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SUPERSAGGIO
"Piano per transizione pacifica dei poteri"
I manifestanti tornano a piazza Tahrir

L'annuncio del vice presidente Suleiman, che aggiunge: Istituita una commissione per apportare modifiche alla Costituzione, in particolare sul numero delle candidature ammesse alle presidenziali in programma a settembre. Le proteste non si fermano, ancora migliaia di persone nel luogo simbolo della capitale e ad Alessandria. Movimento 6 aprile chiede un'escalation. Gates (Usa): "Cruciale transizione democratica ordinata"

IL CAIRO - C'è un piano ed una tabella di marcia precisa per il trasferimento pacifico dei poteri, in Egitto. Una "road map" annunciata dal vicepresidente egiziano Omar Suleiman, che non placa, però, le proteste: migliaia di persone sono tornate a piazza Tahrir per chiedere le dimissioni del presidente Mubarak, in una delle mobilitazioni più ampie dall'inizio dell'agitazione nel Paese africano, quindici giorni fa. Il movimento del 6 aprile, uno dei promotori della sollevazione, ha chiesto un'escalation, con assedio al palazzo del parlamento, alla sede della televisione ed una marcia verso il palazzo presidenziale, anche se dovesse significare scontri con l'esercito.

GUARDA LE FOTO

Commissione per emendare la costituzione. Suleiman ha annunciato che Mubarak ha istituito una commissione per emendare la costituzione: la riforma riguarda in particolare il numero delle candidature ammesse alle elezioni presidenziali, che sono previste per settembre prossimo. Mubarak, al potere da trent'anni, ha già annunciato che non correrà per un sesto mandato.

"Il presidente ha firmato un decreto per l'istituzione di una commissione incaricata di sorvegliare il processo di modifiche costituzionali e i richiesti emendamenti legislativi", ha detto Suleiman dopo un incontro con Hosni Mubarak sui risultati dei colloqui con i vari partiti egiziani, secondo quanto riferito dalla tv di stato egiziana.

Il lavoro della commissione inizierà immediatamente, ha fatto sapere Suleiman, riferendo inoltre che l'Egitto "nei prossimi giorni" istituirà una commissione indipendente per indagare sugli attacchi contro i manifestanti di cui sarebbero accusati dei gruppi pro-Mubarak. Il presidente egiziano, ha concluso Suleiman, ha inoltre detto che i dimostranti "non subiranno conseguenze legali, nè restrizioni e che non sarà negato il loro diritto alla libertà di espressione".

Domenica è stato avviato un tavolo negoziale tra il potere in carica e tutte le principale forze di opposizione, fra queste anche i Fratelli musulmani, in vista di "una transizione pacifica del potere basata sulla costituzione".

Migliaia intorno alla sede della Camera, appello ad una "escalation". Ieri notte, al Cairo i manifestanti hanno dormito sotto alcune tende o avvolti in coperte; numerosi di loro si sono accampati ai piedi dei tank dell'esercito dispiegati lungo i vari punti di accesso alla piazza. Su internet il movimento del 6 aprile ha lanciato un nuovo appello per una manifestazione di massa che potrebbe già aver luogo in serata: "Nessuno - si legge sul sito online - può fermarci. Lo facciamo per il nostro paese". In un'intervista alla televisione americana Al Horra, il coordinatore del movimento, Ahmed Maher, ha detto che è necessaria un'escalation nella protesta, con assedio al palazzo del parlamento, alla sede della televisione ed una marcia verso il palazzo presidenziale, anche se dovesse significare scontri con l'esercito.

Wael Ghonim, dirigente della Google e cyber-militante per la democrazia in Egitto, è stato accolto da eroe al suo ingresso nella piazza Tahrir. "Non sono un eroe, voi siete eroi, voi che siete rimasti qui sul posto: dovete insistere perché le nostre rivendicazioni siano accolte, dobbiamo insistere in memoria dei nostri martiri", ha dichiarato Ghonim, più volte interrotto dalla folla che scandiva slogan contro il regime. La gente raccolta nella piazza simbolo della rivolta ha accusato il governo di voler guadagnare solo tempo, giurando di non aver intenzione di mollare finché questa "rivoluzione a metà" non sarà realizzata.

GUARDA IL VIDEO

Centinana di migliaia di persone, secondo Al Jazeera, si sono radunate poi intorno alla sede dell'Assemblea del popolo (la Camera) e intorno al palazzo della televisione di stato, mossesi da piazza Tahrir. Una protesta pacifica, senza alcuna tensione con l'esercito, che aveva bloccato da giorni le strade di accesso alla sede della tv. Anche ad Alessandria, dopo una giornata di relativa calma ieri, la protesta contro il governo ha mobilitato nuovamente migliaia di persone, mostrate da Al Jazeera sfilare per le vie del centro.

Il movimento di protesta è cominciato il 25 gennaio scorso con manifestazioni in tutto il Paese. L'occupazione di piazza Tahrir, diventata il simbolo della rivolta anti-Mubarak, ha preso il via alcuni giorni dopo. Il presidente ha chiesto la formazione di una commissione di inchiesta sulle violenze di mercoledì scorso sulla piazza, dove scontri mortali hanno contrapposto sostenitori e avversari del regime. Secondo Human Rights Watch dall'inizio delle manifestazioni i morti accertati sono 297, ma la cifra effettiva potrebbe essere ancora superiore.

Gates: "Progressi continui verso la democrazia". Il segretario alla Difesa americano Robert Gates ha commentato oggi le rivolte definendole una spontanea manifestazione di scontento della popolazione e ha auspicato che gli altri Paesi della regione ascoltino e diano inizio alle necessarie riforme politiche ed economiche, procedendo nella "direzione positiva" imboccata da Egitto e Tunisia. Gates ha elogiato l'operato dell'esercito, esortando l'Egitto a procedere verso la democrazia con "progressi continui". E' cruciale, ha aggiunto, che l'Egitto faccia progressi verso una transizione democratica "ordinata".

Ashton forse in Egitto la prossima settimana. Nei prossimi giorni, intanto, l'alto rappresentate della Unione europea per la politica estera Catherine Ashton potrebbe andare in Egitto. La Ashton si recherà in missione in Tunisia la prossima settimana e sta verificando se è possibile allargare questa missione ad altri paesi della regione, in particolare l'Egitto, ha confermato la sua portavoce Maja Kocijancic.

Ex ministro Interno indagato per strage capodanno. L'ex ministro dell'Interno egiziano, Habib Adly, è iscritto nel registro degli indagati dalla procura del Cairo perché accusato di avere legami con la strage di Capodanno contro la chiesa copta di Alessandria, nella quale sono morte 24 persone e 90 sono rimaste ferite. ll ministro è stato destituito nelle scorse settimane quando il presidente Hosni Mubarak ha ordinato un rimpasto di governo nel tentativo di placare le proteste di piazza. Una notizia che conferma i sospetti dell'Italia, ha commentato oggi il ministro degli Esteri Frattini, esprimendo anche soddisfazione "perché in Egitto la strada verso la trasparenza è cominciata. Il titolare della Farnesina ha detto: si tratta di "una conferma delle preoccupazioni che ebbi allora, quando chiesi approfondimenti nelle indagini".

