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GATTI E SIMILI...

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    isa46
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    00 01/11/2007 18:50
    Il gatto nero


    Il gatto, sia maschio che femmina e soprattutto se è nero, è considerato uno dei principali animali magici. A questo proposito, viene ribadito spesso come debba raggiungere una determinata età prima di sviluppare la propria natura demoniaca, di solito sette, nove, o addirittura venti anni. Trascorso questo tempo, non era più prudente tenerlo in casa, perché, stando a quanto si diceva, poteva nuocere ai suoi abitanti.
    Alla metà del XIX secolo, in Boemia, si narrava la vicenda di un'anziana donna che possedeva un gatto nero al quale era molto affezionata. Raggiunto il settimo anno d'età, l'animale cominciò a sparire per periodi di tempo sempre più lunghi, e un bel giorno non fece più ritorno. Allora la donna si mise alla sua ricerca, e infine lo trovò in una capanna che sorgeva nel folto di un bosco, intento a danzare in compagnia di un gruppo di suoi pari. Quando fu di nuovo a casa, la vecchia provò a picchiarlo, ma il gatto le saltò sulle spalle e la colpì sul viso con le zampe finché mofi. «Poi il gatto scappò e nessuno lo rivide più.
    Le vicine dicono che sia diventato una strega.
    In molte zone della Germania, si consigliava di non lasciare mai un bambino da solo con un gatto, a prescindere dall'età dell'animale. Ancora più funesto era ingoiare inavvertitamente peli di gatto, perché in tal caso la tubercolosi o la tisi non avrebbero tardato ad abbattersi sul malcapitato. Una delle facoltà delle streghe universalmente nota era la loro capacità di tramutarsi in animali, primi fra tutti i gatti. Un'antica credenza, saldamente radicata nell'immaginario collettivo, rivela con quale frequenza questa affermazione ricorresse durante i processi alle streghe. Di giorno i gatti stregati erano innocui, ma al calar della sera era meglio non fidarsi di loro. Nella Svevia si affermava che:
    «Di notte non si deve gettare un sasso contro un gatto, chi lo fa si ritroverà immediatamente circondato da un gran numero di felini, che non lo lasceranno più andare via. I gatti fasulli ( le streghe ) si riconoscono dalla coda molto lunga e folta». Da ogni paese d'Europa sono tramandati aneddoti su come, di notte, fosse stato colpito un gatto, e il giorno dopo un essere umano, il più delle volte una donna, mostrasse una ferita nello stesso punto, Plemento che ovviamente permetteva di riconoscere seduta stante la strega o lo stregone.
    Una leggenda pomerana narra la vicenda della moglie di un mugnaio e del suo potere di effettuare metamorfosi. Una sera il garzone si recò in cortile per prendere della legna.
    Stava togliendo alcuni ciocchi dalla catasta, quando vide un gatto, ct aveva appoggiato le zampe sulla legna e gli impediva di prenderla.
    «Togli le zampe di lì! », intimò il garzone, ma l'animale non ubbidi. Il ragazzo allora lo colpì con una scure affilata e gli mozzò una zampa. In quello stesso istante il gatto svanì, e in terra, al posto della zampa, c'era un dito al quale era infilata una fede, e il nome inciso all'interno altro non era che queli della mugnaia.
    Le streghe, però, non si limitavano a tramutarsi in gatti, ben sì pare che si servissero di loro anche per raggiungere i luoghi dove si tenevano i loro consessi. A causa dell'immane fatica a cui veniva sottoposto, di solito l'animale si ammalava e iniziava a deperire. Per liberarlo da questa maledizione, il capofamiglia doveva amputargli un pezzetto di orecchio o di coda, così il gatto sarebbe diventato " inabile alla cavalcata" e avrebbe iniziato a ristabilirsi progressivamente.



    [SM=g1402440]
    [Modificato da isa46 01/11/2007 18:54]
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    isa46
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    00 06/11/2007 13:23
    IL ROSPO E LA RANA
    Anticamente le streghe li usavano per i loro infusi e per gli incantesimi, soprattutto quelli d’amore o di malocchio, e, anche se non furono oggetti di culto alla stessa stregua dei gatti, a questi due animali venivano attribuiti oscuri e arcani poteri.

    Già novemila anni fa, la Dea Madre veniva raffigurata come un rospo, i Greci e i Romani credevano che questi animali riuscissero in qualche modo ad influenzare le condizioni metereologiche, tanto che Plinio, nel I Secolo d.C., raccomandava ai contadini di tenere nei loro campi vasi di terraglia colmi di rospi al fine di stornare le tempeste. È invece successiva di due secoli la teoria, non del tutto lontana dalla realtà, in base alla quale mescolando sangue di rospo e vino si ottiene una pozione mortale; è stato accertato in tal senso che, se stimolati, i rospi secernono un liquido velenoso che provoca febbre e, in rari casi, anche la morte. Le teorie prima e la reale scoperta in seguito di questo tipo di veleno, aumentarono notevolmente la sinistra fama attribuita a questo animale fino a giungere al Medioevo, periodo nel quale il rospo assume definitivamente la sua immagine di beniamino delle streghe, le quali lo tenevano al loro servizio e ne usavano principalmente la saliva, composto essenziale di una particolare miscela che avrebbe dovuto rendere invisibile chi ne avesse fatto uso. Le posteriori leggende sorte intorno ai Sabba, le riunioni delle Streghe, raccontavano come questi animali venissero vestiti di seta scarlatta, con piccoli berretti di velluto verde e minuscoli campanelli intorno al collo.

