Frenatina Udinese
Brescia, è un buon pari

I friulani, senza Sanchez, non vanno oltre lo 0-0 contro gli uomini di Iachini. Poche chances per i bianconeri, a parte un palo di Denis. Bergonzi concede un rigore ai padroni di casa, ma torna sulla sua decisione e ammette l'errore

UDINE, 20 febbraio 2011 - Il dubbio è lecito, anche non può rappresentare una giustificazione: quanto vale l'Udinese senza Alexis Sanchez? A giudicare dalla partita di oggi, proprio pochino. Contro un Brescia ordinato i friulani, privi, appunto del cileno, non vanno oltre un pallidissimo 0-0. Poche occasioni, gioco farraginoso e scarsa lucidità: un caso? Eppure questo risultato può star bene a tutti; all'Udinese, che rinforza il quinto posto, e al Brescia stesso, che passa indenne sul campo di una delle squadre più in forma del campionato.

FISICO E VELOCITÀ — German Denis non è Sanchez, eppure è l'uomo più pericoloso dei suoi. Certo, l'argentino è un centravanti classico, che dovrebbe aprire spazi col fisico: ma l'Udinese è abituata a giocare in velocità. Contro una difesa di corazzieri come quella bresciana "El Tanque" fa a sportellate con Zebina e Zoboli e ne esce pure vincitore: ma non basta. E' comunque lui a creare l'occasione più chiara, costringendo Arcari a una respinta e a un salvataggio sulla linea; in più sulla respinta prende anche il palo.

SACRIFICIO — In generale, però, l'Udinese non gira. Perché il Brescia mette 5 centrocampisti a pareggiare il conto in mediana: Filippini non dà respiro a Inler e Zambelli costringe Armero a guardarsi più le spalle rispetto al solito. Anche Diamanti deve sacrificarsi, così lo schieramento ospite diventa più un 4-5-1: Caracciolo soffre, là davanti da solo, ma non sfigura. Anzi, la migliore occasione capita proprio su un'iniziativa firmata dall'Airone e da Filippini, che calcia a lato da ottima posizione dopo triangolo con il centravanti.


RIGORE, ANZI NO — A testa bassa, ci provano i friulani a vincere la partita; ma il fortino bresciano non barcolla. Nemmeno quando, a inizio ripresa, Bergonzi concede un rigore per un presunto fallo di mano di Bega su missile di Di Natale. Scattano le proteste, ma l'arbitro frena e ritorna sulla sua decisione: ammette l'errore (in effetti il difensore era stato centrato al volto) e chiude lì il discorso. Bravo, il direttore di gara: è raro vedere situazioni come questa. E le squadre lo aiutano, non perdendo la testa.

PROSPETTIVE — Lo 0-0, così, è certificato al fischio finale. Ovviamente i friulani (che comunque non perdono da 2 mesi in campionato) devono riflettere sulla loro pochezza odierna, ma Sanchez tornerà a disposizione, salvo infortuni, già dalla prossima partita. Iachini, di contro, può sorridere per aver strappato un punto pesante su un campo ostico: il suo Brescia sta acquisendo una buona identità da quando è tornato in panchina, ma bisognerà vincere domenica prossima in casa contro il Lecce per provare a dare una bella scossa nella lotta per la salvezza.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 20 febbraio 2011 18:54
Fiorentina senza idee
La Samp resiste: 0-0

Brutta gara e poche emozioni al Franchi: si chiude fra i fischi. I viola attaccano di più, ma concludono solo con tiri da fuori e azioni da calcio da fermo. La Sampdoria resiste e mette fine a una serie di cinque sconfitte fuori casa. Punto importante per Di Carlo, Mihajlovic ritrova Vargas

MILANO, 20 febbraio 2011 - Fiorentina e Sampdoria sono espressioni della middle class del nostro campionato. Il loro confronto non è un grande spot per la borghesia calcistica italiana. Fra viola e blucerchiati nasce uno 0-0 povero di emozioni e di gioco, in cui si tira solo da fuori area o si conclude su azioni da calcio da fermo. Poche idee, nessuna concessione allo spettacolo.

FISCHI AL FRANCHI — Nonostante nel secondo tempo attacchi solo la Fiorentina, le colpe maggiori della partitaccia ricadono proprio sui viola, visto che la Samp arrivava a questa partita con l'acqua alla gola. Il punticino rimediato con le barricate interrompe una serie aperta di cinque sconfitte di fila in trasferta, tutte senza gol. E dà un po' di respiro a Domenico Di Carlo, la cui panchina iniziava a traballare. Più deluso Mihajlovic, che non festeggia i 42 anni compiuti oggi con il cambio di marcia che si aspettava dai suoi. Nemmeno il Franchi apprezza, visto che al 90' piovono fischi.


FIORENTINA, POCHE IDEE — La Fiorentina ha cambiato abitudini: era quasi infallibile in casa, ma pessima in trasferta. Nell'ultima settimana ha vinto fuori e perso al Franchi, contro la Samp presenta una via di mezzo che non soddisfa nessuno. L'assetto con due suggeritori stretti dietro a Gilardino non convince: Mutu e Marchionni finiscono per sbattere sempre contro i centrali avversari, mentre il dialogo con Gilardino è ridotto al minimo. Non va molto meglio nemmeno con Ljajic, che però se non altro ci prova (perché parte sempre fuori?). Creano poco i viola, e il migliore risulta essere Behrami, che almeno lotta a tutto campo e prova a inserirsi spesso da centrocampo. Gilardino ha due palle buone di testa, le conclusioni sono difficili e non decisive, ma non è un bel vivere, per un centravanti. L'unica notizia davvero positiva, in fin dei conti, è il ritorno dopo due mesi e mezzo di assenza di Vargas.


SAMP, OK LA TENUTA DIFENSIVA — La Samp ferita dalla sconfitta nel derby si presenta a Firenze con un nuovo modulo, un 4-4-1-1 con Guberti a supporto di Maccarone, mentre Volta fa il terzino destro d'emergenza. L'assetto finisce col lasciare troppo solo Big Mac, che deve retrocedere spesso per cercare palloni giocabili (chiuderà sfiancato). Così, nonostante le discese di Mannini a destra, la squadra di Di Carlo si rende pericolosa solo con i tiri da fuori: il più bello è quello di Ziegler, di sinistro da lontano. Boruc è ancora più bravo a togliere la palla dal sette. Nella ripresa le sortite sono ridotte al minimo (Biabiany spreca l'unico contropiede buono), mentre in cima alle barricate si erge Martinez Vidal, che le prende tutte e mette una buona parte di firma sul punticino di Firenze.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 20 febbraio 2011 18:58
Palladino è il salva-Marino?
Cesena sfiora l'impresa

Lo scontro salvezza del Tardini finisce 2-2. Cesena due volte in vantaggio, con Rosina e Sammarco, sfruttando una papera di Mirante e il pasticcio di Morrone. Per il Parma Crespo su rigore, nel finale l'ex juventino. Panchina di Marino a rischio

MILANO, 20 febbraio 2011 - Senza il graffio dello Scugnizzo, sarebbe stato legittimo parlare di ammutinamento. Storia di una domenica in cui la panchina di Marino, già in bilico alla vigilia, è messa a rischio da due errori clamorosi dei suoi uomini: prima la papera di Mirante, poi il pasticcio di Morrone. Rosina e Sammarco ringraziano, e con il passare dei minuti sembra inutile il ruggito, nel mezzo, di Crespo su rigore. Meno male che Palladino c'è e che trova il 2-2 (salva Marino?). Lo scontro salvezza tra Cesena e Parma si chiude con un punto a testa. A chi servirà ?