Fonte: Repubblica


11/02/2011 00:08
 
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SUPERSAGGIO
OBAMA: GLI USA FARANNO TUTTO CIÒ CHE POSSONO» PER GARANTIRE «UNA TRANSIZIONE ORDINATA»

Mubarak: «Affido i poteri a Suleiman,
ma resto fino alle prossime elezioni»

L'esercito scende in campo: «Proteggeremo noi la nazione».
La piazza furiosa con il rais che non se ne va


MILANO - La situazione in Egitto sembrava giunta ad un punto di svolta. Ma un discorso in tv del presidente Hosni Mubarack ha riportato indietro le lancette dell'orologio. Il presidente ha detto: «Affido i miei poteri al vice presidente (Omar Suleiman) in base a quanto previsto dalla Costituzione fino alle nuove elezioni che si terranno in settembre a cui non mi candiderò».
Mubarack ha promesso ancora una volta le riforme costituzionali necessarie, ma poi ha ribadito: «Non lascerà mai questa terra». «Non accetterò mai diktat» che arrivano da Paesi «stranieri» ha detto ancora Mubarak robabilmente riferendosi agli Usa. E dal canto suo , il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha annunciato che riunirà il suo staff sulla sicurezza nazionale.
SUOLE - Hosni Mubarak, durante il discorso tv ha precisato di non voler sospendere lo stato di emergenza in vigore dal 1981. Al discorso con cui ha annunciato di voler restare al potere fino alle elezioni di settembre, piazza Tahrir, teatro principale in queste settimane della protesta anti-regime, è esplosa in un urlo di indignazione. «Abbasso Mubarak, Omar Suleiman nulla» hanno gridato i manifestanti alzando le scarpe al cielo in segno di disprezzo e chiedendo all'esercito di intervenire per accompagnarli al palazzo presidenziale. La risposta del vice-presidente egiziano Omar Suleiman è arrivata dal suo intervento televisivo, dopo il discorso di Hosni Mubarak. «La storia è cominciata», ha detto e ha assicurato il suo impegno per un «pacifico trasferimento dei poteri in base alla costituzione».

LA POSIZIONE DEI MILITARI - E dire che in precedenza l'esercito aveva manifestato un presa di distanza dal presidente egiziano. Nel «comunicato numero 1» del Consiglio supremo delle forze armate egiziane è stato annunciato in tv che il consiglio sta esaminando «le misure» necessarie per proteggere il paese. La televisione di stato ha interrotto i programmi per diffondere il breve comunicato letto da un militare in uniforme. Di seguito, la televisione ha mostrato immagini degli ufficiali membri del consiglio, presieduto dal ministro della Difesa, il maresciallo Mohammed Hussein Tantaui. «Tenuto conto della responsabilità delle forze armate e del loro impegno a proteggere il popolo e preservare i suoi interessi e la sua sicurezza; per vigilare sulla sicurezza della nazione e dei cittadini e sulle conquiste del grande popolo egiziano; per sostenere le richieste legittime del popolo, il consiglio supremo delle forze armate si è riunito oggi, giovedì 10 febbraio». Il consiglio «ha deciso di rimanere riunito in sessione permanente per esaminare le decisioni che possono essere prese al fine di proteggere la nazione, le conquiste e le ambizioni del grande popolo d'Egitto».
MISTERO - La tv Al Arabiya sostiene che Mubarak dopo il discorso è diretto a Sharm el-Sheikh e da lì dovrebbe andare in Germania per curarsi.

SCIOPERI E PROTESTE - Nel diciassettesimo giorno della protesta anti-regime alle manifestazioni si aggiungono gli scioperi. Migliaia di lavoratori di varie categorie - dall'industria petrolifera, ai trasporti, alle telecomunicazioni - sono scesi in piazza per chiedere più trasparenza e migliori condizioni salariali, unendosi ai manifestanti di piazza Tharir che chiedono l'uscita di scena di Mubarak.

LA POSIZIONE USA - Sul fronte politico-diplomatico, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha chiamato mercoledì il re dell'Arabia Saudita Abdullah. Lo ha reso noto la Casa Bianca, riferendo che «il presidente ha sottolineato l'importanza di adottare misure immediate per una transizione che sia ordinata, significativa, durevole e legittima, e che corrisponda alle aspirazioni del popolo egiziano». «Il presidente - ha precisato la Casa Bianca - ha riaffermato l'impegno a lungo termine degli Stati Uniti per la pace e la sicurezza nella regione». Obama, ha poi detto che gli Usa faranno «tutto ciò che possono» per garantire in Egitto «una transizione ordinata» verso la «democrazia» e che punti a «libere elezioni».

Fonte: CorrieredellaSera
[Modificato da binariomorto 11/02/2011 00:08]


11/02/2011 22:56
 
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Hosni Mubarak si è dimesso
Nella piazza esplode la gioia

Dopo 18 giorni di protesta le dimissioni del presidente al potere da 30 anni. Centinaia di migliaia di persone in festa in tutto il Paese. Alla guida del Paese le forze armate: "Consapevoli della situazione, stiamo studiando misure". El Baradei: "E' il più bel giorno della mia vita". Amr Moussa: "Ha vinto il popolo"

IL CAIRO - Ci sono voluti 18 giorni di protesta. Poi l'annuncio: il presidente Hosni Mubarak, al potere da 30 anni, si è dimesso e il pieno potere è passato nelle mani delle forze armate che in un comunicato hanno sottolineato di essere "consapevoli della serietà e della gravità della situazione" e di star "studiando la questione per venire incontro alle speranze del popolo". All'annuncio, fatto dal vicepresidente Omar Suleiman, piazza Tahrir è esplosa in un boato di gioia. Mubarak ha lasciato il Cairo per raggiungere, insieme alla famiglia, la sua residenza di Sharm-el-Sheikh. In serata il governo svizzero ha deciso di congelare gli eventuali beni dell'ormai ex leader egiziano nella repubblica elvetica.

L'annuncio di Suleiman. Poche parole, quelle pronunciate da Suleiman per dare attraverso la tv di Stato l'annuncio delle dimissioni: "Cittadini, in nome di Dio misericordioso, nella difficile situazione che l'Egitto sta attraversando, il presidente Hosni Mubarak ha deciso di dimettersi dal suo mandato e ha incaricato le forze armate di gestire gli affari del Paese. Che Dio ci aiuti".

Il comunicato numero 3 delle forze armate. Il Consiglio della Difesa, che guiderà il Paese fino alle elezioni, ha preannunciato misure per la transizione. Dopo aver elogiato Mubarak per essersi dimesso "nell'interesse della nazione" e aver reso omaggio ai "martiri" della rivolta, i militari hanno affermato: "Siamo consapevoli della gravità e della serietà della situazione, così come delle richieste del popolo di avviare mutamenti radicali. L'alto consiglio militare sta studiando la questione per venire incontro alle speranze del nostro grande popolo". Quindi l'annuncio: "Il consiglio diffonderà una dichiarazione in cui definirà i passi, le procedure e le direttive che saranno adottate, confermando al tempo stesso che non c'è altermativa alla legittimità accettabile per il popolo".

In precedenza i vertici militari avevano diffuso il comunicato numero 2 in cui avevano fatto sapere che garantiranno l'attuazione delle riforme politiche annunciate ieri sera da Mubarak, ma al contempo avevano messo in chiaro che sino a quando la situazione nel Paese rimarrà caotica non verrà revocato lo stato d'emergenza in vigore dal 1981. Per Wael Ghoneim, manager di Google per il Medio Oriente, rimesso in libertà tre giorni fa e considerato uno dei simboli della rivolta, il "comunicato numero 2" delle forze armate era "un passo positivo sulla buona strada", posizione che la folla non aveva condiviso.

