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SUPERSAGGIO
Il Napoli vince con Hamsik
Siena ko, Donadoni respira

Una doppietta dello slovacco salva la panchina al tecnico che torna a vincere in casa dopo quasi un mese. Inutile il pareggio di Maccarone. Siena ko tra le proteste

NAPOLI, 27 settembre 2009 - Doppietta di Hamsik, il Napoli vince e Donadoni salva la panchina. Per ora. Al San Paolo il clima è surreale, De Laurentiis scuote ancora tecnico e direttore generale prima della partita e Marino lascia lo stadio prima del fischio d'inizio. In campo succede quasi tutto nella ripresa: vantaggio dei padroni di casa, pareggio di Maccarone, poi un rigore accordato per fallo di mano di Brandao spiana la strada al Napoli. Il Siena ci prova fino alla fine ma quattro attaccanti non bastano.


NE' ZUNIGA NE' CALAIO' — In un San Paolo pieno solo per metà, la contestazione pronta a esplodere, l'unico scroscio d'applausi è per il bianconero Calaiò che però oggi si accomoda in panchina. Stessa sorte per l'altro amatissimo ex, Zuniga, bocciato a favore di Maggio. Donadoni e Giampaolo vanno sul sicuro: centrocampo folto e attacco affidato alle giocate di Quagliarella e Lavezzi da una parte, Maccarone e Ghezzal dall'altra. Nel Siena c'è anche Jajalo: il croato ha convinto contro il Chievo e si è guadagnato una seconda chance. E' lui a fare le cose migliori nel primo tempo: abile in pressing e veloce nelle ripartenze, innesca spesso gli attaccanti che però non trovano lo specchio della porta.

FA TUTTO MAGGIO — Il Siena è ben messo in campo, il Napoli parte col freno a mano tirato. C'è la zavorra di una settimana piena di tensioni e polemiche a frenare i padroni di casa. Solo Maggio sembra avere la testa sgombra e si dimostra presto padrone della fascia destra. Prima chiude bene su Fini, poi si fa vedere in avanti e ci starebbe il rigore quando al 30' Jajalo lo stende in area. Capita pochi minuti dopo la magia di Lavezzi, controllo al volo e gol ma Valeri annulla per fuorigioco millimetrico. Ancora Napoli al 41', con il cross di Datolo dalla sinistra, Quagliarella e Lavezzi che non c'arrivano, Maggio che batte a colpo sicuro e Del Grosso che salva sulla linea. Allo scadere buona occasione per il Siena con Terzi che da due passi manda alto.


DOPPIETTA E POLEMICHE — Ripresa e il Napoli passa subito: cross di Quagliarella, Datolo rimette in mezzo di testa e Hamsik tutto solo batte Curci. Proteste vibranti dei toscani per una spinta dell'argentino su Vergassola, un attimo prima di crossare. La rabbia del Siena non va persa e all'11' Maccarone pareggia dopo aver saltato Rinaudo. Imparabile il rasoterra per De Sanctis. Si torna in area del Siena e sul cross di Quagliarella, un vicinissimo Brandao tocca il pallone con la mano. Per Valeri ancora una volta nessun dubbio: è rigore. Quagliarella prende la palla come per battere ma Donadoni indica Hamsik, che non sbaglia. Ora gli applausi sono per tutti, anche per il tecnico quando stoppa al volo un rinvio a campanile di Datolo.

SIENA SPUNTATO — Sotto una pioggia di ammonizioni per proteste, il Siena prova a riorganizzarsi con quattro attaccanti: Maccarone, Calaiò, Reginaldo e Paolucci per un insperato pareggio. Dall'altra parte tutti i palloni sono per Lavezzi che al San Paolo non segna dallo scorso gennaio: un tiro fuori e un contropiede fermato per fuorigioco sono gli ultimi tentativi dell'argentino prima della sostituzione al 90'. Proprio Paolucci va giù in area del Napoli a tempo scaduto ma stavolta si gioca. Il Napoli stacca il Siena in classifica e si porta a quota 7. Per i bianconeri, un solo successo e 4 sconfitte in 6 partite, un solo punto nelle ultime quattro uscite, molto lavoro da fare soprattutto in attacco.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
28/09/2009 09:03
 
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SUPERSAGGIO
Roma, che finale
Catania preso al 92'

La squadra di Atzori resta in vantaggio (gol di Morimoto) fino al 47' della ripresa, poi De Rossi firma il gol del pari sugli sviluppi di un angolo contestato. Finale nervosissimo (espulso Delvecchio), con 7 minuti di recupero

Milano, 27 settembre 2009 - La Roma alla fine strappa un pari a Catania (1-1), dopo che Morimoto aveva firmato il vantaggio al 22' del primo tempo. Poi ci sono voluti 69' per vedere qualcuno della Roma davanti ad Andujar, finché De Rossi ha monetizzato l'unica occasione da gol della squadra di Ranieri. Poi è scoppiato il finimondo, anche perchè il calcio d'angolo da cui è scaturiro il gol giallorosso (Andujar si sarebbe portato il pallone oltre la linea di fondo) era già stato contestato dai catanesi prima che De Rossi ci mettesse lo zampino. Gol del pari a parte, i giallorossi a Catania mostrano grossi limiti dinamici e di personalità, "bucando" completamente il primo tempo e riemergendo un poco nella ripresa, ma senza andare oltre a una dignitosa linea di galleggiamento. Non solo: già peggior difesa del campionato, la Roma vede violata la sua porta per la 15ª gara consecutiva. Il Catania invece è protagonista di un primo tempo praticamente perfetto, tutto pressing, ritmo e azioni da gol. Nella ripresa i padroni di casa calano un po', ma arginano senza problemi la Roma senza comunque rinunciare mai alla manovra offensiva. Anzi, le due occasioni da gol più limpide sono comunque rossoazzurre, prima dell'epilogo trasformato da De Rossi (al terzo gol in questa stagione) in gloria giallorossa.

CATANIA A TUTTO CAMPO — Juan non è al meglio, rientra Mexes al centro della difesa dopo due giornate d'assenza. Sulla destra c'è Cassetti, ma soprattutto tutti attendono la prova di Totti, nel giorno del suo trentatreesimo compleanno. A far festa invece è il Catania, e in particolare quel Morimoto che segna per la quarta volta contro i giallorossi, la terza dall'inizio del campionato. Del resto la Roma del primo tempo fa registrare un passo indietro rispetto alla prova di Palermo, mentre i padroni di casa non sbagliano una mossa, dando ragione a entrambi i tecnici: ad Atzori che voleva una squadra pronta a partire all'attacco per fermare sul nascere liniziativa giallorossa, e a Ranieri che alla vigilia aveva preannunciato un Catania al momento più squadra rispetto alla sua Roma. Due condizioni che si sono verificate in gara: il tridente composto da Mascara-Ricchiuti-Morimoto non ha dato tregua alla difesa giallorossa, mentre una Roma troppo impegnata ad arginare l'avanzata rossoazzurra non è riuscita a ripartire dando pericolosità e intensità alla sua manovra. Così il primo tempo è stato a senso unico, con Morimoto che già all'8' chiama Julio Sergio al primo intervento impegnativo (uscita di piede), prima di superarlo al 22' sfruttando un rimpallo. Il portiere infatti qualche istante prima aveva smanacciato su un palo un tiro-cross di Potenza, e il giapponese era stato il più lesto nell'appoggiare in rete un pallone ripiombato in area. E a nulla serve sottolineare che la Roma alla mezz'ora aveva già dovuto effettuare due cambi forzati (Juan per Mexes e Motta per Cassetti): in realtà i giallorossi non sono mai stati in partita, nemmeno quando Ranieri è passato al 4-4-2, lanciando qualche timido segnale di ripresa solo dal 40' in poi. Troppo poco per una squadra con dichiarate velleità d'alta classifica.


