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SUPERSAGGIO
Migliaccio illude il Palermo
Martinez entra e pareggia

Il derby siciliano finisce in parità: 1-1. Vantaggio rosanero con un colpo di testa del difensore, ma nell'intervallo Atzori ribalta il Catania inserendo l'uruguaiano che segna subito. Risultato giusto, un tempo a testa

PALERMO, 22 novembre 2009 - All'intervallo Gianluca Atzori era quasi spacciato: il Catania stava perdendo la partita contro il Palermo e lui la panchina. Poi, due cambi: Martinez e Capuano. Un segnale dato alla squadra del tipo "Io non ci sto, voglio giocarmela tutta". Così è stato premiato, perché proprio l'uruguaiano, appena entrato, segna e regala ai rossazzurri un punto meritato. Un tempo a testa, un gol a testa: 1-1, giusto. Anche se il pubblico del Renzo Barbera fischia gli uomini di Zenga.

GOL-LAMPO — Non c'è che dire: senza quelle sostituzioni difficilmente il Palermo avrebbe pareggiato. Il primo tempo dei rosanero è pimpante, ben giocato, e favorito dalla rete-lampo di Migliaccio. Punizione di Miccoli da destra, Andujar fa finta di uscire e allora spunta la pelata dell'ormai ex centrocampista reinventato stopper. Iniziare un derby così è il sogno di chiunque. E poco importa che il Catania sembri non accusare troppo il colpo: attaccano, gli etnei, ma Morimoto e Mascara sono poco appoggiati dal resto della squadra.

TRAVERSA MICCOLI — Col rientro di Balzaretti a sinistra Zenga ritrova la spinta che gli era mancata nell'ultimo mese. Miccoli, che ronza su tutto il fronte d'attacco, preferisce il lato mancino per le sue scorribande. Da una di queste il capitano rosanero sfiora il raddoppio, ma il suo destro si schianta sulla traversa. Bravo Andujar, comunque, a sfiorare quel tanto che basta la palla per evitare il raddoppio e il conseguente boato del Barbera. Così dal possibile game over si passa a "Ok, si può ancora ragionare".

SPOSTAMENTI — E ragiona bene Atzori. Al 46' il Catania è un'altra squadra: dal 3-5-2 i rossazzurri passano al 4-4-2, tendenza 4-3-3. Martinez (al posto di Llama) è la chiave, perché dà fastidio alla difesa palermitana. Biagianti sfiora il gol con un destro sull'esterno della rete, e più in generale cresce il Catania. Fino alla rete, proprio del Malaka, che sfrutta una respinta corta di Sirigu su tiro da fuori di Morimoto. Zenga a quel punto, senza cambiare gli uomini, modifica la sistemazione in campo dei suoi, spostando Migliaccio davanti alla difesa, diventata a quattro. E l'equilibrio torna.

FUORIGIOCO ATTIVO — Mancano le occasioni da gol, in compenso. Il pareggio, forse, sta bene a entrambe le squadre. Che si sbilanciano ma non concretizzano: tranne in un caso, quando Martinez (ancora lui) corregge in rete di testa una punizione di Mascara. Peccato che sulla traiettoria ci sia Spolli, in fuorigioco, a vanificare tutto perché cerca ci toccare la palla in spaccata. Pericolo scampato per il Palermo: unica buona notizia nel finale di partita rosanero, il rientro di Liverani dopo 6 mesi dall'infortunio. Ma al pubblico del Barbera non interessa troppo. Sono fischi sulla squadra, che sembra essersi inceppata.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
22/11/2009 23:01
 
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SUPERSAGGIO
Juve, ci pensa Grosso
Udinese battuta 1-0

I bianconeri si riportano a -5 dall'Inter imponendosi nel posticipo della 13ª giornata grazie alla rete del terzino sinistro, a inizio ripresa. Nel secondo tempo i rientri di Sissoko, subito scatenato, e Del Piero. Ospiti pericolosi con Floro Flores

TORINO, 22 novembre 2009 - La Juventus batte l'Udinese e si riporta a -5 dall'Inter capolista. Decide una rete di Grosso, al 6' della ripresa. I bianconeri dopo la sosta per gli impegni delle qualificazioni mondiali ritrovano subito il ritmo giusto. Almeno come risultato. Perchè in realtà non hanno brillato contro un'Udinese rimaneggiata, ma hanno comunque ridotto al minimo i rischi, limitando i friulani ad un tiro in porta pericoloso in 90', quello di Floro Flores, stasera al centro dell'attacco della squadra di Marino. La Juve si gode i tre punti e i rientri di un Sissoko subito scatenato e di Del Piero, entrambi avvenuti a gara in corso. In prospettiva Inter - lo scontro diretto è in programma il 5 dicembre - sono notizie confortanti. L'Udinese conferma gli stenti fuori casa, dove finora ha raggranellato soltano un paio di punti, però ha tenuto la partita viva fino al termine del recupero.

SCHIERAMENTI — Tanti assenti da entrambe le parti. L'ultimo in casa Juve è Trezeguet, mentre i recuperati Sissoko e soprattutto Del Piero partono dalla panchina. Al loro posto Poulsen e Giovinco. L'Udinese ha il tridente d'attacco mutilato: Di Natale squalificato, Pepe e Sanchez infortunati. Giocano Floro Flores in mezzo e Isla e Lodi ai lati, che trasformano il 4-3-3 di partenza in un più prudente 4-5-1.

OCCASIONISSIMA AMAURI — La gara stenta a carburare. Merito dell'Udinese, cui un pari andrebbe benissimo, che tiene basso il ritmo per non svegliare il can che dorme, ma fatica poi parecchio a ripartire. Colpa di una Juve che fatica a impostare, a rifornire la seconda linea, quella dei piedi buoni, formata da Camoranesi, Diego e Giovinco. Melo e Poulsen, invece, in fase di costruzione si limitano al minimo sindacale. La Juve comunque un paio di occasioni gol le crea. Handanovic è reattivo su un bolide di Diego, con cui poi si "beccherà" dopo un contatto in uscita, poi Amauri si divora il pacco regalo, sotto forma di assist dalla sinistra, che Camoranesi gli recapita tra i piedi. All'intervallo è 0-0. La Juve ha fatto di più, comunque troppo poco.

GROSSO GOL — La Juve trova il vantaggio a inizio ripresa. Merito dei terzini. Il gol infatti è di Grosso, che segna di sinistro sottoporta sul cross al volo di Caceres dalla destra. Entrano Sissoko, subito in partita, e Del Piero. Per Melo e Giovinco. La Juve ora gestisce il vantaggio, cercando di più la palla a terra, nei piedi, principalmente quelli di Del Piero, che cerca di combinare con Diego. L'Udinese nel finale prova ad essere più propositiva, ma si rende pericolosa una sola volta: parata di Buffon, scomposta ma efficace, su un tiro improvviso di Floro Flores. Poi nel recupero c'è un mischione davanti a Buffon, attento su Zapata. Vince la Juve.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
28/11/2009 23:10
 
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SUPERSAGGIO
Di Natale da 10 e lode
L'Udinese rialza la testa

Il decimo gol stagionale dell'attaccante friulano apre le marcature nel 2-0 al Livorno. Floro Flores firma il raddoppio. Nella ripresa i toscani crescono e sfiorano più volte il gol che avrebbe riaperto la partita

UDINE, 28 novembre 2009 - Di Natale torna a segnare e l'Udinese torna a volare. Dopo due sconfitte consecutive, la squadra di Marino batte 2-0 il Livorno ed è proprio l'attaccante napoletano, a secco dal 3 ottobre, a dare il via alle marcature nel primo tempo. Il Livorno parte contratto, prende due gol, poi Cosmi cambia tutto e la squadra cresce, prova la rimonta nella ripresa ma il coraggio non basta a recuperare il pesante passivo accumulato nel primo tempo.


