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Cucina regionale: SICILIA

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    Matthew James
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    00 03/04/2005 17:19
    "Sarde a beccafico"


    INGREDIENTI

    Per 6 persone:
    600 gr di sarde
    200 grammi
    di pan grattato
    50 grammi
    di passolina
    e pinoli
    2 arance
    2 limoni
    1/2 bicchiere
    d'olio d'oliva
    1 cucchiaio
    di zucchero
    foglie d'alloro q.b.
    sale quanto basta.

    E' UN PIATTO tradizionale della cucina siciliana, a base di sarde ripulite e aperte a "libro", ripiene di mollica di pane, pinoli, passolina, zucchero e succo di limone. Molti usano aggiungere agli ingredienti tipici, anche l'uovo per tenere compatto il ripieno. Occorre marinare le sarde per farle allinguate o con la cipuddata. Aggiungere l'aceto, secondo molti sarebbe un controsenso, l'agrodolce infatti dovrà essere dato dal succo di limone. Pare che beccafico, indichi la forma di un uccello (il beccaficu), inoltre la tradizione dice che c'è un modo di preparare questi uccelletti in agrodolce, simili a quello delle sarde di beccafico.
    Pulite bene le sarde, quindi lavatele, scolatele e disponetele aperte sopra un piano. Tostate il pan grattato in una padella dopo avere aggiunto un cucchiaio d'olio ed un pizzico di sale e mescolate sempre. Fate ammorbidire la passolina in un recipiente con un po' d'acqua tiepida, quindi scolatela ed unitela ai pinoli e al pan grattato. Prendete le sarde una per volta e con un cucchiaio versatevi il composto al centro. Arrotolatele e ponetele in una pirofila unta d'olio, allineandole una accanto all'altra e separandole con una foglia d'alloro. Irrorate con l'olio e mettete in forno a temperatura moderata per 25 minuti. Sciogliete nel frattempo lo zucchero nel succo dei limoni e versatelo sulle sarde. Lasciate raffreddare e guarnite con fettine d'arancia e limoni.



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    Matthew James
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    00 03/04/2005 17:20
    "Calamari ripieni"
    INGREDIENTI

    Per 4 persone:
    4 calamari
    freschissimi
    da 250 gr ciascuno
    250 grammi
    di pan grattato
    3 acciughe diliscate
    2 cucchiai di capperi
    salati o sottaceto
    2 cucchiai
    di pinoli sgusciati
    2 cucchiai di uva passa
    1 spicchio d'aglio
    finemente tritato
    Olio d'oliva
    extravergine
    1 mazzetto di
    prezzemolo
    Sale e pepe q.b.

    IN SICILIA c'è un modo universale di preparare i calamari ripieni, variando da luogo a luogo le percentuali di alcuni ingredienti. Oggi il ripieno classico siciliano per calamari e seppie è costituito da mollica di pane, aglio, olio, prezzemolo e formaggio, oltre ai tentacoli tritati. Forse qualcuno si meraviglierà dell'uso del formaggio con il pesce, ma non è una novità. A Favignana si servono gli spaghetti al nero di seppia con una spruzzatina di caciocavallo. A Catania c'è il Calamarii "ripiddu nnivicatu", riso con nero di seppia, condito con ricotta. Per non dire, poi, che nelle sarde a beccafico "un'idea" di formaggio per insaporire non guasta di certo. Pulite bene i calamari, togliendo loro lo stomaco e la testa. Tritate i tentacoli e soffriggeteli in un tegame con olio. Aggiungete i capperi, i pinoli, l'uva passa, e le acciughe, che avrete ammorbidito in un pentolino con poca acqua tiepida. A parte tostate in una padella il pan grattato ed unitelo al condimento insieme al prezzemolo tritato, all'aglio e al sale. Togliete dal fuoco dopo qualche secondo e mescolate per amalgamare bene il tutto. Con questo composto, riempite i calamari e fermateli alla punta con uno stuzzicadenti, in modo che il ripieno non fuoriesca. Sistemate i calamari in una pirofila unta con olio, salateli, pepateli e irrorateli con olio. Passate la pirofila in forno e gratinate per circa 30 minuti. Servite i calamari in tavola ben caldi.



