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APPROVATA LA MOZIONE DEL PDL, ORA DECIDERÀ L'AULA

La Giunta : rinviare gli atti ai pm

«Berlusconi intervenne per motivi istituzionali alla questura: pensava fosse la nipote di Mubarak»


MILANO - La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha votato la proposta del Pdl di restituire gli atti alla procura di Milano sul caso Ruby. I «sì» sono stati undici, otto i «no». La proposta ora deve passare l'esame dell'Aula la quale dovrà esprimersi con voto palese sul rinvio delle carte e servirebbe quindi una maggioranza di 316 deputati.

GIUNTA - Intervenendo durante i lavori, Maurizio Paniz ha esposto la tesi che competente sull'inchiesta non può essere il Tribunale di Milano, bensì il Tribunale dei ministri in quanto Silvio Berlusconi avrebbe agito per motivi istituzionali quando si è mosso per Karima «Ruby» El Mahroug fermata dalla questura di Milano, pensando che fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak.

«ATTO ILLLEGITTIMO» - Secondo il presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini, la decisione della giunta è «una vergogna e un affronto alla credibilità delle istituzioni». Il Pdl ha adottato «una linea da azzeccagarbugli che ha prodotto un atto illegittimo che non avrà alcun effetto perché non è il Parlamento che può stabilire di chi è la competenza giurisdizionale a giudicare un reato, come sanno benissimo quelli che l'hanno proposto e i magistrati stessi». Per Antonio Di Pietro la decisione della giunta è «un golpe, perché solo in un Paese antidemocratico il Parlamento si sostituisce alla magistratura per decidere la competenza territoriale o funzionale».

CAMBIO STRATEGIA - L'assenza in giunta del deputato finiano Giuseppe Consolo, che sul Corriere della Sera di giovedì sosteneva la competenza del Tribunale dei ministri, sarebbe il segnale che il Pdl ha interpretato come la possibilità di avere i voti necessari in Aula per respingere a Milano l'incartamento. Si tratta di un cambio di strategia, infatti sino al giorno prima il Pdl sosteneva l'esistenza del «fumus persecutionis» nei confronti del Cavaliere e se la giunta si fosse espressa solo sulla richiesta di concedere o meno l'autorizzazione a perquisire gli uffici del ragioniere del premier, Giuseppe Spinelli, il voto dell'Aula sarebbe stato segreto. Invece con il conflitto di competenza, il voto diventa palese e la maggioranza, forte della fiducia ottenuta mercoledì dal ministro Bondi, dimostra di essere sicura di ottenere i numeri necessari. Una volta passati gli atti al Tribunale dei ministri, si potrebbe giocare anche la carta del fumus persecutionis: la Procura di Milano, sarebbe la tesi, è andata avanti «ben sapendo di non essere competente», solo per «mero intento persecutorio. A quel punto - si assicura nella maggioranza - tutti gli atti della procura sarebbero nulli».

Fonte: Repubblica


27/01/2011 23:33
 
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SUPERSAGGIO
La Giunta vota per la restituzione delle carte
E il Pdl scende in piazza contro i giudici

L'organismo di Montecitorio fa sua la tesi che a indagare dovrebbe essere il Tribunale dei ministri, ma la scelta finale spetta all'Aula. Il Pd: "Si vuole alimentare una crisi istituzionale". Di Pietro: "E' golpe". Fonti del Popolo delle libertà: "Manifestazione contro i pm politicizzati il 13 febbraio"

ROMA - In piazza contro i magistrati. Lo avrebbe deciso il Pdl, stabilendo anche la data: il 13 febbraio a Milano, dove ci sarà anche il Cavaliere. L'obiettivo, spiega un dirigente del partito, "è quello di scendere in piazza per difendere il premier contro la giustizia politicizzata". Originariamente, era prevista un'iniziativa nei teatri di 100 città, ma il clima politico seguito al 'caso Ruby' avrebbe spinto il premier a trasformare il tutto in un'unica grande manifestazione che, con tutta probabilità, si terrà in piazza del Duomo.

Intanto in Parlamento la Giunta per le autorizzazioni della Camera ha votato oggi pomeriggio, su iniziativa del Pdl, la proposta di restituire gli atti alla procura di Milano sul caso Ruby motivando la decisione con il fatto che la competenza dell'indagine spetterebbe al Tribunale dei ministri. I voti a favore sono stati 11, quelli contrari 8. Due gli assenti, Giuseppe Consolo (Fli) e Rossomando del Pd. Hanno votato sì Pdl, Lega e Responsabili. per il no invece Pd, Idv Udc e il componente di Fli presente. La parola definitiva spetta però ora all'aula di Montecitorio.

Nel chiedere alla Camera di sollevare il conflitto di attribuzione, il membro della Giunta del Pdl Maurizio Paniz ha esposto la tesi che competente sull'inchiesta non può essere il tribunale di Milano bensì il Tribunale dei ministri, dal momento che Silvio Berlusconi avrebbe agito per motivi istituzionali quando si è mosso per Ruby fermata dalla questura di Milano,
pensando che fosse la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak.

L'opposizione insorge, con il Pd che parla di atto illegittimo per alimentare una crisi istituzionale e l'Italia dei Valori, secondo cui la decisione della Giunta di rimandare le carte è un golpe. "E' passata la forza dei numeri non
certo quella della ragione: la giunta ha votato un provvedimento assolutamente illegittimo che serve solo ad inasprire lo scontro con la magistratura e rischia di alimentare un vero e proprio conflitto istituzionale. Quando, come emerge dal contenuto degli atti, l'unico nemico di Berlusconi è Berlusconi. Non certo la magistratura", afferma in una nota Marilena Samperi, capogruppo del Pd nella Giunta per autorizzazione a procedere della Camera.

Per Antonio Di Pietro siamo al golpe, "perché solo in un Paese antidemocratico il Parlamento si sostituisce alla magistratura per decidere la competenza territoriale o funzionale".

Proprio oggi Pierluigi Bersani aveva lanciato un appello: chi, sostiene il segretario del Pd, "anche nel centrodestra, ha a cuore gli interessi fondamentali della nostra casa comune, deve finalmente indurre Berlusconi a fare un passo indietro e a liberare il Paese da un disagio non più sopportabile". Le carte che arrivano ancora in Parlamento "certificano di una situazione ormai insostenibile; una situazione che ammutolisce la voce dell'Italia nel mondo e che lascia completamente senza presidio i problemi che si accumulano nella vita degli italiani".

Prima che attraverso la richiesta di rinvio degli atti a Milano il Pdl lasciasse lettera morta le parole di Bersani, a bocciare la richiesta del Pd era stato tra Umberto Bossi. Parlando di una possibile rottura con il Cavaliere aveva detto: "Sono tutto tranne che un imbroglione, non mollo Berlusconi dopo che sarà approvato il federalismo". Il Senatur, ha ammesso che il caso Ruby è "un pasticcio che complica le cose", ma si è detto ottimista sulla riforma: "Alla fine diranno tutti sì".

Lo stesso Berlusconi, che ha riunito oggi a Palazzo Grazioli quello che i suoi parlamentari hanno definito "un consiglio di guerra", ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di tirarsi indietro. La linea di difesa, all'indomani della nuova ondata di documenti arrivati in Parlamento della Procura di Milano, è che non c'è nulla di penalmente rilevante, e tutto sta a spiegarlo all'opinione pubblica. Da qui l'idea di cambiare strategia nella Giunta per le autorizzazioni della Camera. Poi, in serata, l'accelerazione verso la piazza.

Fonte: Repubblica


27/01/2011 23:36
 
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Passa mozione Pdl: 11 sì, rinviare atti a procura
Bruti Liberati difende Boccassini da attacchi Giornale.
Palamara: stop a metodo Mesiano



ROMA - Colpo di scena in Giunta per le autorizzazioni della Camera sull'affaire Ruby: la commissione che oggi avrebbe dovuto votare la richiesta della Procura di Milano di perquisire gli uffici del ragioniere del premier Giuseppe Spinelli ha votato la proposta del Pdl che chiede invece il rinvio degli atti ai magistrati milanesi. Con 11 voti a favore, 8 contrari e 2 assenti nell'opposizione, l'organismo parlamentare ha adottato la tesi della maggioranza che propone un cambio di strategia nella 'difesa' del premier, scegliendo di seguire la strada dell'incompetenza di Milano, e cioe' del rinvio di tutti gli atti alla Procura con l'idea, in caso di contrasto con le toghe lombarde, di sollevare poi conflitto di attribuzione. Per i parlamentari della maggioranza, in sostanza, la competenza a decidere sul caso sarebbe del Tribunale dei ministri, in quanto il premier, telefonando al capo di gabinetto della Questura di Milano Piero Ostuni avrebbe agito in qualita' di presidente del Consiglio perche' credeva davvero che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Si tratterebbe, insomma, di un reato di natura ministeriale. Che, se riconosciuto, potrebbe anche portare, alla fine, alla nullita' di tutti gli atti messi in essere dalla procura di Milano. Intanto, l'Aula di Montecitorio, che dovra' votare la relazione della Giunta, lo fara' a voto palese. La maggioranza in questo modo puo' evitare le insidie del voto segreto mentre puo' confidare sulla posizione assunta dal finiano Giuseppe Consolo che, ancora prima della decisione della Giunta, aveva sostenuto la competenza del Tribunale dei Ministri a giudicare.

