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Il Bari incanta, l'Inter rimonta
Rigori e gol: finisce 2-2

L'anticipo serale della prima di ritorno è divertente e spettacolare: i biancorossi vanno avanti di due reti, grazie ai centri di Barreto su rigore, cui replicano Pandev e Milito, anche lui a bersaglio dal dischetto

BARI, 16 gennaio 2009 - Finisce pari, come all'andata, al termine di una partita avvincente. Bari-Inter si chiude 2-2: biancorossi avanti grazie a due rigori realizzati da Barreto, rimonta della capolista con Pandev e grazie al solito Milito, anche lui a segno su rigore. Il Bari recrimina per aver dilapidato un bonus notevole e per non aver capitalizzato un'enome mole di gioco. La squadra di Ventura - trascinata dal suo pubblico, che ha fatto registrare il record d'incasso - gioca proprio bene: offensiva, in velocità, utilizzando le fasce e sfruttando tagli repentini. L'Inter ha sofferto tanto, tantissimo, ma ha saputo restare a galla, forte nel carattere quanto nei muscoli, qualità che le hanno consentito di portare a casa un punto prezioso, per come si erano messe le cose, e di chiudere in avanti, addirittura alla ricerca del colpaccio, che aveva saputo ottenere contro il Siena. Stavolta il miracolo non riesce, e allora il Milan può continuare a coltivare una speranziella di rimonta, a -9 in classifica, ma con due partite in meno.

OCCASIONE INTER — Subito pericolosa, al 1'. Sneijder ci prova da appena fuori area, palla che esce di un soffio, deviata. Sarà l'unica occasione creata nei primi 45' dai nerazzurri, schierati in maniera spregiudicata da Mourinho, con da destra Pandev-Sneijder-Balotelli in linea dietro a a Milito, ma che ripartono, piuttosto che imporre il proprio gioco.

IL BARI MACINA GIOCO — Perchè esce fuori il Bari. Che non sembra accusare troppo le assenze di Ranocchia (infortunato, operato oggi), e Almiron (squalificato). Eppure i biancorossi non paiono patire alcun timore reverenziale nei confronti della capolista. Giocano larghi, larghissimi, sfruttando gli inserimenti da dietro di Parisi e gli uno contro uno di Alvarez. Davanti Barreto fa un figurone, alternando guizzi brucianti in velocità a rifiniture brillanti. Le palle gol arrivano, ma Julio Cesar alza una saracinesca prima su Alvarez, sciupone, poi su Parisi. L'Inter soffre, ma tiene. E dopo 48' nei quali ha interpretato la partita da provinciale, invertendosi i ruoli con la squadra di casa, porta negli spogliatoi lo 0-0 difeso con le unghie.

DOPPIO BARRETO SU RIGORE — Il Bari riparte forte. Spinge alla ricerca del vantaggio che sente di meritare. L'Inter fatica a creare gioco in fase di impostazione, con Muntari e Zanetti più adatti a coprire che a fare i playmaker. Sneijder è ancora il più pericoloso dei suoi, stavolta su calcio piazzato quando, cerca di sorprendere Gillet sul suo palo, il portiere barese para in angolo. L'Inter ora è più propositiva, e la gara ancora più bella. Il Bari passa due volte, sempre con Barreto, sempre su rigore, concesso prima per mani di Samuel, poi per un fallo di Lucio su Parisi. Il San Nicola diventa una bolgia.

RISCOSSA INTER — Ma l'Inter non ci sta a perdere. Quando tutto sembra finito, e Julio Cesar salva il tracollo su Alvarez, la squadra di Mourinho dimostra carattere e va a riprendersi almeno un punto. Dopo 5' di apnea, sotto di due reti, i nerazzurri segnano con Pandev, che accorcia le distanze sottomisura e riapre la partita. C'è Milito in fuorigioco, che però si disinteressa del pallone. L'Inter ritrova fiducia e non si ferma. Il pari arriva grazie ad un altro rigore, stavolta per gli ospiti. Fallo di Bonucci - Mourinho poi reclamerà per la sua mancata espulsione - su Pandev, dal dischetto il Principe Milito è freddo nell'esecuzione e caliente nell'esultanza: 2-2. L'Inter ha rimesso le cose a posto in soli 11', con la crudeltà e l'autorevolezza della grande squadra. E finisce addirittura avanti, ma senza passare più: una partita vissuta tutta d'un fiato - come una volata dell'indiavolato Barreto - finisce 2-2.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
17/01/2010 19:32
 
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La Juve ripiomba in crisi
Sconfitta dal Chievo 1-0

I bianconeri non riescono mai a farsi pericolosi a Verona, in casa dei gialloblù, che si impongono grazie alla rete di Sardo, a segno al 33' del primo tempo. Per la squadra di Ferrara è la quarta sconfitta in campionato nelle ultime cinque uscite

VERONA, 17 gennaio 2010 - La Juventus perde ancora in campionato, per la quarta volta nelle ultime cinque uscite. Il successo in Coppa Italia contro il Napoli non trova continuità a Verona, dove i bianconeri si arrendono al Chievo, 1-0. Decide la rete del terzino destro gialloblù Sardo. La Juve, penalizzata forse da un terreno di gioco pessimo, ma che c'era anche per la squadra di casa, incappa in una prestazione da dimenticare. Impressiona l'impotenza, più che altro. Nel senso che i bianconeri almeno nella ripresa ci hanno messo l'anima, ma non sono riusciti a creare nemmeno lo straccio di una palla gol. E se gli infortuni che hanno decimato la rosa di Ferrara - che forse tornerà in discussione, anche se Bettega nel dopogara lo ha confermato - sono un altro alibi credibile, la differenza in termine di nomi e potenziale tecnico tra le due squadre non giustifica quello che si è visto (o non si è visto) nei 90 minuti. Il Chievo invece è sembrato tutto tranne una squadra reduce da 4 sconfitte di fila: ha giocato una partita autorevole combattiva, spingendo nel primo tempo e frenando (gli avversari) nella ripresa, senza sbavature. Ed ha battuto la Juve per la prima volta nella sua storia.


PIU' CHIEVO CHE JUVE — È il sunto del primo tempo, in cui i padroni di casa fanno di più, e non a caso lo chiudono in vantaggio. La squadra di Di Carlo è vivace e volitiva. Non accusa troppo nemmeno l'assenza di Pellissier, l'attaccante di riferimento. Al suo posto gioca Granoche, in coppia con Abbruscato, che in fuorigioco, non ravvisato dalla terna arbitrale, chiama alla parata salvarisultato Buffon già al 1'. È il segnale dell'andamento che avranno i primi 45'. I moduli tattici sono speculari, 4-3-1-2 per entrambe le squadre, e in teoria dovrebbero consentire alla maggiore qualità degli ospiti di fare la differenza, ma in realtà è il Chievo a fare la partita. Sardo chiede invano il rigore per un contatto con Grosso, che gli cade addosso in area, poi Chiellini, sbilanciato da un'evidente trattenuta di Abbruscato, mette il pallone nella propria porta. Solo uno spavento per Buffon: rete non convalidata.

SARDO GOL — Poi arriva il gol del vantaggio dei veneti. Segna Sardo, con un destro incrociato dalla distanza: Buffon, al rientro, si tuffa in ritardo e non ci arriva, non ha visto partire il pallone. La Juve prende paura, e si ritrae ancora di più, ora timorosa, se prima era prudente. Il campo pessimo non permette ai suoi giocatori di maggior talento, Diego e Del Piero su tutti, di scambiare palla a terra. Ma è solo un alibi parziale. Paolucci al debutto al ritorno a casa Juve, si sbatte in avanti, ma di palloni puliti ne riceve uno ogni eclisse solare. La Juve si scuote solo nel recupero, qualche mischia, ma all'intervallo la squadra di Ferrara è sotto di un gol.


