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SUPERSAGGIO
Egitto, migliaia in piazza morto un poliziotto
Suez, proiettili gomma uccidono 2 manifestanti.
El Cairo, agente muore calpestato dalla folla


IL CAIRO - La protesta indetta per oggi da movimenti e partiti anti-governativi egiziani si e' tradotta, al Cairo, in violenti scontri lungo le strade principali della capitale. La polizia, nella centrale piazza Taharir, vicino al Museo Egizio, e' stata attaccata dai manifestanti con un fitto lancio di sassi, che ha costretto gli agenti a indietreggiare, nonostante si fossero schierati con un grande dispiegamento di blindati e avessero reagito lanciando lacrimogeni. Secondo gli organizzatori della protesta, in piazza sono scesi in 25 mila. ''Mubarak vattene'' e ''Pane e liberta''' sono gli slogan gridati dai manifestanti.

MORTO UN POLIZIOTTO CALPESTATO IN SCONTRI - Un agente di Polizia è morto dopo essere stato travolto negli scontri che hanno opposto manifestanti e forze dell'ordine nel centro del Cairo. Lo riferisce il sito internet del partito Wafd spiegando che l'agente è caduto ed è rimasto calpestato nella ressa.

MORTO MANIFESTANTE A SUEZ - Un giovane manifestante e' morto dopo essere stato colpito da un proiettile di gomma durante scontri con le forze dell'ordine a Suez. Lo riferiscono fonti della sicurezza egiziane. Si tratta della prima vittima fra i manifestanti della giornata di protesta indetta oggi.

IN 20 MILA MANIFESTANO AD ALESSANDRIA - In 20 mila sono scesi in piazza anche ad Alessandria d'Egitto per chiedere lavoro e la fine del regime di Mubarak. Lo riferisce la rete satellitare Al Jazira, secondo la quale ci sono stati scontri nella città portuale egiziana e si sono verificati anche vari feriti.

MANIFESTANTI IN CENTRO CAIRO, MUBARAK VATTENE - ''Mubarak vattene'' e ''pane e liberta''. Sono questi gli slogan che gridano alcune decine di di migliaia di dimostranti che in questo momento hanno il controllo della piazza centrale del Cairo, Taharir, come ha constato l'ANSA sul posto. La polizia si e' ritirata nelle strade laterali e in questo momento c'e' un momento di calma negli scontri. Si sentono le sirene delle ambulanze. La piazza e' accanto al Museo Egizio che, secondo fonti della sicurezza, non e' stato coinvolto negli incidenti.

SCONTRI CON LA POLIZIA- Si sono fatti piu' violenti gli scontri a piazza Taharir, nel centro del Cairo. I manifestanti hanno attaccato la polizia con un fitto lancio di sassi. Le forze di sicurezza, come ha constatato l'ANSA sul posto, sono state costrette a ritirarsi dalla piazza malgrado il fitto lancio di lacrimogeni e l'impiego di blindati e idranti.
Si stanno svolgendo al Cairo le manifestazioni indette per la Giornata della Collera. In quella che si sta tenendo nella centrale Piazza Tahrir, accanto al Museo egizio, si sono verificati scontri tra manifestanti e polizia che hanno fatto cinque feriti. A Mohandesim, nel grande viale intitolato alla Lega Araba, un gruppo sempre crescente di manifestanti, almeno 2.000, gridano 'Fuori, fuori' e 'Vattene, vattene' rivolto al presidente Mubarak. Il gruppo viene seguito a distanza da un massiccio spiegamento di forze antisommossa.

La 'giornata della collera' è convocata da un gruppo di partiti di opposizione e di movimenti della societa' civile per protestare contro la carenza di lavoro e contro le misure repressive. Sui siti internet degli organizzatori continuano ad essere rilanciati messaggi che riconvocano, da un momento all'altro, le manifestazioni perche' i siti individuati fino a ieri sono da questa mattina fortemente presidiati dalla polizia. In particolare il piazzale antistante l'universita', secondo alcuni testimoni, e' presidiato da una ventina di camion blindati della polizia. Molte strade del centro citta' sono bloccate o presidiate da mezzi blindati. Situazione analoga anche ad Alessandria, dove fonti locali riferiscono che tutto il centro della città è presidiato dalla polizia e molte strade sono bloccate, per impedire l'accesso ai luoghi di raduno. Gli organizzatori pensano dei cambiare luogo e ora della manifestazione, tenendo informati i contestatori con messaggio all'ultimo momento su Facebook. In un'intervista uscita questa mattina sul quotidiano Al Ahram, il ministro dell'Interno egiziano Habib El Adly ha affermato che i servizi di sicurezza ''non tollereranno alcuna minaccia ai beni e alla sicurezza del paese''. ''Questi giovani incoscienti - ha aggiunto il ministro - non hanno alcuna influenza e i servizi di sicurezza sono capaci di dissuadere qualsiasi azione illegale''.

Fonte: ANSA


26/01/2011 00:00
 
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SUPERSAGGIO
IMPOSTO IL COPRIFUOCO AD ALESSANDRIA

Cairo, in piazza proteste anti-Mubarak
Scontri con la polizia, tre morti

Le forze di sicurezza sono state costrette a ritirarsi
Feriti e arresti, Twitter e Facebook bloccati


MILANO - Esplode nuovamente la violenza in Egitto con due morti a Suez e uno al Cairo, e il coprifuoco imposto ad Alessandria dalle 23 alle 6 del mattino. Nel centro della capitale sono scoppiati incidenti tra polizia e manifestanti, 25 mila secondo gli organizzatori che sventolavano bandiere egiziane e tunisine: negli scontri, affermano fonti ufficiali, sarebbe morto un poliziotto e altri agenti sarebbero rimasti feriti. Al Cairo, nella centrale piazza Tahrir, accanto al Museo Egizio, la polizia ha sparato lacrimogeni e ha usato gli idranti, mentre i dimostranti hanno risposto lanciando sassi. Incidenti sono in corso anche nella zona circostante. Si parla di una ventina di dimostranti arrestati finora. Manifestazioni si sono svolte, oltre che al Cairo e a Suez (dove sono morti due dimostranti), anche ad Alessandria, Porto Said, Assyut e altre città.

CONTINUANO GLI SCONTRI - In piazza Tahrir i manifestanti hanno attaccato la polizia con un fitto lancio di sassi. Le forze di sicurezza, come ha constatato l'agenzia Ansa sul posto, sono state costrette a ritirarsi dalla piazza malgrado il fitto lancio di lacrimogeni e l'impiego di blindati e idranti. Secondo l'Osservatorio informativo egiziano Rasad al-Ikhbari, una rete di monitoraggio composta da giornalisti e attivisti d'opposizione, almeno 200 mila persone sarebbero scese in strada in tutto l'Egitto per contestare Mubarak. La polizia egiziana avrebbe arrestato 600 manifestanti, in particolare nei dintorni della sede del Parlamento e in piazza Tahrir.

SOCIAL NETWORK - Le autorità egiziane avrebbero intimato ai provider che operano in Egitto di rendere impossibile l'accesso a Twitter e Facebook, utilizzati da molti giovani manifestanti per organizzare le proteste. Secondo quanto si legge sulla Bbc, Twitter è ormai bloccato da alcune ore, mentre i telefoni cellulari non funzionano in tutta l'area attorno al Cairo. Problemi di connessione si registrano anche per Facebook, a cui gli utenti egiziani riescono a connettersi solo a tratti.

USA APPOGGIANO MUBARAK - Il governo Mubarak «è stabile e sta cercando soluzioni per rispondere alle legittime necessità della popolazione», ha affermato il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, commentando le manifestazioni antigovernative in Egitto.

Fonte: CorrieredellaSera


27/01/2011 11:00
 
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Egitto, nuovi violenti scontri
Uccisi un civile e un agente

Il ministero dell'Interno proibisce gli assembramenti. Ma la protesta non si ferma. Due vittime nella capitale. A Suez incendiato il palazzo del governo, e in altre località. Decine di feriti e 500 arresti. "Twitter e Facebook bloccati", ma Il Cairo nega. Gli Usa: "Rispetto per i diritti di riunione e parola"

IL CAIRO - Nuove manifestazioni e nuovi scontri in Egitto, malgrado il governo avesse proibito ogni forma di assembramento e avesse annunciato il pugno di ferro contro la protesta, la prima nei 30 anni al potere del presidente Hosni Mubarak. In serata nella capitale un civile e un poliziotto sono rimasti uccisi. La repressione che ieri è costata la vita ad almeno quattro persone e ha provocato decine di feriti, unita alle voci secondo cui le autorità stanno censurando pesantemente il web, suscita preoccupazione in ambito internazionale. La Casa Bianca ha ammonito che "gli Usa sostengono i diritti universali di riunione e parola". Dalla Farnesina intanto arriva l'invito alla prudenza per gli italiani che si trovano in Egitto, cui è consigliato di evitare i luoghi di assembramento.

IL VIDEO DELLA RIVOLTA - LE FOTO

Nuovi scontri al Cairo. Il "Movimento 6 aprile", tra gli animatori delle proteste di martedì, ha nuovamente esortato la gente a raggiungere la principale piazza del Cairo, la stessa dove all'alba la polizia ha sparato gas lacrimogeni e usato idranti. Le forze dell'ordine sono
state schierate a Tahrir Square e hanno bloccato l'accesso alla piazza, di fatto blindata. Mentre in mattinata avevano rapidamente disperso i manifestanti che si erano radunati all'esterno di un palazzo giudiziario nel centro della capitale e altri in periferia, nel pomeriggio hanno avuto più difficoltà e si sono verificati nuovi scontri. In serata gli agenti hanno usato pallottole di gomma contro circa 500 dimostranti che dalla via dove si trova il Consolato italiano si dirigevano verso il ministero degli Esteri, sul vicino lungo Nilo. E violenti scontri si sono verificati di fronte alla sede del Partito nazionale democratico, al potere.

Malgrado la repressione la protesta non si ferma. Il gruppo Khaledsaid, fra gli organizzatori delle manifestazioni, ha invitato anche con messaggi sms a scendere di nuovo in piazza venerdì prossimo dopo le preghiere.

Violenze a Suez. Oltre che al Cairo, ci sono state nuove proteste nel Sinai, ad Alessandria e in alcune località del delta del Nilo. Ma soprattutto a Suez, dove un gruppo di manifestanti ha appiccato il fuoco al palazzo del governo e ha tentato di dare alle fiamme anche la sede locale del Partito nazionale democratico. La polizia è intervenuta lanciando gas lacrimogeni e l'amministrazione della città del nord-est, una delle più calde della protesta anti-governativa dove ieri sono state uccise tre persone, ha ordinato la chiusura dei negozi. Secondo le forze dell'ordine, gli scontri di oggi hanno provocato almeno 70 feriti, 55 tra i dimostranti e 15 tra gli agenti.

Arrestate 500 persone. Il ministero dell'Interno ha fatto sapere che chiunque parteciperà alle proteste verrà fermato e incriminato. Fonti della sicurezza hanno riferito che nella sola giornata di oggi sono state arrestate 500 persone. Il bilancio include i 121 simpatizzanti dei Fratelli Musulmani arrestati durante un sit-in ad Assiut, in Alto Egitto, e altre 90 persone fermate in mattinata al Cairo.