ARRIVA DE ROSSI — Nella ripresa il Catania, prevedibilmente, rallenta, ma la Roma non ne approfitta. Anzi, a parte un raid di Vucinic, i giallorossi latitano dalle parti di Andujar, che resta disoccupato. Il Catania non fatica ad arginare la Roma e non rinuncia ad attaccare, tanto che le due azioni più pericolose sono di marca rossoazzurra: al 20' il pallone buono finisce fra i piedi di Mascara, il più lucido e continuo dei suoi, che commette forse il suo unico errore della gara e sbaglia l'impatto col pallone, e al 27', quando un tiro di Mascara deviato da De Rossi viene sventato dal solito, puntuale Julio Sergio. Il finale è tutto confusione e nervosismo, a partire da un fallo di Burdisso (già ammonito) su Delvecchio, tanto che Saccani prolunga la gara di 5 minuti. Ma non è finita qui, perché al 47' viene concesso alla Roma un calcio d'angolo (subito contestato): sugli sviluppi del calcio da fermo Totti di destro butta il pallone nella mischia, De Rossi tocca fortuitamente, Andujar è scavalcato. Il Catania non ci sta, Delvecchio viene espulso, Mascara ammonito, la squadra non vuole riprendere il gioco. In un clima tesissimo Saccani allunga il recupero di altri due minuti. Ma di calcio non se ne vede più, a parte un rinvio sbagliato di Andujar che sbatte su Totti e rischia di regalare alla Roma la èpiù beffarda delle vittorie.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
28/09/2009 09:07
 
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Milan alle corde
Lo 0-0 va stretto al Bari

Solo un punto dei rossoneri contro la squadra di Ventura che fallisce gol a raffica. Ancora una prova deludente di Ronaldinho e Huntelaar. Alla fine il migliore in campo è Storari

MILANO, 27 settembre 2009 - Dopo avere fermato l'Inter, il Bari costringe allo 0-0 il Milan che perde la grande occasione di mantenere un distacco dignitoso dalle prime della classe. Ma il pareggio sta stretto alla squadra di Ventura. Ingenua e spesso troppo leziosa negli ultimi venti metri, fallisce gol a raffica e alla fine ci deve pensare Storari a salvare il salvabile. E il Milan? Lento e involuto, mai pericoloso, senza idee e aggrappato alle soluzioni dei singoli. Ma sono proprio i giocatori che devono fare la differenza a deludere: da Ronaldinho, rilanciato come una sorta di salvatore della patria, a Huntelaar, una statuina di marmo senza peso e personalità.

PATO IN PANCHINA — Leonardo riparte infatti dal secondo tempo di Udine. Con il Gaucho, l'olandese e Abate titolari dal primo minuto. Pato è più ricco, la società gli conferma la sua immensa fiducia, ma poiché è vittima di una preoccupante involuzione viene spedito in panchina. A centrocampo, a sinistra, torna Ambrosini, mentre Seedorf viene confermato il trequartista del giorno. Abate è il laterale destro in difesa; dall'altra parte si rivede Zambrotta. Ventura, memore del bel pari contro l'Inter nella prima di campionato, non muta atteggiamento: 4-4-2 compatto, ma squadra veloce sulle fasce, con Barreto, Alvarez e Rivas punti di riferimento del contropiede. In difesa, poi, una linea organizzata che non concede spazi e si esalta nei raddoppi. Costanti che caratterizzano tutto il primo tempo.


IL MILAN NON C'E' — Il Bari, infatti, non fa giocare il Milan e quando scatena il contropiede mette in crisi la difesa rossonera. Per ben tre volte i galletti sfiorano il gol, sfruttando velocità e buona tecnica. Al 29', per esempio, Barreto serve Rivas che evita Nesta, Abate e Kaladze e con un destro a giro sfiora l'incrocio dei pali. Una manciata di secondi dopo dopo Alvarez beffa Storari e cerca la porta con un pallonetto: ci pensa Nesta a sventare di testa. Al 35' l'azione topica, con la respinta strepitosa e istintiva di Storari sul violento colpo di testa ravvicinato di Bonucci. Il Milan, bolso e banale, non reagisce. Ronaldinho? Fumoso e prevedibile. Sempre la stessa musica, samba scontata tra i piedi. Huntelaar si limita a un solo tocco per Seedorf che scarica sul fondo. E poi nebbia. Solo nebbia. E' inutile che Leo si sgoli a bordo campo invocando gioco suille fasce; messaggio non pervenuto: senza correre non si va lontano. Ma la domanda è lecita: con quali giocatori?


STORARI SUPER — Dai spazio al Bari e sei finito. Il Milan sembra non capirlo. Non a caso al 6', eseguendo a memoria tutti gli schemi di Ventura, sfiora l'1-0 con Kutuzov con un bel tocco dal limite. La "maledetta" di Pirlo per poco non funziona, ma occorre affermare che sulla respinta di Gillet Dinho di testa si mangia un gol facile: fortuna per lui che era in fuorigioco. Al 10' Leonardo sostituisce Seedorf con Pato, ma il Bari manca ancora il vantaggio. Alvarez la mette dentro dalla sinistra Storari vola e respinge sui piedi di Donati che colpisce male e spreca. Colpito nel vivo, il Milan finalmente fa qualcosa da Milan. Tutto merito di Pato che dalla destra trova Ronaldinho: piatto leggermente deviato e miracolo di Gillet che spedisce in corner.

LEZIONE BARESE — Ma è una scintilla. Davanti al Milan il Bari sempre il Real. Gioca con sicurezza e personalità. E siccome al Milan i tre punti servono come il pane, Leonardo decide di togliere l'insesistente Huntelaar, lanciando nella mischia Inzaghi. Ma conviene inchinarsi davanti alla squadra di Ventura che disegna calcio da applausi. Taglia in due il Milan e sfiora gol a ripetizione: con Rivas, Alvarez, Salvatore Masiello. Bastasse. I galletti si fanno trovare pronti anche in difesa dove continuano a non concedere nulla. Il sempre più smarrito Leonardo, primo responsabile della mancanza di gioco, toglie anche Ronaldinho. Inserisce Oddo e avanza Abate a centrocampo. Mentre il Bari rintuzza e chiude. AI limiti del ridicolo, i rossoneri si fanno infilare in contropeide da dilettanti. E Storari deve compiere l'ennesimo miracolo, questa volta respingendo con il piede il diagonale di Meggiorini. Dietrofront e questa volta è Gillet a sbarrare la strada ad Abate: davvero troppo poco per Milan che si ritrova con un punto alla fine guadagnato, mal digerito dai tifosi che fischiano delusi l'ennesima figuraccia della loro squadra.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
28/09/2009 09:10
 
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Di Natale-Pepe, 2-0 al Genoa
E' un'Udinese cinica

I bianconeri e gli uomini di Gasperini non mantengono le attese della vigilia di grande spettacolo. Partita spezzettata, nervosa e fallosa, sbloccata da una prodezza del fantasista. Raddoppia l'ala su bell'assist di Corradi. Il Genoa spreca con Crespo ma recrimina per un rigore negato: il mani di Domizzi è dentro l'area. I friulani scavalcano i liguri in classifica

UDINE, 27 settembre 2009 - Sulla carta doveva essere spettacolo, viste le squadre in campo. In realtà Udinese e Genoa sembravano aver deciso di non farsi male, e questo ci potrebbe anche stare. La notizia è che giocano anche male, e che l'episodio decisivo può venire solo dall'uomo di classe: Crespo ci prova, Di Natale ci riesce nel finale, dando un duro colpo al morale dei rossoblù. E a quel punto per la ciliegina di Pepe basta poco a chiudere la vittoria che consente ai bianconeri di superare in classifica proprio il Genoa.