PROCURA VA AVANTI, RICHIESTA IMMEDIATO PIU' VICINA - La Procura di Milano non si ferma. Gli inquirenti che indagano sul caso Ruby vanno avanti a lavorare in vista della richiesta di giudizio immediato per Silvio Berlusconi, accusato di concussione e prostituzione minorile. Richiesta che dovrebbe essere inoltrata al gip fra non molto e alla quale si aggiungeranno le nuovi fonti di prova raccolte e che sono in gran parte contenute negli atti inviati ieri alla Camera. Ancora oggi i procuratori aggiunti di Milano Ilda Boccassini e Pietro Forno e il pm Antonio Sangermano - titolari dell'inchiesta sui presunti 'festini' a luci rosse nelle residenze del premier, coordinata dal Procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati - hanno proseguito l'attivita', che va avanti da giorni, di selezione delle carte da inserire nel fascicolo che, forse gia' la prossima settimana, finira' insieme all'istanza di processo per il Presidente del Consiglio, sul tavolo del giudice delle indagini preliminari Cristina Di Censo. E questo accadra' anche se Roma restituira' gli atti e respingera' la richiesta di perquisire gli uffici di Segrate del ragioniere-fiduciario di Berlusconi, Giuseppe Spinelli. Insomma, le decisioni che verranno prese a Montecitorio non bloccheranno l'indagine perche' la questione della competenza funzionale e territoriale e' un nodo che, alla fine, dovra' essere sciolto in sede giudiziaria e non politica. Intanto ieri il fidanzato e convivente di Maria Esther Garcia Polanco, una delle ragazze ospiti alle feste del premier ad Arcore e che abita nell'ormai famoso residence di via Olgettina, e' stato condannato con rito abbreviato a 8 anni di carcere per spaccio e detenzione di droga, circa 12 chilogrammi di cocaina.

BRUTI DIFENDE BOCCASSINI, NO ATTACCHI DENIGRATORI - ''Le campagne di denigrazione e l'attacco personale ai magistrati si qualificano da soli e, in un sistema di civile convivenza, devono essere un problema per chi ne e' autore e non per chi ne e' vittima''. Con queste parole, decise e precise, affidate a un comunicato stampa, il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha voluto difendere oggi pubblicamente i pm impegnati nell'inchiesta sul 'caso Ruby' e, in particolare, anche senza mai fare riferimenti espliciti, il procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Stamani, infatti, 'Il Giornale' e' uscito in edicola titolando in prima pagina 'Amori privati della Boccassini' e con un articolo, 'La doppia morale della Boccassini', che riportava una vicenda di 29 anni fa finita con un procedimento davanti al Csm, al termine del quale il magistrato venne assolto. E in tarda mattinata e' arrivato il comunicato firmato da Bruti Liberati, con il quale il capo della Procura, dopo aver precisato di essersi lui stesso assunto la ''piena responsabilita''' delle indagini sul caso Ruby con un ruolo di ''coordinamento'', ha espresso ''pieno sostegno e apprezzamento'' nei confronti dei pm titolari dell'inchiesta. A difesa della Boccassini e dei ''colleghi di Milano'' e' intervenuto anche il presidente dell'Anm, Luca Palamara. ''Il 'metodo Mesiano' non ci intimidisce e non ci intimidira''', ha affermato, parlando di un ''attacco di inaudita gravita''' da parte del 'Giornale' con l' ''intento di personalizzare lo scontro'' nei confronti della Boccassini. Nel pomeriggio sulla posta elettronica dell'Anm presso la Corte di Cassazione e' arrivata una minaccia indirizzata a Palamara nella quale, tra l'altro, si dice ''sta per arrivare la vostra ora''.

FEDE CONTRO CAPOSCORTA,NON ERO AD ARCORE 14/2 - ''Sono schifato, indignato ed incazzato da questa informazione nazista''. All'ennesima rivelazione sulle sue partecipazione alle feste di Arcore, questa volta da parte della 'sua' scorta, il direttore del Tg4 Emilio Fede sbotta e annuncia querele. Un'uscita che provoca l'immediata reazione del presidente dell'ordine dei giornalisti Enzo Iacopino - ''e' intollerabile che nel Giorno della Memoria si evochi il nazismo'' - e che lo stesso Fede poi chiarisce: ''il mio riferimento era a coloro che sono pronti a fornire testimonianze e racconti che sconfinano in una sorta di spionaggio del tipo Kgb o nazista. Se diversamente e' stato interpretato chiedo scusa ai colleghi''. Stavolta pero' il direttore del Tg4 non puo' che prendersela con il suo autista e uomo della scorta, il brigadiere capo Luigi Sorrentino: interrogato dalla procura di Milano, le sue parole sono finite nell'invito a comparire inviato alla Minetti e da ieri anche alla Giunta per le autorizzazioni della Camera. Ai magistrati Sorrentino avrebbe raccontato come si svolgevano le le feste a Villa San Martino, in particolare quella di San Valentino - la prima volta di Ruby - in cui tutte le ragazze ''indossavano un babydoll rosso''. Ma ai pm, Sorrentino ha detto anche che erano gli stessi uomini della scorta a riaccompagnare a casa le ragazze che partecipavano alle feste, tanto che quando era in servizio con Emilio Fede i turni serali erano piu' lunghi.

BERSANI: SITUAZIONE INSOSTENIBILE PAESE IN DISAGIO - ''Le carte che arrivano ancora in Parlamento certificano di una situazione ormai insostenibile; una situazione che ammutolisce la voce dell'Italia nel mondo e che lascia completamente senza presidio i problemi che si accumulano nella vita degli italiani''. Lo afferma in una nota Pier Luigi Bersani segretario del Partito Democratico aggiungendo che ''chi, anche nel centro destra, ha a cuore gli interessi fondamentali della nostra casa comune, deve finalmente indurre Berlusconi a fare un passo indietro e a liberare il Paese da un disagio non piu' sopportabile''.

Fonte: ANSA


27/01/2011 23:44
 
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Caso Ruby, lite in diretta Masi-Santoro
Il Pd: "Dimissioni". Berlusconi "infuriato"

Il direttore generale della Rai ha telefonato dopo l'anteprima di Annozero per dissociarsi dall'impostazione della puntata. "Viola il codice di autoregolamentazione sulla trasmissione delle vicende giudiziarie". Poi la reazione del conduttore e un duro botta e risposta in diretta. Polemica politica. Berlusconi "infuriato". L'Usigrai: "Mai visto prima"


ROMA - Scontro in diretta su Raidue tra Michele Santoro, conduttore di Annozero che stasera torna sul caso Ruby, e il direttore generale Mauro Masi. Dopo l'anteprima, in cui sono stati proposti stralci delle intercettazioni sulle feste di Arcore, Masi ha telefonato in trasmissione dissociarsi dall'impostazione della puntata. "Non sono mai intervenuto direttamente - ha esordito Masi al telefono rivolgendosi a Santoro - anche quando mi ha citato in diretta. Ma stavolta faccio un'eccezione. A tutela dell'azienda di cui sono direttore generale e che è anche la sua azienda, mi debbo dissociare nella maniera più chiara dal tipo di trasmissione che lei sta impostando, ad avviso mio e dei nostri legali in base al codice di autoregolamentazione sulla rappresentazione dei processi in tv, tema sollevato non più tardi di venerdì scorso anche dal presidente della Repubblica Napolitano".

IL VIDEO DELLA LITE IN DIRETTA

Santoro, che aveva aperto la puntata prendendo le distanze dalla circolare di Masi sulla necessità di una partecipazione paritetica del pubblico rispetto alle posizioni degli ospiti, ha allora incalzato il dg chiedendogli se a suo avviso la trasmissione violasse le regole e dunque se volesse chiuderla. Per qualche minuto la trasmissione si trasforma in un duro botta e risposta in diretta fra i due: "lei - dice il conduttore - ci sta dicendo di non fare la trasmissione? lei si prende la responsabilità di fermare la trasmissione?". "Io non interrompo la trasmissione", dice Masi. "Allora ritira quello che ha detto, che violiamo le regole?". "Ho sempre garantito - precisa il dg - che lei andasse in onda". "Noi stiamo violando regole? risponda", insiste Santoro. "Non sono io che lo debbo dire", frena Masi. "Allora quello che ha detto finora cos'era?", lo incalza il giornalista. Masi replica tornando alla dichiarazione iniziale ma corretta con il condizionale: "Dissocio me stesso e l'azienda da un tipo di trasmissione che potrebbe violare il codice di autoregolamentazione". "Ah potrebbe, anche lei potrebbe...", Lo ferma santoro. "Abbiamo capito com'è lei come direttore generale, buonanotte". "Buonanotte", scontro chiuso.