Corrispondente Guardian denuncia: "Arrestato e malmenato". Una testimonianza diretta delle violenze della polizia contro i manifestanti arriva da Jack Shenker, corrispondente al Cairo del quotidiano britannico The Guardian, che ha raccontato di essere stato malmenato dalle forze dell'ordine e arrestato, ieri sera, mentre seguiva i disordini in piazza Abdel Munim Riyad. Il giornalista è però riuscito a fuggire e ha documentato quanto successo con il suo registratore: ha raccontato di essere stato picchiato e atterrato da due agenti in borghese dei servizi di sicurezza egiziani e quindi trasportato in un ufficio governativo. Quando si è accreditato come giornalista britannico, sia in inglese che in arabo, è stato nuovamente picchiato e insultato da un ufficiale anziano. E' stato poi caricato su un cellulare della polizia insieme a oltre 40 manifestanti, alcuni dei quali gravemente feriti. Quando i funzionari hanno cercato di prelevare il figlio di Ayman Nour, dissidente di primo piano, tutti i prigionieri si sono scaraventati contro i portelloni del van riuscendo così a fuggire.

"Il figlio di Mubarak fuggito a Londra", ma il partito smentisce. Si susseguono, intanto, voci su alti dirigenti che starebbero lasciando il Paese. Il Times of India ha riportato che il figlio di Mubarak, Gamal, destinato a succedere al padre, sarebbe fuggito a Londra ieri, in aereo, insieme alla moglie e ai figli. Ma la notizia - ripresa dal sito arabo con sede negli Stati Uniti Akhbar-al-Arab - è stata smentita da fonti aeroportuali. Anche un alto dirigente del Partito nazionale democratico, citato dal sito della Cnn in arabo, afferma che Gamal Mubarak "segue la situazione dal Cairo".

"Twitter e Facebook bloccati". Anche oggi, numerose fonti segnalano il blocco dei social network in tutto il paese. In particolare, Twitter, che ancora una volta si è rivelato una preziosa fonte di notizie e di coordinamento nella rivolta, sarebbe bloccato da ieri per moltissimi utenti. "Crediamo che lo scambio aperto di informazioni porti vantaggio alle società e permetta ai governi di comunicare meglio con la gente", si legge su un messaggio diffuso sul sito, che conferma l'interruzione del servizio. Anche il collegamento a internet risulta a tratti bloccato. Secondo fonti vicine al movimento anti-Mubarak, anche Facebook, che ospita la pagina del "Movimento 6 aprile", è inaccessibile. Un portavoce del social network a londra ha fatto sapere che non si è registrata alcuna variazione significativa nel traffico dall'Egitto. Da parte sua, il governo egiziano nega di essere intervenuto per impedire l'accesso ai siti, ribadendo che rispetta la libertà di espressione.

Le reazioni. L'acuirsi della tensione in Egitto preoccupa gli Usa, il principale alleato del Cairo, che hanno esortato il governo egiziano "a recepire le aspirazioni del popolo portando avanti le riforme politiche, economiche e sociali che possono migliorare la vita della gente e aiutare l'Egitto a prosperare. Gli Usa sono impegnati a lavorare con l'Egitto e il popolo egiziano per raggiungere questi obiettivi". Da Parigi il ministro degli Esteri Michèle Alliot-Marie esprime rammarico "per le vittime", mentre Il capo della diplomazia della Ue, Catherine Ashton, lancia un appello alle autorità egiziane a "rispettare e proteggere il diritto dei cittadini egiziani a manifestare le loro aspirazioni politiche attraverso dimostrazioni politiche". L'Ue "segue da vicino le manifestazioni e le considera un segnale delle aspirazioni di molti egiziani sulla scia degli eventi verificatisi in Tunisia", aggiunge la portavoce Maja Kocijancic. Da Berlino il ministro degli Esteri Guido Westerwelle si dice molto preoccupato per la situazione, e ha fatto appello a tutte le forze politiche per far cessare le violenze.

In Italia, il ministro degli Esteri Franco Frattini si augura che "Mubarak continui, come sempre ha fatto, a governare con saggezza e lungimiranza" perché "l'Egitto è punto di riferimento per il processo di pace che non può venire meno" e per scongiurare una "deriva fondamentalista". La Farnesina raccomanda prudenza agli italiani nel Paese e consiglia "di evitare luoghi di eventuali manifestazioni ed assembramenti".

Primo ministro Nazif: Garantiremo libertà d'espressione purché legittima. Dopo gli appelli della diplomazia internazionale, il primo ministro egiziano Ahmed Nazif ha dichiarato che il governo egiziano intende "garantire la libertà di espressione purchè questa sia manifestata con mezzi legittimi".

Fonte: Repubblica


28/01/2011 00:31
 
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SUPERSAGGIO
Scontri nel Sinai, ucciso manifestante
È tornato El Baradei: "Sto col popolo"

La protesta blocca l'autostrada che collega a Israele. Violenze a Suez e Ismailia, cortei ad Alessandria e Assiut. Al Cairo, aeroporto in stato d'emergenza per il ritorno da Vienna del Nobel per la pace: "Mubarak se ne deve andare, pronto a guidare la transizione"

IL CAIRO - La tensione cresce di ora in ora in Egitto, dove il contagio della rivolta popolare che in Tunisia ha costretto alla fuga l'ex presidente Ben Ali mette a rischio il regime di Hosni Mubarak dopo 30 anni di potere assoluto. E domani grande manifestazione di piazza con El Baradei, tornato in patria, a guidare l'opposizione. Oggi un manifestante è stato ucciso nei violenti scontri in corso in una cittadina del Sinai, El Sheikh Zouayed, a pochi chilometri dal resort del Mar Rosso di Sharm el Sheik. Si chiamava Muhammad Atef, aveva 22 anni. E' stato raggiunto dal proiettile esploso da un agente di polizia, è morto sul colpo. Fonti locali parlano di "campo di battaglia", negozi chiusi e scambio di colpi d'arma da fuoco tra manifestanti e polizia. In strada sono almeno in diecimila e hanno anche bloccato l'autostrada internazionale che collega Israele all'Egitto.

Tensione in tutto il Paese. Stesso scenario a Suez, dove tra spari e lancio di lacrimogeni sono andati a fuoco vari edifici dell'amministrazione locale, una caserma dei pompieri e una parte dell'ospedale pubblico, distrutti quattro blindati delle forze di sicurezza. Nella città portuale a nord-est del Cairo, nella fitta sassaiola tra polizia e dimostranti sono rimaste ferite 35 persone, di cui cinque agenti. Trenta gli arrestati. Altri 10 blindati sono arrivati dal Cairo per mettere in sicurezza gli uffici governativi e la sede del Partito Nazionale Democratico del presidente Mubarak. A Suez la protesta si è quindi estesa alla zona industriale, dove circa 300 operai delle acciaierie hanno fatto un sit-in chiedendo l'aumento del salario. Scontri in corso anche a Ismailia, nel nord del paese. Inizialmente dispersi dalla polizia, i manifestanti si sono riorganizzati dando vita a un duro confronto con le forze dell'ordine, con fitte sassaiole. Trenta gli arrestati. Manifestazioni pacifiche si segnalano invece ad Alessandria e ad Assiut, nell'alto Egitto.

Mubarak apre ai giovani. Mentre nel paese infuria la protesta, la tv del Qatar al Jazeera dà notizia di un vertice di governo al Cairo per decidere quali iniziative assumere in vista delle grandi manifestazioni annunciate per domani. In contemporanea, si è svolto un vertice del Pnd. Dopo mezz'ora ha parlato Safwat El Sherif, presidente del Consiglio della Shura, paragonabile al Senato, per dire che i giovani, le loro richieste, i loro bisogni e il loro diritto di esprimersi con ogni mezzo sono "nel cuore del presidente egiziano Hosni Mubarak e del partito di governo". El Sherif ha sottolineato la necessità che "i giovani si calmino" perché il partito è impegnato ad affrontare le loro difficoltà. Voci raccolte tra i giornalisti, ma non confermate ufficialmente, hanno riferito che nella sede era presente il figlio del presidente, Gamal.

Il pugno duro del regime. Le parole distensive di El Sherif contrastano con la durezza con cui l'apparato repressivo colpisce la protesta popolare: dall'inizio delle manifestazioni di piazza di martedi scorso, sono finite dietro le sbarre almeno mille persone, come riferisce un responsabile della sicurezza. Smentita dalle autorità egiziane l'incriminazione di quaranta persone per aver cercato di "rovesciare il regime", secondo quanto aveva riportato la tv satellitare Arabya. I fermati, spiegano fonti della sicurezza, sono accusati di manifestazione non autorizzata, danneggiamento di luoghi pubblici e di blocco stradale. Con il manifestante ucciso oggi nel Sinai, sale a sette il numero dei morti dall'inizio della protesta, anche se un anonimo responsabile della sicurezza sostiene che le due vittime di ieri, un agente di polizia e una donna, sarebbero morte a causa di un incidente stradale, investite da un'auto nel centro del Cairo. "E' in corso un'indagine" aggiunge la fonte. Il nesso tra l'incidente e i disordini era invece stato accreditato in precedenza da un'altra fonte della sicurezza e da ambienti medici.

El Baradei è tornato. La protesta potrebbe essere spinta anche dal ritorno in patria - ieri sera - di Mohamed El Baradei, ex presidente dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica), che parteciperà, nelle vesti di maggior punto di riferimento dell'opposizione, alla grande manifestazione. Il suo auspicio - espresso appena arrivato al Cairo - è che il regime di Mubarak capisca che il cambiamento è necessario, cessi la violenza e punti al cambiamento pacifico: "Non c'è modo di tornare indietro". "Continuerò a sostenere il cambiamento e chiedo al regime di fare altrettanto prima che sia troppo tardi", ha affermato El Baradei, accolto da simpatizzanti, e da una mole di giornalisti internazionali, sotto una vigilanza stretta della sicurezza. "Tutte le richieste di apertura di riforma sono state ignorare - ha insistito il leader del Movimento per il cambiamento egiziano - e quindi bisogna dare merito ai giovani che sono andati in strada".

La rabbia dei manifestanti. "Sarà domani il vero giorno della collera in tutto il paese" annunciano i dirigenti del raggruppamento "Forze Popolari" nel corso del congresso del Fronte Democratico in corso ad 'al-Sharqiya', 100 chilometri a nord del Cairo. Lo riporta il sito dei "Fratelli Musulmani" egiziani. Il cartello dei partiti di opposizione comprende il Partito del Lavoro, il partito liberale al-Ghad, il partito nasseriano e l'associazione nazionale per il cambiamento di El Baradei. All'Ansa, il portavoce dei "Fratelli Musulmani" egiziani, Essam Eryan, assicura che la loro partecipazione alle manifestazioni popolari indette per domani sarà "di massa, ma pacifica". Un ritorno, quello di El Baradei, visto con grande preoccupazione dalle autorità. L'ex direttore dell'Aiea è atterrto al Cairo con un aereo di linea proveniente da Vienna e per tutto il pomeriggio la polizia è stata dispiegata in forze nei pressi e all'interno del terminal 3 degli arrivi.

El Baradei: "Voglio un nuovo Egitto". Ancora prima che la folla scendesse nelle strade del Cairo, El Baradei aveva commentato gli eventi tunisini considerando "inevitabile" che quell'esempio fosse seguito anche nel suo paese. Il premio Nobel si dice pronto "a guidare la transizione, se il popolo lo vorrà". Parlando ai giornalisti, in attesa dell'imbarco a Vienna, El Baradei, dichiara di voler "assicurare che tutto si svolga in maniera pacifica e regolare. La mia priorità immediata è di vedere un nuovo Egitto e di veder nascere questo nuovo Egitto grazie a una transizione pacifica". El Baradei poi attacca frontalmente il segretario di Stato americano Hillary Clinton, per aver giudicato "stabile" la posizione del governo egiziano. "Sono rimasto allibito e sconcertato dalle sue parole - scrive il leader dell'opposizione - Che cosa intendeva con stabile, e a quale prezzo? E' la stabilità di 29 anni di leggi d'emergenza, un presidente con un potere imperiale per 30 anni, un Parlamento che è quasi una beffa, una magistratura che non è indipendente? E' questo che Hillary Clinton chiama stabilità? Sono sicuro di no. E spero che non sia lo standard che Clinton applica ad altri Paesi".