LA JUVE CI PROVA — Nella ripresa è più volenterosa e propositiva. Spinge, ma con poco costrutto. Fatica in fase di impostazione, e non è una notizia in questa stagione, però cresce un po' Diego, che prova a distribuire palla. Il Chievo però è attento e ordinato: raddoppia le marcature, corre all'unisono, insomma, limita i rischi al minimo. Ferrara non ha grandi alternative, in panchina ci sono tre Primavera. Inserisce Salihamidzic al posto di Grosso, sostituito nel ruolo dall'arretramento di De Ceglie. Ma la Juve proprio non riesce a impensierire Sorrentino, che passa un pomeriggio tranquillo. I bianconeri lottano fino al 95', ma non regalano neanche un brivido ai loro tifosi. Vince il Chievo, la Juve è in disperata cerca di se stessa.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
17/01/2010 19:39
 
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Roma, sorpasso riuscito
Toni conquista l'Olimpico

La squadra di Ranieri batte 3-0 il Genoa e supera la Juve, installandosi al terzo posto in attesa del posticipo di stasera. Il primo gol è di Perrotta, poi l'attaccante rompe il ghiaccio in giallorosso realizzando una doppietta. Ospiti opachi e mai pericolosi

ROMA, 17 gennaio 2010 - La sfida a distanza fra Roma e Juve finisce con il sorpasso giallorosso: ora è la squadra di Ranieri ad occupare la terza posizione a quota 35, in attesa del match fra Napoli e Palermo di stasera. Intanto all'Olimpico contro il Genoa finisce 3-0 a favore dei padroni di casa, con doppietta di Toni (alle prime reti in giallorosso) e rete di Perrotta. E con Ranieri che si conferma castigatore implacabile del Genoa: è la sesta volta che una sua squadra supera i rossoblu giocando in casa. Per la Roma è la nona vittoria interna consecutiva.


TONI ROMPE IL GHIACCIO... — Con De Rossi in panca e Brighi in campo, e senza Totti, Okaka e Tonetto, la Roma riaffida a Toni il ruolo di catalizzatore offensivo della manovra giallorossa. E lui si conferma all'altezza delle aspettative, siglando i suoi primi in gol in giallorosso e non solo. Con Perrotta si alterna infatti nel ruolo di pericolo numero uno per una difesa genoana per la prima volta guidata da Dainelli (in campo anche l'altro arrivo invernale, Suazo, che non è però all'esordio). La prima occasione della gara è infatti di marca romanista, con Toni che libera Perrotta e Amelia deve esibirsi in una parata tutt'altro che banale. All'8' ancora Toni si trova a tu per tu con il portiere rossoblu, servito da Cassetti, ma stavolta non inquadra lo specchio. Intanto il Genoa c'è, si fa vedere, ma mai riesce a farsi pericoloso dalle parti di Julio Sergio. Tanto che al 17' tocca a Perrotta sbloccare il risultato. Sugli sviluppi di un calcio d'angolo Pizarro crossa in mezzo, Juan chiama ancora Amelia all'intervento (con l'aiuto della traversa), poi Sculli cerca di anticipare Vucinic ma in realtà serve l'accorrente Perrotta, che non lascia scampo ad Amelia. La migliore occasione del Genoa è in realtà un pasticcio giallorosso: Julio Sergio si avvicina a Mesto con l'intento di anticiparlo, non ci riesce, il genoano perde l'attimo buono per concludere a porta vuota e quandi si appresta a tirare lo stoppa Riise. Poi si fa male Sculli, e nel tridente gli subentra Fatic, alla terza presenza in serie A. Ma non cambia la musica in campo. Al 33' è ancora la Roma infatti a sfiorare il raddoppio: Toni colpisce di testa, Amelia rinvia di piede. Finché, al 45', arriva il raddoppio, firmato dall'ex Bayern: cross rasoterra di Vucinic, Toni arriva e con un tocco in scivolata stavolta supera Amelia. E' il 2-0, per l'ex viola la duecentesima rete calcolando tutti i campionati in cui ha giocato.

... E SI RIPETE — Dopo il 2-0, nelle battute iniziali della ripresa, la Roma abbassa il ritmo e si accontenta di controllare la gara. Il Genoa sembra più intraprendente, anche se fatica sempre ad arrivare in zona-gol. Ma al 15' la voglia di Mondiale di Toni è ancora decisiva: una punizione di Vucinic lo innesca, lui si fa trovare pronto sotto rete e di testa sigla il 3-0. La gara virtualmente si chiude qui. Perché il Genoa capisce che non c'è più nulla da fare contro una Roma così, e soprattutto dopo un primo tempo zavorrato da due gol, ma anche da eccessiva timidezza e da un limite di personalità che avevano portato a una prestazione incolore e mai incisiva. Per contro, la Roma ha invece confermato un ottimo stato di forma, fisica e mentale, e ha messo in difficoltà l'avversaria "nascondendo" i suoi punti di riferimento e con offensive veloci e graffianti. Insomma, provando tutto il repertorio che le servirà sabato prossimo per lo "scontro diretto" all'Olimpico di Torino contro la Juve.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
17/01/2010 19:49
 
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Super Ronaldinho
E il Milan non si ferma più

I rossoneri battono 4-0 il Siena e volano a 6 punti dall'Inter. Strepitosa tripletta del brasiliano che segna su rigore, di testa e dal limite. Grande prestazione anche di Borriello che sigla lo splendido 2-0. Toscani penalizzati dall'espulsione di Curci al 10'

MILANO, 17 gennaio 2010 - Ronaldinho-Borriello. Premiata ditta vincente. Con una tripletta del brasiliano e un capolavoro della punta centrale il Milan supera il Siena 4-0 e vola a 6 punti dalla vetta. Partita in discesa, perché dal 10' i toscani giocano in dieci per l'espulsione di Curci, falloso su Borriello che innesca la cavalcata rossonera. Su quel rigore arriva il gol di Dinho; poi il raddoppio dell'ex Genoa e il doppio sigillo del Gaucho. Soprattutto l'ennesima prova corale e convincente. A una settimana dalla stracittadina Mourinho è avvertito.


IL SIENA CI RIPROVA — La partenza coraggiosa del Siena sottolinea che c'è voglia di impresa, dopo quella strappata sul filo di lana poco più di una settimana fa dall'Inter. Senza gli squalificati Reginaldo e Cribari; senza Paolucci, Malesani lima l'istinto offensivo e propende per un 4-4-2 con Jajalo e Maccarone in attacco. Leonardo procede a gonfie vele con il suo progetto: 4-2-1-3 a tutta forza. Ambrosini è squalificato e lo sostituisce Flamini. Nel tridente Borriello è pienamente recuperato ed è ancora Beckham a coprire la fascia destra al posto di Pato: ancora ai box con Zambrotta e Seedorf.

BORRIELLO INCONTENIBILE — Il Siena sa coprire molto bene il campo e con l'organizzazione lancia un chiaro messaggio al Milan. I bianconeri giocano bene e con il pressing e il raddoppio costante costringono i rossoneri ad alzare l'attenzione, sfruttando i corridoi laterali. La corsia preferita è quella di Ronaldinho, in vena evidente e sempre pronto a scatenare l'offensiva. Insomma, per il Milan non sembrerebbe affatto una passeggiata, ma dopo soli dieci minuti è proprio il Siena a facilitargli il compito. Brandao pressato da Borriello va in bambola. Per l'attaccante è elementare togliergli palla e cercare di raggirare Curci in ritardo. Il portiere commette fallo e Saccani assegna il rigore per poi mostrare il cartellino rosso al numero 1 del Siena. Malesani è quindi costretto a inserire Pegolo e rinunciare a Jajalo. Sul dischetto va Ronaldinho e l'1-0 è servito.


DALL'1-1 AL 2-0 — Il Milan ringrazia, fa girare la palla e rallenta il ritmo, contenendo il 4-4-1 del Siena che non si dà certo per vinto e punta tutto su Maccarone. La punta è il terminale decisivo, ma l'errore in cui incappa al 27' è fatale. Il bianconero supera Thiago in velocità e solo davanti a Dida conclude clamorosamente oltre la traversa. E al 28', dal possibile 1-1, si passa al 2-0. Pirlo inventa per Borriello protagonista dell'ennesima impresa: una mezza girata al volo di sinistro sul primo palo imparabile.

