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SUPERSAGGIO
SuperCagliari vede l'Europa
Il Parma ripiomba nella crisi

Al Sant'Elia finisce 2-0 con le reti di Lazzari e Matri: i sardi convincono e vincono meritatamente. Gli emiliani provano qualcosa nella ripresa, ma non basta. Per Guidolin solo due punti nelle ultime nove partite

CAGLIARI, 21 febbraio 2010 - Cagliari-Parma finisce 2-0. E non poteva che essere così. Una squadra (il Cagliari) in grande salute, che gioca con la testa sgombra, e che da mesi propone un calcio piacevolissimo, soprattutto in fase offensiva. Altro che salvezza, un posto in Europa non è una chimera. Mercoledì c'è il recupero con l'Udinese, che potrebbe dire molto. Dall'altra un Parma che ha fatto 2 punti nelle ultime nove partite. L'1-1 con l'Inter poteva essere una svolta, che però è rimasta sulla carta. E per fortuna che delle pericolanti nessuna ha vinto. Così il margine sulla terz'ultima resta di sette punti. Ma continuando così anche la squadra di Guidolin sarà in prima linea nella lotta per evitare la B.


PERFORABILE E PREVEDIBILE — Allegri, che ha quattro difensori contati, mette subito alle corde il Parma di Guidolin, che esclude inizialmente Galloppa, il suo miglior centrocampista. Sulla fascia destra si aprono voragini: Zenoni viene preso in mezzo ogni volta che i sardi affondano. Al 3' viene annullato un gol a Matri, ma poco dopo Lazzari va via sulla solita fascia e il suo cross viene deviato da Zaccardo. Nulla da fare per Mirante: ci si mette anche la sfortuna per gli emiliani, sotto forma di un'autorete. Cossu fa impazzire il Parma, Matri e Nenè si trovano: certi sprazzi del Cagliari sono davvero piacevoli e spiegano molto della classifica dei sardi. Non serve a molto neppure il cambio di modulo degli emiliani, che dietro passano a 4.

SUSSULTO — Gli emiliani si scuotono intorno alla mezz'ora e sfiorano l'1-1 col destro di Valiani che si stampa sul palo. Ma proprio nel suo momento migliore, il Parma incassa un pesantissimo 2-0. Nenè si muove bene sulla sinistra e pesca in area Matri, perso colpevolmente da A. Lucarelli. Per uno dei fidanzati più invidiati d'Italia l'undicesimo gol stagionale arriva di testa.


CAMBI INUTILI — Guidolin riparte con Antonelli e Galloppa per Castellini e Lunardini. Il Cagliari rallenta il ritmo elevatissimo del primo tempo e concede un po' di campo al Parma. Che non è una squadra moralmente rassegnata, ma anche quando attacca fatica a trovare la giocata di qualità. Specie quando latita Biabiany, sostituito da Bojinov dopo aver mancato di poco la porta per il possibile 2-1. Guidolin spera fino alla doppia parata di Agazzi su Antonelli e Crespo, poi il Cagliari gestisce il finale in grande tranquillità. Anzi, è Zaccardo ad evitare il 3-0 salvando sulla linea il tiro del nuovo entrato Larrivey.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
21/02/2010 22:40
 
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SUPERSAGGIO
Pellissier, il Chievo vola
E' inferno Atalanta

Basta un gol dell'attaccante aostano allo scadere del primo tempo a regalare tre punti fondamentali per la squadra di Di Carlo. I nerazzurri non sfruttano una ghiotta occasione per rilanciarsi in classifica

BERGAMO, 21 febbraio 2010 - E' il più classico dei match-point sprecato dall'Atalanta per rimettersi in corsa e trasformato - invece - dal Chievo che sale sul treno salvezza. Ottimo risultato con il minimo sforzo (un tiro di Pellissier deviato da Garics alle spalle di Consigli) per la squadra di Di Carlo che, con questa vittoria - e considerati i risultati degli altri campi - si piazza in una posizione tranquilla, mentre l'inferno nerazzurro arde sempre di più.

DALLA TRIBUNA CON FURORE — Un problema muscolare occorso a Sardo durante il riscaldamento catapulta Frey dagli spalti dell'Atleti Azzurri d'Italia direttamente in campo; molte altre novità per Di Carlo, che rivoluziona la squadra: De Paula è preferito a Granoche, Rigoni a Bentivoglio e Morero a Mandelli. L'Atalanta, invece, è quella classica dal punto di vista tattico, obbligata per quel che riguarda le assenze: Manredini e Bellini - squalificati - sono rimpiazzati da Bianco e Peluso; a centrocampo Guarente e Padoin a costruire gioco, Doni a rifinire e Amoruso di punta (preferito a Chevanton e Tiribocchi).

FURORE SOLO SUL TABELLONE — Nei primi 44' non si conta una sola occasione da rete degna di questo nome. Chievo e Atalanta si studiano e - forse - si godono anche i risultati provenienti dagli altri campi, quasi tutti favorevoli in chiave salvezza: il Bologna perde in casa, così come il Catania a Roma e la Lazio a Palermo, così i tifosi si accontentano delle emozioni da "tabellone", anche perché in campo - viceversa - si sonnecchia.

EL SEGNA SEMPER LU — Poi, dal nulla, spunta come sempre il piedino di Pellissier che dal limite - e grazie ad una deviazione di Garics - scavalca Consigli. L'Atalanta sembra davvero attanagliata dalla paura e non riesce a reagire, se non in maniera troppo confusa. Proprio allo scadere della prima frazione, Guarente a centro area avrebbe il pallone buono, ma la sua conclusione finisce in curva.

SOTTO UN TIR — Il gol subito praticamente a freddo - era il 44' ma anche la prima, vera, occasione da rete - toglie all'Atalanta le poche certezze rimaste. Mutti se ne accorge e cerca di mandare un segnale alla squadra: dentro Tiribocchi al posto di Ferreira Pinto. La mossa, se non altro, sortisce l'effetto di scuotere i suoi ragazzi dal torpore, anche se presta il fianco al contropiede avversario. Non a caso - se si eccettua una traversa quasi fortuita di Garics - la migliore occasione è ancora per il Chievo, col solito Pellissier che - al volo dal limite - impegna a terra Consigli.

L'ULTIMO JOLLY — Mutti si gioca anche la carta Chevanton per il forcing finale, favorito anche dall'espulsione di Rigoni per doppia ammonizione al 32' del secondo tempo. Tiribocchi ci prova di testa ma trova una splendida risposta di Sorrentino, poi Chevanton supera il portiere ma non Bentivoglio appostato sulla linea, infine ancora Sorrentino alza la saracinesca e ribatte la conclusione di Volpi dal limite. Il forcing finale dei nerazzurri è intenso, ma altrettanto confuso è sterile. La faccia di Mutti, a fine gara, descrive al meglio la delusione in casa nerazzurra. Per la salvezza, ora, serve davvero un miracolo.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
22/02/2010 00:05
 
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Borriello-Pato
Il Milan può sognare

I rossoneri passano a Bari con un netto 2-0. Un gol per tempo: spettacolare girata al volo del centravanti e rete del brasiliano nella ripresa. All'89' Abbiati para un rigore a Barreto. Rossoneri a -7 dall'Inter con una gara in meno: mercoledì recupero con la Fiorentina

BARI, 21 febbraio 2010 - Con esperienza e autorità il Milan conquista tre punti fondamentali a Bari dove vince 2-0; risultato che a Manchester farebbe volare i rossoneri ai quarti. Di Borriello e Pato i gol della vittoria. Con la ciliegina finale di Abbiati che all'89' para un rigore a Barreto. Grande prova di spirito come piace a Leonardo che può contare sul solito Ronaldinho, ancora una volta decisivo con le sue giocate e il dodicesimo assist. L'Inter ora è a 7 punti, con la prospettiva di recuperare mercoledì al Franchi la gara con la Fiorentina e avvicinarsi ulteriormente ai nerazzurri.