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    00 06/11/2007 13:26
    LA CIVETTA.
    Il termine latino Strix indica sia la civetta che la strega; questa sinergia di significati è sicuramente importante al fine di capire quanto questo animale sia intimamente legato alla Stregoneria, alla sua storia e alle pratiche che la contraddistinguono.

    I romani, particolarmente attenti alla civetta, pensavano che il suo verso annunciasse la morte e quando casualmente una di loro entrava in un edificio la gente si precipitava fuori impaurita; allo scopo di distruggere ogni influenza negativa il luogo veniva purificato con acqua e zolfo.

    Questo tipo di reazioni non appartenevano soltanto al popolo romano, simili scene erano diffuse in quasi tutto il mondo antico, complice anche lo strano aspetto della civetta stessa: grandi occhi, faccia appuntita, aspetto vagamente umano, oltre che la sua caratteristica di piombare all’improvviso e di notte sulla propria preda. L’associazione vera e propria della civetta con la Stregoneria prende piede nell’Europa medioevale e risulta essere particolarmente diffusa nell’Inghilterra elisabettiana.

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    00 06/11/2007 13:29
    SERPENTI.
    Da sempre il serpente è simbolo di potere, in questo senso la Stregoneria ha fatto suo questo animale, soprattutto nella valenza che lo vede come “Serpente Ancestrale”, ovvero fonte della conoscenza.

    Sarebbe però molto riduttivo esprimere e descrivere in un così breve concetto il tema del serpente, se non per il fatto che questo animale, almeno in passato, non è sempre stato simbolo del male ma ha avuto una lunga storia iconografica e spirituale proprio nell’esatto contrario. La sua presenza in molte religioni è ormai un fatto storico ampiamente attestato, molto spesso legato al culto delle acque ma sempre in bilico tra caratteristiche simboliche opposte e contrastanti tra loro.

    La caratteristica peculiare dell’immagine tramandataci dagli antichi culti, è quella di un animale simbolo della vita stessa, il serpente che sottrae a Gilgamesh l’Albero della Vita, che in lingua araba viene conosciuto come “Al hayyah”, termine significativamente importante proprio perché, sempre in arabo, “Al hayat” significa proprio vita. Nel suo attributo vitale, il serpente quindi è simbolo di conoscenza e quest’ultima è stata proprio la causa della sua demonizzazione, oltre che il suo aspetto riferibile al simbolismo fallico. Alcuni tentativi di riabilitare l’antica valenza del serpente sono riferibili al II Secolo, soprattutto ad opera di movimenti quali quello degli Ofiti o Ofianoi che adoravano il serpente in quanto simbolo di liberazione dell’uomo e di illuminazione. È comunque da rilevare che l’associazione del serpente con il male e le sue espressioni non è un concetto prettamente riferibile al cristianesimo, esistono testimonianze in tal senso anche nel mondo antico; il pitone egizio Apophis, ad esempio, era l’emblema stesso del mondo delle ombre; lo stesso concetto è applicabile alla simbologia del serpente come segno della rivolta contro Dio; i rettili nati dal sangue dei Titani si ribellarono a Zeus e addirittura due serpenti furono artefici del tentativo di uccidere un altro dio, quale era Ercole, provando a soffocarlo dentro la culla.

    Lo stretto legame tra il serpente e la Stregoneria è facilmente rintracciabile ricordando che questo animale, anticamente, essendo accostato alla simbologia delle acque, aveva una valenza simbolica lunare; a riprova basti ricordare che il serpente era attributo proprio delle dee antiche dei pantheon stregonici, quali Ecate, Ishtar e Artemide, rappresentato come immagine stessa del ciclo lunare che si annoda e si scioglie senza fine, così come è proprio fare del serpente.

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    00 06/11/2007 13:30
    PIPISTRELLI
    Venivano anch’essi usati nei riti o nei sacrifici e si diceva che le streghe riuscissero a comunicare con loro. Erano simbolo di sventura.

    [SM=g1402347]
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    00 06/11/2007 13:33
    VOLPI.
    Anche se a prima vista potrebbe apparire strana o fuori luogo, esiste una precisa linea di pensiero che identifica la volpe come animale appartenente al mondo della Stregoneria e dell’eresia in genere. Anticamente, era pensiero comune nella maggior parte degli ambienti ecclesiastici, che la volpe fosse un animale falso, menzognero, proprio in relazione alla sua proverbiale astuzia; la sua tendenza a tessere insidie, trappole, portò questo animale ad essere identificato come simbolo vero e proprio degli eretici i quali, proprio con la loro astuzia, si insinuavano nella chiesa e tra i fedeli spargendo le loro menzogne.