DINHO-DINHO-DINHO — La superiorità numerica incide e per la squadra di Leonardo tutto diventa più semplice. All'inizio della ripresa il Milan si ripresenta con Jankulovski al posto di Flamini, bloccato da un problema muscolare. Esce anche Nesta al 10', dentro Favalli: a sette giorni dal decisivo derby anche un dolorino non va sottovalutato. Nesta si perde lo straordinario numero di Ronaldimho che si beve la difesa e obbliga al miracolo Pegolo che devia in angolo un rasoterra chirurgico. Possesso palla e manovra avvolgente fanno la differenza, nonostante l'impegno del Siena. E dopo l'ingresso di Calaiò per Rossi, Ronaldinho, strepitoso e incontenibile, con un colpo di testa da ariete di razza segna il 3-0 sfruttando il cross tagliato dalla bandierina di Beckham. Un colpo alla Inzaghi che Leo inserisce al posto di Borriello per la meritata standinh ovation. Ma Gloria al Gaucho che alla fine ci prende gusto e allo scadere inventa un capolavoro, con un fendente da fermo dal limite e palla nel sette. E' la firma d'autore sul match. L'Inter è a 6 punti. Sognare non è più proibito.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
17/01/2010 19:54
 
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Bologna, colpo a Firenze
Gimenez e Di Vaio: è 2-1

Due reti nel primo tempo e le grandi parate di Viviano nella ripresa hanno regalato ai rossoblu la prima vittoria stagionale in trasferta. Ai viola, un po' macchinosi e meno brillanti del solito, non basta un gol di Mutu

FIRENZE, 17 gennaio 2010 - Il Bologna non vinceva a Firenze da 21 anni. Ci è riuscito oggi grazie a una prova ordinata, a tanta concentrazione, a un super Viviano e a un pizzico di fortuna. La stessa che aveva forse un po’ aiutato la Fiorentina contro il Bari. Rispetto alla gara di 7 giorni fa contro i pugliesi, infatti, oggi per la truppa di Prandelli, non brillantissima, tutto quello che poteva andare storto è accaduto. Però i viola devono recriminare soprattutto coi propri errori in zona gol e per una forma fisica un po’ in discesa. Per i rossoblu, invece, tre punti meritati e ben costruiti da Colomba.

ACROBAZIA — Un Bologna molto ordinato nel primo tempo. Colomba ha schierato la squadra cercando di chiudere tutti i principali varchi ai viola e di ripartire in contropiede con la rapidità di Gimenez e Di Vaio. Il piano è riuscito alla perfezione. Dopo una fase di predominio sostanziale dei padroni di casa, che però non sono praticamente mai riusciti a impensierire Viviano, il Bologna ha progressivamente preso spazio. E quando si è trattato di colpire lo ha fatto senza pietà. Come al 28’ quando un pallone alto in area ha trovato prontissimo Gimenez al tocco sul secondo palo in acrobazia. Montolivo, oggi capitano, ha provato a suonare la carica ma la Fiorentina è parsa in difficoltà. Così dopo tre minuti Di Vaio ha bruciato tutti in contropiede e Gamberini lo ha steso. Palla? Piede? Banti prima dà rigore, poi su consulto col guardalineee cambia idea. I viola hanno reagito con orgoglio ma non sono andati oltre un atterramento in area di Gilardino e Marchionni (il rigore in questo caso ci poteva stare). Così nel finale di tempo i rossoblu hanno affondato: assist di Gimenez per Di Vaio e tocco morbido sull’uscita di Frey per lo 0-2 shock che ha gelato il Franchi.

BUNKER — Nella ripresa la prevedibile reazione viola. Dopo soli 5 minuti è già Mutu a riaprire i giochi: cross da sinistra di Vargas, decisamente il migliore dei suoi, e colpo di testa vincente del romeno. Dovrebbe essere il segnale della riscossa ma in realtà cambia poco. Nel senso che gli emiliani hanno continuato a chiudersi bene (Colomba ha inserito presto Buscè, Zalayeta e Mudingayi per dare fiato ai suoi) e a ripartire in contropiede. Tra il 10’ e il 20’ è un assedio, ma il bunker rossoblu regge. Grazie soprattutto a Viviano, bravo su Vargas, strepitoso su Mutu e Gilardino, graziato da Santana. Al 29’ ancora Vargas sembra aver trovato l’angolo dal limite dell’area: la palla è però fuori con Viviano stavolta fermo. Al 39’ Vargas spara dal limite e Viviano si allunga in tuffo: sembra fatta per Giardino ma Lanna lo anticipa e mette in angolo. L’ultimo missile anti-bunker è di Montolivo al 48’, ma super-Viviano intercetta anche quello in tuffo. Finisce 2-1 per il Bologna.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
17/01/2010 20:00
 
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L'Atalanta rialza la testa
La Lazio? Non pervenuta

Una doppietta di Doni in avvio indirizza la gara, Padoin firma il definitivo 3-0 e già nel primo tempo la partita è segnata

BERGAMO, 17 gennaio 2010 - "Cuore, testa e gamba" è la ricetta che il bergamasco Mutti chiedeva ai suoi ragazzi. La lezione è stata impartita talmente bene che al 9' l'Atalanta è già sopra di due gol. Il bomber? Quel Cristiano Doni "pietra dello scandalo" della precedente gestione Conte. Poi è lo stesso capitano nerazzurro a regalare a Padoin il pallone del 3-0. Al 35' del primo tempo, la gara è già finita, anche perché la Lazio è rimasta a Roma.

PROFETI IN PATRIA — Bortolo Mutti torna sulla panchina dell'Atalanta dopo più di 10 anni e si affida alla "vecchia guardia" e al modulo imparato a memoria dai nerazzurri: Doni si piazza alle spalle dell'unica punta Tiribocchi; nella difesa in emergenza rientra Bianco. La Lazio si presenta a Bergamo col tridente Rocchi-Floccari-Zarate: il centravanti calabrese, l'anno scorso grande protagonista tra i nerazzurri (33 presenze e 12 gol, ma soprattutto tante sponde e molti assist per i compagni), viene accolto dai suoi ex tifosi con applausi, sciarpe e anche un bel fiasco di vino in regalo; a centrocampo Ballardini si affida alla sostanza di Firmani e alla geometria di Baronio, Del Nero fluidifica a sinistra.


CAPITANO MIO CAPITANO — In un'accorata autodifesa durante la conferenza stampa della vigilia, Doni aveva ribadito il suo amore per i colori nerazzurri - "Potete dire che sono finito, ma non che mi sia mai tirato indietro" - le sue parole. Dopo 10' minuti di gioco, però, non si può neanche più dire che sia finito, visto che il capitano domina, sigla una doppietta (il primo di testa, il secondo con un imparabile destro) e spiana la strada all'Atalanta. La Lazio non sembra neanche scesa in campo: Firmani rincula, Baronio non imposta, Del Nero non spinge, Zarate - l'unico a mostrare un minimo di voglia - riesce solo a collezionare ammonizioni tra gli avversari.


ATTACK MUTTI — Il risultato inevitabile è un dominio nerazzurro, con sapiente circolazione di palla, un Doni davvero superlativo che difende, fa salire la squadra e sforna assist a profusione. Su uno di questi, al 35', Padoin s'inventa una conclusione a giro che bacia il palo e si accomoda in rete. All'esultanza partecipa anche il mister, che invade il terreno di gioco, ma sbaglia tacchetti e finisce per regalare alla platea una spettacolare scivolata. L'Atalanta sembra davvero una squadra trasformata, non certo quella "scollata" - come lui stesso l'aveva definita - che il neo tecnico aveva rilevato poco meno di una settimana fa.