L'Ue: rispettare il diritto al dissenso. Dal capo della diplomazia dell'Unione europea, Catherine Ashton, giunge l'invito alle autorità egiziane di "rispettare" il diritto dei loro cittadini a manifestare pacificamente per la difesa dei loro diritti e a scarcerare i dimostranti pacifici fermati. Ma su Mubarak inizia a farsi sentire anche il pressing della Gran Bretagna, ex madrepatria coloniale decisa a non ripetere gli errori della Francia, troppo passiva all'inizio della crisi tunisina. In un'intervista al programma "Today" su Bbc Radio4, il ministro degli Esteri William Hague invita l'Egitto a compiere qualche passo in direzione delle riforme politiche per placare le "legittime rivendicazioni" dei manifestanti, "tanto economiche che politiche". "Ogni paese è differente - precisa Hague - e non dobbiamo cercare di dettare la nostra volontà, ma in generale ritengo che sia importante in questa situazione rispondere in modo positivo alle legittime richieste di riforme; è importante muoversi verso apertura, trasparenza e maggiori libertà politiche".

Il Borsa cede, il campionato si ferma. Intanto, gli effetti della rivolta popolare contro Mubarak si fanno sentire anche alla borsa del Cairo, dove si registra una giornata nera. Il listino principale, l'egx30, chiude in calo del 10,5%. In mattinata gli scambi sono stati temporaneamente sospesi quando l'indice segnava un calo di oltre il 6%. Male anche la valuta locale, la sterlina egiziana, scesa ai minimi da 6 anni contro il dollaro americano. Secondo quanto riporta il quotidiano al-Alam al-Youm, il presidente della piazza egiziana, Khaled Serry Seyam, dice no agli allarmismi e chiede agli investitori di mantenere la calma per non fomentare panico ingiustificato. Si ferma anche il campionato di calcio: rinviato il prossimo turno, decisione non giustificata ufficialmente dalle autorità, anche se dettata dal timore che i tifosi possano cogliere l'occasione per manifestare contro il governo.

Fonte: Repubblica


29/01/2011 00:57
 
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Egitto, Mubarak destituisce il governo
Usa: "La soluzione venga dal popolo"

Il presidente parla alla tv e promette riforme al termine dell'ennesima giornata di proteste. Caos nella capitale e negli altri centri principali del Paese. Almeno venti vittime e oltre mille feriti. Libero dagli arresti domiciliari il leader d'opposizione El Baradei. La polizia si ritira, arrivano i militari. In fiamme la sede del partito del presidente. Il monito dell'Onu. La Casa Bianca: "la soluzione venga dal popolo"

IL CAIRO - "Il governo egiziano si è dimesso e domani verrà nominato un nuovo esecutivo che varerà nuove misure per la libertà e la democrazia". Lo ha detto il presidente egiziano Hosni Mubarak in un discorso televisivo alla nazione. Il leader egiziano ha deciso di parlare al Paese dopo l'ennesima giornata di scontri, al culmine di un escalation di violenze che sta mettendo seriamente in discussione la tenuta del suo regime.

Mubarak: "Resto presidente, dispiacere per le vittime". Un intervento del presidente egiziano era stato annunciato fin dal pomeriggio, ma Mubarak è apparso in tv solo a tarda notte. Inizialmente si era parlato di una dichiarazione televisiva del presidente del Parlamento, una voce che aveva fatto pensare a una soluzione "tunisina" della crisi, con Mubarak rimpiazzato dall'uomo che la Costituzione indica come successore in caso di impossibilità del presidente a governare. Parlando alla tv di Stato, Mubarak ha subito chiarito di non aver nessuna intenzione di lasciare il potere. Le violenze, ha detto, "sono un complotto per destabilizzare, i nostri obiettivi saranno raggiunti con il dialogo". Allo stesso tempo, il presidente si è detto "estremamente dispiaciuto" per le vittime delle manifestazioni e ha promesso "nuove misure" per la democrazia. Poi il messaggio alla piazza: "Questa sera ho chiesto al governo di dimettersi e domattina darò incarico per formare il nuovo esecutivo". Un segnale di discontinuità che, nelle speranze del regime, dovrebbe servire a disinnescare il malcontento popolare facendo rientrare una rivolta sempre più fuori controllo.

Vittime in tutto il paese, assalto ai palazzi del potere. Neanche il coprifuoco ha fermato la protesta popolare. Nonostante l'intervento dei blindati dell'esercito, i dimostranti impegnati dal mattino nel "venerdì della collera" - così gli oppositori hanno ribattezzato questa giornata - hanno occupato le principali città. Assaltando i palazzi del potere, dai ministeri alla sede del partito del presidente. Tentativi di saccheggio al Museo Egizio, successivamente messo in sicurezza dall'esercito. La tv di Stato ha annunciato il coprifuoco, fino alle 8 di domani, nella capitale, a Suez e Alessandria. Sale il bilancio delle vittime, almeno venti fra il Cairo, Suez, Alessandria; a Porto Said è morto un dimostrante di appena 14 anni. Un'altra persona è morta nel Sinai e vi sarebbero anche due vittime tra le forze dell'ordine. I feriti sono oltre mille. Circa 400 le persone arrestate. La Casa Bianca: "Questa crisi può essere risolta solo dal popolo egiziano".

AUDIO Dall'inviato Renato Caprile

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"L'esercito è con noi". Impossibile, per la polizia, sedare la protesta. Mubarak ha inviato l'esercito. Ma la situazione è in continua evoluzione: un convoglio di blindati è stato ripreso da Al Arabiya mentre sfilava per le vie della capitale, applaudito dai manifestanti che invocavano la fine del regime di Mubarak, al grido di "l'esercito è con noi". Il cancelliere tedesco Angela Merkel chiede a Mubarak di autorizzare manifestazioni pacifiche. Anche dal ministero degli Esteri italiano un fermo invito all'"immediata cessazione di ogni tipo di violenza", al rispetto delle "libertà civili, di espressione e comunicazione incluso il diritto allo svolgimento di manifestazioni pacifiche".

Bloccati web e mobile. Il segretario generale delle Nazione Unite Ban Ki-Moon intima: "La libertà di espressione deve essere rispettata". Ma oggi è difficile anche comunicare. Al Cairo le connessioni internet sono bloccate, saltate anche le comunicazioni fra telefoni cellulari. Il servizio sms era già inutilizzabile da alcune ore. L'operatore di telefonia mobile britannico Vodafone fa sapere di aver sospeso la copertura su richiesta del governo egiziano. Una mossa che il dipartimento di Stato Usa condanna con un messaggio su Twitter: "Siamo preoccupati per il fatto che le comunicazioni, compreso internet, i social media e perfino questo messaggio tweet, sono bloccati in Egitto", si legge nel messaggio firmato dal portavoce del dipartimento P.J. Crowley.

La Casa Bianca. E se in un primo momento, dagli Usa, era arrivato il monito del segretario di Stato Hillary Clinton che aveva chiesto di "evitare la violenza, rispettare i diritti umani, mantenere aperti i canali di comunicazione", poco dopo è la Casa Bianca a prendere posizione. La situazione "può essere risolta solo dal popolo egiziano", dice il portavoce Robert Gibbs. Il presidente Obama (che, fa sapere Gibbs, "oggi non ha parlato con Mubarak") ha convocato i vertici della sicurezza nazionale per discutere della crisi. Attraverso le parole del portavoce, gli Usa sollecitano il governo egiziano ad "affrontare immediatamente le rimostranze del tutto legittime" degli egiziani. "La violenza non è la risposta", ha detto Gibbs, aggiungendo che la situazione rappresenta un'importante opportunità per procedere a riforme economiche e politiche.

Gli Usa: "Internet è un diritto fondamentale". "In più occasioni - ha ricordato - il presidente Obama ha sottolineato l'importanza che gli Usa danno alle libertà fondamentali. E anche il libero accesso a internet rientra nei diritti fondamentali". Poi l'esortazione alla "moderazione", nel rispondere ai manifestanti, rivolta alle forze di sicurezza. Infine, l'annuncio che gli Stati Uniti rivedranno la loro politica di aiuti nei confronti dell'Egitto "sulla base degli eventi che avranno luogo nei prossimi giorni".

El Baradei è a casa. Mohammed El Baradei non è più ai domiciliari. La sorella Layla assicura che "sta bene, a casa, la sua abitazione non è più circondata dalla polizia". Si erano inseguite notizie contrastanti sulla sorte di El Baradei. Secondo alcuni testimoni, si trovava alla testa di una marcia pacifica nelle strade del Cairo. In mattinata si era diffusa la notizia che fosse stato "trattenuto" dalla polizia per evitargli di partecipare alle manifestazioni. Secondo altre fonti, infine, si trovava agli arresti domiciliari. Il leader dell'opposizione, rientrato ieri sera da Vienna, dopo aver concluso il suo mandato di direttore dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, in mattinata aveva preso parte alla preghiera del venerdì in una moschea nel quartiere di Giza. Subito dopo, la folla aveva iniziato a inveire contro Mubarak, innescando l'intervento delle forze speciali. A quel punto la polizia avrebbe impedito a El Baradei di mettersi alla testa delle manifestazioni. Oltre all'ex direttore dell'Aiea, bloccato anche Osama al-Ghazali, presidente del Fronte democratico.

Arrestati giornalisti. Quattro reporter francesi sono stati arrestati. Si tratta di un giornalista di Le Figaro e un collega del Journal du Dimanche, un reporter di un'agenzia fotografica e un collaboratore del magazine Paris Match. Sarebbero almeno dieci i giornalisti arrestati. La polizia avrebbe anche aggredito numerosi reporter, di media locali e internazionali. La testimonianza di Assad Sawey, reporter della Bbc, andato in onda con una benda sulla testa e la camicia sporca di sangue. "Stanno prendendo di mira i giornalisti - denuncia - hanno preso la mia telecamera e dopo avermi fermato hanno cominciato a colpirmi con spranghe di ferro, come quelle usate qui per macellare gli animali, e hanno usato manganelli elettrici per darmi la scossa". La tv satellitare Al Arabiya lancia un allarme sulla sorte di una sua troupe inviata al Cairo: non ha più sue notizie da questa mattina, quando è scesa in strada per seguire le manifestazioni.

