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SUPERSAGGIO
Juve, che imbarcata
Napoli, rimonta storica

Finisce 2-3 il primo anticipo dell'11ª giornata: bianconeri sul 2-0 con Trezeguet e Giovinco, poi entra Datolo e gli azzurri si scatenano con Hamsik (doppietta) e l'argentino. Nel finale espulso Amauri, Camoranesi out per infortunio

TORINO, 31 ottobre 2009 - Qualcosa è cambiato, dicevano i giocatori e i tifosi della Juve dopo lo scintillante 5-1 alla Samp. Mai parlare troppo presto. I bianconeri perdono una partita sanguinosa contro il Napoli. Da 2-0 a 2-3. Con un secondo tempo disastroso nel contesto di una prestazione mai troppo brillante. Ma una grande squadra, quando si trova avanti di due gol al 9' della ripresa senza grandi meriti, deve saper gestire. Non dare spazio a un Napoli già sull'orlo della sconfitta. Neppure Ferrara ci ha convinto. Proprio sicuro che sul 2-2, con una squadra già stanca perchè devastata dagli infortuni, fosse il caso di levare un mediano (Poulsen) per inserire Amauri?


SCELTE — Ferrara non vuole cambiare nulla dopo la Samp. La febbre dirotta in panchina Amauri, così è Trezeguet il terminale offensivo. Pousen è il partner di Melo in mediana: tutto scontato dopo lo stop di Sissoko. Mazzarri esclude Quagliarella a vantaggio di Denis. Più del gol in extremis al Milan incide la miglior compatibilità con Lavezzi, che ha bisogno di un giocatore prestante fisicamente per rendere al meglio. Il problema è il peso realizzativo dell'argentino, piuttosto trascurabile.

SUBITO OCCASIONE — Non si fa in tempo a battere il calcio d'inizio che Giovinco si trova a tu per tu con De Sanctis dopo un'errore della difesa di Mazzarri simile a quello commesso contro Pato in Napoli-Milan, trasformato dal papero nel provvisorio 2-0. Il piccolo fantasista incrocia la conclusione e manda a lato. Che spreco!

DENIS SCIUPA — La partita scorre piuttosto equilibrata. La fanta-Juve ammirata con la Samp è un ricordo. La circolazione di palla è piuttosto lenta. Poulsen non fa passare uno spillo, almeno finchè regge fisicamente, ma è scolastico quando imposta. Melo non è un regista. Diego alterna un paio di numeri a lunghi momenti di pausa. Così il Napoli, che si infila sui lati del 4-2-3-1 bianconero con i movimenti e la classe di Lavezzi e Hamsik, prende quota. Aronica stuzzica Buffon. Ma è German Denis a sprecare ciò che non andrebbe sciupato. Per due volte il Tanque si trova a saltare libero di testa dopo un corner e non trova la porta. Soprattutto nella prima circostanza bisognava fare gol. Sul banco degli imputati la difesa bianconera, con Cannavaro che per due volte si perde l'argentino.


ALTRO INFORTUNIO — Alla mezz'ora l'infermeria Juve, più affollata di una metropolitana nell'ora di punta, si ritrova con un altro pezzo da novanta. Scontro Camoranesi-Contini: la gomitata del difensore, che pare involontaria, apre la fronte dell'italo-argentino, che perde sangue a fiotti. dentro Tiago e Juve sempre più a pezzi. Quattro punti di sutura per uno dei giocatori Juve di Ferrara, che in Champions dovrebbe esserci.

RAZZA BOMBER — Tiago si piazza nella stessa zona del compagno, pur senza averne caratteristiche, passo e qualità. Non fai in tempo a pensare che la Juve ha perso molto che arriva il gol. Abbastanza inatteso. Grygera si improvvisa terzino dai piedi buoni e pennella un cross di sinistro notevole. Trezeguet brucia Campagnaro (colpevole) sul primo palo e impatta di testa la rete dell'1-0. La quinta stagionale, la 166ª in bianconero. Sono i suoi gol. Quelli di una prima punta che in area ha pochi rivali e che manda al riposo i bianconeri avanti. Non del tutto meritatamente.

AD ARMI PARI — Si riparte senza cambi. Il Napoli vuole giocarsela e alza il baricentro. La Juve non si accontenta di gestire. Il secondo tempo parte da subito a mille all'ora.

SCIAGURA CONTINI — Al 9' si mette male per il Napoli. Cross di Grosso dalla sinistra. Contini è da solo e può fare ciò che vuole. Ma l'ex parmigiano serve sciaguratamente Giovinco, che ringrazia del gentile omaggio e fulmina De Sanctis sul primo palo. Difficile vedere certi errori nella Lega Dilettanti, figuriamoci in serie A.

DATOLO SHOW — Mazzarri, sotto di due gol, corregge bene la formazione. Dentro Datolo per Campagnaro, con Aronica che arretra in difesa. L'argentino ci mette un minuto a far emergere i limiti di Grygera servendo un bel cross in mezzo. Grosso è in ritardo nella copertura di Hamsik sul secondo palo e lo slovacco ha vita facile. Lo scrollone non sveglia la Juve. Anzi. Prima Denis non arriva sull'invito di Datolo, poi la difesa Juve si concede un'altra dormita su palla inattiva. Per la terza volta nella partita Denis salta da solo: Buffon fa il miracolo, ma non può nulla sulla conclusione di Datolo, che merita il gol per come ha cambiato la partita.


AVANTI TUTTA — Dopo la bambola la Juve prova a riprendersi. Ma c'è molta stanchezza. Ferrara inserisce Amauri per Polusen (il molle e lento Tiago arretra) e vara una Juve molto offensiva. Forse troppo. Il Napoli ha praterie in contropiede. Soprattutto dalla parte di Grygera. Datolo (ancora lui) scappa via sulla sinistra e crossa, Tiago rende disastrosa una prestazione già insufficiente rinviando sui piedi di Hamsik. Lo slovacco non sbaglia e batte Buffon.

PIOVE SUL BAGNATO — La pressione finale della Juve è confusa. Solo qualche mischia che non spaventa De Sanctis. Mazzarri festeggia quella che può essere la vittoria della svolta per una squadra mai morta. A complicare le cose per la Juve anche l'arbitro Damato, che vede, bontà sua, un colpo di Amauri a De Sanctis in mischia durante il recupero. Il replay assolve il brasiliano. Che però a Bergamo non ci sarà. Unitamente a Del Piero e Iaquinta. E l'Inter a Livorno può andare a +7. Ferrara, si mette male.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
31/10/2009 23:43
 
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Borriello stende il Parma
Il Milan rivede il 4° posto

Due gol dell'attaccante, entrambi su assist di Ronaldinho, regalano la vittoria ai rossoneri, che per la prima volta dall'inizio del campionato salgono in zona Champions. Dida fa la sua parte con due interventi decisivi

MILANO, 31 ottobre 2009 - Due gol di Borriello, uno nel primo tempo e l'altro nel recupero, regalano al Milan la vittoria sul Parma e torna ad annusare il profumo di Champions con il momentaneo quarto posto. Successo nel complesso meritato, l'undici di Guidolin è apparso lontano dalla bella squadra vista mercoledì sera contro il Bari, ma nella vittoria dei rossoneri non sono da dimenticare due fondamentali interventi di Dida, che nel primo tempo ha salvato prima su un gran tiro di Dzemaili, poi su un colpo di testa da distanza ravvicinata di Bojinov.


