Milano Marathon: Marchei`Deve crescere nei numeri`
(AGM-DS) - 20/11/2007 16.14.00 - (AGM-DS) - Milano, 20 novembre - La Milano City Marathon vista da Marco Marchei, direttore di `Runner’s World`. Azzurro a Mosca ’80 e Los Angeles ’84, quarto a New York nel ’78, secondo a Boston nel 1980, rischiando di battere il mitico Billy Rogers (poker sia a Boston che a N.Y.) con un 2.13’20`` che migliorera` ai mondiali di Helsinki nell’83 in 2.11’47`` vicinissimo all’allora primato tricolore. Vincitore della maratona di Bruxelles nel ’79, Marco Marchei con la corsa ha un rapporto lunghissimo, sempre di vertice. Nell’84, dopo la seconda esperienza a cinque cerchi, passa dall’agonismo al giornalismo, vocazione maturata attraverso le prime esperienze dirette: raccontare le corse vivendole sulla propria pelle.
“Runner’s World” rivista leader nel mondo, dallo scorso febbraio e` entrata nel mercato italiano, affidando a Marchei il ruolo di direttore dell’edizione italiana, con sede a Milano.
In questa veste, peraltro non nuova, e` tornato a New York, per osservare la maratona piu` popolare del mondo e capire il perche` di un boom che non conosce tramonto.
`Quello del ’78 fu il debutto assoluto in maratona. Avevo 24 anni e per i criteri di allora ero troppo giovane per tale avventura. Mi trovavo in Canada con l’amico Ambrosioni invitati a una 30 km. L’idea di provare New York scatto` senza una logica programmata. Massimo Magnani che la conosceva, tra i pochi podisti italiani a praticarla, mi sollecito` decantandola come una corsa unica al mondo. Per curiosita` e un pizzico di incoscienza, accettai la proposta. Per la prima volta in quell’occasione aprirono le due corsie sul ponte di Verrazzano. Era gia` un evento di massa, in 12.000 alla partenza, impensabile in Europa, non parliamo dell’Italia`.
Le sensazioni di quell’esperienza?
`Come per la maggior parte di coloro che la disputano, il pubblico rappresenta una cornice di incredibile spinta. Nell’occasione arrivarono i primi giornalisti dei quotidiani di casa nostra e scoprirono il fenomeno americano, dove tutto e` dilatato. Senza meriti particolari fui precursore di un movimento oggi globale. Lasciando a Pizzolato, Poli e Leone, oltre alla Fiacconi e a Laura Fogli la gloria e il merito di aver fatto conoscere questa corsa agli italiani`.
Da New York a Milano. La metropoli lombarda, capitale della moda, offre spazio a chi ha buona volonta` di emergere. Anche se non e` piu` la Milano da bere, resta ancora la regina del panettone e adora la Stramilano. Perche` dopo sette edizioni, il feeling con la maratona e` ancora da inventare. C’e` una risposta e resta una speranza?
`Andiamo per ordine di argomenti. Milano e` la citta` col respiro piu` ampio a livello nazionale. Aperta a molte iniziative, il marketing e` nel tessuto urbano come una seconda pelle, non solo moda ma tutto cio` che fa commercio e tendenza. Detto questo, dobbiamo anche capire perche` la Stramilano e` nel cuore dei cittadini, mentre la maratona stenta a decollare, nonostante i tentativi di conquista del territorio. La prima e` un’istituzione nata negli anni pionieristici del podismo. Nel ’72 la citta` era ancora affamata di eventi, correre faceva parte di una conquista prima sconosciuta. Inoltre, l’approccio del “Fior di Roccia” era quello giusto con personaggi come Francesco Alzati e Camillo Onesti, che univano passione e testardaggine. La Stramilano entro` nel cuore dei cittadini perche` era una festa per tutti, non c’era il cronometro, non c’erano i campioni che correvano per il record. Era e resta la corsa dei milanesi. Infatti, dopo 35 anni e` ancora fresca come una rosa di maggio. La maratona e` operazione diversa. Nessuna citta` italiana l’ha abbracciata al primo impatto. Roma e Venezia hanno capito il meccanismo con anticipo su altre, perche` si sono unite le varie amministrazioni facendo convergere un comune interesse per il successo della manifestazione. Traducendo, hanno reso l’evento un fatto sportivo e turistico. Abbinata non solo vincente ma indispensabile quando progetti una maratona che non e` la corsa sui 100 metri in pista, ma un’operazione molto piu` complicata, perche` coinvolge tutto il sistema di una citta` a partire dal traffico, quindi la vigilanza e i mezzi pubblici, praticamente si chiede di dare la precedenza a chi corre per un quasi un giorno. Mica uno scherzo`.