MAURITO NON BASTA — Ballardini, invece, stenta a riconoscere i suoi e prova a scuoterli dal torpore inserendo Dabo al posto di Firmani e Mauri per Del Nero. Qualcosa di più si vede, anche perché meno era praticamente impossibile, ma davvero troppo poco per sperare in una miracolosa rimonta. La luce biancoceleste si accende solo quando la palla passa tra i delicati piedi di Zarate, ma i compagni non lo assistono e l'argentino predica nel deserto. E il secondo tempo, per i biancocelesti, finisce solo per essere un'inutile appendice a una gara ampiamente compromessa, con l'aggravante di un infortunio muscolare a Floccari, costretto al cambio.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
17/01/2010 20:04
 
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Pazzini risponde a Llama
Ma la Samp non vince più

Apre l'argentino su calcio di punizione, risponde Pazzini su rigore allo scadere del primo tempo. Settima partita senza successi per i blucerchiati

GENOVA, 17 gennaio 2010 - Settima giornata di digiuno dai tre punti (l'ultima vittoria, con il Chievo, risale al 22 novembre), e per quella che era la sopresa di inizio stagione ormai si profila un campionato da metà classifica. Contro un Catania attento e combattivo, la Samp ha poche idee e deve rincorrere per tutto il primo tempo dopo il gran gol di Llama in avvio. Pazzini fa 1-1 su rigore ma nella ripresa gli uomini di Delneri fanno davvero poco per centrare il vantaggio. Al 90' a Marassi c'è spazio solo per i fischi.

NOVITA' — Delneri lancia subito nell'undici titolare Storari e Guberti, e lascia in panchina Mannini (c'è Semioli sull'altra corsia). Nel Catania, privo dello squalificato Mihajlovic (sostituito da Marcolin), c'è il rilancio di Ricchiuti, che gioca affianco a Mascara e Martinez. Il resto è tutto confermato.


PARTENZA SPRINT — I blucerchiati partono meglio e sfiorano il vantaggio già al primo minuto: assist, manco a dirlo, di Cassano per Poli, sul cui destro ravvicinato si salvano con qualche affanno i centrali catanesi. Un minuto dopo Pazzini cade in area e invoca il rigore, Morganti lascia correre. E ancora, al 10', Cassano si libera bene in area e sfiora il gol con un cross deviato. Rimarrà il miglior momento dello Samp. Il vero sprint è però quello dei rossoazzurri, che alla prima chance passano: minuto 14, Mascara conquista una buona punizione dal limite e Llama sfodera un gran sinistro tagliato che beffa uno Storari non molto reattivo.

BLACK OUT — Il gol subìto è la classica doccia fredda per la Samp, che si blocca e per mezz'ora fatica a trovare idee per avvicinarsi ad Andujar. Di riflesso, il Catania si chiude con ordine e cerca di pungere in velocità con Martinez e Mascara. Non è una gran partita e il pari arriva all'ultimo minuto, quando Silvestre trattiene Pazzini in area. E' rigore (tra le proteste catanesi), trasformato dallo stesso attaccante.


RIPRESA — Nel secondo tempo Delneri cerca linfa vitale in Mannini e Padalino, al posto degli esterni titolari. Si scalda anche Pozzi, che poi non entra (Lucchini non sta bene ed entra Accardi), e non la prende bene. Nel Catania dentro Ledesma per Mascara e gli argentini diventano otto tra gli ospiti.

POCA VIVACITA' — La qualità del gioco non trae benefici dai cambi e le occasioni arrivano col contagocce. Una delle migliori capita al Catania, con Martinez che s'invola verso Storari e inciampa clamorosamente sul pallone prima di concludere. Gli uomini di Delneri si svegliano tardi: negli ultimi minuti, una rovesciata di Pazzini (deviata in corner) e un colpo di testa a lato di Rossi. Davvero troppo poco.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
17/01/2010 20:09
 
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Il Parma resiste in dieci
Con l'Udinese finisce pari

Senza reti la sfida del Tardini: nel primo tempo il portiere dei friulani para un rigore ad Amoruso, poi Galloppa si fa espellere. Ospiti più pericolosi nel finale ma il risultato non si sblocca

PARMA, 17 gennaio 2010 - Un punto per ripartire. Parma e Udinese si dividono la posta al Tardini, in una sfida senza gol ma con tante emozioni. Gli emiliani controllano meglio il campo, sbagliano un rigore con Amoruso nel primo tempo e restano in 10 dal 30' dopo il rosso a Galloppa, ma sembrano non risentirne. Gli ospiti invece sono pericolosissimi nel finale, con quattro punte in campo alla ricerca disperata della vittoria che manca da 5 turni. I padroni di casa invece smuovono la loro classifica dopo tre sconfitte di fila.

LE SCELTE — Guidolin punta su Amoruso e Biabiany come coppia d'attacco. In difesa c'è Paci al posto dello squalificato Panucci. De Biasi conferma il 4-4-2 ma affianca Sanchez a Di Natale. Inler è squalificato: Isla scala in mezzo, Pasquale titolare a sinistra. D'Agostino non al meglio parte dalla panchina.

DISCHETTO E ROSSO — Il Parma prova a gestire in avvio, ma le occasioni non arrivano. Di Natale e Sanchez si pestano i piedi nei primi minuti, poi prendono le misure e con la loro velocità cominciano a mettere in crisi i centrali di casa. La gara decolla al 24', quando Zapata stende Dzemaili in area ospite. Dal dischetto va Amoruso, ma Handanovic compie una prodezza volando a respingere il tiro sulla sua sinistra e poi bloccando in collaborazione col palo. Il portiere sloveno dei friulani è protagonista anche cinque minuti dopo: un suo rilancio con le mani innesca il contropiede di Sanchez, steso da Galloppa mentre sta guadagnando metri verso Mirante. L'arbitro caccia il centrocampista e il Parma resta in dieci. Gli emiliani si riorganizzano con un 3-4-2 molto compatto, ma la gara si innervosisce: al 37' Biabiany crossa con Lukovic a terra, Handanovic blocca il pallone e in campo si scatena una rissa, che l'arbitro seda a fatica sventolando il giallo sotto il naso di Di Natale e Lucarelli.

PORTIERI PROTAGONISTI — Le due squadre si affrontano a viso aperto nella ripresa, perché il Parma non rinuncia a giocare nonostante l'inferiorità numerica e l'Udinese diventa più imprevedibile dopo l'inserimento di D'Agostino. Se il risultato non si sblocca il merito è dei due portieri: Handanovic conferma di essere in giornata di grazia quando respinge un colpo di testa ravvicinato di Biabiany poco prima del quarto d'ora; Mirante risponde cinque minuti dopo ipnotizzando Sanchez, liberato da un'invenzione di D'Agostino.

TUTTO PER TUTTO — De Biasi vuole vincere e decide di fare ricorso alle sue due torri in panchina: al 22' l'Udinese passa al tridente con Floro Flores punta centrale, al 35' gli attaccanti diventano quattro dopo l'ingresso di Corradi.Il 33enne di Siena a tre minuti dalla fine ha la possibilità di sbloccare il risultato, ma il suo colpo di testa su assist del propositivo Sanchez si stampa contro il palo. E' il segnale che il risultato è destinato a non sbloccarsi.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
18/01/2010 12:37
 
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Napoli-Palermo finisce 0-0
Ma i migliori sono i portieri

Il risultato non deve ingannare: le squadre di Mazzarri e De Rossi mettono in scena, soprattutto nel primo tempo, tanto agonismo (8 i cartellini gialli) e altrettanto spettacolo. De Sanctis para un rigore a Miccoli, che poi sarà sostituito e uscirà polemicamente. Per i napoletani, tredicesimo risultato utile consecutivo e quarto posto, sesti i rosanero

NAPOLI, 17 gennaio 2010 - Fossero così tutti gli 0-0... Napoli e Palermo mettono in scena una partita spettacolare nonostante l'assenza di gol, dovuta soprattutto alla grande serata dei due portieri, De Sanctis e Sirigu, che alla fine risultano i migliori in campo. E tutto sommato il punto consente sia a Mazzarri sia a Rossi un cammino positivo che per il primo arriva addirittura al tredicesimo risultato utile.