DIDA SALVA, BORRIELLO SEGNA — Nel Milan c'è il rientrante Gattuso, che fa coppia in mezzo al campo con Pirlo; in difesa l'infortunato Nesta è sostituito da Kaladze, mentre sulla sinistra Leonardo concede un turno di riposo a Zambrotta schierando Antonini; Borriello torna al centro dell'attacco, supportato da Pato, Seedorf e Ronaldinho. Tante novità nel Parma: Guidolin preferisce Dellafiore a Paci nel cuore della difesa, completano il reparto Zaccardo a destra, Panucci al centro e Lucarelli a sinistra; centrocampo a quattro con Morrone, Dzemaili, Lunardini e Galloppa, mentre in attacco confermatissimi Bojinov e Paloschi. L'avvio degli ospiti è incoraggiante: al 10' Dzemaili ci prova con un gran destro dalla lunga distanza, Dida vola sulla sinistra e tocca con la punta delle dita deviando il pallone sulla traversa. Passano due minuti e il Milan trova il vantaggio: il Parma perde palla sulla trequarti avversaria, Pirlo lancia Ronaldinho in contropiede, il brasiliano si invola sulla sinistra sotto lo sguardo impaurito di Dellafiore, vede l'inserimento al centro di Borriello e lo serve con il contagiri, per l'ex genoano è un gioco da ragazzi battere Mirante. C'è una vita per recuperare, ma la reazione del Parma non è delle migliori: troppi velleitari tentativi dalla distanza, squadra lunga, Galloppa è molto attivo sulla sinistra ma tende ad accentarsi troppo lasciando praterie sulla destra per le sgroppate di Oddo, che però al cross ne azzecca poche. Al 23' il Parma va vicino al pareggio: cross dalla sinistra di Galloppa, testa di Bojinov e gran respinta di Dida, che toglie letteralmente la palla dalla linea di porta. Bojinov riesce a liberare il suo pericoloso sinistro al 29', ma la palla è a lato. Al 32' Oddo centra il suo primo traversone, ma Pato liberissimo in mezzo all'area riesce solo a sfiorare. Non accade più nulla fino al riposo: Leonardo rientra sereno negli spogliatoi, Guidolin scuro in volto e meditabondo.


PARMA SPUNTATO — Il gioco riprende con un giallo, anzi due, quelli che l'arbitro Russo commina a Gattuso e Panucci nel tunnel che riporta le squadre campo: i due si prendono a male parole, il direttore di gara passa da quelle parti e per scongiurare la rissa ammonisce entrambi. Il Parma cerca di alzare il ritmo, ma non riesce a sfondare: la squadra resta lunga, i tanti (troppi) traversoni dalla tre quarti sono prevedibili per Thiago Silva e Kaladze. Il Milan, che perde Antonini per un problema alla coscia (al suo posto Zambrotta) controlla senza grattacapi e si fa vedere in contropiede: al 13' è Seedorf a impegnare Mirante con un destro da posizione angolata che il portiere gialloblù respinge di piede. Guidolin ci prova con le tre punte, inserendo Amoruso al posto di Dzemaili, poi cerca di ravvivare la manovra offensiva gettando nella mischia Lanzafame per Bojinov. Episodio dubbio al 24': Pato in contropiede entra in area, passa in mezzo a Lunardini e Lucarelli che si stringono e lo buttano giù, sembra rigore ma l'arbitro fa proseguire. Due minuti dopo il Parma ha la più ghiotta occasione per pareggiare: Morrone lancia Paloschi in contropiede, l'attaccante di scuola rossonera si ritrova solo davanti a Dida ma calcia alto. Poi ci prova Lanzafame con un tiro dalla lunga distanza indirizzato all'angolino alto alla destra di Dida, che blocca in due tempi. Viste le difficoltà degli ospiti, il Milan potrebbe fare qualcosa di più in contropiede, ma i rossoneri sembrano non credere troppo in quest'arma. Nel finale Leonardo manda in campo Ambrosini per Gattuso e Flamini per Seedorf per rinfrescare e rafforzare il centrocampo. Nei cinque minuti di recupero il Milan chiude in bellezza: numero di Ronaldinho sulla sinistra, il brasiliano supera due difensori, mette al centro per Borriello che in sforbiciata raddoppia. Due a zero e tutti negli spogliatoi. Il Milan ne esce rilanciatissimo (tredicesimo punto in quattro partite, tre vittorie e un pareggio), mentre il Parma, ridimensionato, domani rischia di essere scavalcato anche da Genoa (o Palermo) e Fiorentina.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
01/11/2009 20:13
 
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Milito lancia la fuga
L'Inter passa a Livorno: +7

Primo tempo di sofferenza contro la squadra di Cosmi, poi i lampi di Milito e Maicon fissano il 2-0, che vale l'allungo in classifica. Prestazione non eccelsa, ma prima della trasferta di Kiev Mourinho voleva soprattutto i tre punti

MILANO, 1 novembre 2009 - Adesso può pensare a Kiev. E può iniziare a gestire il vantaggio in campionato: prima fuga stagionale per l'Inter di Mourinho. Sette punti su Juventus e Sampdoria, con qualche serio timore (per la suspence del torneo) che sia già quella buona. L'Inter va in fuga sfruttando le forature degli altri: a Livorno non è protagonista di un'azione epica, ma si mette a ruota degli amaranto, li contiene e quando questi vanno in crisi di energie li saluta, sfruttando due lampi, uno di Milito e uno di Maicon. I fuoriclasse sono quelli, i punti di vantaggio iniziano a essere tanti: cinque vittorie di fila, quattro punti più della scorsa stagione. Il Livorno si fa preferire nel primo tempo, ma non colpisce. Non così l'Inter, che sa far male.

