NBA - James è il Prescelto anche fra le Stelle
Andate da Kobe Bryant. È lui il migliore". Lebron James aveva esordito così all'alba dell'All-Star Weekend, lodando il figlio di Jelly Bean e la sua nuova straordinaria stagione in gialloviola a Los Angeles. I due si sarebbero dovuti incontrare sul parquet di New Orleans, meta romantica della 57a edizione dell'All-Star Game nel dopo-Katrina, ma la partita delle stelle di Bryant è durata soltanto 2'52", il tempo per raccogliere un rimbalzo difensivo.
Con il dito mignolo della mano destra in condizioni precarie, Kobe ha optato per la semplice comparsata all'All-Star Game, complici anche le severissime regole NBA che non gli avrebbero permesso di scendere in campo la prossima settimana se non avesse saggiato il parquet della New Orleans Arena. Senza Bryant e senza Garnett, in panchina in elegante abito borghese per un problema muscolare agli addominali, l'All-Star Game perde due grandissimi primi violini, e l'orchestra ne risente, soprattutto nei primi minuti, quando ha bisogno di tempo per eleggere nuovi protagonisti e interpreti.
Dwight Howard, dopo aver portato a casa il premio alla gara di schiacciate del sabato sera, parte con l'adrenalina a mille, e nelle prime due azioni piazza una schiacciata e una stoppata, ma sono le uniche due vere emozioni del primo quarto. Per il resto lo spettacolo è piuttosto dozzinale, con i giocatori impegnati più che altro nel cercare di distinguere una squadra dall'altra, a causa della bizzarra idea degli organizzatori di vestire le due rappresentative con canotte bicolori.
Nella confusione iniziale, è l'Est a dare il primo strappo, fino al 34-28 del primo mini-intervallo. Dalle panchine entrano i volti nuovi di West e Roy, mentre Chris Paul, sul parquet di casa sua, inizia da subito a distribuire assist e punti per un pensierino al premio di MVP. L'Est propone sprazzi della troica di Detroit, con Billups (più che altro in campo a sparacchiare), Hamilton e Wallace, con Rasheed in piena catalessi ma comunque in grado di regalare, sul finire di secondo quarto, una tripla con la mano sinistra (!) da posizione centrale.
L'Est mantiene sempre il controllo, con James a impazzare per il campo e ad accumulare statistiche su statistiche e con Howard a sguazzare nell'area verniciata, dove tutti lanciano per aria il pallone sperando che il centro dei Magic inventi qualche clamorosa schiacciata propulsa dalle sue immense doti atletiche. Alla fine del primo tempo l'Est è avanti di 11 lunghezze (74-65).
Dopo un breve intervallo arricchito da un'ottima performance di musica jazz, lo spettacolo riprende, ed è decisamente migliore. James inizia a prendere con risolutezza la scena, e alla fine del terzo periodo incrementa il vantaggio dell'Est a 13 punti (106-93). S i entra nell'ultimo quarto che, come da copione, deve essere palcoscenico per una partita vera.
E così è: Paul non gradisce l'invadenza del Prescelto nella sua Arena, e macina punti e assist (16 e 14) ben supportato da Stoudamire (che piazza una terrificante schiacciata a una mano proprio sulla testa di Howard, lanciando un chiaro segnale al miglior big-man della costa orientale) e da Roy, che al suo debutto si lascia sicuramente guardare con 18 punti, 9 rimbalzi e 5 assist. Ed è proprio la stella di Portland a firmare il sorpasso dell'Ovest sul 122-119, con un lay-up mancino su assistenza di Paul. L'Est va sotto, e sale quindi in cattedra Ray Allen, che a New Orleans è stato chiamato a sostituire l'infortunato Butler, anche se i suoi 28 punti finali (top-scorer del match) la dicono lunga sul suo talento ancora cristallino e sulle potenzialità dei Celtics di quest'anno: dopo aver appena infilato una tripla, Allen ne piazza altre due per il nuovo sorpasso (125-122), Paul impatta (125-125), ma James schiaccia di pura strapotenza fisica in testa a tre avversari per il +2 per l'Est.
Lo stesso Paul va a commettere un plateale fallo offensivo su Allen e Wade si inventa un fantastico canestro in penetrazione sulla sinistra del campo per siglare la vittoria. James rabbrividisce dopo le ultime spettacolari giocate di Allen, ma torna a sorridere quando il commissioner della NBA David Stern gli assegna il premio di MVP, che va a bissare quello vinto nel 2006. Nel mezzo, c'è stato quello di Kobe... ci fosse stato il #24 gialloviola e il suo famelico agonismo, forse stanotte sarebbe andata un po' diversamente, ma quel che è chiaro è che Bryant ha già un successore...
Daniele Fantini / Eurosport