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SUPERSUPREMO
Dominio Inter: Milan travolto 4-0

Netto successo nerazzurro nel derby. Nel primo tempo reti di Thiago Motta, Milito su rigore e Maicon. Nella ripresa poker di Stankovic. Sul 2-0 espulso Gattuso. Bene Sneijder, fischi a Ronaldinho.

MILANO, 29 agosto 2009 - La grande sfida. Ronaldinho contro Samuel Eto'o. Ma anche Pato e Milito. Thiago Silva, Thiago Motta e Lucio. Basta e avanza per confezionare un derby su misura per un palcoscenico come San Siro. Sfida dal pronostico impossibile.

BERLUSCONI — Silvio Berlusconi, giunto a San Siro, è tornato sulle sue indicazioni tattiche espresse alcuni giorni fa ("Farei giocare Seedorf da dietro, Ronaldinho seconda punta e Pato prima punta", aveva detto). Il presidente del Consiglio ha detto: "Ho detto quello che avrei fatto io, ma l'allenatore è un altro". Sulla polemica interviene anche Adriano Galliani: "Gli allenatori nel Milan hanno fatto sempre le proprie scelte. Il presidente sa di calcio e dà qualche consiglio poi l'allenatore di turno sceglie. Non mi sembra una situazione diversa da quella che si verifica nelle altre società".


L'esultanza di Thiago Motta. Reuters


NOVITA' — Se il Milan conferma la formazione annunciata alla vigilia, due novità nell'Inter. Mourinho schiera dall'inizio Zanetti e Sneijder al posto di Santon e Muntari. Le formazioni:

Milan (4-3-1-2): Storari; Zambrotta, Nesta, Thiago Silva, Jankulovski; Gattuso, Pirlo, Flamini; Ronaldinho; Pato, Borriello.
Inter (4-3-1-2): Julio Cesar; Maicon, Lucio, Samuel, Chivu; Zanetti, Stankovic, Thiago Motta; Sneijder; Milito, Eto'o.

PRIMO TEMPO — Al 6' Sneijder si presenta con un gran tiro, para Storari. Grande ritmo e continui ribaltamenti di fronte. Al 13' Ronaldinho spreca un gran pallone servitogli da Pato. Il Milan sembra giocare meglio, ma al 29' l'Inter passa: Thiago Motta si inserisce benissimo, riceve da Milito e insacca. Al 36' Gattuso stende Eto'o lanciato a rete, rigore trasformato da Milito. Al 39' Gattuso, ammonito in occasione del rigore (ma forse ci stava il rosso per chiara occasione da gol) commette un altro brutto fallo e viene espulso per doppia ammonizione. Al 46' Maicon buca la difesa del Milan, in grave difficoltà, e segna il 3-0.

SECONDO TEMPO — Il Milan si ripresenta con Ambrosini e Seedorf al posto di Flamini e Borriello. Al 17' Samuel segna il 4-0, ma è in fuorigioco: annullato. Poco dopo Huntelaar sostituisce un fischiatissimo Ronaldinho. Al 22' gran gol di Stankovic con un tiro da fuori: 4-0. Finisce così. Fonte
29/08/2009 23:36
 
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MODERATORE

SUPERSAGGIO
Milan colpito e affondato
L'Inter ne fa 4 nel derby


La squadra di Leonardo crolla e si sfalda sotto i colpi di Thiago Motta, Milito, Maicon e Stankovic. Mourinho azzecca le mosse, compreso il debutto dal primo minuto di Sneijder. Fischi per i rossoneri, condizionati anche dall'espulsione di Gattuso al 40' del primo tempo

MILANO, 29 agosto 2009 - Quattro a zero. Anzi, zero a quattro, perché così fa più impressione. L'Inter abbatte il Milan. Lo illude, poi lo stende. Nel primo tempo gliene fa tre: Thiago Motta, Milito e Maicon. Nella ripresa solo uno con Stankovic. Perché può bastare. Asfalta il Milan con insaziabile autorevolezza, approfittando di un avversario impalpabile e senza idee. La realtà è che il Milan non è ancora squadra. Gruppo allo sbando, subisce la potenza dell'Inter e i numeri dei suoi fuoriclasse. Prestazioni immense. Maicon su tutti. E poi Thiago Motta, Eto'o, Milito. E Sneijder. Giganti senza avversari.


LE MOSSE DI MOU — José Mourinho non regala spunti alla banalità. Di Santon e Muntari non c'è traccia. Il portoghese lancia subito nella mischia l'esperienza di Zanetti e l'imprevedibilità di Sneijder. E' nel suo stile. Sorprendere ed entusiasmare. Decisioni che gli daranno ragione. Come quella sua idea fissa di avere l'olandese che ripaga subito con una grande prestazione. Leonardo, che mai avrebbe immaginato una batosta di queste dimensioni, non può che confermare la formazione di Siena; scelta ineccepibile e in linea con i blandi requisiti della rosa.


AVVOLTOI — Il primo affondo è di Milito. Classica giocata dell'argentino con tiro dal limite decisamente alto. Al 6' Marco Storari fa capire di meritare il posto respingendo a mano aperta un bolide di Sneijder dalla stessa distanza. Flamini risponde all'8' con un'incursione in area e un tocco molle dal fondo intercettato da Julio Cesar. Ma cosa si mangia Ronaldinho al 13'. Servito da Pato, dopo una cavalcata imperiosa, il Gaucho spreca oltre la traversa con la porta spalancata. Il Milan sembra avere le idee più chiare, ma l'Inter c'è. Come un avvoltoio aspetta l'attimo giusto. Ricama con i suoi piedi buoni e i suoi muscoli d'acciaio e al 29' trova il guizzo vincente.

DILAGANTI — Splendida azione quella nerazzurra con triangolo chirurgico tra Eto', Milito e Thiago Motta abile a battere con un diagonale imparabile l'incolpevole Storari. In mezzo c'è la sconcertante immobilità di Jankulovski che in bambola completa concede metri e gioco all'Inter. Che, ovviamente, non se lo fa ripetere due volte. Al 36', proprio nel punto in cui Jankulovski dovrebbe fare il suo dovere, Eto'o irrompe in area e subisce fallo dall'acciaccato Gattuso. Per Rizzoli, che ammonisce il rossonero, è rigore netto. Milito sfonda la rete con un tiro centrale e il 2-0 spezza letteralmente gambe e mente al Milan. Gattuso, che aveva chiesto prima del penalty la sostituzione, al 40' abbatte Sneijder e subisce il secondo giallo. Il Milan, che sbuffava in undici, non può competere in dieci e la rete tutta potenza e rabbia di Maicon al 46' ne è l'avvilente conclusione.