BORRIELLO E BARRETO — Marco Borriello e Christian Abbiati per ricominciare. Sotto l'egida di Leonardo, convinto più che mai del suo Milan. La punta centrale ritrova spazio nel tridente, mentre a staccare la spina è Dida dopo le indecisioni di Coppa. Giampiero Ventura, dopo l'esperienza di Cagliari, torna al 4-4-2 e schiera in attacco Barreto che al Sant'Elia era squalificato.


POSSESSO PALLA — Il Bari medita l'impresa, ma l'approccio alla gara è sconcertante. La squadra di Ventura adotta un atteggiamento attendista e non pressa i portatori di palla. Scelta tattica? Con il passare dei minuti è in realtà il Milan a marcare un gap tecnico esagerato, anche se per quasi mezzora i rossoneri dominano nel possesso, ma non trovano spazi negli ultimi venti metri dove i pugliesi erigono autentiche barricate. Il leit-motiv è costante: il Milan fa girare la palla e concentra il suo gioco sui brasiliani. Ronaldinho, proprio come piace a Berlusconi, spesso si accentra cercando l'uno-due con Pato, ma il giovane connazionale è molto lontano dal suo standard ideale. A fare la differenza è invece Ambrosini: gigantesco e implacabile a centrocampo; il punto di partenza del gioco rossonero.

MAGIA BORRIELLO — Se il Milan interpreta la partita con pazienza e metodo, il Bari stupisce invece per il suo atteggiamento prudente. Occorrono 26 minuti per vedere finalmente all'opera i padroni di casa che giustamente protestano per un rigore non assegnato da Gava. Il fallo lo commette Bonera su Barreto. Inutili le proteste. Potrebbe essere la scossa per scuotere i biancorossi che perdono Meggiorini per infortunio (dentro Sforzini), invece è il Milan a riprendere il possesso della gara. Al 41' Borriello gira a porta vuota e Bonucci salva sulla linea di porta. E' la prova generale del gol che arriva al 43'. L'assist è di Ronaldinho, un cross tagliato e geniale da sinistra a destra, su cui si avventa il bomber rossonero che infila sul primo palo con la consueta mezza rovesciata al volo spettacolare.


ECCO PATO — Il Bari inizia la ripresa con il pressing alto. Il Milan opta per la prudenza, ma sempre pronto a ripartire e ribadire il suo strapotere tecnico. Il possesso palla fa la differenza, ma anche l'organizzazione difensiva dei rossoneri, all'insegna del sacrificio. Ventura al 17' toglie Rivas per Almiron. L'ex juventino, nel vertice alto del rombo, dà la carica ai compagni. Ma il Milan regge e non si scompone. Leonardo però aggiunge mattoni alla difesa: toglie l'ammonito Bonera e inserisce Jankulovksi. Esattamente quando Pato raddoppia. Ambrosini sfonda e allarga a sinistra per Dinho: cross, Gillet allontana e palla al "Papero" che infila con sicurezza. Al 27' Borriello si lamenta per un problema muscolare; Leo lo accontenta e inserisce al suo posto Inzaghi. Il Bari prova a ragionare, ma manca la grinta. Probabilmente rassegnato dal doppio vantaggio dei rossoneri. C'è spazio anche per Beckham (fuori Gattuso). E soprattutto per Abbiati, fino all'89' disoccupato, perché para con classe un rigore a Barreto. E' il sigillo sul 2-0.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
24/02/2010 23:47
 
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Recupero 17ª Giornata
L'Udinese si ritrova
Il Cagliari si scioglie

Nel recupero della 17ª giornata i friulani vincono 2-1 con Sanchez e Di Natale, recuperando il gol iniziale di Jeda. I sardi falliscono l'aggancio alla Juve al 4° posto, i bianconeri scavalcano la Lazio in classifica. Trefoloni ignora un clamoroso mani in area di Nené

UDINE, 24 febbraio 2010 - Buona la seconda. Il Marino-bis aiuta l’Udinese che batte il Cagliari 2-1, con le reti di Sanchez e Di Natale, riacciuffando una gara che pareva segnata dal gol subito a freddo, al 3’ da Jeda. Il successo vale il sorpasso alla Lazio e una grande iniezione di fiducia sulla strada della salvezza. Per i rossoblù, invece, 15 punti nelle ultime 8 gare, sfuma l’aggancio alla Juve, al 4° posto, ma non le ambizioni di potersi ancora giocare un piazzamento europeo, da qui a fine stagione.

INIZIO DA BRIVIDI — Il tecnico Marino, mandato via proprio dopo Udinese-Cagliari, gara della 17a giornata rimandata per il gelo, ritrova la panchina friulana, proprio per il recupero della gara contro i sardi. Nel mezzo, sotto la gestione De Biasi, otto punti in altrettante gare. Inizio da brividi per l’Udinese: dopo una girata di Di Natale, e una conclusione di Cossu alzata da Handanovic sopra la traversa, il Cagliari passa. La difesa resta a guardare lo stacco in area di Jeda, che non incontra difficoltà nell’andare a segno. È tale la libertà concessa al brasiliano, che se non avesse colpito di testa, avrebbe avuto il tempo di stoppare e farlo di piede. Subito il gol, l’Udinese non demorde e prova a colpire il Cagliari. Ci prova, soprattutto sulla sinistra, dove Pasquale è pericoloso al 7’, con un cross teso non sfruttato dai suoi compagni, e, al 18’ con una spaccata mancata da Di Natale. La cerniera difensiva Astori-Ariaudo fa buona guardia, le giravolte di Sanchez non sortiscono gli effetti sperati e il Cagliari trema solo per due disattenzioni difensive che Floro Flores, al 28’ e 46’, non sfrutta al meglio. Il Cagliari chiude i primi 45’ in vantaggio, perfetta applicazione del “massimo rendimento con il minimo sforzo”; un tiro in porta e un gol. Ce ne sarebbe un secondo di gol, al 24’ e sempre di Jeda, ma il guardalinee vede benissimo e annulla per un millimetrico fuorigioco.

LA RIPRESA — La ripresa vede un’Udinese più arrembante, che sfiora il pari con Floro Flores, diagonale al 5’ a fil di palo e soprattutto con Di Natale, che ben liberato davanti a Marchetti si fa deviare di piede in angolo la conclusione da pochi passi. Nel mezzo, una svista molto grave: in area Nenè stacca con il pugno alto e colpisce la palla. Rigore sacrosanto, che però sfugge alla terna arbitrale. Il torto non demoralizza l’Udinese che continua a spingere e trova, con l’ingresso di Pepe, la marcia in più per guadagnare campo e schiacciare il Cagliari. Su una ripartenza, il Cagliari, al 16’, con Matri, va vicino al 2-0: la sua conclusione, in contropiede, è smorzata in uscita da Handanovic e poi liberata dalla difesa. Qui gira il match: in 10’ si passa dal possibile 0-2 al 2-1. Il pareggio, al 23', è opera di Sanchez, che in area sfrutta un rimpallo, dopo un’azione confusa. È ossigeno per le speranze dell’Udinese che 2’ dopo trova il gol del vantaggio. Lo fa con il suo uomo più decisivo e rappresentativo, Di Natale, che di piatto chiude un bell’assist da destra di Isla. L’abbrivio della gara è ora tutto per l’Udinese, che riesce a controllare la reazione del Cagliari, che nel finale, con Larrivey e Matri, fa venire qualche brivido di troppo ad Handanovic.