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    00 03/04/2005 17:21
    "Zuppa di pesce"
    INGREDIENTI

    Per 4 persone:
    1 kg di pesce fresco
    4 trance di cernia
    1 scorfano da 300 gr
    1 calamaro da
    250 grammi
    6 polipetti
    300 grammi
    di gamberetti
    200 gr di vongole
    300 gr di cozze
    1 cipolla
    Olio d'oliva
    extravergine
    3 spicchi d'aglio
    1 mazzetto
    di prezzemolo
    1/2 bicchiere
    di vino bianco
    500 gr di pomodoro.
    Sale e peperoncino


    DALLA DOMINAZIONE francese del XIII secolo sono rimaste, per la Sicilia, le ricette di molte minestre e zuppe caratteristiche d'oltralpe. I francesi hanno sempre avuto una grande tradizione di cucina e i siciliani, si sa, sono stati bravissimi ad imparare da chiunque li abbia dominati. Dalla Francia ci provengono numerose varietà di zuppe di pesce, chiamate ancor oggi in qualche zona dell'isola col nome francese di madellotte. La zuppa di pesce nasce dall'esigenza di di utilizzare i pesci meno belli e poveri, quelli che non meritano una preparazione a parte. Idee francesi, dunque, mescolate alle esigenze locali Fate soffriggere in una padella abbastanza capiente l'aglio e la cipolla tritati. Fate imbiondire e sistemate nella padella i pesci misti, (che avrete fatto pulire dal pescivendolo) le trance di cernia, lo scorfano ed il calamaro tagliato ad anelli. Soffriggete tutto, aggiungendo il mezzo bicchiere di vino. Salate e mettete un po' di peperoncino tritato. Aggiungete la polpa del pomodoro, avendo avuto cura di togliere semi e buccia. Lasciate cuocere a fuoco basso per circa 20 minuti. Lavate bene le cozze e le vongole efatele scoppiare in una padella con un poco d'olio ed uno spicchio d'aglio. Non appena si saranno aperte, aggiungetele alla zuppa. Spolverate con prezzemolo tritato e servite a tavola, accompagnando i piatti con crostini di pane.



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    00 03/04/2005 17:22
    "Involtini di pesce spada"
    INGREDIENTI

    Per 4 persone:
    500 gr di pesce spada
    (un tocco)
    25 gr di uva passa
    25 gr di pinoli sgusciati
    2 acciughe deliscate
    50 gr di pan grattato
    25 gr di parmigiano
    grattugiato
    Olio d'oliva
    extra vergine
    Sale e pepe q.b.
    1 mazzetto
    di prezzemolo
    1 spicchio d'aglio
    1 cipolla bianca
    alcune foglie di alloro


    CON LA STAGIONE estiva, al sud, oltre alla calura arriva anche in abbondanza il pesce spada. Gli involtini sono tipici del palermitano ma sono conosciuti altrove, con il nome di "braciulittini di spata". Molte le variazioni di questo piatto, fra i più buoni e "popolari" e diffuso un po' ovunque in Sicilia. Alcune di queste versioni sono caratterizzate dalla presenza di un diverso ingrediente, che può essere il pecorino piccante grattugiato, i capperi o il basilico in notevole quantità. Il pesce spada mette d'accordo cultura "popolare" e medicina "colta", che lo ritengono utile per la pelle e la vista grazie alla ricca presenza di vitamina A. Tagliate il pesce spada a fette piccole e regolari togliendo la pelle dei bordi e spianatele. (Dovranno essere spesse mezzo centimetro). Conservate un po' di pesce spada (150 grammi circa) per la farcia che preparerete come segue: rosolate in un tegame con olio, I'aglio, il pesce spada rimasto tritato ed il prezzemolo, anch'esso finemente tritato. A parte fate sciogliere, in poco olio le acciughe pulite e deliscate ed unitele, insieme ai passolini, i pinoli, il pan grattato ed il parmigiano grattugiato, al soffritto che avete preparato. Amalgamate il tutto, salate e pepate e togliete dal fuoco. Sistemate una dose dell'impasto su ogni singola fettina di pesce spada che verrà arrotolata come un involtino. Infilzatele insieme negli spiedini, alternando con foglie di cipolla e alloro (con Ia stessa tecnica degli involtini di carne) e sistematele sulla graticola dopo averle oliate ed impanate. In mancanza della graticola potrete sistemarle in una pirofila che infornerete a fuoco caldissimo per 20 minuti. Gli involtini di pesce spada vanno serviti ben caldi.



