Sono vietati solo gli interventi su maschera e tubo, le trattenute per il costume, gli strangolamenti e poche altre cose. Per il resto il rugby subacqueo è come il tradizionale gioco britannico da giocare sull’erba: mischie e duri scontri fisici – in questo caso attutiti dall’elemento liquido – al fine di raggiungere la meta, che nella variante acquatica è rappresentata da una sorta di canestro entro il quale collocare una sfera riempita con una soluzione liquida e salina che le permette di affondare. Uno sport che richiede non solo un grande “cuore”, ma anche grandi polmoni. Curiosi? A Bari dal 28 luglio, nell’ambito dei Cmas Games, sorta di olimpiade di varie discipline acquatiche, si terranno i Campionati del Mondo di questa curiosa disciplina nata in Germania negli anni ’60. Sulle prime era semplicemente una divertente variante all’allenamento degli apneisti, ma presto alcuni di questi si sono lasciati prendere dall’entusiasmo trasformando il gioco in un vero sport con proprie regole e competizioni ufficiali. Il campo è rappresentato dalla “buca”, la piscina normalmente utilizzate da sub e apneisti: una vasca profonda 4 metri e delle dimensioni di circa 10 x 15 metri. Le squadre sono composte da 11 giocatori, dei quali sei stanno in acqua contemporaneamente e altri cinque attendono in superficie pronti a subentrare ai compagni quando devono risalire a rifiatare.
Già, perché si gioca in apnea, quindi i cambi – predeterminati a inizio partita – avvengono continuamente, sotto l’occhio attento dei due arbitri (dotati di bombole!) sul fondo e da quello all’asciutto. Si tratta di uno sport che pretende una grande preparazione fisica per sopportare partite di 15 minuti alternandosi tra sopra e sotto l’acqua. Anche perché non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze: anche se l’acqua attutisce di molto gli scontri la variante subacquea del rugby tradizionale mantiene intatte tutte le originali caratteristiche di fisicità e prestanza. Anche se si muovono elegantemente lungo il campo tridimensionale – è l’unico sport a svilupparsi avanti, indietro, sopra e sotto! - grazie alle corte pinne che indossano, i giocatori sott’acqua se le danno di brutto, senza andare tanto per il sottile. I contatti sono duri e resi anche più faticosi perché eseguiti in apnea. Le vere e proprie mischie avvengono solitamente nei pressi del canestro-meta. In quella zona si ingaggiano vere e proprie battaglie, con il “portiere” che si difende come può dagli assalti avversari. L’estremo difensore può ostacolare in ogni modo la segnatura: opponendo il proprio corpo e disturbando in ogni maniera gli attaccanti che tentano di sfiancarlo costringendo lui e la difesa alla risalita; ma gli è vietato aggrapparsi con le mani al cesto o immettervi una qualche parte del corpo per ostruirne l’accesso.
Nonostante la confusione e l’irruenza del gioco il rugby subacqueo ha un che di affascinante, l’unico problema per il pubblico è... che dalla tribuna non si vede un accidente! Così nei tornei più importanti viene loro in soccorso un maxischermo che mostra l’evoluzione – tutta sottomarina, dato che la palla non può mai emergere - del gioco. Per chi volesse vivere più da vicino l’azione, invece, è prevista la presenza di un’apposita corsia riservata al pubblico, che può così immergersi e osservare il match dal vivo. Il torneo internazionale di Bari potrebbe essere una buona occasione per fare conoscere il rugby subacqueo anche in Italia. In Germania e nel Nord Europa è già un successo da qualche anno mentre da noi la sua pratica risale a fine anni ’90, quando un gruppo di studenti fiorentini, incuriositi dai racconti di uno studente tedesco, fondarono la prima squadra italiana. Da allora il movimento tricolore è cresciuto di quattro unità (Napoli, Prato, Milano e Roma) dando il via al campionato italiano tricolore.
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