FORMAZIONI — I friulani devono fare a meno di mezzo attacco: Sanchez e Pepe sono fuori, Floro Flores va in campo anche se non è in perfette condizioni, torna però Di Natale, che si rivelerà decisivo con il gol che apre le marcature. Marino propone la difesa a tre, con Basta e Lukovic pronti a ripiegare in caso di necessità. L'unica novità è la presenza nel reparto difensivo di Domizzi al posto dell'annunciato Felipe. Anche Cosmi ha le sue grane: fuori Tavano, Rivas e Mozart; Bergvold non sta benissimo e va in panchina, Pieri e Lucarelli in campo nonostante le condizioni non ottimali.

UNO-DUE UDINESE — Squadre cortissime in avvio, gli spazi scarseggiano, si fa fatica a costruire un'azione offensiva. E allora appena c'è mezzo centimetro, ci si prova dalla lunga distanza: comincia Di Natale al 4', con un destro al volo con palla di poco sopra la traversa; replica al 17' Lucarelli, che recupera palla sulla tre quarti e calcia a lato dai venti metri; ancora l'attivissimo Di Natale al 18' con un destro dal limite troppo centrale e facile preda di De Lucia; tre minuti dopo è Inler a scagliare all'improvviso un sinistro sul quale l'estremo difensore del Livorno si tuffa in ritardo, con palla comunque a lato. Ci pensa Di Natale, al 29', a sbloccare la partita: Knezevic atterra Floro Flores al limite dell'area e si prende il cartellino giallo. Sul calcio piazzato Di Natale piazza la palla sotto l'incrocio alla destra di De Lucia e festeggia il decimo gol stagionale. Dieci minuti dopo arriva il raddoppio: bel cross dalla sinistra di Lukovic, Floro Flores anticipa Diniz e Knezevic e di testa batte per la seconda volta De Lucia.

IL LIVORNO CI PROVA — Nella ripresa Cosmi prova a rivitalizzare la squadra: prima con Vitale al posto di uno spento Pieri, con Cellerino per Raimondi, con Pulzetti che si allarga sulla fascia destra e lo stesso Cellerino che si piazza alle spalle di Lucarelli. Il doppio cambio funziona. Dopo un colpo di testa di Floro Flores all'8', con palla di poco a lato, il Livorno inizia a creare occasioni: all'11' Candreva tocca in area per Lucarelli, anticipato all'ultimo momento da un grande intervento in scivolata di Domizzi; un minuto dopo ancora Candreva pesca Lucarelli tutto solo in area, l'attaccante prova un destro al volo da posizione decentrata, bravo Handanovic a respingere in corner. Al 17' ci prova Cellerino dalla lunga distanza ma la palla è di poco a lato sulla destra di Handanovic. Si rivede l'Udinese al 20': Basta fugge sulla destra, resiste a un intervento durissimo di Vitale e va al cross, Di Natale colpisce di testa ma troppo debolmente, tutto facile per De Lucia. Al 30' Lucarelli si mangia il gol che avrebbe potuto riaprire la partita: calcio di punizione di Candreva, palla in mezzo all'area, l'attaccante livornese colpisce male di testa a pochi metri da Handanovic e spreca tutto. Nel finale il Livorno continua a provarci, a testa bassa, ma la difesa friulana regge senza patemi.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
28/11/2009 23:14
 
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SUPERSAGGIO
Il Genoa spazza via la Samp
Ma quante botte a Marassi!

Grande prova della squadra di Gasperini che travolge 3-0 i blucerchiati: reti di di Milanetto (rigore), Rossi e Palladino (altro rigore). Tre espulsi, rissa in campo dopo il terzo gol rossoblù

GENOVA, 28 novembre 2009 - È stato come vedere una squadra all’apice della forma, il Genoa, contro una squadra a livelli di precampionato (la Samp). E dunque è finita con Marassi rossoblu in delirio dopo lo spaventoso, e onestamente un po’ inaspettato, 3-0 rifilato agli acerrimi rivali blucerchiati. Davvero clamorosa la superiorità dei ragazzi di Gasperini in questo derby, totalmente superiori dall’inizio alla fine. La Samp? Un tiro in porta da lontano di Cassano e niente più. Sbranata dal Grifone.


SBANDAMENTO — Il Genoa è stato quasi (vero, Biava?) perfetto nella prima frazione. I movimenti di Sculli e soprattutto di Palacio a destra e Palladino a sinistra hanno mandato in tilt la difesa della Samp, più volte in grave imbarazzo. In mezzo Milanetto ha lanciato i compagni benissimo e recuperato mille palloni, aiutato dagli instancabili Juric e Rossi. In difesa i pericoli Cassano e Pazzini sono stati letteralmente asfissiati. Così ogni capovolgimento di fronte dalla zona di attacco blucerchiata è diventata un potenziale pericolo per i ragazzi di Delneri, travolti dal ritmo dei rossoblu. Che già al 10’ sono passati in vantaggio grazie a un rigore procurato da Palacio, atterrato da Ziegler. Milanetto ha spiazzato Castellazzi.

CORSA — La Samp ha reagito ma sul piano della corsa non si è vista partita. Così al 22’ Sculli è sceso a sinistra, cross basso e Ziegler ha liberato di destro cogliendo il suo palo per un incredibile quasi-autogol. Una Samp in evidente sbandamento, che davanti non è mai riuscita a combinare nulla. Il Genoa però non ne ha approfittato. In particolare al 35’ e al 37’. Prima Criscito di testa ha impegnato Castellazzi in una parata miracolo (con l’aiuto della traversa). Poi Sculli solo davanti al portiere ha messo a lato invece di darla a Palladino per il più facile dei gol.


SCIENZA — E siccome il calcio non è una scienza esatta e gli errori si possono pagare carissimo, ecco che da un possibile 3-0 il Genoa è rimasto sull’1-0 con l’uomo in meno. Al 45’ Biava, infatti, già ammonito, ha pensato bene di fermare un’azione con la mano: secondo cartellino giallo e assurda espulsione che ha riaperto tutti i giochi. Unitamente all’infortunio di Palacio (il migliore dei suoi) una specie di doppio disastro tra le file dei genoani.

SPORTIVITÀ — Apparente. Perché alla ripresa del secondo tempo non è cambiato niente. Il Genoa ha continuato a macinare gioco e avversari. All’8’ lancio per Rossi che dentro l’area ha esploso il destro per il 2-0. Delneri ha inserito Tissone, Pozzi e Accardi, inutilmente. Il Rossi della Samp ha pareggiato i numeri in campo facendosi espellere e da lì il Genoa è dilagato. Da un ennesimo contropiede è nata l’azione del terzo gol, arrivato su rigore di Palladino. L’attaccante ha macchiato la partita rossoblu facendo il gesto dell’orecchio ai tifosi della Samp appena dopo il gol, cosa che ha scatenato una mini-rissa tra giocatori. Onestamente poteva risparmiarselo, visto che si parla sempre di sportività e puntualmente c’è sempre qualche giocatore che se ne dimentica. È finita con l’espulsione di Cacciatore e Rosetti che ha messo fine alla partita al 45’ senza recupero. Trionfo Genoa, Samp mestamente a casa a riflettere.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
29/11/2009 22:19
 
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SUPERSAGGIO
La Juve frana a Cagliari
E l'Inter si allontana

I bianconeri perdono 2-0 al Sant'Elia: decidono i gol, uno per tempo, di Nenè e Matri. Primo tempo sottotono per la squadra di errara, più tonica e orgogliosa nella ripresa, ma sempre poco convincente sul piano della manovra e della pericolosità offensiva. Bianconeri a -8 dalla capolista prima dello scontro diretto

CAGLIARI, 29 novembre 2009 - La Juventus frana a Cagliari, contro la rivelazione del campionato, ben orchestrata da Allegri. Se i prossimi 10 giorni, da oggi, dovevano essere decisivi per la stagione bianconera, allora le cose partono e si mettono male per la squadra di Ferrara. Che perde 2-0, trafitta da un gol per tempo di Nenè e Matri, e si fa staccare di altri tre punti dall'Inter. Ora è distante 8 punti dalla capolista. Lo scontro diretto di sabato prossimo si ridimensiona, come importanza assoluta in chiave scudetto. E sa di ultimo treno: la Juve dovrà vincere per forza se vuole giocarsi il tricolore. Poi martedì 8 dicembre ci sarà il Bayern, crocevia di Champions. Servirà una Juve diversa rispetto a quella di oggi: sonnolenta nel primo tempo, orgogliosa nella ripresa, ma mai convincente sul piano del gioco. Il Cagliari sale in zona Europa: 5 vittorie nelle ultime 6 uscite.