IL PUNTO — Quella dell’Udinese sa di vittoria della svolta: una sconfitta poteva essere letale per le speranze di salvezza, invece il gruppo ha dimostrato di essere vivo e, nonostante qualche amnesia difensiva, anche capace di produrre un bel calcio, ispirato dal talento di Di Natale, Sanchez e Pepe, vero uomo partita. Il Cagliari, per più di un’ora alla vertiginosa altezza Champions, non ha sfigurato, ma si è chiuso troppo, e troppo a lungo ha lasciato il pallino ai friulani. Il possibile 2-0 fallito da Matri è però come un segnale da tener presente da qui a fine stagione: mai sottovalutare la squadra di Allegri, ha i numeri per colpire e fare ancora tanta strada.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta

24/02/2010 23:47
 
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SUPERSAGGIO
Recupero 17ª Giornata
Milan, che rimonta a Firenze
Ora l'Inter è solo a +4

Nel primo tempo grande Fiorentina che passa con Gilardino. I rossoneri reagiscono nella ripresa e trovano nel finale i gol di Huntelaar e Pato. Fallo da rigore su Montolivo. Leonardo torna al secondo posto e riapre il campionato

FIRENZE, 24 febbraio 2010 - Con un finale da infarto, il Milan conquista Firenze e balza al secondo posto del campionato portandosi a 4 punti dall'Inter. Il recupero del 17° turno sembra avviato verso la vittoria dei viola, grazie a un gol di Gilardino nel primo tempo, ma deve fare i conti con il coraggio di Leonardo che alla mezzora della ripresa inserisce Huntelaar, lancia il 4-2-4 e trova la vittoria con le reti dell'olandese e del solito Pato, subito dopo un fallo da rigore di Thiago Silva su Montolivo. In mezzo, ancora una volta, lo zampino di Ronaldinho.

SOGNI — L'albero di Natale - nell'era Ancelotti, culto rossonero - per aprire il Milan. Cesare Prandelli conviene che sia lo schema ideale per battere la squadra di Leonardo e tornare a sognare. La punta dell'ariete è Gilardino. Jovetic e Marchionni il supporto del bomber. Ma per frenare Pato opta per Felipe, difensore puro, mentre a centrocampo tocca a Donadel. Ma di sognare va anche a Leonardo. Il brasiliano rilancia: squadra che vince non si cambia. Dopo avere ipotizzato l'impiego di Jankulovski, si affida all'undici titolare di Bari, con Abate e Bonera esterni difensivi.

PIRLO E POI SOLO VIOLA — Il pronti e via è spettacolare. Viola e rossoneri si affrontano a viso aperto. Squadre molto corte e difese alte. Il Milan al 2' costruisce una palla-gol: tiro di controbalzo di Pirlo dal limite ribattuto da Montolivo con Frey battuto. Borriello ci prova al 5' da identica posizione, ma il suo destro viene deviato in angolo. La Fiorentina risponde senza scomporsi. Prandelli ordina di pressare su Pirlo e alza ulteriormente il baricentro. I viola applicano alla lettera la lezione aggiungendo velocità e gioco aggressivo. Il raddoppio è sistematico. Soprattutto a destra dove Montolivo si alterna con Marchionni. Spettacolare il dialogo tra Vargas e il capitano viola. I due svariano e costruiscono il gioco, mentre Donadel va in copertura.

LA LEGGE DEL GILA — Per il Milan segnali inquietanti che si amplificano quando Ambrosini si procura una contusione al polpaccio sinistro. Il capitano regge, ma la Fiorentina passa. Al 14' Vargas crossa in mezzo; Jovetic prolunga e Gila, che sguscia come un assatanato nella difesa molle del Milan, la mette dentro di tacco con la furia dell'ex che non l'ha ancora mandata giù. Ma che buco la difesa rossonera, che apre un varco clamoroso. L'ex di turno potrebbe raddoppiare al 27', ma il bolide della punta viene murato da Bonera. Il Milan non regge il ritmo altissimo e molla le redini a centrocampo dove perde il totem Ambrosini. Tocca a Flamini, ma i rossoneri non riescono più a sviluppare la manovra, chiusi dall'organizzazione difensiva dei viola. L'unico guizzo è proprio del francese che al 44' con un rasoterra dal limite sfiora il palo. Troppo poco però per restituire entusiasmo a Leonardo che assiste impotente al decadimento dei suoi.

SALE IL MILAN — La ripresa inizia con Gobbi al posto di Natali (stiramento al bicipite femorale). Stessa la musica; solisti i viola. Ma il Milan ribatte con più convinzione e riesce ad aprire un varco e liberarsi per il contropiede. Pato sale in cattedra. Numeri incredibili. Finte in fazzoletti di campo. Ci prova al 6', ma il suo diagonale sfiora il palo; e ancora al 10' quando, dopo un tocco di bacchetta magica, mette davanti a Frey, ma Borriello e Pirlo non ci arrivano. E' il Milan che piace a Leonardo: sicuro e veloce. Prandelli lo capisce al volo e rafforza il centrocampo: fuori Jovetic e dentro Zanetti. Si passa a un 4-4-2. Il tecnico viola aggiunge muscoli freschi e toglie anche Gilardino - acciaccato - per Keirrison. I rossoneri sembrano prevalere, tra l'altro con il valor aggiun to di Jankulovski inseiro al posto di Bonera. Ma i viola tengono e alla mezzora è Abbiati a dire di no a Montolivo con una grande parata a terra.

HUNTELAAR E PATO — Non c'è più tempo e Leonardo aggiunge carne al fuoco: fuori Gattuso, dentro Huntelaar. Quattro attaccanti e poco equilibrio per sperare. Ma è una mossa vincente. L'olandese algido e implacabile monetizza con uno splendio gol sul primo palo, dopo un grande triangolo con Ronaldinho. Per il brasiliano è il 13° assist, per Huntelaar il sesto gol in campionato. La Viola reagisce e al 41' recrimina per un rigore non concesso da Rosetti. Chiaro l'intervento di Thiago Silva su Montolivo; la palla va a Keirrison, ma Abbiati gli sbarra la strada con uno strepitoso intervento. La replica arriva al 43' quando devia oltre la traversa il colpo da biliardo di Vargas. Abbiati da beattificare, perché spiana la vittoria dei rossoneri: con Pato che raccoglie in area e batte defintivamnete Frey.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
28/02/2010 12:19
 
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Catania, 4 gol e 3 punti
Bari: maledizione rigori

I rossazzurri travolgono i pugliesi 4-0: reti di Ricchiuti e Llama nel primo tempo e di Morimoto e Martinez nella ripresa. Barreto colpisce un palo su rigore sul provvisorio 2-0: i pugliesi sprecano troppo e vengono puniti

CATANIA, 27 febbraio 2010 - Il Catania batte il Bari 4-0, ottiene il quinto risultato utile di fila in casa, e mette altri tre punti di distanza (+4) sulla zona retrocessione. Mattoncini per costruire l'edificio salvezza, per una squadra costretta a sgomitare nei bassifondi di classifica. Vittoria fatta in casa, ottenuta però con firme straniere: quelle dell'oriundo-argentino Ricchiuti, dell'argentino Llama, favoloso, dell'altro argentino Martinez e del giapponese Morimoto. Vittoria che è arrivata senza Mascara, ma non è però mancato troppo a un tridente d'attacco, quello dei rossazzurri, davvero convincente. Il Bari, alla quarta sconfitta di fila, ha pagato cari gli sprechi sottoporta. Barreto, a tratti imprendibile, ha però sbagliato un rigore sullo 0-2. E i pugliesi poi sono affondati.