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    00 03/04/2005 17:24
    "Sgombro a cotoletta"
    INGREDIENTI

    Per 6 persone:
    1 kg.di
    sgombri di
    taglia media
    150 gr.
    di aceto forte
    3 uova
    300 gr.
    di farina
    300 gr.
    di pangrattato
    olio
    sale e pepe
    quanto basta


    PESCE AZZURRO o "pesce povero" che dir si voglia lo sgombro entra in molte ricette della cucina isolana. Alcune storicamente documentate già alcuni secoli prima di Cristo, altre più recenti. Tutte però mostrano il vario compenetrarsi di succhi e aromi di varia ascendenza. A parte gli sgombri arrostiti sulla griglia o sotto la cenere (secondo una ricetta risalente al 4° secolo A.C.) quello proposto nella ricetta, evidenzia varie componenti storiche e culturali nell'uso contemporaneo di aceto-pepe, da una parte, e farina-uovo-pangrattato, dall'altro. Di sgombri "scurmi" sono ghiottissimi i palermitani.
    Sventrate gli sgombri avendo cura di eliminare la testa, il ventre e le lische. Apriteli a libro, stando attenti a non danneggiarli, lavateli e asciugateli. Prendete una pirofila adagiate gli sgombri puliti ed irrorateli con l'aceto, salate e pepate. Fate macerare per un'ora circa e sgocciolateli. Quindi dopo averli passati nella farina, nell'uovo battuto e nel pangrattato, facendo aderire bene, friggeteli. Quando avranno raggiunto un colore dorato, scendeteli e dopo avere eliminato l'olio superfluo serviteli caldi su un largo piatto di portata.



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    "Involtini siciliani"
    INGREDIENTI

    Per 4 persone:
    400 gr di carne
    magra di vitello
    tagliata a fette
    sottili tutte uguali
    50 gr di sugna
    180 grammi
    di pan grattato
    200 gr di pecorino
    grattugiato
    1 spicchio d'aglio
    2 cipolle bianche
    1 cucchiaio di pinoli
    1 cucchiaio
    d'uva passa
    Olio d'oliva
    extravergine
    sale e pepe q.b.
    alcune foglie
    di alloro


    LA CUCINA SICILIANA predilige la carne bovina per gli involtini.Un'antica novella popolare dell'isola vuole che i cristiani abbiano imparato a mangiare questa carne perchè‚ Dio benedì il bue che aveva scaldato Gesù nella mangiatoia, mentre maledì l'asino che aveva ragliato e disturbato la pace della notte. Gli involtini, a seconda delle zone, variano negli ingredienti del ripieno. Oltre a questo secondo di carne di Bagheria, c'è una versione del trapanese senz'aglio con l'aggiunta di pezzetti di salame. Un antichissimo piatto palermitano, tradizionale della domenica, è quello degli involtini ripieni di formaggio, uva passa e pinoli. Sulla carne già tagliata e battuta, spalmate la sugna. Preparate l'impasto con la maggior parte del pan grattato, che avrete abbrustolito in padella, il pecorino, una cipolla tritata, I'uva passa, i pinoli, sale e pepe. Adagiate sulla carne l'impasto e avvolgete le fettine su se stesse, avendo cura di chiudere bene le estremità per evitare che il ripieno fuoriesca. Adesso, con uno spiedino, infilzate gli involtini mettendo tra l'uno e l'altro una foglia di alloro ed una di cipolla. Oliateli e passateli nel rimanente pan grattato non abbrustolito, che avevate messo da parte. Gli involtini siciliani vanno cotti alla brace, ma se ciò non è possibile, si possono fare in forno o alla piastra. Una volta cotti (i tempi di cottura sono analoghi) servite in tavola su di un piatto largo.