NAPOLI COL TURBO — Il Napoli parte a tutta: grande pressing a centrocampo e folate offensive appena ce n'è la possibilità. Un atteggiamento che coglie di sorpresa un Palermo che all'ultimo si ritrova privo di Liverani, cioè del metronomo che i tempi del gioco. Così i rosanero si ritrovano ben presto schiacciati nella loro metà campo, e già al 7' arriva la prima occasione: Hamsik recupera palla con la collaborazione di Denis, arriva a limite e tira sfiorando il palo a portiere battuto. Poi resta la pressione fino a metà tempo, quando improvvisamente arrivano due minuti di follia della difesa napoletana a cui solo una raffica di prodezze di De Sanctis riesce a porre rimedio. Prima c'è un veniale disturbo di Rinaudo su Cavani al tiro che l'arbitro Orsato sanziona col rigore: batte Miccoli, De Sanctis non si fa ingannare, respinge in tuffo e poi esce ancora sugli attaccanti che provavano a riprendere il pallone. Ne nasce un angolo su cui c'è un batti e ribatti: prima salva sulla linea De Sanctis, poi fa la stessa cosa la difesa. Quindi la partita si mantiene spettacolare e divertente, con una nuova occasione napoletana firmata da Denis (ma Hamsik c'entra sempre perché firma l'assist) e una doppia chance rosanero sventata prima dal solito De Sanctis, e poi solo da un leggerissimo errore di Simplicio, che dal limite sfiora il palo della porta vuota. Quindi si prosegue fino al riposo con le squadre anche un po' lunghe ma lo spettacolo sempre a mille.


LA RIPRESA — Si riparte alla stessa velocità del primo tempo, con il Napoli all'attacco (Sirigu ottimo in uscita su Hamsik) e il Palermo di rimessa con qualche tiro dalla distanza che appare più che altro destinato ad alleggerire la pressione napoletana. Col passare dei minuti, però, la stanchezza iniza a farsi sentire, e i due tecnici mettono mano ai cambi: Delio Rossi, per avvalersi della classe di Pastore, manda fuori non il candidato naturale Simplicio ma Miccoli, che la prende male e se ne va direttamente in spogliatoio; Mazzarri manda Dossena al debutto nella sua nuova squadra (esce Aronica). Lo spettacolo resta comunque inferiore alla prima metà della gara, mentre il nervosismo lievita. Fioccano i gialli: Cavani e Simplicio, diffidati, salteranno la Fiorentina; stesso destino per Quagliarella a Livorno. Nel finale Mazzarri pompa energie nuove con Hoffer e Cigarini, il Napoli accenna il forcing ma la lucidità del primo tempo non c'è più anche perché le condizioni del terreno di gioco (allentato dalla pioggia) non aiutano. E alla fine lo 0-0 è il risultato più logico.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
20/01/2010 22:06
 
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Recupero 17ª Giornata
Il Bari incassa un punto
Il Genoa si accontenta

A Marassi finisce 1-1 al termine di uan partita poco spettacolare. Pugliesi in vantaggio al 4' con un gol discusso di Barreto; i rossoblù pareggiano nella ripresa con una punzione di Milanetto deviata dalla barriera

GENOVA, 20 gennaio 2010 - Un gol a testa e un punto che accontenta tutti. Il recupero della diciassettesima giornata tra Genoa e Bari non regala spettacolo ed emozioni. A decidere il match sono due deviazioni su altrettanti calci piazzati al 4' del primo tempo e all'8' della ripresa, grazie a Barreto e Milanetto.

SUBITO DAINELLI — Crisi ed entusiasmo. Genoa e Bari. Gasperini per dare un taglio al momento no gioca sul carattere dei suoi. Carica il 3-4-3, con Dainelli subito in campo e Sculli, non al meglio, nel tridente. Il Bari si presenta con il 4-4-2, l'organizzazione del gioco e i pericolosi Meggiorini e Barreto in attacco.


SUBITO BARI — La differenza è evidente sin dal primo minuto. Il Bari, raccolto in venti metri esibisce tutte le sue qualità; centrocampo elastico e dialogo a occhi chiusi. Poi i numeri dei suoi elementi di spicco: da Almiron, veloce e pronto a rilanciare l'azione, a Barreto, una scheggia sempre nel posto giusto. Esattamente come al 4', quando molto fortunosamente devia in porta una palla schizzata su Papastathopolus, sulla punizione deviata a sua volta dalla barriera. Proteste dei rossoblù per un presunto fallo di mano, ma Saccani non fa una piega.

ANCHE CRESPO — Il Genoa impiega un quarto d'ora per risalire la china, ma la sua spinta si esaurisce nell'imbuto difensivo pugliese che assorbe tutto. Al 14' Parisi lascia per un grave infortunio al ginocchio, dentro Salvatore Masiello. Al 16' il Genoa fallisce il pari con Milanetto che si fa sbarrare la strada da Gillet e cerca con Suazo di confondere le idee a Belmoente e compagni. Il Bari controlla e e si scatena nel contropeide, per poi peccare di leziosità in difesa, rischiando oltre misura. Ma ha di fronte un Genoa che spinge ma non convince. Così il pirmo tempo si esaurisce in un noioso andirivieni dei rossoblù che schiacciano i galletti, ma non riescono a impensierire Gillet. Nel recupero Gasperini raccoglie l'appello di Papastathopolus, vittima di un problema muscolare. Nella mischia getta Crespo. Rossi scala in difesa, Rossi e centrocampo: si passa al 4-4-2.

FORT APACHE — L'inizio della ripresa è un assedio. Angoli su angoli per il Genoa che all'8' pareggia. Ancora un gol sporcato da una deviazione sulla punzione di Milanetto. Il nuovo assetto dei liguri funziona e il Bari soffre a dismisura. La difesa non sembra reggere all'urto, ma ci pensa Gillet a rimediare. Soprattutto all'11' quando respinge consecutivamente due fendenti di Mesto. Il Bari, rinchiuso nella sua tana deve fare straordinari e miracoli per non capitolare. Mesto a destra è una furia incontenibile; Andrea Masiello è la colonna della difesa barese: praticamente insuperabile. Votato a un pressing feroce, il Genoa le prova tutte, sfruttando le fasce. Ventura cambia Alvarez con Kamata: mossa che regala più brio alle proiezioni offensive. C'è il palo esterno di Juric al 26', ma il Genoa sembra avere esaurito la benzina.

IL PARI CI STA — Il Bari chiude con Castillo al posto di Meggiorini; il Genoa con Moretti per Sculli. Due varianti poco incisive, che evidenziano in realtà tanta stanchezza. Bello il guizzo di testa di Suazo al 34'; puntuale la replica di Gillet, sempre impeccabile, mentre Amelia fa da spettatore. La pagnotta se la guadagna all'ultimo minuto bloccando un esterno destro di Almiron. Poi il fischio finale di Saccani: i pugliesi salgono a quota 29, il Genoa insegue a una lunghezza.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
20/01/2010 22:10
 
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Recupero 17ª Giornata
Di Vaio lancia il Bologna
L'Atalanta rimonta: 2-2

Due squadre pericolanti in fondo alla classifica regalano uno spettacolo di prim'ordine. Emiliani avanti 2-0 con doppieta di Di Vaio. Poi è show dei bergamaschi che accorciano con Manfredini e pareggiano con l'appena entrato Chevanton

BOLOGNA, 20 gennaio 2010 – Esce il risultato più prevedibile e meno utile. Nel senso che non modifica granché la situazione. Potrebbe anche ssere un bene, se si considera come, per Bologna e Atalanta, sarebbero potute cambiare le cose con una sconfitta. Ovvero in modo drammatico. Però il pareggio che ne vien fuori in questo recupero della 17ma è quanto di più diverso ci si poteva aspettare da due squadre sul crinale della disperazione. Perché è un 2-2 divertente, spettacolare. Grazie a Di Vaio, autenticamente ricaricato dal gol nel Classico dell’Appennino con la Fiorentina. Sembra che gli possa riuscire tutto bene. E infatti gli è uscito un bellissimo uno-due, già nel primo tempo. Per il 2-0 che ha portato virtualmente il Bologna sei punti davanti all’Atalanta. Però non è l’unico ad essersi trasformato, Di Vaio. Anche l’Atalanta, con la terapia Mutti, ha tutt’un’altra cera. Lo si era capito sullo 0-0, e se ne è avuta l’impressione ancor più netta, per come ha subito accorcato con Manfredini, per come ha pareggiato con Chevanton, e per come ha continuato a cercare di prendersi tutto. Fino alla fine. Più di quanto non abbia fatto il Bologna.