LARGO AI PICCOLI — In mezzo ai giganti, spuntano i folletti. Il talento tascabile di Giovinco e di Rosina prova ad illuminare il grigio pomeriggio del Tardini. La Formica Atomica è l'anima della squadra di Marino. I suoi 45 minuti sono una difesa ad oltranza della panchina di un Marino contestato. Le prova tutte: su punizione, da fermo, con assist e con assoli. Ma se al 12' c'è l'esperienza e la bravura del quarantenne Antonioli a dirgli di no (su una splendida punizione), otto minuti più tardi la corrente su un assist delizioso per Candreva salta per una segnalazione sbagliata di fuorigioco. In mezzo, un diagonale di Modesto (17') fuori bersaglio. Il Parma prova a fare la partita, mentre il Cesena sembra ghiacciato dalle folate di Candreva e di Giovinco: così Rosina, il fantasista in prestito dallo Zenit di San Pietroburgo (preferito a Giaccherini), riscalda il piede (e siamo al 31') con il primo (e unico) tiro in porta del Cesena. Mirante sbaglia clamorosamente e la beffa ha un sapore amaro. A Rosina non resta che festeggiare il gol del vantaggio: il Cesena rompe il digiuno di gol in campionato che durava dal 2 febbraio. A nulla serve un finale nervoso, Parma sotto dopo 45'.


CONGIURA CONTRO MARINO — Più di un dubbio sulla decisione di Ficcadenti, quando cambia Rosina con Giaccherini (minuto 17). Forze fresche e fantasia, vero, ma perché togliere il migliore e lasciare vagare per il campo il fantasma di Jimenez? Il dubbio non resta solo, è accompagnato dall'episodio che potrebbe cambiare la partita. Un minuto dopo Felipe 'placca' Amauri, il rigore assegnato da Tagliavento non fa una piega. Dal dischetto Crespo fa il giustiziere e la bilancia della sfida torna in parità. Il Parma trova il pari nel momento migliore dei romagnoli, che pero' hanno il merito di non mollare l'osso. Mirante deve farsi perdonare la papera su Rosina: e c'è sulla percussione alla mezz'ora di Bogdani. Il mistero del Tardini è tutto nella domanda di come siano possibili tanti errori nella partita più delicata della stagione, in uno scontro diretto. Vedere per credere quello che accade al 34': Morrone pasticcia in copertura a ridosso della propria area, Ceccarini fa l'assist e Sammarco raddoppia. Non è pero' ancora finita. Palladino è l'ultimo ad entrare, ma l'ultimo ad arrendersi. Trova lo spunto giusto e segna il 2-2 di una partita infinita.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 21 febbraio 2011 00:53
Zuniga tiene su il Napoli
Azzurri sempre secondi

Finisce 1-0. Il Catania si chiude ma poi mette in difficoltà la squadra di Mazzarri. Cavani sbaglia un rigore. Poi il gol decisivo dell'esterno, al primo gol in serie A. Nella ripresa i ragazzi di Simeone assediano la porta di De Sanctis che però la chiude a chiave

NAPOLI, 20 febbraio 2011 - I Catania visti stasera sono due: quello del primo tempo, tattico e chiuso, e quello arrembante della ripresa. Il Napoli li ha sofferti entrambi, dimostrandosi meno abile di altre volte ad aprire le difese (complice l'assenza di Lavezzi) e andando in affanno a tratti nella ripresa, che ha esaltato soprattutto il suo portiere De Sanctis il quale, con Zuniga, mette la firma su tre punti pesanti. E per il colombiano si tratta del primo gol in serie A, dopo una stagione a Siena e 2 a Napoli. Una prestazione matura, quella del gruppo di Mazzarri, che fra turn over e assenze riesce a mantenere il secondo posto e si presenterà lunedì prossimo al Meazza contro il Milan, con la possibilità di poterlo pure agganciare in testa. Del resto fra le prime due, sinora la differenza in classifica la fa lo scontro diretto, vinto dai rossoneri all'andata al San Paolo.


PRIMO TEMPO NERVOSO — Si comincia con il grande calore del pubblico napoletano che evita accuratamente contestazioni sulla vicenda Lavezzi. Un settore esibisce invece stemmi borbonici. In campo il Napoli prende subito il controllo del centrocampo, ma il Catania si chiude bene e va via in velocità in contropiede appena può, cogliendo spesso di sorpresa la difesa napoletana. In una di queste folate c'è un intervento dubbio in area di Sosa su Ledesma che l'arbitro non sanziona, poi un colpo di testa di Schelotto su corner di Lodi, l'uomo dei calci piazzati: palo pieno. Un avvio, insomma, tutt'altro che facile che il Napoli potrebbe mettere su binari più tranquilli quando l'arbitro dà stavolta rigore per trattenuta di Potenza ai danni di Sosa, ma Cavani batte sul palo esterno. Dovrà sgobbare un altro quarto d'ora, la squadra di Mazzarri, faticando a trovare spazi nell'assetto tattico difensivo molto accorto allestito da Simeone. Poi ecco il gol, propiziato da un tiro di Cavani: la deviazione della difesa diventa un assist per Zuniga, che da pochi passi non perdona. In realtà ll'azione del gol era scaturita da una rimessa laterale che spettava al Catania: l'ultimo a toccare era stato Maggio, ma le proteste fruttano al Catania solo l'ammonizione di Andujar. Così la partita si innervosisce, iniziano a fioccare i cartellini e i batibecchi, poi arriva il riposo.


IL CATANIA NON MOLLA — Il Napoli riparte forte deciso a chiuderla, e c'è subito un gran tiro di Hamsik dalla distanza su cui Andujar deve volare. Il Catania sembra meno coperto, mentre come nel primo tempo punta molto sulle ripartenze veloci. Col passare dei minuti la squadra di Simeone però guadagna campo, e dai calci piazzati di Lodi arriva più di un pericolo, soprattutto grazie agli inserimenti di centrocampisti e difensori come Schelotto e Spolli. Dall'altra parte Cavani va a terra un paio di volte in area, l'arbitro valuta giustamente lasciando giocare ma ciò basta per infiammare nuovamente gli animi, anche sugli spalti. Simeone comunque ci crede e inizia a pompare nuove energie in attacco: dopo Morimoto, dentro da fine primo tempo per l'infortunato Martinho, entrano Maxi Lopez e Ricchiuti. Dal canto suo, Mazzarri rinforza gli argini con Gargano e Dossena, ma alla fine è un vero assedio alla porta di De Sanctis: vanno vicini al gol Maxi Lopez, Bergessio e Morimoto, ma il Napoli regge grazie soprattutto al suoi portiere. E porta a casa tre punti che saranno molto utili quantomeno nella volata Champions, cui gli azzurri partecipano a pieno titolo.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00mercoledì 23 febbraio 2011 23:46
SERIE A 2010/2011 26ª Giornata (7ª Ritorno)

Anticipo del 19/02/2011
Bologna - Palermo 1-0
Inter - Cagliari 1-0
Incontri del 20/02/2011
Lecce - Juventus 2-0
Chievo - Milan 1-2
Fiorentina - Sampdoria 0-0
Genoa - Roma 4-3
Lazio - Bari 1-0
Parma - Cesena 2-2
Udinese - Brescia 0-0
Napoli - Catania 1-0

Classifica
1) Milan punti 55;
2) Napoli punti 52;
3) Inter punti 50;
4) Lazio punti 48;
5) Udinese punti 44;
6) Roma(*) punti 42;
7) Juventus punti 41;
8) Palermo punti 40;
9) Cagliari e Genoa punti 35;
11) Fiorentina punti 33;
12) Bologna(-3)(*) punti 32;
13) Chievo e Sampdoria punti 31;
15) Lecce e Parma punti 27;
17) Catania punti 26;
18) Brescia punti 23;
19) Cesena punti 22;
20) Bari punti 15.