Le reazioni. ''E' il più bel giorno della mia vita, il Paese è libero!''. Con questo breve messaggio pubblicato su Twitter, il Premio Nobel Mohammed El Baradei, leader dell'opposizione egiziana, ha commentato le dimissioni di Mubarak. Poi ha detto di non volersi candidare alle presidenziali: "Ho vissuto abbastanza - ha detto l'ex presidente dell'Aiea - e sono felice di vedere l'Egitto liberato. La candidatura non è nei miei pensieri". "Ora il futuro dell'Egitto è nelle mani del popolo egiziano", ha dichiarato il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, che si è detto "ottimista" e ha glissato su una sua eventuale candidatura alla presidenza o ad altro incarico.

La giornata. Un altro venerdì carico di attesa e tensione quello vissuto in Egitto dopo che ancora ieri Mubarak aveva dichiarato di non aver intenzione di lasciare. Migliaia di egiziani sono scesi di nuovo in strada per protestare e chiedere al presidente di dimettersi e abbandonare il Paese. Scontri tra manifestanti e polizia a Rafah e ad al-Arish nel nord del Sinai: un morto e una ventina di feriti.

Chiamati a raccolta 20 milioni di egiziani. Oggi un flusso continuo di gente è arrivato in piazza Tahrir, curore della rivolta. Ogni gruppo lo ha fatto a modo suo, con colori, suoni e slogan diversi. L'intento dei promotori della protesta era di riuscire a portare in piazza in tutto l'Egitto ben 20 milioni di persone.

Blog e social network: le 'armi' della protesta. Social network e blog sono state le 'armi' con cui l'opposizione egiziana ha lanciato la sfida a Mubarak. La rete ha avuto un ruolo determinante nel catalizzare la protesta contro il raìs. Così come è avvenuto in Tunisia, dove una sollevazione popolare ha portato alla caduta del presidente Zine El-Abidine Ben Ali, internet è stato lo strumento con cui l'opposizione in Egitto ha diffuso capillarmente le sue rivendicazioni politiche, chiamando a raccolta milioni di persone che sono scese in strada contro Mubarak al Cairo e nelle altre città del paese. Proprio i blog sono stati fondamentali per organizzare la prima imponente manifestazione contro il regime il 28 gennaio, in quella che i leader dell'opposizione hanno ribattezzato il 'Venerdì della Collera'.

Fonte: Repubblica


27/02/2011 00:19
 
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SCONTRI NELLA NOTTE NELLA PIAZZA DELLA LIBERAZIONE

Egitto, la polizia carica i manifestanti

Feriti e arresti tra i giovani che chiedevano di non tradire la Rivoluzione.
Poi le scuse dell'esercito su Facebook


MILANO - Era iniziata come l’ennesima invasione pacifica di piazza Tahrir, rituale ormai il venerdì, per ricordare ai Generali che non devono tradire la Rivoluzione. Si è trasformata nelle prime ore di sabato in uno scontro violento: la polizia militare armata di pistole elettriche e manganelli, i volti coperti da maschere, ha assaltato i 2 mila manifestanti rimasti dopo la mezzanotte per chiedere, soprattutto, la deposizione del primo ministro Ahmed Shafiq, “residuo del vecchio regime”.
I poliziotti delle Forze armate hanno poi sparato in aria e qualcuno tra i manifestanti è caduto per terra, dicono i testimoni, mentre altri tra i militari sgombravano con modi brutali le tende erette di nuovo in Piazza della Liberazione, come nei giorni della rivolta quando l’enorme spianata era diventata un villaggio abitato pure di notte.
Feriti e arresti, tra cui quello di un leader del movimento del 25 gennaio, la “rete” che coordina le mille anime della Rivoluzione e tratta con il Consiglio delle Forze armate che dall’11 febbraio regge l’Egitto con la promessa di farsi da parte compiuta la transizione, formato un governo civile e democratico. Successivamente sulla sua pagina Facebook da poco aperta, l’esercito ha chiesto scusa.

«Il Consiglio non ha dato e mai darà ordine di attaccare i giovani della rivoluzione, sono stati scontri non intenzionali, garantiamo che non accadrà più». L’episodio, di sé poca cosa rispetto ai 18 giorni di scontri e le sue centinaia di morti o a quello che succede ora in Libia, è però importante. Dalla caduta di Mubarak l’esercito, che già prima aveva evitato di reprimere le proteste, ha fatto di tutto per meritarsi la fiducia della piazza e dell’opposizione. Si è subito mosso per emendare la Costituzione con un comitato di esperti civili e di varie posizioni politiche, rifatto in gran parte il governo (lasciando però Shafiq), trattato con tutte le forze politiche, promesso che tra sei mesi si andrà a votare per il raìs e il parlamento. Ha sì proibito gli scioperi esplosi ovunque dopo la fine della dittatura e ancora in gran parte presenti, e ha ribadito che è ora di smettere di protestare. Ma non aveva mai, fino a poche ore fa, usato la forza. Ora, nonostante le scuse, le voci che criticano il fatto di aver affidato all’esercito tanto potere seppur “temporaneo” (la più forte era stata quella del Nobel Mohammed El Baradei) sono aumentate. «Pensavo che le cose cambiassero, volevo dare fiducia ­- ha detto al quotidiano Al Masry Al Youm uno dei manifestanti, Ashraf Omar - ma con questo regime non c’è speranza».

Cecilia Zecchinelli

Fonte: CorrieredellaSera


09/03/2011 00:29
 
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Torna la violenza al Cairo
l'esercito spara in aria

I militari hanno aperto il fuoco per fermare i dimostranti che volevano raggiungere un edificio sede dell'apparato di sicurezza. Formato il governo guidato da Essam Sharaf. Agli Esteri un esponente del movimento di el Baradei

IL CAIRO - Nuove violenze al Cairo dopo la rivolta che ha deposto il presidente Hosni Mubarak. L'esercito ha sparato in aria nel centro della capitale per disperdere i manifestanti che avevano cercato di avvicinarsi a una delle sedi delle forze di sicurezza. Altri colpi d'arma da fuoco sono stati segnalati nei pressi del ministero dell'Interno. I dimostranti erano scesi in piazza per chidere la riforma dell'apparato di polizia. E un gruppo ha denunciato di essere stato attaccato da uomini in borghese armati di coltello.

Numerosi attivisti hanno raccontato su Facebook dell'intervento dell'esercito. I manifestanti, circa 500, si sono concentrati nella zona fra la sede dell'Assemblea del popolo e il ministero dell'Interno, nel pieno centro del Cairo. Alcuni hanno riferito di essere stati minacciati e attaccati da criminali armati e che molte persone sono state fermate. Uno degli attivisti su Facebook ha chiamato a raccolta i manifestanti, chiedendo loro di spostarsi da Piazza Tahrir verso il ministero dell'Interno.

Quasi un mese dopo le dimissioni di Mubarak, è stato formato il nuovo governo guidato da Essam Sharaf. Domani sera l'esecutivo presterà giuramento davanti al capo del Consiglio supremo delle forze armate Hussein Tantawi. Parecchi i volti nuovi. Cambia tra gli altri il ministro degli Esteri: Ahmed Abul Gheit sarà sostituito da Nabil el Arabi, esponente del Movimento per il cambiamento di Mohamed el Baradei che è stato giudice della Corte internazionale di giustizia fino al 2006 e rappresentante permanente dell'Egitto presso le Nazioni Unite. Alla Giustizia andrà Mohamed Abdel-Aziz el-Gendi, ex procuratore generale negli anni Ottanta. Mansur el Essawi sarà ministro dell'Interno. Cambiamenti anche al dicastero della Cultura che sarà affidato a Emad Abu-Ghazi, professore di letteratura all'Università de Cairo per il quale, riferisce l'agenzia Mena, la priorità sarà proteggere le antichità e coinvolgere i giovani nel processo culturale.