L'AFFONDO — Leonardo, che avrebbe dovuto rinunciare a Gattuso sin dai primi minuti, e possibilmente fare a meno anche di Jankulovski, all'inizio della ripresa schiera Seedorf e Ambrosini per Flamini e Borriello. Cambi velleitari che non stravolgono la storia della partita. L'Inter si rilassa; attende e riparte, ma mai con l'intenzione di infierire. Prova la giocata il freddo Sneijder: bolide dai trenta metri che sfiora la traversa all'11'. Mou sostituisce l'acciaccatoThiago Motta: dentro Muntari. Cambio a cui Leo risponde con Huntelaar per l'inguardabile Ronaldinho. Siparietto che precede lo show di Stankovic. Il suo gol, quello del 4-0, è una bomba terrificante da fuori area. Ben vengano i salutari fischi contro il Milan e gli sfottò dei tifosi contro la società. Ma queste sono le conseguenze di un mercato discutibile. Ben vengano anche gli applausi per Sneijder che lascia il posto a Vieira. Un'ulteriore conseguenza del mercato mirato dell'Inter che urla a squarciagola la sua potenza.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
30/08/2009 21:32
 
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Eheheheheheh ... ora ci si mette pure Moratti a sfottere: il presidente nerazzurro ha spiegato il 4-0 inflitto ai cugini rossoneri solo perchè ... non hanno voluto infierire.
Che carini .... ahahahahahahahahahah ...
30/08/2009 21:32
 
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È già la Juve di Diego
Show e vittoria a Roma


I bianconeri vincono 3-1 all'Olimpico grazie alla doppietta del fantasista e alla rete nel recupero di Felipe Melo. Ai giallorossi - che sull'1-2 hanno colpito un palo con Totti - non basta un super gol di De Rossi

ROMA, 30 agosto 2009 - È già la Juventus di Diego. Quella che vince all'Olimpico contro una Roma tonica, che ha risposto colpo su colpo. Ma non è bastato neanche un favoloso gol di De Rossi per rispondere alla doppietta di Diego e alla rete nel recupero di Felipe Melo. La Juve in campionato vince ancora, stavolta 3-1, e con una prova di forza. Replicando così a quella dell'Inter, nel derby. E rimanendo prima in classifica, davanti ai nerazzurri. La Roma aveva perso solo una delle ultime 21 gare interne: proprio contro la Juve nella scorsa stagione. I giallorossi però non hanno demeritato, pagando un paio di ingenuità difensive: una tecnica, l'altra di atteggiamento tattico. Ma anche se i punti in classifica sono zero, la squadra giallorossa non è sembrata per nulla in crisi.

SORPRESE — Quelle offerte da Spalletti e Ferrara. Il tecnico giallorosso lancia in porta Julio Sergio Bertagnoli e rispolvera Perrotta in mezzo. De Rossi gioca bassissimo, a tampinare Diego, con Menez dietro Totti. Il tecnico bianconero preferisce Tiago a Camoranesi e Iaquinta a Del Piero.


DIEGO DA URLO — La gara è giocata a buon ritmo. Equilibrata. Anche cattiva, come testimoniano i cartellini gialli che fioccano come stelle filanti a Carnevale. Tiago con una capocciata testa Bertagnoli, bravo a farsi subito trovare pronto, lui che è al debutto in campionato. Poi l'equilibrio lo spezza un Diego che si inventa un numero da stropicciarsi gli occhi. Favorito da un erroraccio di Cassetti, che perde palla a centrocampo, il brasiliano si produce in una volata lunga chiusa da un esterno destro imparabile sul secondo palo. Juventus avanti: 1-0. La Juve prende fiducia, e insiste.


DE ROSSI DA URLO — La Roma replica ad una prodezza con un'altra. Di De Rossi. Favorita anche qui da un'ingenuità: i bianconeri si addormentano su una punizione battuta a lato, alla mano. Nessuno va sulla palla, nessuno tranne De Rossi, che esplode un destro fragoroso dalla grandissima distanza che si insacca sotto la traversa. È l'1-1. Bellissimo.

BOTTA E RISPOSTA — La Juve replica, ferita. Con Amauri che prima si fa pericoloso di testa, poi con un interno destro calibrato, che si stampa sul palo lungo. La Roma replica con Menez, che mette Totti solo davanti al portiere. Quel portiere è però Buffon, che ipnotizza il capitano giallorosso, respingendo il suo destro ravvicinato. All'intervallo di una partita avvincente, anche se non necessariamente bellissima, è 1-1. La Juve ha fatto qualcosa di più, ma la Roma ha risposto sempre.

DIEGO CONCEDE IL BIS — La Juve riparte forte. E la gara la chiude Diego. Ancora lui. Con un destro incrociato in contropiede su suggerimento di Iaquinta. Roma ingenua, che concede spazi larghi in ripartenza a una Juve che si era resa più pericolosa fino a quel momento. Ma bravo, bravissimo, Diego. Spietato sottoporta.

FORCING ROMA: BEFFATA — La Roma ora si riversa in avanti. A testa bassa, generosa. Ora in attacco c'è pure Vucinic, subito vivace. E arriva il palo di Totti, con destro secco dal limite dell'area. Ma nel recupero, invece del pari, arriva il 3-1. Lo firma Felipe Melo, con un sinistro secco che corona un'azione personale. La Juve vince e convince.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
30/08/2009 23:29
 
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La Lazio nel segno di Cruz


Una doppietta dell'argentino lancia i biancocelesti nel gruppone delle capolista. L'ex interista ribalta il vantaggio iniziale del Chievo firmato da Pellissier. Espulsi Cribari e Di Carlo

VERONA, 30 agosto 2009 - Passano gli anni, cambiano le squadre, ma quello straordinario giocatore che è Julio Cruz non vuole sapere di mollare il colpo. Tanto per cambiare è risultato ancora una volta decisivo; e il Chievo se n'è dovuto rendere conto a sue spese dopo l'iniziale vantaggio di Pellissier. Alla fine è 2-1 per la Lazio, con i biancocelesti nel gruppone delle capolista.