Un intervento - ha spiegato Masi - "a tutela dell'azienda", ricordando che la trasmissione così com'era impostata potrebbe violare il codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione delle materie giudiziarie. "Non potevo fare altrimenti - ha poi commentato il Masi dopo l'intervento telefonico nella trasmissione - "perché avevo il dovere di difendere l'azienda dalle possibili conseguenze derivanti dalla violazione di quanto previsto dal Codice di autoregolamentazione. Negli ultimi mesi, e soprattutto negli ultimi giorni, ho più volte richiamato i responsabili editoriali al rigoroso rispetto di queste norme, peraltro richiamate qualche giorno fa dallo stesso Presidente della Repubblica. Ancora stasera, dopo aver preso visione della scaletta della trasmissione, avevo ribadito per iscritto al conduttore di 'Annozero' la preoccupazione per un taglio del programma che metteva al rischio l'azienda da nuove sanzioni, anche economiche". Per Masi "è arrivato il momento in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità ed io mi sono assunto le mie, ripeto, a tutela dell'azienda e dei cittadini telespettatori".

Il caso Sisto. L'esponente Pdl Francesco Paolo Sisto dice di non essere stato ammesso all'ultimo momento alla trasmissione. "Erò lì, in camerino, al trucco insieme alla Bindi, a Mieli e a Belpietro e mi dicono che non posso partecipare alla trasmissione...". In origine era prevista in trasmissione la presenza di Fabrizio Cicchitto.

Le reazioni. Il Pd chiede le dimissioni di Masi. "Dopo l'intervento di stasera ad Annozero dovrebbe lasciare", dice Paolo Gentiloni. "Con una telefonata, iniziata con toni da censura golpista e conclusa con un balbettio da operetta, Masi conferma che non può continuare a guidare la Rai. Milioni di telespettatori hanno constatato l'assoluta inadeguatezza di un vertice ridotto a fare minacciose telefonate su commissione nei confronti del programma di informazione di punta della propria azienda".

Analoga richiesta arriva dal consigliere Rai Nizzo Nervo: "La telefonata preventiva in diretta ancora mancava nel repertorio delle direttive di questo Direttore generale. Invece di far dissociare l'azienda da Annozero, spero che presto Masi si dissoci da se stesso per avere ancora una volta dimostrato che non è in grado di guidare il servizio pubblico e che, prendendo coscienza della sua imperizia, tolga il disturbo".

"Quanto è avvenuto questa sera ad Annozero è gravissimo", dice il portavoce dell'Idv Leoluca Orlando. "La telefonata in diretta di Masi rappresenta un'intollerabile intromissione nel lavoro di Michele Santoro e della sua redazione". Per Donadi, sempre dell'Idv, il Direttore generale Rai "è un pessimo imitatore di Berlusconi".

Dal Pdl invece parte subito l'attacco a Santoro. "Forse ha dimenticato che non è il padrone della Rai - dice il portavoce Capezzone -, ma qualcuno a cui il principesco stipendio è pagato con i soldi dei cittadini. Il modo in cui si è rivolto al direttore generale Masi e al pubblico fa pensare a una nuova Piazza Venezia. Negli anni Trenta c'era la radio, ora il balcone è televisivo. Stasera Annozero sta superando ogni limite".

Per Romani, che è ministro dello Sviluppo, "anche stasera Annozero ha superato ogni limite del decoro, della decenza e del rispetto della deontologia giornalistica".

Filtrano anche le parole del premier Berlusconi. Che si sarebbe detto "infuriato" dal comportamento del giornalista, avrebbe contestato la gestione della trasmissione considerata "vergognosa", e si sarebbe detto "infuriato" per il fatto che Santoro non avrebe fatto entrare in studio sessanta ragazzi simpatizzanti del centrodestra.

L'Usigrai: "Mai visto prima". "Mai prima alla Rai una cosa del genere e siamo certi neanche nello Zimbabwe. Il delirio di Masi ad 'Annozero' svela agli italiani il perchè del nostro referendum di sfiducia, che ha raggiunto percentuali in Italia sconosciute. Un kamikaze dell'azienda contro la sua stessa azienda davanti a tutti i suoi utenti". Lo afferma in una nota Carlo Verna, segretario nazionale dell'Usigrai.

Masi ribadisce: processo tv. A trasmissione finita arriva un'altra nota del dg, nella quale si legge: "Ribadisco che i processi si fanno in tribunale e non in tv è questo è un innegabile dato di civiltà prima che giuridico. E' indegna l'attività istruttoria parallela che svolgono taluni sulla televisione del servizio pubblico come se avessero ricevuto chissà quale delega dall'autorità giudiziaria che ancora una volta dovrà verificare l'attendibilità di un teste di accusa che anche questa sera ha rivelato in diretta televisiva fatti e circostanze oggetto di un procedimento penale ancora in fase di indagine preliminare".

Fonte: Repubblica


28/01/2011 00:23
 
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Ruby, nuovi atti: c'era un'altra minorenne
Una ragazza confessa: offerta in dono

Iris Berardi dal premier nel 2009. Karima: «Avrò 4,5 milioni entro due mesi da B.». Droga, 8 anni a fidanzato Polanco

ROMA - Dalle nuove carte trasmesse dalla Procura di Milano alla Giunta per le autorizzazioni della Camera emerge che anche un'altra minorenne partecipava alle feste di Arcore. E' Iris Berardi, nata nel dicembre 1991, la cui presenza nelle residenze di Berlusconi è stata accertata il 22 novembre 2009. La ragazza risulta agli inquirenti notoriamente come una prostituta. La presenza di Iris Berardi sarebbe stata registrata il 21 novembre 2009 nella cella telefonica di Porto Rotondo. Il 13 dicembre, sempre 2009, invece era ad Arcore.

Il premier però non era ad Arcore. Con riferimento alle due date emerse (finora) negli atti dei pm milanesi, tuttavia, sembra potersi escludere che il premier fosse in una delle sue residenze. Per quanto riguarda il 21 novembre, quando il cellulare della Berardi risulta "agganciato" alla cella di Porto Rotondo, Berlusconi è a Gedda, in Arabia Saudita. Il premier arriva nella città sul Mar Rosso intorno alle 22:00, ora italiana, del 20 novembre. Resta a Gedda fino al 22 novembre da dove riparte per il Qatar. Anche il 13 dicembre, Berlusconi non dorme ad Arcore. Proprio quel giorno, infatti, viene colpito dalla statuetta lanciata da Massimo Tartaglia in piazza del Duomo. Poche ore dopo, il premier viene ricoverato all'ospedale San Raffaele dove rimarrà alcuni giorni.

Testimonianza di Barbara Guerra a casa della Polanco. Perchè i verbali con le dichiarazioni di Barbara Guerra si trovavano a casa di Maria Esther Garcia Polanco già firmati dagli avvocati del premier? A porsi la domanda sono i componenti della Giunta per le Autorizzazioni della Camera dopo aver letto nelle nuove carte trasmesse dalla procura di Milano sul caso Ruby che, tra i documenti sequestrati nelle abitazioni delle ragazze invitate ad Arcore, sono stati trovati anche i verbali di altre ragazze.

Verbali che non risultano mai consegnati ufficialmente alla Procura di Milano. «La prima ipotesi che viene in mente - spiega un esponente dell'opposizione - è che in realtà in tutta questa vicenda si potrebbe cominciare parlare anche di "subornazione di testimoni", più banalmente di intralcio alla giustizia...».

Legali del premier: non conosciamo nuovi atti. I legali del premier Piero Longo e Niccolò Ghedini hanno presentato questa mattina una memoria alla Giunta per le Autorizzazioni della Camera nella quale spiegano di non essere stati messi a conoscenza dalla Procura di Milano dei nuovi atti trasmessi sul caso Ruby. In più, gli avvocati lamentano il fatto che si tratta «in gran parte» di materiale documentale raccolto «successivamente al decreto di perquisizione». Informano quindi la Giunta di averne chiesto una copia ai Pm di Milano ma di non averla ancora ricevuta.

La procura: non ci sono nuovi indagati. Al momento non sono previsti nuovi atti istruttori e non è stata presa alcuna nuova iniziativa così come non ci sono nuove qualificazioni di reato e nemmeno nuove iscrizioni nel registro degli indagati nell'inchiesta milanese sul caso Ruby. È quanto fa sapere la procura Milano.