IL CAGLIARI GIOCA BENE, NENÉ SEGNA — Il primo tempo è tutto della squadra di casa. Ben messa in campo da Allegri, che schiera ben quattro giocatori offensivi: Lazzari e Cossu in mezzo, dietro alle punte Jeda e Nenè, per nulla intimorito dal nome dell'avversario. I rossoblù sono ordinati e armonici. Sfiorano il vantaggio su punizione violenta di Conti, rimedia Buffon. Che non può però nulla su un bolide di destro di Nenè, che alla mezz'ora rompe l'equilibrio con un super gol da fuori area. È il sesto centro in campionato del centravanti brasiliano, una bella scoperta di mercato per Cellino. E la Juve? Assomiglia sinistramente a quella del primo tempo di Bordeaux. Timorosa, imprecisa, soprattuto incapace di produrre pericoli. E di cambiare ritmo e passo. Chi si aspettava una squadra rabbiosa dopo la batosta di Champions e le critiche di Ferrara resta deluso. L'unico che sembra tonico è Sissoko, ma aspettarsi che il maliano salvi la baracca è forse esagerato. Amauri è troppo solo là davanti, e non incide, Diego non fa la differenza, Del Piero è seduto in panchina, come Giovinco. Per capirci: la Juve è magari solida, ma non ha lo straccio di un'idea offensiva. E sulle fasce non c'è spinta: Molinaro fa rimpiangere l'acciaccato Grosso. Nel primo tempo Marchetti, il vice Buffon, impegnato nella sfida diretta tra i portieri della Nazionale, non vede dunque arrivare un pallone dalle sue parti. All'intervallo è 1-0 Cagliari, risultato che entusiasma il Sant'Elia, che fa festa.

ANIMA JUVE — Che nella ripresa è più grintosa, affamata. Con un'anima, appunto. Magari quella di Chiellini, in campo pur sanguinante dal naso, con un tampone vistoso. Amauri segna colpendo in qualche modo a centroarea su cross di Caceres, ma la rete non è convalidata: fuorigioco del brasiliano. Poi il Cagliari chiede invano un rigore: protesta per un mani in area di Caceres, considerato involontario dall'arbitro. La Juve è confusionaria, arruffona, ma adesso spinge forte. E costringe il Cagliari nella propria metà campo.


MOSSE SULLA SCACCHIERA — Al 16' arriva il momento di Del Piero, che sostituisce Marchisio e va a spalleggiare Amauri. Allegri invece richiama l'esausto Nenè e inserisce Matri. E poi si copre, sostituendo uno scatenato Cossu, imprendibile, con il più difensivo Parola.

OCCASIONI JUVE — Non tante, ma ci sono. Create dalla foga, e dal predominio territoriale bianconero, nel finale esasperato. Spinta di Pisano in area su Amauri: rigore non assegnato. Il brasiliano viene ammonito per proteste. Poi c'è una parata di Marchetti, sempre molto sveglio, sulla punizione tagliata di Del Piero da sinistra.

MATRI, PUGNO DA K.O. — L'attaccante in contropiede salta Cannavaro e trafigge Buffon per il 2-0. Sbattendo la porta in faccia alla Vecchia Signora. Oggi apparsa davvero vecchia. Da far paura ai suoi tifosi.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
29/11/2009 22:26
 
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SUPERSAGGIO
L'Inter allunga a +8 sulla Juve
Soffre coi viola: poi rigore Milito

Decide un penalty dell'argentino al 40' del secondo tempo, dopo tante occasioni fallite dai nerazzurri, ma anche un palo di Gilardino. Gol annullato a Samuel, Fiorentina un po' troppo spuntata

MILANO, 29 novembre 2009 - All'Olimpico di Torino arriverà con una dote di otto punti. Più otto per l'Inter di Mourinho sui bianconeri, più per demeriti altrui: la squadra di Mourinho risponde con un 1-0 dopo la caduta europea. Buona gara complessiva, scarsa lucidità sottoporta, e alla fine serve un rigore di Milito per sbloccare la situazione e far felice Moratti, presente in tribuna. Resta senza risposta la domanda della curva Nord: "Kiev o Barça, qual è la vera Inter?". A Juve e Rubin l'ardua sentenza.


RIGORI E GOL ANNULLATI — Decide un rigore a 5 minuti dalla fine, pochi secondi dopo uno reclamato da Gilardino, sull'altro fronte, un paio di minuti dopo un palo colto dallo stesso Gilardino dopo una grandissima azione personale. Milito trasforma il penalty, dopo aver fallito durante la gara un paio di grosse occasioni che di solito non manca mai. Non è stata una gran giornata per le punte, con Eto'o che si divora non solo il 2-0, in campo aperto solo contro Frey, ma anche parecchie opportunità sullo 0-0. Pareggio che aveva resistito fino alla fine anche per l'annullamento della rete di Samuel, su calcio d'angolo: un colpo di testa perfetto, con l'arbitro che prima lascia esultare, e poi decide che è fallo, non visibilissimo. La Fiorentina alla fine è arrabbiatissima, ma solo Gilardino ha davvero provato a fare male ai nerazzurri.


BALOTELLI E QUARESMA — Che giochi o no, si parla di Balotelli: stavolta a sorprendere è la decisione di Mourinho di mandarlo in tribuna. Si tratterebbe di una decisione disciplinare, presa già ieri, forse dopo un ritardo all'allenamento. Anche senza Mario, Mourinho sceglie il tridente, rilanciando Quaresma largo a destra. Il portoghese era già stato messo in campo a partita quasi chiusa contro il Barcellona, senza avere tempo e modo di incidere. Contro la Fiorentina invece si fa notare da subito: sfonda sulla destra, trova i cross, mette in soffitta per un po' l'odiosa "trivela", rispoverandola solo per segnare a gioco fermo. Nel secondo tempo strapperà persino gli applausi di San Siro: giocatore recuperato?

INTER, MENO CINICI DEL SOLITO — Detto della prova deludente degli attaccanti nerazzurri (se non altro in fase di conclusione), l'Inter risponde bene dopo l'imbarcata del Camp Nou, come quasi sempre le succede in Italia. Senza Maicon, la fascia destra è presidiata da Javier Zanetti: il capitano è quasi perfetto in fase difensiva, dopo oltre una stagione vissuta a centrocampo. Muntari si fa apprezzare per i continui inserimenti, che Milito vede quasi sempre, Stankovic è l'unico a rimanere sui livelli, bassi, di Barcellona.