Fonte: Repubblica


09/03/2011 14:39
 
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Scontri tra cristiani e musulmani
Almeno dieci morti al Cairo

Incidenti nel quartiere di Moqqatam. Centodieci persone ferite. I copti protestano da giorni per l'incendio della chiesa ad Atfih. Un sacerdote: i manifestanti attaccati "da delinquenti e salafiti" armati, tutte le vittime "uccise a colpi d'arma da fuoco"

IL CAIRO - Almeno dieci persone sono state uccise e 110 sono rimaste ferite negli scontri tra cristiani copti e musulmani salafiti verificatisi in nottata nel quartiere di Moqqatam al Cairo. Il bilancio delle vittime è stato reso noto dal ministero della Sanità. In precedenza un sacerdote aveva parlato di sei morti tra i copti.

IL VIDEO

Gli incidenti sono scoppiati dopo tre giorni di protesta dei copti per il rogo della loro chiesa avvenuto venerdì scorso ad Atfih, a sud del Cairo. Ieri i cristiani, che nel quartiere di Moqqatam sono in maggioranza, si sono ritrovati di nuovo nello spiazzo antistante la radiotelevisione pubblica. Contemporaneamente un gruppo di salafiti ha dato vita a una manifestazione sotto gli uffici del governo, tirando nuovamente in ballo il caso di una giovane cristiana, sposata a un religioso copto, che sarebbe sparita dopo essersi convertita all'Islam, usato in passato anche da Al Qaeda come scusa per giustificare le stragi contro i cristiani in Iraq.

"Sono stati uccisi tutti da colpi di arma da fuoco - ha raccontato il sacerdote Semaane Ibrahim - anche i feriti sono stati raggiunti da proiettili". Secondo il religioso i manifestanti sono stati attaccati da "delinquenti e salafiti" armati, che hanno anche dato alle fiamme abitazioni e negozi.

Il sito egiziano 'al-Youm al-Sabaa' parla di scontri avvenuti anche in altre zone della città, come Al Qala e Sayda Aisha, e di una cinquantina di feriti ricoverati in sei ospedali diversi della capitale egiziana.

L'attivista e avvocato copto Naghib Gabrail ha riferito che anche stamane quattromila manifestanti si sono radunati davanti alla sede della televisione pubblica, dove stazionano da quattro giorni e altrettante notti. Fonti dell'apparato di sicurezza hanno reso noto che in nottata è stato rilasciato il religioso copto arrestato con l'accusa di aver falsificato i documenti della donna convertita all'Islam. La cui liberazione era una delle richieste dei dimostranti.

Fonte: Repubblica


13/04/2011 13:43
 
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Mubarak agli arresti per 15 giorni
In carcere anche i due figli

L'ex presidente in custodia cautelare. Ieri durante un interrogatorio davanti al procuratore del Sinai aveva avuto un attacco cardiaco, nella notte una nuova crisi. La misura restrittiva nell'ambito dell'inchiesta sulla repressione delle proteste di massa dello scorso gennaio al Cairo

IL CAIRO - L'ex presidente Hosni Mubarak è stato posto in custodia cautelare per 15 giorni. Lo ha annunciato la procura poco dopo aver attuato la stessa misura nei confronti dei due figli Alaa e Gamal Mubarak. Ieri, durante un interrogatorio davanti a un procuratore del Sinai, l'ex presidente aveva avuto un infarto. Nella notte ha avuto una nuova crisi cardiaca dopo la notizia dell'arresto dei figli, e si trova in terapia intensiva all'ospedale di Sharm el Sheik.

Il provvedimento a carico della famiglia Mubarak è motivato da esigenze investigative in pendenza dell'inchiesta: così ha disposto il procuratore capo per il governatorato egiziano del Sinai del Sud, Abdullah al-Shazli, che ieri aveva interrogato sia lo stesso ex presidente sia Alaa e Gamal, per accertare eventuali responsabilità dirette nella brutale repressione delle proteste in massa iniziate il 25 gennaio scorso in piazza Tahrir al Cairo, culminate l'11 febbraio con la caduta del regime.

DOSSIER VIDEO: L'EGITTO VOLTA PAGINA

In un comunicato pubblicato su una pagina Facebook della procura, un portavoce ha spiegato che il procuratore Abdel Maguid Mahmoud ha ordinato "l'arresto

per 15 giorni" di Mubarak e dei suoi due figli "nel quadro dell'inchiesta" sulle violenze contro i manifestanti, del gennaio e febbraio scorsi. Durante la rivolta persero la vita circa ottocento persone.

Stando a fonti riservate delle forze di sicurezza, i due figli di Mubarak sono stati trasferiti nel penitenziario di Tora, al Cairo, dove sono arrivati in manette. Qui gli è stata consegnata la "divisa bianca" e gli sono stati sottratti i cellulari. Mubarak, che ieri aveva lasciato la propria lussuosa residenza a Sharm el-Sheikh per la prima volta da quando era stato costretto a rifugiarvisi insieme alla famiglia, a bordo di un blindato era stato trasferito anch'egli ad al-Tor, capoluogo del governatorato noto anche come Tur Sinà, per essere interrogato in un commissariato. Si era però sentito male, e i medici gli avevano diagnosticato un attacco cardiaco; il deposto rais, che compirà 83 anni il 4 maggio prossimo, era stato ricoverato a Sharm.

Per i Fratelli Musulmani, la decisione di porre agli arresti Mubarak è coraggiosa e audace, e conferma "la fiducia del popolo egiziano" nei confronti dell'esercito e della procura. Lo ha detto Galal Taggeddine, portavoce dell'organizzazione, aggiungendo che ora è necessario "fissare con urgenza la data del giudizio" nei confronti dell'ex rais e dei suoi due figli.

Fonte: Repubblica


03/06/2012 10:58
 
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Mubarak condannato all'ergastolo. Scontri, 20 feriti

L'ex rais egiziano condannato al carcere a vita per avere ordinato di sparare sui manifestanti
di Danila Clegg

IL CAIRO - In un silenzio assoluto, carico di tensione e di attesa, il presidente della corte d'assise del Cairo Ahmad Rifaat ha letto stamane la sentenza con la quale si chiude la parabola politica di Hosni Mubarak, faraone incontrastato per 30 anni e oggi condannato all'ergastolo per le oltre 800 morti di manifestanti durante la rivoluzione che lo ha rovesciato lo scorso 11 febbraio. L'accusa ne aveva chiesto la condanna a morte. Impassibile, con lo sguardo celato da occhiali scuri, protetto dalla curiosità delle telecamere dai due figli, Gamal e Alaa, che si sono messi in piedi davanti alla sua barella, Mubarak ha ascoltato il verdetto senza far trasparire emozioni.

Ha pronunciato una sola parola durante la breve udienza, 'maugud' presente, quando il presidente della Corte ha letto per esteso il suo nome in apertura di seduta. Primo leader deposto dalla Primavera araba a comparire alla sbarra in persona e ad essere giudicato da un tribunale nazionale, Mubarak è stato immediatamente trasportato in elicottero alla prigione di Tora, che dall'aprile scorso ospita anche i suoi due figli. L'ex rais si è rifiutato di scendere e i media ufficiali egiziani hanno dato la notizia che Mubarak era stato colpito da una crisi cardiaca durante il trasferimento. Dopo avere ricevuto le prime cure a bordo del velivolo, l'ottantaquattrenne ex presidente è stato ammesso all'ospedale della prigione.