Ieri il fidanzato e convivente di Maria Esther Garcia Polanco, una delle ragazze dell'Olgettina, è stato condannato con rito abbreviato a 8 anni di carcere per spaccio e detenzione di droga, circa 12 chilogrammi di cocaina. Il 3 agosto Ramirez Della Rosa era stato arrestato mentre consegnava 100 grammi di polvere bianca a un uomo che ha poi patteggiato una pena di tre anni. Da qui gli investigatori sono risaliti all'altra parte del carico di droga, di circa 12 chili, nascosto in un box nel residence di via Olgettina. La condanna è stata emessa quasi in contemporanea alla nuova discovery di altre 227 pagine di atti di indagine che hanno messo in luce, tra le altre cose, questa vicenda di droga dalla quale la starlette è uscita indenne. Fatto, quest'ultimo, sul quale in molti, negli ambienti giudiziari milanesi, si interrogano.

La confessione di una ragazza: offerta in dono al premier. «Non sono solo Lele Mora ed Emilio Fede i procacciatori di giovani bellezze per Silvio Berlusconi. A Milano diversi imprenditori», («almeno cinque o sei») sarebbero «impegnati a reclutare ragazze per le serate hard di Arcore» con lo scopo di ottenere poi favori dal Cavaliere. È quanto scrive il settimanale L'Espresso, in edicola domani, che pubblica la testimonianza di una giovane, C., amica di Ruby, scelta in un locale milanese. La ragazza, 20 anni, citata negli atti inviati in Parlamento dalla Procura di Milano, sarebbe stata ospite di una festa nella residenza di Villa San Martino all'inizio del 2010 ed avrebbe assistito allo «spettacolino» nell'ormai famosa sala del Bunga Bunga.

«Una sera C. - riferisce L'Espresso - incontra un imprenditore del ramo auto di lusso che le dice: "Ti faccio conoscere Lui". 'Ho capito subito di chi stava parlando, ma pensavo fosse uno scherzo, una favola o una millanteria. Ma mi ha risposto con sicurezzà. "Ti vengo a prendere stasera e andiamo da Lui". E la sera, puntualmente, C. si ritrova in auto con altre tre ragazze, a far rotta verso la dimora presidenziale». «Dopo aver passato senza problemi il posto di blocco dei carabinieri - prosegue la ricostruzione dell'Espresso - l'auto varca i cancelli di Villa San Martino. Non c'è alcun controllo, nè dei documenti nè delle borse: chiunque quindi avrebbe potuto portare telefonini, registratori o telecamere».

Regali a tavola. In tutto le ragazze sono «una trentina. E dopo poco comincia la cena. "Ogni portata - racconta C. - era inframmezzata da un regalo: un anello dopo l'antipasto, un bracciale dopo il primo, una collana dopo il secondo". Silvio Berlusconi chiacchiera, scambia battute con l'una e con l'altra. Poi canta accompagnato da un pianista».

Dopo cena «la compagnia si trasferisce al piano di sotto, nella taverna», la cosiddetta sala del Bunga Bunga. «C. la descrive in ogni dettaglio. Prima dell'ingresso ci sono i bagni dove alcune ragazze si cambiano e si truccano. Sulla destra c'è la statua di un cavallo azzurro a grandezza naturale, posizionata vicino al bancone del bar. Una porta laterale si apre verso la piscina. Al centro del locale è piantato il palo da lap dance, intorno ci sono le poltrone e un pianoforte. "Sul lato sinistro - riferisce la ragazza - erano seduti Lele Mora ed Emilio Fede, Berlusconi stava di fronte al palo, su una poltrona bianco panna"».

Tutte le ospiti si accomodano, «tranne le cinque - scrive L'Espresso - che si esibiscono nello spettacolino. Vestite da poliziotte e infermiere sexy - afferma C. - ballavano, si toccavano, si baciavano e di tanto in tanto si avvicinavano a Berlusconi. Che a sua volta le toccava e le baciava senza dire nulla, come per testarlè», mentre Emilio Fede e Lele Mora si sarebbero limitati a godersi lo show. Per C. la serata finisce lì. «Avevo accettato l'invito - sottolinea - perchè pensavo mi sarebbe tornato utile per il lavoro, all'epoca avevo già partecipato a un paio di programmi di Rai e Mediaset. Vista la piega che stava prendendo la serata, però, me ne sono andata. Volevo dimostrare che ero una brava ragazza...». Sarà la sua prima e ultima festa ad Arcore ed anche la sua carriera nel mondo dello spettacolo «si arena».

Ruby: più si parla di lei e più lei guadagna. Ruby sabato sera sarà ospite di una discoteca romagnola, ospite pagata 10mila euro per una comparsata forse di qualche minuto. E mentre la giovane marocchina cerca di capitalizzare il momento di grande interesse che si è sviluppato intorno a lei, ci sono nuove rivelazioni sull’inchiesta dei pm milanesi e nuove polemiche politiche.

Due testimoni confermerebbero i festini a luci rosse. Nel supplemento di incartamenti giunti in Parlamento alla giunta per le autorizzazioni a procedere spuntano due testimoni che gettano altra benzina sul fuoco. Maria Makdoum racconta che tramite Lele Mora è arrivata alle feste di Arcore e racconta particolari della sala bunga bunga. C’è anche il capo scorto e autista di Emilio Fede che invece racconta di aver accompagnato le ragazze a all’Olgettina dopo le feste, di aver viste il giorno di San Valentino tutte vestite in babydoll rosso.

La rabbia di Nicole Minetti. Quella di ieri e che farà discutere ancora molto oggi e nei prossimi giorni, è la rabbia di Nicole Minotti che si sfoga al telefono con le amiche. Del premier non sembra avere ora una grande considerazione (“è un pezzo di m ...”, “un vecchio dal culo flaccido”) e andrà dai pm per difendersi. E forse per aggiungere qualche altro particolare. La consigliera regionale sembra vacillare e potrebbe essere la chiave di volta dell’inchiesta. E’ stata già più volte indicate come una delle organizzatrici delle feste e potrebbe essere davvero lei la custode di tanti segreti.

Rabbia e gelosia. Nicole Minetti è furiosa con il premier ("voglio sposarmi e avere figli, così mi rovinano") ma dalle parole intercettate al telefono traspare anche una certa gelosia per come Berlusconi si è comportato con altre ragazze, in particolare con la "Fico" alla quale avrebbe regalato un appartamento.

Oltre il sesso la droga. Non c’è nessuna relazione tra le cene di Arcore e la droga, ma nell’inchiesta spunta (per caso) anche la cocaina. Tanta droga che gli inquirenti hanno trovato nell’auto di Nicole Minetti trasportata da un amico di Maria Esther Garcia Polanco (un’altra frequentatrice di Arcore) approfittando di un viaggio all’estero della Minetti. In una occasione la cocaina sequestrata sarebbe pari a 2,8 chili mentre in un’altra volta sarebbero stati trasportati ben 10 chili di droga.

Il giorno della retromarcia. Nicole Minetti, di fronte alle intercettazioni telefoniche trascritte nero su bianco, oggi sembra fare retromarcia. «Non mi ricordo di avere detto cose di quel genere e se l’ho fatto era solo lo sfogo in un momento di rabbia, uno dei tanti che ho da quando è cominciato tutto questo», dice la consigliera regionale della Lombardia. «Non sono una maitresse».

Anche questa mattina il consigliere regionale del Pdl, Nicole Minetti, indagata nell'inchiesta sul caso Ruby, si è puntualmente presentata ai lavori del Consiglio: ieri in Commissione Sanità, oggi Cultura. La Minetti, che più volte è stata vista telefonare e parlare con i collaboratori, uscendo dall'aula per salire nel suo ufficio, ha evitato di fermarsi con i giornalisti che l'attendevano, mostrandosi intenta in una conversazione telefonica.

Minetti-Karima: il passo è breve. Nicole Minetti si lamenta di Karima “Ruby” El Mahroug (“ci sta sputtanando”) e forse serpeggia anche una certa invidia per i regali e i soldi che la giovane marocchina ha ricevuto.

La contabilità di Karima. La ragazza in lacrime aveva raccontato di aver ricevuto solo qualche migliaio di euro dal ragione di Silvio Berlusconi. Karima al telefono sostiene che riceverà dal premier 5 milioni di euro per tacere o per “fingersi pazza” raccontando un sacco di frottole. La Procura di Milano, perquisendo l’abitazione di Karima ha trovato diversi riscontri (tutti naturalmente da verificare). In particolare un appunto nel quale la giovane marocchina scrive di dover ricevere «4 milioni e mezzo da B. entro due mesi». Nei nuovi atti trasmessi dai pm milanesi alla Giunta per le Autorizzazioni della Camera si legge anche che la ragazza ha ricevuto «70.000 euro da Di Noia - il suo avvocato - e 170.000 euro da Spinelli», il ragioniere di Berlusconi i cui uffici la Procura di Milano chiede di poter perquisire.