(-3) punti di penalità
(*) una partita in meno

Bologna - Roma sospesa al 16' del p.t. sul risultato di 0-0, sarà recuperata il 23 Febbraio 2011
binariomorto
00mercoledì 23 febbraio 2011 23:51
Prima gioia per Montella
De Rossi abbatte il Bologna

Finisce 0-1 con un tiro del centrocampista giallorosso deviato da Cherubin. Proteste rossoblù per la mancata espulsione dell'autore del gol dopo un fallo di mano. Roma sesta: scavalca Juve e Palermo. Mentre Mexes perde un dente

BOLOGNA, 23 febbraio 2011 - Un'altra Roma. Lo psicologo Montella fa miracoli e conquista tre punti fondamentali dopo tre sconfitte pesantissime in campionato: 1-0 sul campo del Bologna nel recupero dellla 22ª giornata, gol di De Rossi. Il più giovane allenatore di serie A azzecca la prima. E non sembra un caso. Questa Roma pare avere già qualcosa di suo. Tante infatti le novità di questo strano mercoledì di campionato, cominciato al 17' da un calcio d'angolo. Si rivede Pizarro, che non giocava dal 28 novembre. E che sembra già in perfetta forma. In porta c'è Doni e in panchina, accanto a Julio Sergio, c'è Francesco Totti. Montella gli preferisce Borriello, in un 4-2-3-1 molto offensivo, squadra cortissima, difesa alta e pressing a tutto campo. Altra grinta, altra determinazione. E altri risultati. I giallorossi scavalcano così Palermo e Juventus e salgono al sesto posto, a 6 punti dalla zona Champions.

CI PENSA DE ROSSI — La Roma nel primo tempo, che dura meno di mezzora, gira come una volta. La spinta è costante anche se il Bologna, nonostante i tanti assenti, trova presto il modo di limitare i danni. Un'occasione per parte: al 25' De Rossi serve Simplicio (in fuorigioco) che dal limite dell'area conclude: bravo Viviano a respingere. Al 35' è Meggiorini a mettere alla prova i riflessi del rientrante Doni, con un tiro al volo. Riise al 38' rischia un altro erroraccio dopo quello contro lo Shakhtar perdendo palla in area e favorendo Ramirez, ma Burdisso ci mette una pezza. Tre minuti dopo il Bologna protesta per un fallo di mano di De Rossi, già ammonito. Per Banti non è da giallo, solo calcio di punizione. Proteste che si infiammano dopo il gol: al 45' Vucinic approfitta di un errore di Casarini, recupera il pallone e serve proprio De Rossi che indisturbato realizza l'1-0, dopo una deviazione di Cherubin.

MEXES PERDE UN DENTE — Nella ripresa la storia non cambia. La Roma continua a pressare, il Bologna sembra tenere meglio il ritmo di gioco ma non ci sono occasioni chiare. Da segnalare solo l'episodio che ha coinvolto Mexes: in un contatto con Della Rocca il francese perde un dente. Non proprio piacevole. Poi per dieci minuti, dal 20' al 30', i rossoblù di Malesani si fanno pericolosi: prima un cross di Rubin, quindi la pressione di Di Vaio e del neo entrato Paponi. Montella manda dentro Totti al posto di Borriello, che continuava a commettere falli in attacco. Il capitano regala due palle deliziose a Vucinic e Brighi (entrato al posto di Simplicio), ma la difesa del Bologna è puntualissima nel lasciare gli avversari in fuorigioco. Dentro anche Menez per Vucinic. La Roma protegge il vantaggio, soprattutto dai cross di Siligardi (in campo per Mutarelli) e dai colpi di testa di Paponi, ma Montella continua ininterrottamente alla squadra di tenersi corta. Una bella giocata di Menez libera Brighi che tenta la rovesciata. Ma la chiusura è soprattutto del Bologna, che mette alla prova la retroguardia giallorossa, guidata da un Mexes in gran forma. L'anomalia è che stavolta, dopo i 14 gol subiti nelle ultime 4 partite, la difesa regge. Qualcosa sta cambiando.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 27 febbraio 2011 10:32
Di Vaio imbarazza la Juve
Doppietta e 2-0 Bologna

L'attaccante dei rossoblù segna nella ripresa le due reti che affondano a Torino i bianconeri, che non vanno oltre un palo di Iaquinta e le occasioni non capitalizzate da Bonucci e Toni. Fischi dei tifosi di casa dell'Olimpico

MILANO, 26 febbraio 2011 - La Juventus è in ginocchio. Se la batosta di Lecce era stata pesante, lo 0-2 casalingo con il Bologna è una mazzata che sa di pugno del k.o. sulle ambizioni di una stagione che ricorda in maniera sinistra quella fallimentare appena passata. Dopo la prematura uscita dalle coppe, internazionali e nazionali, ora anche il quarto posto che vale la qualificazione alla prossima Champions sembra un puntino lontano lontano in classifica, lassù. Perché la Juve viene schienata da un Di Vaio, antico ex, in versione intramontabile, quella che veste da quando gioca, e segna sempre, a Bologna. Doppietta d'autore che vale tre punti d'oro, per una squadra che sta facendo un campionato fantastico, considerando l'organico e le disavventure societarie. Tutto il contrario di una Juve arruffona nel gioco e tremolante nel carattere, irrisa persino dai suoi tifosi, finora indulgenti in questa stagione, che finiscono cantando "Vinceremo il tricolor".

JUVE COSI COSI — Quella del primo tempo. Più attenta, meno farfallona di quella inguardabile vista a Lecce, ma il gioco lascia parecchio a desiderare comunque. C'è più attenzione, soprattutto dietro, ma l'assenza di un playmaker che sappia far girar palla come Aquilani, pur non al meglio di questi tempi, si fa sentire. Con l'ex Liverpool infortunato la Juve imposta la manovra con il comitato Felipe Melo-Marchisio, con risultati alterni. Il brasiliano ci prova con un destro dalla distanza, Viviano è attento. Ma il Bologna in realtà rischia pochissimo. Se ne sta coperto dietro, e quando può riparte con Della Rocca camuffato tra le linee avversarie, randellato spesso da Bonucci. Malesani perde Esposito per infortunio, dentro Mutarelli, ma trema solo quando Iaquinta in mischia trova una buona girata di sinistro, che finisce sul palo. Alla Juve non gira neanche bene di questi tempi. Ma l'assenza di fantasia è palese, mancano piedi buoni e spinta sulle fasce, i problemi della Juve delle ultime stagioni, mai risolti, con Martinez che fa rimpiangere Pepe, che non è Nani, ma perlomeno fa sostanza, tenuto in panchina da Delneri, come Del Piero, pronto a firmare in bianco il rinnovo, e Toni. È emblematico il fatto che una punizione dal limite venga battuta da Bonucci, senza che ci siano come alternative specialisti qualificati tra centrocampo e attacco.