TRA SBADIGLI E OCCASIONI — Si parte con un'Udinese che presenta un paio di modifiche rispetto alle attese (Coda per Zapata, Sanchez per Lodi) e un Genoa a sorpresa: A destra in difesa Mesto, in regìa Milanetto e non Kharja, e soprattutto davanti Crespo, con Floccari che si accomoda in tribuna. In più, Gasperini è ben presto costretto a due sostituzioni non tattiche, perché Criscito e poi Biava hanno infortuni muscolari. Ne deriva così per entrambe le squadre un gioco spesso confuso, con centrocampo affollato e fasi di sensibile noia. E' solo verso il finale di tempo che da entrambe le parti le bocche da fuoco decidono che è ora di scaldare la gara. Palacio inizia a prendere iniziative e a provarci dalla distanza, e dall'altra parte D'Agostino comincia a inventare qualcosa: arrivano così le occasioni di Di Natale e soprattutto di Pepe (che sfiora il gol con una girata), e nel finale quella di Crespo, messo davanti al portiere da un bel pallonetto di Milanetto ma il cui colpo di testa finisce alto. E il primo tempo finisce giustamente 0-0.

LA RIPRESA — Si riprende con il Genoa più aggressivo e che potrebbe passare già dopo un paio di minuti, quando l'arbitro non si accorge che un netto fallo di mano di Domizzi avviene all'interno dell'area e dà punizione dal limite. Poi però col passare dei minuti torna fuori l'Udinese con i tentativi di Floro Flores e Di Natale, che puntualmente trovano risposta dai vari Crespo, Sculli e Palladino, entrato nel frattempo. Il fatto è che le squadre si allungano molto presto, ricorrendo quindi sistematicamente al fallo tattico per fermare chi attacca: e la partita si mantiene nervosa nonché piuttosto brutta. Ed è lì che serve l'uomo di classe che inventa l'episodio decisivo. L'Udinese ce l'ha e si chiama Totò Di Natale che inventa un'azione personale, triangola con Sanchez, entra in area e si gira da par suo per battere Amelia. I rossoblù accusano il colpo e a quel punto il gol di Pepe, su assist di un Corradi che gioca pochi minuti ma è subito utile, viene da sé.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
28/09/2009 09:16
 
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La paura fa Atalanta
Il Chievo non ne approfitta

Pareggio giusto al Bentegodi: primo tempo di chiara marca gialloblù, ma nel secondo è l'Atalanta ad andare in vantaggio con Tiribocchi. Riequilibra il solito Pellissier che approfitta di uno svarione della difesa bergamasca.

VERONA, 27 settembre 2009 - "Non ci sono più caviale e champagne, accontentiamoci di pane e salame", questa la dischiarazione di Conte per presentare la partita. In realtà, al Bentegodi, non si sono visti nè caviale, nè tanto meno champagne, ma forse neanche pane e salame. Solo tanta paura, dall'una e dall'altra parte. Ne esce un pari bruttino, ma tutto sommato giusto.

PANCHINA CALDA — Entrambi i tecnici si divertono a ribaltare le formazioni ipotizzate alla vigilia: se Di Carlo si limita ad un solo cambio ma non di poco conto - Granoche per Bogdani in attacco - Conte tocca sia difesa che centrocampo - Peluso prende il posto di Pellegrino dietro, Madonna quello di Ceravolo in fascia a destra. Nel Chievo confermato Iorio in regia dopo l'ottima prova di mercoledì, l'ex Tiribocchi viene preferito ad Acquafresca nel reparto offensivo nerazzurro.

MADONNA IMBAMBOLATO — La squadra di Conte parte molto contratta e ogni affondo del Chievo terrorizza la difesa nerazzurra. Come se non bastasse, l'esordio dal primo minuto fa tremare le gambe di Madonna, visibilmente emozionato ed incapace di scrollarsi di dosso la tensione. Il Chievo prende così facilmente il sopravvento a centrocampo e chiude i bergamaschi nella propria metà campo. Tutto sommato però - dopo qualche sbandamento in avvio - il pacchetto arretrato ospite riesce a trovare quadratura e concede solo qualche conclusione dalla distanza ben controllata da Consigli. Su un diagonale di Pellissier, però, il portiere nerazzurro non può nulla, se non ringraziare il palo per l'aiuto.

STANCHEZZA GIALLOBLU' — Nel secondo tempo i ritmi della squadra di Di Carlo calano paurosamente e i bergamaschi prendono metri, ma senza mai riuscire a rendersi pericolosi. Dall'altra parte il Chievo guadagna corner ma finisce anche per sprecarli: in particolare Yepes -solo a centro area in avvio di ripresa - angola troppo e si mangia il vantaggio. Così, quando la partita sembra avviarsi verso un preggio scontato - e tutto sommato giusto - la difesa gialloblù - al 27' - si addormenta e lascia Doni libero di colpire di testa a centro area: il capitano nerazzurro incoccia il palo, ma sulla ribattuta Tiribocchi si fa trovare pronto e insacca.

PASTICCIO NERAZZURRO — Per una volta che la gara si mette sui binari giusti per la squadra bergamasca, ci pensano gli stessi giocatori a complicarsi la vita: Bianco - dopo soli cinque minuti dal vantaggio - fa sfilare un pallone lento "chiamando" l'uscita di Consigli, tra i due litiganti gode Pellissier che s'infila nella voragine, scarta il portiere e appoggia in rete. La gara che sembrava assopita, si sveglia improvvisamente: Guarente prende il palo dalla distanza con Sorrentino spettatore non pagante, la difesa ospite cerca costantemente il harahiri lasciando Yepes solo su tutti i corner, fortuna di Conte ci pensa Consigli a bloccare le conclusioni del colombiano. L'ultimo forcing gialloblù - in realtà piuttosto timido - non ha alcun effetto. Per entrambe le squadre arriva il secondo pareggio consecutivo.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
03/10/2009 22:19
 
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Bari e Catania pari senza acuti

Finisce 0-0 la sfida del San Nicola che apre la 7ª giornata. Dei pugliesi le occasioni migliori: nel primo tempo palo di Kutuzov, nella ripresa ghiotta chance per Meggiorini

BARI, 3 ottobre 2009 - Bari e Catania non sanno più vincere. Pugliesi e siciliani si dividono la posta con un pareggio senza reti nel primo anticipo della 7ª, ma se per gli uomini di Ventura è la terza gara senza successi che vale comunque l'ottavo punto in classifica, per la squadra di Atzori la vittoria nel 2009/2010 deve ancora arrivare, anche se quello del San Nicola è il quarto pareggio di fila. Gara tattica quella a cui danno vita le due squadre: le occasioni più ghiotte sono del Bari, a cui il gol manca da 299', ma il Catania, ben messo in campo nonostante le assenze, non demerita.