Pm di Milano o tribunale dei ministri? La giunta delle autorizzazioni a procedere ancora non ha deciso, ma non è nemmeno certo chi ha la competenza sull’inchiesta. Per Giuseppe Consolo, noto avvocato romano e parlamentare letto nelle file del Pdl e poi migrato nel gruppo di Futuro e Libertà, non ci sono dubbi. «La competenza ad indagare sul caso Ruby è del Tribunale dei Ministri. Del resto il Tribunale dei ministri è un collegio di tre giudici del distretto di Milano. Sono magistrati e non giudici speciali».

Oscar Di Majo e Apicella padre
lanciano “Song 'o frate 'e Berlusconi”


Fonte: IlMattino


28/01/2011 13:04
 
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L'Avvenire: "Politici cattolici siano coerenti"
I pm: a breve richiesta del processo

Il direttore del quotidiano dei vescovi: "Vita privata e opzioni pubbliche siano all'altezza dei valori". L'Anm: "Magistratura aggredita da chi rifiuta il principio di uguaglianza davanti alla legge".


ROMA - "Andiamo avanti, respingeremo gli attacchi dei giudici". Silvio Berlusconi in consiglio dei Ministri sprona i suoi ministri a governare allontanando lo spettro delle elezioni e ribadendo la linea della volontà dei pm politicizzati di colpire il capo del governo. Pronta la replica dell'Anm: "Non c'è uno scontro istituzionale. C'è un'aggressione alla magistratura da parte di chi rifiuta il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge".E anche il vicepresidente del Csm si schiera con i magistrati: "Ai giudici si deve rispetto, un rispetto talora troppo trascurato". Vietti non trascura di dire che fa riferimento all' "attualità dirompente" che vede ancora una "contrapposizione" tra politica e giustizia. "E'nel processo - ha aggiunto - che si incarna lo stato di diritto e si assegnano torti e ragioni. L'attività della magistratura non sottende disegni sovversivi. E' funzione giurisdizionale, per lo più silente e operosa: perciò merita la stima, specie da chi egualmente è, per posizione, servitore dello Stato.". E dal giornale dei vescovi Avvenire un nuovo monito parte verso i Palazzi: "I politici cattolici siano coerenti".

Il direttore del quotidiano Marco Tarquinio prende spunto da una lettera di una lettrice per rispondere: "Credo che sia sempre più forte l'attesa di serene e consapevoli prove di coerenza da parte di chi opera sulla scena pubblica richiamandosi ai grandi valori dell'umanesimo cristiano e alla Dottrina sociale della Chiesa". "Penso, insomma - scrive ancora il direttore del giornale dei vescovi -, che per i 'politici cattolici' vita privata e opzioni pubbliche all'altezza dei valori che teniamo cari siano semplicemente indispensabili. Non è sempre facile ma ne vale la pena".

Intanto a Palazzo Chigi sprona i suoi. "Respingeremo ogni attacco della magistratura, il Paese deve tornare alla normalità democratica. Non possiamo consentire a dei pm di fare politica e di tenere sotto scacco il governo". Non siamo in un Paese democratico se si consente a dei giudici politicizzati di portare avanti un processo allucinante, è la riflessione del presidente del Consiglio condivisa dai ministri. Il governo va avanti e non si farà intimorire dall'azione di questi giudici, ha sostenuto il Cavaliere secondo quanto riferisce all'Agi chi ha partecipato alla riunione nella sede del governo.

Fonte: Repubblica


29/01/2011 00:18
 
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Berlusconi ai Promotori della Libertà
"Non sono mai fuggito dai magistrati"

Il premier parla degli scandali che lo coinvolgono e illustra i progetti del Governo. "Respingeremo l'assalto delle toghe rosse. Andrò al Tribunale dei ministri appena sarà ristabilità una correttezza giudiziaria". E sul caso Ruby: "Violate le norme elementari del diritto. Il fango ricadrà su chi lo usa contro di me". Bersani: "Oltrepassata la decenza"

ROMA - "L'unica cosa che unisce gli ex comunisti e gli ex fascisti è far fuori Berlusconi, e danneggiare l'Italia col soccorso rosso delle toghe politicizzate, pronte a intervenire ogni volta che la situazione lo richieda. Ebbene, ancora una volta questa offensiva è stata e sarà respinta". Queste le parole del premier Silvio Berlusconi, in un passaggio del messaggio inviato ai Promotori della Libertà. Il presidente del Consiglio ha poi illustrato i prossimi impegni del Governo e la sua interpretazione delle inchieste degli ultimi tempi, e su come intende affrontare la situazione.

GUARDA IL VIDEOMESSAGGIO

PRECEDENTI MESSAGGI: 14/1/2011 - 19-1-2011

"Non fuggo dai magistrati". "Sia chiaro", dice il premier, "che io non ho alcun timore di farmi giudicare. Davanti ai magistrati non sono mai fuggito, e la montagna di fango delle accuse più grottesche e inverosimili in 17 anni di persecuzione giudiziaria non ha partorito nemmeno un topolino: i mille magistrati che si sono occupati ossessivamente di me e della mia vita non hanno trovato uno straccio di prova che abbia retto all'esame dei tribunali". Ma, sottolinea Berlusconi "io ho diritto, come ogni altro cittadino, di presentarmi di fronte al mio giudice naturale, che non è la procura di Milano, ma il giudice assegnatomi dalla Costituzione, cioè il Tribunale dei Ministri. Che non è un tribunale speciale fatto apposta per me, ma è composto da giudici scelti per sorteggio. E avendo la coscienza totalmente tranquilla, lo farò appena sarà stata ristabilita una situazione di correttezza giudiziaria".

"Avversari irresponsabili". "Hanno cercato con ogni mezzo di cancellarmi dalla politica e dalla Storia", ha dichiarato il premier. "Lo hanno fatto anche colpendomi fisicamente, ma mai, dico mai, i nostri avversari avevano raggiunto vette così vergognose di irresponsabilità, di cinismo e di illiberalità, violando le norme più elementari del diritto e usando illegittimamente l'arma dell'indagine giudiziaria a fini di lotta politica".

"Paese non libero". "Quando in un Paese democratico, e questo accade solo in Italia, si arriva a violare il domicilio del presidente del Consiglio, e a considerare possibile indiziato di reato chiunque vi entri, significa che il livello di guardia è stato ampiamente superato". "Non è un Paese libero -prosegue il premier- quello in cui quando si alza il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni. Non è un Paese libero quello in cui un cittadino può trovare sui giornali delle proprie conversazioni che fanno parte del proprio privato e che non hanno nessun contenuto penalmente rilevante".

"Vecchia politica contro di me". Il premier continua il messaggio: "Non siamo noi ad aver tradito chi ci ha eletto. Noi - ha sottolineato Berlusconi - portiamo avanti coerentemente il programma di Governo. Non siamo noi ad aver stracciato il contratto col popolo, non siamo noi ad aver sabotato il cammino delle riforme facendo ripiombare il Paese nei teatrini della vecchia politica", continua il premier, riferendosi alla "vecchia politica'' che si sarebbe coalizzata contro di lui.

"Faremo le riforme". Berlusconi ha rilanciato l'intenzione di attuare quanto prima una riforma della Giustizia: 'Di fronte alla politica di palazzo noi abbiamo risposto con un piano di cose concrete in cinque punti: Federalismo, Fisco, Sud, Giustizia, Sicurezza. Tutti questi provvedimenti sono stati approvati in successivi Consigli dei ministri, ad eccezione della riforma della Giustizia", nelle parole del premier, "bloccata dai Fini". Ma da oggi in poi questa riforma, già concordata con gli elettori, sarà in testa all'agenda del Governo, insieme al federalismo". ''E' giunto il momento di ristabilire una reale separazione e un corretto equilibrio fra i poteri e gli ordini dello Stato'', aggiunge Berlusconi.
Quest'ultimo, secondo Berlusconi, "Sarà una riforma storica che ridisegnerà il volto dello Stato, assimilandoci ai grandi paesi europei". Continua il premier: ''Abbiamo sempre vinto le verifiche sulla stabilità del Governo in Parlamento, tanto che il punteggio è 7 a 0. Abbiamo avuto una continua legittimazione popolare e continuiamo quindi a governare con l'impegno di sempre, forti del sostegno degli italiani che ancora oggi danno più del 45% alla nostra coalizione nei sondaggi".

"Vado avanti per il bene del Paese". Berlusconi conclude così il videomessaggio: "Vado avanti nell'interesse del Paese, che mi ha scelto come capo del Governo e che non ha mai rinnegato questa scelta, e lo farò fino a quando sentirò la fiducia degli elettori e della maggioranza del Parlamento, che sono gli unici capisaldi di ogni vera democrazia. Noi governiamo, e continueremo a governare, il fango ricadrà su chi cerca di usarlo contro di noi. Le tempeste non mi spaventano, e più grandi sono, più mi convinco che è necessario reagire nell'interesse di tutti i cittadini, nell'interesse del nostro Paese".