DELNERI CAMBIA — Dopo l'intervallo non rientrano in campo Iaquinta e Martinez, sostituiti da Toni e Del Piero. La Juve ora gioca col 4-2-3-1, con Matri e Krasic estrerni alti, il capitano trequartista e Toni centravanti.


MELO SBAGLIA, DI VAIO RINGRAZIA — Al 4' arriva la svolta della partita. Felipe Melo perde palla davanti alla difesa, e non è una novità, palla in profondità per Di Vaio, che fa secco sullo scatto Barzagli, resiste al ritorno fisico di Chiellini e giustizia Storari in uscita. Bologna in vantaggio. Di Vaio favoloso, al 15° gol in questo campionato.

DI VAIO FA IL BIS — Bonucci non trova il pari sottoporta, ad un passo da Viviano, nell'ennesima mischia creata dalla Juventus. Gol mancato, gol subìto. Come spesso accade. Sale in cattedra ancora il professor Di Vaio, specializzato in gol. Ne segna un altro, saltando in dribbling Bonucci e Grygera e fulminando Storari sul suo palo. 2-0 Bologna e Juve in ginocchio, ora contestata anche dai suoi sostenitori. Nel finale arrivano anche un paio di occasioni, con Bonucci e Toni, ma la porta del Bologna resta stregata. La Juve si arrende e capitola per l'ottava volta in campionato, l'Europa si allontana almeno quanto si avvicina la salvezza di un Bologna oltre ogni aspettativa.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 27 febbraio 2011 16:04
Il Catania rimonta il Genoa
e ringrazia il portiere Andujar

Nel primo tempo Floro Flores segna in sospetto fuorigioco e Rossi manca il 2-0. Nella ripresa in rete Maxi Lopez e Bergessio, poi Veloso si fa parare il possibile 2-2. Quattro espulsi

CATANIA, 27 febbraio 2011 - Il carattere e la voglia di vincere lanciano il Catania che batte in rimonta il Genoa 2-1. Dopo il gol in probabile off-side di Floro Flores nel primo tempo, nella ripresa succede di tutto. Maxi Lopex pareggia, Bergessio porta in vantaggio i rossoazzurri. Poi, dopo una lunga serie di ammonizioni, a salire in cattedra è l'insufficiente Giannoccaro. Il fischietto prima espelle Criscito per fallo su Lodi lanciato a rete, poi Floro Flores che protesta dalla panchina e Ballardini; infine il rosso da Augustyn, punito per lo stesso fallo di Criscito, con rigore che Veloso si fa parare. Per la squadra siciliana tre punti da sballo in un periodo di magra; per il Genoa un ridimensionamento dopo la grande rimonta con la Roma.

OFFENSIVI — Diego Pablo Simeone ha il volto di chi non può più sbagliare. Assediato da infortuni e squalifiche, punta su un Catania offensivo, con Gomez alle spalle di Maxi Lopez e Bergessio. Stessi problemi per Davide Ballardini, anche se il suo Genoa viaggia a mille e gode di una classifica agiata. Il problema, per i catanesi, è psicologico. I rossoazzurri attaccano, corrono, ma si perdono negli ultimi venti metri, dove, tra l'altro, il Genoa fa buona guardia con una manovra difensiva impeccabile. I liguri carburano lentamente e prese le misure fanno valere la loro prestanza fisica, a dir poco devastante se confrontata con quella del Catania.


ROSSI NON CHIUDE — I rossoblù sfoderano possesso palla e profondità. Veloso e Palacio, soprattutto quest'ultimo, fanno la differenza. Palacio fa, è il caso di dirlo, quello che vuole. Da una sua idea nasce anche il gol del vantaggio. Cross dalla destra ribattuto che finisce a Kucka il cui bolide non viene trattenuto da Andujar. Il più lesto a recuperare è Floro Flores che in probabile fuorigioco infila. Difficile digerire l'ingiustizia, ma è anche il caso di sottolineare che il Catania pur spingendo convince poco, per poi subire il micidiale contropiede del Genoa che si avvale di raddoppi illuminanti. E che potrebbe segnare il 2-0. Al 36', Marco Rossi spreca infatti due volte: prima colpendo la traversa con una potente inzuccata, poi tirando addosso al portiere sulla respinta. Insomma, dopo i primi 45 minuti, il vantaggio è ineccepibile, mentre resta incomprensibile l'atteggiamento del Catania: confuso, senza un'idea ben precisa di gioco


CATANIA IN RIMONTA — Simeone negli spogliatoi ridisegna la squadra. Inserisce Schelotto per Potenza e Ricchiuti per Ledesma. Squadra offensiva per ribaltare il risultato. L'effetto è quello desiderato: con un baricentro più alto il Catania parte bene e al 6' coglie il pareggio. Il gol è frutto di una palla inattiva, una punizione di Lodi che genera un gran mischione davanti a Eduardo; nel batti e ribatti raccoglie Maxi Lopez che segna l'1-1. La rete alimenta entusiasmo il raddoppio, grazie a un tiro di Bergessio deviato da Criscito sul pirmo palo di Eduardo. Ballardini corre subito ai ripari: dentro Paloschi per Cucka. Ma non è più il Genoa del primo tempo. I rossoblù subiscono il Catania e perdono la testa. Al 22' Criscito si fa espellere per fallo su Lodi lanciato a rete. Si fa espellere anche Floro Flores che dopo la sostituzione con Jankovic protesta con il quarto uomo; con lui anche Ballardini che gli dà ragione. Senza schemi, confuso e impacciato, il Genoa riesce a mettere insieme i pezzi e al 30' ritrova la parità numerica con l'espulsione di Augustyn che commette fallo su Paloschi con conseguente rigore. Ma Veloso lo batte senza convinzione; Andujar ringrazia e devia in angolo. Carico e sicuro, il Catania tiene e sfiora anche il 3-1 con Maxi Lopez. Ma basta e avanza. Simeone raccoglie la sua seconda vittoria; il Genoa deve ricominciare da capo.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 27 febbraio 2011 19:22
L'Udinese è un carro armato
Palermo stritolato con 7 gol

Impressionante dimostrazione di forza dei bianconeri che vincono al Barbera con 4 gol di Sanchez e una tripletta di Di Natale. Rosanero mai in partita e pure con due espulsi, Bacinovic e Darmian. Rossi rischia l'esonero

PALERMO, 27 febbraio 2011 - Servirebbe un decreto legge per consentire all’Udinese di rappresentarci in Champions League, probabilmente tanti giudizi sul calcio italiano cambierebbero… È una provocazione, certo, ma quanto visto oggi al Barbera va ben oltre i demeriti del povero Palermo, seppellito sotto una grandinata di gol. Lo 0-7 con cui i ragazzi di Guidolin hanno travolto i rosanero è stato il trionfo dell’organizzazione e della classe di una squadra che oggi ha massacrato i rivali come un carro armato farebbe contro un esercito a cavallo. Un meccanismo perfetto che non ha avuto alcuna pietà degli uomini di Delio Rossi, probabilmente arrivato al capolinea della sua avventura sulla panchina dei rosanero.