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    00 03/04/2005 17:25
    "Cassata siciliana"



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    00 03/04/2005 17:28
    "Cassata siciliana"...
    ...OK, LA RICETTA LA METTO... MA NON VI ASSICURO CHE VENGA BUONA...
    CI VUOLE UNA GRAN MAESTRIA PER CREARE QUESTA OPERA D'ARTE DEL GUSTO!!![SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]

    INGREDIENTI

    Per 6 persone:
    400 grammi
    di pan di Spagna
    Ingredienti
    per la crema
    di ricotta:
    500 gr di ricotta
    300 gr di zucchero
    50 gr di zuccata
    100 grammi
    di cioccolato
    fondente
    1/2 bustina
    di vaniglia
    250 grammi
    di pasta reale
    (per gli ingredienti
    vedi scheda pasta
    di mandorle)
    colorante verde per
    alimenti

    DOLCE PALERMITANO di origine araba, ha un nome che deriva da "Quas'at", cioè "ciotola rotonda". Intorno all'anno mille, al culmine della dominazione musulmana, nel palazzo dell'Emiro, alla Kalsa di Palermo, i cuochi di corte si sbizzarrivano ad unire sapori e colori. E' infatti il miscuglio d'ingredienti e l'accostamento di gusti opposti richiamano le caratteristiche della cucina saracena. Da dolce definito "indispensabile nelle feste pasquali", in un documento approvato durante il Sinodo di Mazara del 1575, la cassata si mangia ormai tutto l'anno. Suore dei monasteri e cuochi dei nobili casati erano i depositari dei suoi segreti. Procuratevi uno stampo a forma di cilindro svasato di 6 centimetri circa di alteza e di 28/30 centimetri di diametro. Preparate il pan di Spagna (vedi scheda "torta di pan di Spagna"). Preparate quindi la crema di ricotta: prendete la ricotta freschissima e passatela al setaccio, aggiungete lo zucchero, la vaniglia, pezzetti di cioccolato, dadini di frutta candita e mescolate bene in modo da farne una crema omogenea. Preparate anche una palla di pasta di mandorla colorata di verde (vedi scheda "pasta di mandorle"). Spianate col mattarello la pasta reale a foglie dello spessore di circa mezzo centimetro e tagliatele a rettangoli dell'altezza dello stampo e di larghezza di 4 centimetri. Foderate i bordi dello stampo alternando la pasta di mandorle con il pan di Spagna. Al fondo dello stampo sistemate uno strato di pan di Spagna alto un dito. Quindi la crema di ricotta e coprite ancora con pan di Spagna Fate asciugare, voltatela sul piatto d portata e condite con la frutta candita e la zuccata. Coprite infine con glassa di zucchero che farete seguendo le indicazioni della scheda degli "ericini".



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    00 03/04/2005 17:29
    "Ericini"

    INGREDIENTI

    Per 6 persone:
    1 chilo
    di mandorle
    pelate
    e macinate
    1 chilo
    di zucchero
    225 g. di acqua
    1 bustina
    di vaniglia
    Coloranti
    per alimenti
    400 grammi
    di conserva
    di cedro
    Ingredienti
    per la glassa:
    300 grammi
    di zucchero
    200 g. di acqua


    UN CARATTERISTICO paese in provincia di Trapani, Erice, e dei gustosi e simpatici dolcini, gli Ericini. Una storia di gastronomia e tradizione culturale che è nata grazie alle esperte mani delle monache del Monastero. Una storia che, comunque, si è perpetuata negli anni fino a noi grazie alla bravura dei maestri dolciari di Erice. Questi dolci sono costituiti da pastine colorate e decorate artisticamente, quasi a sembrare dei veri e propri merletti. Le paste sono poi farcite con marmellata di cedro che, per tradizione, viene posta a maturare in giare speciali. Gli Ericini ancora oggi si preparano con le ricette tramandate dalle monache del Convento di S. Carlo.

    Impastate bene a freddo le mandorle macinate con lo zucchero e l'acqua, unite la vaniglia e passate il tutto in un frullatore fino a quando non avrete ottenuto un composto morbido ed omogeneo. Iniziate quindi la preparazione degli Ericini (questi della fotografia si chiamano paste di riposto): mettete uno strato dell'impasto ottenuto nelle forme scelte, aggiungete uno strato di conserva di cedro, quindi coprite con altro impasto. Decorate a vostro piacimento la parte superiore e colorate con i prodotti vegetali. Passate a questo punto, alla preparazione della glassa: sciogliete in acqua, lo zucchero, a fuoco basso, in un tegame e mescolate continuamente fino a quando qualche goccia di zuccchero sciolto, fatta scolare da un mestolo di Iegno, si allungherà a filo. Spegnete il fuoco e versate la glassa in un frullatore che terrete acceso fino a quando questa non sia completamente bianca. A questo punto potrete versarla sulle formine. Accendete il forno a fuoco basso e fate asciugare per poco tempo le paste preparate. Toglietele quindi dalle forme.