PELLI C'È — Ora, nel giochino dei meriti e dei non meriti, i veronesi hanno di che recriminare. Gli uomini di Di Carlo si sono espressi meglio, nel complesso, specie nel primo tempo: pressing a tutto spiano, condizione atletica notevole, e un Pellissier in stato di grazia. Il valdostano alla prima palla buona fa gol; angolo di Marcolini, Frey allunga la traiettoria e il buon Sergione è lì a ribadire anticipando un Radu in versione bromuro.

MORERO, CHE FAI? — Gol del vantaggio e partita in controllo. Un po' opaca, la Lazio, fino alla mezz'ora. Con il solo Zarate a creare scompiglio nella difesa veronese (da antologia una punizione che Sorrentino mette sul palo). Cruz è una comparsa e il centrocampo latita, "mangiato" nella morsa Rigoni-Marcolini-Pinzi. Poi, la "follia" di Morero, che tira giù Cruz in area sugli sviluppi di una punizione senza troppe pretese. Rigore netto (però quanti bisognerebbe darne così), che lo stesso Jardinero trasforma.

LA ZAMPATA — Quando si dice ribaltamento dell'inerzia. Già alla fine del primo tempo Kolarov intuisce il rilassamento tra gli avversari timbrando la traversa con un pallonetto da metà campo. Sorrentino un po' distratto in questo caso, ma come minimo deleterio a inizio ripresa quando, su destro di Zarate, si destreggia male, lasciando lì la palla ancora a Cruz. Che non può proprio esimersi dal raddoppiare con un facile tap-in.

NERVOSISMO — Sorpasso completato. E pensare che anche nella ripresa aveva cominciato meglio il Chievo. L'ingenuità, però, la commette Cribari: già ammonito, "abbraccia" Pellissier lanciato a rete e viene espulso. Di Carlo allora mette altre due punte di peso come Granoche (molto attivo) e De Paula. Prima di farsi cacciare a sua volta per proteste dopo che l'arbitro Damato non aveva valutato da rigore un evidente intervento falloso di Diakhité su Bentivoglio. Che poi prende la traversa. Finale nervoso, ma favorevole alla Lazio. Ora arriva la Juventus, dopo la sosta per la Nazionale. Magari non è sfida-scudetto, ma affascinante di sicuro. E con la Roma a zero punti...

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
30/08/2009 23:36
 
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Cassano-Pazzini, la Samp vola
Udinese bella solo a metà


I blucerchiati battono 3-1 i friulani: Pazzini apre complice un errore difensivo, Mannini raddoppia, poi la bella reazione della squadra di Marino è vanificata dalle parate di Castellazzi e dal gol di Cassano. Samp a punteggio pieno come Juventus, Genoa e Lazio

GENOVA, 30 agosto 2009 - Due giornate e la Samp è ancora in testa alla classifica. Ma non sono solo Cassano e Pazzini a far volare i blucerchiati: c'è un Castellazzi in forma smagliante, le ali che volano come vuole Del Neri e un buon collettivo. L'Udinese le ha provate tutte per uscire indenne da Genova. Anzi, ha provato a vincere: ha fatto la sua partita, ha avuto una bella reazione al doppio svantaggio, ha schierato quattro punte nella ripresa per provare a rimontare, ma ha pagato una disattenzione offensiva nei primi minuti che ha subito messo la partita in salita.


LA SAMP PARTE A RAZZO — Nella Sampdoria Gastaldello è in campo con la maschera protettiva a una settimana dalla rottura delle ossa nasali, sarà operato durante la sosta del campionato; nella difesa dell'Udinese c'è Coda al posto di Zapata, che parte dalla panchina, mentre a centrocampo gioca Sammarco, che fino a cinque giorni fa era parte della rosa blucerchiata. Parte meglio la Samp: Cassano dispensa assist, Pazzini tiene in apprensione da solo la difesa friulana. Ed è proprio l'attaccante blucerchiato a portare in vantaggio la squadra di Del Neri all'11', complice un erroraccio di Lukovic: il difensore serbo tocca di testa all'indietro per il portiere, ma troppo debolmente; Pazzini intuisce, anticipa Isla e tocca alle spalle di Handanovic. Dopo il vantaggio la Samp sembra in grado di controllare agevolmente, anche perchè dall'altra parte Pepe, nervosissimo, non se la intende con Di Natale e Floro Flores, che continuano a scambiarsi la posizione ma non riescono a mettere in pericolo la difesa blucerchiata. Ma una volta trovate le misure giuste, l'Udinese comincia a creare palle gol a ripetizione, complice una difesa doriana non sempre sicurissima. Ci pensa Castellazzi, con due autentici miracoli, a salvare la porta genovese: al 27' assist al bacio dell'ex Sammarco per Floro Flores, ma il portiere blucerchiato esce rapidamente e con il corpo respinge la conclusione dell'attaccante, sulla ribattuta Di Natale ci prova da posizione angolata ma la palla è a lato; al 35' Castellazzi respinge due conclusioni ravvicinate di Pepe, lasciato solo su calcio d'angolo; due minuti dopo Pepe trova il corridoio giusto per lanciare Floro Flores, che stoppando si allunga troppo il pallone facilitando l'uscita di Castellazzi. In mezzo ci sono brividi per entrambi: al 32' Floro Flores di testa tocca in area per Felipe, che viene steso da dietro da Zauri; sarebbe rigore, ma era in fuorigioco. Un minuto dopo Pazzini cade in area a contatto con Felipe, situazione dubbia, ma per Trefoloni il fallo è dell'attaccante blucerchiato. L'Udinese spinge, la Samp fatica. Tutto sembra preludere al pareggio, ma in pieno recupero arriva il raddoppio blucerchiato: Cassano, servito a centro area da Semioli, smarca di tacco l'accorrente Mannini, che da pochi passi batte Handanovic per il 2-0.