LE SCELTE — Ventura recupera Barreto e Ranocchia e conferma il Bari che ha messo paura al Milan a San Siro sei giorni fa. Atzori non ha gli squalificati Capuano, Delvecchio e Potenza oltre agli infortunati Martinez e Carboni: nel suo 4-3-2-1 Bellusci e Marchese sono gli esterni difensivi, Llama fa compagnia a Izco e Biagianti in mezzo al campo con Morimoto supportato da Mascara e Ricchiuti in avanti.

FASCE COPERTE — Il Catania in avvio lascia Morimoto al suo destino contro Ranocchia e Bonucci, ma riesce a bloccare Alvarez e Rivas, gli esterni alti del Bari, e sfruttando la superiorità numerica in mezzo al campo anche Donati e Gazzi, i cervelli del gioco degli uomini di Ventura. Le occasioni latitano fino al 26', quando prima Kutuzov spara fuori un diagonale da dentro l'area (qualche minuto dopo il bielorusso centra anche un palo) e poi Izco sul capovolgimento di fronte costringe Gillet alla prima parata vera della sua gara. Nel finale si svegliano gli esterni del Bari e il Catania (che si affida molto alle incursioni di Llama, impreciso però al momento del tiro), balla pur senza capitolare.

TATTICISMI — Tanto equilibrio anche nel secondo tempo, dove nonostante un po' di stanchezza, soprattutto del Bari, mancano le vere occasioni da gol. Ci prova Ricchiuti dopo quattro minuti, ma la mira dell'ex Rimini è imprecisa confermando che i siciliani nei secondi 45' proprio non sanno segnare (non ci sono mai riusciti finora). Gli esterni dei padroni di casa calano e il Bari fatica; il Catania però non ne approfitta perché Mascara gioca dappertutto tranne che vicino a Morimoto, a cui dà una mano il solo Ricchiuti. Ventura si gioca la carta Meggiorini (al posto di Kutuzov) e l'ex Cittadella al 35' si ritrova sui piedi l'occasione più ghiotta della ripresa, ma spara su Andujar in uscita. Pugliesi meglio nel finale, ma il Catania si difende bene e lo 0-0 non cambia.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
03/10/2009 23:41
 
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Sneijder, tiro da tre punti
L'Inter torna al comando

Un gol dell'olandese in pieno recupero consente ai nerazzurri di battere l'Udinese. La squadra di Mourinho si era portata in vantaggio con un gol di Stankovic, poi era stata raggiunta da Di Natale

MILANO, 3 ottobre 2009 - Con un colpo da biliardo in pieno recupero, Sneijder risolve la partita con l'Udinese e regala i tre punti all'Inter. I nerazzurri vincono 2-1 e per una notte tornano al comando della classifica, in attesa di Sampdoria e Juventus che giocheranno domenica.

IN CAMPO — Squadre in campo con le formazioni annunciate: nell'Inter Zanetti sostituisce lo squalificato Maicon sulla destra; Muntari è sulla sinistra del centrocampo, completato da Stankovic e Cambiasso, mentre davanti Sneijder agisce alle spalle della coppia Milito-Eto'o. Sull'altra sponda, Marino conferma Basta sul lato destro della difesa e propone un centrocampo d'assalto con Sanchez e Pepe sulle fasce; in attacco la coppia Di Natale-Floro Flores.


PIÙ INTER — Nel primo tempo è l'Inter a fare la partita: Cambiasso e Stankovic prendono possesso del centrocampo, Sneijder trova con facilità le punte, Eto'o fa paura ogni volta che entra in possesso di palla. L'Udinese però tiene bene: è corta, la difesa regge, Sanchez e Pepe percorrono chilometri sulle fasce e a turno danno man forte dietro, è veloce a ripartire in contropiede. Le due squadre si annusano nei primi minuti, poi alla prima vera occasione l'Inter passa in vantaggio: al 22' Eto'o affonda centralmente, scarica sulla destra per l'accorrente Stankovic, che entra in area e con un gran destro in diagonale batte Handanovic. Due minuti dopo i nerazzurri perdono Milito, un po' in ombra fin lì: lanciato in profondità, l'argentino si ferma per il riacutizzarsi del problema muscolare patito in settimana. Al suo posto Mourinho manda in campo Balotelli. Ma l'ingresso del giovane attaccante, che negli ultimi tempi sembra avere la nuvoletta di Fantozzi sulla testa, precede di poco il pareggio dei friulani: al 27' Inler ruba palla a centrocampo e pesca in profondità Di Natale, che tutto solo batte Julio Cesar in uscita. Per il capocannoniere della Serie A è il 9° gol in sole 7 partite. Subito il pareggio, l'Inter si butta in avanti come un toro ferito: al 32' Eto'o, pescato in area da Balotelli, semina il panico nella difesa friulana superando tre difensori nello strettissimo, poi non riesce a trovare lo spazio per il tiro. Poi è Balotelli a provarci con un destro da fuori area, ma la palla è bassa e centrale e Handanovic blocca senza difficoltà. C'è molta più Inter in questo finale di primo tempo, ma è l'Udinese ad avere la più grossa chance per il raddoppio: è il 42' quando Sanchez viene pescato tutto solo davanti al portiere, il Niño Maravilla stoppa spalle alla porta, si gira ma calcia alto. E' l'ultimo brivido prima del riposo.


CONCITATO FINALE — Nessun cambio al ritorno in campo. E anche il tema della partita non cambia. L'Inter comanda le operazioni e prova la conclusione da fuori appena c'è uno spiraglio. L'Udinese tiene bene, ma a differenza del primo tempo fatica a far partire il contropiede. Al 22' Handanovic salva la porta da un gran diagonale di Stankovic: il portiere toglie la palla dall'angolino basso alla sua destra, sulla ribattuta arriva Muntari ma spedisce alto. Cinque minuti dopo il ghanese viene sostituito: lo stadio lo fischia, i compagni lo abbracciano e lo rincuorano. Al suo posto Mourinho manda in campo Suazo e schiera il tridente. Al 29' Floro Flores ci prova da fuori, Julio Cesar blocca senza problemi. Anche Marino fa le sue mosse, ma senza stravolgere la formazione: Zapata al posto dell'infortunato Basta, Corradi per Pasquale. Al 41' altro prodigio di Eto'o nello stretto: nello spazio di pochi centimetri quadrati supera due difensori sulla sinistra, affonda in area e da posizione angolata impegna Handanovic. Poi è l'Udinese a sprecare una grande occasione nel finale: contropiede, Di Natale smarcato bene in area sulla sinistra, rientra con il destro, ma calcia addosso a Julio Cesar. Finale concitato: prima Balotelli cade in area, forse toccato irregolarmente, poi è Sneijder, al 47', che raccoglie sulla sinistra un pallone vagante, entra in area e con un colpo da biliardo batte Handanovic in diagonale. Due a uno, palla a centrocampo, ma ormai non c'è più tempo: l'Inter vince e, almeno per una notte, è di nuovo in testa al campionato.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
04/10/2009 20:35
 
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Ronaldinho salva il Milan
Ma a Bergamo è solo 1-1

Una magia del brasiliano all'83' annulla il gol di Tiribocchi. Ma i nerazzurri giocano in dieci dal 40' per l'espulsione di Radovanovic (doppio giallo). Huntelaar praticamente nullo; Nesta gigantesco

BERGAMO, 4 ottobre 2009 - In dieci dal 40' e a pezzi l'Atalanta accarezza il sogno di battere il Milan fino all'83', ma una magia di Ronaldinho annulla il gol di Tiribocchi, frutto della supremazia nerazzurra. Ancora una partita controversa quella dei rossoneri, in partita solo dopo l'espulsione di Radovanovic, ma senza mai impensierire seriamente la squadra bergamasca. Succede solo nella parte finale, quando Consigli e una traversa dicono di no all'assedio goffo e confuso del Milan. Applausi all'Atalanta: se avesse vinto non avrebbe rubato nulla. I rossoneri? Da rivedere. Dalla testa ai piedi. Il segnale è chiaro: andare avanti così è impossibile.