SUBITO CATANIA — La squadra di Mihajlovic parte forte. Volitiva, propositiva, con il senso di urgenza tipico di una squadra che ha bisogno di punti in classifica come del pane. Il Bari invece è timido, un po' addormentato, stenta ad entrare in partita. E viene punito. Dal gol di Ricchiuti, a segno già al 4' con un sinistro incrociato violento da fuori area. Il Catania fa molto movimento sugli esterni alti del tridente offensivo: Martinez è pericoloso di testa, sulle sponde, e ciabatta male di destro la palla buona del possibile 2-0. Che realizzerà invece l'altro esterno, Llama, meno potente del suo omologo sull'altra corsia, ma rapido e tecnico. Dal suo piede sinistro arriva il raddoppio, che finalizza una sgroppata in contropiede dell'argentino: una conclusione meravigliosa, violenta e tagliata: insomma, lo avesse fatto un nome altisonante, un gol così, se ne parlerebbe per giorni.

PERICOLO BARRETO — Il Bari carbura con il passare dei minuti. Il suo attacco ha un nome solo: Barreto. Rapido, anzi ul fulmine, bravo nel dribbling e sempre pronto a concludere in porta. L'attaccante brasiliano si crea due occasioni, ma non è altrettanto bravo a concretizzarle, anche per "colpa" di Andujar, che lo ipnotizza in uscita. All'intervallo è 2-0 Catania, un risultato che premia i rossazzurri più ancora per l'atteggiamento aggressivo anche in fase di non possesso palla (con il pressing alto), che per il numero di occasioni sottoporta.

BIVIO RIGORE — Il bivio della ripresa è il rigore calciato da Barreto sul palo. Penalty decretato per un mani di Capuano su cross di Rivas. Barreto aveva già sbagliato un penalty contro il Milan nell'ultima uscita: ne ha sbagliati adirittura 4 su 8 in questa stagione. Il Catania approfitta degli spazi in contropiede e del crollo psicologico del Bari - che pure continua a spingere e mancare occasioni - e nel finale arrotonda il risultato con le reti del nuovo entrato Morimoto e di Martinez, all'ottavo centro del suo campionato.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
28/02/2010 12:20
 
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La Fiorentina scopre Keirrison
Lazio bloccata nello stadio vuoto

Dopo 7' Siviglia sblocca di tacco. Il brasiliano nel recupero realizza il primo gol in A ed è 1-1.. Il brasiliano nel recupero realizza il primo gol in A e sigilla il pari. Mauri nel finale di primo tempo fallisce il raddoppio. Prandelli ha buone risposte dai giovani innesti, visto i tanti infortuni

ROMA, 27 febbraio 2010 - Viene dal Brasile l'uomo che salva la Fiorentina dalla settima sconfitta in nove partite e toglie il sorriso alla Lazio, che si ritrova alle spalle del Catania e a più tre punti dalla terz'ultima in classifica, il Livorno, impegnato domani in casa col Siena. Keirrison, 21 anni, entrato nel secondo tempo al posto del serbo Ljajic, al secondo minuto di recupero approfitta di una distrazione della difesa biancoceleste e infila Berni di destro. Non è bastata alla squadra di Reja una magia di Siviglia al 7' del primo tempo. Un gol segnato proprio come aveva fatto Mancini in un Parma-Lazio del 17 gennaio 1999, undici anni fa. Una rete rimasta storica, legata a una vittoria importante in Emilia: 1-3. Ma quella di ieri di Siviglia, che di gol non ne fa tanti (in questa stagione è il terzo) ma che alla Fiorentina aveva già segnato nell'ultima vittoria laziale, non avrà la stessa fortuna.


LAZIO BENE NEL PRIMO TEMPO — La Lazio, schierata per la prima volta da Reja con la difesa a quattro, nel primo tempo è apparsa determinata. Ha tenuto bene il campo in ogni zona e anche dopo la rete del vantaggio non ha smesso di essere pericolosa. Nell'ultimo minuto del primo tempo, con una Fiorentina che probabilmente accusava la stanchezza per il match contro il Milan, Mauri servito da Floccari non realizza un gol facile facile che avrebbe probabilmente messo al sicuro il risultato proprio allo scadere.

I VIOLA NON MOLLANO — Nella ripresa la Fiorentina è cresciuta, mentre i biancocelesti si sono impegnati più a difendere il risultato che a chiudere l'incontro. Berni, il terzo portiere della Lazio che nel primo tempo non aveva mai corso seri rischi, si supera prima su De Silvestri poi su Jovetic. Nel finale arriva l'espulsione di Edy Reja, cacciato dall'arbitro Romeo per proteste dopo la mancata ammonizione di Marchionni, quindi l'assalto viola e il tocco decisivo di Keirrison nato da un cross di Gobbi toccato poi da Jovetic. Prandelli dunque limita i danni, in un incontro che - viste le assenze di Gilardino, Vargas, Natali, Gamberini e Santana - sembrava destinato a non aver fortuna. E sabato prossimo a Firenze arriva la Juventus.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
28/02/2010 22:51
 
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L'Inter doma l'Udinese
Il Milan resta a -4

Grande partita al Friuli, con i bianconeri in vantaggio per primi con Pepe e i nerazzurri che ribaltano subito il risultato grazie a Balotelli e Maicon. A fine primo tempo il gol di Milito sembra chiudere la gara, ma nella ripresa dopo pochi minuti Di Natale la riapre, per mantenerla avvincente fino al recupero: al 50' traversa di Inler

UDINE, 28 febbraio 2010 - Spesso si dice "classifica bugiarda", parlando di una delle ultime, per fare un complimento di circostanza. Ma nel caso dell'Udinese, come si usa dire, è tutto vero. La squadra di Marino, contro l'Inter, ha messo in campo grinta e qualità, aggiungendo valore alla vittoria nerazzurra, già importantissima in quanto tiene lontano il rumore dei nemici (MIlan in primis).

FUOCHI D'ARTIFICIO — L'avvio è da spettacolo pirotecnico. Due soli minuti e Cuadrado pesca Di Natale sulla trequarti. Il fantasista vede il taglio in area di Pepe e da vero rifinitore indovina il corridoio giusto : l'ala destra, a tu per tu col portiere, non sbaglia. Altri quattro minuti e l'Inter, dopo un attimo di sbandamento, riordina le idee quanto basta per dare (tramite Maicon) a Balotelli la palla al limite dell'area per il gran tiro del pareggio. Passa un altro quarto d'ora ed ecco il vantaggio-capolavoro nerazzurro: azione che parte da Maicon, e dunque sulla destra su cui svaria Milito a proseguire, l'argentino vede al limite in mezzo Pandev, il quale a sua volta ha l'occhio lungo e indovina l'incursione ancora di Maicon, a cui dà la palla per il bolide al volo in diagonale. Ribaltone in meno di 20 minuti, dunque: e l'Udinese che fa, si arrende? Manco per niente. Non c'è l'ariete Floro Flores, ma Di Natale e Sanchez sono due punte tanto veloci nella profondità quanto capaci di tornare a procurarsi palla. E alle spalle hanno un Pepe - tornato all'altezza del suo nome - e un Inler pronti a inserirsi, con Pasquale che imperversa sulla sinistra. All'Inter però va il merito di rispondere colpo su colpo: la mediana Stankovic-Mariga dà la possibilità al trio Balotelli-Sneijder-Pandev di tenere sempre in allarme la difesa avversaria. Ma è soprattutto SuperMario a cercare la conclusione con frequenza e a svariare su tutto il fronte d'attacco: il suo cross per l'allungo interista parte dalla sinistra, in teoria fascia opposta alla sua, ed è quello che dà a Milito la palla per il delizioso colpo di testa angolatissimo sul secondo palo che regala all'Inter il doppio vantaggio.