REAZIONE UDINESE — Cosa può fare una squadra sotto di due gol in trasferta? Provare il tutto per tutto. Così Marino in avvio di ripresa tiene Sammarco negli spogliatoi e manda in campo Sanchez, che va a formare un quartetto d'attacco con Pepe, Floro Flores e Di Natale. Dopo un'altra piccola prodezza di Castellazzi (palla bloccata a terra su tiro di Sanchez sporcato da Gastaldello), la Samp all'8' sfiora il terzo gol: Handanovic respinge un diagonale di Mannini da fuori area, sulla ribattuta Lukovic sbaglia in disimpegno, palla a Semioli che rimette al centro per Mannini, il cui colpo di testa è parato da Handanovic. Tre minuti dopo Castellazzi capitola: palla in profondità per Di Natale, Gastaldello è sulla traiettoria ma svirgola il rinvio, interviene lo stesso Di Natale che da pochi metri batte il portiere blucerchiato. La Samp soffre e Del Neri cambia le carte in tavola: fuori uno stanco Mannini, dentro Padalino, che si piazza a destra con Semioli prima dirottato a sinistra e poi sostituito da Ziegler. Poi l'Udinese, che ha spinto molto, cala fisicamente. Marino prova a ridare energia ai suoi mandando in campo Corradi per Pepe. Ma al 38' arriva la prodezza di Cassano che regala la vittoria alla Samp: il barese prende palla sulla sinistra, si accentra evitando l'intervento di due difensori e con un gran destro in diagonale da fuori area batte Handanovic. Cassano potrebbe realizzare il quarto gol della Sampo tre minuti dopo, ma si fa parare un calcio di rigore concesso per atterramento di Pazzini. Ma il rigore sbagliato è un dettaglio nella festa della Samp, che si mantiene in testa alla classifica insieme a Genoa, Juventus e Lazio.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
30/08/2009 23:40
 
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Genoa a tutta birra


Con un gol di Moretti nel primo tempo, i rossoblù battono l'Atalanta e salgono in testa alla classifica in compagnia di Samp, Lazio e Juve. Buona la gara dei nerazzurri che sfiorano il gol con Acquafresca, ma i liguri vanno vicini al raddoppio nella ripresa in tre occasioni

BERGAMO, 30 agosto 2009 - Con un cinismo da squadra grande ed esperta il Genoa sbanca Bergamo con il minimo sforzo e, soprattutto, una condotta di gara molto razionale e poco spregiudicata. A decidere la gara è il colpo di testa di Emiliano Moretti al 45' del primo tempo. Vittoria meritata, nonostante la buona partita dei nerazzurri; successo ribadito dalle clamorose occasioni sciupate dai liguri nella ripresa.

TOCCA A ZAPATER — Gian Piero Gasperini non si adegua agli schemi di Angelo Gregucci che schiera il consolidato 4-4-1-1, in cui Valdes vince il ballotaggio con Caserta. Il tecnico rossoblù va dritto per la sua strada cambiando però ben sette elementi rispetto alla gara con la Roma. In difesa schiera Tomovic, mentre a centrocampo lancia Milanetto e rinuncia all'ultimo momento a Kharja, sostituito con Zapater. Variazione anche nel tridente: Sculli lascia il posto a Mesto. Cambio che ben si addice al tono della partita che nel primo tempo vede l'Atalanta attaccare e il Genoa controllare, sempre pronto però a utilizzare l'arma del contropiede.

CINISMO ROSSOBLU' — Ben poco a che vedere con lo spettacolo, sia ben chiaro. Ai nerazzurri, che possono contare sui piedi buoni di Valdes e Barreto, manca forza penetrativa, anche se Acquafresca fa quel che può e riesce a fare reparto. Tra l'altro è sua l'unica occasione interessante: un'improvvisa e secca girata al volo al 41', parata in due tempi dall'incerto Amelia. Il Genoa non brilla come sa fare sulle fasce, ma si affida ai numeri di Zapater e Palacio. Abili non solo in fase offensiva, ma anche nel contenimento. Cinico e micidiale, l'undici di Gasperini sembra attendere l'attimo giusto che arriva puntuale al 45'. Calcio d'angolo e colpo di testa imparabile di Moretti che esulta alla Totti con il pollice in bocca.

GENOA SPRECONE — Acquafresca è l'uomo in più di Gregucci. Il suo secondo tempo inizia con un violento destro, respinto da Amelia, ma da applaudire di più è il suggerimento illuminante di Barreto. La costante è la stessa: l'Atalanta sa giocare molto bene la palla e sfiora il pari a ripetizione. L'assedio fa venire il fiatone al Genoa che mette sul tavolo il primo cambio: Sculli per Figueroa. Gregucci rinuncia invece a Valdes e lancia in campo Tiribocchi. Il gol lo sfiora però Sculli che arriva con un attimo di ritardo sul cross di Mesto. Ma conviene non regalare ulteriore forza al pressing atalantino. Così nel Genoa esce Zapater per Biava: un difensore in più per non correre rischi. Non a caso al 27' Amelia deve compiere un miracolo togliendo dalla porta un colpo di testa maligno di Acquafresca. Troppo per le coronarie del tecnico genoano che toglie anche Palacio per Papastathopoulos, utile per dar manforte alla difesa. Ma l'Atalanta non ne ha più e il Genoa sfiora tre volte il gol, prima con Marco Rossi, poi con Milanetto e Mesto. Il fischio finale di Saccani trascina i liguri al primo posto in classifica anche se in buona compagnia. Non accadeva da una vita. Sognare non costa niente.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
30/08/2009 23:44
 
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Quagliarella cuore Napoli
Doppietta e Livorno k.o.


La squadra di Donadoni batte 3-1 Lucarelli e compagni: show dell'ex Udinese, che prima prende una traversa da centrocampo, poi realizza una doppietta. In mezzo il gol di Hamsik su grande azione personale e il tap-in di Lucarelli, che guida il tentativo di rimonta di un buon Livorno.

NAPOLI, 30 agosto 2009 - Fabio Quagliarella si prende Napoli: lo aveva fatto in estate cercando e ottenendo il trasferimento nella sua città, nel club per cui tifava da bambino. A fine agosto debutta al San Paolo in maglia azzurra con una doppietta. Il Napoli di Donadoni "rimbalza" dopo la sconfitta dell'esordio, ma nella ripresa subisce il ritorno di un Livorno comunque positivo, e non troppo depresso per la partenza di Diamanti.