INTER, LAMPI DI CLASSE — Non una grande prestazione, se non nella capacità di gestire tatticamente il vantaggio. Mourinho rilancia Mancini, che avrà un impatto quasi nullo sulla partita (partendo con Stankovic dietro a Milito, e poi cambiando varie posizioni) e fa debuttare dal primo minuto Khrin (prestazione sufficiente ma senza squilli), salvo sacrificarlo quando le cose non funzionano, inserendo Eto'o. Prima il progetto di riposo pre-Champions di Cambiasso era naufragato sull'infortunio di Muntari, che prende un calcione sul piede da Diniz, che provava il tiro. Poche idee nel primo tempo, Milito decisivo nell'aprire la gara liberandosi alla grande (finta e controfinta), sulla prima azione vera dei nerazzurri, quando già si era nella ripresa. Il Principe è letale, e quando è senza palla è fondamentale nell'aprire gli spazi. Spazi che sono terreno di conquista per Maicon: il Livorno lo limita per oltre un'ora, ma appena può, spostandosi al centro, infila il suo terzo gol in campionato. Non si cercavano conferme a Livorno, ma solo punti in attesa della gara di Champions, e sfruttando il regalo del Napoli. Così si può ringraziare qualche parata di Julio Cesar e si può passare sopra a uno Stankovic che fatica a trovare la posizione, su poche geometrie, su qualche passo indietro a livello di gioco.

LIVORNO, BUON PRIMO TEMPO — Non sarà esattamente Mago Merlino, ma Serse Cosmi sa sfruttare le risorse che ha: schiera un Livorno con una linea di cinque centrocampisti, più Pulzetti a dare fastidio a Vieira in fase difensiva e a supportare Tavano in fase offensiva. A centrocampo a sorpresa inserisce Vitale, col compito di aiutare Pieri a contenere il mostro Maicon: l'impresa riuscirà, e Vitale si permetterà anche qualche sortita. In mezzo per tutto il primo tempo trova la superiorità numerica, con Candreva che parte dietro ma riesce a ispirare e liberarsi al tiro (ma nella ripresa sbaglia qualche passaggio di troppo) e con i tre difensori che non corrono quasi mai grandi pericoli. Andato sotto, il Livorno si riassesta con due punte (poi diventeranno tre), e continuando a cercare la fase offensiva, ma a quel punto si rischia di più sul contropiede. E a un certo punto finiscono le energie, e l'Inter può gestire il possesso palla. Dopo due vittorie di fila, chiedere una terza magia a Cosmi sarebbe stato troppo.

Valerio Clari


Fonte: gazzetta
01/11/2009 20:20
 
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Viola, 3-1 al Catania
Marchionni trascinatore

Partita bella e combattuta nonostante gli errori arbitrali. Fiorentina subito in gol con l'ex juventino, poi un probabile rigore negato, la discussa espulsione di Dainelli, le difficoltà e il pari catanese a inizio ripresa. Quindi il rosso a Capuano ristabilisce la parità numerica: raddoppia ancora Marchionni, chiude Gila

FIRENZE, 1 novembre 2009 - Il tecnico Atzori aveva chiesto cuore al suo Catania in crisi. Il tecnico Prandelli aveva fatto lo stesso con i viola che in crisi non erano, ma in difficoltà sì. Le squadre obbediscono e ne nasce una gara bella e combattuta nonostante il divario tecnico e gli errori arbitrali. Con una Fiorentina che riprende a muovere la classifica e un Catania che non lo fa ma dimostra che il gioco c'è e il gruppo è unito intorno ad Atzori.

CREDENZIALI — Si parte, e ognuno presenta le sue credenziali. Grande grinta, come appunto chiesto da Atzori, da parte del Catania, che nei primissimi minuti colleziona corner a raffica. Cocktail grinta-qualità, per contro, sul fronte viola, che già al 5' produce risultati: solito traversone preciso e potente di Vargas dalla sinistra, Marchionni che riceve sul lato opposto, si aggiusta rapidamente palla e infila con un bel diagonale sul secondo palo. Partita in discesa? Non proprio, perché il cuore che vuole Atzori continua a battere. E perché la Fiorentina, che non disdegnerebbe un raddoppio in grado di chiudere la partita, lascia qualche spazio di troppo dietro. Così Plasmati prima obbliga Frey a un miracolo dei suoi su azione di angolo, e poi confeziona con Llama una situazione di superiorità numerica in area che poi lui stesso spreca sparando alto. E ancora c'è Terlizzi che su calcio piazzato da sinistra è liberissimo in area dalla parte opposta ma grazia Frey perché conclude totalmente sbilanciato. Dal canto loro, i viola spingono molto, più che altro sulla fascia sinistra, cioè sull'asse Gobbi-Vargas (la destra latita un po' perché Marchionni spazia molto e De Silvestri resta più arretrato), ma stentano a offrire palle veramente buone per Gilardino. Ma la vera complicazione per gli uomini di Prandelli arriva dall'espulsione di Dainelli, colpevole, da già ammonito, di trovarsi lungo il percorso del suo attaccante che finisce a terra: secondo giallo e poi rosso. Prandelli così, allo scadere di tempo, è costretto a sostituire un buon Santana con Kroldrup e ad affrontare la ripresa in 10.

LA RIPRESA — Il Catania raccoglie subito i frutti della superiorità numerica: dopo un paio di minuti dalla ripresa del gioco Mascara da venti metri sulla destra trova un gran tiro dei suoi imparabile sul secondo palo, a cui segue un abbraccio collettivo ad Atzori. La partita si scalda, anche perché c'è un evidente fallo di mano di Carboni (già ammonito) punito solo con il fallo. E a questo punto anche la spinta che Vargas aveva ricevuto nel primo tempo da dietro in area e che non era stata punita acquisisce un altro peso. L'arbitro Tagliavento alza le antenne, capisce l'aria ed è preciso nel doppio giallo a Capuano che ristabilisce la parità numerica. A quel punto i viola ritrovano prima il coraggio, poi il contlrollo della partita. E, nuovamente, il gol arriva puntuale: De Silvestri, che da inizio ripresa ha iniziato a imperversare sulla destra, scambia bene con Marchionni, arriva sul fondo e trova un diagonale con la calamita per l'ex juventino, nel frattempo spostatosi in mezzo al limite dell'area: splendido piatto al volo e gol. Il Catania prova a riorganizzarsi, Atzori toglie Plasmati per Ledesma ma ora i viola giocano bene: le fasce sono entrambe utilizzate da un vivace De Silvestri e dal solito devastante Vargas, così Marchionni può dare una mano a Gila che finalmente inizia a trovare la porta.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
01/11/2009 20:24
 
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Barreto grazia la Samp
A Marassi finisce 0-0

Succede tutto in pieno recupero: il brasiliano sbaglia un rigore, poi l'arbitro annulla un gol a Bonucci per un fuorigioco molto dubbio. il pareggio vale per i blucerchiati l'aggancio alla Juve al 2° posto, a -7 dall'Inter

GENOVA, 1 novembre 2009 - Nel giorno in cui Cassano affronta per la prima volta in carriera il "suo" Bari, la Sampdoria non va oltre uno 0-0 casalingo che può essere considerato un punto prezioso dai blucerchiati. Chi si dispera, infatti, sono gli uomini di Ventura, autori di una prova molto ordinata e vicinissimi per due volte al colpaccio in pieno recupero. Al 91', infatti, l'arbitro Valeri concede un rigore a Meggiorini per un contatto con Castellazzi, ma Barreto lo calcia fuori. E al 95' una sponda aerea dello stesso Barreto viene deviata in rete da Bonucci, ma il gol viene annullato per un fuorigioco molto dubbio. Materiale per le moviole, ma la segnalazione pare davvero errata. La Samp aggancia la Juve al 2° posto dopo 11 giornate: l'Inter capolista dista ora 7 punti, ma la corazzata di Mourinho, al momento, sta davvero disputando un campionato a parte.