Fonte: Repubblica


29/01/2011 01:00
 
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SUPERSAGGIO
Egitto, altri venti morti.
Mubarak annuncia: subito un nuovo governo

Almeno 1.000 feriti al Cairo. Blindati davanti a sede tv. Polizia ferma 400 persone


IL CAIRO - Il Cairo brucia. Come Alessandria, Suez, Ismailia, Porto Said. Il venerdi' della collera ha incendiato le folle e le piazze egiziane e il coprifuoco imposto a meta' pomeriggio non e' servito a riportare la calma, costringendo l'esercito a intervenire. In nottata, il presidente Hosni Mubarak ha rotto il silenzio e dagli schermi tv ha parlato alla Nazione annunciando il siluramento del governo e il varo domani di un nuovo esecutivo. Nemmeno la misura senza precedenti, come l'ha definita il Segretario di stato Usa Hillary Clinton, di spegnere internet e l'intera rete di cellulari in Egitto e' servita a contenere le folle, che si sono ritrovate all'uscita della preghiera del venerdi', cosi' come indicavano gli appelli alla mobilitazione diffusi su Facebook nei giorni scorsi. E' stato l'inizio di una giornata di scontri e di sangue, conclusasi con un bilancio di almeno una ventina di morti, di cui undici solo a Suez, cinque al Cairo, due a Mansura e uno nel Sinai. Dall'inizio, martedi' scorso della 'rivoluzione del 25 gennaio', le vittime sono almeno 25 o 26. Nella sola capitale i feriti sono oltre mille. Anche le truppe su blindati e mezzi cingolati hanno avuto difficolta' a domare i manifestanti. In serata, sulle tv arabe, e su twitter si sono susseguiti messaggi che parlavano di vip e tycoons in fuga precipitosa dal Paese su aerei privati, a anche di ''responsabili'': tanto che erano girate voci che lo stesso presidente Mubarak stesse lasciando il Paese e che il suo abbandono sarebbe stato annunciato dal presidente del Parlamento in un discorso. Ma a parlare e' stato invece Mubarak, che - oltre ad annunciare il cambio di governo - si e' detto ''estremamente dispiaciuto'' per le vittime e ha invitato a interrompere immediatamente gli atti di violenza e sabotaggio: le violenze sono un ''complotto per destabilizzare la societa''', ha accusato il presidente, denunciando la presenza di ''infiltrati''. I ''nostri obiettivi - ha sottolineato - non saranno raggiunti con la violenza ma con il dialogo nazionale''. Dopo il crescendo di manifestazioni che sono andate ingigantendosi man mano che avanzavano per le citta' egiziane, e' cominciata nel primo pomeriggio la guerriglia urbana al Cairo. Polizia contro manifestanti, pietre e bottiglie contro lacrimogeni. Dopo ore di scontri violenti Mubarak ha deciso di imporre il coprifuoco dalle 18 alle 7 del mattino. La rivolta, che in serata ha preso una piega ancora piu' violenta quando i manifestanti al Cairo hanno cominciato ad appiccare il fuoco ad autoblindo e al palazzo sede del partito del presidente, ha accolto in patria il leader del Movimento per la Riforma Mohammed el Baradei, rientrato ieri per partecipare alle manifestazioni odierne. Ma alla marcia l'ex capo dell'Agenzia Atomica Internazionale non e' mai andato. Dopo essere andato in una moschea nel quartiere di Giza, ed esservi rimasto bloccato all'interno, facendo pensare per qualche tempo che fosse stato arrestato, El Baradei e' uscito e si e' recato a casa, dopo e' rimasto. Infondate, hanno detto alcuni familiari, anche le voci che fosse stato posto agli arresti domiciliari. L'esercito ha cominciato a dispiegarsi nelle strade delle citta' egiziane verso le 19 locali, le 18 in Italia, accolto con entusiasmo dalla folla che aveva a lungo invocato il suo intervento per mettere fine alle violenze di strada. Subito dopo ha cominciato a schierarsi attorno ai siti sensibili nelle capitale, ad Alessandria e a Suez. Al Cairo le truppe hanno preso possesso della televisione di stato dopo che un gruppo di manifestanti aveva tentato di occuparla. L'esercito ha anche messo in sicurezza il museo del Cairo, che secondo voci incontrollate era stato saccheggiato in serata. Secondo la tv Al Jazira un gruppo di persone ha anche fatto una catena intorno all'edificio per fare da scudo umano. Le scene di violenza in tutto l'Egitto hanno suscitato grande apprensione nelle diplomazie internazionali preoccupate che venga inghiottito dall'instabilita' un paese baluardo degli Usa e dell'Occidente nella Regione. La Farnesina ha chiesto la cessazione immediata delle violenze, invitando al dialogo costruttivo fra istituzioni e societa' civile. Hillary Clinton ha sollecitato le autorita' egiziane a tenere conto delle richieste degli egiziani che ''hanno il diritto di vivere in una societa' democratica che rispetta i diritti umani fondamentali''. Il Segretario generale dell'Onu Ban ki-Moon ha chiesto rispetto totale della liberta' di espressione. Preoccupata l'Ue e anche la Francia, che si e' attivata per ottenere la liberazione di quattro giornalisti fermati dalle forze di sicurezza mentre seguivano le manifestazioni. La rivolta che gia' giovedi' aveva provocato un tonfo della Borsa egiziana, sta colpendo anche il turismo, settore trainante dell'economia. L'associazione dei tour operator che raccoglie il 70% degli operatori italiani ha deciso di sospendere i voli verso il Cairo e le principali citta' egiziane. Anche la compagnia di bandiera egiziana ha deciso di non volare da e per l'Egitto fino alla mattina di oggi.

Fonte: ANSA


29/01/2011 15:59
 
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SUPERSAGGIO
Scontri e morti in tutto l'Egitto
Il presidente in tv: "E' complotto"

Mubarak invia i soldati a sostenere le forze di sicurezza.
Ma in molti casi la folla accoglie con applausi i militari.
Tentativo di saccheggio al museo egizio del Cairo:
ma è stata la folla stessa a organizzare un cordone contro i predatori


IL CAIRO - Nemmeno la notte ferma la battaglia del Cairo. Anzi, complici il buio, addirittura la incattivisce. Le schermaglie della mattina tra polizia e dimostranti alla sera si trasformano in guerriglia Ormai si spara nelle strade e si incendia. Nel centro, in prossimità dei grandi alberghi, come nella periferia di questa sterminata città. Dai manganelli ai fucili, dalle pietre alle molotov, il passo è stato breve.

Solo nella capitale i morti sarebbero almeno una quindicina, i feriti oltre mille, gli arrestati quasi cinquecento. Numeri che ovviamente non trovano conferme ufficiali. Internet è infatti out, la telefonia mobile pure e quella fissa vicina al collasso. Ma nemmeno il regime riesce a impedire che le notizie in qualche modo filtrino. Mubarak proclama il coprifuoco, schiera l'esercito e annuncia un discorso in tivù, che arriva all'una di notte.
Il rais annuncia per oggi un rimpasto del governo, dice di avere "ascoltato le lamentele e la sofferenza del popolo", garantisce che se le manifestazioni sono avvenute è stato grazie alla "libertà di espressione garantita" dal suo Paese, ma ammonisce che "c'è una linea sottile fra caos e libertà", e nel caos - sostiene - si intravede un complotto da parte di potenze esterne. Suo "primo dovere" è "vegliare sulla sicurezza del Paese". Non permetterà al "caos" di dilagare. "Non si raggiungono gli obiettivi con la violenza, ma con il dialogo", esorta il rais. Le prime reazioni della piazza, però, non gli darebbero ragione.

Nel pomeriggio si rincorrono voci su imprenditori e politici che lasciano il Paese a bordo di aerei privati. La sede del partito del Presidente è stata presa d'assalto e data alle fiamme. Mentre brucia uno dei simboli di un potere che non vuole morire, la folla incendia camionette, auto in sosta, copertoni, stazioni di polizia, prima di marciare verso il ministero degli Esteri e la tivù di Stato, altri due odiati simboli del potere. Poi si dirige compatta verso piazza Tahrir, dove tutto è cominciato e dove ci sono altri palazzi del potere. Quella piazza che è stata off-limits per tutto questo venerdì di paura. Mentre anche intorno ai grandi alberghi, in cui sono ancora migliaia i turisti, l'area diventa irrespirabile e il rumore degli spari non è poi così lontano, Mubarak si vede costretto a schierare i soldati. Fanno dunque la loro comparsa, per la prima volta da quando è iniziata la crisi, anche i carri armati. Ma i militari non intervengono. Anzi in molti casi fraternizzano con i manifestanti che stringono loro le mani applaudendo e gridando: "L'esercito è con noi".

Mubarak come Ben Ali? Difficile crederlo, nonostante i vignettisti già lo ritraggano col valigione pieno di dollari mentre corre trafelato verso un aereo saudita. Lui non fuggirà, dice chi lo conosce bene. Venderà cara la pelle. Resisterà. Sparerà, se è necessario. A patto sempre che l'esercito sia disposto a seguirlo fino in fondo. E poi l'Egitto non è la Tunisia, gli americani non sembrano ancora disposti a mollarlo per sponsorizzare un nuovo corso che potrebbe rivelarsi un salto nel buio. C'è tutto, niente sarà più come prima in Egitto. Soprattutto dopo quest'ultimo venerdì di sangue e di scontri. Con centinaia di migliaia di persone in piazza a gridare la loro collera.

"No a Mubarak", "No al governo", "Siete nemici di Dio". Al Cairo, ad Alessandria, a Suez, nel Sinai. Ovunque, da Nord a Sud di questo paese. Chiedono pane, lavoro, giustizia e dignità. Hanno trovato il coraggio di gridarlo in pubblico mentre per anni hanno temuto anche solo di sussurrarlo agli amici più cari. E oggi che è il gran giorno sono tutti lì, a dispetto di uno spiegamento di forze dell'ordine mai visto. Con le principali arterie del centro della capitale completamente blindate, con insormontabili barriere di agenti anti-sommossa schierati coi loro scudi per file, a distanza di un centinaia di metri gli uni dagli altri. Una muraglia umana invalicabile che qualcuno prova inutilmente a sfondare. Lacrimogeni, proiettili di gomma, pallottole vere, manganelli, idranti.

Pur di fermarli la polizia sembra disposta a tutto. Ma quelli, giovani e meno giovani e perfino bambini, crescono di ora in ora come un fiume in piena. Impossibilitati a riunirsi in un unico grande corteo, sono costretti a tentare sortite dalle vie laterali che portano a Ramses Street, il lungo viale che finisce in piazza Tahrir, l'obiettivo finale dei manifestanti, dove c'è la presidenza del Consiglio. È lì che infuria la battaglia e sempre più persone richiamate dagli spari, dal fumo dei gas, dopo aver fermato l'auto in seconda, terza, quarta fila, seguono dagli spalti del ponte "6 ottobre", urlando a loro volta invettive contro il regime. Qualcosa di assolutamente inedito nel trentennale regno di Hosni Mubarak.

Com'era prevedibile il lungo "venerdì della collera" inizia al Cairo poco dopo la fine della preghiera. Intorno alle 13 la prima salva di lacrimogeni rende irrespirabile l'aria disperdendo i fedeli appena usciti dalla grande moschea Al Fath, che si affaccia proprio su Ramses Street. È solo l'inizio di una sarabanda che sarebbe continuata per tutta la giornata su vari fronti della capitale. Nel sobborgo di Dokki, proprio davanti all'hotel Sheraton, uno degli scontri più duri e cruenti. Fra manifestanti e forze dell'ordine. Turisti terrorizzati, auto incendiate, violente cariche e fuggi fuggi generale. Esattamente come in prossimità della moschea-università Al Azhar, maggiore centro teologico sunnita della capitale.

A Mohamed El Baradei, il premio Nobel per la Pace, esponente di spicco dell'opposizione al regime, autocandidatosi a guidare la transizione, arrivato al Cairo ventiquattr'ore prima di questa grande manifestazione di popolo, viene di fatto impedito di uscire dalla moschea nella quale è andato a pregare. Originale forma di arresti domiciliari, studiata, come dire, ad personam. Per impedirgli cioè di capeggiare politicamente la rivolta. L'uomo ha le carte in regola per succedere alla presidenza anche se il regime in questi mesi più volte ha provato a screditarlo, dipingendolo come distaccato dalla realtà egiziana, come un agente di potenze straniere, pubblicando perfino foto di Laila, la figlia in costume da bagno e del suo matrimonio dove viene servito del vino. Farlo passare, insomma, come un corpo estraneo per scioccare la società musulmana conservatrice.