LA PAURA PRIMA DELLO SHOW — E pensare che per i primi venti minuti la sensazione di essere ad un concorso di prudenza era persino pesante. Squadre corte, ben coperte dietro la linea della palla, passaggi ravvicinati, ché non si sa mai. Tanta attenzione. Tanta paura di lasciare il piatto all’avversario. Un pericolo che almeno inizialmente dev’essere sembrato toppo grande. A voler proprio vedere, se qualcuno ha osato un poco di più, quel qualcuno è stata fin da subito l’Atalanta. Non che abbia messo davvero alla prova Viviano, questo no. Però ha ricamato tanti passaggi, qualcuno in sequenza veloce. Anche se poi, su palla inattiva, lo schema è sembrato ben chiaro: mirino sulla palla alla ricerca della testa di Manfredini. Il quale ancora sullo 0-0 due volte è stato anticipato di testa, una da Lanna, un’altra da Zalayeta. Prodromi di quanto avremmo visto più tardi, in tutt’altra situazione.


ACCELERAZIONE DI VAIO — Dopo cioè che si è scatenato Di Vaio. Il quale prima ha fatto una sgasata di prova, partendo via sulla sinistra. Talamonti gli ha arrancato dietro, e poi ha guardato la sua conclusione rimbalzare oltre il palo lungo. Così al 19’ Di Vaio ha pensato di inventare tutto fin dall’inizio. Sulla palla ferma, pronta per una punizione, erano già arrivati belli impettiti Britos e Zalayeta. Il capitano deve però aver fatto valere la sua autorità. O forse era tutto studiato. Comunque sia: ha battuto lui, benissimo. Coppola più che tuffarsi, sulla sua sinistra, si è buttato alla disperata, all’indietro, finendo insaccato come il pallone. E’ stato come se qualcuno avesse di colpo azionato i motori supplementari. La velocità di tutta la partita è aumentata. Di Vaio, almeno per un po’, ha dato l’idea di essere un supereroe. Bello davvero il suo 2-0. Per il quale deve un “grazie” a Zalayeta: non solo per l’assist, morbido, preciso; ma anche per come ha creato le condizioni per trovarsi tutti e due sufficientemente liberi in mezzo all’area atalantina. Vale a dire con un’azione caparbia, con una palla strappata a centrocampo, e poi difesa. Fino al tocco per il bomber. Che è arrivato in corsa e all’altezza del dischetto di destro, al volo, ha infilato da sotto in su.


VIGORE ATALANTINO — La virtù dell’Atalanta si è palesata proprio da qual momento in poi. Non ha avuto sconquassi. Ha continuato a fare quello che aveva fatto fin lì, solo con ancor più vigore. Tanti triangoli, e poi, con la palla ferma, fiondate per Manfredini. Come sul corner da sinistra, due minuti dopo lo 0-2. Parabola alta e testa del difensore, imperioso, sicuro. Provvidenziale per evitare di ricominciare troppo indietro nel secondo tempo. Nel quale l’Atalanta ha fatto molto e il Bologna poco. Al 12’ Mutti ha tolto Ferreira Pinto e ha messo Chevanton, uruguaiano dalla media gol strepitosa, arrivato a novembre dal Siviglia. Dopo meno di tre minuti, sulla trequarti, Bombardini lo ha toccato duro. Cheva è caduto, è rimasto giù un poco, si è rialzato toccandosi la spalla. Intanto il gioco è proseguito, la palla, da dietro, è arrivata dentro la lunetta a Doni. Intelligente e pronta la sua sponda che ha scodellato il pallone proprio davanti a Chevanton redivivo. Che lo ha colpito, di contro-balzo, come per sfogarsi del dolore alla spalla. E lo ha incastrato angolatissimo: 2-2. Gol numero 31, in serie A, per Javier Ernesto.


FINALE NERAZZURRO — Ora rallenteranno? Si daranno per soddisfatti di non aver lasciato tre punti all’avversario? Il Bologna, forse più stanco, forse frastornato dal gioco dell’Atalanta, forse consapevole che lo status quo gli è più utile (ha comunque tre punti in più in classifica), magari ci sarebbe anche stato. L’Atalanta no. Guarente ha continuato a infilare la palla di dozzine di corridoi in mezzo alla difesa avversaria. E quando non ci ha pensato lui, lo ha fatto Doni. Se Guana in scivolata non avesse strappato via la palla a Ceravolo, o se Bombardini, pure lui in acrobazia, non avesse toccato la palla davanti a Garics solo davanti a Viviano, probabilmente saremmo qui a raccontare di un aggancio in coda. E di un’Atalanta più serena. Ma giocando così avrà modo di tranquillizzarsi

Mario Salvini

Fonte: gazzetta
23/01/2010 23:26
 
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Catania a valanga
Parma non pervenuto

Vittoria netta per i siciliani grazie al fattore M: reti di Mascara (che sull'1-0 ha fallito un rigore) , Martinez e Morimoto. Gli emiliani, falcidiati dalla assenze, non sono riusciti a costruire nulla

CATANIA, 23 gennaio 2010 - Lasciate stare la classifica. C’era tutta una serie di indizi che poteva farci immaginare come sarebbe potuta andare. Chefacevno presagire la vittoria del Catania, Ma forse non il trionfo che si è in effetti concretizzato, netto, meritato. I siciliani venivano da cinque gare in cui avevano raccolto 7 punti, dalla qualificazione in Coppa Italia, da un cambio di marcia iniziato con l’arrivo di Mihajlovic in panchina. Già prima di oggi, con lui, la media punti era salita fino a 1.4: non male per una che se ne sta al penultimo posto in classifica. Il Parma, al contrario, aveva vinto appena una delle ultime sette partite, e nelle ultime quattro si era presa un solo punto. Come se non bastasse aveva quasi più assenti che titolari abituali. Fuori Galloppa, Lanzafame e Zaccardo, squalificati, più Paloschi e Zenoni. Insomma, qualche sentore che favorito sarebbe stato il Catania, nonostante i 13 punti in più degli emiliani in graduatoria, era legittimo. Ma i fatti hanno superato le previsioni.


RIFUGIO ANTIAEREO — Alla fine del primo tempo, paradossalmente, Guidolin e i suoi avranno tirato un sospiro di sollievo. Il doppio fischio dev’essere stato come la sirena del cessato allarme aereo. E tutto sommato non era nemmeno andata malissimo. Il Catania era in vantaggio 1-0. Ma se fosse stato avanti 3-0 non ci sarebbe stato molto da dire. Perché ha dominato dall’inizio alla fine. I parmigiani non hanno tirato in porta. Il Catania lo ha fatto a raffica. Beppe Mascara ha trovato il vantaggio, con gran tempismo, inserendosi da dietro su corner da sinistra. Angolato e preciso, il suo colpo di testa. Quinta rete stagionale, ventisettesima in serie A col Catania. E’ un simbolo, Mascara, per questo club. Ed è quindi normale che sia stato lui a battere il rigore concesso da Gervasoni (fallo di Panucci) al 23’. Beppe ha cercato l’angolo alto a sinistra di Mirante. Mancandolo. La palla è volata via, alta. Ma pazienza.


SICUREZZA SICILIANA — Nemmeno lì ha avuto davvero paura, il Catania. Ha continuato a tenere palla, anche perché il Parma non è mai riuscito a costruire nulla. Boijnov e Amoroso, laggiù, era come se fossero dall’altra parte dell’oceano. Impossibile far arrivare a loro proposte di azione accettabili. Il Catania ha pagato la tassa di un Llama che si è intestardito a tirare da lontano, ma che ha anche corso e crossato parecchio. Su una delle tante triangolazioni costruite, Mascara, bravo davvero, ha appoggiato uno stop-assist a Ricchiuti che è arrivato baldanzoso, ha colpito quasi a botta sicura, centrando il palo a destra di Mirante.