SUPER ATTACCO — Meravigliosi solisti di questa orchestra perfetta sono stati, manco a dirlo, Totò Di Natale, che con 3 gol si è preso la testa della classifica cannonieri, e Alexis Sanchez, autore degli altri 4 che probabilmente stanno già facendo la felicità del presidente Pozzo, pronto a piazzarlo sul mercato di giugno come fosse Leo Messi. Per il Palermo è stata una bruttissima giornata. Ma una nota di merito viene dal suo pubblico che, malgrado la partita abbia avuto uno svolgimento così amaro, non ha mai fischiato, anzi incoraggiato Delio Rossi. Che difficilmente però si salverà dalla furia del presidente Zamparini, negli ultimi tempi assai poco comprensivo col suo allenatore.

PIROTECNICO — Impressionante era già stato l’esito dei primi 45 minuti: non ci era mai capitato di assistere a uno 0-5 con 11 tiri in porta degli ospiti e uno solo (centrale) dei padroni di casa. Ma tant’è. C’era già chi cominciava a notare che in assenza di Sanchez l’Udinese aveva cominciato a incepparsi (vedi gli ultimi due pareggi). E non era un dato del tutto sbagliato: non appena il campione cileno è rientrato in formazione è andato in onda uno show pirotecnico. Ne ha fatto le spese un Palermo che non è proprio riuscito a entrare in partita, ubriacato dai perfetti movimenti degli avversari e poi tramortito da 7 giocate delle due punte bianconere.


IN MISCHIA — Già dalle prime battute si è capito che l’Udinese era davvero in forma. Da due azioni di corner Sirigu si è trovato a dover sventare due colpi di testa avversari. Poi al terzo tentativo, ed era solo il decimo minuto, nulla ha potuto sull’angolatissima zuccata di Di Natale che ha sfruttato il perfetto cross di Armero dalla sinistra. Doveva essere il gol della sveglia per i padroni di casa. Non è stato così. L’Udinese ha continuato a macinare gioco e ancora da azione d’angolo ha messo a segno il 2-0, merito di Sanchez che ha risolto una mischia in cui comunque i difensori del Palermo avrebbero dovuto essere più cattivi.

COME RONALDO — Il Palermo non è proprio riuscito a capire come trovare spazi in avanti. Il primo tiro in porta lo ha sferrato Pastore da lontano ed era addirittura il 25’. Due minuti dopo il capolavoro degli ospiti: passaggio senza guardare di Di Natale per Sanchez che da solo si è presentato davanti a Sirigu e lo ha messo a sedere con due finte che hanno ricordato il gol di Ronaldo con l’Inter alla Lazio nella finale di Coppa Uefa di Parigi del 1998. Il Palermo si è squagliato. Bacinovic si è fatto ammonire e poi espellere in 10 minuti. Così al 41’ Di Natale ha infierito sfruttando un mancato intervento di Sirigu che non ha trattenuto un sinistro di Asamoah. Un minuto dopo ancora Sanchez è scappato sulla sinistra, è entrato in area e ha battuto di destro per il clamoroso 5-0.


APPLAUSO — La ripresa è cominciata con l’inserimento di Munoz per il frastornato Andelkovic ma la musica non è cambiata. Prima incursione dell’Udinese e gol già al 3’: merito di Sanchez lasciato inspiegabilmente colpire Sirigu dalla linea di fondocampo. Guidolin a quel punto ha deciso di “placare” il cileno inserendo al suo posto Denis: bello l’applauso del pubblico siciliano all’attaccante rivale sostituito. Al 15’ il colpo di grazia bianconero: lancio in area per Armero atterrato da Darmian, espulso per evidente fallo da ultimo uomo. Di Natale ha realizzato il rigore del 7-0 finale. L’Udinese non ha più infierito, il Palermo ha cercato il gol della bandiera e lo ha sfiorato con Nocerino. Poi tutti a casa. Le ambizioni Champions del Palermo probabilmente si spengono definitivamente qui. L’Udinese continua a sognare: e in ogni caso a fine stagione il bilancio riderà ancora di più grazie a qualche ricca, ricchissima cessione.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 27 febbraio 2011 19:29
La Roma si sgonfia ancora
E Amauri l'acciuffa: 2-2

I giallorossi rimontati come a Genova, stavolta dal 2-0 dopo le reti di Totti (600 presenze in giallorosso) su rigore e di Juan, ma si fanno raggiungere dalla doppietta dell'italobrasiliano nell'ultimo quarto d'ora. Espulso Paci per doppia ammonizione, infortunio per Pizarro

MILANO, 27 febbraio 2011 - L'esordio di Montella alll'Olimpico da allenatore della Roma si rivela un'incompiuta. I giallorossi, avanti 2-0 con il Parma alla mezz'ora della ripresa grazie ai gol di Totti, su rigore, e Juan, si fanno riacciuffare per colpa di 5' di follia, che consentono ad Amauri di perfezionare la doppietta che vale il 2-2- finale.

PARTITA PAZZA — A 15' dalla fine si poteva parlare di vittoria in carrozza di una Roma cinica che aveva concretizzato le prime due occasionei da rete create, sempre su calcio piazzato, mettendo così la partita in discesa. Non forzando mai il ritmo di gioco, ma non concedendo nulla dietro, anche per gli evidenti demeriti di un Parma inspiegabilmente rinunciatario.La vittoria poteva essere l'occasione per rinconciliarsi con il pubblico dell'Olimpico ferito dal tracollo di rendimento che ha poi portato alle dimissioni di Ranieri. Poi è successo che Amauri si è svegliato, sottoporta, segnando due gol, il primo meraviglioso, sfruttando le magagne di una difesa giallorossa improvvisamente di nuovo da film dell'orrore. E nel finale Dzemaili prima e Giovinco poi hanno sfiorato addirittura il colpaccio. E così è finita con i fischi di un Olimpico tradito da un'altra prestazione sconcertante, parente poi non troppo alla lontana di quella di Marassi contro il Genoa. Che complica la rincorsa ad un posto Champions, mentre il Parma fa un passo verso la salvezza.


TOTTI FESTEGGIA LA 600ª — Nel primo tempo la Roma si trova avanti 2-0 dopo aver fatto il minimo sindacale. Il Parma infatti se ne sta rintanato in trincea, nonostante schieri due mezzepunte, Candreva e Giovinco, e un centravanti, Amauri. E allora i giallorossi - schierati con il 4-2-3-1 di spallettiana memoria, con Pizarro a fare il metronomo di centrocampo - prendono in mano anche solo per inerzia le redini del gioco. I ritmi sono blandi, ma i gol arrivano lo stesso: su calcio piazzato. Prima su rigore. Decretato per un intervento di Lucarelli su Taddei, dopo che Totti ne aveva richiesto invano uno in precedenza per un tocco sospetto su di lui di Paletta. Rigore realizzato proprio da Totti, con un destro violento. Il capitano giallorosso festeggia così le 600 partite con la Roma. Il Parma non si scompone più di tanto, nonostante lo svantaggio. E capitola di nuovo. Il raddoppio è di Juan, sostituto di giornata dello squalificato Mexes, che segna sottomisura su azione d'angolo. Il brasiliano raccoglie nell'area piccola la corta respinta di Mirante sul colpo di testa di De Rossi e segna la seconda rete del suo campionato. All'intervallo è 2-0. Doni non ha toccato palla. La mazzata per la Roma arriva, comunque, nel recupero: si fa male Pizarro al ginocchio destro, esce in barella.