Che il regime temesse questa manifestazione che già si annunciava come la più imponente e nervosa degli ultimi anni, lo si è capito già alle nove del mattino, quando Internet improvvisamente non ha dato più segni di vita. Un paio d'ore dopo collassava anche la telefonia mobile, locale e internazionale. Impedire ogni forma di comunicazione è l'ordine partito dall'alto. E così tutto l'Egitto rimaneva completamente isolato. Le notizie della notte, gli ultimi filmati fruibili attraverso YouTube avevano mostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che la situazione stava precipitando. Le immagini provenienti da Suez, da Alessandria, dal Sinai e da Ismailia raccontavano di battaglia vera, di morti, feriti, incendi, saccheggi. E come nel disperato tentativo di limitare i danni, il regime procedeva ad arresti in massa. Soprattutto nelle file dei Fratelli musulmani, inclusi i due portavoce, Essam El Eriane e Mohamed Mursi.

Dopo quella che sembrava una pausa alla fine di una giornata campale, la situazione finiva fuori controllo. I manifestanti riuscivano in qualche modo, complice forse la stanchezza dei poliziotti, a ricompattarsi. E alla fine avevano la meglio. Riuscivano a raggiungere il palazzo del Partito nazionale democratico del raìs, il ministero degli Esteri, la tivù di Stato e li incendiavano. Qualcuno tenta di saccheggiare il Museo Egizio ma è la stessa folla a organizzare un cordone contro i predatori. Poi il caos totale. Iniziava una lunghissima notte di incendi, saccheggi, vendette private e regolamenti di conti. La prossima mossa tocca a Mubarak. Le promesse, Ben Ali docet, non basteranno.

Fonte: Repubblica


29/01/2011 16:03
 
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SUPERSAGGIO
Il Cairo, 50mila in piazza: "Mubarak via"
finora oltre 100 morti, è sfida al coprifuoco

Il governo si è dimesso. L'esercito invita a evitare gli assembramenti.
Carri armati circondano piazza Tahir. La polizia spara ad Alessandria.
Scontri a Ismailia. Fonti ospedaliere: ieri nella capitale 30 vittime, di cui due bambini.
El Baradei: "Torno in strada per il cambiamento". Appello Ue: "Cessi la violenza"


IL CAIRO - L'Egitto è in fiamme. A decine di migliaia in piazza chiedono che il presidente Mubarak lasci, assalti ai ministeri rintuzzati a colpi di arma da fuoco dalla polizia. La gente sfida il coprifuoco: a migliaia restano per strada. Manifestazioni non solo nella capitale, ma anche in altre città. E un bilancio di almeno 100 morti dall'inizio della rivolta. I cambiamenti politici si susseguono a velocità vertiginosa: dopo discorso alla nazione pronunciato ieri dal presidente, il governo del premier Ahmed Nazif si dimette. Un portavoce di gabinetto fa sapere che in giornata il presidente annuncerà il nome del nuovo primo ministro. Ahmad Ezz, uno degli uomini d'affari più in vista del paese e segretario aggiunto del partito di Mubarak, il Pnd, si è dimesso e stando ad indiscrezioni starebbe pensando di fuggire all'estero.

Alle 16 ora locale (le 15 in Italia) scatta il nuovo coprifuoco ma in piazza Tahir, al Cairo, sono ancora decine di migliaia i manifestanti che da stamane hanno ripreso a inveire slogan contro Mubarak. La piazza, epicentro delle manifestazioni di protesta di ieri, è circondata dai blindati dell'esercito egiziano. Al Jazeera riferisce di un nuovo assalto della folla al ministero dell'Interno, con la polizia che ha aperto il fuoco. Nello scontro sarebbero rimaste uccise tre persone. La tv satellitare riporta anche di scontri a fuoco nei pressi della zecca della Banca centrale d'Egitto e di una folla di dimostranti in marcia verso la sede della televisione pubblica.

L'atmosfera resta molto tesa e i manifestanti sembrano intenzionati a ignorare il coprifuoco, nonostante gli appelli dell'esercito. Attraverso la tv di Stato, i vertici militari hanno chiesto alla popolazione di evitare gli assembramenti e di rispettare il coprifuoco. Rientrato dagli Usa il capo di stato maggiore egiziano, Sami Anan, ieri alla guida di una delegazione militare a colloquio con il Pentagono. Al Jazeera riferisce che l'esercito considera pericolosissimo l'attuale "vuoto di sicurezza": le forze armate assicurano il loro impegno a non fare uso della violenza contro i cittadini, ma di avere ricevuto "l'ordine di usare la mano pesante con chi viola il coprifuoco".

Nel corso della mattinata, mentre le autorità estendevano dalle 4 del pomeriggio di oggi fino alle 8 di domani mattina ora locale il coprifuoco nelle città del Cairo, Alessandria e Suez, la folla in piazza Tahir è cresciuta di numero fino a raggiungere almeno le 50mila persone. La polizia ha sparato ed esploso gas lacrimogeni per allontanare un migliaio di persone all'assalto del ministero dell'interno e, successivamente, ha sparato in aria per disperdere un gruppo di manifestanti che tentava di entrare nel Parlamento, secondo quanto riferiscono fonti dei servizi di sicurezza egiziani. Il capo delle antichità egiziane, Zahi Hawass, ha raccontato alla tv di Stato di un tentativo di saccheggio respinto al Museo Egizio. Negli incidenti sarebbero però andate distrutte due mummie di faraoni. Poi la polizia è praticamente scomparsa dalle strade del centro, lasciando ai blindati dell'esercito il presidio delle sedi istituzionali.

Scontri ad Alessandria, Ismailia, Suez. Nel pomeriggio era prevista una nuova manifestazione ad Alessandria d'Egitto, ma i manifestanti sono scesi in strada sin dal mattino e testimoni parlano di scontri e polizia che spara. A Ismailia, città sul canale di Suez, migliaia di lavoratori portuali si sono confrontati con agenti che volevano impedire loro di raggiungere il luogo di lavoro. Gli agenti hanno risposto con lacrimogeni e proiettili di gomma. Cortei in corso anche a Suez.

Incertezza sul bilancio delle vittime. Il ministero della Sanità egiziano parla di 38 morti nelle violenze di ieri, il "Venerdi della collera" inscenato dall'opposizione in tutto l'Egitto: 12 al Cairo, uno a Giza, tre a Porto Said, 8 ad Alessandria, 12 a Suez e due a Mansura. Dati che stridono con le cifre diffuse da altre fonti. Secondo i testimoni sul luogo, 30 corpi, tra cui quelli di due bambini, sono stati portati all'ospedale Damardash. Il corrispondente di Al Jazeera da Alessandria sostiene di aver visto in obitorio i cadaveri di 23 persone. E a Suez la protesta è costata almeno altre 11 vite. Per Al Jazeera, il bilancio provvisorio dei disordini scoppiati in tutto l'Egitto da martedì scorso è di oltre 100 morti.

Infiltrati islamici dalla Striscia di Gaza. A Rafah, alla frontiera con la striscia di Gaza, i dimostranti hanno attaccato la sede della prefettura, secondo testimoni sarebbero stati uccisi tre agenti di polizia. Nella zona circolano inoltre voci riguardanti palestinesi di Gaza che attraversano il valico di Rafah ed entrano in Egitto approfittando dell'assenza dei controlli di polizia. Secondo l'inviato di Al Jazeera, vi sarebbero anche decine di miliziani islamici che, approfittando del caos, si stanno infiltrando in Egitto.

Carceri nel caos. Durante la notte si sarebbe verificata anche l'evasione di centinaia di detenuti comuni dalle celle di sicurezza di alcuni commissariati del Cairo. Secondo l'inviato di Al Jazeera, per alcune ore c'è stato un vuoto nella gestione della sicurezza, in particolare quando la responsabilità è passata dalla polizia all'esercito. L'evasione avrebbe avuto luogo in quell'intervallo.

El Baradei: "Gli Usa scelgano con chi stare". Mentre i Fratelli musulmani con un comunicato lanciano un appello per un "pacifico passaggio dei poteri", torna a farsi sentire Mohammed El Baradei, ieri trattenuto per ore agli arresti domiciliari. "Mubarak deve andarsene - ha dichiarato l'ex direttore dell'Aiea, Nobel per la Pace e leader delll'opposizione in un'intervista a France 24 - Il presidente non ha compreso il messaggio del popolo egiziano e il suo discorso è stato del tutto deludente. Le proteste continueranno con intensità ancora maggiore finché il regime non cadrà. Mubarak anunnci le dimissioni, avvii la transizione verso democrazia, sciolga il Parlamento e indica elezioni democratiche". El Baradei ha esortato gli Usa a schierarsi: "Devono scegliere tra il popolo egiziano e il regime".

Mubarak a Re Abdallah: "Situazione stabile". A Mubarak giunge invece la solidarietà di re Abdallah, che riferisce di un suo colloquio telefonico con il presidente egiziano. Al sovrano saudita, Mubarak avrebbe detto che in Egitto "la situazione è stabile. Il mondo non ha visto altro che le azioni di alcuni gruppi che non vogliono stabilità e sicurezza per gli egiziani".

Lega Araba: "Politica egiziana cambi". Il segretario della Lega Araba, l'egiziano Amr Moussa, ha detto oggi che "la politica in Egitto va cambiata. Bisogna prendere in considerazione la rabbia del popolo egiziano'". Anche l'Unione africana, per voce del presidente della sua commissione, Jean Ping, in conferenza stampa ad Addis Abeba, si dice "preoccupata" per le violente manifestazioni di protesta e per la situazione politica in Egitto.

Iran: "Egitto, onda islamica di giustizia". Dall'Iran, attraverso un portavoce, il ministero degli Esteri Ramin Mehman-Parast dichiara che le proteste in Egitto sono in linea con "un'ondata islamica" che vuole "la giustizia". "La Repubblica islamica dell'Iran - ha aggiunto il portavoce del ministro di Teheran - si aspetta che le autorità egiziane ascoltino la voce della nazionale musulmana dell'Egitto, vengano incontro alle sue giuste richieste ed evitino il ricorso alla violenza contro questa ondata islamica che si muove con il movimento del popolo".

Ue: "Cessino le violenze". Il presidente dell'Unione Europea, Herman Van Rompuy, ha lanciato un appello perché cessino le violenze in Egitto, siano rilasciate tutte le persone arrestate per ragioni politiche, inclusi i politici, sia fissato un processo di riforme. ''Il rispetto per i diritti fondamentali dell'uomo - dice Van Rompuy -, come la libertà di espressione, il diritto di comunicare, il diritto di riunirsi in assemblee libere come pure l'inclusione sociale sono elementi costitutivi della democrazia che la gente egiziana, in particolare i giovani, stanno cercando di ottenere''.

Fonte: Repubblica


30/01/2011 00:14
 
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Il capo dei servizi vice di Mubarak
un mediatore fra Israele e palestinesi

Il generale Omar Suleiman noto per la sua azione diplomatica nella difficile situazione dei territori occupati. Sarà lui a prendere il potere se il presidente dovesse lasciare


IL CAIRO - Il generale Omar Suleiman, numero uno dei potenti servizi segreti egiziani dall'inizio degli anni Novanta, è l'uomo che potrebbe prendere le redini del potere in Egitto. Nel mezzo della crisi e delle proteste contro Hosni Mubarak, la notizia della sua nomina alla vice-presidenza significa che, in caso di necessità, sarà lui a sostituire il raìs.