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    "Cannoli"
    INGREDIENTI

    Per 4 persone:
    150 gr di farina
    15 gr di cacao
    in polvere
    20 gr di burro
    1 uovo
    270 gr di zucchero
    1 cucchiaio
    di Marsala
    1 cucchiaio di amido
    1 bicchiere di latte
    500 gr di ricotta
    fresca
    Zuccata,
    pezzettini di
    cioccolato,
    pistacchi,
    scorzette di arancia
    zucchero a velo
    Olio d'oliva
    extravergine


    UN SACERDOTE-POETA palermitano nel 1635 esalta in un'ottava la magnificenza del cannolo con le metafore "scettru di ogni re e virga di Moisè". Questi dolci sono particolarmente cari agli emigrati perchè caratterizzano fortemente la terra d'origine, qualificando la più tradizionale pasticceria dell'isola. Nel palermitano, dove il dolce è nato, sono notissimi i "cannulicchi", dalle dimensioni di appena un dito. Di contro a Piana degli Albanesi vi sono cannoli dalle dimensioni difficilmente riscontrabili in altre zone della Sicilia. Dal tradizionale cannolo siciliano, nasce l'idea di un mignon farcito di crema al lOll cioccolato, fuori dalla tradizione isolana. Preparate la pasta per le "scorze" impastando la farina, il cacao, 20 grammi di burro, I'uovo, lo zucchero ed aggiungete il cucchiaio di Marsala. Fate un impasto omogeneo che farete riposare un'ora. Dopo di che, spianatelo e ricavate dei quadrati di 12 cm di latoche avvolgerete diagonalmente attorno a tubi di latta. Bagnate le estremità e pressate per farle aderire. Friggete quindi in olio abbondante. Appena le scorze saranno dorate, fatele asciugare e freddare, prima di staccarle dai tubi con molta cura. Riempitele con la ricotta passata al setaccio ed unita alI'amido, coagulato nel bicchiere di latte, allo zucchero, ai pezzetti di pistacchio, di zuccata e di cioccolato. Decorate ogni singolo cannolo con scorzette d'arancia candite e spolverate con zucchero a velo. [SM=x322267] [SM=x322267] [SM=x322267] [SM=x322267] [SM=x322267] [SM=x322267] [SM=x322267] [SM=x322267]



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    "Dolce di carne"
    INGREDIENTI

    Per il ripieno:
    1 Kg di carne di
    vitello tritata
    finemente
    1 Kg di zucchero
    1 Kg di mandorle
    abbrustolite
    macinate
    200 gr di cioccolato
    fondente
    un pizzico di cannella
    12 chiare d'uovo
    Ingredienti
    per l'impasto:
    1 Kg di farina 00
    300 gr di zucchero
    300 gr di sugna
    12 tuorli d'uovo
    zucchero
    impalpabile

    E' QUESTA UNA preparazione molto antica, curiosa ed unica, originaria della Contea di Modica zona di produzione rinomata in fatto di dolci. Queste impanatine di carne sono dette in siciliano "'mpanatigghi", un termine che discende dalla parola spagnola "Empanadilla". Di pasticcini a base di carne la cucina tradizionale della Sicilia è piena. Si pensi, ad esempio, all'antichissima ricetta del pasticcio di pollo di un emiro di Catania di nome Ibn Timnà. Inoltre tra la fine del ''700 ed i primi dell'800 erano molto noti i dolci di carne delle monache del Monastero dell'Origlione di Palermo e i "pasticciotti di carni ca ciculatti" del convento di Mazzarino dell'ennese. Unite alla farina i tuorli d'uovo, lo zucchero e la sugna fusa. Impastate con le mani facendo amalgamare bene, quindi su una base di marmo, dove avrete versato un po' di farina, stirate finemente con il mattarello e date all'impasto forma rotonda. A parte passate sul fuoco per un paio di minuti il tegame con la carne, lo zucchero, le mandorle, il cioccolato, la cannella e le chiare d'uovo, mescolando continuamente. Spegnete il fuoco e farcite l'impasto con il ripieno ben amalgamato, chiudendolo in modo che il dolce assuma la forma di una mezza luna. Fatelo cuocere quindi per 15 minuti nel forno a 180 gradi. Fate raffreddare e servite in tavola su di un largo piatto, guarnendo a piacere con zucchero a velo.