BOTTI — Se il primo tempo era partito coi fuochi d'artificio, la ripresa si avvia col botto. L'Udinese aggredisce da subito, l'Inter sembra sorpresa e il gol arriva dopo 7 minuti, in modo rocambolesco ma a norma di regolamento. Punizione di Di Natale, in barriera c'è un tocco di mano, poi palla sul palo e irruzione di Pepe per il gol. Ma l'arbitro aveva già fischiato rigore, che poi Di Natale trasforma. E a questo punto si torna alla situazione dell'1-2 del primo tempo: Udinese senza timori reverenziali alla caccia del pari, nerazzurri alla ricerca del gol decisivo. Il tutto a vantaggio di un grande spettacolo. Anche perché le difese non stanno a guardare: da una parte Lucio è parente stretto dell'eroe di mercoledì a San Siro, dall'altra Coda spesso si supera su Milito. I tecnici mettono mano ai campi, nell'Inter entra Eto'ò per uno spento Pandev mentre l'ottimo ma esausto Balotelli è rimpiazzato da Materazzi che va a dare una mano a una difesa sempre sotto pressione. I centrali nerazzurri ora sono praticamente tre, perché Thiago Motta avanza ben poco la sua posizione. In effetti l'Udinese ci prova fino all'ultimo: prima Sanchez di testa da due passi grazia Julio Cesar colpendo centralissimo, poi Cuadrado arriva a tu per tu col portiere senza decidere se concludere o cercare Di Natale alla sua sinistra, producendo una giocata ibrida che finisce fuori. E via così fino al recupero, con la traversa di Inler al 50': e a vincere, oltre all'Inter, è lo spettacolo.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
28/02/2010 22:58
 
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Pato, doppietta e infortunio
Il Milan liquida l'Atalanta

Il brasiliano protagonista: due gol e sul 3-1 (in gol anche Valdes e Borriello) esce per un guaio muscolare alla coscia destra. Rossoneri a +3 sulla Roma

MILANO, 28 febbraio 2010 - Il Milan batte l'Atalanta 3-1. Un mix di cinismo e tecnica contro un buon avversario che ce la mette tutta, ma che alla fine non può reggere il confronto. La conferma arriva da Pato che mette a segno una doppietta (12 i gol in campionato), prima del gol di Valdes e quello di Borriello. Ma il brasiliano dopo la gioia deve fare i conti con un infortunio muscolare alla coscia destra in un'azione di contropiede. Ronaldinho si esalta ancora, anche se si fa respingere un rigore da Consigli. Utile però a Borriello che si fa trovare al punto giusto per ribadire in rete.

TORNA BECKHAM — Gioca chi sta meglio. La coerenza di Leonardo premia Bonera che viene confernato in difesa. Il tecnico recupera e schiera dal 1' Thiago Silva, con Jankulovski a sinistra. Gattuso rifiata e tocca a Beckham; Ambrosini, dopo i problemi di Firenze, non molla la fascia. Il tridente, quello invece non si tocca: Pato, Borriello e Ronaldinho. Bortolo Mutti cambia invece in difesa, dentro Bianco e Garics; poi il solito 4-4-1-1 con Doni alle spalle di Tiribocchi.


L'ATALANTA SORPRENDE — Il Milan che passa in vantaggio su azione di contropiede la dice lunga sulla storia del primo tempo. Fino al primo gol di Pato, infatti, è l'Atalanta a fare la partita. I nerazzurri mettono pressione ai rossoneri con regole semplici: raddoppio sistematico sui portatori di palla e gli attaccanti e manovre veloci che scavalcano il centrocampo. Il Milan accetta passivamente il gioco dei bergamaschi e rilancia con azioni che non trovano sbocco nell'organizzata difesa avversaria.

PATO E DINHO — L'Atalanta, insomma, fa l'Atalanta: chiude tutti gli spazi e mantiene un grande equilibrio senza mai perdere d'occhio Abbiati. Il primo guizzo rossonero lo firma al 23' Ronaldinho con una rovesciata nell'area piccola, spettacolare ma troppo centrale per battere Consigli. Al 26' è invece Borriello a mancare il gol calibrando male un facile diagonale su azione di contropiede. Del tutto simile a quella del vantaggio. Ronaldinho fa la magia di tacco smarcando a sinistra Ambrosini il cui cross viene intercettato da Pato: girata al volo di sinistro è palla sul primo palo. Rete fondamentale perché scuote un Milan decisamente lento. Alta e più veloce, la squadra di Leonardo pressa di più e al 41' raddoppia. Solito assist di Ronaldinho e palla a Pato che scavalca Consigli e con la porta vuota infila con un rimpallo mentre Manfredini cerca di rinviare. Un 2-0 eccessivo, ma che esalta le qualità tecniche dei rossoneri.

BOTTA E RISPOSTA — Il vantaggio facilita il compito del Milan, anche se l'Atalanta non offre il fianco. I rossoneri rallentano il gioco, ma non per questo limitano la manovra offensiva. I nerazzurri rispondono con il contropiede e all'11' trovano il gol con Valdes, abile a infilare Abbiati con un destro a giro dal limite sul secondo palo. Ma il tentativo di riaprire la partita viene vanificato da Borriello al 16' quando infila il 3-1. Il gol nasce da una rigore (assegnato per fallo di Manfredini su Bonera) calciato da Ronaldinho e respinto da Consigli. La sfera finisce sui piedi di Borriello che scarica sotto la traversa. Il centravanti lascia al 29' a Huntelaar; secondo cambio rossonero dopo quello di Ambrosini con Gattuso. Mutti invece regala più incisività con l'innesto di Volpi per De Ascentis e di Chevanton per il deludente Tiribocchi.

PATO K.O. — Il terzo cambio rossonero è invece doloroso, perché in una veloce azione di contropiede Pato si blocca per un infortunio muscolare alla coscia destra. Leonardo è costretto a sostituirlo con Abate. Una mazzata, a una settimana dal match dell'Olimpico con la Roma. Pesantissima, anche perché il diffidato Gattuso si fa ammonire è mancherà all'appuntamento. Cattivi presagi, anche se i giallorossi, fermati a Napoli, ora sono sotto di tre punti.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
28/02/2010 23:01
 
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Roma ripresa al 90'
Rigore di Hamsik: 2-2

I giallorossi subiscono il pari nel finale con un contestato rigore (fallo di mano di Mexes). La squadra di Ranieri avanti con un penalty di Baptista e una rete di Vucinic, poi il gol di Denis e il pari definitivo

NAPOLI, 28 febbraio 2010 - E alla fine al San Paolo Napoli e Roma chiudono con un 2-2 che rispecchia l'andamento della gara, soprattutto di una ripresa che ha visto quattro gol e una valanga di emozioni. La squadra di Ranieri si porta sul 2-0 grazie al rigore realizzato da Baptista al 14' e alla rete di Vucinic al 20', ma il Napoli, galvanizzato dall'ingresso di Denis, non si demoralizza e trova il gol della speranza con lo stesso argentino al 30' e quello del pari allo scadere, con un penalty calciato con grande freddezza da Hamsik. Ranieri e Mazzarri confermano di saper solo pareggiare, quando si incontrano: oggi è successo per la sesta volta.