La sua condanna e quella, uguale, per il suo ex ministro dell'Interno Habib el Adly, hanno scatenato scene di gioia all'esterno dell'aula bunker allestita all'accademia di polizia alla periferia del Cairo. Ma l'entusiasmo è durato il tempo che il presidente della Corte finisse di leggere il resto della sentenza, quella che per insufficienza di prove ha assolto i sei collaboratori di el Adly e che giudica prescritti i reati di corruzione e abuso di potere contestati ai due figli di Mubarak. La gioia si è trasformata immediatamente in rabbia e sconcerto all'interno del tribunale, dove gli avvocati dell'accusa sono saliti sui tavoli per protestare contro la sentenza e per chiedere che la magistratura venga "ripulita". Dal tribunale la protesta si è man mano estesa per le strade e le piazze del Cairo e delle principali città egiziane. In serata piazza Tahrir, luogo simbolo della rivoluzione egiziana, si è riempita di migliaia di manifestanti che hanno inneggiato alla fine del regime militare e alla fine dell'ancien regime.

"Se non riusciremo a restituire il diritto ai 'martiri', moriremo come loro", hanno scandito migliaia di manifestanti, che hanno cominciato ad affluire sulla spianata simbolo al centro del Cairo poco dopo la lettura del verdetto. La sentenza del processo del secolo, come viene definito in Egitto, si intreccia inesorabilmente con le presidenziali egiziane, il cui secondo turno è previsto fra due settimane e che vedrà darsi battaglia l'ultimo premier sotto Mubarak, Ahmad Shafiq, e il candidato dei Fratelli musulmani Mohamed Morsi. La confraternita ha immediatamente definito la sentenza "una farsa" e nel pomeriggio ha annunciato la sospensione della sua campagna elettorale per unirsi ai manifestanti in piazza. Shafiq ha invece affermato di rispettare la sentenza della magistratura, nella certezza che anche il popolo egiziano farà altrettanto. Due dei candidati alla presidenza sconfitti Hamdin Sabbahi, di sinistra, terzo classificato, e Khaled Ali, avvocato e attivista, sono stati accolti dalla piazza in un delirio di entusiasmo. In serata Morsi ha tenuto una conferenza stampa per dire che se eletto presidente farà ricelebrare tutti i processi per le morti della rivoluzione e contro coloro che sono accusati di corruzione.

"Gli egiziani sono perfettamente consapevoli di chi ha sabotato le prove che incriminano Mubarak, el Adly e gli altri e sanno che questo è avvenuto nel quadro dell'ancien regime proprio all'inizio della rivoluzione", ha detto Morsi nel tentativo di accreditarsi come paladino di una rivoluzione alla quale la Confraternita non ha dato grande sostegno quando é esplosa. Le forze armate, dal canto loro, hanno diffuso un solo, significativo comunicato: "Non permetteremo che la democrazia verso la quale l'Egitto si orienta venga sabotata, qualsiasi sia il sacrificio".

Fonte: ANSA
[Modificato da binariomorto 03/06/2012 10:58]


10/06/2012 14:44
 
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Voci su morte Mubarak ma suo avvocato smentisce
Notizia su alcuni siti arabi. Fonti prigione, resta molto grave


IL CAIRO - Vari siti egiziani e arabi hanno diffuso la notizia della morte dell'ex rais egiziano Hosni Mubarak, ma al momento l'indicazione viene smentita. Secondo uno dei suoi avvocati, Yousri Abdi el Razaq, e fonti della sicurezza della prigione di Tora, l'84enne ex presidente e' tuttora ricoverato in gravi condizioni nell'ospedale penitenziario dove e' stato portato sabato scorso, in seguito alla condanna all'ergastolo per le morti dei manifestanti durante la rivoluzione.

Il sito web giornale online El Dostour e vari attivisti su Twitter hannno riferito della apertura della tomba di famiglia di Mubarak dopo aver ricevuto informazioni sulla sua morte nell'ospedale della prigione di Tora. Fonti di alto livello, citate sulla rete, affermano che Mubarak è morto clinicamente ieri e che gli sforzi per rianimarlo sono tutti falliti.

Fonte: ANSA


19/06/2012 23:52
 
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Mubarak, nuova crisi cardiaca
I medici: "E' clinicamente morto"

L'ex presidente, in carcere al Cairo con una condanna per ergastolo,
era stato rasportato d'urgenza in una struttura sanitaria militare dopo un nuovo attacco di cuore



IL CAIRO - Hosni Mubarak è "clinicamente morto". Lo hanno riferito all'agenzia di stampa ufficiale egiziana Mena i medici dell'ospedale in cui l'ex rais era stato trasferito dalla prigione in seguito a un infarto. Le condizioni di salute dell'ex presidente egiziano si erano aggravate dal 2 giugno scorso, giorno in cui fu emessa la sentenza che lo condannava all'ergastolo per aver ordinato la repressione che portò alla morte di almeno 850 manifestanti lo scorso anno. La nuova crisi cardiaca ha colpito stasera l'ex presidente egiziano. La televisione di Stato aveva definito "critiche" le condizioni dell'ex raìs, confermando che è stato attaccato a un respiratore artificiale. La notizia è stata riportata anche dall'agenzia stampa di Stato Mena, secondo cui il cuore di Mubarak si è fermato e i medici avevano appunto usato un defibrillatore per farlo ripartire. L'ex presidente è stato trasferito dall'ospedale del carcere di Tora a una struttura militare, come richiesto più volte dalla famiglia. La televisione locale 'Al Hayat' ha trasmesso in diretta l'uscita dell'ambulanza e delle auto di scorta dall'ospedale ed ha inquadrato i blindati che sono stati disposti davanti all'ospedale militare di Maadi in attesa dell'arrivo dell'ambulanza. Pochi minuti dopo l'ambulanza ha raggiunto l'ospedale militare. Poi, in tarda serata, l'annuncio dei medici. Per l'ex Rais non c'è più alcuna speranza.

L'84enne ex presidente è stato condannato all'ergastolo con l'accusa di essere responsabile della strage di civili durante le proteste del febbraio 2011 che condussero alle sue dimissioni. Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli allarmi per la sua salute.

Con Mubarak il 2 giugno scorso il tribunale del Cairo aveva condannato anche il suo ex ministro dell'interno Habib El Adli, entrambi ritenuti responsabili di non aver impedito l'uccisione di 846 manifestanti nel periodo immediatamente successivo al 25 gennaio 2011, durante le proteste che poi portarono alle dimissioni del presidente, l'11 febbraio 2012.

Fonte: Repubblica


26/06/2012 00:34
 
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LE ELEZIONI PRESIDENZIALI IN EGITTO, VINCE MORSI.
LA CASA BIANCA: «PASSO IMPORTANTE»

Egitto, vince Mohammed Morsi
«Sarò il presidente di tutti gli egiziani»

Vince l'esponente dei Fratelli Musulmani con il 52% dei voti.
Su Israele: «Rispetteremo i trattati internazionali»


Un risultato impensabile fino a un anno e mezzo fa. Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani è il nuovo presidente dell'Egitto, con il 51.7% dei voti. Sconfitto l'avversario Ahmed Shafik, che conquista il 48.3% dei voti. La commissione elettorale egiziana, per voce del suo presidente Faruk Sultan, dopo una lunghissima conferenza stampa che ha suscitato grande ilarità su Twitter per la sua prolissità e che ha ripercorso tutti i casi di brogli elettorali, alle 16.30 di domenica ha annunciato i risultati ufficiali del secondo turno delle elezioni presidenziali. La proclamazione era attesa tre giorni fa, ma la commissione ha richiesto ulteriore tempo per valutare i ricorsi presentati dai due candidati in lizza che entrambi rivendicavano la vittoria.