Se a Suez i manifestanti che sfidano il coprifuoco hanno festeggiato in piazza, poco dopo al Cairo è esplosa la protesta contro il capo dei servizi esterni egiziani. A differenza dei precedenti responsabili dei servizi segreti, Suleiman è noto sulla scena politica internazionale per il suo impegno, sin dal 2000, dopo lo scoppio della Seconda Intifada, nella difficile mediazione tra le fazioni palestinesi e tra i gruppi palestinesi e Israele. Con il suo impegno si è conquistato la stima di diplomatici europei, israeliani e statunitensi.

Arrivato ai vertici all'inizio degli anni '90, Suleiman deve gran parte della sua notorietà al ruolo di mediazione svolto all'indomani della seconda Intifada. In questo ruolo ha conquistato il rispetto della comunità internazionale, Israele e Usa in testa. Nato nel 1935 a Qena, nel sud dell'Egitto, arrivò al Cairo a 19 anni per frequentare l'Accademia militare. Riceve poi un addestramento avanzato in Unione Sovietica. Ha partecipato ai conflitti arabo-israeliani del 1967 e 1973. Il suo peso all'interno del regime lo ha portato negli ultimi mesi ad essere il candidato preferito dall'apparato militare alla successione a Mubarak, in alternativa al figlio del leader Gamal.

In uno dei dispacci pubblicati da Wikileaks e provenienti dall'ambasciata Usa del Cairo, datato 2007, l'allora ambasciatore americano Francis J. Ricciardone ragionando sul dopo-Mubarak profetizzava che Suleiman poteva essere nominato vicepresidente: "Un presunto suo amico ci ha detto che detesta l'ipotesi di una presidenza a Gamal, e che è anche personalmente irritato da Mubarak, che gli ha promesso anni fa di nominarlo vicepresidente". Ma non lo aveva poi fatto, fino ad oggi. "In ogni caso, chiunque sia il successore di Mubarak - scriveva ancora Ricciardone - "la sua priorità sarà costruire un supporto popolare. Ci si aspetta quindi che il neo-presidente adotterà toni anti-americani in pubblico, nello sforzo di dimostrare la sua buona fede nazionalista agli egiziani e potrebbe porgere un ramoscello d'olivo ai Fratelli Musulmani".

Fonte: Repubblica


31/01/2011 14:08
 
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Mubarak a premier: contattare le opposizioni

Alcuni vandali hanno cercato di saccheggiare il tempio di Karnak a Luxor, ma sono stati fermati

Non si placa in Egitto la rivolta contro il regime di Hosni Mubarak. Anche ieri migliaia di manifestanti sono scesi in piazza sfidando il coprifuoco, in vigore fino alle 8 di stamani e poi di nuovo dalle 15. In piazza Tahrir al Cairo anche il leader d'opposizione Mohammed El Baradei, che si dice pronto alla presidenza. Almeno 150 i morti dall'inizio della crisi.

Basta con le critiche al regime del presidente egiziano Hosni Mubarak, che invece va sostenuto, nell'interesse dell'Occidente e del Medio Oriente nel suo complesso. E' l'invito, riferisce il giornale Haaretz, che di fronte alle rivolte popolari di questi giorni nel paese delle piramidi i vertici politici d'Israele hanno rivolto attraverso canali confidenziali agli Stati Uniti e ai governi europei.

Oggi gli organizzatori del movimento di protesta popolare in Egitto hanno lanciato un appello ad uno sciopero generale, e per domani indetta una manifestazione al Cairo, dove si conta di portare in strada almeno un milione di persone contro Mubarak.

Ulteriore estensione del coprifuoco: oggi entrera' in vigore a partire dalle ore 14 (le 13 in Italia). Lo scrive Al Jazira. Ieri, le autorita' avevano deciso di anticipare l'inizio del coprifuoco alle 15 invece che alle 16. La misura restera' in vigore fino alle 8 del mattino successivo .

Grandi manifestazioni di protesta hanno preso il via ad Alessandria, Suez e Porto Said.

MUBARAK A PREMIER, CONTATTARE LE OPPOSIZIONI - Secondo il giornale governativo al Ahram, Mubarak ha chiesto al primo ministro Ahmed Shafik di mettersi in contatto con le opposizioni.

TENTANO SACCHEGGIO TEMPIO LUXOR, FERMATI - Secondo la tv satellitare al Arabyia vandali hanno cercato di saccheggiare il tempio di Karnak a Luxor, ma sono stati fermati.

Fonte: ANSA


01/02/2011 00:00
 
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SUPERSAGGIO
Migliaia in piazza, domani sciopero generale
L'esercito: "Non useremo la forza"

Usa e Ue non si schierano ma chiedono una transizione ordinata verso le libere elezioni. Il nuovo governo respinto dai Fratelli musulmani e dagli oppositori, ma il vicepresidente Suleiman annuncia l'apertura del dialogo con tutte le opposizioni. Sostegno dei Paesi arabi e di Israele, che temono i fondamentalisti. Coprifuoco anticipato alle 14

IL CAIRO - Il presidente Hosni Mubarak è sempre più sotto assedio in Egitto: anche l'esercito dichiara di trovare giuste le rivendicazioni del popolo, e garantisce che non userà la forza contro i manifestanti. I tentativi di placare la rivolta non sembrano dare risultati: nel settimo giorno di manifestazioni piazza Tahrir, cuore delle proteste al Cairo, si è nuovamente riempita con decine di migliaia di persone che, sfidando il coprifuoco (che è stato anticipato alle 14, le 13 in Italia), chiedono la fine del regime. I manifestanti hanno invocato uno "sciopero generale" a tempo indeterminato a partire da oggi e un "corteo di un milione di persone" per domani al Cairo e - secondo alcune fonti- anche ad Alessandria, con cui sperano di dare la spallata finale a Mubarak. La situazione per il momento è tranquilla, ma è una calma carica di tensione. Manifestazioni anti-Mubarak si sono tenute oggi anche in Italia, a Roma e a Milano.

Per ora il presidente egiziano rifiuta di dimettersi. Nel tentativo di rimanere in sella, ha annunciato il nuovo governo da cui sono spariti l'odiato ministro dell'Interno Habib el-Hadly, principale responsabile per la sanguinosa repressione delle proteste e che controllava le forze di sicurezza accusate di violazioni sistematiche dei diritti umani: al suo posto è andato Mahmud Wagdi, generale di polizia in congedo, ex capo delle istituzioni penitenziarie. Nel chiaro tentativo di giocarsi l'ultima carta, Mubarak ha anche lanciato un appello al dialogo con le opposizioni, subito respinto al mittente dai Fratelli Musulmani: "Troppo tardi". Tuttavia il vicepresidente egiziano, Omar Suleiman, ha annunciato alla tv di aver ricevuto l'incarico di aprire il dialogo con tutte le forze di opposizione.

Con Mubarak si è schierato il papa della chiesa copta, Shenuda III, che ha riferito di aver parlato con il presidente egiziano per augurargli che Dio gli dia la forza e lo protegga per il bene dell'Egitto. Hezbollah, la formazione islamica libanese, ha fatto sapere di appoggiare senza riserva gli egiziani "che combattono e resistono" contro Hosni Mubarak. Mentre la Casa Bianca invoca "una transizione ordinata", chiede di avviare "negoziati con l'opposizione", ma assicura il portavoce Robert Gibbs, "non parteggiamo né per le persone in strada né per quelle al governo". La Ue chiede "nuove elezioni libere e giuste", ma non si schiera. "In Egitto si deve andare verso la democrazia", ha affermato il capo della diplomazia italiana, Franco Frattini, arrivando a Bruxelles per la riunione con i colleghi dell'Ue, ma quello che la comunità internazionale teme fortemente è "una soluzione che porti l'islamismo radicale al potere".

Il Cairo intanto sembra sotto assedio: nei negozi e supermercati cominciano a scarseggiare pane e acqua imbottigliata. La Farnesina ritiene "imprudenti" i viaggi nel paese nord africano e l'Italia ha chiesto alle autorità egiziane di proteggere i cittadini e le missioni diplomatiche Ue e ha inviato un C130 con un nucleo di Carabinieri per la protezione dell'ambasciata. Un centinaio di italiani intanto atterreranno questa sera all'aeroporto di Pratica di Mare con il C-130 dell'aeronautica militare. Tuttavia i turisti non sembrano scoraggiarsi da questi inviti, anche se chi è rientrato oggi fa racconti che dovrebbero indurre alla prudenza: "Abbiamo vissuto momenti di paura: mentre tornavamo, sull'autostrada da Alessandria, abbiamo visto sparare, non sappiamo se fosse l'esercito o la polizia, contro i detenuti evasi, che giravano da tutte le parti. Abbiamo visto dei feriti", raccontano alcuni turisti rientrati oggi a Fiumicino (solo perché la vacanza era finita, non tuttavia per i ripetuti allarmi della Farnesina).

A difendere Mubarak rimangono di fatto parte dei paesi arabi - che temono un ulteriore contagio della "rivoluzione dei gelsomini" e fanno a gara per distinguere la loro situazione da quelle di Tunisi e Il Cairo - e Israele, che ribadisce la volontà di mantenere il trattato di pace con l'Egitto e agita lo spettro di un'altra repubblica islamica.

Al momento, il nuovo governo si è limitato a qualche decisione di ordine pubblico, come il coprifuoco diurno - puntualmente violato dal manifestanti, anche oggi scesi in piazza in migliaia senza che al momento si siano registrate vittime - e alla limitazione e interruzione di alcuni servizi ferroviari e aerei, nel tentativo di minare le mobilitazioni di massa: non molto, considerato che nel Paese lo stato di emergenza è in vigore dal 1981 e non è mai stato revocato.

Per quel che riguarda l'opposizione, i Fratelli Musulmani hanno già respinto la legittimità del nuovo governo, invitando la popolazione a proseguire la manifestazioni fino alla caduta del regime; nel frattempo il premio Nobel Mohammed Elbaradei è stato incaricato dei "negoziati" con il governo, come "guida visibile" delle proteste: ma, come osservano gli analisti, la prima vittima di un cambiamento di regime potrebbe essere proprio l'opposizione laica, minoritaria rispetto alle organizzazioni islamiche come i Fratelli musulmani.