IL VECCHIO E IL NUOVO — Il "nuovo" è Fabio Quagliarella: ha voluto Napoli, ha voluto il San Paolo. E l'ha onorato subito: dopo cinque minuti si inventa un tiro di controbalzo da dieci metri oltre la linea di metà campo. La palombella supera De Lucia e si stampa sulla traversa interna, per poi uscire. La gente lo amava a prescindere, lì lo stadio si anima, con la palla in rete rischiava di esplodere. Fabio aspetta poco per prendersi il gol: al 10' devia volontariamente un tiro da fuori di Campagnaro, De Lucia fa un mezzo miracolo ma sulla ribattuta non ha scampo. Uno a zero e primo gol "a casa sua" per Quagliarella. Che non si accontenta, ma nel finale chiude anche la partita, sfruttando una palla che gli arriva come un regalo dopo uno scambio Hamsik-Lavezzi interrotto da Diniz (gol da annullare per fuorigioco di Lavezzi). Secondo gol in due partite, invece, per Marek Hamsik: il "vecchio" idolo dei napoletani non passa di moda. Azione personale per vie centrali, Diniz bevuto e tocco d'esterno, con tanti saluti a De Lucia.

CAMPAGNARO COME MAICON — Protagonisti-marcatori a parte, il Napoli fa una bella impressione soprattutto nel primo tempo. Lavezzi parte palla al piede come l'anno scorso, ma ora sembra fidarsi della punta, Quagliarella, con cui cerca costantemente lo scambio. A sinistra spinge molto Datolo, che va spesso al cross, dando ragione a Donadoni che lo aveva preferito a Zuniga. Sull'altra fascia Campagnaro doppia Maggio: è lui, che pur sarebbe uno dei tre difensori, a proporsi di più in fase d'attacco, grazie al moto perpetuo e tanta grinta. Cigarini dà il meglio nei primi 45', quando nel ruolo di regista fa girare la squadra e fa passare dai suoi piedi gran parte dei palloni. Poi cala, e con lui il Napoli: quale sia la causa e quale l'effetto resta da verificare.

LIVORNO, NON TUTTO NERO — Per il Livorno un punto in due partite, e un buco immenso lasciato da Diamanti partito per l'Inghilterra, sponda West Ham. Ma non è tutto nero: nel secondo tempo la squadra di Russo e Ruotolo viene fuori: nonostante la scarsa collaborazione di Tavano, Lucarelli dimostra di saper ancora fare il centravanti. Candreva dà qualità a centrocampo, tocca una infinità di palloni ed è l'unico a rifornire le punte. In più, cerca due volte il tiro e rischia di trovare due gol: sulla traversa al 2' Lucarelli fa 2-1, sulla ribattuta di De Lucia Danilevicius manca di poco il 2-2. Promosso anche Perticone in mezzo alla difesa: tiene Lavezzi sulla velocità, fa alcune buone chiusure.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
30/08/2009 23:47
 
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Ai viola basta il gol di Jovetic
contro un Palermo spuntato


Il montenegrino firma nuovamente un prezioso gol per la Fiorentina, che poi lo amministra con autorità nonostante le sfuriate del Palermo. Un Gila generoso spreca un'occasione a porta vuota da pochi passi, dall'altra parte è Cavani a mangiarsi il pareggio. Miccoli poco incisivo, Pastore in crescita

FIRENZE, 30 agosto 2009 - Ancora un risultato firmato ancora da lui, Stefan Jovetic. Goleador ma anche ormai un po' uomo-squadra. Ma stavolta, rispetto ai patemi di coppa con lo Sporting, c'è anche lei, la squadra. Che regge con ordine e grinta gli attacchi del Palermo e forse meriterebbe un punteggio più rotondo

GILA SPRECONE — Sul campo di patate del Franchi le due squadre si affrontano subito a viso aperto, ma sono soprattutto i viola a fare la partita: Zanetti sembra aver ritrovato la condizione e Jovetic è subito vivacissimo. Proprio il Montenegrino è il primo protagonista di una clamorosa occasione: riceve palla in area, si gira e tira fulmineo sul palo. Il secondo protagonista è Gila, che a due passi dalla porta vuota incespica sulla respinta e permette alla difesa di liberare. Dal canto suo, il Palermo cresce verso la metà del tempo, quando Pastore inizia a combinare efficacemente con Miccoli e Cavani, ma Jo-Jo Jovetic è sempre in agguato, e dopo una bella manovra corale della sua squadra devia prontamente in porta un tiro-cross di Santana. Il Palermo sbanda per qualche minuto, e gli uomini di Prandelli provano ad approfittarne per chiudere la gara. Ma gli ospiti resistono, pur con qualche affanno, e gradualmente tornano a farsi vedere dalle parti di un Frey comunque sempre sicuro. Cavani peraltro non è sempre tempestivo né preciso nelle conclusioni (vedasi l'occasione costruita da una splendida sgroppata di Balzaretti e conclusa malamente dall'attaccante), mentre Miccoli è attivo ma resta lontano dalla porta.

RICARICA BREVE — Il Palermo torna in campo ricaricato da Zenga e schiaccia spesso nella loro area, che però reggere l'urto nonostante l'estro Pastore sia sempre più nel vivo dell'azione. Dopo 10 minuti di sfuriata rosanero, la Fiorentina torna a guadagnare campo, con Prandelli che pompa energia inserendo Marchionni. Zenga risponde con la versatile qualità di Simplicio, poi anche con Budan ma la Fiorentina continua a tenere in mano la partita, nonostante le difficoltà create dal suo campo: per lunghi tratti i rosanero non riescono a entrare in area. Solo dopo la mezzora torna un brivido dalle parti di Frey, quando un gran colpo di testa di Budan manda la palla a sfiorare la traversa. Ma dall'altra parte Jovetic è sempre lucido e nel finale di ripresa gioca quasi da regista avanzato, mettendo ordine nella manovra viola. E c'è Gila che come d'abitudine fa reparto da solo proteggendo un'enorme quantità di palloni per far salire la squadra. Alla fine formazioni lunghe, ultimi minuti incandescenti con occasioni da entrambe le parti ma in conclusione resta l'1-0, e la firma è ancora di Jovetic.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
30/08/2009 23:50
 
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Il Siena ne fa tre, Cagliari ko

3-1 per i toscani che espugnano il Sant'Elia con una doppietta di Calaiò e un gol di Reginaldo. Per i sardi accorcia Jeda su calcio di rigore. Troppo distratta la difesa dei rossoblù che prende tutti i gol in fotocopia di testa

CAGLIARI, 30 agosto 2009 - Siamo solo alla seconda giornata, certo, e il colore bianconero delle maglie non è quello della Juve, ma l'importanza di uno scontro salvezza rimane sempre tale a queste latitudini. Cagliari-Siena è importante per lo 'scudetto' delle due squadre: conquistare anche quest'anno la permanenza nella massima serie. E' anche la partita degli ex: Giampaolo, che con Cellino non si è mai preso, Del Grosso e il sardo purosangue Fini, fischiato dai suoi ex tifosi. E il Cagliari di Allegri conferma di non amare le partenze lanciate (5 sconfitte consecutive lo scorso anno) uscendo battuto da tre gol praticamente identici.