UN MILIONE DI VOTI IN PIU' - Si tratta di una vittoria abbastanza di stretta misura: Morsi ha ottenuto oltre 13 milioni di voti contro gli oltre 12 milioni andati al suo sfidante, Ahmad Shafik, ex premier di Hosni Mubarak. L'affluenza alle urne è stata del 51% degli aventi diritto. Il capo del consiglio militare egiziano Hussen Tantawi ha telefonato al vincitore per congratularsi della sua vittoria, mentre il portavoce del nuovo presidente ha dichiarato: «Siamo arrivati a questo momento grazie al sangue versato dai martiri della rivoluzione. L'Egitto inizierà una nuova fase della sua storia». Le parole, ha aggiunto, non possono descrivere la «gioia in questo momento storico».

PRESIDENTE DI TUTTI - E Mohammed Morsi lancia messaggi di riconciliazione. «Sarò il presidente di tutti gli egiziani» ha detto nel suo primo discorso da presidente dell'Egitto. Il candidato dei Fratelli musulmani ha anche reso omaggio ai «martiri» della rivoluzione e ha assicurato che intende rispettare i trattati internazionali e che vuole la pace. «Manterremo tutti gli accordi e i trattati internazionali perché siamo interessati alla pace dinanzi a tutto il mondo». Il riferimento evidente è all'accordo di pace firmato nel 1979 dall'Egitto con Israele e che è stato tradizionalmente criticato dagli islamisti. L'Egitto è stato il primo Paese arabo e confinante a firmare la pace con Israele e il regime di Hosni Mubarak manteneva una situazione di stabilità alle relazioni bilaterali, anche se questo non coincideva con i sentimenti della strada e della comunità intellettuale. Intanto il Consiglio militare egiziano ha augurato buona fortuna al presidente Mohamed Morsi sottolineando che «questo momento storico necessita di una grande riconciliazione nazionale». Sulla pagina Facebook il Consiglio militare augura a Morsi che possa assumersi la responsabilità «di questo popolo in rivolta che gli ha dato fiducia». Quindi l'invito a migliaia di manifestanti radunati in piazza Tahrir da parte di Mohamed el Beltagui, segretario generale del partito della Fratellanza, Giustizia e Libertà: «Abbiamo un presidente che è il comandate in capo delle forze armate e sta quindi ai militari di ritornare nelle loro caserme».

LA CASA BIANCA - «Gli Stati Uniti si congratulano con Mohamed Morsi per la sua vittoria alle elezioni presidenziali egiziane», è il primo commento arrivato dalla Casa Bianca. Gli Usa hanno definito la sua elezione «una pietra miliare nella transizione dell'Egitto verso la democrazia» e si sono augurati che l'Egitto rimanga «un pilastro di pace, sicurezza e stabilità regionale» e auspicano anche che nelle trattative per il nuovo governo siano consultate tutte le componenti sociali e politiche.

«BUON GIORNO CAIRO» - È la prima volta che i Fratelli Musulmani vanno democraticamente al potere. Nel frattempo migliaia di egiziani che avevano affollato piazza Tahrir in attesa di conoscere, il nome del primo presidente del dopo Mubarak. E all'annuncio della vittoria un boato si alzato dalla piazza, dove i sostenitori di Morsi stanno ballando e cantando. Islamisti fedeli Mohamed Morsi, si sono aggiunti ad altri sostenitori dei Fratelli Musulmani che già affollavano la piazza per protestare contro lo scioglimento del Parlamento da parte della giunta militare. Nel resto della metropoli egiziana ha regnato una calma carica di attesa, inusuale per un giorno lavorativo. Su Twitter la giornalista e attivista Mona Eltahawy, aggredita dalla polizia in piazza Tahrir lo scorso novembre, scrive: «Buongiorno Cairo. Oggi avremo un nuovo presidente. Augurateci buona fortuna». In vista della comunicazione ufficiale dei risultati delle elezioni, nelle strade del Cairo e intorno ai luoghi sensibili è stata rafforzata la sicurezza. Alla polizia è stato ordinato di «affrontare con durezza» ogni violazione della legge, mentre il clima resta teso e si temono violenze successive all'annuncio del risultato del ballottaggio del 16 e 17 giugno. Entrambi i candidati avevano rivendicato la vittoria.

LA RINUNCIA ALLA MILITANZA - E Morsi ha rinunciato alla sua militanza nei Fratelli Musulmani, come aveva promesso che avrebbe fatto se avesse vinto. Lo ha annunciato il Partito Libertà e Giustizia, espressione del gruppo islamista e presieduto dallo stesso Morsi, attraverso il suo account su Twitter.

LA TENSIONE - Circa 2mila sostenitori di Ahmed Shafik si sono radunati invece nel distretto di Nasr City, al Cairo, in attesa del risultato ufficiale. A proposito del timore di disordini, un ufficiale dell'esercito ha dichiarato, dopo che agli agenti schierati in forze è stato ordinato di rispondere con fermezza a eventuali violenze: «Questa volta non scherzeremo, prima siamo stati gentili» con chi ha violato la legge, se necessario sarà imposto un coprifuoco. Blindati e agenti sono stati schierati alle uscite ed entrate dell'aeroporto del Cairo, intorno al Parlamento e nelle strade verso il palazzo del governo.

SI FESTEGGIA ANCHE A GAZA - Festeggiamenti e colpi d'arma da fuoco esplosi in aria a Gaza per celebrare la vittoria dell'islamista Mohamed Morsi . Per Hamas si tratta di un «momento storico». In campagna elettorale il leader della Fratellanza ha promesso sostegno ai palestinesi «nella loro lotta legittima». Peccato però che una persona sia morta e cinque siano rimaste ferite dagli spari in aria a Rafah.

Redazione Online

Fonte: CorrieredellaSera


06/12/2012 14:09
 
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Egitto, Consulta assediata dagli islamici:
salta verdetto sulla legalità della Costituente

Avrebbe dovuto esaminare la legalità della commissione - dominata dai Fratelli Musulmani - che ha scritto la contestata bozza di carta fondamentale, che di fatto attribuisce poteri illimitati al presidente Morsi. In cinquemila hanno bloccato l'organismo di giustizia


IL CAIRO - L'annuncio è arrivato dalla tv di Stato egiziana: l'Alta Corte costituzionale egiziana ha rinviato l'udienza in cui avrebbe dovuto esaminare oggi la legalità della commissione costituente - dominata dagli islamici - che ha redatto la contestata bozza di Costituzione. Stamani davanti alla sede della Corte si erano radunati centinaia di sostenitori del presidente Mohammed Morsi: molti di loro hanno passato la notte davanti all'edificio per impedire l'accesso ai giudici. Una pressione che si è presto trasformata in un vero e proprio assedio: i manifestanti hanno impedito l'accesso di tutti i giudici e costringendo la Corte a un rinvio della sentenza sullo scioglimento dell'assemblea costituente.

Con l'udienza di oggi, la Corte aveva sfidato il decreto presidenziale che vieta lo scioglimento dell'assemblea costituente per vie giudiziarie. La decisione dei giudici di confermare la seduta di oggi - ora rinviata - aveva messo ancora più sotto pressione Morsi, accusato dall'opposizione di essersi attribuiti poteri dittatoriali con il decreto che ha posto le sue decisioni al di sopra di ogni esame giudiziario. La costituente, boicottata dall'opposizione liberale per protesta, ha adottato tra giovedì e venerdì un progetto di Costituzione che sarà sottoposta a referendum il 15 dicembre.