FIDUCIA A HUNTELAAR — C'è bisogno di punti come il pane a Bergamo. Antonio Conte in mattinata risolve il dubbio in attacco: la classe superiore di Doni al posto di Acquafresca. Assediato e a rischio conclamato, Leonardo compatta la squadra: 4-4-2 e tre cambi coraggiosi. Il primo in difesa: Favalli per Kaladze. Poi sulla linea del centrocampo, con Flamini preferito ad Ambrosini. Infine quello che non ti aspetti, Huntelaar per Ronaldinho, nonostante i recenti modesti progressi del Gaucho.

TIRIBOCCHI NON PERDONA — Profilo alto, pressing deciso. Così l'Atalanta si presenta al Milan che però fa circolare velocemente la palla e questa è una novità. I rossoneri, infatti, almeno nel primo quarto d'ora si distinguono per aggressività e ordine tattico. Ma quanto l'avversario alza il ritmo, la profondità viene a mancare ed ecco riaffiorare il Milan del dopo Ancelotti. La squadra rossonera cede piano piano all'organizzazione degli avversari che si scrollano di dosso le paure. Prima ci provano un paio di volte con Valdes, gran piattone da posizione defilata, e Doni, esterno destro dal limite poco a lato. Ma alla terza passano. Fatale, come contro lo Zurigo, fu il rasoterra. Questa volta di Padoin. Doni, marcato stretto, non controlla la palla; Tiribocchi, ben appostato e libero, raccoglie e infila nell'angolo alla destra di Storari. Ineccepibile il vantaggio che il Milan subisce psicologicamente.


INGENUO RADOVANOVIC — Il problema si ingigantisce quando i rossoneri insistono a crossare palle dove Manfredini e Pellegrino costituiscono un muro insuperabile. Laddove Huntelaar vaga senza meta e Pato, partendo da lontano, viene puntualmente fermato dai raddoppi. Da aggiungere la lentezza esasperante con cui fanno ripartire il contropiede, rendendo tutto prevedibile e scontato. Insomma, un Milan di una brutteazza assoluta che non produce un'azione pericolosa, tantomeno un tiro in porta. A dare un mano ai rossoneri ci pensa l'ingenuo Radovanovic che viene ammonito due volte e al 40' lascia in dieci i compagni di squadra.

ALLA FINE TOCCA A PIPPO — Solo la superiorità numerica può fare a questo punto la differenza. Così nel secondo tempo Leonardo aggiunge Ronaldinho in attacco e toglie Flamini auspicando il ribaltone. Il copione è scontato: rossoneri in attacco, nerazzurri aggrappati al vantaggio, ma all'insegna di una prova difensiva organizzata. Dinho aggiunge più brio. Bello il suo invito al gol per Pato al 3', ma l'indisponente ragazzino riesce a fallire solo davanti a Consigli che compie un prodigio. L'Atalanta anche in dieci fa un figurone. Controlla tutti gli spazi nella sua trequarti e puntualmente trova la via di fuga, grazie all'intelligenza tattica di Doni. Tiribocchi, a pezzi, viene sostituito con Ceravolo, mentre Leonardo finalmente gioca la carta Inzaghi. Esce ovviamente Huntelaar, perché dall'olandese non ti puoi aspettare un guizzo o un colpo di genio.


ECCO RONALDINHO — In dieci, stanca e rintanata nella sua trequarti, l'Atalanta difende il tesoro con le unghie e con i denti. Facilitato però nel compito dall'incapacità del Milan di andare a segno. Anzi, per poco il gol non lo fa la squadra di Conte. Punizione di Guarente al 24' su cui si avventa in scivolata Manfredini che arriva in leggero ritardo. I ragazzi di Conte tengono e quando non ci arrivano ci pensano gli dei a proteggerli. Come al 28', quando la traversa respinge il tocco ravvicinato di Pato che conferma la sua involuzione. Anche Seedorf potrebbe segnare, ma Pellegrino devia in angolo. Atalanta da monumento. Ma crolla al 38', quando Ronaldinho riceve in area dall'immenso Nesta. Stop di petto e destro micidiale che batte Consigli. Inevitabile l'assedio a caccia della vittoria, ma l'Atalanta erige muraglie umane impedendo la beffa.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
04/10/2009 20:40
 
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Il Parma frena la Samp
Galloppa risponde a Pazzini

Rallentano i blucerchiati, bloccati sull'1-1 dagli uomini di Guidolin. Apre il centravanti (che protesta anche per un rigore non concesso), replica l'ex del Siena. Se la Juve vince col Palermo scatta in testa da sola

GENOVA, 4 ottobre 2009 - Addio vetta solitaria. La Sampdoria dopo una settimana deve già salutare la testa della classifica. A rovinare la festa ai blucerchiati, un Parma attento e concreto, che strappa l'1-1 su un campo dove fin qui nessuno aveva fatto punti. Uno stop interno inaspettato per gli uomini di Del Neri, passati in vantaggio con Pazzini e raggiunti da Galloppa.


POCO ANTONIO — Quando manca la luce di Cassano - e oggi è mancata parecchio - la Samp perde metà del suo potenziale, onestamente. Brutta partita, quella del barese, che i difensori del Parma controllano quasi a uomo. Ogni volta che tocca palla Fantantonio ce ne sono almeno tre nei paraggi. Difficile trovare piedi che sappiano costruire qualcosa, in casa blucerchiata. La mossa di Bellucci a centrocampo provata con l'Inter stavolta non funziona. Anzi, è dannosa. L'ex bolognese non è né carne né pesce, e rende la mediana più debole numericamente.

IL QUARTO DI PAZZO — Non a caso il gol arriva grazie alle due frecce rimaste nell'attacco della Samp: cross dalla trequarti di Mannini per Pazzini, dimenticato da Panucci, e colpo di testa perfetto del bomber. Mirante si tuffa ma può solo osservare la quarta perla in campionato del "Pazzo". Sembra il preludio alla goleada, e invece nella partita entra anche il Parma. In ritardo, ma ci entra, forse per colpa di uno schieramento iniziale - il 5-3-2 - troppo abbottonato.


CORALITÀ — Il pareggio arriva sette minuti dopo l'1-0. E' un'azione bellissima, in cui il pallone non tocca mai terra: cross di Castellini da sinistra, sponda aerea di Biabiany per Amoruso che al volo appoggia all'accorrente Galloppa. L'ex senese si allunga e di destro, peraltro non il suo piede, infila Castellazzi. In tempi di convocazioni per la Nazionale, ci starebbe un pensierino per il faro del centrocampo del Parma; oggi, il migliore in campo.