Fonte: Repubblica


01/02/2011 23:27
 
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Mubarak: "Non mi ricandiderò"
Due milioni in piazza al Cairo

Il rais annuncia che resterà in carica fino alle prossime elezioni e poi non si presenterà. In tal senso è arrivata anche una richiesta di Obama. El Baradei gli chiede di lasciare il potere entro venerdì e offre un salvacondotto. Centinaia di migliaia di manifestanti a piazza Tahrir, l'esercito non interviene. Per l'Onu il bilancio dei morti dall'inizio dei disordini è di 300 persone

IL CAIRO - Al termine di una giornata di proteste massicce e pacifiche, con le piazze del Cairo piene di centinaia di migliaia di egiziani che hanno risposto all'appello per la "marcia del milione", il presidente Hosni Mubarak cede alle pressioni e annuncia in un discorso al Paese che rimarrà in carica fino alle prossime elezioni e poi non si ricandiderà. Concessioni che non bastano a placare la protesta: il messaggio del raìs viene accolto dai manifestanti di piazza Tahrir, nel centro del Cairo, al grido di "Vattene! Vattene! Vattene!". Per il premio Nobel Mohammed El Baradei, che ha chiesto al presidente di lasciare il potere al massimo entro venerdì, Mubarak "non ascolta la voce del popolo" e la modifica della Costituzione è una "presa in giro". L'immagine che rimane è quella di piazza Tahrir completamente piena, nonostante le misure prese dalle autorità per impedire le mobilitazioni di massa (interruzione dei collegamenti ferroviari e aerei, e dei servizi internet). Secondo fonti locali nel luogo simbolo della sollevazione popolare contro il regime si sono radunate oggi due milioni di persone. E a migliaia gli egiziani sono scesi in piazza anche ad Alessandria e Suez. Si aggrava intanto il bilancio delle vittime: sono almeno 300 i morti dall'inizio dei disordini secondo Navi Pillay, alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

Il discorso di Mubarak. "Io non mi candiderò alle prossime elezioni perché ho passato troppo tempo al servizio di questo Paese, ma voglio concludere il mio lavoro nei prossimi mesi facendo sì che ci sia una transizione pacifica", afferma Mubarak al termine di una giornata convulsa. Nel suo discorso alla nazione il presidente insiste molto sulla "transizione pacifica", sul dialogo e sulle necessarie modifiche alla Costituzione per quanto rigurada la durata del mandato presidenziale, le candidature alla massima carica dello Stato e i poteri dell'esecutivo. In quest'ottica sottolinea che ora l'obiettivo prioritario è ripristinare la sicurezza e assicura che l'Egitto uscirà ancora più forte da questa crisi.

"Ho iniziato la formazione di un nuovo governo con nuove priorità e nuove iniziaticve per venire incontro alle esigenze dei nostri giovani, per rispondere alle loro ansie per futuro", spiega precisando che con le forze politiche "sono state discusse tutte le questioni sollevate riguardo alle riforme politiche e agli emendamenti costituzionali che serviranno per trovare risposta alle esigenze di questo popolo e per garantire la sicurezza". Quindi accusa "alcune forze politiche" di aver "respinto l'invito al dialogo" e di essere "rimaste attaccate alle loro priorità senza preoccuparsi della situazione che stiamo attraversando". Gruppi politici, continua il rais, che "vogliono aizzare la gente gli uni contro gli altri, hanno portato a saccheggi, a strade bloccate, ad attacchi ai patrimoni privati e nazionali, alle ambasciate". Mubarak precisa di aver chiesto alle autorità preposte di individuare e punire chi ha creato il caos e ha proposto al Paese di "scegiere tra caos e stabilità".

E nelle battute finali del messaggio trasmesso in diretta tv chiarisce che non intende lasciare il Paese: "Morirò in questa terra. La gente scompare ma l'Egitto resterà e la sua bandiera continuerà a sventolare per sempre".

Obama a Mubarak: "Non si ricandidi". Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama avrebbe chiesto a Mubarak di non ripresentarsi alla guida del Paese e di preparare il terreno per una "transizione ordinata". Un invito che toglierebbe ufficialmente il sostegno Usa al suo alleato arabo. Lo ha reso noto il New York Times, citando fonti diplomatiche americane di Washington e del Cairo. Secondo il NYT, il messaggio di Obama non sarebbe stata "una richiesta perentoria" ma un "fermo consiglio", per avviare un processo di riforme in Egitto che porti a elezioni "libere e giuste" entro il prossimo settembre. Il messaggio del presidente USA è stato portato personalmente al presidente egiziano dall'inviato speciale americano al Cairo, l'ambasciatore Frank G. Wisner.

El Baradei: "Stiamo per voltare pagina". E' da piazza Tahrir, al Cairo, che nel primo pomeriggio arriva l'ultimatum al raìs: "Se non oggi, se ne vada al massimo venerdì" chiede l'ex capo dell'Aiea a cui la frammentata opposizione egiziana ha dato il ruolo di portavoce. El Baradei invita Mubarak a "lasciare" il Paese offrendogli un salvacondotto. "Stiamo per voltare pagina, possiamo perdonare il passato", chiarisce.

L'esercito ha mantenuto l'impegno a non utilizzare la forza contro i manifestanti, ritenendo legittime le rivendicazioni, e non ci sono stati incidenti. Anche i magistrati sono scesi a manifestare "per chiedere un nuovo Egitto e reclamare uguali diritti per cristiani e musulmani". Slogan di protesta scanditi ovunque a gran voce, sovrastati dal rumore degli elicotteri che hanno sorvolato le vie del centro della capitale.

Anche il resto del Paese si è mobilitato: ad Alessandria, la seconda città dell'Egitto, migliaia di cittadini si sono raccolti alla stazione ferroviaria per cercare di raggiungere il Cairo. Ad al-Arish, 250mila persone che volevano partire per la capitale sono state bloccate. Nuove proteste si sono registrate anche a Mansura, Demiat, Damenhur, Menia e Al Kubra. A sostegno dei manifestanti in Egitto si è espresso il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi: "Siamo con voi", ha detto la leader dell'opposizione birmana.

Opposizione rifiuta il dialogo con Mubarak. Forte del sostegno popolare, il Comitato che raccoglie i movimenti di opposizione ha rifiutato le aperture al dialogo del governo e ha rimandato qualsiasi negoziato al dopo-Mubarak, di fatto abbandonato da Stati Uniti ed esercito, i due principali pilastri del suo regime. Nella mattinata si è svolto anche un vertice dei principali gruppi dell'opposizione che ha bocciato la proposta di dialogo avanzata dal presidente. I Fratelli Musulmani, la principale forza islamista, hanno chiesto al presidente della Corte Costituzionale, Faruk Sultan, di destituire Mubarak. La roadmap immaginata dalle opposizioni, dopo la partenza di Mubarak e lo scioglimento del Parlamento, prevede una serie di tappe serrate: la formazione di un governo di unità nazionale poi il voto, la riforma della Costituzione, e nuove elezioni presidenziali.

Amr Moussa e Zewail possibili candidati alla successione. Alla rosa dei possibili candidati per guidare la transizione "ordinata e pacifica" auspicata dalla Casa Bianca si aggiunge anche il segretario uscente della Lega Araba, Amr Moussa, il cui mandato scade fra due mesi; l'ex ministro degli Esteri si è detto disposto a "servire il Paese in qualunque capacità", pur non sbilanciandosi sull'uscita di scena di Mubarak e sottolineando di non "aspirare alla leadership". Per domani è atteso anche l'arrivo in Egitto di Ahmed Zewail, premio Nobel per la chimica, ed altro possibile candidato alla successione del rais. I fratelli musulmani, il gruppo più numeroso dell'opposizione, hanno sottolineato come la priorità del dopo-Mubarak debba essere data all'organizzazione di nuove elezioni legislative, rimandando a una data successiva i negoziati sulla successione del rais. Rimane da vedere quale sarà l'effettiva posizione politica dell'esercito, di fatto al potere dai tempi di Nasser e difficilmente disposto a cedere il passo all'opposizione islamica, anche per timore di perdere i consistenti aiuti militari statunitensi.

Farnesina: Emergenza non è finita. Rimane alto l'allarme sicurezza nel Paese. L'ambasciatore italiano Claudio Pacifico sconsiglia vivamente i viaggi in Egitto e ricorda che anche nelle zone che in questo momento appaiono più tranquille, grazie all'intervento dell'esercito, "la situazione potrebbe cambiare" nel giro di poche ore. Nel Mar Rosso, altra popolarissima destinazione turistica, la situazione appare più tranquilla, ha sottolineato il capo dell'unità di crisi della Farnesina Fabrizio Romano, ricordando agli italiani che si trovano in Egitto la necessità di prestare la "massima prudenza e di tenersi in contatto con l'ambasciata al Cairo e l'unità di crisi". L'emergenza è tutt'altro che finita, ribadisce anche la Farnesina.

Unesco: Proteggere i tesori artistici. L'Unesco lancia un sos per i tesori artistici, l'inestimabile patrimonio custodito nel Paese, che va protetto. Il direttore generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per la Scienza, l'Educazione e la Cultura (Unesco) Irina Bokova ha chiesto oggi l'adozione di tutte le misure di sicurezza necessarie a garantire la tutela dei tesori egizi custoditi al museo del Cairo e di quelli che si trovano a Luxor e negli altri luoghi d'arte del paese. "Il valore dei 120mila pezzi del museo è incalcolabile, non solo dal punto di vista scientifico ed economico", ha sottolineato la Bokova. "Chiedo espressamente che vengano adottate tutte le misure necessarie a tutelare tutti i tesori egizi del Cairo, Luxor e delle altre città storiche".

Rete bloccata ma Google supera la censura. Comunicare con internet e social network nel Paese è molto difficile, a tratti impossibile, ma Google ha ideato un modo per aggirare la censura, collaborando con Twitter. E' stato organizzato un sistema che permette agli egiziani di inviare messaggi nel sito di microblog attraverso i telefoni cellulari, aggirando il blocco di internet. Messaggi che vengono lasciati registrati su una segreteria telefonica e poi trascritti in post su Twitter, permettendo così di aggiornare sulla situazione nel Paese in tempo reale, senza dover usare la rete.

Proteste si allargano a Siria, Yemen e Giordania. La pressione della piazza si fa sentire anche fuori dei confini egiziani. Il re di Giordania, Abdallah II, ha nominato un nuovo premier con l'incarico di realizzare "vere riforme", dopo le proteste svoltesi nel regno hascemita sull'onda lunga delle rivolte nei Paesi nordafricani. Alla guida del governo è stato chiamato Marouf Bakhit. Per giovedì è stata indetta in Yemen una "giornata della collera" analoga a quelle egiziane, mentre su Facebook si moltiplicano gli appelli a manifestare in Siria venerdì prossimo dopo la preghiera settimanale islamica contro "la monocrazia, la corruzione e la tirannia".

Fonte: Repubblica


02/02/2011 17:38
 
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SAGGIO
Egitto, "morti negli scontri in piazza"
Sospesa l'attività del Parlamento

Violenze nel nono giorno di manifestazioni al Cairo e nelle principali città del Paese, mentre i militari chiedono alla gente di riprendere la vita normale, assicurando che il messaggio di chi protesta è stato udito. Ma l'opposizione annuncia: "Continueremo l'intifada fino alla partenza di Mubarak". Scontri fra i manifestanti ed i sostenitori del presidente, centinaia i feriti. Secondo Al Jazeera ci sono anche vittime. Cnn: "Giornalisti coinvolti nei disordini", troupe straniere aggredite. Molotov contro il museo egizio, principio di incendio. L'accesso alla rete è stato ripristinato, il coprifuoco ridotto di due ore. Secondo la tv di stato, l'attività parlamentare è stata fermata in attesa che i tribunali si pronuncino sui ricorsi sui risultati delle elezioni legislative di novembre contestate dall'opposizione. Europa e Usa: "Transizione cominci subito". Italia: "Preoccupano scontri, riforme urgenti". El Baradei: "Spero che Mubarak lasci prima di venerdì". E accusa: "Gli scontri sono un atto criminale di un regime criminale".

