NBA - MVP, It's Kobe's time
E' tempo di trofei individuali nel mondo Nba, a poche ore dall'inizio di una post-season che si annuncia tra le più equilibrate dell'ultimo decennio. C'è grande attesa soprattutto per la nomina dell'MVP, Most Valuable Player, che di fatto può essere considerato il miglior giocatore al mondo per questa stagione. Come al solito c'è una grande diatriba sull'opportunità di premiare un singolo in uno sport di squadra e sui parametri da valutare per giungere alla complicatissima nomina. Tre sono i criteri più inflazionati: il miglior giocatore della miglior squadra, il giocatore con le migliori statistiche, il giocatore che ha più impatto nel successo della propria squadra.
E' quasi impossibile trovare un compendio e ogni volta l'assegnazione del Maurice Podoloff Trophy desta polemiche e fazioni. Noi proviamo a fare le nostre previsioni per tutti i singoli premi, pronti ovviamente ad essere smentiti.
MVP: Kobe Bryant, Lakers
Ha disputato 11 stagioni in NBA e in almeno metà di queste era considerato il migliore: è uno scandalo che il suo talento adamantino non sia ancora stato insignito di questo trofeo. A 29 anni KB dovrebbe aggiudicarsi il giusto premio per una stagione giocata a livelli straordinari. Statistiche e non solo, grande continuità e leadership indiscussa dopo aver minacciato più volte l'addio ad inizio stagione. A livello di impatto e di peso nella squadra, forse andrebbe assegnato a Chris Paul ma avrà tempo di vincerne nei prossimi anni.
COACH OF THE YEAR: Byron Scott, Hornets
No doubt. Nessun altro tecnico ha saputo far rendere i propri giocatori così tanto aldilà delle proprie singole capacità. Un demiurgo eccezionale che ha portato ad altissimi livelli non solo Paul ma anche due insospettabili come West e Chandler. New Orleans è una squadra con una precisa identità difensiva e questo non può non essere ascritto a suo merito. Alcune vittorie, come quella contro San Antonio di 25 punti, si stagliano in una stagione dove non c'è mai stato un momento di rottura prolungata. Adelman, Rivers e Sloan sono dietro, ma solo per un soffio.
ROOKIE OF THE YEAR: Kevin Durant, Sonics
In questo caso ci sono davvero poche indecisioni. In una stagione di Seattle da obnubilare al più presto, l'ex University of Texas, ha chiuso con oltre 20 punti di media e alcune perle di classe abbacinante. Al Horford degli Hawks è l'unico che ha provato ad insidiarlo nel corso della stagione ma a livello di qualità e continuità non c'è paragone.
DEFENSIVE PLAYER OF THE YEAR: Kevin Garnett, Celtics
Il giocatore più completo dell'NBA sui due lati del campo. Si è calato meravigliosamente nella nuova realtà ed è stato il più determinante dei tre tenori di Boston. Il premio andrebbe diviso con l'assist coach Tom Thibodeau, mago della difesa. Shane Battier è un'alternativa credibile, eccezionale la sua intensità nella striscia positiva che ha rilanciato i Rockets nell'elite della Western Conference.
SIXTH MAN OF THE YEAR: Manu Ginobili, Spurs
Che cosa ci faccia in panchina ad inizio partita rimane un mistero insoluto e di scarsa importanza. Quello che importa è come rivolta il ritmo di ogni partita sin dai primi palleggi. Inimitabile, il giocatore che ogni tecnico vorrebbe con sè. Nota di merito per uno splendido Leandro Barbosa.
MOST IMPROVED PLAYER: Hedo Turkoglu, Magic
Le statistiche parlano chiaro:
2006/7: 13,3 punti, 4 rimbalzi, 3,2 assist
2007/8: 19,5 punti, 5,7 rimbalzi, 5 assist
Con percentuali al tiro tutte migliorate, è diventato un go-to-guy importantissimo per gli Orlando di Lewis e Howard.
Michele Gazzetti / Eurosport