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    "Sfinci di San Giuseppe"
    INGREDIENTI

    Per 6 persone:
    1/2 litro d'acqua
    1/2 chilo di farina
    1/2 buccia di limone
    100 gr di strutto
    7 uova, sale
    10 grammi
    di zucchero
    1/2 di crema
    di ricotta
    arancia candita
    zucchero
    in polvere q.b.
    30 grammi
    di cioccolato
    amaro
    30 gr di zuccata
    a pezzetti
    30 gr di pistacchi
    sgusciati tritati.

    SONO I DOLCI caratteristici che si mangiano a Palermo per la festa di San Giuseppe, una delle celebrazioni più antiche e tradizionali della città. Farina, buccia di limone, ricotta, zuccata, cioccolato amaro, arancia candita, sono gli ingredienti per preparare "I sfinci di San Giuseppe". Il nome che indica generalmente una frittella, deriva dal latino "spongia" cioè spugna, e questi a sua volta dal greco "sfoggia". Dunque frittelle morbide, gustose e asimmetriche, che sembrano delle vere e proprie spugne. Molti però fanno derivare il vocabolo dall'arabo "sfang" col quale viene indicata una frittella di pasta addolcita con il miele.
    Fate bollire l'acqua con un pizzico di sale, con la buccia di limone e lo zucchero e dopo qualche minuto spegnete il fuoco. Unite la farina, la sugna, e uno per volta le uova. Mescolate bene finchè la pasta si staccherà dai bordi della pentola e lasciate raffreddare. Con un cucchiaio versate il composto, un cucchiaio alla volta, in un recipiente profondo, dove avete messo olio di semi e sugna bollenti. Fate dorare senza fare scaldare troppo l'olio e la sugna. Quindi scendete i bignè e lasciateli a lungo su della carta paglia per eliminare l'unto. Nota bene: i bignè devono avere una fenditura al centro. Per ottenere ciò, mentre friggono, abbiate cura di batterli con una forchetta. Adesso passate al ripieno ed alla guarnizione. Riempiteli con la crema di ricotta, alla quale avrete unito i pezzettini di zuccata e cioccolato, attraverso la fenditura che avevate provocato durante la frittura e ricoprite la parte superiore con la stessa crema. Guarnite con i pezzettini di arancia candita e spruzzate con zucchero in polvere e pistacchi tritati. Sistemate i bignè in un vassoio, e serviteli.



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    Matthew James
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    00 03/04/2005 17:35
    "Sfinci di riso"
    INGREDIENTI

    Per 8 persone:
    500 gr di riso
    20 grammi
    di lievito di birra
    la buccia
    di un limone
    grattugiato
    50 grammi
    di zucchero
    impalpabile
    10 grammi
    di cannella
    10 grammi
    di farina
    acqua q.b.
    olio d'oliva


    ANCORA UNA preparazione gastronomica che vede convergere su di se due diverse tradizioni. (Le etimologie proposte per il nome lo confermano). Se da una parte infatti si risale ad un uso metaforico della frittella morbida e spugnosa (in latino spugna era spongia); dall'altro l'arabo "isfang" denotava frittelle condite con il miele. Sfincia, sfincitedda, e sfinciuni designavano a loro volta prodotti diversi,appartenenti ora alla categoria del salato, ora a quella del dolce (come quella che qui si presenta). Tale doppia articolazione può ancora deporre a favore delle diverse tradizioni culturali e storiche che stanno dietro alla sfincia.
    Lessate il riso e fatelo cuocere finchè sarà molto cotto. Quindi scolatelo, fatelo raffreddare e subito dopo passatelo a setaccio. Così facendo otterrete una pasta alla quale aggiungerete il lievito, un po' d'acqua tiepida e la buccia di limone grattugiata. Impastate il composto con le mani aggiungendo un po' di farina per addensarlo. Versate il tutto sopra una lastra di marmo, unta con l'olio, stendete con una spatola fino allo spessore di un centimetro e fate tanti piccoli rettangoli. Quando questi saranno lievitati, friggeteli in olio molto bollente fino a raggiungere il colore dorato. Adagiateli su carta assorbente per eliminare l'olio superfluo. Metteteli su un piatto di portata e dopo averli spolverizzati con lo zucchero e la cannella, serviteli.