Le reazioni. Tra le repliche al videomessaggio del premier ci sono quelle di Pierluigi Bersani: "Vedo i cultori dei videomessaggi in Africa settentrionale piuttosto in difficoltà. E' meglio che Berlusconi ci faccia una riflessione, perchè dal nostro lato del mediterraneo si sta veramente oltrepassando la decenza". Sempre dal Pd, c'è la replica di Donatella Ferranti, capogruppo nella commissione giustizia della Camera: "Nella nostra democrazia non è previsto che un indagato possa scegliersi i giudici. Le accuse di sfruttamento della prostituzione minorile e di concussione sono molto gravi. Berlusconi dovrebbe sentire la responsabilità istituzionale di presentarsi al più presto davanti ai Pm milanesi. Sono loro i titolari dell'inchiesta ed è con loro che si deve confrontare". Interviene anche Felice Belisario, presidente dei senatori IdV: ""Berlusconi è come Bin Laden, fa terrorismo mediatico, gli mancano solo kalashnikov e turbante. Il premier ormai divide il suo tempo tra video, festini e telefonate e non ha più tempo per governare un paese che a causa sua è paralizzato".

Fonte: Repubblica


29/01/2011 00:21
 
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In casa Ruby il biglietto
del sottosegretario Belsito

La polizia giudiziaria ha sequestrato nell'appartamento della ragazza il biglietto da visita del politico genovese. Francesco Bruzzone, segretario ligure della Lega Nord Liguria, resta di sasso "Non so niente. Sono sorpreso". Da segretario a numero due di Calderoli

Nell'affaire di Ruby, la ragazza marocchina attorno alla quale è esploso il caso delle notti di Arcore, spunta una traccia genovese. Anzi, un personaggio genovese: è Francesco Belsito, della Lega Nord, sottosegretario alla Semplificazione.

Un suo biglietto da visita è stato trovato, insieme a quelli di altri personaggi delle istituzioni, nella casa di Quarto, in via Swimburne, dove Ruby abita con Luca Risso. Il biglietto recita "Francesco B. - Presidenza del Consiglio dei Ministri". Il biglietto da visita fa parte del materiale sequestrato dalla polizia giudiziaria di Milano, che il 14 gennaio scorso aveva perquisito l'appartamento di Quarto.

Da stamane il telefono cellulare del sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei Ministri, rimanda alla segreteria telefonica. Francesco Bruzzone, segretario ligure della Lega Nord Liguria, resta di sasso. Dice: . Alfredo Biondi aveva conosciuto Belsito nella sede genovese di Forza Italia, prima che questi aderisse alla Lega. .

Belsito, che è nato a Genova nel 1971, è il segretario amministrativo della Lega Nord da quasi quattro anni. Iscritto alla Lega dal 2003, nel capoluogo ligure il suo primo incarico era stato quello di capo della segreteria del leghista Francesco Bruzzone che all'epoca era presidente del consiglio regionale. Poi ha fatto carriera a livello nazionale, fino alla nomina nel cda di Fincantieri e all'incarico governativo.

Personaggio riservato, Belsito nei mesi scorsi è stato suo malgrado al centro di almeno tre vicende controverse: una riguarda il "giallo" del suo titolo di studio, laurea in Scienze Politiche. Davanti al fatto che il rettore avesse escluso il conseguimento di una laurea, e dall'ateneo fosse partita una segnalazione alla Procura Generale di Genova, Belsito aveva spiegato: . La seconda vicenda controversa ha visto in campo il sindacato di Polizia Silp-Cgil: ha protestato perchè il sottosegretario Belsito utilizza per la sua Porsche Cayenne il parcheggio riservato alla Questura, anche quando non è in servizio. La terza vicenda è l'autorizzazione al transito sulle corsie gialle con la sua auto personale, che il Comune di Genova non avrebbe condiviso ma è stato rilasciato in virtù dell'esigenza del sottosegretario di "spostarsi velocemente".

Fonte: Repubblica


29/01/2011 00:27
 
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L'Avvenire: "Politici cattolici siano coerenti"
Minetti dai magistrati il 1 febbraio

Il direttore del quotidiano dei vescovi: "Vita privata e opzioni pubbliche siano all'altezza dei valori". L'Anm: "Magistratura aggredita da chi rifiuta il principio di uguaglianza davanti alla legge". Il consigliere regionale si presenterà martedì dai titolari delle indagini sull'affaire escort. I pm: a breve richiesta di processo con rito immediato per Berlusconi

ROMA - "Andiamo avanti, respingeremo gli attacchi dei giudici". Silvio Berlusconi in Consiglio dei ministri sprona i suoi a governare allontanando lo spettro delle elezioni e ribadendo la linea che i pm politicizzati vogliono colpire il capo del governo. Pronta la replica dell'Anm: "Non c'è uno scontro istituzionale. C'è un'aggressione alla magistratura da parte di chi rifiuta il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge". Duro monito del giornale dei vescovi, Avvenire: "I politici cattolici siano coerenti". E la Cei parla di "disastro antropologico". Nel frattempo, ariva la notizia che è stato fissato per il 28 febbraio il processo che vede coinvolti Berlusconi e altre persone imputate nell'ambito dell'inchiesta Mediaset.

DOSSIER Caso Ruby, i protagonisti

"Non consentiamo ai pm di tenere in scacco il Paese". Durante il Cdm di questa mattina il premier si mostra combattivo. Chiede ai ministri di rimboccarsi le maniche e reagire: "Respingeremo ogni attacco della magistratura, il Paese deve tornare alla normalità democratica. Non possiamo consentire a dei pm di fare politica e di tenere sotto scacco il governo". Rassicura che non c'è nulla di rilevante penalmente nell'inchiesta e invita tutti a concentrasi sul lavoro perché l'opinione pubblica deve avere la percezione concreta di un governo che agisce e pensa solo alla gente. "Non siamo in un Paese democratico se si consente a dei giudici politicizzati di portare avanti un processo allucinante il governo va avanti e non si farà intimorire dall'azione di questi giudici", avrebbe detto il premier secondo quanto riferito da alcune fonti presenti alla riunione del governo.

Il Csm: "Ai giudici si deve rispetto". Ma la magistratura non sta a guardare. "Ai giudici si deve rispetto - replica il vicepresidente del Csm Michele Vietti - ai giudici si deve rispetto, un rispetto talora troppo trascurato". Vietti non trascura di dire che fa riferimento all' "attualità dirompente" che vede ancora una "contrapposizione" tra politica e giustizia. "E' nel processo - aggiunge - che si incarna lo stato di diritto e si assegnano torti e ragioni. L'attività della magistratura non sottende disegni sovversivi. E' funzione giurisdizionale, per lo più silente e operosa: perciò merita la stima, specie da chi egualmente è, per posizione, servitore dello Stato."

Avvenire: "Politici cattolici siano coerenti". Un altro monito arriva da Avvenire. "I politici cattolici siano coerenti", scrive il giornale dei vescovi. Il direttore Marco Tarquinio scrive rispondendo alla lettera di una lettrice: "Credo che sia sempre più forte l'attesa di serene e consapevoli prove di coerenza da parte di chi opera sulla scena pubblica richiamandosi ai grandi valori dell'umanesimo cristiano e alla dottrina sociale della Chiesa. Penso, insomma - scrive Tarquinio - che per i 'politici cattolici' vita privata e opzioni pubbliche, all'altezza dei valori che teniamo cari, siano semplicemente indispensabili. Non è sempre facile ma ne vale la pena".

Minetti dai magistrati. Intanto, dopo la decisione della Camera, i pm di Milano che indagano sul caso Ruby formuleranno a breve, già nei prossimi giorni, la richiesta di processo con rito immediato per Berlusconi. Mentre Nicole Minetti fa sapere, tramite il suo legale, che si presenterà davanti ai magistrati titolari delle indagini il 1 febbraio. Non è ancora chiaro se la consigliera regionale della Lombardia abbia intenzione di rispondere alle domande degli inquirenti o se deciderà di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Fonte: Repubblica


29/01/2011 00:30
 
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Appello della Cei: "Disastro antropologico
Fermiamoci prima che sia troppo tardi"

Il segretario Crociata commenta il comunicato finale sui lavori del Consiglio Episcopale. "Nel Paese questione morale che riguarda tutti". Invito a evitare continue risse. Sul caso Ruby: "Non c'è contrapposizione fra indignazione e pacatezza". Chi ha maggiori responsabilità "sia di esempio"

CITTA' DEL VATICANO - "Siamo di fronte a un disastro antropologico: fermiamoci in tempo prima che degeneri ancora di più". Sono forti i toni dell'appello lanciato dal segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, che presentando il comunicato finale dei lavori della Conferenza espiscopale invita "a superare le risse, le guerre di tutti contro tutti", senza cadere in "partigianerie". E, in riferimento all'inchiesta giudiziaria che coinvolge il premier, dice: "Non c'è contrapposizione tra l'indignazione e la pacatezza. La pacatezza riguarda il modo in cui affrontare i problemi che indignano". E rileva come tale situazione di "disastro antropologico" abbia "effetti e ricadute diverse a seconda delle responsabilità che ciascuno ricopre".