FIORENTINA, C'È SOLO GILA — La Fiorentina di San Siro è una squadra che soffre un po' troppo in difesa, dove Gobbi e Kroldrup non sempre sembrano adeguati, e che manca un po' quando si tratta di offendere. Gilardino è bravo a fare la sponda, ma nessuno lo supporta da vicino: Santana, preferito inizialmente al quasi recuperato Jovetic, non si vede mai, Marchionni deve uscire dopo poco più di un quarto d'ora, lasciando il posto a Jorgensen, che non ha lo stesso passo. Così si vive delle iniziative sulla sinistra di Vargas, che oltre tutto si accaparra tutti i calci di punizione, non trovando mai la pericolosità. Poi Gila decide di provarci da solo: troverà il palo e non il gol, ma la giocata con cui si libera di Lucio e Sameul è da applausi.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
29/11/2009 22:33
 
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SUPERSAGGIO
Roma, grazie Vucinic
Atalanta battuta 2-1

Il montenegrino risponde a Ceravolo, firmando l'1-1 al 44' del primo tempo, poi realizza l'assist che consente a Perrotta di mettere a segno il colpo del k.o. al 19' della ripresa. I padroni di casa sfiorano più volte il pari e protestano per un fallo di Juan su Tiribocchi in area

BERGAMO, 29 novembre 2009 - La Roma espugna il campo di Bergamo, superando 2-1 l'Atalanta in rimonta. A spezzare gli equilibri è infatti Ceravolo al 13' del primo tempo, poi Vucinic firma il pari al 44' e realizza l'assist per il decisivo gol di Perrotta al 19' della ripresa. I bergamaschi restano ancorati alla terz'ultima posizione, la Roma invece si porta a tre punti dalla zona-Champions.


BOTTA E RISPOSTA — Con Doni inizialmente in panchina per scelta tecnica, l'Atalanta affida alla coppia Acquafresca-Tiribocchi le sue velleità offensive, con Ceravolo pronto a dar man forte in avanti. Come previsto, Ranieri lascia a riposo precauzionale De Rossi, recupera Juan e schiera in difesa Motta (alla gara n. 100 in serie A) al posto di Burdisso. Su un terreno che non risente della pioggia caduta a Bergamo prima e durante il match, la gara scorre equilibrata, piacevole, su buoni ritmi fra due squadre che giocano e lasciano giocare. Più veloce l'Atalanta, più scaltra la Roma negli ultimi 20 metri, anche se ci arriva meno spesso degli avversari. Alla fine del primo tempo le occasioni da gol si contano sulle dita di una mano: la prima è di marca giallorossa, con Consigli che salva su Vucinic lanciato in contropiede. Tre minuti dopo arriva il gol dei padroni di casa, costruito con una bella azione in velocità: lo scatto finale è di Ceravolo, che salta Juan e infila di destro Julio Sergio. L'Atalanta prende coraggio e sale di tono. Ma il raddoppio non arriva (con Julio Sergio che resta anzi disoccupato), e allora è la Roma a riconquistare il pari, allo scadere. E' il minuto 44 quanfo Vucinic va a colpire di testa un pallone scagliato dalla bandierina da Pizarro e a superare Consigli. E' l'1-1 con cui si chiude la prima frazione.


DI PERROTTA IL COLPO DEL K.O. — Ripresa a due facce: è la fotocopia del primo tempo fino al minuto 19', quando Perrotta mette a segno il colpo del k.o., poi si impenna in un rutilare di occasioni e quasi gol (atalantini). Ma fino al 20' il match offre "solo" continui rovesciamenti di fronte, buone giocate da parte di entrambe le contendenti, qualche azione potenzialmente da gol, con i portieri che restano di fatto inoperosi, a conferma della bassa pericolosità di tutte e due le squadre. La Roma conclude in due occasioni, e una le vale il gol del raddoppio: all'8' Vucinic cerca di approfittare del fatto che Consigli sia fuori dai pali per scavalcarlo, ma non trova lo specchio, al 19' ancora Vucinic aspetta l'inserimento tra le linee di Perrotta e lo serve: il colpo di testa del giallorosso non lascia scampo a Consigli. E' l'1-2 con cui si concluderà il match. Negli ultimi 15' si rivede in campo Doni, entrato al posto di Acquafresca. Ma è Tiribocchi ad andare vicino al gol del pari: su assist di Padoin, l'attaccante sbaglia l'impatto di destro e consegna il pallone a Julio Sergio. Poi è lo stesso Doni a chiamare il portiere giallorosso a salvare il risultato in due occasioni, con due tiri di destro dalla distanza. A seguire Riise rischia l'autorete, ma intanto anticipa Tiribocchi. L'Atalanta spinge in maniera forsennata creando pericoli a raffica, ma la sua carica non basta a rimontare una Roma determinata e compatta. Al 43' un'azione assai dubbia: Julio Sergio si oppone a Padoin, ma qualche istante prima Juan aveva spinto Tiribocchi in area. Le proteste nerazzurre non bastano per convincere Tagliavento a concedere il penalty. La furia nerazzurra non si placa nemmeno nei 5' di recupero, ma ormai il risultato è segnato, e i padroni di casa si devono arrendere.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
29/11/2009 22:40
 
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Denis illude il Napoli
Amoruso salva il Parma

Al Tardini la squadra di Mazzarri passa in vantaggio con un gol dell'argentino su assist di Maggio. Gli emiliani faticano in avanti senza Paloschi e Bojinov, poi un penalty di Amoruso a 5' dalla fine sigla il pareggio e spedisce il Parma al quarto posto in zona Champions

PARMA, 29 novembre 2009 - Un calcio di rigore trasformato da Nick Amoruso salva il Parma in una giornata difficile, nella quale il Napoli, più in palla, sembrava avere messo al sicuro il risultato. Al Tardini finisce 1-1, con il gol nel primo tempo di Denis (bello l'assist di Maggio) e il pareggio dell'esperto attaccante, che permette agli emiliani di raggiungere la Sampdoria al quarto posto. Il Napoli può consolarsi con la bella prestazione e il settimo risultato utile consecutivo.

infermeria pienaParma in piena emergenza: senza Paloschi e Bojinov, Guidolin schiera il tandem offensivo composto da Amoruso e Lanzafame; in mezzo, con Mariga k.o. e Galloppa squalificato, Lunardini giostra davanti alla difesa, con Morrone e Dzemaili ai lati; difesa a cinque, ma Zaccardo e Castellini sulle fasce vanno a dare man forte al centrocampo. Senza Lavezzi, appiedato da un lieve stiramento all'adduttore della coscia destra, Mazzarri punta su Denis, con Hamsik e Quagliarella a ruotargli attorno.


APRE DENIS — Dopo una prima fase di studio, il Parma si fa vedere al 16': Morrone dentro per Lanzafame che scarica al centro per l'accorrente Lunardini, il suo sinistro di prima intenzione dal limite è di poco fuori sulla destra di De Sanctis. Tre minuti dopo triangolo Morrone-Amoruso, il destro del centrocampista è centrale e il portiere partenopeo blocca. Al netto di queste due occasioni, il resto del primo tempo è di marca napoletana: Denis e Quagliarella si muovo tantissimo per non dare punti di riferimento alla difesa emiliana e aprire spazi agli inserimenti di Hamsik, mentre sulla destra Maggio è imprendibile per Castellini. Al 22' Quagliarella, apparso più determinato rispetto alle ultime uscite, ci prova con un violento destro dalla lunga distanza, con palla di poco fuori sulla destra di Mirante. Due minuti grossa occasione per il Napoli: fuga di Maggio sulla destra, palla al centro per l'inserimento di Denis che sull'uscita di Mirante tocca male da ottima posizione e spedisce fuori. Spingi e spingi, al 32' arriva il gol: Maggio scappa a tutti sulla destra, mette in mezzo per Denis che da centro area incrocia di destro e batte Mirante per l'1-0, risultato che porta le due squadre negli spogliatoi.