ROMA CON LA DIFESA A TRE — Ranieri gioca la carta a sorpresa e sceglie un'inedita difesa a tre, con Motta e Riise schierati sulla linea dei centrocampisti (Taddei, De Rossi e Perrotta gli altri tre). Davanti Baptista (Menez è in panchina febbricitante) e Vucinic surrogano ancora una volta Toni e Totti. Fuori anche Pizarro e Julio Sergio, che alla fine non ce la fa e non va nemmeno in panchina. Dall'altra parte Mazzarri schiera il Napoli previsto, con Lavezzi al rientro da titolare dopo 48 giorni di stop e Hamsik e Quagliarella a completare il reparto avanzato. Ne esce un primo tempo vivace ed equilibrato, contrassegnato da un avvio assai promettente: la prima occasione arriva dopo 6 minuti, con Doni che alza sopra la traversa un tiro-cross di Rinaudo. La Roma risponde cinque minuti più tardi, con De Sanctis che si oppone in due tempi a una conclusione di Vucinic. La Roma assorbe il nuovo modulo senza fatica apparente, è piuttosto il Napoli ad accusare qualche difficoltà in più, nella fase di impostazione della manovra. La gara scorre comunque su buoni ritmi, fra continui rovesciamenti di fronte e la sensazione che possa succedere qualcosa di grosso da un momento all'altro. E invece non solo non succede più nulla d'eclatante, ma col passare dei minuti le squadre s'aggrovigliano in un gioco appannato e sterile, fatto di poca profondità e molte (reciproche) stoppate sulla trequarti. Colpa e merito di un'accurata organizzazione di gioco, di una rigida impostazione tattica che non lascia sbavature e di un'attenzione maniacale al dettaglio. Con l'inconveniente che giocando entrambe le contendenti con quest'impostazione molto bloccata, la partita finisce con l'essere soffocata. Anche conclusioni e occasioni da gol si rarefanno. Fino al minuto 46', quando Maggio ha la palla buona ma di testa non trova lo specchio, a Doni battuto. E il primo tempo finisce a reti inviolate.

QUATTRO GOL IN 45' — Nella ripresa le squadre cercano di aprirsi qualche corridoio per arrivare in zona tiro, ma l'impresa è per entrambe molto difficoltosa. Soprattutto il Napoli appare in difficoltà nella fase di costruzione del gioco, la Roma si fa più attendista. La trappola scatta al minuto 13: Baptista scatta in area, Campagnaro lo stende. Lo stesso brasiliano, dal dischetto, spiazza De Sanctis di destro: al 14' Roma in vantaggio per 1-0. Due minuti più tardi Juan in area aggancia Quagliarella, che cade e attende il fischio di Rizzoli. L'arbitro, lontano dall'azione, arriva trafelato e fischia sì, ma segnalando una simulazione dell'attaccante del Napoli, che dunque viene anche ammonito. Il San Paolo contesta la decisione arbitrale, ma ormai il danno è fatto. Ma non è finita, perché Vucinic e Denis, entrato al 19' al posto di Pazienza, regalano altre emozioni: il montenegrino al 20' trova il suo sesto gol stagionale (il quinto nelle ultime 6 gare), l'argentino al 29' sfiora il gol di testa e al 30' lo trova, con un gran sinistro: è l'1-2 che riapre la partita. Il Napoli , che non segnava in casa dallo scorso 10 gennaio (e anche in quell'occasione segnò Denis) riparte a testa bassa, la Roma si mette in trincea, pronta però a innescare il contropiede. Al 44' Denis si conferma mossa vincente del match: l'attaccante aggancia in area un pallone che chiede solo di essere spedito in rete, Mexes tocca con un braccio, per Rizzoli stavolta è rigore. Al 45' Hamsik non sbaglia dal dischetto, e il Napoli celebra la sua rimonta. Con la Roma che dimostra di aver assorbito senza traumi l'eliminazione dall'Europa ma che deve accontentarsi del sedicesimo risultato utile, quando fino alla fine aveva cullato il sogno dell'ottava vittoria di fila.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
28/02/2010 23:05
 
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Chievo, è quasi salvezza
Cagliari, Europa più lontana

Finisce 2-1 al Bentegodi: a segno per la prima volta in A De Paula e Granoche, per i sardi momentaneo pari di Astori. Espulsi nella ripresa Marcolini e Naingollan. Veneti che allontanano quasi definitivamente la B, per i sardi secondo stop consecutivo

VERONA, 28 febbraio 2009 - La prima volta non si scorda mai. I sigilli di De Paula e Granoche, alla prima rete in serie A, firmano il 2-1 Chievo sul Cagliari. Che però va ben oltre la gioia dei singoli. Perchè con 35 punti e un margine di 12 sulla terz'ultima, solo la scaramanzia impedisce ai ragazzi di Di Carlo di festeggiare la permanenza in A con grande anticipo.

BLOCCATA — Allegri, che per l'emergenza in difesa (fuori Canini, Pisano e Marzoratti) arretra Biondini, dà fiducia a quella che nelle ultime settimane è stata la formazione titolare, con Barone a rilevare lo squalificato Conti. E non è la stessa cosa. Di Carlo ripropone il brasiliano De Paula accanto a Pellissier. Avrà ragione lui. La prima mezz'ora è piuttosto scailba, con il Cagliari che fa un possesso palla sterile. I portieri non si sporcano i guantoni. Sono le classiche partite che spesso si sbloccano su palla inattiva.

PRIMA GIOIA — E difatti al 33' Yepes fa la torre per De Paula, il rientrante Marchetti non è reattivo nell'uscita e il brasiliano trova di sinistro il primo gol in serie A. Dopo il gol il Chievo legittima il vantaggio all'intervallo.

ANCORA DA FERMI — In una giornata in cui il gioco non è all'altezza di quanto mostrato in precedenza, la squadra di Allegri trova il pari sugli sviluppi di un calcio da fermo, che porta anche alla prima ammonizione di Marcolini. Davide Astori, interessante stopper scuola Milan, si trova libero sul secondo palo e spinge la palla in porta con una parte del corpo dove solitamente non batte il sole. Colpevole nella circostanza la difesa di Di Carlo, che perde totalmente l'uomo.

UNO PIU' UNO FA DUE — Non passano neppure dieci minuti che Marcolini, in ritardo, stende Lazzari al limite dell'area. L'esordiente Doveri applica alla lettera il regolamento e Di Carlo si ritrova con l'uomo in meno. Per poco però, perchè il nuovo entrato Naingollan in due minuti prende due cartellini gialli e ristabilisce la parità. Che ingenuità!

DOPPIA PRIMA VOLTA — La partita prosegue molto equilibrata. Nessuna delle due squadre si fa preferire in maniera nitida. Il Chievo però sembra avere più fame. E anche più gambe, perchè i sardi sono reduci dal recupero di campionato a Udine. Mantovani mette in mezzo per Pellissier, Astori colpisce di testa confezionando un "autopalo". Nulla da fare per Marchetti sull'accorrente Granoche, che segna nel modo più agevole. Il Cagliari ci prova nel finale, ma le conclusioni di Agostini e Larrivey non hanno fortuna. Sogni europei in ribasso per la banda di Allegri, anche se i risultati delle rivali tengono ben aperta la porta Europa League. A patto di tornare presto la squadra brillante vista fino a sette giorni fa.
Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
28/02/2010 23:10
 
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Zaccardo lancia il Parma
Samp, è giallo sul rigore

La squadra di Guidolin batte di misura i blucerchiati con un gol del difensore. Nella ripresa Rocchi assegna un penalty ai blucerchiati, ma poi cambia idea tra le proteste liguri

PARMA, 28 febbraio 2010 - Sarebbe stata una partita da fischi e sbadigli senza l'incredibile episodio che al 15' della ripresa ha risvegliato tutto lo stadio: l'arbitro Rocchi assegna un calcio di rigore alla Samp per un contatto in area fra Galloppa su Mannini, poi - dopo le proteste dei giocatori del Parma - cambia idea e ammonisce il blucerchiato per simulazione. C'è da dire che il Parma, a segno con Zaccardo, ha vinto con merito contro una Samp senza punte e troppo confusionaria in fase offensiva.