Secondo il nuovo assetto dei poteri che uscirebbe dalla Costituzione, al presidente sarebbero assegnati quasi poteri assoluti, in quanto la carica sfuggirebbe al controllo della magistratura. Il decreto di Morsi rende così il pronunciamento della Corte un atto simbolico. Tuttavia un verdetto negativo sulla legittimità della Costituente getterebbe ulteriori dubbi sulla legittimità dell'Assemblea, creata in tutta fretta escludendo membri liberali o cristiani. Gli islamisti che appoggiano il presidente Morsi affermano che i tribunali sono pieni di giudici fedeli al deposto regime di Hosni Mubarak.

Fonte: Repubblica


06/12/2012 14:10
 
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Egitto, protesta contro presidente Morsi:
polizia lancia lacrimogeni su manifestanti

Le forze dell'opposizione avevano indetto una manifestazione nella centrale piazza Tahrir ma una parte del corteo si è spostata verso la residenza ufficiale del presidente egiziano, accusato di essersi attribuito poteri dittatoriali con il decreto che ha posto le sue decisioni al di sopra di ogni esame giudiziario


IL CAIRO - La polizia ha sparato lacrimogeni sui manifestanti al palazzo del presidente egiziano Mohamed Morsi mentre tentavano di scavalcare le barriere in filo spinato. Secondo alcune fonti ci sono decine di intossicati dai gas. Le forze dell'opposizione avevano indetto una grande manifestazione di protesta nella centrale piazza Tahrir ma parte dei manifestanti si è spostata verso la residenza ufficiale di Morsi. Secondo alcune fonti, il presidente avrebbe lasciato il palazzo poco dopo il peggiorare della protesta, sarebbe tornato nella sua residenza privata alla periferia est del Cairo. In serata, le forze di sicurezza si sono ritirate dal perimetro esterno del palazzo presidenziale di Mohamed Morsi. Lo riferisce la tv di stato egiziana.

Morsi è accusato dall'opposizione di essersi attribuito poteri dittatoriali con il decreto che ha posto le sue decisioni al di sopra di ogni esame giudiziario. La costituente, boicottata dall'opposizione liberale per protesta, ha adottato tra giovedì e venerdì scorsi un progetto di Costituzione che sarà sottoposta a referendum il 15 dicembre.

Secondo il nuovo assetto dei poteri che uscirebbe dalla Costituzione, al presidente sarebbero assegnati quasi poteri assoluti, in quanto la carica sfuggirebbe al controllo della magistratura. Il decreto di Morsi rende così il pronunciamento della Corte un atto simbolico. Tuttavia un verdetto negativo sulla legittimità della Costituente getterebbe ulteriori dubbi sulla legittimità dell'Assemblea, creata in tutta fretta escludendo membri liberali o cristiani. Gli islamisti che appoggiano il presidente Morsi affermano che i tribunali sono pieni di giudici fedeli al deposto regime di Hosni Mubarak. Il 2 dicembre davanti alla sede della Corte si erano radunati centinaia di sostenitori del presidente egiziano: molti di loro hanno passato la notte davanti all'edificio per impedire l'accesso ai giudici. Una pressione che si è presto trasformata in un assedio (VIDEO). I manifestanti hanno impedito l'accesso di tutti i giudici, costringendo la Corte a un rinvio della sentenza sullo scioglimento dell'assemblea costituente.

Oggi in Egitto molte testate indipendenti non sono uscite per protestare contro la bozza della costituzione approvata la settimana scorsa dall'Assemblea costituente, dominata dai Fratelli musulmani e dai salafiti, che contiene articoli liberticidi. "No alla dittatura" hanno scritto i giornali annunciando lo sciopero (VIDEO).

Fonte: Repubblica


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Egitto, nuovi scontri: sette morti al Cairo.
Opposizione: "Sangue annulla legittimità Morsi"

Morsi terrà un discorso alla nazione e lancerà un appello per il dialogo, dopo gli ultimi scontri all'esterno del palazzo presidenziale. Ma adesso anche la più alta istanza religiosa del Paese, l'Istituto Al-Azhar, gli chiede di sospendere i decreti e la bozza di Costituzione che amplificano i suoi poteri. Ultimatum della Guardia Repubblicana ai dimostranti: "Sgomberare l'area". Dimissionari tutti i consiglieri presidenziali e il presidente della tv egiziana


IL CAIRO - Il presidente egiziano Mohamed Morsi oggi si rivolgerà alla nazione parlando in televisione, dopo una nuova notte di scontri che hanno causato sette morti e 446 feriti. La fonte, un suo collaboratore, ha aggiunto che Morsi dovrebbe lanciare un appello al dialogo con l'opposizione, ma non ha fatto riferimento a particolari proposte. "Ci sono alcune idee in fase di discussione", ha spiegato, ma di certo "non ci sarà alcun ritorno al passato, anzi, ci saranno passi verso il futuro".

Gli oppositori del presidente chiedono la cancellazione del decreto presidenziale che attribuisce a Morsi poteri straordinari. Il presidente intende far celebrare il 15 dicembre un referendum sulla nuova costituzione, che ha una forte impronta islamica e dalla cui redazione sono di fatto state escluse le forze dell'opposizione. Ma sul presidente ora pesa anche la richiesta di sospendere il decreto giunta dall'Istituto Al-Azhar, la più alta istanza teologica dell'Islam sunnita del Paese.

Morsi, rientrato nel palazzo presidenziale presidiato da almeno tre carri armati, ha incontrato il generale Abdel Fattah al-Sisi, capo dell'esercito e ministro della Difesa, oltre al primo ministro e ai ministri di Interno e Giustizia, per discutere le modalità attraverso cui giungere a una stabilizzazione della nazione dopo gli scontri, in modo da "proteggere le conquiste della rivoluzione", per citare il comunicato diffuso attraverso il sito presidenziale.

Subito dopo il vertice, il generale Mohammed Zaki, comandante della guardia repubblicana, sottolineando che il dispiegamento dei militari mira esclusivamente a riportare la calma e non sarà strumento di oppressione dei dimostranti, ha dato l'ultimatum: la folla dovrà sgombrare l'area intorno al palazzo presidenziale entro le 15 ora locale (le 14 in Italia), vietate tutte le manifestazioni programmate nel pomeriggio. Dopo l'annuncio, testimoni hanno riferito che i manifestanti hanno iniziato ad abbandonare l'area.

Intanto, le immagini televisive hanno testimoniato i tafferugli, gli scontri, i lanci di pietre e i lacrimogeni che hanno incendiato la notte al Cairo. Migliaia di manifestanti, pro e contro Morsi, si sono radunati davanti al palazzo presidenziale e, secondo il bilancio della procura che sta indagando sugli incidenti, sono sette i morti, 305 le persone arrestate. Il ministero della Sanità, citato dalla tv di Stato, parla di 446 feriti. Violenze anche a Ismailia, dove è stata data alle fiamme una sede del movimento dei Fratelli Musulmani, di cui è espressione Morsi. Anche quella della vicina Suez è stata incendiata.

Una escalation di violenze che ha indotto il presidente della televisione egiziana, Essam el Amir, a presentare le sue dimissioni al ministro dell'informazione, Salah Abdel Maksoud, per protestare contro "la gestione del Paese". Secondo Al Jazeera, si sarebbe dimesso anche il vicepresidente del Partito Libertà e Giusitizia, Rafiq Habib, vicino ai Fratelli Musulmani.