AMORUSO DAL DISCHETTO — In avvio di ripresa si vede un altro Parma. Non ci sono sostituzioni o stravolgimenti tattici, ma è l'atteggiamento dei gialloblù a cambiare radicalmente. Al 3' Dzemaili impegna De Sanctis su calcio di punizione. Un minuto dopo Castellini su calcio d'angolo pesca Lucarelli in area, il colpo di testa del difensore è bloccato dal portiere del Napoli. Il Parma pressa di più, rischia, Guidolin tiene Zaccardo e Castellini stabilmente sulla linea dei centrocampisti, poi toglie Castellini per inserire il più offensivo Biabiany, che si piazza a destra con Zaccardo che scala centrale e Lucarelli che si sposta a sinistra. Mazzarri si cautela con Bogliacino al posto di Denis, stanchissimo e bloccato dai crampi al 20'. Passata la buriana, il Napoli si riorganizza e ritrova il controllo della partita: al 24' Quagliarella si invola in contropiede, entra in area ma calcia male, Mirante blocca senza problemi. Un minuto dopo ci prova Lanzafame dalla lunga distanza, De Sanctis para a terra. Guidolin passa al 4-3-3, con Antonelli che rileva Lunardini e si piazza sulla sinistra. Al 28' il Napoli va vicino al raddoppio: Mirante sbaglia un rinvio, Hamsik recupera palla, entra in area e calcia a botta sicura, Lucarelli in recupero intercetta la traiettoria e devia in angolo. Un'ingenuità di Aronica, nel finale, salva però il Parma: il difensore trattiene Lanzafame in area su un calcio di punizione per i padroni di casa, l'arbitro non ha dubbi e assegna il rigore; Contini s'infuria e si prende il cartellino rosso. Dal dischetto Amoruso spiazza De Sanctis.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
29/11/2009 22:45
 
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Bari esulta con Greco
Malesani crolla al 93'

Incredibile vittoria in rimonta dei pugliesi sul Siena: è 2-1, con rete decisiva dell'ex genoano in pieno recupero. Vantaggio iniziale degli ospiti con Vergassola, raggiunti da Masiello. I biancorossi volano ai margini della zona Europa League

BARI, 29 novembre 2009 - A volte è tutta una questione di cambi, e di fiato. Chi ne ha può anche approcciare male la partita e rischiare di affondare: se la baracca tiene, a un certo punto la risalita è più semplice. Basta vedere il Bari di oggi, che ha battuto in rimonta il Siena 2-1 con rete risolutrice di Greco al 93'. Un risultato che sa tanto di beffa per Malesani, che sperava in un esordio più fortunato sulla panchina senese. Almeno in campionato, dopo l'eliminazione in Coppa Italia per mano del Novara.

LA ZAMPATA DEL LUPO — Giuseppe Greco, appunto: uno che Giampiero Ventura, allenatore pugliese, aveva anche l'anno scorso a Pisa prima di essere cacciato. Il "Lupo" è uno dei tre cambi che il tecnico del Bari effettua nella ripresa: come lui, Kamata e Antonelli. Tutti e tre mettono lo zampino nella rimonta dei Galletti. Greco, più dello zampino, allunga lo zampone al 93' su cross di Antonelli, appunto, da destra: Curci è battuto e i pugliesi agguantano una vittoria quasi insperata, fino a poco prima.

LAMPO VERGASSOLA — Perché il Siena, fino al quarto d'ora della ripresa, non aveva demeritato. Sfruttando il gol-lampo di Vergassola. E' il terzo minuto quando, su cross di Jarolim da sinistra, il centrocampista sbuca tra Bonucci, Parisi e Gillet (uscita rivedibile) e di destro fa 1-0. Sessanta secondi dopo Maccarone avrebbe la possibilità di raddoppiare; se ne va in area, ma calcia alto da ottima posizione. Avvio-choc, insomma, per il Bari, anche fischiato dai tifosi a un certo punto.

LE FASCE — Il motivo è abbastanza chiaro: il 4-3-3 di Malesani, in realtà è un 4-1-4-1, con Ghezzal e Fini a tamponare bene sulle fasce. In mezzo Genevier e Jarolim soffocano Donati e Almiron, e così il trio offensivo Alvarez-Barreto-Meggiorini non la vede mai. E se la vede fa danni (nello specifico Alvarez e Barreto), inevitabilmente sostituiti. Sarà un caso, ma i cambi ribaltano la partita. A cascata, il Bari inizia ad assediare la difesa del Siena, che va in affanno.

SVEGLIA KAMATA — Comincia a creare scompiglio Kamata, largo a sinistra: l'ingresso dell'angolano sveglia anche Parisi e il binario mancino dei pugliesi. Da un'iniziativa del nuovo entrato arriva il corner da cui Masiello trova il jolly con un sinistro all'angolino da fuori area. Malesani forse sbaglia a mettere Reginaldo, che non ha il passo per contenere Kamata; Ventura insiste, mette Greco e Antonelli e vince la partita con l'azione già descritta in precedenza. Beffa servita per i toscani, che speravano di raccattare almeno un punto da questa trasferta difficile. Invece niente, e l'ultimo posto in classifica resta una realtà. Di contro il Bari vola a 21 punti, a due lunghezze dalla zona Europa League.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
29/11/2009 22:48
 
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Abbruscato rilancia il Chievo
Palermo male anche con Rossi

La prima rete stagionale dell'attaccante interrompe il digiuno di vittorie interne degli uomini di Di Carlo che durava dal 20 settembre. Il nuovo tecnico non interrompe il momento no dei rosanero, senza successi da cinque giornate

VERONA, 29 novembre 2009 - Il digiuno è finito. Il Chievo batte 1-0 il Palermo e ritrova quella vittoria interna che mancava dal 20 settembre. Per sfatare la maledizione del Bentegodi, lunga due pareggi e due sconfitte, è decisiva nove minuti dentro la ripresa la rovesciata di Abbruscato, alla prima rete stagionale. Il Palermo invece è in serie negativa da cinque turni e perde in trasferta da tre partite consecutive: nemmeno l'arrivo in panchina di Delio Rossi ha risollevato i rosanero, impacciati e poco concreti in avanti e ballerini dietro nonostante il ritorno alla difesa a quattro imposto dal nuovo tecnico. Il Chievo vince con la tattica: Bentivoglio francobollato a Liverani, mai in partita, le punte che si muovono favorendo l'inserimento dei centrocampisti e la serie di tre gare senza vittoria va in archivio.

LE SCELTE — Domenico Di Carlo non ha gli squalificati Yepes e Luciano e l'infortunato Frey, ma conferma il 4-3-1-2 con davanti la coppia Pellissier-Abbruscato supportata da Bentivoglio. Delio Rossi sceglie il 4-3-1-2 per il suo debutto in serie A sulla panchina del Palermo: senza lo squalificato Pastore il trequartista è Simplicio. A centrocampo gioca Nocerino e non Migliaccio.e si rivede Liverani dopo otto mesi di assenza.

SENZA RETI — Il primo tempo si chiude sullo 0-0, complice la prudenza di due squadre che temono di perdere. Bentivoglio monta una guardia asfissiante su Liverani, inaridendo la fonte primaria del gioco del Palermo. Il mediano non gradisce e al 23' rifila una manata volontaria all'avversario, ma l'arbitro lo grazia sventolandogli sotto il naso solo un giallo. Chievo pericoloso con Pinzi al 16' e poi con Abbruscato. Il Palermo affonda spesso e volentieri sulla destra con Cassani, ma è troppo confusionario quando arriva sulla trequarti, con Miccoli che preferisce duettare con Simplicio dimenticandosi di Cavani. L'uruguaiano decide allora di fare da solo, e a due minuti dal riposo fa tremare Sorrentino con un gran destro dal limite finito a un soffio dal palo.