SAMP SENZA PUNTE — Guidolin, privo degli infortunati Dzemaili e Paloschi e lo squalificato Jimenez, oltre a Panucci che martedì ha rescisso il contratto, schiera due mezze punte, Biabiany e Lanzafame, alle spalle di Crespo; in difesa Dellafiore centrale e Lucarelli a sinistra. Delneri ha qualche problema in più del collega: fuori tutto l'attacco (Pazzini e Pozzi squalificati, Cassano lungodegente), il tecnico punta sul 19enne serbo Stefan Scepovic, al debutto in Serie A, con Mannini a fare da spola fra centrocampo e attacco.

PRIMO TEMPO DA SBADIGLI — E' il Parma a fare la partita nel primo tempo: la squadra di Guidolin ci prova con maggiore convinzione, Crespo tiene in apprensione Lucchini e Gastaldello mentre il rapidissimo Biabiany crea scompiglio ogni volta che scatta in profondità. La Sampdoria è robusta a centrocampo ma si perde dalla tre quarti in sù: Scepovic corre come un pazzo su tutto il fronte offensivo ma vede pochi palloni, mentre gli esterni non affondano per le marcature attente di Zaccardo e Lucarelli. Al 2' Valiani si inserisce al centro e scarica un destro violento, Storari blocca. La prima (e unica) conclusione in porta della Samp arriva al 17': esterno destro di Mannini dall'interno dell'area, bello da vedere ma poco efficace, Mirante blocca senza problemi. Dubbio nell'area della Samp al 20': Lucchini tocca il piede di Crespo nel tentativo di portargli via il pallone da dietro, l'argentino cade, sembra fallo ma l'arbitro, molto vicino all'azione, lascia proseguire. Al 34' il Parma perde Crespo per un problema all'adduttore che gli impedisce di correre, al suo posto Guidolin manda in campo Bojinov. Il bulgaro è subito pericoloso: al 36', spalle alla porta, si gira velocemente e calcia di prima intenzione, Storari blocca a terra.


MISTERO ROCCHI — Nella ripresa la Samp sembra più intraprendente: Guberti in avvio tenta un paio di conclusione che non impensieriscono Mirante. E' un fuoco di paglia, perchè è sempre il Parma a fare la partita. La squadra di Guidolin cresce d'intensità e al 9' passa meritatamente in vantaggio: palla scodellata in profondità per Zaccardo, il difensore stoppa con il destro, rientra e con il sinistro batte Storari in diagonale. Passata in svantaggio, la Samp ha un attimo di sbandamento: due minuti dopo Lanzafame affonda sulla sinistra e mentre al centro, bella rovesciata di Bojinov ma palla alta. Delneri cerca di rafforzare l'attacco: fuori Guberti e dentro il "primavera" Testardi, anche lui come Scepovic al debutto in A. Al 15' l'episodio che farà discutere: Mannini entra in area, rallenta il passo in maniera un po' furba, Galloppa gli frana addosso e fa cadere il doriano, Rocchi non ha dubbi e indica il dischetto del rigore. Vibranti le proteste dei giocatori del Parma, Galloppa si prende anche un'ammonizione. Dopo circa un minuto di polemiche, l'arbitro torna sulla sua decisione: niente rigore. Ci ha ripensato? Ha ricevuto una segnalazione via auricolare dal quarto uomo? L'unica certezza è che Rocchi si avvicina alla panchina della Samp, chiede scusa a Delneri dichiarando di essersi sbagliato; poi ammonisce Mannini per simulazione. I blucerchiati vanno su tutte le furie e alzano il ritmo alla ricerca del pareggio, ma la manovra è troppo imprecisa. L'occasione più nitida per i doriani arriva al 29' con un destro di Palombo da buona posizione che finisce di poco alto. Poi al 35' Tissone, da poco entrato al posto di Poli, affonda in area, è bravo Dellafiore a fermarlo in calcio d'angolo. Sterile il forcing finale della Samp, che pressa fino allo sfinimento ma è troppo disordinata e non riesce a creare problemi a Mirante.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
28/02/2010 23:14
 
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Adailton, favolosa tripletta
Il Bologna passa a Genova

Spettacolare 4-3 dei rossoblu emiliani che contro il Genoa vanno sotto tre volte e per tre volte raddrizzano la partita. Poi il brasiliano completa la sua indimenticabile giornata segnando il rigore della vittoria, molto contestato dai padroni di casa

GENOVA, 28 febbraio 2010 - Alla faccia del gol dell’ex. Adailton ha pensato bene di sfoderare una delle sue miglior partite all time segnandone tre al suo vecchio Genoa. Senza rancori e senza grandi esultanze, assoluto protagonista dello scintillante 3-4 di Marassi che spegne molti dei sogni Champions dei liguri e regala tre punti salvezza pesantissimi al Bologna. In una partita in cui pioggia e vento hanno reso tutto più complicato, anche Viviano merita una menzione d’onore: la parata sulla bomba ravvicinata di Palacio in situazione di 3-3 è valsa forse come e più di un gol. Al Genoa non possono che restare i tanti rimpianti per essere stato tre volte in vantaggio e per altrettante volte essere stato ripreso.

SENZA TREGUA — Il primo tempo è stato senza tregua. Sarà stato per il campo reso pesante dalla pioggia, o perché i difensori hanno lavorato male o per l’atteggiamento delle due squadre, ma una prima frazione finita 3-2 non si vedeva da tanto tempo. Anche il vento ha infastidito i giocatori ma al di là di tutto 5 gol in 45 minuti, giocati senza pause da entrambe le squadre, sono stati uno spettacolo molto divertente. Il primo botta e risposta è da azioni di corner. Dopo 8 minuti è stato Suazo ad aprire le marcature toccando in rete una respinta corta di Viviano da tiro ravvicinato di Dainelli. Il Bologna però ha reagito immediatamente trovando il pari dopo 3 minuti: il tocco verso Amelia però è stato di un difensore rossoblu. Bravo Buscè a seguire l’azione e ad avventarsi sul pallone per il gol del pari.


ERRORACCIO — Ci si aspetta un Genoa arrembante e il Grifone non tradisce le attese. Dopo soli 7 minuti splendido pallone per Palacio che si infila in area da destra, è anticipato da Lanna che però tocca palla verso il centro servendo involontariamente Sculli, bravissimo a girare alle spalle di Viviano. Ma che sia una partita senza tregua lo fa capire Dainelli. Erroraccio del difensore che controlla male su una rimessa laterale, lì c’è Adailton che gli porta via palla, corre verso la porta e sull’uscita di Amelia è bravissimo a pareggiare. Ci pensa però ancora Suazo a chiudere un perfetto triangolo con Rossi e a fulminare Viviano per il 3-2 che chiude il tempo.