Il leader dei Fratelli Musulmani, Mohamed Badie, a sua volta, ha richiamato la popolazione all'unità: "Le nostre divisioni servono solo ai nemici della nazione". Badie guiderà la cerimonia funebre di sei vittime degli scontri di ieri, rende noto il website del partito della Fratellanza, Giustizia e libertà, cerimonia che si terrà in una moschea davanti al palazzo presidenziale, secondo la Mena.

Intanto, l'opposizione per voce di Mohamed El Baradei condanna le violenze, accusando il presidente Morsi di esserne responsabile e si dice aperta al dialogo a patto che Morsi ritiri il decreto presidenziale con cui si è aumentato i poteri in modo pressoché illimitato. Nella serata di ieri è arrivata una risposta dal primo ministro Hisham Qandil, che si appella alla calma per poter "dare una chance agli sforzi ora in corso per iniziare un dialogo per la riconciliazione nazionale".

Mekki: possibili modifiche ad articoli contestati. Gli articoli ''contestati'' della Costituzione possono essere modificati, ha detto il vicepresidente egiziano Mahmoud Mekki, ma non prima del referendum. C'è comunque "una sincera volontà politica di superare l'attuale periodo e rispondere alle richieste della gente", ha affermato Mekki, aggiungendo che "la porta del dialogo è aperta a coloro che si oppongono alla bozza di Costituzione. Dobbiamo trovare una via di uscita e siamo seri nella ricerca del consenso. Non abbiamo alcuna altra alternativa al dialogo'', ha detto Mekki evocando la possibilità di modificare gli articoli ''contestati'' della Costituzione, ammettendo di avere anche lui ''riserve'' sulla dichiarazione costituzionale emessa dal presidente. E ancora: "I manifestanti hanno richieste che devono essere rispettate e delle quali occorre tenere conto'', ha detto il vicepresidente egiziano Mahmoud Mekki.

Da parte sua, Morsi si è limitato ad assicurare tramite il suo portavoce che la presidenza rispetta il diritto alle manifestazioni pacifiche e ha dato direttive alle forze dell'ordine di agire con moderazione.

Scontri davanti al palazzo. I Fratelli musulmani hanno convocato una manifestazione di sostegno al presidente Morsi davanti al palazzo presidenziale. Contemporaneamente, anche l'opposizione egiziana ha chiamato i suoi sostenitori a manifestare. E come prevedibile tra le due fazioni sono scoppiati scontri: sono 'volate' anche molotov, come hanno mostrato immagini delle tv. Mohamed Fadel Fahmy, su Twitter, ha scritto che i Fratelli musulmani hanno distrutto le tende dei manifestanti di piazza Tahrir e che alcune donne sono state colpite con bastoni e pietre. Dopo qualche ora gli islamici, che durante la manifestazione hanno scandito gli slogan "la gente vuole pulire la piazza" e "Morsi ha la legittimità", hanno scacciato gli oppositori del presidente, che si sono rifugiati nelle strade vicine. In un comunicato i Fratelli musulmani hanno poi riferito di avere fermato davanti al palazzo di Ittahadeya tre persone in possesso di pistole e di proiettili. La polizia si è schierata in assetto antisommossa per dividere le due fazioni davanti al palazzo presidenziale.

El Baradei: "Morsi responsabile" ''Alla luce di quello che sta succedendo ora davanti al palazzo di Ittahadeya, ritengo il presidente Mohamed Morsi responsabile della protezione delle manifestazioni pacifiche se vuole preservare quello che gli resta della sua legittimità'', accusa il leader del partito di opposizione Al Dostour, Mohamed El Baradei, che è stato accusato di sovversione insieme agli altri capi dell'opposizione Amr Moussa e Hamdin Sabbahi. Tutti pronti al dialogo se il presidente ritirerà il suo decreto, altrimenti "la battaglia continua".

Dimissionari i consiglieri presidenziali. In seguito alle violenze di oggi, tutti i 17 consiglieri del presidente Mohamed Morsi hanno dato le dimissioni. Malgrado tutto, resta confermato per il 15 dicembre il referendum sulla nuova Costituzione adottata nei giorni scorsi dall'Assemblea del popolo egiziano e che prevede la 'sharia'', la legge islamica, come fonte principale della legislazione nazionale. ''I lavori proseguono'', ha detto Mekki ai giornalisti.

Clinton: "Dialogo urgente". Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha sottolineato la necessità che in Egitto si realizzi un "dialogo trasparente" tra tutte le parti e che nel Paese siano rispettati i diritti di tutti i cittadini. "Gli scontri ai quali assistiamo attualmente dimostrano la necessità urgente di un dialogo che si deve tenere tra tutte le parti in causa", ha dichiarato Clinton, aggiungendo che il popolo egiziano ''merita una costituzione che protegga i diritti di tutti i cittadini, uomini e donne, musulmani e cristiani''.

Protesta a oltranza. I social network hanno lanciato un appello perché vengano forniti cibo e riparo ai manifestanti che hanno annunciato di non voler lasciare i luoghi della protesta fino a che Morsi non ritirerà il decreto del 22 novembre scorso, con il quale si era garantito ampi poteri, "dittatoriali" secondo l'opposizione laica e liberale. L'opposizione chiede inoltre l'annullamento del referendum costituzionale del 15 dicembre e la formazione di una nuova assemblea costituente che "rifletta tutte le categorie" della società egiziana. "Se il presidente non risponde a queste richieste entro venerdì perderà la sua legittimita", ha avvertito il Fronte di salvezza nazionale, che raccoglie 18 movimenti di opposizione, coordinato da El Baradei.

Fonte: Repubblica


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Egitto: ultimatum presidenza, via da palazzo alle 15
Baradei: presidente responsabile delle violenze
Tutti i suoi consiglieri rassegnano le dimissioni

I manifestanti devono lasciare la zona del palazzo presidenziale e tutte le manifestazioni nel pomeriggio sono proibite. Lo ha stabilito la guardia repubblicana, secondo un comunicato della presidenza egiziana.

Tutta la zona attorno al palazzo è off limits, presidiata da carri armati dell' esercito e filo spinato. All'interno ci sono centinaia di sostenitori dei Fratelli musulmani. I carri armati stanno bloccando le strade adiacenti al palazzo.

Sale intanto a sette il bilancio dei manifestanti morti ieri negli scontri pro e contro Morsi davanti al palazzo del presidente egiziano al Cairo. Lo rende noto la procura, che sta indagando sugli incidenti. Sono 305, sempre secondo la procura, le persone arrestate.

Numerosi islamici che hanno accolto l'appello dei Fratelli musulmani hanno trascorso una notte di veglia davanti al palazzo della presidenza, dormendo all'interno di tende o avvolti in coperte.

Nelle vicinanze immediate del palazzo nella notte è prevalsa la calma, con i manifestanti pro-Morsi che hanno scandito a lungo slogan a favore del capo di stato. Intorno al palazzo e nelle strade vicine però si notano ancora i cocci dei vetri, le pietre, e numerose auto con parabrezza e finestrini rotti per gli scontri delle ore precedenti.

Il presidente della televisione di Stato egiziana Essam el Amir, ha annunciato di aver presentato le sue dimissioni al ministro dell'informazione Salah Abdel Maksoud, per protestare contro "la gestione del Paese". Lo rende noto un comunicato.

Fonte: ANSA


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