I Top e i Flop della tredicesima giornata di Serie A
Tredicesima giornata: cambia ancora la fisionomia del campionato, e la grande ammucchiata che ammiravamo come una straordinaria in consuetudine tre settimane fa, a poco a poco si è sciolta lasciando spazio prima a un gruppetto e poi a una mini-fuga della solita Inter. La Juventus cade senza esaltarsi con l'Inter e dietro la special one rallentano tutti, ma proprio tutti. Se date un'occhiata alla classifica, così come la settimana scorsa solo tre squadre avevano vinto tra le prime otto, stavolta vincono addirittura solo in due tra le prime dieci. L'Inter e la Fiorentina (che per altro arrivava da una sconfitta). Il saldo attivo dell'Inter comincia a diventare importante. Oltre tutto l'Inter domenica sarà di nuovo in casa: e il campionato si affida a Lavezzi e al suo Napoli per evitare che la mini-fuga tolga il prefisso.
Ecco top e flop della settimana secondo solo alcune delle numerose segnalazioni della nostra redazione. Chi vuole può commentare e aggiungere le proprie valutazioni.
TOP
Cassano - Quando si dice giocare a pallone. Cassano gioca: nessuno oggi interpreta il calcio come lui, come un gioco. Sa irritare, divertire, appassionare, emozionare e soprattutto sa giocare. La partita contro il Catania è stato l'ennesimo capolavoro di un giocatore cui la maglia blucerchiata comincia a stare stretta. No, non è questione di peso, o di cessioni: tranquilli amici doriani. E' questione di Nazionale. Uno così, in queste condizioni, non deve sognare l'Azzurra. E' l'Azzurra che si sogna uno così.
Stankovic - Proprio qualche tempo fa su queste pagine elettroniche chiacchierando con un amico dicevo che secondo me aveva qualità che persino lui nel tempo, forse per via degli infortuni, si era dimenticato. Beh... i segnali di ripresa c'erano stati ma con la Juve si ripresenta alla grande. Efficacissimo. L'uomo di Mancini rigenerato da Mourinho.
Montolivo - Ci mancavano le sue gemme, attese a lungo e negate altrettanto a lungo. Non so quale sia il segreto per dare continuità a un giocatore con questo talento, ma credo che molto dipenda dalla fiducia in sé e intorno a sé. Contro l'Udinese fa un importante passo avanti.
Totti - Ha il colpo del maestro con quel ‘cucchiaio': perché sembra dire alla sua gente "ragà, ora tocca a noi". Chiama l'impresa parlando di quarto posto: condottiero vero, in una squadra che a poco a poco sta ritrovandosi.
Conti - Mette del suo in entrambi i gol, imposta per il primo pareggio e marca personalmente il secondo. Ha un carattere bizzoso, a volte difficile da gestire: ma sa trasformarlo in carburante per trascinare la squadra a imprese clamorose come quella di Napoli.
Thiago Motta - Qualcuno ha sorriso quando il Genoa lo prese a prezzo di saldo. Lento, macchinoso, reduce da un infortunio pesantissimo e da mille problemi. Ora sorride Gasperini che ci ha voluto scommettere. E' in tutte le azioni che contano quando si deve chiude o ripartire. Grande personalità. A volte pure troppa.
Cozza - Gran gol, grandi assist, leader di una squadra che gli si affida ciecamente.
Dzemaili - Un mastino. Alza ritmo e aggressività a centrocampo, non molla mai il settore, trova i tempi giusti per inserirsi e vede la porta che cerca con efficaci conclusioni. E' una bellissima sorpresa.
Valiani - La fuga per l'assist a Di Vaio è solo l'acuto di una eccellente prestazione
FLOP
Kaladze - Ha alcune responsabilità sul gol di Stellone (che per altro fa un grandissimo movimento) ma in realtà questa volta sembra sempre un pochino in ritardo, o in affanno.
Bianchi - E' l'ombra del giocatore che solo un paio di anni fa prometteva di diventare il nuovo Pippo Inzaghi. Fatica a trovare la posizione, e nell'attacco del Torino quando si affolla finisce per non comparire quasi mai facendosi sistematicamente anticipare.
Domizzi - Viene preso in mezzo dalle folate offensive dei viola, si irrigidisce, si innervosisce. Insomma... una serataccia.
Silvestri - Zenga lo sistema sulla corsia difensiva di sinistra, quella di Stankevicius: ne esce travolto e stravolto.
Polenghi - Difficile trovare il peggiore in una difesa del Lecce che fa acqua da tutte le parti. Merito della Roma e della giornata di grazia di Totti e compagni, sicuro. Ma anche di tante, troppe sviste che danno il senso di un'ubriacatura generale.
Pandev - Proprio come era accaduto contro la Roma sbaglia un gol fatto, forse anche più facile di quello del derby. Non è in un buon periodo, capita: passerà
Coppola - La punizione di Cozza o la vede tardi o non la vede affatto, ma è sul calcio d'angolo del 2-0 che la sua distrazione si rivela fatale.
Arbitri - Gli errori cominciano a essere tanti, ripetuti, diffusi e contraddittori. Il fuorigioco fischiato a Milito è allucinante, il rigore di Kaladze è dubbio, come quello concesso a Milito, mentre quello non fischiato sul tiro di Ronaldinho (braccio di Pratali) è quasi certo; il fallo in area di Pieri su Morimoto pure. Chi ammonisce troppo, chi non lo fa mai. Il bilancio è negativo e la media è molto, molto bassa. Forse la più bassa in assoluto degli ultimi dieci-quindici anni.
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