L'UNO-DUE DEL K.O. — Il Parma si è illuso di poter fare di più nel secondo tempo, dove invece ha poi subito l’imbarcata. E probabilmente, anzi, le due cose sono correlate. Antonelli a sinistra, al posto di Lunardini (il suo oroscopo dev’essere stato brutto, oggi) ha dato vitalità e spostato un po’ avanti il gioco degli emiliani. Cosa che alla lunga ha facilitato le incursioni catanesi. Perché i passaggi sbagliati hanno continuato ad essere tanti, e i tiri in porta pochi. Il più pericoloso al 13’, quando Panucci su punizione da lontano ha spolverato la traversa. Nel frattempo i tentativi dei siciliani sono stati sempre più pericolosi. Fino allo spettacolare taglio di Izco (entrato al 17’ della ripresa per Ricchiuti) che ha messo Martinez da solo nell’area piccola del Parma. Veronica del centravanti, che si è fatto sfilare la palla in mezzo alla gambe, si è girato, e ha infilato. Il Parma sarebbe volentieri andato a casa già lì. Invece ha dovuto subire ancora. Amoroso ha visto vagare una palla alta nell’area catanese e, non si sa come, è riuscito a trovare l’angolazione per spedirla di testa verso la porta, per la prima e unica parata di Andujar. Peraltro di tutto comodo. Si era alla mezz’ora. Vale a dire un minuto prima della discesa di Capuano che entrando in area del Parma da sinistra ha messo in mezzo per Morimoto, entrato da meno di tre minuti. Per il giapponese si è trattato di fare un tocchetto facile facile: 3-0. Giocando così ci si può salvare.

Mario Salvini

Fonte: gazzetta
23/01/2010 23:36
 
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Riise gol, vendetta Ranieri
La Roma passa 2-1 a Torino

Caduta libera della Juve di Ferrara. Apre Del Piero con un sinistro al volo, pareggia Totti su rigore, espulso Buffon decide il norvegese che colpisce di testa e manda i giallorossi a +5 sulla Juve e a -8 dall'Inter. Sei sconfitte nelle ultime 7 in campionato per i bianconeri

TORINO, 23 gennaio 2010 - La vendetta di Ranieri è compiuta. Va servita fredda, e quindi ci pensa un norvegese, Riise, nel recupero, a spedire ancora più all'nferno calcistico la Juventus di Ferrara. Riise colpisce di testa su un cross di Pizarro, che aveva sradicato la palla a Diego. Gran partita del cileno, due a uno e gran momento della Roma, che raccoglie forse anche più di quanto meriti. Ma in questa fase alla Juve va tutto storto: contro i giallorossi mette insieme la miglior prestazione del 2010 (non che fosse troppo difficile), va in vantaggio con Del Piero, si fa raggiungere, rimane in dieci. Serve il sacrificio in uscita di Buffon per evitare il contropiede di Riise, con la difesa bianconera sbilanciata. Ma il norvegese non si accontenta, e torna decisivo al 49'. Roma a +5 sui bianconeri, a -8 dall'Inter: Alzi la mano chi pensava a una classifica così al momento dell'addio di Spalletti.


DEL PIERO E TOTTI — Alla vigilia si erano scambiati complimenti dai rispettivi siti, poi hanno firmato la partita. Apre del Piero, risponde Totti, le due bandiere griffano il tabellino, nonostante prestazioni personali non ai loro livelli. Il gol della Juve arriva al 6' della ripresa, è fortunoso nella nascita, bellissimo nella conclusione. Diego prova a dare la palla a Amauri, Juan la svirgola, alzandola verso la zona di Del Piero, che da posizione defilata inventa un gran sinistro al volo sul palo lontano. Finisce nell'angolinno anche il tiro di Totti, che però colpisce dal dischetto. Al 23' trasforma il rigore per fallo di Grosso su Taddei, che lo aveva saltato in un dribbling stretto. L'azione nasce da una palla non rinviata e persa da Chiellini: Pizarro fa il resto e serve il brasiliano in area. Il cileno darà il bis negli assist.


JUVE, CADUTA CONTINUA — Il ritorno di Sissoko dalla coppa d'Africa rivitalizza il rombo di centrocampo, col maliano che dà dinamismo e presenza in copertura, e poi sa appoggiare la palla a Diego in fase di costruzione. Il brasiliano continua nella sua leggera crescita: non è ai livelli dell'andata a Roma, quando l'adattamento al campionato italiano pareva una formalità e si sprecavano paragoni, ma i segnali sono lievemente incoraggianti. Più protetta, la difesa per un'ora rischia meno che nelle ultime uscite, e Grygera trova persino modo di proporsi ripetutamente in fase d'attacco. Certo, Dani Alves e Maicon sono un'altra cosa, ma qualche cross arriva. peccato che Amauri non abbia ritrovato il feeling con il gol: il brasiliano ci arriva praticamente solo di testa, ma le sue conclusioni non sono mai precise o fortunate. L'atteso nuovo acquisto Candreva gioca solo l'ultima parte della gara, ed è lui in ritardo sul cross di Pizarro che Riise manda in porta. ma a dirla tutta, non si capisce dove fosse Salihamidzic. Nella ripresa calo netto della difesa, che troppe volte si fa trovare sbilanciata. E paga tutto alla fine. La serie nera continua (6 sconfitte nelle ultime 7), bisogna al più presto mettere una pezza.

ROMA, NON SERVE IL TO- TO — La Roma si sveglia nella ripresa, Ranieri batte per la prima volta la Juve (nei 12 suoi precedenti solo 3 pari). E dire che per 45' Buffon è inoperoso. I piani offensivi di Ranieri del resto erano saltati dopo 2 minuti, quelli che ci mette Luca Toni a infortunarsi: l'ex Bayern si blocca per un risentimento al polpaccio sinistro (che gli aveva dato dei problemi in settimana), il debutto del To-To è rinviato a data da destinarsi, con Totti che deve invece sostituire l'ex compagno di nazionale. Ci mette un po', perché non ha le scarpe da gioco, poi per un'altra decina di minuti giocherà a ritmo ridotto: entrare a freddo nel gelo dell'Olimpico torinese è un rischio grosso per chi rientra da un infortunio. Quelli difensivi invece reggono per tutto il primo tempo: la Roma lascia predominio territoriale ai bianconeri, ma copre con due linee compatte la propria metà campo. Quando la Juve trova il passaggio verso le punte, ci pensa Juan a non far arrivare i rifornimenti. Davanti ci si affida agli inserimenti costanti di Perrotta, che in un paio di occasioni però viene ignorato da Vucinic, che cerca un po' troppo la porta. Ma la luce la accende davvero Pizarro, che recupera palloni e serve gli assit decisivi. Quanto in alto arriverà la squadra di Ranieri?

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
24/01/2010 18:49
 
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Brinda il Napoli operaio
Livorno k.o. e Cosmi se ne va

Pur senza Lavezzi e Quagliarella, gli azzurri con il 2-0 del Picchi infilano il 14° risultato utile consecutivo e consolidano il quarto posto in classifica. De Sanctis para un rigore a Lucarelli. Clamorose dimissioni del tecnico umbro a fine gara: "Divergenze con Spinelli"

LIVORNO, 24 gennaio 2010 - Lavezzi rotto, Quagliarella squalificato, tanti indisponibili e trasferta insidiosa a Livorno: gli ingredienti per annusare il pericolo, in casa Napoli, c'erano tutti. Ma agli uomini di Mazzarri, da quattordici partite a questa parte, sta andando tutto bene. Perché l'impianto c'è, è forte e difficile da scalfire. Anche per il Livorno, appunto, che in casa si era preso la soddisfazione di battere anche Genoa, Sampdoria e Parma; tirandosi un po' fuori dalla zona calda. Eppure è il Napoli a brindare, forte di due giocatori simbolo della nuova gestione: Maggio e Cigarini, ovvero corsa e qualità. E il quarto posto in classifica si consolida. Problemi gravi in casa Livorno perché con un colpo a sorpresa Serse Cosmi si è dimesso a fine gara.