PROTESTE — Rimarrà così il risultato, fino alla fine. Ma c'è tempo per vedere salvataggi sulla linea (Mariga su destro a botta sicura di Poli), miracoli di Castellazzi (due volte, su Amoruso) e un episodio da moviola. Tutto nasce da un rinvio di Panucci che Cassano intercetta; il barese va sul fondo e crossa al centro, dove Pazzini non arriva perché travolto proprio da Galloppa. Sembrerebbe rigore netto, eppure Mazzoleni lascia correre. La logica dei "se", come sempre, lascia il tempo che trova: però la Samp ha di che recriminare. Pur rimanendo in testa, al momento.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
04/10/2009 20:47
 
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Fiorentina e Lazio in bianco
Gol fantasma di Gilardino

Finisce 0-0 la sfida del Franchi tra le due squadre protagoniste del turno di coppe europee: biancocelesti bene in avvio, viola a lungo arrembanti. Non concesso un probabile gol all'attaccante viola

FIRENZE, 4 ottobre 2009 - Finisce 0-0, con tante emozioni e diverse palle gol, la sfida tra Fiorentina e Lazio, entrambe reduci da un trionfale impegno di mezza settimana in Europa. I viola salgono a quota 14, affiancando la Juventus in terza posizione prima del posticipo, e portano l'imbattibilità della propria porta a 409' in match ufficiali e a 505' nei match casalinghi. La Lazio è ora ottava con 9 punti e il bilancio degli scontri diretti continua a essere a favore dei toscani per 43 vittorie a 42. Polemiche per un gol non concesso a Gilardino con respinta, forse oltre la linea, di Radu giudicata regolare dall'arbitro.

PRIMO TEMPO — Prandelli lascia in panchina il convalescente Gilardino mentre Ballardini opta per il 4-4-2 con Foggia sulla fascia per rifornire le punte. L'avvio è tutto biancoceleste. Al 2' splendida palla di Mauri per Foggia che si trova ai 30 metri solo davanti a Frey: al limite il suo destro è troppo debole e viene parato. Nei dieci minuti successivi è il fantasista a cercare ripetutamente Rocchi a centroarea e testare l'affidabilità dei difensori centrali viola. I toscani escono alla distanza e al 20', su angolo dalla sinistra, Mutu schiaccia di testa con Baronio che vicino alla porta respinge con sicurezza. La trazione anteriore della Fiorentina è dirompente: Vargas sulla fascia, Jovetic e Montolivo con Mutu in maniera frontale. Tanto bel gioco, ma poche occasioni da gol fino al 45' quando ne nascono due in pochi attimi: sugli sviluppi di un corner, mischia in area della Lazio e Zanetti colpisce da pochi metri con Baronio che si ripete e respinge sulla linea. Appena prima del riposo Marchionni brucia Del Nero sulla destra, un rimpallo libera Montolivo che da pochi metri manda clamorosamente alto.


SECONDO TEMPO — Secondo tempo e Fiorentina sempre più aggressiva, ma poco capace di finalizzare. Al 19' azione personale di Mutu sulla sinistra, palla perfetta per Jovetic che di testa manda a lato di un metro circa. Si scuote la Lazio che al 23' spreca un'occasione d'oro con Foggia che manda alto solo davanti alla porta dopo che un rimpallo lo aveva liberato in posizione fantastica a centro area. L'inserimento di Dabo per Rocchi offre ossigeno agli ospiti che al 28' sono ancora pericolosi con Baronio che serve Foggia il cui tiro, destinato all'incrocio dei pali, viene messo in angolo da Frey. Prandelli chiama Jorgensen e da quel momento fino alla fine si giocherà a una porta sola. Al 29' errore di Baronio che regala palla a Jovetic, irrompe Marchionni che dalla destra calcia malissimo. Al 34' l'azione clou del match: Gilardino, subentrato a Mutu e fino ad allora mai servito, salta Muslera e dalla destra mette in porta; Radu respinge, con la sfera che sembra oltrepassare la linea, e il direttore di gara, su indicazione del guardalinee, non sancisce la marcatura. La furia viola, sotto la spinta del pubblico, è travolgente, ma più che un paio di tiri di Vargas e Montolivo non arrivano.

Guido Guida

Fonte: gazzetta
04/10/2009 20:50
 
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Genoa guastafeste
Bologna k.o. in casa

La squadra di Gasperini vince in trasferta con i gol di Kharja su rigore, Sculli e Zapater. Inutile il momentaneo 1-2 siglato da Di Vaio su rigore. Espulso Mesto a inizio ripresa

BOLOGNA, 4 ottobre 2009 - Gasperini guasta la festa al Bologna, che sperava di festeggiare il Centenario con un successo sul campo. E invece i tre punti li porta a casa il Genoa, che gioca un gran primo tempo (0-2 il parziale siglato da Kharja e Sculli) e resiste in dieci al forcing finale del Bologna (nella ripresa segnano Di Vaio e Zapater). La squadra di Gasperini sale così al quinto posto, a quota 13.

LE FORMAZIONI — Il Bologna di Papadopulo, vestito a festa per l'occasione, si presenta con il 4-4-2 annunciato: davanti giocano Zalayeta e Di Vaio, con Vigiani e Tedesco pronti ad inserirsi. Gasperini, reduce dalla sconfitta di Valencia e con un punto in saccoccia nelle ultime tre gare di campionato, cambia qualcosa: in regia c'è Kharja e non Zapater; davanti spazio a Floccari e Palladino, con Crespo e Palacio seduti; dietro gioca Esposito, al fianco di Bocchetti e Moretti.

UNDICI METRI — C'è un bel clima al Dall'Ara e la squadra di casa sembra partire nel migliore dei modi: neanche due giri di orologio e Zalayeta impegna subito Amelia in corner. Nei primi minuti il Bologna sembra essere messo meglio in campo e prova a fare il gioco. Ma è solo un'impressione. A complicare le cose ci pensa Portanova, che all'11 atterra ingenuamente Floccari in area: rigore che Kharja realizza spiazzando Viviano.

RADDOPPIO — Da lì in poi la squadra di Papadopulo crolla e il Genoa può fare quello che meglio sa: far correre la palla con Kharja e Milanetto, allargare il gioco sugli esterni alti e pungere con intelligenza. Ed è così che, poco dopo la mezzora, arriva il raddoppio firmato da Sculli, bravo a chiudere una gran giocata in velocità avviata da Palladino e rifinita dal tiro-cross di Floccari dalla sinistra. Poi è ancora Floccari a sfiorare il terzo gol, davanti a un Bologna attonito.

ROSSO — Nella ripresa il copione cambia dal minuto 7, quando il Genoa rimane in dieci per l'espulsione di Mesto per doppia ammonizione. Papadopulo ci crede e inserisce Osvaldo per Vigiani; Gasperini toglie Floccari e dà spazio a Zapater. Ne viene fuori una partita più vivace, con un Bologna molto più propositivo. Soltanto Amelia, che risponde da fenomeno a un sinistro ravvicinato di Zalayeta, e la sfortuna - clamoroso il palo di Di Vaio al 17' - dicono di no ai tentativi dei padroni di casa.

FORCING FINALE — Papadopulo insiste: dentro anche Valiani per Guana. Immediata la risposta di Gasperini, che toglie Sculli e inserisce un altro difensore, Tomovic. La squadra di casa spinge con continuità e viene premiata al 40', quando un calcio di Tomovic a Tedesco viene punito da Gervasoni con un tiro dal dischetto che Di Vaio non sbaglia. Il finale è un assedio, con tanto di giallo finale: sul contatto Esposito-Di Vaio in area Gervasoni lascia correre, il Bologna protesta, e Zapater sigla in contropiede il gol che chiude i giochi dopo un'ottima giocata di Tomovic.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
04/10/2009 20:54
 
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Chievo in orbita con Marcolini
Cagliari ancora k.o. in casa

Una doppietta del centrocampista permette agli uomini di Di Carlo di imporsi sui rossoblu, battuti per la terza volta in stagione al Sant'Elia. Squadra di Allegri avanti con Matri, poi il tracollo

CAGLIARI, 4 ottobre 2009 - Con due giorni di ritardo, Michele Marcolini si fa due regali di compleanno che consegnano il suo Chievo ai quartieri nobili della classifica. A Cagliari il neo 34enne centrocampista firma la doppietta che consente ai veneti di battere 2-1 i sardi, illusi dal gol di Matri. Per gli uomini di Di Carlo, autori di una splendida ripresa, è la terza vittoria stagionale che vale il quinto risultato utile consecutivo e 11 punti in classifica, gli stessi dell'Udinese. Il Cagliari, reduce da due vittorie di fila in trasferta ma stanco e senza idee, non riesce a rendersi pericoloso una volta sotto e incassa la terza sconfitta su tre davanti al proprio pubblico.