FORTINO — La ripresa è poi stata altrettanto interessante. Come due pugili alla ricerca del colpo risolutore le squadre hanno continuato imperterrite e qui forse si sono visti i limiti del Genoa, incapace di gestire il vantaggio. Anche la sua sfortuna, però, come all’8’ quando Zapater ha colpito la traversa. All’11’ il capolavoro di Adailton: controllo di sinistro a saltare il diretto difensore e botta rasoterra imparabile per Amelia. E’ il gol dell’incredibile 3-3. Il Genoa non ci sta. Capovolgimento di fronte al 13’ e super giocata di Palacio che è praticamente solo davanti a Viviano: destro potente, forse troppo sul portiere, ma eccezionale riflesso dell’estremo difensore emiliano a salvare la sua porta. E’ la chiave di volta della vittoria bolognese, che arriverà grazie ancora ad Adailton, abile a procurarsi un rigore (un po’ dubbio) e a realizzarlo. E’ il 34’, troppo vicini alla fine, troppo per il fiato ormai finito dei padroni di casa. L’assedio finale al fortino è respinto.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
28/02/2010 23:19
 
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Juve, che scivolone
Il Palermo vince 2-0

I bianconeri perdono per la prima volta con Zaccheroni in panchina, sconfitti dalle reti di Miccoli, un gioiello, e Budan, su regalo di Grygera. Primo tempo discreto per i padroni di casa, a picco nella ripresa

TORINO, 28 febbraio 2010 - La Juventus ripiomba nella buca. In crisi, d'improvviso, quando sembrava esserne uscita. Ma dopo 6 risultati utili consecutivi - 4 di campionato -, tutti con Zaccheroni in panchina, perde 2-0 in casa contro il Palermo, rivale diretta per un posto nella prossima Champions League. Decidono un gol fantastico di Miccoli e un errore clamoroso di Grygera, che diventa un assist per Budan. È un passo indietro anche sul piano della prestazione, oltre che dei risultati: se il primo tempo della Juve non è stato da ricordare, la ripresa è stata indimenticabile, però come un brutto incubo. Merito anche di un Palermo ordinato e ben organizzato. Che ha saputo attendere il momento propizio, e poi colpire, in maniera inesorabile. Se cominca a vincere anche in trasferta (dopo ha perso 7 gare, in campionato) fa paura in prospettiva Europa. E Miccoli contro la Juve si esalta sempre: il gol di stasera è una gemma. Finisce 2-0, come all'andata.

LE SCELTE DEGLI ALLENATORI — Quasi obbligate quelle di Zac, che deve tenere conto della solita lista degli infortunati, un elenco telefonico. L'ultimo è Salihamidzic: al posto dello squalificato Marchisio gioca dunque Candreva. Dietro torna Cannavaro, davanti si ricompone una coppia storica: Trezeguet-Del Piero. Delio Rossi preferisce Hernandez a Cavani per far coppia con l'ex Miccoli.

LA JUVE FA POSSESSO PALLA — Ma non sfonda. Perchè gioca sottoritmo, permettendo ad un Palermo ordinato di difendersi senza troppo affanno. La manovra non decolla perchè Felipe Melo conferma gli impacci in cabina di regia, e Diego è più fumo che arrosto: corre tanto, rifinisce, ma, quando Trezeguet gli serve la palla buona, il suo destro non fa male a Sirigu, fresco di convocazione in Nazionale al posto proprio dell'infortunato Buffon. Per il resto la Juve si fa pericolosa quasi per sbaglio, con un cross di Candreva che si trasforma in tiro, e con il solito Trezeguet, che mette a lato di testa un cross di Chiellini. Pochino, anche se i bianconeri hanno sempre fatto la partita, costringendo agli ospiti a limitare le sortite offensive, peraltro sempre scaturite dalle (buone) idee di Pastore. All'intervallo è 0-0. Per il calciospettacolo ripassare.


MICCOLI GOL — Il Palermo nella ripresa decide di osare. E fa male alla Juve. Forse stanca dall'impegno di Europa League, ma è una scusa solo parziale. I rosanero sfiorano il vantaggio con Pastore (bravissimo Manninger), poi lo trovano con una magia di Miccoli. Che segna con un destro violento e tagliato fuori dal vertice sinistro dell'area. Un tempo si sarebbe parlato di un gol alla Del Piero.

ILLUSIONE CANNAVARO — Il capitano della Nazionale pareggia in mischia, al volo, ma la rete non è convalidata per un fuorigioco di Del Piero, davanti a Sirigu, che non vede partire la conclusione. Il Palermo raddoppia grazie a una cappellata di Grygera che lancia Budan, che segna a porta vuota accaparrandosi il retropassaggio corto per Manninger. Per la Juve si fa buio. Non va oltre un sinistro al volo di Chiellini di poco a lato. Poi escono Del Piero e Diego, sostituiti da Paolucci e Zebina. È la bandiera bianca: la Juve si arrende ad un ottimo Palermo.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
28/02/2010 23:36
 
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SUPERSAGGIO
Il Siena si mangia il Livorno
Che rimonta con Big Mac

Il derby toscano va ai bianconeri, che battono gli uomini di Cosmi 2-1: vantaggio iniziale di Lucarelli su rigore e replica con Calaiò e Maccarone. Espluso Moro a inizio ripresa

LIVORNO, 28 febbraio 2010 - Nel campionato chiuso e riaperto in vetta ce n'è uno identico in coda. Il Livorno per oltre un'ora torna a rivedere le stelle, con la vittoria sul Siena, agganciando la Lazio al quart'ultimo posto; poi arriva la rimonta dei bianconeri e ora gli uomini di Cosmi si trovano faccia a faccia con lo spettro della retrocessione. Di contro Malesani, con coraggio, trova il secondo sorriso esterno consecutivo con Calaiò e Maccarone. Magari non sarà salvezza (ci sono sei punti tra il Siena e la Lazio), ma di sicuro la serenità è ritrovata.


MASOCHISMO — Partiamo dal finale. Esiste un proverbio, logoro forse, ma sempre efficace, che dice "Chi è causa del suo mal pianga se stesso". Bene, il Livorno lo applica alla perfezione. In dieci da quaranta minuti per l'espulsione di Moro, gli amaranto si lanciano in avanti dimenticandosi di difendere. Il Siena ruba palla e riparte, in cinque contro tre; Maccarone, al limite, rientra sul destro e scarica all'incrocio. La specialità della casa, è 2-1. All'andata aveva sbagliato un rigore; una bella rivincita, insomma.

LUCARELLI TIMBRA — Questo, il gol risolutivo al 91'. In precedenza, tanto Livorno per un tempo e replica rabbiosa, quasi disperata, del Siena. Vantaggio firmato Lucarelli, su rigore, da lui stesso provocato. Cribari lo abbraccia dopo un tiro sbagliato da Raimondi, penalty giusto, trasformazione perfetta: ad essere pignoli, poteva starci il rosso. Amaranto belli spavaldi, trascinati da un Bellucci che sembra ringiovanito di dieci anni.

IL ROSSO CAMBIA TUTTO — L'espulsione di Moro, però, cambia tutto. Già ammonito, il centrocampista bissa il giallo e va a fare la doccia in anticipo. Peccato, era stato uno dei migliori dei suoi. Questo provoca una reazione a catena: Bellucci va a sfiancarsi come centrocampista di sinistra, prima di lasciare il posto a Bernardini, e ovviamente la squadra ne soffre.


CINQUE PUNTE — Di contro, sotto di un gol, con un uomo in più, Malesani decide di giocarsi il tutto per tutto. Con Larrondo già entrato dopo l'intervallo al posto di Rossi, un terzino, il tecnico senese butta dentro anche Calaiò per Ekdal, infortunato dopo una brutta entrata di Mozart. In aggiunta al tridente mascherato, in campo dal 1' (Reginaldo-Maccarone-Ghezzal), l'attacco ospite conta ora cinque bocche di fuoco.

SORPASSO — A furia di arretrare, il Livorno capitola. Rifinisce Vergassola proprio per Calaiò, che stoppa di petto in area, evita un molle Diniz e di sinistro fa centro. Cosmi non ha alternative, e i suoi vanno in debito d'ossigeno mentre saltano gli schemi. Larrondo, molto positivo, si divora un gol a porta vuota dopo una sgroppata di Rosi (ex di turno). Fino al sipario, calato da Maccarone in contropiede. Il Picchi, svuotato, contesta tutti, Spinelli compreso. La salvezza per il Livorno si allontana.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
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