VULCANO COSMI — "Non ci sono le condizioni per lavorare proficuamente - ha detto il tecnico umbro in conferenza stampa - a causa di divergenze con il presidente Spinelli sul modo di guidare la squadra. Ci deve essere il rigoroso rispetto dei ruoli. Non posso pensare di preparare le partite consumando energie nervose per gestire una conflittualità interna". Un Cosmi inarrestabile che ha così concluso: "Meglio farsi da parte". Torna preoccupante la classifica in chiave salvezza, visto che il vantaggio dalla terz'ultima in una settimana si è dimezzato: da 4 a 2 punti.


VAN MAGGIO — E ora la partita. Tutto ruota a ciò che accade nel recupero del primo tempo. Dopo 45' piuttosto equilibrati, con un paio di occasioni ghiotte per parte (Hamsik e Lucarelli), sul Picchi si palesa Van Basten, travestito da Christian Maggio. Esageriamo, ovviamente, ma la rete che sblocca il risultato dell'ex doriano ricorda molto il capolavoro dell'olandese nella finale dell'Europeo 1988 contro la Russia. Per qualcuno, quello, è stato il gol del secolo. Qui gli interpreti si chiamano Aronica (cross scivolando) e Maggio, che da fuori area calcia al volo, incrociando: la palla finisce all'incrocio dei pali, alla destra di De Lucia. Serve altro?

LANCI LUNGHI — Fin lì, dicevamo, partita equilibrata. Il Napoli, senza le superstar, punta tutto sulla corsa del suo centrocampo: Cigarini smista, Pazienza e Gargano pressano e mandano in tilt i colleghi livornesi. Tanti, troppi, i lanci lunghi per la testa di Lucarelli, unico rimedio vista la ressa in mezzo. Il capitano toscano, peraltro, perde anche un sacco di tempo a protestare per via del trattamento rude di Cannavaro. Cosmi dopo l'intervallo con Filippini allarga il gioco e mette un po' in crisi la difesa del Napoli.


FATTORE MORGAN — De Sanctis, inoperoso nel primo tempo, diventa un fattore nella ripresa. Al 9' ribatte di piede un rigore calciato malissimo da Lucarelli (fallo di Pazienza su Bergvold), ma è nel finale che si supera su colpo di testa di Perticone. Nel frattempo nel Livorno era entrato Tavano, a formare un tridente inedito accanto a Lucarelli, appunto, e Bellucci, alla prima in amaranto. Voglioso, l'ex di turno, di farsi vedere ancora pimpante; in concreto, combina poco. Altro esordiente per Cosmi, Esposito: anche per lui, partita normale.

CI PENSA CIGA — Il Napoli, col passare del tempo, soffre sempre meno. Denis, pur essendo l'unico attaccante a disposizione (a parte il baby Insigne), mette pure lui l'elmetto della lotta. Poi ci pensa Cigarini a chiudere la partita, praticamente da solo: fa espellere De Lucia, che gli para un pallonetto fuori area con le mani, e sulla susseguente punizione la piazza all'angolino. In porta, va detto, c'era Marchini, visto che il Livorno aveva esaurito i cambi. La vittoria è scritta, la classifica consolidata. Napoli in Europa, qualcosa di concreto ogni giornata di più.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
24/01/2010 18:55
 
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SUPERSAGGIO
Hernandez-bis, Palermo vola
Fiorentina senza scampo

L'attaccante uruguaiano realizza nel primo tempo una doppietta che mette al sicuro il risultato. Sostituito nella ripresa da Budan, il croato sigla il definitivo 3-0. Viola apatici e mai pericolosi. I rosanero scavalcano la Juve e si portano al 5° posto

PALERMO, 24 gennaio 2010 - Il Palermo mai era riuscito a segnare 3 gol alla Fiorentina. Ci riesce stavolta, proprio quando i viola potevano vantare la miglior difesa del campionato (19 i gol subiti prima del via), insieme a Inter e Milan. Un 3-0 che regala ai rosanero il sorpasso sulla Juve e il quinto posto in campionato, a tre punti dalla zona Champions, mentre i viola perdono terreno. Protagonista assoluto è l'attaccante uruguaiano Hernandez, 19 anni, che realizza una doppietta nel primo tempo, prima che Budan arrotondi il risultato nella ripresa. Per il Palermo è il settimo risultato utile consecutivo, nonché la quarta vittoria casalinga di fila.

BUM BUM HERNANDEZ — Squalificati Simplicio e Cavani, Delio Rossi non si scompone e lancia la coppia Pastore, per la prima volta titolare, e Hernandez, 39 anni in due. Indisponibili Comotto, Kroldrup, Zanetti e Jorgensen, Prandelli posiziona Gobbi sulla sinistra, De Silvestri a destra con Felipe e Gamberini in mezzo. Con Gilardino avamposto solitario, alle sue spalle Vargas, Mutu e Santana si alternano fra il lavoro di sostegno alla fase offensiva e quello di rinforzo della mediana, con Montolivo e Donadel che oggi hanno faticato. Il Palermo da subito si mostra più compatto e coriaceo, i viola stentano sulle fasce e faticano ad entrare in partita. Così, col passare dei minuti, il Palermo impone il suo marchio alla gara grazie a un possesso palla più costante e ad accelerazioni che si fanno via via più insidiose. La Fiorentina invece non riesce a cambiar passo e tanto meno ad impensierire Sirigu, protagonista di un primo tempo di assoluto riposo. Dopo un inizio anonimo, la gara si scalda al 17', quando Cassani chiama Frey a un intervento di piede tutt'altro che scontato. I viola non colgono il segnale e procedono col loro calcio compassato e privo di fantasia, Miccoli invece si accende e al 28' centra di destro la traversa: il pallone rimbalza in campo ed Hernandez è pronto al facile tap in di testa. E' l'1-0 che frantuma gli equilibri della gara: viola sempre più in difficoltà, Palermo lievitante sul piano della personalità e della pericolosità. Tanto che al 37' i rosanero centrano il raddoppio, ancora con il giovane attaccante uruguaiano, stavolta servito in profondità da Pastore. Scatto bruciante, tocco di sinistro in anticipo su Frey in uscita e gol. Fra le due reti da segnalare anche un gran destro di Miccoli dal limite, al 31', che Frey devia in tuffo in angolo. Della Fiorentina non c'è traccia.

STAFFETTA CON BUDAN — Dopo l'intervento la Fiorentina si ripresenta con Marchionni al posto di Santana, ma soprattutto con una marcia in più sul piano della grinta. Così Gilardino va alla conclusione (fuori) su assist di Marchionni già dopo un paio di minuti, e poi ci prova lo stesso Marchionni di sinistro, con Sirigu che respinge. Intanto, all'8', Delio Rossi richiama Hernandez e manda in campo Budan. Passano 5 minuti, e proprio il nuovo entrato realizza il suo quarto gol in campionato (sempre al Barbera): al 13' infatti Miccoli batte una punizione, Liverani tocca all'indietro di testa, l'attaccante colpisce con un destro a mezza altezza in girata e supera ancora Frey. Per Gilardino ancora il tempo per scheggiare la traversa e poi lascia spazio a Jovetic, al 18', protagonista dell'unica nitida occasione viola della ripresa, con Sirigu che gli nega la gioia del gol. Ma la partita è segnata: il Palermo non ha cali di attenzione, la Fiorentina non trova colpi importanti e non riesce a inventare soluzioni pericolose, perché la giornata è davvero di quella di scarsa vena. Nei minuti finali trova spazio Bolatti, che esordisce così in serie A. E intanto le distanze in classifica si accentuano: ora i viola sono noni, mentre i rosanero sono i primi alle spalle del poker della zona Champions.

Fonte: gazzetta
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