EQUILIBRIO SPEZZATO — Palermo più intraprendente in avvio di ripresa, grazie allo spazio che Bentivoglio concede a Liverani. Il mediano ispira due occasioni da gol rosanero (la più clamorosa con Bresciano che spara a lato da dentro l'area), ma è il Chievo ad andare in gol al 9', quando Abbruscato in rovesciata riprende una bella respinta di Sirigu su colpo di testa ravvicinato di Mandelli. Per il 28enne ex Torino è la quinta rete in carriera in serie A. Delio Rossi prova a rilanciare il Palermo inserendo anche Hernandez, la terza punta, ma è il Chievo ad andare più vicino al gol con Pellissier, che in contropiede si mangia il 2-0 dopo essersi liberato della guardia di Kjaer.

NERVOSISMO FINALE — Il Palermo le prova tutte nel finale, ma al primo di recupero perde Liverani, cacciato per doppia ammonizione dopo una brutta entrata sul suo marcatore Bentivoglio. Uscendo il centrocampista se la prende prima con Sardo e poi col team manager del Chievo. In precedenza anche Balzaretti aveva protestato vivacemente con arbitro e guardalinee per una manata ai suoi danni di Pinzi non vista dai direttori di gara. I rosanero cercano gli assalti della disperazione ma Sorrentino non cade. In classifica il Chievo sale a quota 18 scavalcando proprio il Palermo, fermo a 17 e avvicinato dalle squadre che lottano per salvarsi.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
29/11/2009 22:52
 
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Lazio e Bologna in bianco
Uno 0-0 che scontenta tutti

Padroni di casa decisamente più intraprendenti, ma l'occasione più ghiotta è stata per Di Vaio nel primo tempo. Entrambe le squadre quint'ultime a quota 13

ROMA, 29 novembre 2009 - Finisce 0-0 tra Lazio e Bologna, che salgono entrambe a quota 13 e lasciano il Livorno e l'Atalanta in terz'ultima posizione con 12. Un pareggio che non accontenta la Lazio, decisamente più intraprendente nel corso dei 90 minuti, ma che per assurdo può quasi andare stretto al Bologna ,che con Di Vaio nel primo tempo ha avuto le due occasioni più ghiotte del match. La Lazio continua non vincere in campionato dal 30 agosto (2-1 in trasferta sul Chievo) mentre il Bologna sale a 15 trasferte consecutive senza vincere (6 pareggi e 9 sconfitte dal 28 gennaio). E' la prima volta dal 1989 (12 gare in tutto, 25 gol) che i biancocelesti non vanno a segno in un match ufficiale casalingo contro i rossoblu, che a loro volta non segnano per la prima volta dopo 9 partite consecutive con almeno una rete all'attivo.


PRIMO TEMPO — Ballardini parte con l'11 annunciato, Colomba preferisce Moras a Britos e deve fare a meno di Raggi a favore di Zenoni. La Lazio è subito arrembante e al 7' sfiora il gol: Rocchi aggancia in area, appoggio delizioso per Zarate il cui destro al volo è respinto alla grande in tuffo da Viviano. Al 13' progressione strepitosa di Zarate che s'invola per 50 metri, salta tutta la difesa e poi conclude centrale per la respinta di Viviano: sarebbe stato un gol alla Maradona. Al 19' pasticcio della difesa laziale, Di Vaio ha la palla tra i piedi ma si attarda, deve decentrarsi sulla destra, riesce a caricare bene il tiro e manda a lato da pochi metri in diagonale. Il Bologna perde Mingazzini, che prima si fa ammonire (salterà per squalifica il match casalingo con l'Udinese) e poi lascia il posto per infortunio a Casarini, ma è pericoloso ancora in contropiede. Clamorosa l'azione al 43': Zalayeta imbecca Di Vaio solo davanti a Muslera, però viene ravvisato dal guardalinee un fuorigioco perlomeno sospetto.


SECONDO TEMPO — La falsariga è la stessa nella ripresa, sebbene con ritmi più blandi e con gli ospiti più attenti nel serrare le marcature. All'8' Kolarov serve in orizzontale Foggia che al limite dell'area controlla bene e di sinistro manda fuori davvero di poco. Al 20' altra occasione per il Bologna con Bombardini, subentrato ad Adailton, che ha spazio sulla sinistra, non tira, prende il fondo e appoggia all'indietro dove non c'è nessun compagno a raccogliere. Rocchi viene cercato con minor regolarità, ma è sempre pericoloso, mentre Kolarov qualche volta abusa della sua potenza di fuoco dalla distanza caricando il sinistro anche quando le alternative non mancano. Alla distanza il più continuo è Zarate che si rende pericoloso sia lungo le corsie laterali sia in quella centrale e al 35' va al tiro dal limite dell'area con Rocchi che involontariamente respinge. Al 40' ancora Zarate appoggia per Meghni che da 18 metri manda a lato di mezzo metro alla sinistra di Viviano. L'intensità agonistica non cala fino allo scadere e al 45' va segnalato uno screzio tra Radu e Osvaldo: il biancoceleste spinge l'argentino che si getta a terra simulando un colpo al volto decisamente fuori luogo.

Guido Guida

Fonte: gazzetta
29/11/2009 23:09
 
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Favola Huntelaar
Doppietta e il Milan è 2°

L'olandese prende il posto di Flamini all'84' e quando lo 0-0 sembra servito, ecco l'uno-due al 93' e al 95'. I rossoneri scavalcano la Juventus ma l'Inter è ancora 7 lunghezze avanti

CATANIA, 29 novembre 2009 - Il calcio è follia. Catania-Milan basta e avanza. Mentre i rossazzurri già pregustano la conquista di un punto d'oro con i rossoneri, in pieno recupero, nella più brutta partita della quattordicesima giornata, Klaas-Jan Huntelaar, inserito all'84' al posto di Flamini, infila una doppietta da favola catapultando così la formazione di Leonardo al secondo posto, a sette lunghezze dall'Inter. Fino a quel momento erano prevalsi ritmo blando e tatticismo; viatico per il classico 0-0 che ai padroni di casa avrebbe fatto molto comodo.


COMPAGNI DI SCUOLA — Gianluca Atzori e Leonardo sono stati compagni di scuola al corso di Coverciano per diventare allenatori. Del calcio hanno la stessa visione: velocità applicata alla manovra offensiva. Poi dipende dai giocatori che hai in mano. Ma il tecnico del Catania, pur con molte precauzioni, non si fa spevantare dal colosso e schiera un tridente con Morimoto avanzato rispetto a Mascara e Martinez. L'ordine è chiaro: correre e sfruttare il più possibile il contropiede. Il Milan va invece sulla sua strada: il solito 4-2-1-3 con le varianti Abate e Flamini: il primo in difesa al posto di Oddo, il francese per Pirlo, squalificato.

LA NOIA — Tema ben chiaro quello della partita. Il Catania in tutti i primi 45 minuti cerca di mantenere la difesa alta per bloccare alla fonte la manovra rossonera, ma nonostante la frizzante partenza dei rossoneri, ben presto si adegua al ritmo pacato del Milan. Mancano i tempi di Pirlo, le sue verticalizzazioni, i suoi cambi di gioco e a risentirne è la tanto decantata fase offensiva in cui a funzionare sono solo Borriello, sempre pronto a scalare in difesa con successo, e Ronaldinho, che regala numeri incredibili, ma purtroppo fine a se stessi. Pato invece non incide: avulso dalla manovra come è già successo con il Marsiglia. E' il Milan statico che non piace a Leonardo che cerca il gol con conslusione dalla distanza. Il Catania ha il pregio di coprire bene, diretto da un Carboni irresistibile: autentico direttore d'orchestra della squadra di casa. Ma non bastano le magie di Dinho; nemmeno i recuperi di Ambrosini, tantomeno le flebili intuizioni di Mascara. Catania-Milan sprofonda nella noia.