TURNOVER — Nel pomeriggio di Marassi, Cassano fa subito capire alla sua ex squadra che non farà sconti: pronti-via ed ecco uno spunto coronato da un sinistro che esalta i rilfessi di Gillet. Sarà la prima di due buone chance per "Fantantonio", che sul finire di tempo conquisterà una punizione dal limite e se la vedrà ancora respingere dal portiere belga. Sono proprio le fiammate di Cassano a trascinare una Samp mandata in campo da Delneri con Franceschini sulla fascia sinistra e con Rossi e Cacciatore in difesa. Il turnover toglie qualcosina ai blucerchiati, ma è merito anche di un Bari schierato benissimo da Ventura. I pugliesi confermano tutto quello che di buono avevano fatto vedere a Verona, a Palermo e nelle due trasferte milanesi: difesa attenta (l'unica in serie A mai battuta nei primi tempi) ed esterni velocissimi a ripartire.

RANOCCHIA IMPECCABILE — Langella affonda spesso dalla parte di Cacciatore, Alvarez ingaggia un bel duello con Ziegler e il duo Kutuzov-Barreto tiene in costante apprensione i centrali blucerchiati. Nella parte centrale della prima frazione, il Bari sembra prendere il sopravvento, ma anche la Samp ha le sue armi e le sfrutta a dovere: Mannini è in un periodo di forma eccellente, Pazzini si fa valere nelle sponde aeree e poi c'è sempre Cassano, la variabile meno prevedibile in assoluto. Solo un paio di chiusure strepitose di Ranocchia fanno sì che si vada all'intervallo sullo 0-0.

BOTTA E RISPOSTA — Il secondo tempo inizia in modo ancora più scoppiettante: Cassano e Mannini chiamano subito Gillet a una doppia parata per nulla semplice, ma un istante più tardi è Alvarez a divorarsi la più nitida delle palle-gol. Strepitoso Castellazzi, nella circostanza. Poi le difese riprendono un po' le misure e per una mezz'ora succede poco, sebbene il ritmo si mantenga elevato.

FINALE INFUOCATO — L'ultima parte di gara si gioca all'insegna della generosità, perché le squadre pagano in termini di lucidità il ritmo altissimo che entrambe hanno accettato di imporre al match. E nel finale accade di tutto: prima il rigore contestato e sbagliato da Barreto, poi l'annullamento della rete di Bonucci. Saltano i nervi a tutti, il Bari protesta furiosamente. E sapere di aver conquistato il quinto risultato utile in trasferta, con la miglior difesa del torneo, consolerà ben poco i pugliesi.

Stefano Cantalupi

Fonte: gazzetta
01/11/2009 20:26
 
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Cassano furioso coi tifosi
"Avanti così e me ne vado"

L'attaccante pugliese dopo Sampdoria-Bari: "Sono già 3 o 4 partite che qualcuno mi ha puntato e mi fischia. L'hanno fatto a Roma e a Madrid, ho cambiato aria. Qui si sono abituati a mangiare la Nutella, appena mangiano un po' di m... si comportano così"

GENOVA, 1 novembre 2009 - Clima infuocato a Marassi dopo Sampdoria-Bari. Antonio Cassano si è presentato davanti ai giornalisti visibilmente contrariato. Ha parlato senza interruzioni per qualche minuto e poi, esaurito il suo monologo, se ne è andato. Parole pesanti, quelle di "Fantantonio", arrabbiatissimo coi tifosi dopo lo 0-0 col Bari.

NUTELLA E M..." — "Qui si sono abituati troppo bene - ha detto Cassano -. Si sono abituati a mangiare la Nutella e appena devono mangiare un po' di m... si comportano in questa maniera. Sono già 3 o 4 partite che qualcuno mi ha puntato e mi fischia. Mi è successa la stessa cosa a Roma e me ne sono andato, mi è accaduto a Madrid e me ne sono andato. L'Inter sta giocando un altro campionato, ma la Sampdoria è seconda in classifica. E ribadisco seconda. Lancio un messaggio, a buon intenditor poche parole".

Filippo Grimaldi

Fonte: gazzetta
01/11/2009 20:32
 
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Roma, reazione d'orgoglio
Il Bologna sogna solo 3'

Vittoria in rimonta dei giallorossi, che battono gli emiliani 2-1 dopo la rete iniziale di Adailton: di Vucinic e Perrotta i gol che permettono alla squadra di Ranieri di respirare in classifica e di interrompere la serie di tre sconfitte consecutive

ROMA, 1 novembre 2009 - Tre punti da prendere e da sistemare nel reparto "morale". Forse il più importante e il più sguarnito per la Roma in questo periodo di contestazioni, bombe carta e, soprattutto, assenza di risultati positivi. Dopo tre sconfitte consecutive i giallorossi tornano a vincere, battendo 2-1 un Bologna abbastanza modesto e lasciandolo a mollo nella zona calda della classifica.


RISORGE VUCINIC — Questo successo ha un nome e un cognome: Mirko Vucinic. Il montenegrino, tra i più fischiati dal pubblico nel recente passato (e persino dopo il gol di oggi, il suo primo in campionato), segna e lascia vedere qualche sprazzo del suo talento. Come vice-Totti ancora non ci siamo, anche per indole: dovrebbe agire al centro e invece svaria, e se il compagno di reparto è Menez l'attacco risulta sguarnito. Però quando parte largo mette la difesa bolognese in grave difficoltà.

DORMITINA PIZARRO — Eppure la Roma era partita maluccio, perdendosi in scelte affrettate e palle lasciate lì, alla mercé degli avversari. Una di queste, da parte di Pizarro, viene recuperata da Mingazzini e trasformata in un contropiede micidiale: dal centrocampista palla filtrante per Di Vaio che, con la difesa romanista sbilanciata, regala ad Adailton il gol a porta vuota. E' il 32' e sull'Olimpico si affollano gufi e streghe.