AMAURI CAMBIA TUTTO — Montella inserisce Simplicio per Pizarro. La Roma giochicchia, tiene il pallino del gioco. Allora Marino manda in campo Crespo per Morrone, l'argentino va a fare compagnia davanti ad Amauri. C'è qualche guizzo di Totti, in buona condizione, poca roba. Ma alla mezz'ora la partita si riapre. Grazie a uno splendido gol di Amauri, che segna solo gol difficili: dopo la rovesciata con cui ha realizzato la prima rete per gli emiliani arriva uno spettacolare centro di tacco, deviando un cross teso dalla destra. La Roma torna quella distratta vista di recente con Ranieri e improvvisamente una retroguardia che non aveva concesso niente frana rovinosamente: Burdisso pasticcia in mischia e un rimpallo su di lui spalanca la porta ancora ad Amauri, che con una zampata di sinistro trova il 2-2. Partita riaperta in 5'. Dal nulla. Il Parma segna sfruttando i primi tiri in porta.

ARREMBAGGIO E CONTROPIEDE — La partita diventa spettacolare. La Roma si riversa in avanti, guadagna l'espulsione per doppia ammonizione di Paci, e prova a ritornare avanti con i nuovi ingressi di Menez e Borriello. Le emozioni si susseguono, da una parte e dall'altra. Dzemaili fa effettuare il primo tuffo a Doni, e sfiora il gol del colpaccio, come Giovinco con un pallonetto bellissimo, largo. Una partita pazza, bruttina per 70' e divertentissima nel finale si chiude 2-2. Che per il Parma sembra quasi una vittoria e per la Roma quasi una sconfitta: lo dicono i fischi finali di un pubblico dell'Olimpico inferocito.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 27 febbraio 2011 19:32
Dias combina un pasticcio
Il Cagliari stoppa la Lazio

Il brasiliano devia nella propria porta una conclusione di Acquafresca al 40', i ragazzi di Reja non reagiscono e incassano una brutta sconfitta

CAGLIARI, 27 febbraio 2011 - Il Cagliari va in vantaggio dopo 40' di difficoltà, in cui la Lazio si era fatta preferire. Nel secondo tempo, però, quando ti aspetti la reazione biancoceleste, i ragazzi di Donadoni controllano e, quando possibile, cercano il gol più di quanto non facciano quelli di Reja. Finisce 1-0 per i sardi che, con un secondo tempo ordinato e pulito, legittimano la vittoria. Anche perché la Lazio ha fatto decisamente troppo poco per evitare una meritata sconfitta.

FIDUCIA CECA — Nonostante alla vigilia si fosse ampiamente parlato del rientro di Floccari, Reja conferma Kozak al centro dell'attacco; la formazione biancoceleste è quella vittoriosa in casa contro il Lecce nell'ultima uscita, incluso Berni per Muslera, ancora fermo ai box. Anche il Cagliari punta sulla continuità: rispetto alla trasferta di Milano contro l'Inter, l'unica novità è Perico esterno basso a destra al posto di Pisano; Nainggolan si accomoda nuovamente in panchina, Donadoni insiste su Lazzari a centrocampo.


La protesta del Sant'Elia. Lapresse
PANOLADA SPAGNOLA — Le due squadre fanno il loro ingresso in campo tra lo sventolio di fazzoletti bianchi dei tifosi di casa, arrabbiati per le recenti decisioni arbitrali a sfavore dei rossoblù (in particolare si contesta ancora il gol di Ranocchia decisivo nella sconfitta di Milano contro l'Inter). Forse la manifestazione del pubblico distoglie l'attenzione dei padroni di casa, di certo è la Lazio a cominciare con maggiore personalità, pur non forzando i ritmi. Non che le emozioni abbondino, ma se non altro l'ordine della squadra di Reja si fa preferire, anche se Hernanes gioca a nascondino e sembra il cugino di quello ammirato domenica scorsa all'Olimpico.


FRITTATA BRASILIANA — Ma proprio quando si attende solo l'affondo laziale, al primo fremito il Cagliari passa: Acquafresca scatta sul filo del fuorigioco al 40' e si presenta a tu per tu con Berni, il portiere gli devia la conclusione a colpo sicuro, Dias nel tentativo di recuperare incespica sul pallone e lo appoggia nella propria porta. L'errore dell'esperto difensore verdeoro ha dell'incredibile e premia oltre i propri meriti un Cagliari in evidente difficoltà nel primo tempo, decisamente lontano da quello visto a Milano. La Lazio rientra negli spogliatoi sotto nel punteggio e, probabilmente, non si è ancora resa conto di come sia potuto accadere.

ORGOGLIO SARDO — In realtà, però, i ragazzi di Donadoni legittimano il vantaggio con un avvio di secondo tempo a buoni ritmi. La pressione cagliaritana non sortisce effetti e si esaurisce in un quarto d'ora di buone manovre, ma che non producono particolari pericoli dalle parti di Berni. Non che la Lazio faccia molto di più (al 13' una conclusione dal limite di Ledesma respinta da Agazzi, con Kozak che non riesce a ribadire in rete e poco, pochissimo altro), ma se non altro i ragazzi di Reja tornano a provarci. Anche il tecnico friulano tenta di dare il suo contributo: dentro Floccari per uno spento Sculli.


BOCCIATURA ARGENTINA — La mossa ha l'effetto di creare qualche grattacapo in più alla difesa di casa (un'ammonizione a Canini per fallo proprio al limite e proprio su Floccari), ma decisamente troppo poco per sperare nel pareggio. A Reja, dunque, non resta che giocarsi anche la carta Zarate, al quale concede solo 15', nei quali però - come spesso gli capita ultimamente - non riesce ad esprimere il suo talento. Il Cagliari controlla fino al 95' e - giustamente - festeggia l'ottava vittoria dell'era Donadoni su quattordici gare. Un ritmo da Champions, quello perso quest'oggi dalla Lazio.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 27 febbraio 2011 19:37
Jimenez tiene vivo il Cesena
Chievo, la beffa arriva al 90'

La squadra di Ficcadenti supera 1-0 i veronesi grazie a un calcio di rigore trasformato dal cileno nel finale e continua a sperare nella salvezza. Poco prima del gol, Antonioli aveva salvato la porta su tiro a botta sicura di Fernandes

CESENA (Fc), 27 febbraio 2011 - Con un rigore trasformato da Luis Jimenez al 90' il Cesena batte il Chievo (alla terza sconfitta consecutiva), centra una vittoria che mancava da nove giornate e continua a sperare in una salvezza che, in caso di pareggio, sarebbe stata quasi compromessa. Tre punti arrivati quando ormai in pochi ci credevano: solo tre minuti prima, infatti, il Chievo aveva sfiorato il gol-vittoria con Fernandes, fermato da una straordinaria parata di Antonioli.