Repubblica.it
03/02/2011 01:05
 
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Morti e feriti in piazza.
Fiamme al museo egizio

Scontri al Cairo tra gruppi pro e contro Mubarak,
Usa condannano violenza contro manifestanti


IL CAIRO - La notte cala sulla piazza e i manifestanti sono sempre li', inneggiano alla caduta del regime, non mollano. Anche dopo un giornata di violenze nella quale migliaia di sostenitori del rais Hosni Mubarak hanno affrontato i manifestanti anti-regime provocando tre morti, fra cui una recluta dell'esercito, e il ferimento di oltre 1.500 persone. Anche dopo l'ennesimo invito a lasciare piazza Tahrir, lanciato dal vicepresidente Omar Suleiman, condizione indispensabile - ha detto - per far partire la transizione politica. Lontanissima l'atmosfera e le scene festose della piazza e del centro del Cairo quando, solo ieri, sono stati 'invasi' da due milioni di manifestanti. Sassaiole, seguite da un fitto lancio di bottiglie molotov, alcune piovute anche nel cortile del museo egizio, la cui delicata antichita' non e' fatta per resistere alla guerriglia urbana. I manifestanti pro Mubarak, che dalla mattina si sono portati attorno alla piazza, hanno anche tentato di caricare i manifestanti contro il rais con cavalli e perfino cammelli. L'esercito non si e' schierato. In mattinata aveva fatto diffondere un messaggio sulle televisione di stato nel quale chiedeva ai manifestanti di ritornare alle proprie case e alla vita di tutti i giorni, perche' le loro richieste erano state comprese e rimaneva il rischio per la sicurezza della citta'. Ma i manifestanti, in piazza da sabato scorso, non hanno ascoltato l'invito e sono rimasti mentre le opposizioni si riunivano per fare il punto dopo il discorso di Hosni Mubarak e l'intervento, due ore dopo, del presidente Usa Barack Obama. In serata il vicepresidente Suleiman ha avvertito che il ''dialogo con le forze politiche dipende dalla fine delle proteste''. Anche se il presidente egiziano ha detto che non si ripresenta' alle prossime elezioni e che avviera' la riforma costituzionale per mettere in gioco anche altri candidati, le opposizioni hanno ritenuto l'annuncio insufficiente per sedersi al tavolo del confronto ed hanno annunciato che l'intifada prosegue. Sempre in mattinata, prima che nella piazza si vedessero scene da guerra civile, erano venuti segnali di un timido ritorno alla normalita' con la ripresa, anche, dei collegamenti a internet. Il coprifuoco e' stato ridotto di due ore ed e' stata annunciata la riapertura delle banche a partire da domenica, consentendo alle gente di ritirare stipendi e contanti dopo giorni di casse chiuse. Segnali anche dalla politica quando il presidente dell'assemblea del popolo, Mohamed Fathi Sorour, ha annunciato che le sedute parlamentari sono sospese fino a quando non saranno valutati i ricorsi per irregolarita' nelle ultime elezioni legislative a novembre. Ma che l'aria nella piazza cominciasse a cambiare lo si e' capito non appena si sono presentati i manifestanti pro Mubarak, arrivando a confrontarsi fisicamente con gli anti rais prima in risse sporadiche e poi in veri e propri tumulti. Fra i manifestanti della piazza girava gia' da questa mattina la voce insistente che dietro i manifestanti per il rais ci fossero agenti in borghese e supporter ''prezzolati'', che stavano provocando la piazza per creare scontri. Circostanza smentita dal ministero dell'Interno, ma che introduce un nuovo elemento di preoccupazione insieme alle intimidazioni anche fisiche contro i giornalisti stranieri. La casa Bianca ha chiesto la fine immediata di ''ogni violenza istigata dal governo'', ed ha reso piu' urgente la richiesta di avviare la transizione immediata, definendola, dopo le violenze di oggi, ''imperativa''. Ma in giornata era gia' arrivato uno stop dal ministero degli Esteri egiziano, secondo il quale questi richiami dall'esterno servono solo ''ad infiammare la situazione interna''.

Fonte: ANSA


06/02/2011 00:53
 
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Manifestanti ancora in piazza al Cairo
Usa premono per cambiamento

Dodicesima giornata di proteste, centinaia passano la notte a piazza Tahrir senza disordini. Rivoluzione al vertice del Partito nazionale democratico, lascia anche il figlio del raìs, Gamal. Gli Usa: "Passo positivo". Sabotato gasdotto nel Sinai, chiesa in fiamme. Clinton: "E' la tempesta perfetta, riforme urgenti". Inviato Obama: "Mubarak resti per pilotare transizione", ma la Casa Bianca prende le distanze: "Parla a titolo personale"

IL CAIRO - "Mubarak deve rimanere al potere per pilotare il cambiamento verso la democrazia": la posizione espressa dall'inviato speciale degli Stati Uniti per l'Egitto, Frank Wisner, nell'ambito della conferenza sulla sicurezza di Monaco, sembra una correzione di rotta dopo che Washington ha chiesto più volte nei giorni scorsi una transizione rapida e ordinata e urgenti riforme. Poco dopo la Casa Bianca prende le distanze: Wisner ha parlato a titolo personale, fa sapere. E' stata una giornata caotica sul versante diplomatico, con notizie di dimissioni di Hosni Mubarak dalla presidenza del suo partito prima date e poi negate, e con altre poi smentite circa possibili attentati nei confronti del vicepresidente, Omar Suleiman, oltre alle esternazioni dell'inviato di Obama sconfessate poi da Washington. Intanto, i vertici del Partito nazionale democratico di Mubarak hanno rassegnato le dimissioni, incluso il segretario generale, Safwat el-Sherif, fedelissimo del presidente, e il figlio del raìs Gamal: un'uscita di scena, quest'ultima, giudicata positivamente dall'amministrazione americana. Nuovo segretario generale è il professor Hossam Badrawi, medico, già membro del direttivo del Pnd, ma vicino all'ala più liberale del movimento.

La rivoluzione nel partito di governo arriva mentre piazza Tahrir, al Cairo, nel dodicesimo giorno di agitazione, è di nuovo colma di manifestanti che rifiutano di lasciare il luogo simbolo delle loro proteste. La situazione appare tranquilla. Manifestazioni si sono avute, oltre che nella capitale, anche in altre città, a partire da Alessandria. Rimane però alto il livello di allarme nel Paese: un attentato ha colpito il gasdotto che attraversa la parte settentrionale del Sinai egiziano portando gas in Israele, mentre il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, descrive la situazione come una "tempesta perfetta".

IL FOTORACCONTO - http://tv.repubblica.it/dossier/egitto-caos/egitto-la-diretta-dalla-piazza/61256?video=&ref=HRER3-1

Salta il direttivo del partito al potere. Dimissioni di massa per i vertici del partito del presidente Mubarak. In un primo momento era stato riferito che lo stesso presidente aveva lasciato la guida del Pnd, notizia in seguito smentita. Il nuovo segretario generale Hossan Badrawi diventa anche presidente del comitato politico, al posto di Gamal Mubarak, figlio del raìs, che lascia il suo incarico. Badrawi sostituisce Safwat el Sherif, attualmente anche presidente del consiglio consultivo - la Shura, equivalente al Senato - fedelissimo del raìs e proveniente dai servizi di sicurezza. Secondo il dipartimento di Stato americano, sono partiti i primi colloqui fra governo e opposizione. Le dimissioni di Gamal Mubarak sono viste dagli Stati Uniti come "un passo positivo verso il cambiamento politico che sarà necessario", commenta un funzionario dell'amministrazione Obama, augurandosi che a questo passo ne seguano altri.

Dodicesimo giorno di protesta, il ministro si scusa per i maltrattamenti. Centinaia di dimostranti hanno trascorso la notte ancora una volta accampati a piazza Tahrir: ci sono stati isolati colpi d'arma da fuoco e scontri, ma la notte è trascorsa tranquilla. L'esercito ha presidiato gli accessi al luogo simbolo della rivolta e nella zona circostante sono stati allestiti check-point ogni 200 metri, mentre nuove manifestazioni sono state indette per domani. Intanto, il ministro delle Finanze Samir Radwan si è scusato per i "maltrattamenti" subiti dai giornalisti e dai manifestanti da parte delle forze di sicurezza. "Voglio presentare le mie scuse a tutti i giornalisti, a tutti gli stranieri e a tutti gli egiziani che sono stati vittime di maltrattamenti", ha detto Radwan in un'intervista alla Cnn.

Giornalisti ancora nel mirino. I servizi di sicurezza egiziani hanno arrestato il direttore dell'ufficio di Al Jazeera al Cairo, Abdel Fattah Fayed, e il giornalista Ahmad Youssef, ha annunciato l'emittente araba. I due sono stati liberati diverse ore dopo, come anche gli attivisti di Human Rights Watch e di Amnesty International fermati ieri.

Sabotaggio al gasdotto. L'attenzione questa mattina è stata calamitata dall'esplosione presso un gasdotto egiziano nel Sinai settentrionale, vicino alla cittadina di el-Arash, e che trasporta gas dall'Egitto a Israele e alla Giordania. E' stato subito definito un attacco da parte di "terroristi". Si tratta di "stranieri", secondo fonti locali, che hanno "sabotato" il troncone che trasporta il gas verso Amman. Non risultano vittime e l'erogazione di gas è stata immediatamente sospesa, ma dovrebbe riprendere la prossima settimana. La televisione egiziana ha ricordato che nei giorni scorsi gruppi di estremisti islamici avevano avevano lanciato un appello a "sfruttare" i disordini nel Paese.

Chiesa in fiamme nel Sinai. Una chiesa è stata data alle fiamme nella città di Rafah, nella penisola del Sinai, in Egitto, nei pressi del confine con la Striscia di Gaza. Testimoni hanno riferito di aver udito un'esplosione prima di vedere l'edificio in fiamme. E uno ha raccontato di aver visto uomini armati in motocicletta nei pressi della chiesa, in un'area tuttora scenario delle proteste contro il regime di Mubarak.

Clinton: "Tempesta perfetta, servono riforme urgenti". Di Egitto si è parlato inevitabilmente alla conferenza internazionale sulla sicurezza in corso oggi a Monaco di Baviera dove si è sollevato un coro che invita alla transizione rapida necessaria per la stabilità. L'inviato speciale di Obama si è detto convinto dell'opportunità che Mubarak resti per pilotare la transizione verso la democrazia, ma le sue dichiarazioni sono state rettificate in seguito dalla Casa Bianca, che le ha definite opinioni personali, "di sua esclusiva responsabilità" e non espressione della politica ufficiale dell'amministrazione Obama. Per Hillary Clinton quello che avviene in queste ore nella regione, dall'Egitto allo Yemen, "è la tempesta perfetta quella che spazza in queste settimane tutto il Medio Oriente e i leader regionali devono mettere in atto rapidamente riforme democratiche se non vogliono rischiare maggiore instabilità". "Questo è ciò che ha spinto i manifestanti per le strade di Tunisi, del Cairo e delle città di tutta la regione. Lo status quo semplicemente non è più sostenibile", ha detto ancora il capo della diplomazia Usa, chiedendo "urgenti riforme".

Quartetto: Far ripartire negoziati per la pace in Medio Oriente. Anche alla luce degli eventi "molto drammatici" in Egitto, il processo di pace in Medio Oriente "deve essere rinvigorito", ha detto oggi l'alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, al termine di una riunione del Quartetto dei mediatori per il Medio Oriente tenutasi oggi a margine della conferenza internazionale sulla sicurezza. E' "imperativo" fare di tutto per la ripresa dei negoziati israelo-palestinesi, è l'appello lanciato dal Quartetto. "Più si aspetta, più aumentano le probabilità di avere un Egitto non gradito", ha aggiunto il premier britannico David Cameron, invocando una transizione rapida, necessaria per la stabilità.

Fonte: Repubblica


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