SCACCIAFANTASMI — Halloween, però, era già finito ieri sera. Infatti, dopo soli tre minuti, arriva l'immediato pari. Un po' confusionario, ma vale oro: cross di Riise, Perrotta la sfiora di mano (involontariamente), Motta calcia verso Viviano, c'è una deviazione e lì piomba Vucinic. Non è fuorigioco, quindi gol buono. Come sarebbe andata la partita della Roma senza questa pronta reazione? Ranieri preferirebbe senz'altro non pensarci e fa bene.


PERROTTA SPACCA TUTTO — Il sorpasso arriva nella ripresa, ed è anch'essa merito di un giocatore alla prima gemma in campionato: Perrotta. Che sfrutta una respinta corta di Viviano e piazza il colpo vincente; in precedenza il tiro era stato di Menez, come sempre altalenante. L'esultanza dell'ex Chievo è rabbiosa, spacca la bandierina del corner con un calcio (e viene ammonito), a dimostrazione della pesantezza dell'incontro di oggi.

POCO BOLOGNA — Dopo il vantaggio la Roma controlla quasi sonnecchiando. Il Bologna è davvero poca cosa, da metà campo in su: nemmeno gli ingressi di Marazzina e Osvaldo danno una scossa agli emiliani, che in mezzo al campo mancano di un costruttore di gioco. Tanta corsa, tanto temperamento, ma senza i piedi buoni si fa poca strada. Chi li ha, invece, e per una volta li ha mostrati, è stata la Roma, che torna a sorridere, seppur timidamente. La prossima partita, contro l'Inter a San Siro, dovrà dare altre risposte.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
01/11/2009 20:40
 
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Siena e Lazio, crisi continua
Apre Mauri, pari di Maccarone

Continua il momento no delle due squadre. Baroni all'esordio strappa un pareggio contro i biancocelesti, in vantaggio grazie a Mauri. L'1-1 porta la firma di BigMac. Pierpaoli caccia Muslera ma torna sui propri passi dopo aver consultato l'assistente Galloni

SIENA, 1 novembre 2009 - Finisce 1-1 il match d'esordio di Marco Baroni sulla panchina del Siena. Poche emozioni, tutte nel primo tempo, compresa l'espulsione di Muslera poi rientrata dopo la segnalazione dell'assistente Galloni all'arbitro Pierpaoli. Lazio in vantaggio con Mauri, poi riacciuffata da Maccarone.

TECNICO OPERAIO — Il Siena è ultimo, la Lazio un punto sopra la zona retrocessione. Diversa classifica, stessa crisi: entrambe le squadre non vincono dal 30 agosto e in settimana i bianconeri hanno dato il benservito a Giampaolo per affidare la panchina a Marco Baroni, 46 anni, un mezzo miracolo lo scorso anno con la Primavera dei toscani, condotta alla finale per il titolo nazionale. In campo niente giacca e cravatta, solo e semplicemente la tuta "perché - dice il tecnico - io sono un lavoratore". Le prime novità sono Reginaldo dal 1' e Terzi schierato a destra. Ballardini risponde con Foggia preferito a Rocchi, Zarate a sostegno dell'unica punta Cruz. Giornata di sole ma clima pesante, i tifosi biancocelesti contestano Lotito.

BOTTA E RISPOSTA — Parte bene il Siena, il lavoro fatto sulla testa dei giocatori sembra buono . Ma si capisce presto che è un'illusione: Foggia punta Del Grosso, al secondo tentativo la Lazio passa. Bello il cross dalla destra, l'inserimento di Mauri sul secondo palo è puntuale e il suo colpo di testa all'8' non perdona. E' una mazzata, per venti minuti i padroni di casa annaspano, incapaci di costruire un'azione offensiva. Baroni si sgola per allargare il gioco sulle fasce ma né Ghezzal, né Reginaldo vengono mai innescati in velocità. Meglio la Lazio che controlla, ci prova con Zarate e solo per un errore stupido regala il pari. Al 32' Siviglia perde Maccarone, l'attaccante entra in area dalla sinistra e batte un indeciso Muslera con un preciso diagonale rasoterra.

ESPULSO ANZI NO — Quello che succede al 38' farà discutere e vale la pena raccontarlo: Siviglia manca ancora l'intervento su Maccarone, il bianconero ne approfitta e punta Muslera. Contatto tra i due al limite dell'area, per Pierpaoli l'intervento del portiere biancoceleste è da rosso. La Lazio protesta e il direttore di gara va a consultarsi con l'assistente Galloni: è di quest'ultimo la decisione di annullare l'espulsione. Maccarone non la prende bene, il quarto uomo Rizzoli cerca di tranquillizzare la panchina dei toscani spiegando l'accaduto. Galloni ha visto bene, Muslera non era da espellere e con coraggio ha salvato una partita altrimenti falsata. Va detto, non capita spesso.

A CHI SERVE IL PARI — Ripresa brutta, giocata da due squadre preoccupate soprattutto a non perdere. Ma a chi serve il pari? Non al Siena che con questo punto resta ultimo e nemmeno alla Lazio che porta a 9 le partite consecutive senza successi (4 sconfitte, 5 pareggi). Gli unici a provarci fino alla fine sono Maccarone e Zarate, ma la loro solitudine in avanti dice tutto. Due fiammate ci sono alla mezz'ora: Ghezzal punta Radu, lo salta e calcia di destro. La palla leggermente deviata va a stamparsi sul palo. Sul ribaltamento Zarate, sempre lui, fa un gran numero: stop e tiro all'altezza del dischetto, sembra gol ma Curci si supera e salva il risultato. Finisce con l'ingresso di Calaiò e Larrondo (pallino di Baroni) ma il risultato non cambia. La crisi di Siena e Lazio non finisce qua.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
01/11/2009 20:56
 
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Yepes risponde a Floro Flores
Chievo-Udinese senza emozioni

Veneti e friulani si dividono la posta. Segnano i bianconeri nel primo tempo, pari meritato firmato dal colombiano gialloblu nella ripresa

VERONA, 1 novembre 2009 - Vince la noia tra Chievo e Udinese. Le due squadre si dividono la posta in una partita dalle poche emozioni, che proietta entrambe le squadre a quota 15 e lascia aperte le rispettive serie negative, quella degli uomini di Di Carlo che al Bentegodi non vincono dal 20 settembre, quella dei friulani che lontano da casa hanno ottenuto 3 pari e due sconfitte. Udinese imbrigliato nel primo tempo ma abile a sfruttare l'unica vera occasione avuta, Chievo più attivo nella ripresa quando Yepes pareggia i conti

LE SCELTE — Di Carlo sceglie Granoche come partner di Pellissier in attacco, e ritrova Pinzi dopo la squalifica. Marino lascia Di Natale in panchina: Pepe completa il tridente con Floro Flores e Sanchez. In difesa c'è Cuadrado e non Felipe: Zapata trasloca al centro.