IN CAMPO — Nel Cesena Santon va ancora in panchina, Ficcadenti gli preferisce Ceccarelli sulla destra della difesa, con Lauro a sinistra e la coppia Von Bergen-Felipe al centro a coprire la porta difesa da Antonioli. Centrocampo canonico con Caserta, Colucci e Parolo. Davanti Giaccherini finisce in panchina e Budan è ancora k.o.: giocano Rosina e Jimenez alle spalle di Bogdani. Nel Chievo, che deve fare a meno degli squalificati Rigoni e Cesar, Pioli schiera il quartetto Frey-Andreolli-Mandelli-Mantovani davanti ad Antonioli; in mezzo Fernandes, Guana e Constant, con Bogliacino alle spalle del tandem d'attacco composto da Pellissier e Thereau, preferito a Moscardelli.


POCHE EMOZIONI — Al 28' Caserta ha spazio davanti a sè e prova il destro dai venti metri, il pallone arriva debolmente fino alla porta dove Sorrentino, in totale serenità, blocca a terra. E' il primo tiro della partita, che vive una prima mezz'ora davvero orribile. Il derby dei Campedelli (il cognome di entrambi i presidenti) è troppo importante: dopo la vittoria del Catania nella partita-brunch delle 12.30 che ha alzato l'asticella della zona salvezza, il Cesena deve vincere per continuare a sperare nella salvezza, mentre il Chievo dopo due sconfitte consecutive vuole mettersi al più presto al sicuro. Ne vien fuori una partita ostica, rognosa, avara di emozioni: tanto pressing a centrocampo, pochissimi spazi, lanci lunghi a cercare le punte, costantemente anticipate da due difese ben registrate. Il campo appesantito dalla pioggia complica le cose. Dopo il tiro abbozzato da Caserta, al 30' arriva la più ghiotta palla-gol del primo tempo: Parolo da sinistra mette al centro un pallone invitante, Rosina anticipa tutti e di testa sfiora il palo alla destra di Sorrentino. Il Chievo si fa vedere con una bella azione tutta di prima, conclusa da uno spettacolare colpo di tacco di Thereau a cercare Pellissier, di pochissimo in fuorigioco. Nell'ultimo quarto d'ora la squadra di Ficcadenti cresce, alza il ritmo, ma Sorrentino non corre pericoli.


JIMENEZ NON PERDONA — La ripresa si apre come si era chiusa, con il Cesena all'attacco: al 3' Jimenez prova il tiro da fuori, Sorrentino respinge con i pugni. Un minuto dopo su calcio di punizione Parolo trapassa la barriera, il pallone viene leggermente deviato da un difensore e Sorrentino, spiazzato, è costretto a respingere con i piedi. Il Chievo fa capolino in avanti al 9': Bogliacino prova il sinistro da fuori area, ma Antonioli blocca a terra. Pioli prova a dare maggiore incisività in attacco inserendo Moscardelli al posto di Thereau. Il Cesena risponde con Malonga, dentro al posto di Rosina, uno dei migliori: Ficcadenti mette più centimetri in attacco e si prende i fischi dei tifosi. Il Chievo fatica un po' in mezzo e allora Pioli irrobustisce il centrocampo inserendo Sardo sulla destra con Bogliacino che si accomoda un panchina. I veronesi non riescono ad arrivare dalle parti di Antonioli e allora ci prova con i tiri da lontano: quello di Fernandes al 29' è fiacco e non crea problemi al 41enne portiere brianzolo. Negli ultimi dieci minuti i due tecnici provano a scuotere le rispettive squadre non gli inserimenti di Giaccherini (per Caserta) e Granoche (per Constant). Al 41' il Cesena rischia di capitolare: contropiede del Chievo, il pallone finisce a Fernandes che tutto solo in area calcia da due passi, Antonioli esce con grande tempismo, gli chiude lo specchio e riesce a respingere. Negli ultimi minuti succede di tutto: al 44' Jimenez prova il destro da fuori area, Sorrentino vola sulla sinistra e devia in corner. Sul calcio d'angolo si accende una mischia in area, Mandelli e Bogdani entrano in contatto e finiscono giù, non sembrano esserci particolari scorrettezze ma l'arbitro non ha dubbi: è calcio di rigore per il Cesena. Dal dischetto Jimenez non perdona. Il Chievo è beffato, il Cesena continua a sperare.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 27 febbraio 2011 19:42
Fiorentina, c'è solo Gilardino
Bari, il pareggio serve a poco

Finisce 1-1 al San Nicola, dopo una partita brutta, in cui i pugliesi giocano meglio. Male i viola, raggiunti nel finale dal nuovo entrato Ghezzal. Ma la serie B è sempre più vicina per Mutti

BARI, 27 febbraio 2011 - E non finisce qui. Lo diceva il grande Corrado. E il motto, purtroppo, vale anche per un Bari ormai praticamente retrocesso, che però deve ancora giocare 11 partite di campionato. Il pari interno (1-1) con una Fiorentina comunque deludente, di fatto vuol dire serie B. Recuperare 12 punti in 11 turni è molto complicato. Per non dire che una salvezza, più che mai eventuale, sarebbe un miracolo.

INASPETTATA — Nessuno avrebbe indicato i pugliesi tra le retrocesse la scorsa estate, nonostante le partenze di Bonucci e Ranocchia. Una serie impressionante di infortuni (Barreto su tutti, ma in certi momenti ce ne erano 10 fuori) è stata decisiva. Unita anche al calo di giocatori che l'hanno scorso avevano fatto benissimo. I vari Alvarez, Almiron, Rivas, e Donati non si sono ripetuti. Condannando all'impotenza prima Ventura e poi Mutti.

ADDORMENTATA — La Fiorentina sfrutta il gol (bello) di Gilardino al 23' del primo tempo. Un diagonale di sinistro sul secondo palo da vero centravanti. E poi si addormenta. Produce una prestazione modesta. In cui lascia il pallino della partita a un Bari che fatica a fare male. Che non sfonda sugli esterni. Che non ha qualità in mezzo. Che viene duramente contestato nonostante l'impegno, da non mettere in discussione. Il povero Castillo non può toccar palla che viene giù lo stadio. Idem Donati e altri. E in tutto questo i viola non combinano nulla. Ma proprio nulla. Anche certe scelte di Mihajlovic (D'Agostino fuori per 90') convincono poco.

PARI SACROSANTO — Sì, anche se gli unici pericoli per Boruc, prima del gioiello di Ghezzal, arrivano dalla... Fiorentina. Prima un rinvio del portiere polacco che viene intercettato da Donati (palla beffarda che sfiora la traversa), poi un cross di Parisi deviato da Comotto che per poco non fa autogol. Ma gli dei del calcio, delusi dalla viola, fanno estrarre dal cilindro del nuovo entrato Ghezzal un grandissimo gol sotto forma di un esterno destro da fuori area all'87'. Giusto così.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 27 febbraio 2011 19:47
Il Brescia fa harakiri
Lecce pari in rimonta

Sotto di due reti, i giallorossi pugliesi strappano un 2-2 in casa della squadra di Iachini. Caracciolo e Zoboli firmano il momentaneo 2-0, poi Corvia lancia il riscatto ospite completato da Munari. Annullata nel finale un'altra rete a Caracciolo per fuorigioco

BRESCIA, 27 febbraio 2011 - Avevano detto che era una partita da sei punti e alla fine salta fuori un punto per parte. Non può essere di certo contento il Brescia, scivolato al penultimo posto a quota 24. Il Lecce, invece, recupera sotto di due reti, si conferma una difesa colabrodo, ma esce dal Rigamonti col minimo indispensabile per tenere ancora lontana la zona retrocessione.