NIENTE DI NUOVO — E si riparte con lo stesso ritmo nella ripresa, anche se il Catania cerca di sorprendere un Milan poco tonico. I rossoneri cercano di far valere classe ed esperienza ma senza mai creare problemi ad Andujar. Insomma, catanesi prudenti oltre ogni misura, perché il Milan non sembra in serata di grazia. Primi cambi: nel Catania Izco per Llama, tra i rossoneri Antonini per Zambrotta. La sostituzione fa bene ai siciliani che provano ad alzare il ritmo e ad aumentare il pressing. Nulla di trascendentale, anche se al 25' Spolli si ruitriova una palla da trasformare uin oro: la deviaione di testa è troppo debole. Al 29' Inzaghi prende il posto di Borriello, con il compito di creare più profondità. Poco o nulla. Così nella medicorità ad alzare il tasso qualitatvo ci prova Huntelaar che rileva Flamini. Ecco quindi una sorta di 4-2-4, in realtà poco credibile e con il fiatone. Atzori lancia invece Potenza al posto di Mascara per rinforzare la difesa. Ma il vento gira quando meno te lo aspetti. Al 93' Inzaghi appoggia al limite per l'olandesino che di sinistro batte Andujar, beffato un minuto dopo da uno splendido pallonetto ancora dell'orange. L'oggetto misterioso si è tolto finalmente la maschera.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
05/12/2009 23:33
 
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Milan show, Samp nulla
Ora l'Inter è solo a +4

Bastano 23' nel primo tempo per un 3-0 spettacolare. Due assist di Ronaldinho e gol di Borriello e Seedorf. Poi arriva la rete di Pato. Rossoneri a 31 punti

MILANO, 5 dicembre 2009 - Dieci partite utili consecutive; cinque partite vinte di fila. Cosa deve fare di più il Milan per sperare in un clamoroso aggancio al primo posto? Non ditelo a Leonardo. L'allenatore rossonero ama il basso profilo e mantenere il passo. Giocare e divertirsi: i conti si fanno alla fine. Sarà, ma il 3-0 con cui i rossoneri fanno fuori, o sarebbe meglio dire annientano, la Sampdoria, è l'eloquente manifesto del Milan-fantasia. Sulla sfida di San Siro pesa l'inconsistenza dei liguri; impalpabili quanto irriverenti. Chissà, magari soggiogati da un Milan che si diverte da matti e non perde mai la concentrazione, anche quando la partita è chiusa.


FULMINI ROSSONERI — Senza Palombo la Sampdoria perde intellligenza tattica e guida saggia. Lugi Delneri lo sostituisce con Tissone, confidando in una serata di grazia di Cassano, leggermente arretrato rispetto a Pazzini. E' la variante fondamentale dei blucerchiati, contro un Milan che non cambia profilo: Seedorf sempre alle spalle di Pato, Borriello e Ronaldinho e Antonini piazzato alla sinistra della difesa, con spostamento a destra di Zambrotta. Lo sbilanciamento è a favore del Milan che nello spazio dei primi 23 minuti si trova in vantaggio di tre gol. Lo sconcerto è totale, perché la prima zampata arriva dopo 62 secondi. I rossoneri divorano con velocità e tecnica la blanda opposizione blucerchiata. Splendido il gesto di Antonini che sradica la palla nella sua trequarti e lancia Ronaldinho. Il Gaucho si invola e inventa un assist geometrico per Borriello che infila di testa.

PIRLO MONDIALE — Tutto frutto di un entusiasmo che all'indomani del derby sembrava fantascienza. Spettacolare e costruttivo, il Milan guidato da un Pirlo stratosferico e un Ronaldinho che sembra volare su cuiscinetti d'aria raddoppia al 21' con Seedorf. L'assist è ancora di Dinho che pesca l'olandese al limite. Il piatto sinistro sotto la traversa dell'orange è sublime. Samp stramazzata al suolo. Nemmeno il tempo di respirare e arriva il 3-0 di Pato: l'assist questa volta è di Borriello; stop di petto del "Papero" che si vede respingere da Castellazzi, per poi ribadire in rete.


SAMP A TERRA — Arrendevoli e senza un minimo di personalità, Cassano e compagni subiscono il Milan che ovviamente abbassa il ritmo e fa girare la palla, esaltando le sue qualità. E' come giocare sul velluto. Attaccare sulle fasce è come passare la lama del coltello nel burro; mirare in porta un gioco da ragazzi. Inutile la mossa Lucchini al posto di Mannini per dare più copertura, mentre nel Milan Ronaldinho cede il posto ad Abate per un lieve problema muscolare; mossa precauzionale in vista della delicata trasferta di Zurigo. Ma utile anche in vista di martedì, perché con Zambrotta squalificato, sarà padrone delle fasce con Antonini.

IL MILAN SI ALLENA — Che fine ha fatto la Samp di inizio campionato? Sfilacciata e praticamente allo sbando, subisce il torello del Milan che abbassa il ritmo e tende a non infierire. Delneri cerca di scuotere il gruppo inserendo Semioli per Padalino, ma Il 3-0 trasforma inevitabilmente la ripresa in un allenamento, anche se il poker viene sfiorato a più riprese ed evitato da Castellazzi. C'è spazio anche per Flamini e Huntelaar; comparsate, niente di più. La notizia? Il primo tiro della Samp verso la porta rossonera lo effettua Tissone al 38'. Basta e avanza. E il Milan vola.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
05/12/2009 23:33
 
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Marchisio, un gol magico
La Juve batte l'Inter 2-1

Il centrocampista decide la supersfida di Torino con uno splendido tocco che segue le reti di Chiellini ed Eto'o. Espulsi Mourinho (proteste) e Melo. Arbitraggio contestato con due rigori abbastanza netti non dati ai nerazzurri e un giallo non dato a Samuel già ammonito

TORINO, 5 dicembre 2009 - La Juventus riapre un campionato che a inizio dicembre pareva già ipotecato dall’Inter. Nello scontro diretto dell’Olimpico i bianconeri si impongono 2-1: reti di Chiellini, Eto’o e Marchisio. Vince una Juve carica, orgogliosa, a tratti addirittura rabbiosa. Della serie "voglio, fortissimamente voglio". Con in evidenza la grinta di Caceres, Chiellini, Sissoko. E c’è riuscita a portare a casa tre punti, che significano -5 in classifica dalla corazzata di Mourinho, stasera espulso anche lui per rabbia, ma in questo caso verso l’arbitro, e pagata cara. Ma soprattutto la sfida scudetto diventa corsa a tre: sì, perché il Milan pallone e fantasia di Leonardo è al secondo posto, a 4 punti dal primato. L’Inter ha pagato le assenze di Maicon e Sneijder ed è sembrato avere meno "fame" agonistica in una gara equilibrata, decisa dagli episodi, su tutti una prodezza di un Marchisio che farà gongolare Lippi in chiave Italia. La gara è stata nervosa, molto fisica, a tratti anche cattiva, con qualche corpo a corpo di troppo che Melo ha pagato con la doccia anticipata dopo una gomitata al subentrato Balotelli.

RIGORI — Si parte all’insegna dei penalty richiesti. Prima urla la Juve. Vuole il rigore per un intervento alle spalle di Muntari su Sissoko, sbilanciato al momento del tiro al 5’. Poi è l’Inter a reclamare, per una trattenuta di Cannavaro su Samuel. Saccani lascia giocare.


