Dopo l'arrivo di Garnett e Allen a Boston, il mercato NBA non ci ha regalato molto altro in questa estate. È arrivato ora un ultimo colpo di coda, un sussulto di due squadre in difficoltà, Miami e Minnesota, che provano a risolversi i reciproci problemi scambiandosi giocatori potenzialmente devastanti, ma frenati da spiriti ribelli e difficili da gestire. Lo scambio, in sostanza, è questo: Miami dà Antoine Walker, Wayne Simien e Michael Doleac più una prima scelta futura e 500.000 bigliettoni a Minnesota per Ricky Davis e Mark Blount.
Chi ci guadagna fra i due? Difficile a dirsi, forse gli Heat, che con Davis ottengono un giocatore più giovane e versatile, ma non dimentichiamoci che Ricky è notoriamente un ingestibile spacca-spogliatoi (famoso è il suo tentativo di ottenere la sua prima tripla doppia in carriera tirando e sbagliando appositamente un tiro nel proprio canestro per poi prenderne il rimbalzo). Per la verità Davis è un cavallo di ritorno: ha già giocato in Florida nella sua stagione da rookie (e aveva già avuto Pat Riley come allenatore), nel lontano 2000-01, ma un infortunio alla caviglia gli aveva fatto saltare praticamente tutta la stagione.
Davis andrebbe quindi a fungere da terzo violino, dietro a Wade e Shaq, potendo giocare sia da guardia sia da ala piccola (e, in casi estremi, anche da play, ma con risultati decisamente imprevedibili), aggiungendo alla franchigia della Florida un po' di pericolosità dal perimetro.
Walker, che in 11 stagioni nei pro ha viaggiato a 18 punti e 8 rimbalzi di media a gara, è finito nel mirino di coach Riley più e più volte nella scorsa stagione, tanto da buscarsi due sospensioni per aver superato il limite di grasso corporeo stabilito dal management di Miami. In parole povere, Walker era considerato "troppo grasso", e per questo motivo inadatto a giocare. A Minnesota troverà una squadra in ricostruzione, che negli ultimi 2 anni ha cambiato 12 giocatori sui 15 a roster. Dopo i season-low della scorsa stagione e le tensioni con Riley, Walker potrebbe avere una stagione con buone cifre ma Minnesota resta ampiamente una squadra da lotteria, soprattutto a Ovest.
Daniele Fantini / Eurosport
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