LE SCELTE — Iachini sceglie di confermare gli uomini che hanno strappato un punto prezioso con l’Udinese, con le defezioni di Filippini e Bega, sostituiti rispettivamente da Hetemaj e Mareco. De Canio, fuori per il secondo turno di squalifica, lascia la panchina a Rizzo e si trova costretto a ridisegnare il cuore del centrocampo, con Giacomazzi e Vives fuori contemporaneamente per la prima volta. Dentro quindi il baby Bertolacci, a battesimo col gol nello scorso turno con la Juve, e Grossmuller, reduce da un attacco influenzale.

SUBITO BRESCIA — E’ un Brescia che scende in campo con la giusta mentalità e con la giusta intensità, quella di uno spareggio salvezza. La squadra di Iachini inizia subito a mettere pressione al Lecce, che si rintana nella propria metà campo, tutto dietro alla linea della palla. La difesa salentina, non a caso la più perforata del campionato con 48 reti, si mostra del tutto vulnerabile, sia sulle marcature che sul gioco aereo. La prima stilettata arriva dall’Airone Caracciolo che, tutto solo, raccoglie un assist al bacio di Zambelli e insacca di testa alle spalle di Rosati al 17’. Passa un minuto e mezzo e il Brescia raddoppia: pennellata di Diamanti per Zoboli che si inserisce perfettamente nella difesa giallorossa e fa il 2-0, sempre di testa. E’ tosta la squadra di Iachini, si vede che sente l’odore della posta in palio e non può mollare neppure un centimetro all’avversario. Ci prova quindi Koné a mettere il colpo del k.o., ma il destro sfila via, vicinissimo al secondo palo.


RISCATTO LECCE — Il Lecce, non pervenuto fino a quel momento, cambia le carte in tavola, obbligato a rischiare: fuori Grossmuller, dentro Corvia. Passano appena sette minuti ed è proprio l’ex romanista a riaprire i giochi su una dormita della difesa bresciana. Nella ripresa il Lecce cambia volto, entra con maggiore determinazione perché sa di dover rimettere in piedi un primo tempo abulico. Per questo si decide di irrobustire il gioco offensivo con Piatti, che entra per Bertolacci, mentre tra i padroni di casa l’assetto resta il solito, con Diamanti fuori per il brasiliano Eder. La mossa dei salentini paga perché la pressione aumenta e al 25’ Munari riesce infilare il gol del pareggio, su un’apparente innocua rimessa laterale. 2-2 e tutto da rifare per il Brescia. Caracciolo e compagni accusano la botta, ma tentano di reagire e proprio in extremis l’Airone trova la rete del 3-2, complice un tocco di Munari. Annullata. La bagarre in area leccese inganna Morganti e il suo assistente Alessandroni che decidono di non convalidare la rete per un fuorigioco, che non è tale perché al centravanti arriva un passaggio avversario di Olivera. Il punticino alla fine ci sta: dopo la ferocia del primo tempo, il Brescia non riesce metterci la cattiveria per chiudere, mentre il Lecce ritrova il bandolo della matassa.

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 28 febbraio 2011 13:33
Sneijder-Eto'o: killer della Samp
L'Inter passa, ora è a -2

A Genova la squadra di Leonardo soffre ma sfata il tabù Marassi: una gran punizione di Sneijder piega le resistenze dei doriani, nel recupero Eto'o fissa il 2-0. Leonardo ora aspetta il risultato di Milan-Napoli

MILANO, 27 febbraio 2011 - L'importanza di avere Sneijder. E pure Eto'o. L'Inter passa 2-0 a Genova in una serata in cui fa una fatica terribile a creare occasioni da gol, e in cui soffre, almeno per un tempo, i contropiede di una buona Sampdoria. La formazione nerazzurra passa con una punizione quasi perfetta del suo numero 10 olandese e con un lampo finale di Eto'o, che così si sblocca dopo un digiuno di quattro partite (ere geologiche per un bomber come lui, al 16° centro stagionale in campionato). Passa e si porta a -2 dal Milan, passa e sorpassa il Napoli: domani Moratti e suoi ragazzi si piazzeranno sul divano e guarderanno la sfida scudetto di San Siro, tifando probabilmente per un pareggio.


INTER, OK IL RISULTATO — L'importante, comunque, è che il divano sia comodo. L'Inter ha bisogno di riposarsi, perché anche nella trasferta a Marassi dimostra di avere le pile quasi scariche: specie in uomini chiave, come quelli che alla fine decideranno la partita. Sneijder a lungo fatica a trovare la posizione e palloni giocabili, Eto'o pare intristirsi sulla fascia e lontano dalla porta. Ma i due sono fuoriclasse, e ne usciranno come i fuoriclasse sanno fare. Qualcosa poi è da rivedere anche sul piano del gioco, perché Pazzini non può passare 80' (poi sostituito) senza avere un solo pallone giocabile, e perché senza Maicon la manovra pare amputata. Detto ciò, Leonardo riesce dove Mourinho aveva fallito (mai battuta la Samp in due anni di campionato) ed è vicinissimo a coronare la rimonta. Discorso opposto per Di Carlo, che per un oltre un tempo applaude una prestazioone dei suoi oltre ogni previsione, ma va a casa con uno 0-2 sul groppone.


SAMP, 45' QUASI PERFETTI — La Samp ripropone il modulo varato con la Fiorentina: tre centrali, centrocampo folto, Guberti libero di svariare e Maccarone unico riferimento davanti. La scelta di Di Carlo a Firenze era stata frutto della volontà di portare a casa almeno un punto: la cosa riuscì, a costo di barricate. Contro l'Inter, nonostante il risultato, va molto meglio, perché i doriani riescono anche a costruire azioni offensive. Merito di un Maccarone che si batte (anche se Ranocchia gli lascia pochi spazi), di un Guberti che è sempre pericoloso (ma calerà alla distanza), di un Poli tornato ai livelli che lo avevano portato a essere indicato come il centrocampista del futuro (clamoroso il suo palo nel primo tempo). In difesa, poi almeno per 45' si rischia poco: raddoppi costanti su Pazzini, con Gastaldello sempre puntuale e Volta prezioso nelle diagonali, almeno fino a quando non si deve occupare in prima persona di Eto'o.


LA FATICA NERAZZURRA — Quando poi Eto'o riesce a liberarsi, e succede almeno un paio di volte già prima dell'intervallo, è lo stesso camerunese a graziare i doriani. Samu non è letale come al solito al tiro, trovando, nei 90' regolamentari, solo conclusioni deboli. Senza il solito grimaldello, l'Inter fatica, soprattutto a creare occasioni. Nel recupero ritroverà il suo solito Eto'o, che converge e punisce su un lancio intelligente di Stankovic. Fatto sta che prima del gol di Sneijder Pazzini vede pochi palloni giocabili, manca la solita "soluzione Maicon", Nagatomo prova a spingere, ma non trovando mai il cross buono. A centrocampo i nerazzurri sono in costante inferiorità e subiscono il pressing. Per fortuna di Leonardo, Ranocchia è "resuscitato": senza le sue sontuose chiusure l'Inter sarebbe probabilmente andata sotto nel primo tempo. E senza la magia di Sneijder difficilmente sarebbe saltato il fortino Samp: la sua punizione aggira una barriera su cui si scatenano le ire di Curci, decisivo in un altro paio di occasioni.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
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