Crociata rileva un problema di ampio respiro: nel Paese c'è una questione morale, ma riguarda tutti. "Questi fatti ci coinvolgono, non ci vedono solo spettatori. Ci interpellano tutti: è troppo facile indignarsi senza sentirsi coinvolti". Ma chi ha maggiori responsabilità, dice ancora il prelato, "deve esprimere maggiore impegno per risultare esemplare nella sua vita anche quale modello per le giovani generazioni".

Dalla Cei arriva un invito alla ''pacatezza'', all'''equilibrio'', per mettere fine al ''clima di rissa continua, di tensione costante e di conflittualità permanente'' che si registra nella vita pubblica del Paese. Serve invece "uno sforzo a superare" questa atmosfera di scontro "e faziosità per affrontare i problemi che riguardano tutti". "Come ha detto il cardinal Bagnasco, invitare alla pacatezza non è lasciare marcire i problemi, ma guardare le cose con sforzo di oggettività, volontà di risolvere, ciascuno secondo le responsabilità che ricopre". Da questa situazione, ha rilevato ancora Crociata, "nessuno esce bene. Mi pare un tipo di considerazione che invita a un senso di responsabilità, a farsi carico di impegni che il momento richiede".

Il segretario della Cei parla anche del federalismo: nella sua attuazione banco di prova è ''l'ambito fiscale'' che rischia di produrre "effetti di divaricazione", ammonisce. "Auspichiamo che la trattativa politica in corso abbia l'esito di non lasciare nessuna parte del Paese abbandonata a se stessa''. Sulla possibilità del voto anticipato la decisione spetta ai politici, ma "tutti siamo chiamati a seguire con senso civico l'evolversi della situazione per superare questo momento di difficoltà".

La Conferenza episcopale esprime infine solidarietà al cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, coinvolto nelle indagini giudiziarie relative ai grandi eventi, così come esprime fiducia nella magistratura, dice ancora Crociata, aggiungendo: "Auspico che le cose siano chiarite nella modalità giusta".

Fonte: Repubblica


29/01/2011 00:32
 
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Se Berlusconi attacca, Bossi frena, sia su Fini che sul resto ... e apre al Pd.


29/01/2011 00:41
 
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Santoro: "Il 13 febbraio in piazza a Milano"
Romani e Masi contro "Annozero" dei record

La puntata di ieri sera, aperta dalla telefonata del dg Rai, seguita da sette milioni di spettatori. Il premier si scaglia contro il conduttore nel corso del Cdm e il ministro scrive all'Agcom. Il direttore generale del servizio pubblico: "La misura è colma". Pd e Idv: "Berlusconi vuole piegare le istituzioni ai suoi interessi"

ROMA - Nuovo record di ascolti per la puntata di ieri sera di Annozero, aperta dalla telefonata in diretta del direttore generale Mauro Masi. Un successo, quello della trasmissione di Michele Santoro, che continua ad accompagnarsi a roventi polemiche politiche. Gli schieramenti sono sempre gli stessi: la maggioranza parla di faziosità e violazione delle regole del servizio pubblico, mentre l'opposizione si appella alla libertà di espressione. E mentre divampa lo scontro sul suo programma, il giornalista lancia una manifestazione per il 13 febbraio a Milano: riprendendo durante una conferenza stampa "un appello lanciato da Barbara Spinelli e Marco Travaglio", annunciato: "Il 13 febbraio saremo senza bandiere e simboli di partito davanti al tribunale di Milano in difesa dell'indipendenza della magistratura, della libertà d'espressione, e in difesa dei valori della costituzione". In questo clima il dg della Rai rincara: "La misura è colma" e il ministro delle Comunicazioni Paolo Romani scrive all'Agcom segnalando "violazioni".

VIDEO La telefonata di Masi

Gli ascolti. Annozero ha superato anche l'incontro di Coppa Italia Juventus-Roma: il programma di RaiDue è stato seguito da 7 milioni e 87 mila telespettatori, con uno share del 25,72%. Su RaiUno oltre sei milioni di ascoltatori per la partita: in particolare, il primo tempo è stato visto da 6 milioni 465 mila telespettatori con il 21,56% di share, il secondo da 6 milioni 187 mila pari al 21,23%.

Il governo. Contro Santoro si scaglia in primo luogo Silvio Berlusconi. "E' la solita trasmissione faziosa", avrebbe detto il premier durante il Consiglio dei ministri di questa mattina, chiedendo l'intervento del ministro delle Comunicazioni Paolo Romani per evitare che programmi di questo genere vadano in onda.

E nel pomeriggio arriva la notizia che Romani ha scritto al presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, per segnalare "recenti accadimenti relativi all'offerta televisiva di programmi di approfondimento dell'informazione della RAI i quali hanno trasmodato in modo evidente i limiti della corretta informazione e, in via mediata, i limiti dell'attività di servizio pubblico demandata alla società in questione". E' a questo punto che il ministro cita le trasmissioni di Annozero del 20 e del 27 gennaio (le stesse su cui hanno chiesto l'intervento i consiglieri dell'Agcom Antonio Martusciello, Stefano Mannoni, Enzo Savarese, Roberto Napoli) in cui si è "dato ampio rilievo ad affermazioni di carattere gratuito, denigratorio e gravemente lesive della dignità e del decoro di eminenti personalità politiche, che sarebbero state proferite da soggetti coinvolti nell'attività di indagine da parte della Magistratura requirente".

Masi. "Voglio premettere sul piano personale - afferma il dg del servizio pubblico in una nota - che per ben due volte e per puro spirito di correttezza aziendale e di rispetto per il mio ruolo ho ritenuto di poter subire nel corso della trasmissione Annozero comportamenti maleducati e inaccettabili". Poi l'affondo: "Ora il limite è stato abbondantemente raggiunto e la misura è colma. Sul piano più rilevante, quello aziendale, ribadisco che è indegna l'attività istruttoria parallela che svolgono taluni sulla televisione del servizio pubblico come se avessero ricevuto chissà quale delega dall'autorità giudiziaria che ancora una volta dovrà verificare l'attendibilità di un teste di accusa che anche ieri sera ha rivelato in diretta televisiva fatti e circostanze oggetto di un procedimento penale ancora in fase di indagine preliminare". Masi ricorda quindi che "Santoro è presente nel Palinsesto Rai non per una libera scelta editoriale ma in forza di due sentenze, come tutti ben sanno molto 'peculiari', dei giudici del lavoro per cui è evidente che una dissociazione a tutela dell'Azienda non può non avvenire nella forma più esplicita". E conclude: "Resto poi convinto che la missione del Servizio Pubblico deve essere ed è tale solo se realmente pluralista e rispettosa di tutte le parti e di tutte le regole. Questa è una battaglia che porterò avanti fino in fondo prendendomi tutte le responsabilità del caso".

L'opposizione. Le prese di posizione governative, suscitano l'immediata reazione del Pd: "Berlusconi vuole piegare ai suoi interessi ogni istituzione di questa nostra Repubblica. Persino il Consiglio dei ministri dove dovrebbero essere prese le decisioni del governo, diventa il pulpito dal quale il premier precipita il Paese nel conflitto permanente lanciando proclami e mettendo la sua persona al centro dell'azione dell'esecutivo", afferma Alessandro Maran, vicepresidente dei deputati del Pd.

Dal leader dell'Idv Antonio Di Pietro arriva una nota dai toni durissimi: "L'Italia dei Valori esprime la propria solidarietà a Michele Santoro e alla redazione di Annozero, vittime ieri di un grave tentativo di intimidazione e censura da parte del direttore generale della Rai. E' fortemente a rischio la democrazia: Berlusconi pretende di imporre ospiti, pubblico e temi, in palese violazione dell'articolo 21 della Costituzione e si serve dei suoi sottoposti per portare avanti questo progetto eversivo".

Presidenza e consiglieri Rai. Paolo Garimberti si sarebbe schierato per il rispetto delle regole ma avrebbe bocciato le valutazioni in diretta tv. "Personalmente - avrebbe detto ai suoi collaboratori - sono convinto che i toni gladiatori non facciano bene alla Rai e che non facciano affatto bene nemmeno alla politica, soprattutto quando parla in televisione e di televisione. Ciò premesso, la libertà editoriale va tutelata in ogni modo ma, ovviamente, deve essere esercitata nel pieno rispetto delle regole. Se e quando giornalisti e conduttori violano queste regole esistono le sedi istituzionali competenti per le valutazioni del caso e tra le sedi istituzionali non rientra certamente la diretta televisiva". "Sono convinto, infine - avrebbe concluso il presidente della Rai - che il supremo interesse dell'azienda Rai sia quello di sottrarla in ogni modo e con ogni mezzo dall'essere oggetto di polemiche e campo di battaglia (prima) e bottino di guerra (poi) della politica".