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    Matthew James
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    SUPERMASTER
    00 03/04/2005 17:36
    "Torrone"
    INGREDIENTI

    Per 4 persone:
    1 Kg di mandorle
    sgusciate
    1 chilo
    di zucchero
    1/2 limone
    (da usare
    come spatola
    per spianare
    il torrone)
    Olio d'oliva
    quanto basta


    NON C'E' FESTA popolare in Sicilia dove mancano i "turrunari". Il torrone infatti è diffuso in tutta l'isola. L'origine del dolce è araba, come lo è anche la parola qubbayt, che in siciliano è diventata "cubbàita". Originariamente era fatto con miele, mandorle e "giuggiulena", semi di sesamo lasciati dagli arabi a Siracusa. Molte le varietà dei torroni per ingredienti. Un tempo si preparava a Licata la "cicirata", con ceci tostati e cotti nel miele. I più noti di oggi sono quelli con mandorle e pistacchio, tradizionali a Paternò per la patrona S. Barbara, o ricoperti di cioccolata, molto diffusi a Piazza Armerina. Poi ci sono i torroni con nocciole e arachidi. Immergete per un paio di minuti le mandorle in acqua calda ed eliminate la loro pellicola. Versatele in un tegame, aggiungete lo zucchero e fate cuocere a fuoco molto basso, mescolando continuamente evitando che lo zucchero si attacchi al fondo. Quando sarà sciolto e avrà assunto un colore dorato, togliete il tegame dal fuoco. Nel frattempo avrete unto con olio il tavolo di marmo. Versatevi il torrone velocemente e spianatelo con l'aiuto di mezzo limone. Quando sarà raffreddato, tagliatelo a pezzi con un coltello robusto.



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    Matthew James
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    00 03/04/2005 17:38
    "Mandarini ripieni"
    INGREDIENTI

    Per 4/6 persone:
    20 mandarini
    freschissimi
    e grossi
    200 grammi
    di amido
    per dolci
    100 grammi
    di zucchero

    ORIGINARIO della Cina e di tutto l'estremo oriente, il mandarino viene introdotto in Europa intorno al 1750. In Sicilia arriva grazie agli arabi, dal Portogallo, col nome di "manderin". E gli agrumi occupano per secoli un posto importante nella dieta dei popoli mediterranei, che li utilizzano anche come dolci. E' il caso di questi mandarini ripieni di Lentini. "Un mannarìnu" troverà proprio nell'isola il suo migliore habitat e la tradizione vuole che sia sempre presente durante le feste natalizie, per completare la tavola col suo aroma e col suo colore allegro. Meritano particolare menzione i mandarini di Ficarazzi, Palermo e Villabate. Da ogni frutto, incidendo con un coltello a tre quarti della sua altezza, togliete la parte superiore, mantenendo intatte le foglie. (Servirà alla fine come coperchio). Con molta cura, togliete gli spicchi del mandarino, lasciando intatta la buccia che metterete da parte. Strizzate gli spicchi e accogliete il succo in un tegame, fino a raggiungere la quantità di un litro. Aggiungete poco alla volta, l'amido e lo zucchero, mescolando per evitare che si formino grumi. Accendete un fuoco moderato e continuate a mescolare fino a quando il liquido non si sia trasformato in uno sciroppo cremoso. Spegnete il fuoco e versate lo sciroppo dentro i mandarini vuoti. Ponete quest'ultimi in frigorifero, dopo averli coperti con la parte superiore che avevate tolto da ogni singolo mandarino. Dopo un paio d'ore servite in tavola.

    RICETTA VELOCE, SEMPLICE, CHE FA MOLTA FIGURA...E ANCHE BUONISSIMI![SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]



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