6 Nazioni: le `stelle` del torneo
Il torneo del 6 Nazioni sforna annualmente campioni che assurgono a veri e propri simboli per la propria squadra. Nell’ultima edizione l’”Orco” Chabal e Skrela hanno trascinato la Francia al successo, mentre il precisissimo O’Gara e il sempreverde O’Driscoll tenevano vive le speranze di titolo dell’Irlanda; le folate di Robinson e la chirurgica regia di Wilkinson non sono bastate all’Inghilterra; Mauro Bergamasco e Troncon, con l’aiuto di Scanavacca, hanno fatto sognare l’Italia; e se Stephen Jones e` stato uno dei pochi a salvarsi in un Galles in difficolta`, neanche i punti al piede di Chris Paterson hanno evitato il “Cucchiaio di legno” alla Scozia.
Nell’edizione 2008, in Italia tutti avranno gli occhi puntati su Sergio Parisse: a soli 24 il numero 8 italo-argentino e` diventato capitano degli azzurri. Forse troppo pochi? No, considerando la grande esperienza gia` accumulata in poco tempo sia con la maglia della Nazionale (48 presenze e due Coppe del mondo alle spalle), che con quella del suo club, lo Stade Francais, da tempo ai vertici del rugby europeo. Lo scorso anno si era gia` messo in evidenza come uno dei giocatori piu` carismatici della squadra: e proprio per il rispetto di cui gode tra compagni e avversari, il ct Nick Mallet lo ha scelto come capitano, preferendolo a gente del calibro di Bortolami o Mauro Bergamasco. Le sue responsabilita` crescono, difficilmente saranno disattese.
Da un capitano all’altro: anche la fascia della Francia ha cambiato braccio. Lionel Nallet, seconda linea del Castres, ritorna alla ribalta: al mondiale era stato lui a fare le spese della presenza di Chabal, preferitogli non tanto per motivazioni squisitamente tecniche quanto di facciata. Se la Francia vuole riconfermarsi allora fa bene a puntare sulla sua forza e costanza di prestazione: sparito dal giro della nazionale dal 2001 al 2005, Nallet si era imposto nuovamente nel pack dei ‘galletti’ nel torneo del 2007. Dal carattere molto riservato, e` comunque considerato dai suoi stessi compagni il ‘miglior francese in campo internazionale’: a lui dimostrarlo, anche se l’accoppiata con il giovane Arnaud Me`la e` tutta da scoprire.
Chi di conferme non ha certo bisogno e` tale Jonny Wilkinson: con 429 punti e` il miglior marcatore della competizione e ha dimostrato di poter, da solo, decidere le sorti di un incontro e di un torneo (vedi Coppa del mondo). Ma non e` tanto dal passato che Wilkinson si deve da guardare, ma dal futuro: alle sue spalle scalpita un certo Danny Cipriani. 20 anni, apertura dei Wasps, ha recentemente dichiarato: “Voglio essere il numero 1 e giocare con continuita` nella mia Nazionale”. Le gerarchie non sono in discussione, almeno per il momento: certo che il coach Ashton puo` contare su una bella molla per gli stimoli del suo gioiello Wilkinson e non e` escluso che in corso d’opera provi anche una soluzione per poter far coesistere i due giocatori. Il tutto per portare l’Inghilterra ai livelli di quella vista ai recenti campionati mondiali.
L’Irlanda al Sei Nazioni 2008 si aspetta di rivedere il miglior Ronan O’Gara: a dir poco irriconoscibile, il mediano d’apertura in forza al Munster sembra comunque aver ritrovato la sua forma migliore. Le ottime prestazioni in campo europeo con la sua squadra di club lo hanno restituito al rugby che conta: la grande visione di gioco e un’impressionante facilita` al piede sono le sue prerogative fondamentali. Dovra` dimostrare che l’O’Gara visto in Francia e` solo un brutto ricordo: per farlo ha bisogno di un partner come si deve, e allora fa discutere la scelta, almeno iniziale di preferire al collaudatissimo Peter Stringer (79 caps con l’Irlanda) il pur promettente Eoin Reddan.
Capitolo Scozia: ricostruire partendo dalle certezze di Chris Paterson e Dan Parks. E’ soprattutto su quest’ultimo, l’apertura di origini australiane, che passeranno le fortune degli ‘highlanders’: indiscutibile dal punto di vista della visione tattica e del gioco al piede, Parks non ha ancora mai convinto nella fase puramente creativa dell’azione. Nel Mondiale era stato uno dei meno peggio, tanto da essere nominato ‘miglior scozzese’, l’inizio di stagione rassicurante con i Glasgow Warriors inducono tutti a ben sperare in un torneo all’altezza delle aspettative. La scelta di Frank Hadden di preferirlo in cabina di regia a Chris Paterson, delegato ai calci e alle trasformazioni, e` forse azzardata: spetta a lui il compito di smentirci.
Nel Galles, il passaggio di consegne tra Stephen Jones e James Hook sembra ormai ufficiale: il giovane Hook (1985), il piu` promettente tra i mediani d’apertura in circolazione in Europa, aveva gia` dimostrato di poter essere decisivo anche ad alti livelli evitando il ‘Cucchiaio di legno’ ai suoi nell’edizione 2007. A far parlare pero` e` il ritorno di Gavin Henson: il centro classe 1982, simbolo della vittoria nel Sei Nazioni 2005 (con Grande Slam annesso), aveva smesso di far parlare di se`, complici tanti infortuni e una vita un po’ sregolata fuori dai verdi campi da gioco. Escluso per queste ed altre ragioni dalla Coppa dal mondo, Henson ha una gran voglia di riscatto, come dimostrano le grandi prestazioni Ospreys: il ct Gatland ha dichiarato di voler fare di lui una delle basi su cui ricostruire la struttura del suo Galles. Ecco, di piu` solide non poteva certo trovarne.
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