Dell'opportunità dell'intervento di Masi, dice a Radio Città Futura il consigliere di minoranza nel CdA Rai, Nino Rizzo Nervo, si parlerà nel consiglio di amministrazione fissato per giovedì. A suo avviso, Masi si è comportato da "succedaneo" di Berlusconi: "Siamo abituati alle sortite del presidente del Consiglio, lui le fa e poi i conduttori si regolano come credono. Quando invece è un direttore generale che telefona a una sua trasmissione, o ha il coraggio, ritenendo di essere nel giusto, di prendere delle decisioni, oppure dà l'impressione di averlo fatto per far sapere a qualcuno all'esterno che lui non c'entrava con quello che andava in onda. Così non si fa il direttore generale". Rizzo Nervo si augura pertanto che Masi, "una buona volta, si renda conto della sua imperizia rispetto al ruolo che ricopre e al più presto tolga il disturbo''.

Anche il consigliere di amministrazione Rai Giorgio Van Straten si "dissocia" da Masi: "Di fronte all'imbarazzante telefonata fatta ieri sera da Mauro Masi a Michele Santoro, sento anch'io l'esigenza di dissociarmi, non dalla trasmissione ovviamente, ma da un direttore generale che riesce nello stesso momento a compiere un atto di inaccettabile prevaricazione verso chi fa il proprio mestiere e a mettere in ridicolo se stesso e l'azienda".

Fonte: Repubblica


29/01/2011 16:24
 
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Rubygate, il monito di Tettamanzi
"Chi guida il Paese sia esemplare"

Dall'Arcivescovo di Milano dura critica a Berlusconi.
Sui media: "Non si limitino al racconto degli scandali, parliano anche dei problemi del Paese"



MILANO - Da coloro che guidano il Paese "tutti attendono esemplarità, nel pubblico e nel privato". L' arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, lo ha sottolineato nell'incontro tenuto con i giornalisti in occasione della festa del patrono della categoria san Francesco di Sales.

"I problemi veri del nostro paese - aggiunge il prelato - non sono certo quanto da mesi leggiamo nelle cronache politiche". "Da tempo non sono in discussione i temi che dovrebbero realizzare il bene comune adesso, in questo delicato frangente storico, dentro questa congiuntura economica segnata pesantemente dalla crisi".

Secondo Tettamanzi, comunque, non si devono tacere "gli scandali, veri o presunti, ma l'informazione politica non puo', non deve esaurirsi al racconto di scandali". Solo il racconto, dunque, "e non una valanga di fatti brutti, esibiti in nome del diritto di informazione senza tener conto degli effetti che produrranno sulle persone, puo' costituire la condizione di quello scambio di esperienze che e' alla base della comunicazione autentica".

Fonte: Repubblica


29/01/2011 23:34
 
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Napolitano in campo, richiamo ai ministri
"Stop a conflitti, o rischio urne"

Il monito "riservato" del Quirinale al governo.
Letta lo ha subito trasmesso a Berlusconi.
Bossi ha già tirato il freno a mano nella battaglia con il Terzo polo e con Fini


ROMA - "Ci ha spiegato che se i conflitti tra poteri non cessano e la paralisi del Paese non viene superata, il rischio è che si vada subito a votare". Il Consiglio dei ministri è appena terminato. Silvio Berlusconi ha concluso da poco il suo appello ad "andare avanti". Ma a tenere banco tra i ministri è altro. È il monito che il presidente della Repubblica ha riservatamente fatto pervenire a molti membri del governo e dell'opposizione. Il pericolo, descritto con crudezza, che il Paese sta inesorabilmente slittando verso le elezioni anticipate.

Giorgio Napolitano, infatti, tra giovedì e venerdì ha avuto occasione di manifestare la sua preoccupazione a molti esponenti dell'esecutivo, ai leader del centrosinistra e a quelli del Terzo polo. Ne ha parlato durante le celebrazioni della Giornata della memoria e ieri mattina a margine delle cerimonie per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Molti i ministri che hanno ascoltato le parole del capo dello Stato. E soprattutto un sottosegretario, Gianni Letta. Che ha immediatamente trasmesso il messaggio al presidente del consiglio. I resoconti dei suoi interlocutori sono unanimi: "A tutti ha detto che in presenza di una permanente conflittualità tra Istituzioni e poteri dello Stato, tra forze politiche e organismi parlamentari, il ricorso alle urne diventa inevitabile. Perché si tratta di uno scontro che non risparmia niente e nessuno". Più che una minaccia, quello del Quirinale è un avvertimento.

L'elenco delle frizioni che stanno immobilizzando l'intero apparato statale, del resto, è piuttosto lungo. Il dibattito al Senato, avallato da Renato Schifani, sulla casa di Montecarlo. La lite tra la seconda carica dello Stato e Fini. L'intervento del ministro degli Esteri Frattini per rispondere all'interrogazione del senatore pdl Compagna. La richiesta di dimissioni avanzata dal presidente del consiglio nei confronti di Fini del presidente della Camera Il boicottaggio dei lavori di un delicato organismo parlamentare, il Comitato di controllo sui servizi segreti, causato dalla maggioranza. Gli attacchi furibondi di Berlusconi contro un altro potere dello Stato: la Magistratura. L'articolo del Giornale su Ilda Boccassini. L'attività delle Camere sostanzialmente bloccata. Tutti elementi che rappresentano per il Colle fattori di preoccupante instabilità.

"Così - raccontano alcuni autorevoli ministri che hanno potuto ascoltare le riflessioni del presidente della Repubblica - a suo giudizio non si può andare avanti. E anche se ci ha ricordato di essere un fautore della stabilità di governo, in questo modo la spinta verso lo scioglimento delle Camere diventa insopportabile. Il Paese non può più sopportare lo scontro di tutti contro tutti". Ieri, racconta chi ha presenziato all'inaugurazione dell'anno giudiziario, Napolitano ha ascoltato con soddisfazione la relazione del ministro Alfano che si è limitato a difendere il lavoro del governo senza aprire le ostilità con i magistrati. Sul Colle, insomma, sperano che la fisiologica dialettica riconquisti terreno. Al contrario, dinanzi ad una persistente e totale paralisi della macchina amministrativa, diventa inevitabile riportare gli elettori alle elezioni.

Non a caso, gli stessi autorevoli esponenti dell'esecutivo, adesso rileggono in controluce l'articolo 88 della Costituzione che assegna un potere chiaro alla più alta carica istituzionale: "Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse". Non aggiunge altro e non pone condizioni. Riflessioni che nelle ultime ore hanno raggiunto e impressionato Palazzo Chigi. E sebbene Napolitano nei suoi ragionamenti non abbia aperto la discussione sui limiti delle sue prerogative, gli uomini del Cavaliere hanno iniziato a pensare che per arrivare allo scioglimento del Parlamento potrebbe non esserci bisogno di una formale crisi di governo.

In una certa misura l'effetto del suo monito ha aperto una breccia nel centrodestra. Per la prima volta ieri Berlusconi ha evitato nel suo ormai tradizionale video-messaggio di reclamare le dimissioni del presidente della Camera. Il Guardasigilli, appunto, non ha attaccato i giudici. Il Pdl - su input del Cavaliere - sta cancellando la manifestazione del 13 febbraio. Umberto Bossi ha tirato il freno a mano nella battaglia con il Terzo polo e con Fini. Ma nessuno, nemmeno sul Colle, è convinto che la tensione possa considerarsi archiviata e che i conflitti istituzionali siano pacificati. Tant'è che proprio dal Pd e dall'asse Udc-Fli è arrivata una improvvisa apertura al voto anticipato. In tutti i calcoli, peraltro, sta entrando un altro argomento: l'ingorgo istituzionale che si realizzerebbe nel 2013 se si completasse la legislatura. La scadenza delle Camere coinciderebbe con quella del settennato presidenziale.

Il piano inclinato che porta alle urne, dunque, non è stato ancora corretto. Lo ammette apertamente proprio il leader della Lega che ieri pomeriggio - sul volo che ha riportato un bel po' di ministri a Milano - ha assegnato un orizzonte limitato alla legislatura. "Fino a quando abbiamo la possibilità di approvare il federalismo si va avanti, altrimenti si vota". E, comunque, anche se ci fosse il via libera, il ciclo della maggioranza sarebbe esaurito. "Silvio è nervoso perché gliel'ho detto". Per suffragare la sua tesi Bossi ha chiesto al premier: "Perché non hai approvato la legge sulle intercettazioni? Non saresti rimasto incastrato in questo casino di Ruby?". "Non me l'hanno fatto fare". "E allora perché dovresti riuscirci adesso con questi numeri?". Ma per il momento il Cavaliere resiste: "Si va avanti, almeno fino al 2012". Ma ormai è solo lui a sperarlo.

Fonte: Repubblica


30/01/2011 16:02
 
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E sulla storia del "Ruby-gate" e dei bunga-bunga presidenziali non poteva mancare l' opinione di Tinto Brass intervistato da Mario Caprara per Repubblica.


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