FIDUCIA A LARRIVEY — I due tecnici emergenti cresciuti sotto la chioccia Giovanni Galeone si giocano il match con schemi speculari. Allegri conferma Larrivey, segno che le gerarchie in attacco cominciano a essere definite. Giampaolo non se la sente di lasciare fuori l'autore del gol contro il Milan, Ghezzal, e sacrifica Jarolim.

CAGLIARI SPUNTATO — Lo spettacolo del primo tempo non è certo degno del maestro (il 3-4-3 spettacolare di Galeone non abita da queste parti): saranno gll interpreti, sarà il terreno in cattive condizioni, ma il duello non decolla. Il Cagliari è aggressivo e mette in difficoltà il Siena con un pressing asfissiante. I toscani si difendono con una buona organizzazione e poi ripartono affidandosi ai guizzi di Vergassola e Maccarone. I sardi sfondano sempre sul lato di Rossettini: Jeda e Cossu si spostano sul suo lato e se lo bevono sempre, ma l'imprecisione nell'ultimo passaggio disinnesca la vivacità dei rossoblù. In sostanza la prima frazione è dominata dal possesso palla degli uomini di Allegri e da una conclusione di testa pericolosa di Calaiò dopo 5 minuti: di poco fuori.

CALAIÒ TESTA D'ORO — La ripresa è tutta nei due colpi di testa di Calaiò: il primo su un cross di Ghezzal dalla destra, con Lopez e Pisano che se lo dimenticano in piena area. Il suo stacco è preciso nell'angolino alla sinistra di Marchetti. Il secondo è sulle conseguenze di un calcio d'angolo: anche qui bellissima torsione e sardi ko. Soprattutto perchè il raddoppio arriva nel momento migliore dei padroni di casa, rianimati dagli ingressi di Nenè e Matri in luogo dei deludenti Cossu e Larrivey.

ARREMBAGGIO CAGLIARI — Ma basta un episodio a infiammare di nuovo il match: tiro di Agostini, mani in area e rigore per il Cagliari. Gol di Jeda che spiazza Curci. I sardi ora ci credono, Nenè di testa le prende tutte e Matri fa un gran movimento. E proprio sull'asse tra i nuovi entrati i rossoblu costruiscono un'azione pericolosa: l'intervento in scivolata di un difensore senese salva tutto. Ma al 44' un'altra 'testata', stavolta di Reginaldo. dimenticato da Conti. E la partita finisce qui.

CORSARI — I toscani tornano a segnare e vincere in trasferta dopo 12 giornate. Non succedeva dall'8 marzo scorso a Catania. Tardivi i cambi di Allegri, che sbaglia decisamente la sua coppia d'attacco. E si dovrà lavorare molto anche sulla concentrazione in fase difensiva.

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
30/08/2009 23:53
 
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Paloschi affonda il Catania


Primo successo stagionale per il Parma, avanti con un gran destro di Galloppa e subito ripreso da Biagianti. Del baby-attaccante la rete del 2-1 finale

PARMA, 30 agosto 2009 - Segna Galloppa, pareggia subito Biagianti e il Catania s'illude. Ma non ha fatto i conti con Paloschi, 19 anni, due gol in due partite alla sua prima stagione da titolare in serie A. Per il Parma è il primo successo stagionale, per i siciliani il secondo k.o consecutivo che vale più di un indizio. A ventiquattro ore dalla chiusura del mercato, Atzori ha ancora bisogno di rinforzi mentre Guidolin, che già ha in mano un buon gruppo, si prepara ad abbracciare Dzemaili dopo Zaccardo (oggi in tribuna).

RABBIA CAPUANO — C'è subito un giallo: al 3' Capuano si pianta per un dolore muscolare, Biabiany s'invola e serve Paloschi, che solissimo calcia su Andujar. L'attaccante si dispera, il difensore è costretto al cambio e quando esce ne dice due allo staff siciliano. Forse un risentimento nel pre-partita non tenuto in considerazione? Al suo posto entra Alvarez, l'equilibrio del match non cambia. Mischia in area, la prima palla gol è per Silvestre ma l'argentino manda alto. E' il preludio al gol del Parma: Paloschi difende palla spalle alla porta e serve Galloppa che di destro (lui che è mancino) fulmina Andujar.

FATTORE M — Botta e risposta in un minuto. Al primo ribaltamento Mascara pesca col contagiri Biagianti, Mirante è incerto e l'attaccante di testa non sbaglia. Dopo 15' torna la parità. Alla fine sarà l'unica indecisione dell'estremo difensore gialloblù, perfetto dopo sulle due conclusioni dello stesso Mascara, vera anima dei siciliani, deviate in angolo. Il Parma ci aveva provato con Alessandro Lucarelli, sempre più simile come goleador al fratello Cristiano, ma la conclusione al volo da fuori area trova pronto Andujar che devia in angolo. Due punizioni di Panucci "telefonate", poi il difensore si fa vedere al cross e stavolta è Morrone a non sfruttare la gran palla.