Cosa hanno sbagliato gli organizzatori?
“Anche se in continua crescita, lo zoccolo duro dei maratoneti non va oltre certi numeri, nel 2006 il tetto era di 28.500. Che copre un mercato di oltre 50 maratone in Italia. Molti vanno anche all’estero. Fatta la doverosa premessa, e` corretto dire che Milano era partita molto bene. L’edizione del 2000, definita di prova aveva debuttato con ottimi numeri, nonostante il tempo inclemente. In quelle successive latitarono le sinergie per farla decollare. Regione, provincia e comune non erano sulla stessa linea, spesso con idee opposte o senza. Non poteva continuare cosi`. In aggiunta la difficolta` per trovare il percorso ideale. Nel 2005 quello che poteva essere un esperimento da tenere in considerazione venne azzerato da una giornata da orsi, un freddo polare che non si riscontrava da decenni. Nel 2006, la rivolta degli automobilisti e degli abitanti in alcune zone, scrissero una pagina che non fa onore alla citta`. Il cambio della data, dalla fine di novembre ai primi di ottobre, fu un salto nel buio, pagato duramente. Chi capisce di maratona, sa che preparare una 42 km. non e` faccenda di pochi giorni. Agosto resta il mese delle ferie, quindi si riprende a settembre e ci vogliono attorno ai due mesi e mezzo per avere l’autonomia sulla distanza senza incorrere in cotte e ritiri. Metterla ai primi di ottobre e` stato un rischio pesante. A tutto questo va aggiunto che per anni Milano ha avuto un assessore allo sport da dimenticare. A questo si aggiunga che mancava il dialogo tra coloro che amministrano e la frittata era sicura`.
Questa volta e` cambiato molto nell’organizzazione. A cominciare dal responsabile. Passando da un comitato con molti esperti ad uno solo: Ennio Mazzei che di maratona ne mastica. Diciamo un ritorno alle origini.
`Diciamo, ma forse molto di piu`. Intanto oggi l’assessorato allo sport di Milano ha come responsabile Giovanni Terzi, uno che ci crede. Il fatto che si sia allenato e abbia portato a termine la maratona di New York, mi sembra sintomatico di una situazione ben diversa dal passato. Mazzei viene dalla base, e` uno che le maratone le ha corse e faceva parte della prima fase, quando arrivano in 5000. A sensazione, ascoltando quanto dicono quelli della Montagnetta, che fanno sosta al XXV aprile di Milano, un termometro infallibile, l’edizione del 2 novembre sta avendo la giusta accoglienza. Il nuovo percorso piace perche` oltre ad essere veloce ha la dinamica per evitare gli intralci col traffico. Non solo, appena si chiude la corsa si aprono le strade e questa dimostrazione di buona volonta` dovrebbe aiutare ad una pacificazione tra abitanti e corridori, che poi sono la stessa famiglia`.
Fiducioso?
`Non potrebbe essere diverso. Milano deve avere una maratona di qualita`. Anche se non e` Roma a livello turistico e` pur sempre la citta` della Fiera, della moda e della BIT. Un gradino per volta, ma deve crescere e arrivare ai numeri di Roma. Puo` farcela e gia` il 2 dicembre sono convinto che sara` molto vicino ai 5000 partenti. Che sarebbe la risposta piu` bella ad un appuntamento che per un giorno mette la citta` a disposizione dei podisti, un popolo da rispettare e applaudire`.
di Giuliano Orlando
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