CI PENSA FLORO — Il Chievo si presenta con due occasioni nei primi 10' (entrambe sulla testa di Granoche), culmine di una supremazia territoriale frutto anche di problemi di equilibrio con cui gli ospiti dovranno combattere per tutto il primo tempo. Di Carlo chiede ai suoi terzini di pressare altissimo su Pepe e Sanchez, gli esterni d'attacco dell'Udinese che così hanno poco spazio. Il cileno al 23' deve uscire per un infortunio all'inguine: al suo posto entra Lodi, che due minuti dopo pesca Floro Flores in area con l'attaccante che in diagonale trafigge Sorrentino per la sua quarta rete stagionale. I padroni di casa vanno in confusione, gli ospiti gestiscono senza problemi il vantaggio rischiando grosso solo al 43', quando Granoche arriva in ritardo su un assist di Pellissier. Nel frattempo l'Udinese perde anche Floro Flores, rimpiazzato al 41' dall'acciaccato Di Natale.

SVETTA YEPES — Gli ospiti si ripresentano nella ripresa con un 4-5-1 molto compatto, in cui Di Natale è l'unica punta con Lodi e Pepe molto bassi sulla linea dei centrocampisti. Il Chievo, che ci prova quasi esclusivamente per vie centrali, ci impiega metà tempo a capire come sfondare il muro bianconero, ma dopo gli ingressi di Bogdani e Bentivoglio (al posto di Granoche e Luciano) si riversa nella trequarti campo avversaria. Il pari arriva al 25', quando Yepes svetta di testa in area su punizione di Marcolini mettendo alle spalle di Handanovic la sua prima rete stagionale. Il gol ha il potere di scuotere un pochino l'Udinese dal suo torpore, ma la gara non si accende, con le due squadre che in avanti hanno poche idee. L'unico brivido lo regala Bentivoglio a 7' dalla fine, con un tiro dal limite che si spegne di un soffio a lato. Paura nel finale per Bogdani, stordito dopo una botta rimediata in uno scontro con Zapata: l'albanese è stato trasportato in ospedale per accertamenti.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
01/11/2009 20:59
 
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Il Cagliari onora la festa
L'Atalanta porta i regali

La partita finisce già nel primo tempo: la doppietta di Nenè stende i bergamaschi, un rigore di Matri chiude i giochi al 45'. Nella seconda frazione non succede più nulla

CAGLIARI, 1 novembre 2009 - Forse neanche il presidente Cellino poteva augurarsi una giornata così per la millesima gara in serie A della storia del Cagliari: 300ª vittoria e senza neanche soffrire. Basta un tempo ai ragazzi di Allegri, infatti, per avere la meglio di un'Atalanta che crolla dopo lo svantaggio (ancora una volta favorito da un errore di Consigli). Seconda sconfitta per i bergamaschi dopo cinque risultati utili consecutivi, gà esaurito l'effetto Conte?

MAGO MERLINO — In casa Atalanta è un'ecatombe, Conte è costretto a fare magie: il tecnico pugliese arretra Padoin sulla linea dei difensori per Garics, Madonna fa l'esterno di centrocampo e il giovane Radovanovic sostituisce Barreto che resterà ai box per diverso tempo (si parla di 3-4 mesi di stop). Addirittura problemi di abbondanza per Allegri, che si toglie lo sfizio di provare il turnover come i "grandi": Nené e Matri sono gli arieti, Cossu fa il suggeritore, al bergamasco Lazzari - regista "occulto" di centrocampo - il compito d'inventare.

NINNA NANNA — Dopo mezzora in cui ai portieri manca solo il cuscino, ci pensa proprio Consigli ad accendere la partita: altra uscita a vuoto - che fa il paio con la papera di mercoledì a Livorno - e Nené ringrazia. Il Cagliari vede l'Atalanta barcollare e cerca subito di chiudere la partita: in realtà i sardi non fanno neanche molta fatica, visto che 3' più tardi approfittano di una dormita collettiva della difesa nerazzurra e ancora Nenè insacca da sottomisura. Come se non bastasse, proprio al 45', Peluso si sdraia su Lazzari spalle alla porta: Matri dal dischetto non s'impietosisce e il primo tempo finisce addirittura 3 a 0.

LENTA AGONIA — La seconda frazione è un obbligo contrattuale. L'Atalanta ci crede solo in avvio, ma col passare dei minuti - e dopo aver annusato il pericolo dell'imbarcata - si "accontenta" del 3 a 0. I due tecnici preferiscono non correre ulteriori pericoli, giocarsi i cambi e dare un po' di minutaggio a chi spesso - e malvolentieri - si siede in panchina: Conte risparmia Doni (che questa volta non si lamenta), Allegri regala la prima passerella a Nené, che lascia il campo a Larrivey sotto una pioggia di applausi. Gli stessi che il pubblico sardo riserva ai propri beniamini a fine gara e al termine di una settimana indimenticabile, che ha portato nove punti e una posizione tranquilla di classifica dopo un inizio non certo promettente.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
01/11/2009 23:48
 
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Palermo-Genoa 0-0
Spettacolo solo a metà

Al Barbera finisce 0-0. Primo tempo spettacolare con occasioni per entrambi; ripresa caratterizzata dalla stanchezza, con un finale spumeggiante. Fallito l'aggancio alla zona Champions League

PALERMO, 1 novembre 2009 - Palermo-Genoa fa calare il sipario sull'undicesima giornata di serie A senza gol e qualche emozione. Bel primo tempo con occasioni per tutti e una ripresa contratta, caratterizzata dalla stanchezza dopo il turno infrasettimanale. Per entrambi, comunque, un'occasione persa per riagganciare la zona Champions League.


STRATEGIE — Partita a scacchi; non potrebbe essere diversamente quando si fronteggiano squadre offensive come Palermo e Genoa. Un mix di qualità e forza fisica, ritmo rutilante e sacrificio. Walter Zenga, dopo i numeri di San Siro, torna al 3-4-1-2; mette Migliaccio in difesa e lancia in mezzo Nocerino, mentre Pastore controlla Cavani e Miccoli. Gasperini muta squadra col passare dei minuti e manifesta una certa prudenza, dopo la valanga di gol subita nelle ultime uscite, anche perché i rossoblù con 20 gol subiti sono la difesa più battuta del campionato. Parte con il 3-4-3, ma poi passa al 4-3-3, con libertà di spingere a Papastathopoulos, protetto da Biava. Non c'è Zapater, mentre nel tridente Palladino gioca a destra.