LA MEGLIO GIOVENTU' — Tocca ai giovani: a inizio ripresa Lanzafame si fa vedere subito per un contatto con Potenza. Un minuto più tardi l'attaccante calcia angolato, Andujar s'allunga e devia ma Paloschi è lì, come il miglior Pippo Inzaghi, e da due passi non sbaglia. Lanzafame (1987), Paloschi (1990) e Biabiany (1988) è il tridente dei ragazzini terribili. Con loro davanti e l'esperienza di Panucci dietro, il Parma di Guidolin può dire la sua. Discorso diverso per il Catania, incapace o quasi di reagire dopo il 2-1: Mascara ha numeri ma in avanti è troppo solo e Delvecchio, per ora, non fa la differenza. Certo i siciliani ci provano a tirare da fuori, ma Mirante non corre pericoli. Finale thrilling: punizione di Mascara alta d'un soffio.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
31/08/2009 20:28
 
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SUPERSUPREMO
2° Giornata
Risultati:

Bari - Bologna 0 - 0
Milan - Inter 0 - 4
Roma - Juventus 1 - 3
Parma - Catania 2 - 1
Atalanta - Genoa 0 - 1
Fiorentina - Palermo 1 - 0
Napoli - Livorno 3 - 1
Cagliari - Siena 1 - 3
Sampdoria - Udinese 3 - 1
Chievo - Lazio 1 - 2

Classifica:


[Modificato da !Serenella! 31/08/2009 20:35]
13/09/2009 19:26
 
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La Samp con la Juve in vetta
Cassano-Mannini, doppia coppia

Un altro assist di Cassano, un altro goal di Mannini. La Sampdoria vince a Bergamo in inferiorità numerica (e grazie a due legni colpiti dall'Atalanta nel finale) e vola in testa alla classifica insieme alla Juventus.

BERGAMO, 13 settembre 2009 - Ad inizio ripresa, Tissone si fa cacciare, la gara sembra prendere una piega a favore dell'Atalanta. Del Neri, però, non si scompone e ha ragione: Cassano indossa il vestito del genietto e regala a Mannini il pallone da tre punti. Reazione dell'Atalanta solo nel finale, ma due pali negano il pareggio alla squadra di Gregucci.

SAMP NERAZZURRA — Barreto, in dubbio alla vigilia per un problema ad un piede, non ce la fa e lascia spazio a Caserta; confermato, invece, l'esordio di Ceravolo come esterno di centrocampo. Del Neri, prima della gara omaggiato dai tifosi nerazzurri con una targa commemorativa, conferma l'11 ormai considerato titolare; il giovane Pozzi, se non altro, riesce a conquistare un posto in panchina. Tra i blucerchiati altri tre ex nerazzurri in campo: Zauri, Pazzini e Tissone.

UN EX IN MENO — Dopo un primo tempo avaro di emozioni - una conclusione pericolosa di Ceravolo che termina a lato, una punizione di Cassano che trova la stessa sorte e un destro al volo di Semioli che spreca da ottima posizione - il secondo tempo comincia con una Samp più intraprendente. Tissone, però - dopo aver impegnato Consigli con un fendente indirizzato all'incrocio - rimedia il secondo giallo e, dunque, la doccia anticipata.

LA SFINGE — Tutti si aspettano il cambio di Del Neri fuori una punta e dentro un centrocampista e, invece, il tecnico blucerchiato non fa una piega: il messaggio "giochiamocela" arriva forte e chiaro ai suoi ragazzi e, infatti, Cassano lo prende alla lettera, semina lo scompiglio nella difesa nerazzurra e, proprio come nell'ultima al Ferraris, consegna palla a Mannini. Il centrocampista sembra perdere il tempo, ma poi s'inventa il tiro a giro che brucia Consigli.

IL BRODINO — Acquafresca, mai pericoloso, sembra più una minestra riscaldata e, difatti, lascia il campo per Tiribocchi. L'Atalanta, però, non dà segni di reazione e si sveglia solo nel finale: Castellazzi si supera su colpo di testa di Doni, il palo lo salva su conclusione dal limite di Valdes e su quella ravvicinata di Tiribocchi. Samp coraggiosa e fortunata, l'Atalanta resta mestamente in fondo alla classifica, mentre i blucerchiati sognano, in vetta, in compagnia della Juventus.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
13/09/2009 19:30
 
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Juve, vittoria e primato

I bianconeri espugnano ancora l'Olimpico a distanza di due settimane: Lazio battuta 2-0 grazie ai gol dell'esordiente Caceres e di Trezeguet. Infortunio per Diego, ben sostituito da Giovinco. Non convalidato un gol di Mauri allo scadere del primo tempo

ROMA, 12 settembre 2009 - Il primo scontro al vertice della stagione (al fischio d'inizio Juve e Lazio guidano la classifica a quota 6, insieme alle genovesi) si conclude con la vittoria per 2-0 della Juve, che espugna nuovamente l'Olimpico a distanza di due settimane. I bianconeri staccano così le altre capolista, in attesa degli incontri di domani. Intanto hanno segnato per la diciannovesima gara consecutiva, interrompendo un'imperforabilità laziale che durava da 346 minuti.

FORMAZIONI — La Juventus torna a Roma rivoluzionata per cinque undicesimi: in difesa debuttano in maglia bianconera Caceres e l'eroe azzurro Grosso, con Legrottaglie che confina Cannavaro in panchina. A centrocampo tocca a Camoranesi al posto di Tiago, mentre in attacco Trezeguet è preferito a Iaquinta, in panca. Del Piero, che non era stato convocato perché non ancora al meglio, deve rimandare l'appuntamento con la gara n. 400 in serie A. La Lazio deve invece fare a meno, fra gli altri, di Zarate, fermato da una decisione del medico sociale. Al suo posto il prescelto per affiancare Cruz è Foggia, che però tiene tutti col fiato in sospeso sino al fischio d'inizio. Nel pre partita si scalda anche Meghni, ma alla fine l'ex cagliaritano ce la fa.