BOTTA E RISPOSTA — La gara è aperta. La Juve attacca, obbligata dal -8 in classifica, l’Inter replica colpo su colpo. Entrambe le squadre spingono sulla destra, la Juve con Caceres e Sissoko, molto dinamici, l’Inter con Stankovic e Milito, che si allargano per puntare Grossoe costringerlo all’inferiorità numerica. Al 20’ la Juve passa: punizione calciata dalla destra da Diego, al centro colpisce Chiellini, l’uomo mascherato, palla deviata da Lucio che beffa Julio Cesar. 1-0. Mourinho perde la pazienza e viene espulso: protestava per l’assegnazione della punizione. Neanche il tempo di assimilare il vantaggio, in casa Juve, e provare a utilizzare gli spazi nelle ripartenze, che l’Inter pareggia. Buffon era già stato bravo su Samuel, ma non può nulla al 26’, quando sul cross dalla destra di Stankovic, Eto’o solissimo a centroarea segna indisturbato, trovando di testa l’angolino. 1-1. Dopo una prima mezzora intensa, fatta di tanta corsa e agonismo, con rovesciamenti di fronte frequenti, nel finale di tempo il ritmo si abbassa un po’. All’intervallo di un primo tempo fisico e divertente è 1-1.

SUPER MARCHISIO — L’inizio di secondo tempo è nervoso, procede a scatti. Le forze calano e la manovra ne risente. Le squadre accendono e spengono il motore, si gioca più sui nervi che sulle gambe, a folate. E la prodezza di un singolo diventa il bivio della sfida. L'Inter in contropiede va vicinissima al 2-1 e sul capovolgimento di fronte Marchisio si scatena in contropiede, allarga alla grande per Sissoko il cui tiro è respinto da Julio Cesar, irrompe ancora Marchisio, che aveva seguito l’azione, ha il tempo di fintare e mettere a sedere Lucio e poi calciare di sinistro. 2-1 Juve. L’Olimpico diventa una bolgia.


ENTRA BALOTELLI — Al 15’ entra Mario. Attaccato duramente da parte del pubblico bianconero dell’Olimpico, fin dal prepartita. Anche se alcuni dei cori contro di lui sono stati poi fischiati da un’altra fetta dei supporter bianconeri. L’Inter attacca in forze, rabbiosa. Ma la Juve ora ha tutta l’inerzia a favore: sul piano psicologico e tattico. E tiene bene. Samuel rischia la seconda ammonizione su Del Piero ma poi è l'Inter a protestare tanto per un rigore non assegnato per atterramento di Milito da parte di Caceres. Nel finale si scatena la bagarre dopo una gomitata di Melo a Balotelli. Saltano i nervi a molti, a centrocampo è un tutti contro tutti. Mischia e mani addosso. Si scalda persino Buffon. Melo viene espulso, Balotelli ammonito. Finisce con l’assalto dell’Inter, in superiorità numerica. Entra Materazzi, che nel recupero fa il centravanti. L’Inter carica a testa bassa, come un toro, ma non passa. Il campionato è riaperto.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
06/12/2009 22:50
 
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SUPERSAGGIO
Parma quarta forza
Col Genoa finisce 2-2

Spettacolo a Marassi dove la squadra di Guidolin coglie un punto prezioso che la catapulta tutta sola alle spalle di Inter, Milan e Juve. Al gol di Palacio replica Biabiany con una doppietta; di Palladino il pareggio

GENOVA, 6 dicembre 2009 - Show a Marassi. Merito di Genoa e Parma, mentalità offensiva e pochi calcoli. Da una parte il pressing a tutti i costi dei rossoblù, dall'altra il mix generazionale di Guidolin. Il 2-2 finale è il racconto perfetto di una gara spettacolare. Uno scontro diretto per il quarto posto che favorisce i gialloblù, soli alle spalle di Inter, Milan e Juve. Emozioni quindi a non finire: dal gol di Palacio al pari di Biabiany, che replica nella ripresa fino allo splendido centro di Palladino

ATTACCO TOTALE — Guidolin risponde al 3-4-3 di Gasperini con un aggressivo 4-3-3. Nel Genoa si cambia ancora: Rossi viene arretrato in difesa, Mesto a centrocampo, mentre Palacio si fa spazio nel tridente con Sculli e Palladino. Nel Parma la forza d'attacco si chiama Antonelli-Biabiany-Lanzafame, mentre Dellafiore viene dirottato in panchina.


LA PRIMA VOLTA DI PALACIO — Nessuna speculazione in campo. Le due squadre si affrontano senza timori all'insegna dello spettacolo. Tatticamente fanno rabbrividire: spazi aperti, fasce spalancate, ma con la velocità e i raddoppi si limitano i danni. Eccezion fatta per i gol del primo tempo, dove in entrambi i casi i due schieramenti si fanno trovare sbilanciati. Quando Palacio porta in vantaggio il Genoa al 14', Lucarelli perde il contatto e si fa bruciare nello scatto come un pivello. Troppo facile per l'argentino penetrare in area e infilare alla destra di Mirante.

LA REPLICA DI BIABIANY — Il Parma però è squadra caparbia: si tira su le maniche, alza il baricentro e si riversa tutto nella trequarti genoana con la straordinaria direzione d'orchestra di Dzemaili. Il rischio è altissimo, perché il Genoa non si fa pregare due volte e innesca il suo devastante contropiede, ma per due volte Palladino fallisce clamorosamente il 2-0, andando a sbattere sulle uscite di Mirante. Ed è proprio al 36', sull'errore della punta del Genoa, che il Parma coglie il pari. Ripartenza bruciante e gran gol di Biabiany che si sbarazza dello spovveduto Moretti e infila fra le gambe di Scarpi.


PARMA SETTE VITE — Il pari ci sta tutto: bello e intenso. Ma occorrono nuove mosse. Sorprende, e non è un caso, quella di Gasperini che all'inizio della ripresa toglie Palacio e inserisce Floccari. Ma la prima tacca la mette il Parma fallendo clamorosamente il 2-1. Rossi perde l'attimo e Antonelli, con la porta spalancata davanti, invece di tirare la mette in mezzo nell'area piccola dove non c'è nessuno. Il Genoa prende in mano la partita, utilizzando possesso palla e penetrazione sulle fasce, ma trovare spazi nel Parma che si difende con nove uomini è un'impresa. Ma guai a confondere la fase difensiva degli emiliani con il famigerato catenaccio. I rossoblù giocano bene al calcio e sanno sfruttare il minimo errore degli avversari. Al 14', come nel primo tempo, il Genoa fallisce il gol e nel successivo contropiede si fa bucare ancora da Biabiany, servito in area da Lanzafame.

FINALMENTE PALLADINO — Il bomber si fa male nell'azione del gol e lascia il posto ad Amoruso. Tatticamente non cambia nulla, anche se il Parma deve gestire un Genoa indemoniato che non ci sta. Il pareggio arriva infatti al 21'. Questa volta Palladino non sbaglia: sinistro splendido dal limite che trova l'angolo irraggiungibile. E ci sarebbe anche il 3-2 di Milanetto, annullato per un fuorigico inesistente. Lo spettacolo non si esaurisce. Il Parma infatti torna a spingere con convinzione. Gasperini toglie Mesto per Tomovic e a seguire Sculli per Crespo. Energie per scatenare l'assalto finale, anche perché il Parma ha il fiatone e senza Galloppa (dentro Lunardini) spinge di meno. Eppure spazio per il 3-2 ci sarebbe al 43', quando Castellini, subentrato ad Antonelli, mette sulla fronte di Zaccardo la palla perfetta: bello l'impatto, ma la palla sfiora la traversa. Il 2-2 accontenta tutti e lancia ulteriormente le ambizioni del Parma che adesso al quarto posto è tutto solo.

g.des.

Fonte: gazzetta
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