SPETTACOLO — I rosanero lasciano il segno nella prima parte del primo tempo. Miccoli è in serata di grazia. Da suoi piedi partono le migliori iniziative e la grande occasione del 15', interrotta dalla prodigiosa uscita di Scapri che impedisce al leccese di aggirarlo e mettere in rete. E ha ragione al 40' quando protesta con Brighi per un fallo subito in area, trasformato dall'arbitro in una punizione dal limite. Pastore detta i tempi, ma finisce spesso per schiacciare i piedi a Cassani. Il Genoa vince il lungo assedio intorno alla mezzora e si affida ai piedi buoni di Palladino, Mesto e Rossi che salgono in cattedra mettendo in affanno i rosanero; soprattutto al 44', quando Sirigu, mette in mostra una straordinaria abilità, respingendo i rasoterra potenti di Palladino e Rossi.


GENOA — Un primo tempo equilibrato e spettacolare lascia spazio a una ripresa accorta e prudente, dove il Palermo sembra accusare un po' di stanchezza. Il Genoa bada a rallentare il ritmo e a ripartite sfruttando le fasce. Ma non basta. Gasperini rivolta l'attacco inserendo Sculli e Crespo e per Palladino e Floccari. Zenga non ci sta e rischia passando al 4-3-3. La mossa? Fuori Pastore, dentro Hernandez. All'under 20 dell'Urugauy Zenga chiede penetrazione e guizzo, ma a mancare è la spinta dei compagni in debito di ossigeno. Il Genoa risponde col possesso palla e cross dalle fasce, ma senza mai dare l'impressione di poter passare. Il Palermo invece si rivede a sprazzi. Zenga aggiunge la dinamite di Budan per Cavani, fischiato dal Barbera, ma è Simplico a scaldare le mani di Scarpi dal limite.

GRAN FINALE — Nel Genoa Gasperini ha aggiunto anche Palacio (fuori Mesto), che ha il pregio di regalare ordine e una buona dose di cross dalla destra. L'ultimo quarto d'ora è a ruota libera. Hernendez con una rovesciata ad effetto sfiora il primo palo, ma con Scarpi piazzato, mentre il Genoa risponde con un rasoterra angolato di Crespo deviato da Sirigu. Squadre lunghe insomma, dove le occasioni fioccano fra difese esauste. Inevitabile, alla fine, lo 0-0. Quasi un non.sense per Zenga dopo lo spettacolo di San Siro, più positivo per Gasperini che finalmente non subisce gol.

g.des.

Fonte: gazzetta
07/11/2009 23:56
 
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Il Napoli è rimasto a Torino
Il Catania non ne approfitta

Finisce 0-0 il primo anticipo della 12ª giornata: i siciliani giocano meglio ma sprecano troppe occasioni da gol, soprattutto con Morimoto. Azzurri lontani anni luce dal secondo tempo contro la Juve

CATANIA, 7 novembre 2009 - Bocciato. Questo il verdetto dell'esame di maturità che attendeva il Napoli a Catania dopo la memorabile rimonta a Torino contro la Juve. Lo 0-0 in Sicilia, oltre ad andare molto stretto ai padroni di casa, ripropone i dubbi sulla reale consistenza della squadra di Mazzarri, soprattutto lontano dal San Paolo. Mai brillante e persino timida, ha avuto solo un'occasione con Lavezzi, smarcato da un liscio di Potenza. Più confortanti le indicazioni per il Catania che non merita affatto il penultimo posto per il gioco messo in mostra. Anche se partite come questa bisogna vincerle: una squadra che deve salvarsi non può sprecare così tanto.


RIMASTI A TORINO? — In avvio Lavezzi si fa vedere con un paio di sgroppate. Ma il Napoli del primo tempo è tutto nei primi 10'. Poi è il Catania a prendere in mano il gioco. Carboni e Biagianti hanno la meglio sui rivali azzurri Cigarini e Gargano, Llama dalla sinistra mette in mezzo palle insidiose. E così Mascara al 11' ha la palla dell'1-0, sprecata con un colpo di testa fuori bersaglio. Stupisce la pallida prova del Napoli, che perde anche Gargano per una distorsione al ginocchio. Il possesso palla è siciliano. In chiusura di tempo Morimoto mostra di avere il mirino sfocato. Gran palla di Mascara, il giapponese è bravissimo a liberarsi di Grava, ma poi spara su De Sanctis da due passi. Errore da matita blu. E Catania che si mangia le mani: lo 0-0 non rispecchia quanto visto nel primo tempo.

BOTTA E RISPOSTA — La difesa azzurra si mostra ancora una volta perforabile in avvio di ripresa: ennesimo cross di Llama e Morimoto, sempre lui, manda a lato di testa. Sul capovolgimento di fronte l'erroraccio di Potenza manda Lavezzi a tu per tui con Andujar. Il Pocho conferma di non essere un martello davanti alla porta e grazia il Catania.

NEPPURE CON DATOLO — E' solo un lampo. Il Napoli non riesce a proporre nulla di interessante, anche se il Catania col passare dei minuti perde qualcosa in intensità e procede a fiammate. Mazzarri prova con Datolo negli ultimi 20', ma neppure l'argentino, uomo partita a Torino con la Juve, fa qualcosa di importante. E così alla fine lo 0-0 rappresenta un punto guadagnato.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
07/11/2009 23:57
 
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Ma come, il Napoli ha già finito la birra o alla squadra partenopea di tutto il torneo interessava solo rompere le scatole a Milan e Juventus ?
07/11/2009 23:57
 
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Juve, cinquina scacciapaure
Atalanta travolta 5-2

I bianconeri passano a Bergamo in una gara bella ed equilibrata, chiusa solo nel finale. Doppietta di Camoranesi, poi segnano nell'ordine Valdes, Felipe Melo, Ceravolo, Diego e Trezeguet, che agguanta Sivori a quota 167 gol in bianconero

BERGAMO, 7 novembre 2009 - La Juventus stavolta non fa scherzi. Avanti di due gol, come contro il Napoli nell'ultima uscita di campionato, incassa due reti, ma stavolta,nel frattempo, ne segna altre tre. E vince a Bergamo con l'Atalanta, a Bergamo, 5-2. Reti di Camoranesi, due, poi gol di Valdes, Felipe Melo, Ceravolo, Diego e Trezeguet. In quest'ordine. La gara della squadra di Ferrara è stata più complicata di quanto indichi il punteggio finale, ma la Juve ha dimostato carattere, e nel finale sono arrivate un paio di ciliegine sulla torta da tre punti: il ritorno al gol di Diego - e gli mancava da Roma-Juve, il 30 agosto -, e il 167° gol in bianconero di Trezeguet, che raggiunge Sivori come straniero più prolifico della storia bianconera. Ma il titolo lo merita Camoranesi: tanta qualità e altri due gol dopo quello di Tel Aviv in Champions, settimana da incorniciare per quello che è in questo momento il valore aggiunto bianconero. L'Atalanta ha giocato una partita gagliarda, a viso aperto, ed ha finito per pagare dazio, ma è rimasta in partita quasi fino alla fine.