PRIMO TEMPO — Parte a spron battuto la Lazio, che Ballardini vuole alta e spumeggiante. E Muslera e C. obbediscono, pressando la Juve fino a stordirla. Ritmo elevato e grande spinta offensiva: la Lazio per lunghi tratti schiaccia la Juve nella sua metà campo, collezionando una lunga serie di occasioni da rete, soprattutto con tiri da fuori. Tanto che a un certo Buffon perde le staffe con i suoi, naturalmente non senza aver sventato l'ennesima insidia. La prima palla-gol è di marca juventina: Trezeguet, servito da Amauri, conclude con un destro al volo che Muslera vola a deviare in angolo. Al 12' Legrottaglie è costretto ad anticipare di testa in extremis su Cruz, pescato da Foggia in profondità. Un minuto più tardi è Muslera a recuperare la posizione e a togliere un pallone dal sette, opponendosi poi a una conclusione ravvicinata di Trezeguet. Poi la Lazio dà l'impressione di potersi fare un sol boccone della gara: al 21' Kolarov è protagonista di una discesa travolgente, e Buffon devia in angolo un suo sinistro destinato al gol; al 28' ancora il numero 1 juventino salva su un destro improvviso di Baronio, e al 31' ancora il capitano bianconero devia di piede una punizione velenosa di Baronio. L'intensità dei padroni di casa non concede tregua alla Juve, ma soprattutto il suo pressing alto impedisce alla Juve di verticalizzare la manovra, tagliando fuori dalla manovra quel Diego che avrebbe dovuto esserne il faro. Oltretutto il brasiliano non è al meglio, tanto che allo scadere del primo tempo resta a terra, soccorso dalla barella per un dolore alla coscia destra, ed è sostituito da Giovinco. Al 47' la scena madre: punizione battuta da Kolarov, Mauri trova la via del gol dopo un batti e ribatti in area, ma Gervasoni aveva già fischiato, probabilmente per un fallo di Cruz. E così il primo tempo resta sullo 0-0.

SECONDO TEMPO — La ripresa non si differenzia un granché dai primi 45': la Lazio fa la partita, la Juve cerca di agire di rimessa, ma non riesce a farsi pericolosa un po' perché la Lazio è molto attenta anche dietro, un po' perché non sempre il suo attacco sceglie le soluzioni migliori. I padroni di casa però non riescono a tradurre in occasioni da gol il loro predominio territoriale. E così le occasioni migliori nella ripresa sono bianconere: all'8' su un traversone di Grosso Amauri si tuffa e non ci arriva per un soffio, al 21' Giovinco cede a Trezeguet, che colpisce in girata e Muslera dice no, al 23' su azione di contropiede innescata dalla Formica Atomica Amauri prova un tiro dal limite che non insidia Muslera, finchè, al 27', arriva il vantaggio della Juve, siglato dall'esordiente Caceres. La Lazio accusa il colpo, Ballardini manda in campo prima Inzaghi al posto di Dabo, poi Eliseu per uno stremato Foggia. Ma i padroni di casa hanno già dato il meglio, mentre la Juve si conferma squadra coriacea e inaffondabile. E implacabile sotto rete: cross di Giovinco, Muslera respinge su Amauri, Trezeguet ribadisce in gol. E poco importa che la Lazio l'abbia fatta a lungo soffrire: intanto la Juve aspetta da capolista solitaria le sfide di domani.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
13/09/2009 19:31
 
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Milan troppo pallido a Livorno


I rossoneri non brillano al Picchi e portano a casa solo un pareggio. Unica emozione, una traversa colpita da Pirlo su punizione. Huntelaar gioca meno di un'ora e viene sostituito da Inzaghi: male anche Ronaldinho

LIVORNO, 12 settembre 2009 - Iniziare a giocare per davvero dopo un'ora, e nemmeno troppo bene, non è una grande idea se si vuole fare strada in classifica. Il Milan si blocca a Livorno, uno 0-0 che rispecchia la partita bruttina, in generale, e dei rossoneri in particolare. D'altronde i toscani non erano intenzionati a regalare calcio-spettacolo, affidandosi alla loro grinta. Unica recriminazione per gli uomini di Leonardo, una traversa di Pirlo su punizione: troppo poco. Specie se confrontato con il resto della squadra: quasi tutto sotto la sufficienza, specie l'attacco. Non a caso ribaltato dopo meno di un'ora.

CANDREVA O "CADREVA"? — Se il migliore del Milan nel primo tempo è Flamini vuol dire che qualcosa non va. Niente contro il francese, ma essendo lui uomo più di rottura che di costruzione, si spiegano le difficoltà rossonere. Di contro c'è un Livorno tutto grinta e corsa, che non butta mai via il pallone e lascia le chiavi della squadra a Candreva. Uno che, appunto, corre e crea: in più calcia benissimo le punizioni, costringendo Storari a un paio di respinte di pugno (e da brividi). Peccato per la scritta sbagliata sulla maglia, "Cadreva": magazziniere toscano dietro la lavagna.

LUCARELLI SCIUPA — Grinta e corsa, il Livorno, ma poca lucidità sotto porta. Lucarelli ha due occasioni chiarissime, quasi in fotocopia, da calcio d'angolo. La difesa del Milan (non) lo marca a zona e Cristiano ha tutto il tempo per prendere la mira. Ma di testa la mette fuori, in entrambi i casi. Vecchie crepe che riemergono, le distrazioni su palla inattiva dei rossoneri; che di contro, in avanti, latitano parecchio.

POCA LUCE — Ronaldinho è un fantasma, Pato si nasconde e Huntelaar ci mette quantomeno la buona volontà. E' lui infatti l'unico milanista a impegnare De Lucia, due volte: prima con un colpo di testa debole, poi con un rasoterra di sinistro. Manca, comunque, e si vede, uno che faccia girare la squadra. Ci vorrebbe Pirlo, ma il bresciano rimane in panchina fino al 56'. Seedorf, il suo teorico sostituto, come gli altri, viaggia a marce basse.

MEGLIO CON PIRLO — Al 56', appunto, entra Pirlo al posto di Ronaldinho. Con lui dentro Inzaghi per Huntelaar. Attacco rivoluzionato per Leonardo, che spera nella freschezza dei nuovi entrati. E il regista della Nazionale, in effetti, la scossa la dà quasi subito centrando la traversa su punizione. Il Livorno è un po' sulle gambe, i centrocampisti non corrono più (come è normale che sia) e aumentano gli inserimenti di Ambrosini e Flamini. Bastano due tamponi in mezzo come Filippini e Bergvold per riportare l'ossigeno tra i toscani a livelli accettabili.

LIVORNO ORDINATO — L'effetto-sorpresa milanista, insomma, si spegne presto. Inzaghi ha una buona occasione, servito da Pato, ma calcia addosso a De Lucia in uscita: paradossalmente, l'azione era nata da un contropiede. Nel finale c'è spazio anche per Abate, nel Milan, ma non è facile per lui riuscire a sfondare. Perché il Livorno si chiude con ordine, senza alzare le barricate. E' giusto il pareggio, che premia i toscani e lascia l'amaro in bocca ai rossoneri.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
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