LE SCELTE — Allegri e Di Carlo sono fedeli seguaci del 4-3-1-2. Nel Cagliari torna capitan Lopez, al centro della difesa al posto dello squalificato Astori. In mezzo al campo Biondini vince il ballottaggio con Lazzari, davanti coppia Jeda-Matri. Nel Chievo torna Bogdani in avanti con Pellissier, Iori vince il ballottaggio con Bentivoglio per il ruolo di centrale nel centrocampo a tre al posto dell'infortunato Rigoni.

BOTTA E RISPOSTA — Le due squadre si annullano per 38', complice un primo tempo non proprio da ricordare di Cossu (che comunque centra l'incrocio dei pali con un tiro-cross attorno al quarto d'ora) e Jeda da una parte, Pinzi e Pellissier dall'altra. L'equilibrio regna sovrano fino a quando Biondini scodella sulla testa di Matri un cross che il centravanti di Allegri traduce nel suo primo gol stagionale. Il Chievo impiega appena tre minuti a pareggiare: Marcolini raccoglie ai 20 metri una corta respinta di Canini e fa secco Marchetti, che torna a subire reti dopo 256'. Subito dopo Pellissier viene toccato da Lopez in area e reclama un penalty che l'arbitro non concede.

VOGLIA CHIEVO — Ospiti più convinti nella ripresa, con Luciano che si propone con insistenza a destra. Il Cagliari non riesce proprio a pungere, nemmeno quando Allegri toglie Biondini per inserire Lazzari. Di Carlo risponde al 21' inserendo Granoche al posto dello statico Bogdani, e quattro minuti dopo il Chievo passa: Marchetti si oppone da campione alla botta da distanza ravvicinata di Marcolini, ma deve arrendersi quando il rimpallo finisce sui piedi dello stesso centrocampista che mette dentro nonostante il disperato tentativo di Yepes. Per Marcolini è la terza rete stagionale. Il Cagliari ci prova nel finale, ma nonostante l'ingresso in campo di Larrivey al posto di Dessena non crea pericoli a Sorrentino e resta inchiodato a quota 7.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
04/10/2009 20:58
 
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Siena, pareggio e fischi
Il Livorno si salva in 10

Brutto derby toscano, il Livorno in dieci per quasi 60' resiste all'assedio dei padroni di casa che con Maccarone falliscono un rigore. Giampaolo cambia nella ripresa ma senza risultati

SIENA, 4 ottobre 2009 - Questo Siena non sa vincere. Non gioca bene, non ha più confidenza con le mura amiche dove lo scorso anno aveva costruito la salvezza. Così col Livorno finisce 0-0 e tra i fischi, meritati se si pensa che i bianconeri, in superiorità numerica per quasi 60', non sono riusciti a passare, neanche su rigore dopo l'atterramento di Maccarone. Bravo De Lucia a parare il tiro dell'attaccante. Per il Livorno è un buon punto - il primo in trasferta - nonostante la prestazione opaca, complice l'assenza di Candreva.

SIENA A TESTA BASSA — Non è un bel derby: due squadre costrette a vincere, due toscane caratteriali dal gioco "ignorante". Spettacolo zero, occasioni quasi tutte per i padroni di casa che però non passano, nemmeno al 39' quando Marchini strattona e cintura Maccarone in piena area. E' chiara occasione da gol, rigore e rosso per il centrocampista subentrato all'infortunato Mozart, ma lo stesso Maccarone sul dischetto si fa ipnotizzare da De Lucia. Se l'attaccante alla 100ª in A coi bianconeri non brilla, Calaiò fa addirittura peggio quando, indisturbato, manda a lato un facilissimo colpo di testa a due passi da De Lucia (23'). Prima ancora Vergassola, triangolo e tiro in scivolata, palla incredibilmente fuori.


LIVORNO A LUCE SPENTA — Che dire del Livorno? Per una squadra che in trasferta quest'anno ha sempre perso, presentarsi a Siena senza il faro Candreva sembra quasi una condanna alla sconfitta. Gli amaranto non fanno niente per 30', poi restano in dieci e provano a sfruttare le ripartenze, col Siena sbilanciato. Lucarelli costringe Curci alla parata in tuffo (43') e Tavano sfiora il gol di destro a inizio ripresa. Nient'altro. Per questo alla fine il punto conquistato è d'oro.

FISCHI A GIAMPAOLO — Non lo è per il Siena, due pareggi e due sconfitte in quattro partite al Franchi. Giampaolo nella ripresa toglie Jajalo (bocciato), Vergassola (arrabbiatissimo) e Del Grosso (esausto) per Ekdal, Ghezzal e Garofalo. E' l'ennesima bocciatura di Paolucci, l'unico vero investimento della campagna acquisti, l'attaccante che in estate aveva promesso di andare in doppia cifra. Ma Giampaolo, si sa, dopo i dissapori col presidente Stronati è tornato a squadra fatta e solo Fini rappresenta una sua richiesta. Proprio l'ex Cagliari, pur non brillando, impegna De Lucia al 23' del secondo tempo con un destro al volo respinto da De Lucia. Che poi blocca un tiro debole di Maccarone. Il resto lo fa "Tyson" Rivas, tra i migliori nelle fila amaranto.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
04/10/2009 21:03
 
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Totti lancia in orbita la Roma
E aggancia Bati-gol a quota 184

I giallorossi superano 2-1 il Napoli: a segno Lavezzi al 25' del p.t., risponde il capitano con una doppietta al 37' p.t. e al 18' s.t. In occasione del raddoppio si infortuna al "solito" ginocchio destro ma resta in campo bendato. Una risonanza magnetica ha escluso complicazioni

ROMA, 4 ottobre 2009 - La Roma inanella il quinto risultato utile consecutivo, tornando alla vittoria dopo due pareggi e dà forse la spallata decisiva alla panchina di Donadoni. Il Napoli esce infatti dall'Olimpico sconfitto per 2-1: al vantaggio di Lavezzi risponde una doppietta di Totti, che finisce la gara restando in campo col ginocchio destro bendato, e solo per onor di firma (e sostituzioni esaurite in precedenza). Con i due gol realizzati oggi Totti si porta a 6 nella classifica marcatori, ma soprattutto aggancia Batistuta a quota 184 gol in A, all'ottavo posto della classifica dei cannonieri di sempre. Al settimo posto c'è ora Giuseppe Signori a quota 188.