INIZIO EQUILIBRATO — La prima mezz'ora è equilibrata. Anzi, è l'Atalanta ad avere l'occasione più importante, con Tiribocchi, che non concretizza un invito di Valdes. La squadra di Conte è tosta e corta, vivace sulle fasce e abile nel pressing su Felipe Melo e Poulsen, i primi portatori di palla bianconera. Che così non sempre riescono a coinvolgere il trio di fantasisti Camoranesi-Diego-Giovinco. E la manovra bianconera allora fatica a dipanarsi, e davanti Trezeguet, senza rifornimenti, è come una Ferrari senza benzina. Non va. Quando un cross gli arriva, bello, dalla destra, opera di Caceres, il francese ci mette la testa e trova l'1-0. Ma è in fuorigioco, tutto da rifare.

CAMORANESI FA LA DIFFERENZA — Poi ci pensa Camoranesi a scacciare le paure bianconere. L'esterno destro di Tandil segna prima di testa, su un cross morbido di Grosso, poi con un destro tagliato dal limite dell'area. Due gol belli e fondamentali. La Juve prende in mano la partita.

FUOCHI D'ARTIFICIO — Quelli di inizio ripresa. Roba da Capodanno anticipato. L'Atalanta accorcia le distanze, la Juve segna tre volte, due volte in fuorigioco, una per davvero. Il tutto in 10'. Dunque, anzitutto c'è la rete gioiello di Valdes, protagonista di un bel duello con Caceres, che ha il suo passo, ma piedi meno nobili. Il cileno stavolta prende il tempo all'uruguaiano e di sinistro dopo una galoppata trasforma nell'1-2 il bel lancio in profondità di Guarente. La Juve regisce da belva ferita. Stavolta niente rimonta subìta. Segna con Melo in mischia e Poulsen di testa. Offiside in entrambi i casi. E allora Melo decide di fare le cose in grande stile: il suo gol stavolta è regolare, la botta da fuori area è un ruggito. 3-1 Juve.


TREZEGUET FA LA STORIA — La gara sembra chiusa. Ma la Juve dietro in campionato non è ermetica come in Champions, dove ha subìto appena un gollettino. In campionato invece, in 12 giornate, sono diventati 13. Parecchi. E quello di Caravolo, il primo con la maglia dell'Atalanta, è di quelli di qualità. L'esterno destro elude l'intervento di Grosso e segna con un sinistro tagliato su cui Buffon non può arrivare. Gol stupendo. E gara riaperta. La Juve è costretta agli straordinari: che fa puntualmente, stavolta. Segnano prima Diego (tocco morbido), poi Trezeguet. Che agguanta Sivori. E la vittoria bianconera diventa pure storica.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
08/11/2009 23:14
 
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Leonardo non si nasconde
"Crediamo nello scudetto"

Il tecnico del Milan esalta ancora una volta la prova di carattere della squadra: "Mi piace la disponibilità mostrata da chi entra volta per volta". E rivela: "La parola scudetto nello spogliatoio c'è, ci proveremo anche quest'anno"

ROMA, 8 novembre 2009 - Ha ragione Leonardo dopo la sesta vittoria del Milan, terza fuori casa, quando afferma che il Milan ha imparato a soffrire. "Abbiamo vinto una partita difficile che però abbiamo approcciato nel modo giusto - spiega l'allenatore rossonero -. Non è stato facile affrontare una Lazio che soprattutto nel secondo tempo ha fatto benissimo". Inevitabilmente sono riapparsi i fantasmi di Napoli, quel 2-0 diventato negli ultimi minuti un 2-2. Analisi precisa: "Il rischio c’è. Nelle scorse partite è mancato l’equilibrio dopo essere passati in vantaggio, c’è un calo di concentrazione. Oggi però il Milan ha dimostrato che ha imparato a soffrire". E' il tema fondamentale di questo nuovo Milan che non si nasconde più. "La parola scudetto nello spogliatoio c'è, ci proveremo anche quest'anno, ma la strada è quella dell'umiltà e della disponibilità".

"INCROCIO LE DITA" — Adriano Galliani invece preferisce non parlare di scudetto perché "porta male" farlo. Di modulo alla brasiliana sì: "Questo schema piace tantissimo, soprattutto al nostro allenatore: lui, da quando andai a prenderlo nel Paris Saint-Germain, mi ha sempre parlato di questo mito del Brasile di Tele Santana dell'82. Noi siamo riusciti finalmente a giocare con quattro attaccanti, come Ronaldinho, Pato, Borriello e Seedorf" sottolinea soddisfatto. E sulla mancata convocazione di Pato nel Brasile afferma: "Lui sta facendo molto bene e Dunga può chiamare chi vuole".

IL SACRIFICIO — Leonardo si gode il momento e benedice l'abbondanza, anche se ammette: "È difficile fare delle scelte, dovere lasciare qualcuno fuori, da non dormirci la notte...". Ma ciò che conta è lo spirito di sacrificio, forse il vero fiore all'occhiello del gruppo. "Mi piace l'atteggiamento della squadra; mi piace come sta rispondendo e la disponibilità mostrata da chi entra volta per volta". Ora occorre trovare il giusto equilibrio per eviatre fibnali di partita con il cuore in gola. Spiega Leonardo: "Nel secondo tempo la Lazio con un attaccante in più spingeva tanto, ma il nostro primo tempo è stato straordinario. Nella ripresa abbiamo sofferto la pressione della Lazio, ma con i cambi ci siamo assestati. La squadra si propone di giocare un certo tipo di calcio, dobbiamo trovare ancora più equilibrio, ma siamo sempre propensi ad attaccare".

DINHO UOMO ASSIST — Poi Ronaldinho: ancora un assist perfetto e ancora una buona prestazione. "La mia vita calcistica non è mai stata quella di un goleador - sostiene il brasiliano -, non sono uno che fa gol tutte le partite, ho sempre fatto più assist che gol. Sono felice perché adesso tutto va bene e voglio continuare così per aiutare la squadra". "Ronaldinho è un uomo che sa fare la differenza - ha intanto ammesso l'allenatore del Brasile Carlos Dunga. - ma dipenderà solo da lui se vorrà far parte dei 23 che andranno in Sudafrica".

gasport

Fonte: gazzetta
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