BOTTA E RISPOSTA — Nella Roma Mexes (e Taddei) non ce la fanno, Totti sì. Nel Napoli invece Cigarini recupera e parte titolare, con Bogliacino in panca. L'avvio della gara è tutto giallorosso: la squadra di Ranieri parte sicura, sfrutta le fasce, si muove compatta ma agile nello sguinzagliare Perrotta fra le linee, seminando il panico nel Napoli. Poi però la squadra ospite prende le misure, cresce a centrocampo, trova spazi interessanti e si fa più intraprendente. Tanto più che la Roma al 20' ha già perso per infortunio due pezzi importanti: Motta e Julio Sergio, sostituiti da Cassetti e Lobont. Il primo acuto della gara è firmato da Perrotta, che sfiora il gol dopo 4 minuti sfruttando un assist di Totti ma De Sanctis dice di no. Al 23' Quagliarella, in area, non aggancia un pallone assai promettente, mentre due minuti dopo il Napoli trova il gol: Hamisk mette in mezzo, Lavezzi controlla, si gira e di destro infila Lobont, che vede il pallone sbucare improvviso fra una selva di gambe. La Roma reagisce, si innervosisce anche ma alla fine recupera lo svantaggio: al 37' Vucinic mette in mezzo un rasoterra, Perrotta tocca in scivolata, Totti ci mette una coscia e devia alle spalle di De Sanctis. Per il capitano è il quinto gol in questo campionato.

TOTTI, ALLARME RIENTRATO — La ripresa si apre col terzo cambio gestito da Ranieri: Faty prende il posto di Cerci, e va sulla destra, in un centrocampo ora a rombo con Pizarro vertice alto e Perrotta alle spalle di Vucinic e Totti. In realtà le due squadre sono ora più attente a non sbagliare che a cercare gloria in avanti: ne esce una fase più lenta rispetto ai primi 45', fatta di molti passaggi e pochi guizzi, di azioni che si smorzano alla trequarti perché lì le difese hanno alzato le dighe. E infatti l'unica occasione da gol capita a Totti al 9', con De Sanctis che si oppone al suo sinistro ravvicinato con la punta del piede destro. Finché al 18' è ancora il capitano a trovare la via del gol (il sesto in campionato): destro dal limite, e Donadoni sempre più traballante. Ma anche il ginocchio destro di Totti scricchiola, tanto che l'attaccante resterà a bordo campo per 9' prima di rientrare con una vistosa fasciatura. Del resto la Roma ha già operato i tre cambi consentiti, e nel caso Totti abdichi la squadra resterebbe in dieci. Così il capitano stringe i denti e resta in campo sino al termine, salvo poi essere portato a Villa Stuart per una risonanza magnetica nel dopo-gara. L'esame ha comunque escluso complicazioni: si tratta di "un'iperestensione del tendine rotuleo del ginocchio destro", con rientro previsto fra 10-15 giorni. Il Napoli intanto reagisce con rabbia, ma è la Roma a controllare le operazioni (e a sfiorare il tris con Perrotta, Faty e Vucinic). Il Napoli si rifa vivo con Hoffer, ma una Roma praticamente in dieci resiste al tentativo di forcing ospite e incassa tre punti fondamentali.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
05/10/2009 21:57
 
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SUPERSAGGIO
La Juve affonda a Palermo
Decidono Cavani e Simplicio

I bianconeri perdono 2-0 al Barbera dominati nel primo tempo dalla squadra di Zenga. Ripresa più equilibrata, con una traversa di Diego ed un palo in contropiede di Miccoli. Juve ora terza a due punti dalla coppia Inter-Sampdoria

PALERMO, 4 ottobre 2009 - La Juventus cade, anzi capitombola, a Palermo. I bianconeri subiscono alla 7ª di campionato la prima sconfitta stagionale, ma è di quelle severe. Finisce 2-0 per un eccellente Palermo, gol di Cavani e Simplicio nel primo tempo. Ammesso e non concesso che Zenga dovesse dimostrare qualcosa alla sua dirigenza, la missione è compiuta oltre ogni previsione: i suoi ragazzi hanno dominato nel primo tempo, e rischiato ben poco nella ripresa, "rischiando" di dilagare in contropiede con un Miccoli inarrestabile. La Juve rimane così impantanata al terzo posto in classifica, a due punti dalla coppia Samp-Inter che guida la serie A. Non vince da tre partite in campionato, doppia la prestazione rinunciataria e remissiva dei primi 45' di Monaco in Champions, e riaffiorano i fantasmi della scorsa stagione, quando in trasferta era timorosa e pagava la presenza di tanti gregari e l'assenza di piedi buoni. Oggi con Diego solo discreto, perchè ancora non al meglio, e con in attacco la coppia di super atleti Amauri (che non segna da metà febbraio e da 20 partite consecutive) e Iaquinta, è mancata la scintilla tecnica, quella che ha provato ad accendere a sprazzi il solo Camoranesi. Le assenze di Marchisio e Del Piero per infortunio e di Giovinco, vice Diego naturale, confinato in panchina, hanno inciso sul risultato.


SUPER PALERMO — Che domina il primo tempo. Zenga schiera la difesa a tre, e concentra le truppe a centrocampo, con Pastore sempre pronto a dare una mano a Cavani e Miccoli. E proprio il Romario del Salento impazza negli spazi, svariando su tutto il fronte d'attacco. La Juve balbetta. Sembra di assistere al primo tempo di Monaco di Baviera, con l'aggravante che non ci sono davanti Ribery e Robben. La manovra è lenta, e Iaquinta e Amauri corrono tanto e concludono poco. Manca qualità, e non bastano Camoranesi e Diego, che si accendono ad intermettenza. L'italo-argentino tra l'altro rischia il secondo giallo per un fallo non cattivo, ma plateale.

CAVANI E SIMPLICIO GOL — E arrivano anche i gol, meritati, dei padroni di casa. Di Cavani, che segna con un gran tiro di destro approfittando di una palla persa da Felipe Melo, che conferma il vizietto di "portare palla" in zona minata, davanti alla difesa. Il centravanti uruguaiano segna con un destro violento sul palo più vicino, Buffon non può nulla. Poi arriva il 2-0, su calcio piazzato. Difesa bianconera disattenta, che consente l'esecuzione di uno schema semplice, ma efficace. E così Simplicio si inserisce in area, evita il fuorigioco, e corregge in rete sottomisura una punizione di Miccoli. All'intervallo il Palermo è avanti di due reti.


REAZIONE JUVE — Che riparte nella ripresa senza cambi, ma con un'altra espressione. Rabbiosa, feroce. Nei primi 3' della ripresa i bianconeri producono più di quanto fatto in tutti i primi 45'. Amauri infatti si gira al limite dell'area e lascia partire un sinistro appena alto. Subito dopo arriva un sinistro largo di Poulsen al volo, da ottima posizione: i piedi del danese sono quelli che sono. La partita diventa spettacolare: la Juve si sbilancia, tutta in avanti, il Palermo ha praterie a disposizione in contropiede. E sfiora il 3-0 con Bresciano di testa e Miccoli di piede (bravo Buffon). Poi segna Pastore, ma la rete non vale: è preceduta dal fuorigioco di Miccoli.

FERRARA CAMBIA — Fuori Diego, che ha appena colpito la traversa su punizione, dentro De Ceglie. E modulo 4-4-2, più scolastico del rombo, ma meno complicato, che riequilibra le forze a centrocampo. La Juve acquista spinta sulle fasce, ma perde qualità. Ancor di più quando esce anche Camoranesi. Dentro un'altra punta, Trezeguet. Non funziona. Il Palermo si difende bene, rischia poco e Zenga, per disinnescare le torri d'attacco bianconere, inserisce l'efficace contraerea Goian. Ad andare più vicino al gol è ancora il Palermo, con il solito Miccoli, che avrebbe meritato il gol personale e invece si ferma al palo, con un destro improvviso in fase di ripartenza. Ma ai rosanero va bene lo stesso: è trionfo Palermo. La Juve perde, e male.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
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